I migliori indirizzi per soste golose a margine di percorsi naturalistici, dai Parchi Nazionali ai Siti Unesco: “Italia all’Aria Aperta” è la la nuova guida di Gambero Rosso realizzata in partnership con Enel Green Power.
Una guida all’insegna non solo di luoghi e paesaggi straordinari, ma anche di prodotti, mestieri e tradizioni alla scoperta di un’Italia poco nota, ma che ha tutte le caratteristiche per essere protagonista del turismo nazionale e internazionale.
La conferenza di presentazione si è svolta presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli, del Direttore Enel Italia Carlo Tamburi e del Presidente di Gambero Rosso Paolo Cuccia.
“Il nostro Paese ha un patrimonio immenso da valorizzare, fatto di natura, cultura ed enogastronomia. Far conoscere luoghi, paesaggi, cibi del nostro territorio significa contribuire in maniera decisiva al rilancio sostenibile del Paese”, dichiara Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.
“La Guida “Italia all’aria aperta” di Gambero Rosso evidenzia come la transizione ecologica rappresenti un’opportunità imperdibile di sviluppo per il nostro Paese. Una Guida che ci invita, con rafforzata convinzione, a percorrere la strada intrapresa per un rilancio basato sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Tre dimensioni interconnesse tra loro, che non devono mai essere scisse l’una dall’altra. L’impegno del Mipaaf prosegue lungo questa direzione attraverso la nuova Politica Agricola Comunitaria e con il PNRR, strumento che utilizzeremo come leva per la svolta green”.
La Guida illustra le eccellenze agroalimentari prodotte in contesti unici al mondo. Luoghi ricchi di storia, di tradizioni, di mestieri legati alla terra, di cibo e di vino. Paesaggi incontaminati dove imprese e ospitalità sono indissolubilmente legate ai territori che li accolgono e che sono capaci di generare un’offerta ineguagliabile.
Venticinque parchi nazionali e due grandi parchi regionali friulani, oltre 1.000 indirizzi dove mangiare, degustare e fare la spesa all’interno e nei pressi delle aree verdi italiane in circa 400 comuni: la nuova guida del Gambero Rosso è frutto di una certosina ricerca di insegne di valore in zone spesso poco conosciute e non battute dal turismo di massa.
Italia all’Aria Aperta è il prodotto editoriale, pensato e realizzato durante il lungo periodo di pandemia e di chiusure, risponde al desiderio di tornare a scoprire spazi verdi, ambienti e sane realtà, dove la natura sia protagonista.
La guida, in edicola e in libreria in questi giorni, è stata realizzata in partnership con Enel Green Power, che all’interno del Gruppo Enel si occupa di energie rinnovabili ed è impegnata a valorizzare i propri impianti e i territori che li ospitano anche attraverso il coinvolgimento di cittadini e turisti in percorsi interattivi ed esperienziali in ambienti naturali suggestivi.
La realizzazione della guida è stata possibile grazie anche al contributo dei direttori delle diverse aree verdi che raccontano i loro parchi e ne evidenziano le caratteristiche particolari a livello di biodiversità e di interesse floro-faunistico e ambientale.
Ghiacciai, vette, boschi, acque incontaminate: i parchi nazionali italiani regalano paesaggi unici al mondo. Ma non solo. I percorsi naturali sono legati a doppio filo alle storie degli artigiani del gusto, custodi di un incredibile patrimonio enogastronomico tutto da scoprire.
La guida “Italia all’aria aperta” mette in luce vere e proprie ricchezze italiane che possono essere un motore per il rilancio dell’Italia in perfetta armonia con il percorso di transizione energetica che Enel sta guidando con il coinvolgimento delle comunità locali”
“La sostenibilità è il filo che lega da sempre gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili diffusi nel nostro Paese e lo straordinario patrimonio di paesaggi, luoghi ed eccellenze dei territori” dichiara Carlo Tamburi, Direttore Enel Italia.
