Un cappello rosso da chef, un sorriso contagioso, un fare vero e coinvolgente, diretto, schietto. La sapienza che passa attraverso i gesti, la cucina che si fa portatrice di identità popolari, regionali, nazionali e che Anna Dente ha portato in giro per il mondo.
La notizia della situazione critica della sua salute era arrivata pochi giorni fa (22 novembre 2020). Una condizione che si è andata aggravando fino a stanotte. “Sta lottando da par suo”, aveva commentato la figlia Angela, dopo che Anna, negli ultimi mesi, era stata fortemente provata sia dalla morte della madre Maria sia dal lockdown che le aveva imposto di chiudere la sua amata Osteria di San Cesario a San Cesareo per infinite settimane.
Definita da Heinz Beck (La Pergola, 3 stelle Michelin) in persona “regina della cucina laziale”, rimangono celebri i suoi cooking show a Shanghai, a Hong Kong, all’Expo di Milano. E se la sua popolarità è cresciuta oltrepassando i confini laziali, il merito è anche de La Prova del Cuoco, dove Anna Dente era stata lungamente ospite e personaggio di punta nella conduzione di Antonella Clerici.
Osteria di San Cesareo, aperta nel 1995 dopo anni di burocratiche attese, è il ristorante in provincia di Roma di cui la chef era titolare e che, tutti i giorni, con l’aiuto della Madre e dei figli Emilio e Alessandro Ferracci, gestiva per divulgare una straordinaria cucina di manico e grande gusto.
“…Poi arrivarono i romani – raccontava Anna – Prima gli anziani, che mi facevano emozionare dicendomi che non speravano più di mangiare questa cucina. Poi arrivarono i giovani. Prima i “borgatari” poi quelli del centro ed i “pariolini”. Anche loro mi diedero grandi soddisfazioni. Poi iniziarono ad arrivare i giornalisti dei quotidiani romani, poi le guide, le televisioni. E così vennero tutti da tutto il mondo!”
Anna Dente ha reso famosa la sua cucina, per molti tra le migliori espressioni della tradizione romana, con ricette tipiche come la trippa alla romana, i Rigatoni ar sugo de coda a la vaccinara, gli Spaghetti cacio e pepe, i Rigatoni alla carbonara, l’Abbacchio a scotadeto, le Animelle sale e pepe co le puntarelle e molto altro.
Ho cucinato in tutto il mondo, ho preparato e raccontato tutti i miei piatti in America, Spagna, Francia, Svizzera, Cina, Giappone, chiedendomi perchè giornali, televisioni, Internet, guide gastronomiche si interessassero così tanto a me, una cuoca-contadina-macellaia. Forse proprio perché sono semplicemente la Sora Anna, un’ostessa ex contadina, nata nella campagna romana.”
Anna se ne è andata oggi 25 novembre 2020, di notte, prima dell’alba, alle 5.45. E questa è la sua storia. Una bellissima storia di popolo e ricchezza, di impegno e di soddisfazione che non vogliamo dimenticare; una storia che ha reso Anna Ambasciatrice della Cucina Romana e Laziale nel Mondo. Ciao Anna.
“Mi chiamo Anna Dente e sono nata il 25 dicembre del 1943 nella Borgata rurale di San Cesareo, in provincia di Roma. Gli americani stavano bombardando la zona a sud della capitale per preparare lo sbarco alleato di Anzio e Nettuno (che poi avvenne il 22 gennaio 1944), per questo la mia nascita fu registrata ufficialmente il 2 gennaio del 1944.
Fin da bambina ho lavorato nelle attività che svolgevano i miei genitori, Emilio e Maria Savina, in una macelleria-norcineria e negli ettari di terra coltivati a grano, granturco, vigneti da vino e da tavola, frutteti e orti.
Sempre da bambina frequentavo spesso le cucine delle osterie gestite a Roma dalla zia, Ada Dente, e lì fui iniziata alla verace cucina romanesca.
Dopo quarant’anni di lavoro nella macelleria e nell’azienda agricola dei miei genitori, nel 1995 ho deciso, insieme a tutta la famiglia, di aprire un ristorante perché volevo «salvare» le preparazioni culinarie della tradizione del mio territorio e, più specificatamente, dell’area della Campagna Romana tra i Castelli Romani e Prenestini.
Così è nata l’Osteria di San Cesario, che nel giro di pochi anni si è affermata come uno dei locali di riferimento della cultura culinaria romano-laziale.
Io interpreto e non re-interpreto la cucina romano-laziale, non ri-scopro la cucina tradizionale romano-laziale, semplicemente non l’ho mai abbandonata.
Io non sono un manager della ristorazione; non sono un architetto o un pittore del piatto; non sono micragnosa nelle porzioni (a Roma micragna significa penuria, pochezza, mancanza, avarizia); quando ci si alza dalla mia tavola si è sazi e non bisogna cercare un altro ristorante nelle vicinanze o correre a casa per… andare a mangiare. E’ la qualità della materia prima mi permette di interpretare al meglio la mia cucina.“
Arrivano le istruzioni dall’Agenzia delle Entrate per beneficiare delle somme stanziate dal Decreto Ristori e Ristori bis.
Al via la domanda per i contributi a fondo perduto in scadenza 15 gennaio 2021: la richiesta deve essere presentata solo dalle partite IVA che non hanno già ricevuto i fondi stanziati con il DL Rilancio e che rientrano nella nuova platea di beneficiari in base al codice ATECO di attività e alla zona di appartenenza.
La notizia è di ieri 20 novembre 2020, arriva dall’Agenzia delle Entrate e dichiara che fino alla scadenza del 15 gennaio 2021 sarà possibile presentare domanda per i contributi a fondo perduto del Decreto Ristori e Ristori bis. Ma quali sono le istruzioni da seguire e i requisiti da rispettare?
Due sono i principali fattori da considerare per le partite IVA: codice ATECO dell’attività e classificazione del territorio di appartenenza, ovvero se la Regione rientra in zona gialla, arancione e rossa.
In ogni caso soltanto coloro che non hanno beneficiato dei contributi a fondo perduto del Decreto Rilancio e che quindi non hanno mai avuto accesso alla misura devono presentare domanda tramite il portale Fatture e Corrispettivi.
