Dal 20 al 22 settembre la città ospita la quarta edizione dell’appuntamento enogastronomico dedicato alle eccellenze dei Castelli Romani
Per gli italiani il cibo non è solo fonte di nutrimento, è molto di più. Racchiude una vera e propria esperienza condivisa e personale, rituale e familiare, concreta e sensoriale. I Castelli Romani, che nell’immaginario collettivo capitolino hanno sempre rappresentato una meta di gusto e spensieratezza, stanno attualizzando la proposta tradizionale per rilanciare e valorizzare un territorio che poeti, letterati e pittori hanno contribuito a far grande con il Grand Tour. E lo stanno facendo con mezzi e idee innovative, per portare i Castelli Romani nel XXI secolo anche attraverso un nuovo concetto di accoglienza e promozione turistica. Sarà quindi Frascati, Regina dell’enogastronomia d’Autunno a trasformarsi per tre giorni in un salone del gusto a cielo aperto dove le eccellenze enogastronomiche del territorio saranno protagoniste così come le proposte dei ristoratori locali che in occasione della bella manifestazione presenteranno piatti che raccontano l’evoluzione di questa bella porzione di mondo.
Oltre l’Area Degustazioni e il Mercato della Terra (come raccontato qui) , sarà allestita un’area Esperienze Winelounge a cura di ONAV – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino e AIS – Associazione Italiana Sommelier, dove si terranno degustazioni e mini corsi di avvicinamento al vino.
Sono inoltre previsti anche cookingshow e laboratori di cucina, a cura dell’Associazione Castelli Romani Food & Wine, che riunisce ristoratori, aziende gastronomiche, agroalimentari, vinicole dei Castelli, con la partecipazione di chef importanti e ristoratori. Saranno, poi, organizzate visite guidate nel centro storico della città, tra piazze, borghi e monumenti, accompagnati dalle guide Iperico e GAL – Latium Vetus. Verranno inoltre organizzati dei laboratori di dedicati alla tematica del cibo e del vino: cultura e risorsa di un intero territorio, per ascoltare le storie e degustare i prodotti della tradizione enogastronomica dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, a cura della Condotta di Slow Food Frascati e Terre Tuscolane e della Rete di impresa di Terra Ospitali.
La manifestazione ospiterà, inoltre, la lezione del celebre chef Fabio Campoli, che da oltre trent’anni reinventa l’approccio a una cucina “semplicemente differente” (domenica 22 settembre, ore 19), e i laboratori scientifici per bambini organizzati da Frascati Scienza “La fisica del freddo e l’applicazione del …. Gelato” e “Animali Golosi”.
“Anche quest’anno sarà un grande piacere prender parte a questa nuova edizione, dal momento che considero la Fiera dei Sapori un momento molto importante per ricordare a tutti che, mentre la grande metropoli cambia costantemente volto nel tempo, i Castelli Romani si dimostrano sempre più ancorati alle proprie radici, dando vita tutt’oggi ad un micro-mondo dove il folklore, l’allegria e la tradizione dell’accoglienza fanno parte del DNA di chi vi abita. – ha commentato con entusiasmo lo chef Fabio Campoli – È proprio per questo sentimento di “ritorno alle origini” che anche il mio cooking show quest’anno verterà sull’approfondimento di un ingrediente di base, ovvero le patate, che rappresentano anche il tema del primo corso di Club Academy (www.clubacademy.it), tra i miei nuovi progetti di scuola di cucina online alla portata di tutti.”
I Cooking Show della Fiera dei Sapori
Venerdì 20 Settembre
Ore 19.00 – Pollo alla Romana, Ristorante Cacciani // Metodi tradizionali e approcci innovativi per riscoprire un ingrediente cardine della cucina capitolina. Ricetta realizzata dagli chef Paolo Cacciani e Giuliano Bussi.
