Sara De Bellis

Mese: Agosto 2019

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Antichi Saperi e Sapori non è solo una festa. E’ il sogno fatto realtà di una giornata in cui giovani, adulti ed anziani del paese rivivono insieme le tradizioni del territorio dando nuova vita ad antiche maestranze attraverso la realizzazione dei piatti tipici, pane, ricotta e formaggio, erbe spontanee, balli e musiche popolari.

Quel che crolla non sempre abbatte. Quel che addolora non sempre accieca. La vera Forza risiede nella capacità di superare le avversità, di rinascere ogni volta, di trasformare la natura delle cose, di tramutare la rabbia in amore, la delusione in fiducia.

Perchè le crisi profonde ti costringono a guardare le cose con occhi diversi e possono diventare occasione di nuovi ed intelligenti progetti. E’ questo il caso di Amatrice e del suo territorio, realtà profondamente scosse da un sisma che non è stato però sufficiente a sconfortare i suoi abitanti ma anzi li ha spinti a puntare sulla trasmissione di valori, di saperi e di sapori.

Da 40 anni infatti l’Associazione Configno di Amatrice, associazione apolitica, senza fini di lucro, composta da ragazzi giovanissimi e da “personaggi storici” del paese, svolge attività di promozione sociale e organizzazione sportiva, culturale e ricreativa. L’Associazione Configno è molto attiva e realizza eventi e progetti nel territorio di Amatrice e non solo. Dal sisma del 24 agosto 2016, le iniziative vengono principalmente indirizzate verso attività rivolte a ricostituire la comunità amatriciana, a mantenere salde le radici e fortificare il legame tra le generazioni.

L’ impegno dell’Associazione e dei paesani tutti, sta fronteggiando le conseguenze devastanti del sisma attraverso stupefacenti progetti, uno su tutti, la costruzione di un Villaggio di 26 casette prefabbricate per riportare nel territorio i non residenti al fine di ristabilire il tessuto sociale ed economico del paese.

Da pochi giorni Configno ha raggiunto un altro insperato traguardo riqualificando una vecchia stalla e facendone uno spazio sociale d’aggregazione a disposizione di tutto il paese. Il locale è corredato di lavatrici, cucina e di circa 100 posti per effettuare cene sociali e altri eventi. Il Comitato di Rinascita di Configno si è occupato della ricerca di finanziamenti e realizzazione del progetto. Tutto ciò grazie alla straordinaria generosità di una famiglia del paese che ha messo a disposizione il terreno e il locale/stalla.

Un altro grande evento che l’Associazione Configno sta portando avanti, nonostante le difficoltà dovute al sisma, è La Festa degli antichi Saperi e Sapori, arrivata quest’anno alla quinta edizione.

Non si tratta solo di una festa. È una giornata di sogno in cui giovani e meno giovani con forza ed esperienza fanno riapparire d’incanto la tradizione. Si ritorna, di colpo, a vivere quelle sensazioni, conservate nei nostri ricordi d’infanzia trascorsa in questa amata terra.

• realizzazione e degustazione dei piatti tipici della conca amatriciana, con ben 7 postazioni gastronomiche;
• cantine di vino e di birra che rallegrano la gola e il palato;
• balli e musiche popolari che attraversano tutta la giornata;
• poeti a braccio e stornellatori in dialetto.

I giovanissimi del paese hanno riabbracciato l’uso degli strumenti tradizionali come l’organetto, la tamburella e le ciarammelle e accompagnano l’immancabile ballo della Saltarella Amatriciana.

Ad impreziosire la giornata di Festa ben 3 laboratori riporteranno in vita i saperi: il corso di panificazione con grani pregiati ed “antichi”presentato da Tularù, splendida realtà agricola reatina; il corso di preparazione di formaggio e ricotta, presentato da Antonio Aureli, titolare della Az. agricola biologica della frazione di Amatrice di Pinaco-Arafranca; il corso di riconoscimento erbe spontanee, presentato da una confignara doc, Arianna Salvi, che condurrà i partecipanti, attraverso l’Oasi Orie Terme di Configno, alla ricerca di erbe aromatiche e ne racconterà degli utilizzi e benefici.

Un altro importante salto nel passato dei saperi antichi si potrà fare visitando il bellissimo Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Configno che documenta la storia della comunità locale e il suo rapporto con il territorio con diverse collezioni legate all’agricoltura, alle attività artigianali, al mondo domestico. Al piano superiore sono ricostruiti dei veri e propri ambienti: l’aula scolastica, l’osteria, la stanza della tessitura e altri ancora.