Il Turismo sostenibile è appunto una forma necessaria di turismo, capace di soddisfare le esigenze dei viaggiatori di oggi e delle regioni ospitanti prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro, mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica, i sistemi di vita dell’area in questione.
Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso
Il turismo ecosostenibile, qui arricchito da soste enogastronomiche, guarda al futuro: si tratta di un insieme di pratiche e scelte che non danneggiano l’ambiente e favoriscono uno sviluppo economico durevole, non danneggiando i processi sociali locali, ma contribuendo al miglioramento della qualitàdellavita dei residenti.
Economia, Etica e Ambiente sono i principi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile.
“Siamo orgogliosi di aver presentato questo nuovo prodotto editoriale, in cui abbiamo creduto fortemente, presso il Mipaaf alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli e di Carlo Tamburi Direttore di EnelItalia” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso
“Con questa guida Gambero Rosso vuole valorizzare i percorsi turistici all’interno del grande patrimonio di biodiversità che il nostro Paese possiede ma anche indurre alla riscoperta di strutture produttive di energie rinnovabili ben inserite nel paesaggio.”
photocredits Carlo Maria Viola – www.imaginificio.it
Treedom è l’unica piattaforma web al mondo che promuove progetti di sostenibilità ambientale etica, che permette di piantare alberi a distanza, e di seguirne la crescita online.
Valerio Esposito, patron di Tonka – il cuore del gelato ad Aprilia, rappresenta oggi la nuova generazione di gelatieri che perseguono con costanza la ricerca del gusto assoluto attraverso l’elevata qualità delle materie prime e il rispetto per l’ambiente.
Iniziative Nate entrambe nel 2010, Valerio ha sposato il Treedom per potenziare una filosofia di produzione più sostenibile e rigorosamente less plastic che contribuisce a rendere più verde il pianeta proteggere il suolo e la biodiversità.
Tonka, gelateria artigianale di Aprilia apre le porte alla sostenibilità a 360° proponendo un gelato non solo buono, ma etico e “green”, riducendo il consumo di plastica monouso e limitando così il proprio impatto ambientale.
Dai coloranti artificiali ai semilavorati, dai grassi vegetali agli idrogenati passando per emulsionanti, pregelatinizzati e aromi di sintesi che imperavano fino a qualche tempo fa, il passo in avanti è davvero notevole.
Da Tonka nessun compromesso con la qualità, solo la voglia di appagare o stupire il palato con nuove combinazioni di ingredienti che siano però frutto ricerca e sviluppo. Un orientamento generato della passione di una famiglia affiatata e dall’attenzione per le materie prime che passa per la tutela dell’ambiente e della salute.
A guidarla, Valerio Esposito, cresciuto nel laboratorio di pasticceria, grande comunicatore, giovanissimo campione regionale del Gelato World Tour nel 2016, vincitore del Festival del Gelato Artigianale nel 2018, e promotore, insieme alla compagna di vita e professione Jennifer Boero, di un progetto di green marketing che punta dritto al cuore del gelato.
Polpa di cabossa, limone e variegato stracciatella con cioccolato lavorato con metodo Modica
Banana e Arancia fermentata
Quest’anno – racconta Valerio – abbiamo deciso che era venuto il momento di dare importanza non solo al prodotto, continuando a investire in ingredienti di altissima qualità e in macchinari all’avanguardia, ma a fare in modo di indirizzare la produzione verso la sostenibilità e la riduzione drastica della plastica, sia nella produzione che nel consumo, puntando, in un prossimo futuro, al plastic free.
Tonka ha infatti posto in primo piano l’importanza di produrre gelato secondo i dettami di un codice etico, promuovendo la tutela ambientale. Da qui l’idea di aderire a Treedom.
Piattaforma digitale con sede a Firenze che, dalla sua fondazione, ha permesso di piantare più di 1,3 milioni di alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia ad opera diretta degli agricoltori locali, contribuendo a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi.
