Non è napoletana, non è romana, non è un canotto, non è una ruota di carretto: è la pura pizza di Luca Mastracci, in arte “Pupillo”; una pizza che viene dal pane e che porta con con sè il companatico della pianura pontina e della valle dell’Amaseno.
Nel descrivere un personaggio, nell’inquadrare una storia da raccontare, non è possibile, nella sua introduzione, limitarsi alla descrizione fisica o ai tratti che ci hanno più colpito; si deve rimanere fedeli all’identità della personalità in questione, al suo luogo di appartenenza, scegliendo le giuste parole che facciano rima con il tempo e con lo spazio che lo circondano, nonché, argomento forse più importante, quelli da cui proviene e che hanno posto le prime tessere del suo articolato e dinamico puzzle professionale e di vita.
Così, con queste idee tra i capelli, in un tardo pomeriggio d’inverno, mi trovo davanti due occhi neri e fulgidi; uno sguardo intenso e sorridente in un volto da ragazzo; mani agili e capaci che spesso utilizza per sottolineare concetti non banali che albergano nella mente vivace di un sognatore/imprenditore di talento che, insieme ai soci Mauro Reali e Pierantonio Palluzzi, sta realizzando un grande sogno.
Un sogno nato nel 2017 da un piccolo laboratorio di Priverno (LT) con la voglia e la prospettiva di generare il nuovo appeal ad un intero territorio, ad un’intera provincia, attraverso la pizza che profuma di pane, materie prime di grande qualità e citazioni di cucina casereccia senza tempo.
La nostra volontà
era quella di creare un brand forte a partire dalla provincia, ragion per cui
abbiamo lavorato da subito sul territorio, con piccoli produttori e realtà
autentiche – inizia
così la nostra chiacchierata, seduti al tavolo di Pupillo Pura Pizza, forte del suo concept fortemente local e della sua abilità ha fatto
centro aprendo due locali in due anni che hanno fatto la differenza – a Frosinone abbiamo creato un concept sulla
Ciociaria, che poi abbiamo unito a quello di Priverno, dalle Bufale al
Territorio dell’Amaseno.
Andiamo per gradi, perchè si chiama PUPILLO?
Pupillo è il mio
soprannome da quando sono bambino, ero il “pupillo”, il più piccolo del gruppo,
qualcuno da crescere e proteggere; chiamarlo PUPILLO è venuto naturale.
Perchè PURA PIZZA?
Per fa capire che
parliamo semplicemente di Pizza e che non ci siamo inventati niente di nuovo,
se non il fatto che in qualunque scelta decidiamo di credere, lo facciamo
sempre con la stessa etica di onestà e coerenza, sostenibilità locale e piccoli
produttori, dal caffè all’olio evo per condire, passando per vini e farine
selezionate.
Priverno e Frosinone, 2 province, 25 minuti di distanza, realtà molto diverse. Quali sono le differenze, i tributi e i riferimenti al territorio?
L’impasto è rigorosamente uguale, così come deve e dovrà essere, cambiano alcuni condimenti che raccontano dove siamo. Le farine sono tutte “Polselli”, un piccolo mulino della provincia di Frosinone cresciuto negli anni. Le carni per PUPILLO a Frosinone arrivano dalla “Fattoria Lauretti” che lavora maiale pesante, mentre per PUPILLO a Priverno abbiamo un giovane ragazzo che dopo la laurea si è dedicato all’antica arte norcina; per il fiordilatte abbiamo un unico prodotto: “Alveti e Camusi” di Latina. I topping, come zucca, broccoletti e le creme stagionali, vengono tutti prodotti nel laboratorio di Priverno che poi serviamo anche a Frosinone.
Dove hai imparato a mangiare e come costruisci il sapore delle tue pizze?
Mia nonna non
sapeva cucinare, ma ho sempre girato per trattorie con mio nonno, tra Priverno,
Sezze e Cucine casarecce come Santuccio, Barbitto. Cibo rustico, così come le
mie pizze, che non sono mai troppo sosfisticate ma raccontano me, la mia
storia.
Quante pizze hai in menu?
25 pizze tra
classica, tradizionale e twist.
Qual è la pizza del momento?
TUTTABUFALA, che è una 4 formaggi di bufala, ed è quella che mi sta
dando più soddisfazioni; poi La SAGRA, tributo alla “sagra di paese”, con
cicorietta selvatica, ragù di bufalo e marzolina.
Qual è la strada che ti ha portato alla Pizzeria?