Altro evento della giornata è il mercatino delle pulci, quest’anno alcuni negozianti di Amatrice arricchiranno l’offerta con i loro prodotti.

La giornata si chiuderà con lo storico e pirotecnico ballo della Pupazza,
e la quadriglia da ballare tutti insieme, ultimo atto della festa confignara.

photocredits Gemma Evans

La festa dell’Associazione Configno si snoda lungo il paese nella sua nuova conformazione fuori dalla zona rossa ndr e vi farà andare via più ricchi sia nell’arte della cucina che nella conoscenza del territorio.

Con un contributo di 5,00 € si possono finanziare le attività dell’associazione, partecipare ai laboratori, alle visite guidate e bere a volontà (ma vi invitiamo a farlo con moderazione!)

Grande novità di quest’anno, l’ evento sarà totalmente PLASTIC FREE a sottolineare il rispetto che i confignari hanno per questa meravigliosa terra!

Info utili

La Festa degli antichi Saperi e Sapori

Quando: domenica 18 agosto 2019

Orari: dalle 10:00 alle 24:00

Dove: Configno di Amatrice

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“La mia vita in cucina inizia all’età di 15 anni. Mio zio, Franco la Mura, cuoco di mestiere e maestro nell’arte dell’intaglio dei vegetali, mi trasmise la passione. Da lui imparai molto, soprattutto un concetto fondamentale: il lavoro del cuoco è fatto di sacrificio e passione.”

Nasce sul Golfo di Napoli e respira mare e salsedine. Cresce a Gragnano e si nutre del profumo del vento che corre veloce tra i vicoli come gli scugnizzi con i calzoni corti; lo stesso vento che, lentamente, asciuga la pasta stesa al sole. Impara il sapore a casa, dalla mamma e dalla zia, la quale, appassionata di Roma, insaporisce e stuzzica il suo palato con “i ricciolini all’amatriciana” scardinando inconsapevolmente in lui quello stretto legame fatto di territorio e tradizioni; iniziandolo così all’unico vero principio egemone in cucina: quello del gusto. Più tardi lo zio gli insegnerà l’amore e l’abnegazione per quel faticoso mestiere tra i fornelli. 

domenico stile
Ravioli di coda alla vaccinara affumicata, peperoni, capperi, Caciocavallo Podolico e liquore al cacao

“Mio Zio aveva un metodo di lavoro ben preciso – ricorda Domenico Stile con gli occhi luminosi e scuri mentre mi racconta la sua storia – e mi disse una cosa che non ho più dimenticato: se lo devi fare, fallo bene”.

Il dado è presto tratto. Domenico ha 14 anni. E mentre i suoi amici giocano a pallone lui lavora come cameriere. Un anno dopo entra in cucina, come apprendista, legandosi via via a quel mondo sempre con più coscienza. Talentuoso e tenace, costruisce la sua formazione con i Grandi della Ristorazione, per poi essere libero di disegnare le forme della sua cucina di costa campana immaginata per dare lustro alla sua terra.


“È stato Enrico Cosentino, inventore del classico scialatiello e mio docente alle scuole superiori, ad inserirmi nell’alta ristorazione”. Entra quindi nelle squadre di cucina di Gianfranco Vissani, Antonino Cannavacciuolo, Enrico Crippa. Poi va da Massimo Bottura, a respirare i sapori dell’inverno modenese in chiave contemporanea. Seguono le stagioni estive, in qualità di sous chef con Nino Di Costanzo ad Ischia; arriva fino a Chicago da Grant Achatz e poi torna a Roma, dove si ferma, per dare sapore ai prestigiosi ambienti di Villa Laetitia, dimora storica di Anna Fendi Venturini, progettata nel 1911 dall’architetto romano Armando Brasini e curata da Giulio Cesare Delettrez Fendi. 

Qui l’eleganza degli elementi rinascimentali mescolati a quelli barocchi, fa da spettacolare cornice alla sua cucina, definita da lui stesso mediterranea, concreta, artistica, caratterizzata da componenti cromatiche intense e vivaci. 

domenico stile
Bavarese al doppio cioccolato, fragole fermentate e basilico

“Mi piace molto il lato estetico, il colore ci deve sempre stare, ma un piatto parte in primis dal gusto”. Domenico Stile, d’impronta tradizionale ma animato dal desiderio di sperimentazione  – “perché chi punta all’eccellenza deve avere la mente aperta” – propone in carta piatti come Riso di semola all’amatriciana con seppia alla diavola e aceto balsamico, che da una parte rappresenta il suo tributo a Roma, dall’altro traduce ed inquadra le sue cifre stilistiche come gioco tra ingredienti e memoria

“Il riso di semola è piatto che potremmo dire riassuntivo della mia filosofia di cucina, un sunto di tutto quello che ho appreso e delle esperienze che ho fatto; in ogni piatto c’è sempre qualcosa o qualcuno”.