Questi gli ingredienti base di Treedom: grafiche moderne, un’esperienza utente che deve molto al mondo del gaming ispirata a Farmville – gioco che simula la vita di un agricoltore e permette ai giocatori di piantare, far crescere e raccogliere piante e alberi virtuali – , un sistema di geolocalizzazione per garantire la massima trasparenza e la possibilità, aperta a tutti e a portata di tutte le tasche, di piantare alberi con un solo click.
A piantare e prendersi cura degli alberi sono comunità di contadini locali che li pianteranno insieme alle proprie colture annuali, come mais o fagioli. Grazie agli alberi da frutto, le popolazioni di queste terre hanno l’occasione di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento alimentare e di potenziare il loro reddito.
Valerio Esposito
Jennifer Boero
Come hai conosciuto la piattaforma Treedom?
Avevamo deciso di intraprendere una politica di “less plastic”, ma da sola non bastava, quindi abbiamo deciso di potenziarla con un progetto Green e di piantare degli alberi. Abbiamo trovato tante piattaforme “adottare” alberi, ma quello che noi volevamo fare era apportare un beneficio in più alla Terra. Così abbiamo deciso per Treedom, l’unica piattaforma affidabile che ci dava questa possibilità.
Come funziona?
Chiunque può andare sul sito e comprare un albero che verrà poi piantato. Ad esempio un albero di Cacao in Camerun, Papaya in Tanzania o Mango in Madagascar, tramite transazione. L’albero viene poi piantato dall’agricoltore locale, si riceve una carta di identità con geolocalizzazione e documentazione fotografica della sua crescita.
Perchè l’impegno ambientale è così importante per Tonka?
L’impegno ambientale per noi è importante perchè sono anni che portiamo avanti una politica di qualità, ma volevamo aggiungere l’ingrediente etico al nostro gelato, quindi abbiamo deciso di iniziare questo progetto facendo in modo che il messaggio arrivi al cliente.
In ogni fase di lavorazione ci deve essere benessere per tutta la filiera in modo che il momento del consumo del gelato fosse un momento di spensieratezza totale.
Quali sono i valori aggiunti al vostro gelato?
Qualità assoluta degli ingredienti utilizzati, lavorare con piccole aziende agricole e non, come ad esempio torrefazioni a carattere familiare; e km zero quando serve, quando lo riteniamo sano e opportuno.
Il nostro codice etico abbraccia tutta la filiera produttiva, il lavoro e la persona. Laddove, infatti, la materia prima proviene da piantagioni estere, preferiamo quelle aziende che diano il giusto compenso agli agricoltori e che siano attente alle condizioni di vita dei lavoratori.
Passion fruit e noce moscata
Caffè, datteri e arancia
Quali e Quanti alberi avete piantato?
Abbiamo piantato circa 15 alberi, ma abbiamo già progetti per la prossima stagione che ci permetteranno di portare avanti l’idea di un’etica che non tralascia nessun dettaglio.
Quali sono i gusti che hai creato per valorizzare i frutti degli “alberi di Tonka”?
Il Caffè, arricchito da un’infusione di anice stellato e variegato con una stracciatella di crema e il Caffè lavorato con olio essenziale di arancia e datteri; il Passion Fruit in veste di gelée a variegare un’aromatica crema di vaniglia del Madagascar e in veste di sorbetto (gelato a base acqua), vivacizzato dalla noce moscata; la Papaya, sempre lavorata a base acqua, che mixa la sua dolcezza con la freschezza del pompelmo e la piccantezza del pepe nero, e ancora la Papaya, sempre in sorbetto vivacizzata da un’estrazione di zenzero e da semi di sesamo caramellati.
Il Mango, con una fresca nota di basilico e stracciatella di carote e poi, nella seconda versione, aromatizzato da un’infusione di salvia e un variegato di frutti di bosco. Il quinto gusto dedicato agli alberi non poteva che essere il Cacao in una veste davvero nuova e insolita: estratto di polpa di cabossa (frutto del cacao) monorigine Equador, lavorato con succo di limone e vestito con una stracciatella di cioccolato trattato con metodo Modica e gelato al burro di cacao naturale, monorigine Perù, spolverato con polvere della stessa monorigine.