Tutti gli altri ricevono in automatico l’accredito degli importi, maggiorati rispetto alla prima tranche ricevuta in percentuale diversa base al settore di appartenenza: i primi bonifici sono partiti lo scorso 6 novembre 2020.
Per orientarsi tra regole, istruzioni e novità, inoltre, sul sito dell’Agenzia delle Entrate nasce un’area tematica dedicata proprio ai contributi a fondo perduto:
“Al suo interno è possibile trovare informazioni sulla procedura di richiesta del contributo, sul calcolo delle somme spettanti, su cosa fare in caso di errori e sulle deleghe degli intermediari, oltre al riepilogo dei riferimenti normativi e dei provvedimenti emanati dall’Agenzia”.
Ed è proprio da ieri, 20 novembre, e fino alla scadenza del 15 gennaio 2021 che i soggetti interessati possono inviare domanda per l’accesso ai contributi a fondo perduto del Decreto Ristori e Ristori bis in maniera telematica.
Il canale da utilizzare è sempre il portale Fatture e corrispettividell’Agenzia delle Entrate.
In alternativa è possibile utilizzare un software di compilazione e inviare la domanda con l’applicativo “Desktop telematico”.
Gli aspiranti beneficiari possono accedere al portale e inviare la richiesta per ricevere gli importi a cui hanno diritto tramite una delle seguenti tipologie di credenziali:
Fiscoonline o Entratel dell’Agenzia;
SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale;
Carta nazionale dei Servizi (Cns).
Tra i dati da indicare nel modulo di domanda anche i codici fiscali del richiedente, dell’eventuale rappresentante o intermediario, le informazioni sulla sussistenza dei requisiti e l’Iban del conto corrente su cui ricedere l’accredito.
Come per la prima tornata, in caso di errore è anche possibile presentare una nuova domanda che annulla la precedente in caso di errore.
Quali sono le partite IVA che possono presentare la richiesta?
I due decreti, DL numero 137 e numero 149 del 2020, approvati a distanza di poco tempo l’uno dall’altro hanno delineato la platea di beneficiari dei nuovi contributi a fondo perduto sulla base delle nuove restrizioni imposte a partire dal 24 ottobre e dal 3 novembre 2020.
In entrambi i casi, per poter presentare domanda, la partita Iva deve risultare attiva in data antecedente al 25 ottobre 2020 e non cessata al momento della presentazione della richiesta.
Oltre a questa condizione primaria, i due provvedimenti emergenziali riconoscono un supporto economico ai soggetti che rientrano nelle categorie che seguono:
Decreto Ristori:
partite IVA che esercitano come attività prevalente una di quelle rientranti nei codici Ateco elencati nella tabella dell’allegato 1 al DL numero 137 del 2020;
fatturato e corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Requisito non necessario se la partita Iva è stata attivata a partire dal 1° gennaio 2019;
Decreto Ristori bis:
titolari di partita iva che hanno il domicilio fiscale o la sede operativa nelle aree caratterizzate da uno scenario di massima gravità, zone rosse;
esercitare come attività prevalente una di quelle rientranti nei codici Ateco elencati nella tabella contenuta dell’allegato 2 del Decreto Ristori bis;
fatturato e corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019, requisito non necessario se la partita iva è stata attivata a partire dal 1° gennaio 2019.
Oltre ad essere fondamentale per verificare se è possibile accedere o meno al contributo a fondo perduto, il Codice ATECO di appartenenza determina anche la percentuale della maggiorazione prevista per il settore di riferimento.
Gli importi dei nuovi contributi a fondo perduto, infatti, si calcolano in due fasi:
si determina la base di calcolo, minimo di 1.000 euro per le persone fisiche e di 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche, applicando alla differenza tra l’importo del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’analogo importo del mese di aprile 2019, una delle seguenti percentuali:
20%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 sono inferiori o pari a 400.000 euro;
15%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano i 400.000 euro ma non l’importo di 1.000.000 di euro;
10%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano 1.000.000 di euro;
il risultato del calcolo della prima fase viene aumentato moltiplicando l’ammontare per la quota percentuale del Codice ATECO.
Tutte le informazioni e le istruzioni per presentare domanda di accesso ai nuovi contributi a fondo perduto sono contenute anche nella guida dell’Agenzia delle Entrate “Contributi a fondo perduto per i settori economici con nuove restrizioni”.
Mangiaebevi presenta il suo primo corso dedicato al mondo del Vino. Dal 28 novembre al 19 Dicembre 2020, per quattro sabati consecutivi, dalle 11 alle 13 in collaborazione con il Ristorante “I Vitelloni” (Via Amiterno 42 -60, San Giovanni in Laterano, Roma) un corso frizzante, agile e fruibile, perfetto per neofiti, curiosi e appassionati di Bollicine.
12 Maison di pregio, 3 etichette in degustazione per 4 lezioni, 4 abbinamenti tra bollicine e cibo con le proposte del resident chef per scoprire i principi di affinità; e poi la storia dello Champagne, i metodi di produzione, gli aneddoti e la coinvolgente conduzione del Sommelier Luca Cristaldi.
Il corso ammette massimo 10 persone. Sconto al Tavolo del 15% a chi dei partecipanti desidererà fermarsi a pranzo e scoprire la vasta gamma dei sapori di una realtà romana accogliente, cosmopolita e artisticamente attiva. Per info, Coordinate bancarie e Prenotazioni contattare: l.cristaldi@volint.it |+39 335 878 7573, Le Iscrizioni sono Aperte!
Sua Maestà lo Champagne: Il Manifesto
Un corso perconoscere lo champagne. Un corso che, in quattro lezioni consecutive, risulti agile, leggero e fruibile, permettendo così a tutti, neofiti, curiosi e appassionati, di poterlo seguire agevolmente. Un corso che racconti la storia dello champagne, il territorio in cui nasce, il metodo di produzione e, ovviamente le sue particolarità. Un corso, soprattutto, che permetta di degustare champagne rari, dalle piccole e medie Maison fino a quelle più importanti e blasonate, carpirne le differenze, scoprendo le magie del terroir, le sfaccettature dei diversi stili produttivi, le uve e la loro storia, il servizio ed i cenni d’abbinamento. Durante ogni lezione verranno infatti degustate 3 diverse tipologie di Champagne, una delle quali sarà abbinata ad un piatto proposto dal Resident Chef de “I Vitelloni”.