Sabato 21 Settembre
Ore 16.00 – Primi innovativi, Ristorante Il Posticino //Un assaggio di innovazione con i ravioli di ricotta di capra, fichi caramellati con guanciale e mandorle tostate. Ricetta realizzata dallo Chef Mauro Durante;
Ore 17.00: Elettrolux presenta lo Chef Giancarlo Schettini // Antipasto: “La Mia Caesar Salad”. Primo piatto: Mescafrancesca di Gragnano cotta in estrazione di brodo affumicato di patate e crumble del Monaco del Faito. Dessert: Cremoso al cioccolato cotto al vapore, su gelatina ai mirtilli, crema pasticcera e biscotto alla lavanda;
Ricordiamo che quest’anno i Cooking Show saranno a pagamento al costo di 5€.
A conclusione dell’evento, domenica 22 settembre, si terrà la cena gourmet, il cui menù sarà a cura de La Galleria di Sopra, membro dell’Associazione Castelli Romani Food & Wine, mentre la selezione dei vini sarà affidata alle aziende vinicole Tenuta Santi Apostolie Villa Simone, anch’esse facenti parte della stessa Associazione.
Il menù della cena prevede: Foglie spontanee, tuorlo farcito e aceto balsamico tradizionale, accompagnate da Atreo Vermentino IGT Lazio ‘18 Tenuta Santi Apostoli; Tagliatelle funghi porcini noci e tartufo, accompagnate da Tieste, Malvasia puntinata IGT Lazio ‘18 Tenuta Santi Apostoli; Saltimbocca alla romana in quel di Frascati, salsa di pesche e vino, cavolo nero accompagnati da Sangiovese non filtrato IGT Lazio ‘17 Tenuta Santi Apostoli, e, per finire, dessert espresso accompagnato da Cannellino Azienda Agricola Villa Simone.
Estate, dopo tanta attesa si prepara al tramonto, ma settembre si mostra generoso, così come ottobre, celebre a Roma per il suo clima mite e la sua piacevole brezza. La “Stagione delle Terrazze” non accenna dunque a terminare continuando a dare ancora sfoggio di sé per offrire insospettabili angolazioni per ammirare la Capitale in tutta la sua grandezza, bellezza e bontà.
Casina Valadier e la Cucina di Massimo D’innocenti
Duecentodue anni e non sentirli. Parliamo di Casina Valadier, il gioiello architettonico del Pincio (Collis Hortulorum) situato nel cuore di Villa Borghese dove, sin dall’antichità, numerose ed importanti famiglie dell’Antica Roma scelsero qui di edificare ville e scolpire principeschi giardini.
Un po’ di storia
Costruita dal noto architetto ed urbanista romano Giuseppe Valadier tra il 1816 ed il 1837 (all’epoca impegnato nella risistemazione del Pincio e di Piazza del Popolo) Valadier rielaborò in stile neoclassico il Casino Della Rota, un fabbricato seicentesco costruito a sua volta sui resti di un’antica cisterna romana modellando il corpo cubico cui era addossata un’esedra con colonnato ionico. All’interno si trovano stanze straordinariamente decorate ed affrescate in stile pompeiano, recentemente restaurate e riportate al loro originale splendore a tutto tondo.
La Casina fu pensata per ospitare un luogo di ristoro sul modello dei bistrot francesi divenendo, nel periodo che spazia dal Regno d’Italia alla fine dell’Ottocento sino al primo dopoguerra, un locale tra i più frequentati a Roma da esponenti del mondo della cultura, dell’arte e della politica. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio fu utilizzato dai militari tedeschi prima e dall’esercito inglese, poi ne fecero un circolo per i loro ufficiali. Nel secondo dopoguerra, Casina Valadier conobbe ancora un altro periodo di intensa frequentazione e celebrità. Dagli inizi degli anni 2000 venne completamente restaurata e, con grande meraviglia, fu riconsegnata al pubblico una favolosa struttura immutata nel fascino e dallo stile eterno.
La Casina Valadier oggi
È l’Executive Chef Massimo D’innocenti a curarne oggi l’offerta ristorativa pensata per i diversi momenti della giornata.