IL PROGETTO TREEDOM
Divenire soggetto proattivo in un presente orientato al buon futuro è il seme che ha dato vita ai progetti realizzando attraverso la piattaforma Treedom.
Collaborando con Treedom si può fare tutto questo e molto altro, perché ognuna delle collaborazioni viene creata su misura a partire dagli obiettivi delle aziende. Oggi sono più di 3000 le aziende che hanno scelto Treedom per mostrare il proprio impegno ambientale. Fra queste, ci sono tanti brand internazionali e iconici, ma anche tantissime piccole e medie imprese, che vengono seguite dai nostri consulenti specializzati per trovare una soluzione su misura; per il momento la nostra preferita è TONKA!
Mango, salvia e frutti rossi
Tonka • Il cuore del gelato
Via Ugo Foscolo, 15 – 04011 Aprilia LT
Tel. 348.6960986
Photo – All Rights Reserved – www.albertoblasetti.com
Ricerca e semplicità. Stagione e Territorio. Piccoli produttori, grandi materie prime e sensibilità estetica nel piatto. La cucina di Andrea Pasqualucci, chef trentenne del ristorante Momadi Roma, una stella Michelin, è un “gourmet semplice”, immediato, diretto, affilato, comprensibile, netto.
I fratelli Gastone e Franco Pierini, imprenditori nella ristorazione da oltre 40 anni e consapevoli del valore delle nuove leve, hanno messo al centro del progetto una giovane squadra under 35 anni.
Guidati dallo chef Andrea Pasqualucci, il Maitre di sala e Sommelier Federico Silvi e da Federico Cucchiarelli, hanno ricevuto nel 2018 la prima Stella Michelin puntando su una filosofia tanto semplice quanto rivoluzionaria: un rapporto costante e diretto con i piccoli produttori per portare nel piatto le risultanti di una filiera sostenibile, etica e di valore in tutte le sue componenti.
Ambiente moderno, arredamento essenziale, toni del grigio. Sala al primo piano, articolata, dinamica con le tovaglie di cotone tese come lame e la bella mise en place.
Aperto nel 2002, prima stella Michelin nel 2018, il nome del locale è stato ispirato dal Museum of Modern Art di New York, con l’aspirazione di riprodurre proprio il concetto di “contenitore di opere d’arte”.
«Nella mia testa avevo in mente uno spazio semplice, lineare, luminoso – commenta Gastone Pierini – ispirato ai grandi architetti del secolo scorso, su tutti Oscar Niemeyer, il creatore di Brasilia che perseguiva lo spettacolo dell’architettura. E pensando che anche il cibo dovesse essere uno spettacolo abbiamo realizzato una scenografia che gli fosse congeniale: materiali di grande pregio, come il travertino e il legno naturale, avrebbero dato la giusta importanza ad opere di “arte gastronomica”. La parola d’ordine di Moma è “contemporaneità”, che doveva essere ben visibile nelle sculture, nei quadri, nelle fotografie e nel piatto».
Tra piazza Barberini e piazza della Repubblica, il Moma – bistrot a pranzo e ristorante stellato a cena – oggi divide la sua accoglienza in due atmosfere distinte unite dalla stessa filosofia, dove ogni piatto diventa inno alla stagionalità e freschezza delle migliori materie prime provenienti solo da piccoli produttori. La grande distribuzione non è ben gradita ed è la questa filosofia che incontra ogni pietanza.
Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncinoSgombro marinato, pomodoro alla brace e prezzemolo.
«Aver incontrato Gastone – racconta Andrea– ha cambiato la mia vita. Ero un giovane cuoco deciso a mettermi in gioco in cucine importanti, come quella di Oliver Glowig e Moreno Cedroni, e trovare un imprenditore che avesse così chiara la visione della ristorazione futura è stata per me una folgorazione».