Inizio corso: Sabato 28 NOVEMBRE | 5, 12, 19 DICEMBRE 2020
c/o Ristorante “I Vitelloni” / dalle ore 11 alle 13 |
Via AMITERNO 42-60, 00183 ROMA – SAN GIOVANNI |
Sconto al Tavolo del 15% a chi dei partecipanti desidererà fermarsi a pranzo e scoprire la vasta gamma dei sapori di una realtà romana accogliente, cosmopolita e artisticamente attiva.
Relatore: LUCA CRISTALDI – Sommelier | Coordinamento Corsi: SARA DE BELLIS
Criteri di selezione dei 12 Champagne
· 3 etichette importanti (un millesimato invecchiato, una Cuvèe storica, il più famoso al mondo);
· 1 Rosè;
· Etichette provenienti dalla Cote des Blancs, dalla Vallée de la Marne, dalla Montagne de Reims;
· Etichette di Recoltant Manipulant (piccolo Maison produttrici);
· Etichette Blanc de Blancs, Blanc de Noir, Cuvée.
Calendario e i temi delle Lezioni-Degustazione
Lezione 1:
· Introduzione al corso
· Il metodo Champenoise
· Degustazione di 3 champagne
· 1 prova di abbinamento
Lezione 2:
· La storia dello Champagne
· Le donne dello Champagne
· Degustazione di 3 champagne
· 1 prova di abbinamento
Lezione 3:
· Il territorio dello Champagne
· Le denominazioni
· Degustazione di 3 champagne
· 1 prova di abbinamento
Lezione 4:
· Le tipologie di Champagne
· Degustazione di 3 champagne
· 1 prova di abbinamento
· Test finale e consegna dei diplomi
• Prenotazione e pagamento:
Il costo dell’intero corso è di 300 €. Le iscrizioni saranno accettate per ordine di arrivo del bonifico e limitatamente ad un massimo di 10 partecipanti. Il bonifico dovrà essere effettuato in un’unica soluzione.
Per info, Coordinate bancarie e prenotazioni contattare: l.cristaldi@volint.it |+39 335 878 7573
I Vitelloni – La Location
I Vitelloni si presenta come un luogo accogliente e spazioso, caratterizzato da una grande cucina a vista e un ampio bancone bar dove il cliente può assaporare con tranquillità ogni momento della giornata, da qui il payoff ‘Gusta la vita’. Il ristorante si sviluppa su 700 mq² suddivisi su due piani, a cui si aggiungono 60 mq² esterni per un totale di 250 posti a sedere; uno spazio grande, moderno e curato in ogni aspetto, in cui dominano il ferro, il legno e caratteristici mattoncini recuperati dal precedente locale. La parte inferiore del ristorante, contraddistinta dal laboratorio di pasticceria a vista e dalla salsamenteria, consta di due sale arredate con un camino e un grande schermo, ambienti ideali per eventi musicali e di intrattenimento, ricorrenze o iniziative private, corsi di formazione e business meeting.
Il Cinema
Appassionati del grande schermo fin da ragazzi, Stefano e Mauro Delli Ficorelli hanno deciso di tracciare un fil rouge con il mondo del cinema all’interno del loro locale. In primis nella scelta del nome, il film ‘I Vitelloni’ viene evocato in chiave moderna nelle locandine e nel materiale promozionale, e poi rendendo omaggio al cinema italiano dei nostri giorni. All’interno del locale, infatti, sono esposte 100 caricature di attori contemporanei, realizzate da Filippo Foglietti, Riccardo Colosimo e Valerio Lundini, tre giovani e talentuosi disegnatori. I volti di alcuni dei più celebri nomi del grande schermo sono stati raffigurati anche su alcuni dei supporti applicativi de I Vitelloni (biglietti da visita, menu e gadget) per creare un’immagine coordinata unica e originale.
All’interno dell’Hotel The First Roma, il Ristorante Stella Michelin “Acquolina”. L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, saranno i dettami di questa caleidoscopica, intensa esperienza tra elementi naturali, guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate.
Lunghe e laboriose le preparazioni. Gli accostamenti arditi tra cibi traggono continua ispirazione e saggezze dal passato così come dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, capitanato da Daniele Lippi in Cucina e Benito Cascone in Sala.
Seppia, Anguilla, Ricciola, Ostrica, Topinambur, Cinghiale, Ricotta. Parole associate all’idea stessa di una forma compiuta, di un animale, di un cibo o di un prodotto dell’uomo di norma connesso alle sue comuni preparazioni di cucina, al suo servizio di sala tradizionalmente condiviso.
Stimolante. Ancestrale. Selvaggia. Ingannevole. Moderna. Multiforme. Questa è la nuova forma dell’Acquolina, dove le coordinate fisionomiche e di percezione delle materie trovano una tavola nuova per uscirne completamente stravolte, riservando al palato guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate.
Qui, al posto del Lardo “si scarta” la Seppia, invece di un Carciofo si sfoglia un fiore di Topinambur, la carnosa Ostrica viene cosparsa da salsa alla cacciatora tra contraltari di acini di uva pizzuta, i “Tortelli di cacio e pepe” hanno chips di Anguilla croccante non Guanciale, mentre della Ricciola si prendono con le mani le sue “Alette”, laccate con grasso d’anatra e cotte alla brace.
La Ricotta invece – latticino che porta con sé una storia millenaria e una tecnica quasi invariata nel tempo – con latte di Bufala e Acqua di Sale marino, verrà preparata all’inizio della vostra esperienza direttamente al tavolo.
Lardo di Seppia
Tompinambur come un carciofo
Alette di ricciola laccate al grasso d’anatra cotte alla brace
Tortelli Cacio e pepe, chips di Anguilla
Questo sarà un bel momento. La sala entra in scena con professionalità e stile. In quei gesti gratifica se stessa e gli ospiti nella scenografia di una preparazione antica riletta e preparata al momento, che diventa esperienza.