Riso all’amatriciana
domenico stile
Cheesecake ai frutti tropicali, grano saraceno e dragoncello

Oltre alla memoria, quali sono gli ingredienti che nella tua cucina non possono mai mancare? “Il limone, il pomodoro e i formaggi bufala, soprattutto quelli stagionati, più grassi ma più delicati”.

Qual è la tecnica che usi di più? “Le marinature, sia di carne che di pesce”.

Dove sta andando la cucina italiana? “Secondo me la Cucina Italiana è ricca di identità, ma non ne ha una propria ed è sempre alla ricerca delle nuove mode, come la fermentazione o, anni fa, le spume. Sarebbero gli altri a dover imitare noi, non noi che dobbiamo andare a distruggere un ingrediente emulando altre cucine. In Italia, così come cambia il vento, tutti gli vanno dietro. Io preferisco fare le cose che piacciono a me”.

Che rapporto hai con la tua brigata? “Buono. Li ascolto, se hanno cose intelligenti da dire” (ride).

Lavori in un posto bellissimo, ma se dovessi aprire un tuo ristorante, dove lo apriresti? “A Gragnano sicuramente, a Casa Mia”.

Oltre al sapore e alle radici, cosa porti con te di Napoli? “C’è un detto napoletano, non so se lo conosci, dice così: O napulitan s fa sicc, ma nu mor, ovvero “un napoletano può arrivare agli stenti, ma non muore”. E secondo me questa è una delle cose più belle di Napoli, che racchiude una filosofia di vita che ci invidiano un po’ tutti:  l’arte dell’arrangiarsi”; che è tenacia e genialità assieme, che rende ricchi anche i poveri, che è quella forza resiliente di non perdersi mai d’animo e di trovare sempre una nuova soluzione a nuovi problemi, molto spesso vivace quanto ingegnosa.

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura così La “Stagione delle Terrazze” di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare in tutta la sua grandezza.

Il Grand Hotel Plaza in via del Corso è uno dei nuovi indirizzi per la bella ristorazione, per gratificarsi nel quotidiano o per sottolineare occasioni speciali, perfetta per aperitivi, pranzi panoramici e romantiche cene. In un’altra porzione di Roma bella, la Terrazza del Capo D’Africa invece (ex Attico Bistrot) si presenta carica di un’ atmosfera intima e suggestiva e vi attende per offrirvi una vista Colosseo e tetti romani che non dimenticherete.

Grand Hotel Plaza & il ristorante sulla Terrazza Trinità dei Monti

Se amate Roma e volete innamorarvi di una scenografia che solo la Città Eterna sa disegnare, c’è un nuovo indirizzo da appuntare in agenda.

Si accede da Via del Corso, proprio di fronte alla Chiesa di San Carlo. Varcando la soglia del Grand Hotel Plaza verrete accolti da un’autentica atmosfera retrò poi, poco più avanti, da un fastoso e principesco salone, con le volte affrescate, gli stucchi e le vetrate liberty, i cornicioni dorati ed i giganteschi lampadari di cristallo.

Subito prima, la grande scalinata-monumento impreziosita alla base dall’imponente Leone scolpito da Antonio Canova, ci darà la netta percezione di essere in un luogo scrigno di una magnifica storia e che, dal 1865, divenne punto d’incontro e di scambio culturale per viaggiatori, nobili, ambasciatori, artisti, dignitari politici e regnanti in visita a Roma.

*Piccola digressione per i cinefili: il Grand Hotel Plaza è ed è stato spesso scelto come set cinematografico. Tra gli ospiti illustri si ricordano Luchino Visconti, che qui ritrovò quelle atmosfere del XVIII e XIX secolo a lui care, tanto che gli interni de “L’innocente” furono girati proprio nei regali saloni. Più recentemente sono stati qui ambientati gli interni di “Ocean’s 12”, con Brad Pitt e George Clooney, “Gangs of New York” di Martin Scorsese e “E alla fine arriva Polly” con Jennifer Aniston e Ben Stiller. Altro regista che amava frequentare il Grand Hotel Plaza era Federico Fellini, che qui adorava incontrare i registi e gli attori americani, e trovare l’ispirazione per i personaggi dei suoi film.