Tutte le sue preparazioni codificano sapori contadini della memoria, valorizzando spesso tagli poveri, come il quinto quarto e il pesce azzurro. Pochi ingredienti di base, sempre riconoscibili, uniti a profumi, spezie o erbe che ne esaltano i profumi. Amante delle note acide, i suoi piatti si contraddistinguono per picchi di sapore nell’alternarsi di dolce, amaro, acido, sapido, tenue, aspro e pungente. Quasi maniacale nell’attenzione e nella cura della scelta della materia prima, ha selezionato i suoi fornitori garantendosi eccellenze che rispettino i principi di prossimità, filiera corta e racconto del territorio.
Alta cucina caratterizzata dalla leggerezza della semplicità e dalle citazioni alla tradizione, l’inizio del percorso degustazione (“Cambiamenti” – 5 portate – 90€) la sfilata delle Amouse bouche rappresenta il bell’incontro tra alta cucina salata e alta pasticceria. Precisione millimetrica, equilibrio tra gli ingredienti, proporzioni perfette, un’alchimia fatta di formule di tradizione e di nuovi esperimenti così aggraziati da giocare disinvolti con i sapori dell’aia tra fegatini di pollo e formaggi, bon bon di deliziose tartare e cialde croccantissime.
Ecco la “croccantezza”, cifra stilistica e dettaglio costante nei piatti di Pasqualucci, di cui, ottimo interprete, sembra detenere il segreto.
A svelare questa su abilità, prima tra tutte le “sfoglia croccante” che arriva a tavola assieme al pane. Un sapore così centrato e intenso da riportarti immediatamente tra le mura dei forni di un tempo, quelli intrisi del profumo inebriante del pane e della pizza bianca, quella romana, con l’olio goloso negli incavi della fragrante trapunta traslucida qui sintetizzata in una semplice sfoglia. Ecco un bell’esempio di storie antiche e idee di futuro.
Anche lo Spaghettino tiepido all’olio di Coratina, melassa di cipolle e caprino “Anarchico”, affilato nella sua semplicità, è un accordo di sapori forti e ingredienti di carattere, che assieme si ammorbidiscono ed esprimono la loro armonia. Viene servito tiepido, cotto in acqua di pomodoro, emulsionato a freddo con olio di Coratina, cultivar pugliese dalle spiccate note pungenti e amare a ricordare una bruschetta, arricchito poi da caprino a dare la nota acida smussata dalla cipolla, resa quasi una melassa.
Chef Andrea PasqualucciAnimelle di vitello al fieno, agretti, bagna cauda e salsa cacciatora
“Il nostro orto di stagione in giardiniera”, manifesto gastronomico del Moma risultato di una certosina selezione della materia prima in continuo rapporto con la stagione, e che si rincorrono in un sapiente alternarsi di agro e dolce.
Le “Animelle di vitello al fieno, agretti, bagna cauda e salsa cacciatora”, cotte a bassa temperatura, panate e fritte in burro chiarificato e lavanda, vanno bene per tutte le stagioni, anche in presenza della bagna cauda e della salsa alla cacciatora che le irrora.
Le “Tagliatelle di seppia alla puttanesca”, rappresentano il vivo contrasto, il postmoderno incontro tra la graffiante salsa alla puttanesca – tirata, intensa, sapiente – e la leggerezza eterea della tagliatella di seppia: un perfetto esempio di recupero di stile di cucina del passato in una struttura gastronomica contemporanea, mediterranea. Davvero incisive nella loro netta dicotomia.
Chef, come si fa a rimanere sempre attuali?
Il modo migliore per rimanere attuali è avere sempre un libro sottomano. Studiare. Aggiornarsi continuamente. Informarsi, confrontarsi tra colleghi, sperimentare ogni giorno per rimanere al passo con i tempi, con i prodotti, con cotture, tecniche e sistemi di conservazione.
Qual è il futuro della cucina?
Il futuro della cucina sta tornando indietro, verso una cucina classica nel pensiero ma innovativa nell’interpretazione personale di ogni chef. Dopo la moda delle contaminazioni estere, si sta tornando ai sapori più decisi, concreti. Da un certo punto di vista, il futuro è riscoprire il passato.