Calibrata , come una clessidra, tra tempo di addensamento del latte e ritmo di servizio del percorso degustazione scelto, rimarrà sulla tavola nella sua fustella di giunco preparandosi, ancora calda, in compagnia di un maritozzo alla non-fine del caleidoscopico pasto.
Utilizziamo come coagulante naturale l’acqua di mare – mi racconta Chef Lippi – che a sua volta contiene il cloruro di magnesio che attiva e rapprende la siero proteina del latte (e non la caseina) in modo tale da ottenere una ricotta istantanea fatta sotto gli occhi del cliente. Per poi lasciarla riposare al tavolo, per l’intero pasto fino ad arrivare al pre-dessert, dove la stessa viene abbinata a un maritozzo caldo e a un cocktail di Alessandro che reinterpreta l’intramontabile rum e pera, ma rivisto in chiave contemporanea con una macerazione di scorze di pera in una riduzione di rum, ottenendo una soluzione simile al miele.
Alessandro Simeone, bartender, e Daniele Lippi chef, hannoinfatti pensato un percorso di abbinamento tra cibi e cocktail a doppio filo partendo dalla stessa idea di mediterraneo: basato sulla “unconventional” valorizzazione di grandi materie prime, sul recupero di lavorazioni artigianali e la rilettura di procedimenti antichi, la Cucina, il Bar e la Sala di Acquolina 2.0 si caratterizzano proprio per originalità e profondità dei cibi,delle soluzioni proposte e narrate.
E ancora, con ritmo battente, wine or cocktail pairing: Ricciola fegato, grasso nocciole e soya di lenticchie; Maccarello alla brace, fagioli e nervetti di vitello, aceto di fragole; Tompinambur come un carciofo; Seppia in rete di maiale, uvetta pinoli e salsa di fegatini; Tortelli cacio pepe e anguilla croccante; Anguilla al barbecue salsa alle costine di maiale; Cinghiale, alghe salsa ai frutti rossi e ricci di mare; Agnello cotto al bastone, crema sedano rapa, cipollotto alla griglia e salsa alle carrube.
Benito Cascone – La Ricotta in Sala
L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, sono i dettami di questa esperienza, le lunghissime e laboriose preparazioni, gli accostamenti fuori dal comune. Cibi che traggono continua ispirazione dal passato e dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, che genera una forte voglia collettiva di offrire qualcosa di nuovo, senza troppi incensi e prosopopee.
“Penso al Mediterraneo – scrive Daniele nella presentazione del menu – come crasi tra Meditazione e Terra, stravolgendone il significato. “Meditare” vuol dire esaminare con grande attenzione, pensare e approfondire con la mente e con lo spirito. “Terra” invece significa il pianeta in cui viviamo, la terra che calpestiamo e che coltiviamo, e in senso figurato il sangue e le radici che ci legano a qualcosa o a qualcuno. Mettere insieme questi due pensieri, vuol dire per me meditare sui nostri ricordi, sulla nostra storia.
Il Mediterraneo è proprio il simbolo di tutto questo: un mare che da secoli unisce popoli, tradizioni e culture diverse. L’acqua del Mar Mediterraneo fluisce, mescola, contamina ed unisce. Per questo il mio menu prende un po’ di tutto quello che c’è “dentro” il Mediterraneo, e lo trasforma in qualcosa di nuovo, di diverso. Questo menu è la mia interpretazione della cultura mediterranea: Medi-Terrae.”
Daniele ha preso il timone di una nave difficile e piena di carichi, con questa sta esplorando il Mediterraneo alla ricerca di una cucina che abbia una connessione viscerale con il territorio e viva di continui rimandi al passato, curiosa di scoprirne nuove contaminazioni nostrane. Zero esterofilia, Cento per cento autarchia. Una Cucina Nuda, diretta, viscerale e sofisticata, concreta, fatta di prodotti e lavorazioni artigianali, tradizioni, mare e tanta terra.
“Soprattuto in questo momento – mi racconta Chef Lippi – vorrei interpretare una cucina del ricordo che rimanga vicino alle persone, strettamente legato alle usanze popolari, ma senza voli pindarici. Sto lavorando su un primo piatto di tradizione Sarda, si chiama “Su Filindeu” o meglio i Fili di Dio. Una delle paste più antiche, che ancora oggi trova una piccola produzione da signore e piccole aziende locali nel Nord della Sardegna.“
Sandwich di mela tartare d’anatra e mayo alle alghe; Wafer patate baccala e cipolla confit; Insalata hummus di pistacchi e caviale d’aringa
Ostrica, uva pizzuta, salsa cacciatora
Assieme a Daniele, oltre il numeroso team di sala e cucina, c’è Andrea La Caita, General Manager, e Benito Cascone, Restaurant Manager, versatile e coinvolgente con importanti esperienze in testa e tra le mani, tra cui l’ultima con Mauro Colagreco chef argentino del Mirazur di Mentone (Francia), 3 stelle Michelin e The World’s 50 Best Restaurants 2019.
Le tante esperienze gli hanno permesso di riportare diversi insegnamenti in questa dimensione romana. “Prima di tutto il rispetto per le persone che mi affiancano – mi racconta Benito Cascone – essere consapevole e far sapere a chi collabora con me che ho bisogno di loro. Ho lavorato con chef illustri che investivano soldi e tempo nella formazione e team building del personale di sala.
Il rispetto del cliente. Per quanto si possa essere cordiali e affettuosi con i nostri ospiti ci sono dei limiti che nn bisogna mai oltrepassare. Dar del “lei” ad un cliente ed attenersi a dei rituali di accoglienza secondo il mio punto di vista servono a dare ancora più valore all’esperienza.
Correre e non fermarsi. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Yannick Alleno, Mauro Colagreco, Raymond Blanc, Matteo Baronetto, chef imprenditori che viaggiano alla velocità della luce e per ogni idea messa in pratica, ce ne sono altre cento su cui discutere. La fortuna che ho avuto arrivando a Roma è stata di trovare un brillante Andrea La Caita ed un talentuoso Daniele Lippi che non pongono limiti al cambiamento.