“Sono un romano doc, e per me è un orgoglio e un vanto essere lo chef di Casina Valadier che da circa 200 anni la terrazza della Casina regala dalla terrazza un punto di vista unico. La posizione è sicuramente privilegiata, io la ritengo la migliore di Roma, con la vista sul Cupolone, su Piazza del Popolo e le bellezze che ci sono intono. Il compito non è affatto facile per me, per distogliere lo sguardo dal panorama e concentrare la l’attenzione degli ospiti sul piatto, ma questo ci motiva a fare sempre meglio attirando l’attenzione dei miei clienti con semplicità, qualità e un pizzico di follia, cercando di non essere mai banale“.
Piatti rappresentativi e tipologia di cucina
Una cucina diretta quella di Chef Massimo D’Innocenti, di stampo mediterraneo e tradizionale al contempo creativa per la scelta degli ingredienti con qualche concessione esotica ma che non si distacca mai troppo dalle radici, e soprattutto non propone una creatività autoreferenziale e fine a se stessa.
Dal Menu estivo annoveriamo la Tartare di ricciola con granita al passion fruit, antipasto fresco e creativo, il Fiore di zucchina farcito con la parmigiana, che rappresenta la rielaborazione della tradizione anche nella presentazione; i Tortiglioni con guanciale croccante e pomodorino datterino e pecorino bottaiolo, esempio di tradizione ben eseguita, e la Ventresca di tonno alla puttanesca con insalata tiepida.
Oltre alla linea del ristorante Chef Massimo D’innocenti e la sua brigata si occupano anche della linea del caffè, con tutti i prodotti “fatti in casina” e la linea degli aperitivi che comprende stuzzichini dalla cucina freddi e caldi, sempre diversi e creativi che annoverano Verdure e cruditè, canapè di salmone e caviale, Polpettine di melanzane e provola di bufala o il Fritto di calamari con salsa tartara che accompagnano di slancio le proposte del Chill Bar di Casina Valadier, nuovo punto di riferimento della Capitale per rilassarsi sorseggiando sofisticati cocktail, vini ricercati e pregiati champagne da assaporare avvolti dalle calde nuance dei tramonti romani più incantevoli.
Da poco riprogettatata dall’architetto e interior designer contemporaneo, Jean-Philippe Nuel, questa struttura è stata trasformata partendo da un’elegante dimora romana dove oggi la Dolce Vita si unisce alla moderna Art De Vivre francese. Da ex residenza nobiliare del XIX secolo, l’hotel boutique di lusso inaugura così le nuovissime 78 camere e suite, un moderno centro fitness, un programma dedicato al benessere, tre sale per eventi e meeting e un ristorante panoramico progettato dal famoso architetto francese.
Situato in una strada tranquilla nel cuore pulsante di Roma, questo antico palazzo romano si trova a pochi passi da alcuni dei più famosi monumenti e luoghi culturali della città, tra cui la Fontana di Trevi, Villa Medici e Piazza di Spagna.
Sul Rooftop della nuova struttura spicca Settimo: l’elegante ristorante panoramico che offre una vista mozzafiato sui pittoreschi giardini di Villa Borghese e sulla Basilica di San Pietro. Dal design eclettico, caratterizzato da interni verdi lussureggianti, Settimo è la location perfetta per una fuga botanica ad alta quota. L’offerta culinaria è firmata dall’anima creativa dell’Executive chef Giuseppe D’Alessio e prevede piatti d’autore contemporanei che prendono spunto dalla “cucina povera” romana e da quella “Tripolina”.
Per Settimo abbiamo pensato a piatti che ci piace definire signature – racconta Chef Giuseppe D’Alessio – che seguono i dettami di presentazione e di bontà, capaci di magnetizzare lo sguardo degli ospiti distogliendoli dalle bellezze intorno.