Quali sono i piatti che ben rappresentano la filosofia di Moma?
I piatti che ben rappresentano la nostra filosofia di materia prima, prodotto territorio stagionalità: “Il nostro orto di stagione in giardiniera” è un piatto che cambia di continuo, anche settimanalmente e che è per sua natura in continua evoluzione. Il “Polpo verace alla piastra con radici e dragoncello messicano”, un piatto che cambia in base alle stagioni perché con esse mutano le radici: dalle rapette invernali ai ramoracci e alla scorzonera fritta. Il polpo quello non cambia, un polpo verace che proviene dalla Puglia. Cotto a bassa temperatura in modo da renderlo volutamente morbido all’interno e poi scottato sulla piastra per farlo risultare croccante fuori, è accompagnato da una maionese ottenuta dalla sua acqua con aggiunta di lime, aromatizzato da una nota di dragoncello, poi finito con una vinaigrette ottenuta con i pomodori gratinati sulla brace e conditi con aceto balsamico e Xeres.
Nel “Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncino”, che e che aderisce alla stessa filosofia di costa e asta, i contrasti e le acidità vengono apportati dalla piccantezza del peperoncino e freschezza della salsa burro, lime, scalogno e Pernod; il “Risotto anguilla, camomilla, origano e miele” (ricetta QUI) non ha invece stagionalità, e viene condito con la salsa Shoyu, che è una salsa di soia fermentata viterbese di ceci e farro.
Risotto anguilla, camomilla, origano e mieleIl nostro orto di stagione in giardinieraFranco e Gastone Pierini, Federico Cucchiarelli e Andrea Pasqualucci
Qual è, o quale dovrebbe essere, l’obiettivo di uno chef e qual è il tuo?
Ogni chef ha il suo obiettivo, ma credo che ciò che ci accumuna sia l’apprezzamento del nostro lavoro, raggiungere il riscontro più positivo possibile da parte del cliente, che è sempre al primo posto.
Più di tutto, per me riuscire a mettere la propria personalità, il proprio carattere nel piatto, rendere riconoscibile la propria cucina. Ognuno ha la sua impronta, ognuno ha la sua storia. Fare in modo che tutto questo al cliente, è il massimo.
Qual è la partita che ti diverte di più?
Mi trovo a mio agio in tutte, mi diverte molta la Pasticceria, ma la partita in generale che preferisco è quella della domenica a calcetto con gli amici – ridiamo.
LA CANTINA
La carta rappresenta le migliori zone vinicole italiane e, certamente, si concentra sui grandi classici,come i “Super Tuscan”, i rossi Piemontesi, i bianchi Friulani e i vini delle Isole, con una accurata selezione delle annate più importanti. Presenti anche alcune delle migliori bollicine italiane, Franciacorta in testa. Immancabile un giusto tributo ai rossi di Francia, con una selezione delle aree di eccellenza, come Borgogna, Bordeaux, Loira e Champagne. Uno spazio a parte è dedicato alle piccole produzioni artigianali, vini unici che raccontano i territori e il lavoro attento e meticoloso dei vignaioli, con alcune chicche del territorio laziale.
BIOGRAFIADELLO CHEF
Chef del Moma è Andrea Pasqualucci, romano, classe 1989. Convinto fin da ragazzino che la cucina fosse la sua vera missione si iscrive all’IPSSAR di Tor Carbone. La sua prima esperienza è con lo chef Armando De Giorgi, suo mentore, che gli trasferisce le sue competenze e la passione per la cucina. Da Aroma, con lo chef Giuseppe Di Iorio, impara le basi della cucina francese e come si viva in brigata, facendo lavoro di squadra. Approda poi all’Hotel Aldrovandi, dove lavora con lo chef Oliver Glowig: qui, comprende la centralità dei prodotti italiani e l’importanza della cura per gli ingredienti. L’amore per il mare lo conduce fino a Senigallia da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, dove affina le sue conoscenze sulle lavorazioni del pescato. Nel 2017 i fratelli Pierini affidano ad Andrea la cucina del Moma.