Essere flessibili. La tecnica nel servizio è importante, talmente importante che in Francia sono stati scritte montagne di libri sul servizio e tecnica alla francese. Da Mauro ho imparato una cosa che in 16 anni di esperienze europee non avevo mai appreso: la frenetica ricerca di un servizio tecnicamente perfetto a volte grava sull’esperienza stessa dell’ospite. La perfezione purtroppo non esiste. Bisogna lavorare su come rendere l’imperfezione qualcosa di appagante.
Con Francesco Aldieri, Chef Sommelier, e Andrea Menichelli, Assistente di Benito; Cascone è un leader capace, anche se non ama definirsi tale, ha saputo costruire con piglio e intelligenza una brigata di collaboratori che lavorano, si donano e proteggono un progetto performante che stanno portando avanti tutti assieme.
Seppia in rete di maiale uvetta pinoli e salsa di fegatini
Anguilla al barbecue, salsa alle costine di maiale
Maccarello alla brace, fagioli, nervetti di vitello e aceto di fragole
Ricciola, fegato grasso, nocciole e soya di lenticchie
Cinghiale, alghe, salsa ai frutti rossi e ricci di mare
Daniele Lippi – Head Chef
Nessuno ostacolo infatti, come l’acqua, l’Acquolina è tornata a scorrere.
Ha trovato una diga, si è fermata. La diga si spezza, scorre di nuovo. Si è adattata, ha preso la forma del suo nuovo contenitore, ha riempito spazi e nuove stanze, ha imbandito nuove tavole. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua.
Come l’acqua, anche l’energia creativa, la voglia di ricerca e la capacità di Daniele Lippi hanno ricominciato a fluire libere, portando con sé le gioie di nuove scoperte e di nuove terre emerse.
L’Italia si stringe ancora. Da ieri (10 novembre 2020) ha nuovamente aggiornato i colori delle sue regioni in base alle diverse condizioni Covid-19 e agli indici di rischio in costante aggiornamento.
Torna l’autocertificazione per gli spostamenti, da utilizzare in maniera diversa a seconda del proprio ruolo professionale: Giornalista Dipendente o Free Lance, Scarica qui i Moduli per viaggiare sereno.
Se siete giornalisti e dovete mettervi in viaggio, ovunque andiate sarà necessario avere in tasca l’autocertificazione per muoversi tra una regione e l’altra e se dovete uscire di casa dalle 22 alle 5, orario in cui è previsto scatti il coprifuoco nazionale.
Nelle zone indicate come “arancioni” e “rosse” le limitazioni agli spostamenti – sempre consentiti per “comprovati motivi di lavoro, necessità e salute” – sono ancora più stringenti.
Classificazione Regioni
Il Dpcm 3 novembre 2020 individua tre aree, corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio, per le quali sono previste specifiche misure restrittive.
AREA ROSSA – RISCHIO ALTO
Provincia di Bolzano (Ordinanza 10 novembre 2020) Calabria (Ordinanza 4 novembre 2020) Lombardia (Ordinanza 4 novembre 2020) Piemonte (Ordinanza 4 novembre 2020) Valle d’Aosta (Ordinanza 4 novembre 2020)
AREA ARANCIONE – RISCHIO MEDIO/ALTO
Abruzzo (Ordinanza 10 novembre 2020) Basilicata (Ordinanza 10 novembre 2020) Liguria (Ordinanza 10 novembre 2020) Toscana (Ordinanza 10 novembre 2020) Puglia (Ordinanza 4 novembre 2020) Sicilia (Ordinanza 4 novembre 2020) Umbria (Ordinanza 10 novembre 2020)
AREA GIALLA – RISCHIO MEDIO
Campania (Ordinanza 4 novembre 2020) Emilia Romagna (Ordinanza 4 novembre 2020) Friuli Venezia Giulia (Ordinanza 4 novembre 2020) Lazio (Ordinanza 4 novembre 2020) Marche (Ordinanza 4 novembre 2020) Molise (Ordinanza 4 novembre 2020) Provincia di Trento (Ordinanza 4 novembre 2020) Sardegna (Ordinanza 4 novembre 2020) Veneto (Ordinanza 4 novembre 2020)
Come già fatto in occasione del lockdown della scorsa primavera, gli uffici della Fnsi – Federazione Nazionale Stampa Italiana – hanno predisposto un modulo di autocertificazione dedicato ai giornalisti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, che hanno necessità di spostarsi dal proprio domicilio per ragioni professionali. Il documento, compilato e firmato, va esibito assieme alla tessera professionale in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.
Il modulo standard per gli spostamenti rilasciato dal Ministero dell’Interno è comunque in possesso degli operatori di polizia e può essere compilato anche al momento del controllo. Scarica il Modulo Standard QUI
PER APPROFONDIRE In calce i modelli di autocertificazione per gli spostamenti professionali predisposti dagli uffici della Fnsi tenendo presenti le specifiche esigenze lavorative dei professionisti dell’informazione, siano essi lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti.
Barolo è la prima “Città Italiana del Vino 2021” e vince il programma culturale del Comune delle Langhe.
Il riconoscimento è stato assegnato ieri, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e Montepulciano, la commissione ha riconosciuto però una menzione speciale per la validità del progetto culturale che ha sostenuto le rispettive candidature, per un anno all’insegna della cultura e dell’enoturismo.
Definito “il re dei vini e il vino dei re”, il Barolo è il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza.
In Piemontese si dice Bareu o Bareul, ed è anche un piccolo Borgo con tanto di Castello che gli ha dato il nome e che si trova nella storica regione delle Langhe, adagiato su un piccolo altopiano a forma di sperone.
Protetto dai rilievi circostanti, disposti ad anfiteatro, colpisce subito per la posizione del suo nucleo urbano rispetto ai paesi adiacenti: un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo.
E’ Barolo la Città Italiana del Vino 2021
Una sfida culturale e ambientale per la prima “Capitale della Cultura Enologica” del Belpaese. Un nuovo concorso tra Città del Vino con uno sguardo al domani e alla ripresa economica ed enoturistica, duramente colpita dal Covid 19: per tutto l’anno mostre d’arte contemporanea nelle cantine, gemellaggi internazionali, convention, seminari e tanto altro.