Ma torniamo al Leone del Canova, che merita un altro momento di approfondimento oltre ad essere una delle opere d’arte più amate del Gran Hotel. Il Leone è infatti un esplicita citazione al leone vanvitelliano della Reggia di Caserta anche se qui porta con sè un significato diverso: mentre quello campano rappresenta la potenza regale della dinastia borbonica, il leone romano del Canova, che scende le scale con grazia e passo felpato, diventa quasi un cucciolone che pronto a porgere il benvenuto agli illustri ospiti.

La stessa imponente scala di rari marmi conduce al sesto piano, sulla splendida terrazza che affaccia su uno scenario da cuore in gola che spazia da Villa Medici a Trinità dei Monti, dal colle del Quirinale al Vittoriano. è stato aperto il nuovo ristorante Terrazza Trinità dei Monti, dedicato non solo agli ospiti dell’albergo ma a chiunque desideri vivere una nuova esperienza nel segno della singolarità e unicità.


Il nuovo Chef Umberto Vezzoli, Capitano di lungo corso e forte della sua lunga esperienza maturata nei ristoranti del marchio St. Regis, Intercontinental De La Ville e in vari angoli del mondo, offre una variegata rivisitazione della tradizionale cucina romana, anche con abbinamenti di piatti unici creati per ogni giorno della settimana.

Gli antipasti sono un viaggio tra i colori delle verdure di stagione con cotture vivaci, come la terrina di verdure, oppure il vitello tonnato della tradizione con la sua salsa, uova di quaglia cotte a vapore; o come l’insalata tiepida di calamari, pomodorini e pecorino romano.

Paccheri con Tartare di Salmone su Gazpacho di carote, pesto e corallo al nero di seppia.

Tra i primi piatti non mancano quelli della tradizione romana, come cacio e pepe, amatriciana e gricia, così come uno tra i patti speciali dello chef Vezzoli “Milano Tokyo 1988”, risotto alla milanese e tartare di tonno, dedicato alle città dove ha vissuto le sue esperienze culinarie più significative, ma anche soluzioni e citazioni estive come i Paccheri freddi ripieni di Tartare di Salmone su Gazpacho di carote, pesto e corallo al nero di seppia.

Proseguendo nella scoperta del menù, ci sono il pescato del Mediterraneo in guazzetto con una trilogia di pomodorini e la tagliata di fassona piemontese DOC e per terminare una fresca selezione di dolci, come il semifreddo al limone accompagnato con un extravergine di oliva aromatizzato alla vaniglia.

Particolarità del menù sono i suggerimenti dello chef con gli abbinamenti dei piatti unici creati per ogni giorno della settimana: dalle mezze maniche al cacio e pepe con saltimbocca e lattughe brasate il lunedì, allo spaghetto alle vongole con filetto di pesce spada al salmoriglio il venerdì.

Chef Umberto Vezzoli

La Terrazza Trinità dei Monti, aperta a tutti dalle ore 18.30 alle 24, offre un punto di incontro per le serate estive sotto il cielo stellato e il gioco di luci che illumina la città e i suoi monumenti principali.

La Terrazza dell’Hotel Capo d’Africa al Colosseo

Non si chiama più “Attico Bistrot” ma “La Terrazza”, ed è aperta per consentire agli appassionati dei luoghi nascosti di godere di un suggestivo aperitivo e proseguire ordinando “à la carte” dalle 18 alle 24 di ogni giorno. Parliamo de La Terrazza dell’Hotel Capo d’Africa a Roma (Via Capo d’Africa, 54) che si trova a pochi passi dal Colosseo ed è un incantevole roof garden dal quale ammirare alcuni suggestivi scorci della Capitale.

Da qui si può assistere a uno dei tramonti più belli – con vista sui tetti e sulla vicinissima Basilica dei Santi Quattro Coronati – sorseggiando un bicchiere di vino oppure scegliendo uno dei cocktail preparati direttamente in terrazza.

La Terrazza, tra riservatezza e relax, offre anche la possibilità di conoscere la cucina dello chef Erio Ivaldi (ve ne avevamo già parlato qui) scegliendo tra le proposte gastronomiche che lo Chef ha introdotto in un interessante e pensato menu per soddisfare sia alle esigenze degli ospiti dell’hotel sia rendere merito alla tradizione mediterranea.

Il menu del ristorante cambia ogni tre mesi in base alla stagionalità dei prodotti che sono sempre di eccellente qualità. Infine l’atmosfera accogliente e un tripudio di fiori tutt’attorno Vi permetteranno di vivere una serata speciale con gli occhi pieni di Roma.

Attico Bistrot, Via Capo d’Africa 54, Roma. Tel. 06 772801. Sito

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