Tra l’Aventino e la Piramide Cestia, c’è un nuovo indirizzo dedicato alla spesa d’eccellenza. Al Banco, il meglio delle carni italiane e straniere, selezioni di salumi, formaggi, pane, gastronomia e prodotti del territorio di altissima qualità; ai tavoli la cucina dello Chef Matteo Militello realizzata con passione partendo dall’elaborazione creativa dei tantissimi prodotti ricercati in vendita.
Cresce la spesa alimentare e le botteghe mettono la quinta gareggiando con i supermercati. Una proliferazione interessante, determinata da vari fattori che vanno dalla recente forzata impossibilità a mangiare fuori casa, al bisogno di gratificazioni a tavola, passando per la ritrovata voglia di cucinare, gratificarsi e tornare a condividere esperienze enogastronomiche.
Per questa via “i buoni esercizi di prossimità” stanno registrando i migliori risultati sul piano imprenditoriale, complice la ricerca, al momento degli acquisti, di un rapporto diretto, e quello di intessere o ritrovare quel sistema di piccole fiducie quotidiane, più frequente nelle realtà a misura d’uomo. Un’altra vecchia-nuova tendenza figlia della “grande incertezza” e del bisogno di ritrovare rapporti umani diretti, sguardi d’intesa, piccole grandi sicurezze e consigli ad personam.
Così apre Aventina, format inclusivo che riunisce sotto un’ unica insegna tante bontà della tavola con l’idea di offrire specialità sia per l’acquisto al dettaglio sia per il consumo in loco.
Da una parte vera e propria bottega – il cui fine è ricercare il meglio delle produzioni italiane del settore alimentare e mostrarle su un lungo bancone in cui trovano posto carni scelte accuratamente, formaggi, salumi di presìdi Slow Food, selezioni di pane, eccellenti qualità di pasta, riso, conserve, marmellate, vino e tanto altro – dall’altra cucina elaborata a partire dall’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.
Un luogo dove riscoprire il valore dell’artigianalità insieme a quello delle relazioni umane, un rapporto diretto con il gastronomo, macellaio e fornaio, che diventano depositari di saperi e dispensatori di suggerimenti per gli acquisti da tavola.
In cucina c’è lo chef Matteo Militello che si è subito riconosciuto nel “manifesto carnivoro” di Aventina, ha qui l’opportunità di trattare esclusivi tagli di carne che gli saranno indicati direttamente dal commensale, dando vita a una originale esperienza per gourmand fatta di sapori immediati lavorati da mano esperta.
La sua cucina è una summa di piccoli piaceri quotidiani e cibi ricercati, che punta alla gratificazione quotidiana così come a quella extra-ordinaria, in ogni caso basata su piatti semplici, costruita con materie prime genuine, nel rispetto della nostra terra.
“In passato sono andato a caccia – commenta Matteo Militello – e ho capito cosa significasse rispettare l’animale e l’ambiente. Questa pratica è fondamentale e, insieme all’etica, costituisce un unico filone che migliora la vita dell’animale, ha un minore impatto sulla natura e perfeziona notevolmente le produzioni”.
Nella fase di pre-opening Matteo ha rintracciato allevamenti senza impiego di OGM o antibiotici, piccole fattorie che valorizzano il rapporto uomo-animale dove non esiste lo stress favorendo così la resa di carni e latte.
A Banco troverete la Fassona piemontese di Oberto, una razza allevata tra le province di Cuneo e Torino – esclusivamente capi femmina che vantano una naturale distribuzione del grasso per una carne più tenera e saporita – il Coniglio grigio di Carmagnola, assieme alla Sashi di origine finlandese e alla Rubia Gallega, massima espressione della carne spagnola.