Con il Patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.
“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo -. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.
“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l’influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell’economia locale – sottolinea il Presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -.
E’ un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.
Barolo & Castles Foundation e in particolare il WiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni “Colline di Langa e del Barolo”, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte.
Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano. Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore.
E naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.
“Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l’anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino -. Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un’importanza centrale”.
“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell’economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.
Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fare da stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani.
Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, cucina classica e suggestioni del mondo.
La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.
Fuori, e subito alle spalle, un ampio piazzale, popolato dal mercato ambulante del venerdì. Pittoresco, caotico, spettinato.
Stacco. La porta di MateriaPrima Osteria Contemporanea si apre.
Stacco. All’interno, il calore del legno di Rovere, venato e levigato; la vigoria della lucida pelle, l’austerità del ferro opaco, subito smentito dal sorriso di Sara, e dall’accoglienza di uno staff di sala tutto al femminile.
Siamo a Pontinia. Anno di fondazione 1934 per questa cittadina poco nota della fertile e generosa Pianura Pontina a metà strada tra monti, mare e canali, ma ancora orfana di una ristorazione ricercata che avesse il potere da attrarre i gourmand.
Da sempre zona di agricoltori, pastori, cacciatori, pescatori, guitti, ranocchiari e boscaioli, Pontinia viene oggi caratterizzata dal Museo dell’Agro Pontino, in cui sono testimoniate le vicende storiche, antropologiche e culturali della cittadina e del vasto territorio circostante compreso fra i Lepini e Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo.
La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.
28 posti, per adesso e un progetto in espansione nel cassetto. All’ingresso un grande bancone; sulla destra la cucina a vista, dove si agita la numerosa indaffarata brigata; sulla sinistra la sala, le sedute in pelle, le poltrone stile Chesterfield, il camino, i dettagli post industriali, la cura del dettaglio, sui ripiani le conserve di Fabio con le etichette scritte a mano.
Un’atmosfera accogliente, materica e raffinata, che stacca in modo netto con tutto il mondo fuori ma che vuole al contempo raccontare la terra generosa di questi luoghi tramite la selezione e la scelta di materie prime e materiali vivi che si mescolano nudi e appaiono privi di intermediazioni apparenti.
Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, ricerca, cucina classica e suggestioni del mondo.
Ne deriva una compagine di piatti e proposte che è una continua sorpresa, ricca di trovate e invenzioni stilistiche che poggiano su una gamma di sapori che non annovera mai più di tre o quattro ingredienti.
Scelte di sapore invitanti e calibrate che compongono il collage di una cucina di tecnica e di pancia.
“E’ importante contaminarsi. Per poter fare meglio ciò che si ha in casa propria, serve a rendere attuale ciò che appartiene al passato. In fondo siamo frutto di continue contaminazioni, in un circolo ermeneutico costante e necessario, per cui un sapore può e deve essere soggetto a una gamma di variazioni che derivano ora dall’esigenza di leggerezza e salubrità, ora da una tecnica di cottura innovativa o ritrovata, ora dalla curiosità di provare emozioni nuove”, racconta lo Chef.
Materia Prima Osteria Contemporanea – La Storia
Originario di Terracina, Fabio cresce tra i buoni sapori di casa che hanno forgiato il suo palato appassionandolo alla cucina ben fatta pur senza immaginare di fare il cuoco in età adulta. La svolta arriva nel 2010 dopo una cena nel ristorante Satricvm, di Maximiliano Cotilli e Sonia Tomaselli.
Rimane folgorato, cambia ottica, inizia a studiare le tecniche di preparazione dei cibi e le storie dei grandi chef. Nel 2011 decide di fare il grande passo e strada scommette su se stesso, incoraggiato da Sara che lo segue.
Nel 2012 riescono a entrare nella brigata di cucina del Satricvm, Fabio in cucina, Sara in sala. Due anni dopo, nel 2014, la coppia decide dare una casa alla propria idea di cucina, sintesi di ricerca, studio, ricordi e istinto.
E’ il 2015. L’evoluzione sarà costante, così come la ricerca sul prodotto che affonda sempre più le radici nel territorio dell’Agro Pontino, nelle tradizioni di queste terre da recuperare e valorizzare.
La Cucina di Fabio Verrelli
Partiamo dalle basi. Partiamo dal pane. Fabio lavora all’arte bianca con Gabriele Bonci e Roberta Pezzella, ma non si muove solo alla ricerca delle materie prime e della lievitazione, si guarda indietro ripescando ricette antiche, come quella del Tortolo. Tradizionalmente pane povero caratterizzato dall’aroma di anice selvatico, che cresce spontaneo tra i fossati, fa ancora parte delle usanze pasquali terracinesi; Fabio decide di destagionalizzalo riproponendolo tutto l’anno ispirandosi alla consistenza e all’alveolatura del panettone, ottenendo un pane semidolce perfetto con i salumi, di cui questa zona d’Italia riserva interessanti sorprese.
La carta di MateriaPrima non osserva la classica scansione in 4 tempi, ma si pone come lunga lista di piatti da scegliere senza vincoli e distinzioni, oltre all’opzione dei tre menu degustazione: “Piccola Degustazione” di 3 portate a 45 euro, il “Degustazione” di 5 portate a 55 euro, e “La Degustazione – Territorio e Innovazione”, di 8 portate a 70 euro, ognuna con un wine pairing ad hoc suggerito dalla sommelier Sara.
L’inizio o il Benvenuto dello Chef, inatteso e vivace, è un caledoiscopico volo di scodelle e piattini in cui lo Chef ripone tutte le ispirazione del momento.
Siano queste di terra, di mare, vegetali o selvatiche è un gioco che prepara il palato al concetto di cucina di Fabio e annuncia una tavola di sostanza e divertimento, che annovera materie prime meno ordinarie, ben lavorate ed alcune intuizioni geniali, come le bacche di Mortella Montana (Mirto) realizzate di Cacio e Pepe e portate a tavola con il proprio ramo, per sottolineare questo continuo scambio tra tavola e natura.