Abbiamo puntato su un menu locale dove gli ingredienti non devono fare migliaia di chilometri e devono essere biologici. Per questo selezioniamo fornitori che a loro volta hanno investito su scelte etiche a 360 C°. Abbiamo un programma interno al gruppo per gestire il food wasting, ecc; Sono tante le azioni che facciamo, le accortezze che abbiamo, siamo, come ttutto il Gruppo Accor, molto sensibile al tema sostenibilità.
Cosa non deve mai mancare in un piatto?Oltre alla scelta di ingredienti eccellenti, in un piatto non deve mai mancare un ingrediente importante, “la nostra storia, la nostra cultura”, perché dietro ad ogni piatto della nostra cultura romana e italiana, c’è una storia, ci sono state delle persone che hanno contribuito a far si che diventasse tradizione.
Sofitel Rome Villa Borghese, la struttura
Qui gli ospiti hanno la sensazione di essere a casa grazie all’attenzione personalizzata che si manifesta attraverso sorprese e servizi pensati ad hoc. L’hotel è caratterizzato da un’istallazione di candele che traggono ispirazione dall’illuminazione delle strade di Parigi durante il regno di Luigi XIV, che regalano un senso di accoglienza e sicurezza. Al tramonto, la struttura si illumina come per magia attraverso le gigantesche candele poste all’esterno lungo l’ingresso, per accogliere gli ospiti dalle loro serate, accompagnati da musica suggestiva.
L’ingresso dell’hotel, caratterizzato invece da un display iconico composto da punti cromatici e colori vivaci, conferisce all’area lounge uno stile moderno e fresco con un tocco classico. Le camere degli ospiti inoltre, vantano un’installazione sul soffitto: un capolavoro iridescente che crea l’illusione di un cielo luminoso sopra di sé.
Sentirsi “a casa anche lontano da casa” sarà ancora più facile grazie all’offerta fitness e wellness, che prevede per gli ospiti trattamenti personalizzati con il programma benessere SofitelFIT e il Sofitel MyBed Sleep Menu: quest’ultimo, un servizio in camera esclusivo che trasforma la propria sala da bagno in una lussuosa oasi privata di relax.
Gli ospiti possono scegliere tra due bagni in omaggio – un bagno terapeutico lenitivo con oli essenziali rilassanti, o un Bubble Bath, per un’esperienza energizzante e speciale -. Inoltre, Sofitel Rome Villa Borghese propone ai clienti il servizio di personalizzazione di asciugamani e accappatoi per esaltare la natura tailor made dell’experience.
36 ore di intense emozioni mediterranee e piacevolezze enogastronomiche etnee
“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […], la purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra; chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”. Johann Wolfgang von Goethe; Viaggio in Italia (Italienische Reise, 1816/1817)
Sicilia, terra intensa di sole e di lava, briciola di terra nel mondo e generoso pane; il mio viaggio verso Te, verso i tuoi spigoli e le tue dolcezze, verso il tuo paradiso conteso tra principesca accoglienza e violenta prepotenza, porta sempre con sé la stessa eterna emozione dei primi occhi che ti videro emergere dal blu.
Per questo ho comprato un biglietto aereo di mattina presto, per raggiungere le tue sponde e godere appieno del tuo abbraccio, pur nel mio poco tempo a disposizione.
Assonnata ma vibrante d’attesa, quella propria di chi già pregusta qualcosa di succulento, atterro presto a Catania. Sono le 8:30, sono sveglia dalle 4. Guido (nomen omen), il mio gentile autista, mi attende all’uscita con un foglio con scritto “De Bellis”, e penso che è bello avere qualcuno che ti sta aspettando, anche se non ti conosce.
La strada corre veloce, arriviamo a Taormina dove l’aria si è cominciata a scaldare e il sole ad illuminare i turisti in calzoncini che, seduti ai tavolini, iniziano a popolare le pasticcerie dove abbondano brioche “col tuppo” calde e pronte per essere affogate in ottime granite, o da farcire con densi e scioglievoli gelati; oltre ai cannoli, ines, cassate, arancini, pizzette, calzoni ed ogni ben di Dio. Mentre penso visualizzo, e sento il primo crampo di fame sicula.