Ho iniziato il
mio lavoro per caso una sera a San Felice Circeo, dopo aver frequentato un
corso amatoriale. Avevano bisogno di un aiuo pizzaiolo e mi sono presentato. Ho
passato tutta la sera a mettere una foglia di basilico su ogni pizza margherita
sfornata. Poi, il giorno di Pasquetta, il pizzaiolo non si presenta ed io sono
rimasto da solo, faccia a faccia con il forno. Quel giorno feci 90 pizze,
adesso non so dire se fossero bruciate sotto o meno, ma è andato tutto bene,
crampi a parte. (ride) Dopo quell’esperienza ho inziato a leggere, a studiare,
cercando di capire attraverso i commenti e le considerazioni dei grandi maestri
come Ciro Salvo, Gabriele Bonci, Massimo Bosco. Poi sono partito per una
consulenza a Dublino, quando era ancora terreno fertile, ho aperto CIRILLOS,
che tutt’ora va alla grande. Dopo Dublino ho raggiunto Massimo Bosco in
Sardegna con un obiettivo ben preciso: arrivare ad un impasto pizza partendo
dal pane, e così ho fatto. Poi, altra esperienza fondamentale, Stazione
Centrale con Pier Daniele Seu; poi PUPILLO a Priverno, ottobre 2017, un
successo inatteso e immediato; dopo un anno Frosinone per confrontarsi con una
realtà più grande.
Come definisci la tua pizza? Quale stile
rispecchia?
Oltre il
dibattito sul canotto, sul cornicione, sulla ruota di carro, credo che la pizza
debba essere buona e, soprattutto, personale. Ognuno dovrebbe proporre la sua
senza criticare quella degli altri. La mia pizza viene dal Pane. Cuoce in 90
secondi, anche di più, la asciugo molto, deriva da un impasto con prefermento e
lievito madre, ha un sapore deciso, un impasto che rimane fermo, teso, a
prescindere dal condimento.
Il mondo pizza ha subito qualche contrazione, le classifiche, i premi, la comunicazione, stanno modificando animi, voglia di confronti e di crescita collettiva, tu cosa ne pensi?
Io ho molti amici
pizzaioli, e cerco sempre di legarmi a persone con cui posso confrontarmi e
condividere, come Iacopo Mercuro o Luca Pezzetta, che è un grande
professionista, che studia continuamente, ed applica la sua creatività agli
impasti.
Dove sta andando la pizza italiana?
Secondo me i
pizzaioli dovrebbero tornare agli impasti: dovrebbero prima preoccuparsi
dell’impasto, poi giocare con i topping. La pizzeria sta tornando alle origini.
Troppi giochi sulla pizza, troppi sapori messi per stupire, si rischia
l’implosione.
L’evoluzione della tua pizza?
Io sto studiando gli impasti. Con il mulino
stiamo creando un blend di grani del centro sud per una farina ottimizzata.
Sono in una fase di ricerca e di evoluzione continua sul sapore, sulla
scioglievolezza e sulla croccantezza, ma il mio tipo di pizza è sempre lo
stesso, e nei condimenti c’è tutto il mio territorio, per esempio le alici: no
Cantabrico, no Cetara, ma Alici di Terracina. Il Pomodoro? Per la margherita
bruciata sto lavorando con un “Principe di Perino” dalla piana di Sperlonga, un
pomodoro antico. Ecco il mio sogno: chiudere una filiera di territorio.
Mi fai la TOP delle 5 pizze più vendute?
Margherita con
bufala (circa 4000 pizze al mese), margherita, la stagionale (adesso zucca,
provola e pancetta); la Pupillo e la classica con twist Salsiccia e Patate, un
grande classico.
La pizza che ti ha dato più soddisfazione?
LA SAGRA, sembra
di fare una grande scarpetta.
Quella che oltre la sua bontà non è andata?
Ero entusiasta di
questa ricetta: Fegato marinato di bufala, spinacino fresco e zeste di limone,
è stato un autentico flop!
Come ti vedi tra 10 anni?
Io già non
credevo di arrivare a questo livello a 28 anni. Anche adesso, per me è ancora
come se fosse un sogno. Quando la sera vedo la fila fuori per me è una
soddisfazione ed emozione immensa. Come mi vedo? Spero di diventare un punto di
riferimento, di poter trasferire quello che ho imparato, e spronare gli altri
realizzare la propria idea di pizza.
Obiettivi a 5 e 10 ANNI?
Aprire altri
PUPILLO, almeno 6 per essere presente un giorno alla settimana in tutti i
locali; e coprire tutta la provincia di Latina. Anche se è tanta la voglia di
entrare su Roma. Milano non è facile per una questione di distanza e di
freschezza della materia prima. Preferisco muovermi vicino perchè voglio essere
presente, voglio che la gente si ricordi la faccia di Luca.
Come lavori con la sala?
Per me la Sala è
fondamentale. Lavoro con gli auricolari e controllo continuamente tutti i
tavoli per capire se i clienti abbiano bisogno di qualcosa. I miei ragazzi sono
tutti formati e facciamo riunioni continue per confrontarci e risolvere le
criticità. Ognuno di loro sa come deve funzionare il suo servizio e conosce i
prodotti che deve proporre.
Come formi il tuo staff di pizzaioli?
La formazione è continua, e l’idea è quella in un futuro prossimo di fare una scuola. Ogni pizzaiolo che lavora qui esegue alla perfezione tutti i passaggi, dalla preparazione alla cottura, che fa la vera differenza nella mia pizza.
Info Utili
PUPILLO PURA PIZZA FROSINONE – Viale Giuseppe Mazzini, 220, 03100 Frosinone FR
PUPILLO PURA PIZZA – Via Giacomo Matteotti, 29, 04015 Priverno LT
Sito web: pupillopurapizza.it
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