Papaccella con matecato di baccalà
Riso acido, limone, capperi e ricci di mare
PanTortolo
Cal’amaro, mandorla, chinotto, cicorie selvatiche
La carne di bufalo, a tal proposito, è uno degli ingredienti più amati da chef Verrelli per i quali si affida alla storica Fattoria Lauretti di Amaseno (FR) attiva sin da fine 800 e che alleva animali allo stato brado. Nota per la bassissima concentrazione di colesterolo, per essere molto proteica e magra, senza grasso d’infiltrazione; si presenta soda e compatta, prestandosi a qualsiasi tipo di preparazione, rimanendo tenera, succosa e digeribile.
Tra le carni della zona troviamo anche il Daino. Il Parco Nazionale del Circeo ha infatti condotto una caccia selettiva per ridurre il numero dei capi e mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. Lo chef ha così potuto acquistare delle carni locali pregiate e indagarle nella sua cucina.
“Daino, lampone alla brace e fondo bruno vegetale” servito con un purè di pigna marittima, ovvero patate cotte in acqua e limone e mantecate nella stessa quantità di burro e panna.
Interessante il fondo bruno vegetale, ottenuto dalla tostatura di tuberi, bulbi e ortaggi che portati a caramellizzazione estrema riescono a mantenere un livello di acidità che sostiene gli altri sapori ottenendo un risultato simile al più noto fondo di carne.
L’amore per il quinto quarto si manifesta nelle “Animelle, cipolla arrosto e distillato di funghi”, quest’ultimo lavorato in crioestrazione, omaggio al grande chef Salvatore Tassa, maestro di questa tecnica rivoluzionaria dei primissimi anni 90 – in cui primeggia anche il francese Yannick Alleno. L’animella rosolata e cotta nel burro, la cipolla sotto la cenere creano un accordo di sapori che puntano all’intensità aromatica e gusto delle consistenze.
Menzione speciale per il “Coniglio in porchetta e aria di soia”. Che è sia un omaggio alla nonna marchigiana di Osimo, sia una sfida (vinta) con le proprie origini; tra l’altro un piatto gustoso, ben realizzato e raro da trovare in carta fuori dai confini delle Marche.
Tortelli di Bufalo, cagliata di latticello
Animella, cipolla arrosto, distillato di funghi
Il Benvenuto di MateriaPrima
La sala
Una brigata giovane, sorridente, preparata coordinata da Sara Checchelani che ha, negli anni di esperienza, maturato la sua idea di accoglienza degli ospiti che poggia sui valori di calore e massima disponibilità, gli stessi ideali che trasmette ogni giorno ai suoi collaboratori.
Il suo amore per il vino è tutto contenuto nella sua cantina, che oggi conta 350 etichette in continua evoluzione.
La carta dei Vini segue infatti i passi avanti che sta compiendo il suo territorio: un Lazio che sta vivendo un momento felice grazie a giovani produttori che hanno scelto di dedicarsi al vino e che Sara narra ai propri clienti portandoli in viaggio per queste zone ancora poco note ai più.
E lo sguardo si allarga quindi al resto d’Italia e oltre i suoi confini in cerca di piccoli produttori con una particolare attenzione alle giovani “donne del vino”, che Sara desidera omaggiare con un capitolo tutto dedicato che troverà presto spazio nella sua personalissima carta.
Ed è quindi per questa via che Pontinia diventa un luogo su tre dimensioni.
La prima antropologica e culturale, un pozzo sempre aperto sul passato sempre cui attingere.
Una seconda dimensione di mercato, di vivace offerta di filiere agricole e produzioni che ogni venerdì mattina convergono lì, portando sui banchi la generosa offerta dell’Agro Pontino di oggi.
La terza si chiama Materia Prima, ed è uno sguardo fiducioso verso il futuro.
Uno sguardo coraggioso e ragionato. Solido e condiviso. E proprio perché, come disse Gustav Mahler «Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri», mentre lo sguardo di Sara coordina amorevolmente il salotto di questa Osteria Contemporanea, quello di Fabio interpreta a mano libera ciò che per lui è importante, senza limiti o schemi preordinati.
Possa essere la sua terra, i rami di un arbusto, un’intuizione, il piatto della memoria, in tutti i suoi piatti c’è la stessa voglia di offrire il meglio, un “meglio” filtrato e arricchito dal proprio processo di ricerca e dalla sua passione evidente per questo sacro mestiere che spinge ad essere prima di tutto esploratori di sentieri di novità, prima per se stessi, poi per gli altri.
Bacche di Mortella Montana Cacio e Pepe
Foto di Copertina e Photocredits @Lido Vannucchi
Contatti
Materia Prima – Osteria Contemporanea
Via Sardegna, 8
04014 Pontinia (LT)
Tel +39 0773/86391
E-mail: info@materiaprimapontinia.it
Sito web: http://materiaprimapontinia.it
Apertura: dal martedì alla domenica, dalle 12:30 alle 18:00
Si chiama “Cibo a Regola d’Arte”, è il food festival del Corriere della Sera che quest’anno diventa anche digital. Inizia oggi e verrà trasmesso in diretta streaming su corriere.it, ciboaregoladarte.it sulla pagina Facebook di Cook.corriere
Il 6-7-8 novembre, live da Milano, saranno tre giorni di dibattiti, performance e discussioni con chef, scrittori, produttori ed esperti sul tema 2020 della responsabilità collegata al mondo del cibo.
Che sia ambientale, sociale, culturale; perchè è arrivato decisamente il tempo di fare insieme le scelte giuste e, soprattutto, lungimiranti per garantire un futuro a questa terra che abitiamo e di cui non siamo i padroni.
3 giorni dedicati al tema della Responsabilità. Oltre 50 incontri «digilive» – in parte in presenza, in parte sul web – per ragionare sul futuro dell’alimentazione. Master show, momenti di cucina, interviste con gli chef, Food Talk, approfondimenti con esperti di settore, spazi culturali, corsi con chef, panificatori e pasticceri; chef, scrittori, produttori, esperti e i giornalisti di Corriere della Sera per fare un punto sulla responsabilità collegata al mondo del cibo, in ambito ambientale, sociale, culturale.