All’ingresso mi accoglie il sorridente Direttore, Gianluca Taglialegne, che gentilmente mi offre il primo caffè fronte Isola Bella, che se ne sta lì davanti ai miei occhi, bellissima e misteriosa, talmente vicina da poterla toccare con un dito.
Con Gianluca, siciliano nel cuore e che qui ha voluto mettere nuove radici, concordo un itinerario di massima per ottimizzare le mie 36 ore siciliane, che iniziano con un giro in barca alla scoperta dei segreti del tratto di costa taorminese, con le sue tipiche forme irregolari e i monti Peloritani che si gettano bruscamente nel mare creando suggestive insenature e punti panoramici che hanno fatto la storia VIP di questo tratto di mondo; prosegue poi con un light lunch, un giro a Taormina, un aperitivo a la Plage Beach Club, una Cena Fusion Gourmet, una bella colazione abbondante e luminosa, qualche ora di lettino, un bagno e, prima dell’aeroporto, una veloce visita in una grotta lavica ed un articolato giro in Cantina vitivinicola sulle vulcaniche pendici del grande ETNA.
Prima della barca raggiungo e scopro la mia camera. Ho detto “camera” e non posso sorvolare, perchè La Plage Resort, struttura da sempre attenta all’ambiente, viene caratterizzata dai sorprendenti comfort delle 61 camere, comprese suite da capogiro con giardini privati e bungalow con Jacuzzi esterna con idromassaggio; tutte sistemazioni pensate e progettate per generare il minimo impatto sulla natura circostante della Riserva Naturale di Isola Bella e per vivere una dimensione paradisiaca immersi nella quiete di una pineta secolare fronte mare.
Adagiato sulla spiaggia, perfettamente integrato nella natura, senza strappi, La Plage mi appare infatti come un Boutique Resort, particolarissimo, di dimensioni raccolte, che ha tutto e non ti fa mancare nulla, inclusi i percorsi rigeneranti della Expure Spa, che uniscono i benefici dell’acqua a bagni di calore e massaggi esclusivi.
Ma torniamo alla barca. Passo per la reception e mi vengono incontro con una glacette ricolma di frutta, flûte e Prosecco (Cusumano) penso: “beh, ci saranno altri”. Invece no, è solo per me, che viaggio sola, e che in verità non lo sono mai.
Quindi, mi lancio in barca e Peppe, Pescatore e Skipper di stagione, mi fa da “Cicerone-Tritone” per un ampio giro della costa di Taormina. Da terra la prima cosa è la grotta a forma di cuore, spesso utilizzata dalle giovani coppie siciliane per le “fuitine” e che sembra essere benaugurale per le giovani coppie in attesa di fare famiglia. Il tour procede tra sacro e profano, aneddoti, storie, immagini di vecchi e nuovi lustri.
L’isola Bella (isula Bedda in siciliano) sarà di certo nota ai cinefili per la celebre scena di Marcello Mastroianni in “Divorzio all’Italiana” mentre cerca sua moglie per vendicare il suo (indotto) tradimento. Ecco, quella che fu sede di amore e passione cinematografica, un tempo fu anche e soprattutto il presidio marino di Florence Trevelyan che la acquistò nel 1890 costruendo tra le sue rocce una casa-castello che oggi è museo (ingresso 4€) raggiungibile con una breve passeggiata grazie all’esigua distanza che a volte per via delle maree, si annulla.
Torno a terra ed è l’ora del pranzo. Mi preparo al mio impatto con la cucina dell’Executive chef Mario Casu (in copertina), abile inventore di connubi di stampo tradizionale in cerca di evoluzione, e che sta portando avanti il concetto di Alta Cucina Siciliana fondendo ingredienti locali, profumi mediterranei ed influenze internazionali. Lui, come detto, lo ha definito un “light lunch”, io l’ho guardato con sospetto anche perchè credo che le parole Light e Sicilia siano un ossimoro e non possano stare nella stessa frase senza stridere, e così è stato.