“Tempo di scegliere” è il tema del palinsesto dell’11a edizione dell’ormai attesissimo appuntamento annuale con il food festival curato da Angela Frenda, direttrice artistica di Cibo a regola d’arte e responsabile editoriale di Cook.
Massimo Bottura
Niko Romito
Berton – klugman – Cracco
Il pizza – ricercatore Renato Bosco
Tre location milanesi e in diretta streaming su corriere.it: in Pelota, via Palermo 10, avranno sede i Mastershow, vere e proprie performance tra giornalismo, spettacolo e cucina insieme a chef stellati, esperti e ospiti d’eccezione; Sala Buzzati, in via Balzan 3, ospiterà i Talk tematici, per scoprire tradizioni e progetti legati a prodotti e imprese; Casa degli artisti, in Via Tommaso da Cazzaniga, sarà invece il set degli incontri di “Pane e parole” con scrittori e narratori, alle prese con cibo e cucina.
Quest’anno solo in diretta streaming, 25 corsi di cucina, da prenotare subito, per imparare i trucchi e le tecniche dai migliori chef e ricevere direttamente a casa, grazie alla collaborazione con My Cooking Box, gli ingredienti necessari per eseguire la ricerca.
Maestri d’eccezione dei corsi di cucina 2020 saranno: Andrea Aprea, Andrea Berton, Luigi Biasetto, Renato Bosco, Francesca Casci, i fratelli Enrico (Chicco) e Roberto (Bobo) Cerea, Carlo Cracco, Domenico Di Clemente, Nicola Di Lena, Fabrizio Fiorani, Claudio Gatti, Alfio Ghezzi, Antonia Klugmann, Ernst Knam e Frau Knam, Riccardo Gaspari, Luca Lacalamita, Davide Longoni, Valeria Messina, Alessandro Negrini, Davide Oldani, Ciro Oliva, Giancarlo Perbellini, Matteo Piffer, Fabio Pisani, Vincenzo Santoro, Elio Sironi, Aurora Zancanaro.
Da metà ottobre, su www.ciboaregoladarte.it sarà possibile consultare il programma integrale di Cibo a regola d’arte e prenotare per gli eventi in presenza, che avverranno in conformità con le normative anti Covid attualmente in vigore.
Numerose le aziende e i consorzi che contribuiscono attivamente alla costruzione del palinsesto anche di questa edizione 2020, nella formula digilive, di Cibo a Regola d’Arte: Coop, Eni, Friuli Venezia Giulia, Pastificio Garofalo, Rovagnati (Main Partner), Consorzio Parmigiano Reggiano, Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, (Partner) Consorzio di Tutela del Prosecco Doc (Sparkling Partner), Frigo2000 (Kitchen Partner).
Clicca e Scopri Qui i Protagonisti dell’edizione 2020.
Conte firma il nuovo Dpcm nella notte del 4 novembre e cambia il Tricolore all’Italia dividendola in Rosso, Arancione e Giallo. Il Nuovo Lockdown d’Autunno diventa operativo da domani 5 Novembre e rimarrà in vigore fino al 3 Dicembre 2020.
Conferma la chiusura di bar e ristoranti alle 18, concede il Delivery fino alle 22, conferma il Pranzo della domenica, ma spegne tutte le luci dei musei, dei cinema e dei teatri. Impone restrizioni per le scuole e quelle (necessarie) per il trasporto pubblico locale.
Ci sono voluti più giorni del previsto. Giorni infiniti e un’attesa snervante scandita da vertici, conflitti interni, incontri, scontri di opinioni e proteste, alcune (tante) valse a nulla. Il verdetto (per il momento) è chiaro, divide l’Italia in tre (nuovi) colori e tuona così:
Un livello nazionale, giallo. Un livello arancione, con le restrizioni che scattano per le Regioni con «scenario di elevata gravità e livello di alto rischio». Un livello rosso, per quei territori dove lo scenario è di «massima gravità» e dove scatta il lockdown sulla base del documento scientifico di «Prevenzione e risposta a Covid-19» concordato con le Regioni: vietato spostarsi anche all’interno del proprio Comune, se non per motivi di lavoro, salute, urgenza o per accompagnare i figli a scuola.
Oggi sarà reso noto l’elenco delle regioni più a rischio, che secondo le indiscrezioni della vigilia sono Piemonte, Lombardia, Calabria e provincia di Bolzano. Misure più attenuate potrebbero scattare per Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Val d’Aosta.
Lockdown e Direttive nazionali
A livello nazionale è il coprifuoco previsto dalle 22 alle 5 su tutto il territorio nazionale;
Resterà la possibilità di uscire solamente per motivi di lavoro e di salute; viene chiaramente raccomandato a tutti i cittadini di non spostarsi durante la giornata se non per le stesse esigenze.
Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, fatta eccezione per le farmacie, i supermercati, i tabacchi e le edicole al loro interno;
Riduzione della capienza per il trasporto pubblico locale e il trasporto ferroviario regionale: non si potrà andare oltre il 50% dei posti occupati. Misura che non vale per gli scuolabus.
Obbligo di smart working nella misura più elevata possibile nella pubblica amministrazione, con la forte raccomandazione che riguarda anche i privati. Sospese le crociere.
Ristorazione, Cultura e Sport
Sospese le attività della ristorazione: chiusura, quindi, per bar e ristoranti dalle 18 alle 5;
Consentita la consegna a domicilio (Delivery) nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto fino alle ore 22,00 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze;
Sospese le attività commerciali al dettaglio, così come vengono chiusi i mercati, fatta eccezione per i banchi alimentari;
L’attività motoria viene permessa vicino alla propria abitazione rispettando le distanze e indossando le mascherine. L’attività sportiva si può svolgere solo all’aperto e in forma individuale.
Scuola, Didattica e Concorsi
Didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori, con le lezioni di presenza per le elementari e le medie, così come per i servizi per l’infanzia. Unica eccezione le aree rosse, dove la didattica a distanza partirà già dalla seconda media;
Nelle scuole elementari e medie sarà obbligatorio indossare le mascherine anche al banco;
Vengono sospesi i concorsi, a partire da quello straordinario per la scuola.
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