Si inizia leggeri, in una finta sordina, con un’ insalata di mare di notevole pregio per la qualità e la consistenza della materia prima, freschissima, che dal mare, in effetti, potrebbe saltarti dal mare direttamente nel piatto; si prosegue con una bruschetta con dentice marinato, pomodorino appassito e arancia candita, su una pane compatto di grano duro: ottima. Se ci fosse anche del formaggio primo sale, potrei pensare ad una sublimazione del Pane Cunzatu, ma questa è “un’altra sponda”.
A sottolineare le premesse/promesse light arriva poi il turno della parmigiana di melanzane, eseguita magistralmente con grande manico e sapienza casalinga e popolare. Poi lo chef esaudisce un mio desiderio, “le sarde alla beccafico”, tra i miei piatti preferiti, ed arrivano avvolte da una panatura dorata e croccante che protegge un tenero ripieno dolce e sapido con tutta la Sicilia dentro, poi arriva il turno della grigliata di mare e del tonno, che qui e in questo periodo dicono sia buonissimo, e così è stato.
Chiude il primo valzer siciliano un fresco sorbetto al limone, e sono praticamente le 16:30. Molto bene.
Verso le 5 ho appuntamento con gentilissima e sicilianissima Laura Mandalà – Front Office Manager, e con lei mi preparo alla ri/scoperta di Taormina.
E’ lunedì pomeriggio, il corso è pieno come se fosse il sabato del villaggio, la luce si infila nei vicoli, illumina la grande strada, le chiese, i monumenti, le piazze, si riflette tra i capelli sciolti delle ragazze che passeggiano.
Se chiedi ad un taorminese dove mangiare un arancino, una granita e un cannolo, tutti risponderanno “BamBar“ per le granite, “Da Cristina“ per gli arancini e “Pasticceria d’amore” per i cannoli, cassate e simili. Quindi non rimane che farsi forza e provare provare provare.
Avrei mangiato tutto e a cuor leggero se non mi fossi trovata tra i due fuochi (e molte più padelle) nonché solo a metà di una staffetta gastronomica che, dopo il tour a di Taormina con Laura – concluso con un salto da “Sisilì”, ristopub dal sapore londinese con terrazza panoramica dove gustare grigliate di carne di cavallo a pochi passi dal centro – mi vede tornare presso La Plage dove mi attende Mario Grasso, F&B manager sommelier e barman, che sarà anche il mio compagno di aperitivo e cena, e che, per introdurre la cena mi fa assaporare un ottimo cocktail, un Dama Etnea per la precisione, preparato con Gin Etneus, Solerno, Etna Bitter, Spremuta pompelmo rosa e tonica fever tree.
Ecco cosa vuol dire accoglienza, vuol dire prendersi cura dell’altro, anzi, prendersi carico del benessere di qualcuno cercando sempre di offrire il massimo senza farlo pesare, da ogni punto di vista, grammature comprese!
Sono ormai le 22, sono pronta per affrontare la cena, un percorso degustazione fusion pensato dallo chef Mario Casu, lui che ha scoperto l’amore per la cucina nel panificio e laboratorio di gastronomia di famiglia ed ha avviato un percorso professionale lavorando in ristoranti di livello in Inghilterra e Germania, per poi tornare nella sua bella terra.
il suo motto “dalla natura al piatto” sintetizza la sua cucina fresca e naturale e attenta ai prodotti stagionali, con particolare attenzione al territorio e alla riscoperta delle origini e che mi mostra così, partendo dal pane di tuminia impreziosito da olio EVO, prosegue con Fiori di zucca fritti e stracciatella, Carpaccio di pesce spada e frutti rossi, Polpo rosticciato, Gnocchi di pistacchio con crema di burrata polvere d’arancio, Spaghettoni ai ricci di mare, Tonno rosso caponata e hummus, per chiudere con Ananas, cocco e fragoline, e la piccola pasticceria con cannolini e cassatine annessi.
Torno in camera sazia e appagata. Mi sveglio all’alba. Sono le 5 sono già in piedi, sento il suono del mare, mi arriva persino il suo profumo spinto dalla melodia costante delle onde, non riesco a dormire, percepisco la bellezza del mondo fuori dalle mie mura, devo uscire. Devo vedere l’alba. Sulla spiaggia non c’è nessuno. giusto qualche gabbiano e il cielo, che si fa via via più chiaro, più luminoso.
Mi riempio gli occhi sempre affamati di bellezza e di verità; nel frattempo sono le 6, che faccio? La risposta è lì davanti a me, si chiama ALBA.
Alle 7:30, pronta e sorridente, faccio il mio trionfale ingresso nella sala colazioni, che è scenografica, con i tavoli ricolmi per esaudire ogni voglia di prima mattina.
Abbondano frutta, torte ed assaggi di pasticceria, i formaggi freschi e stagionati, caponata, salumi e salmone affumicato, pani di ogni tipo, yogurt nei vasetti di vetro , le spremute e cesti di agrumi e, soprattutto, la cordialità dello staff, né quella di circostanza né quella dovuta, ma quella sincera, spontanea. Mi alzo soddisfatta, finalmente mi attende la spiaggia, tempo per leggere, scrivere, tradurre i pensieri, dar loro un nome ed una cornice.
Per le giornate in spiaggia infatti, il Beach Club, è uno dei punto di forza del resort. Tra l’azzurro del mare e il verde del parco, gli ospiti possono trascorrere giornate in relax, coccolati dallo staff con tutti i servizi dedicati, dagli ombrelloni con lettini – con un’area anche per chi non soggiorna in albergo – all’elegante beach bar, arredato con salotti e tavoli, per degustare piccole chicche di gastronomia siciliana e cocktail fino ai piacevolissimi aperitivi in musica.
Rifiutando, a fatica, ogni arancino ed ogni forma di cibaria proposta, opto per la soluzione “digiuno” fino al prossimo impegno enogstronomico, ovvero una degustazione di vini vulcanici sulle pendici del potente Etna.
Guido infatti, prima di riportarmi in Aeroporto, mi porta prima alla scoperta di una grotta lavica, poi all’ Azienda Vitivinicola Gambino, un’impresa di famiglia sulle pendici dell’Etna, dove il rapporto con il territorio, la vigna, il prodotto e il rapporto con gli ospiti è rigorosamente all’insegna dell’autenticità e del calore mediterraneo.Situata tra i 500 e i 1400 metri di altitudine, tra i boschi del Parco Nazionale e di fronte alla riviera taorminese qui si trovano le località a più spiccata vocazione vitivinicola, e i vigneti più rappresentativi dell’enologia etnea d’alta quota. Sono stati tra i primi a scommettere sulle imprevedibili possibilità di questa nera terra, riuscendo ad interpretarla e valorizzarla, raccogliendo a mano perché la pianta come la terra ha bisogno di tempo e silenzio. La cantina si trova a undici metri sotto il suolo, scavata nella roccia vulcanica per un controllo naturale della temperatura.
Una volta in aereo, con la cintura allacciata ( a fatica) e nelle scarpe ancora i lapilli come sassolini, ripenso alle ore appena trascorse, a La Plage Resort, a tutto il suo staff, a tutta la cura e la premura riservata ad una viaggiatrice solitaria.
Lascio la Sicilia piena di una riconoscenza che non si può tradurre in parole e lascia spazio solo al desiderio di tornare presto. Fatelo anche voi.
La Plage Resort è parte del gruppo Ragosta Hotels Collection (www.ragostahotels.com) ed è collegato al centro di Taormina tramite un panoramicissima funivia.
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