Chef Matteo Militello
Tartare di manzo, giardiniera, zabaione salato, foglie di cappero
“Negli anni si è persa la piacevolezza della masticazione della carne –spiega Matteo – per colpa dell’allevamento intensivo: le bestie non camminano più e non stando all’aria aperta non sviluppano muscolo. La scioglievolezza, fatta esclusione per le grandi tecniche di frollatura, non è un pregio, anzi. L’animale deve invece avere una vita dignitosa, muoversi senza restrizioni in uno spazio giusto, dove la terra e la natura circostante possano assorbire tutta la parte inquinante che esso stesso genera. Basti pensare che gli allevamenti di bovini producono più gas serra dei trasporti!”.
Il concept di Aventina ruota intorno alla macelleria e vuole essere il nuovo indirizzo romano di riferimento per trovare la carne più pregiata, frutto di un minuzioso lavoro di ricerca in cui sono state individuate le migliori razze allevate nei pascoli del nostro territorio, con uno sguardo anche al panorama estero.
LA BOTTEGA DELLE SPECIALITA’: GASTRONOMIA, SALUMERIA & PANETTERIA
Per il banco di salumeria una selezione di cinque prosciutti tagliati a mano, quattro italiani e uno spagnolo: il celebre Jamòn Joselito, considerato il miglior prosciutto al mondo. La Toscana è ben rappresentata con i suini di Cinta senese di Casamonti, piccola realtà sperduta sulle colline dove i maiali vivono allo stato semibrado, mentre dall’Antica Norcineria proviene il Prosciutto Bazzone, uno dei presìdi Slow Food della regione. Nella zona della Tuscia è stato rintracciato Fabrizio Nocci, maestro del prosciutto di Mangaliza di Villa Caviciana. Siciliani sono i maiali del Parco Naturale dei Nebrodi che scorrazzano liberi sul punto più alto delle montagne da cui si scorge persino il mare. Tra gli altri pregiati insaccati artigianali dalla Puglia proviene il Capocollo Santoro di Martina Franca, il crudo di San Daniele del prosciuttificio Camarin, una delle migliori Dop nella località friulana. Dalle Alpi si passa poi alle “piramidi”, con i formaggi siciliani de La Paisanella, azienda all’interno del Parco dei Nebrodi, che fornisce il canestrato, la ricotta salata e quella infornata.
Al banco del fresco e a scaffale la selezione ricade sui prodotti lavorati “come una volta” che fidelizzano il cliente in un viaggio per l’Italia alla scoperta dei migliori produttori, amplificando così il concetto di artigianale e valorizzando territori dimenticati o lontane campagne.
Ogni giorno in negozio si trovano diverse tipologie di pasta fresca del pastificio Mauro Secondi, mentre per quella secca i formati sono dell’abruzzese Zaccagni o delle campane Gemme del Vesuvio e Vicidomini; sul riso è stato riscoperto il grano antico Carnaroli puro, grazie all’azienda Meracinque, o alle risaie di Cascina Oschiena con i loro portentosi chicchi differenziati in base alle diverse preparazioni e cotture. Dall’azienda Galline Felici, alle porte di Roma, provengono le uova fresche covate da galline che razzolano tranquille e depongono con i loro ritmi, mentre per quelle non più produttive scatta il tempo del buen retiro nella pensione dell’aia; sui ripiani dedicati ai lievitati si trova il pane del premiatissimo Forno Roscioli, realizzato con farine grezze ricche di gusto e sali minerali, impasti leggeri e digeribili, uso di sale esclusivamente biologico, oltre alla loro fragrante biscotteria secca.
In Sicilia altra virtuosa collaborazione è con Testa, famiglia di pescatori locali dal 1800, per le pregiate conserve di tonno e alici, emblema del concetto di microproduzione. Fiore all’occhiello lucano è MAB (Masseria Agricola Buongiorno) che si occupa della produzione e trasformazione del Peperone di Senise IGP,realizzando persino il ketchup di peperone crusco! Dell’azienda agricola pugliese Paglione sono i pelati raccolti a mano, inscatolati in purezza oppure lavorati come passata tra cui la Prunill, dal dialetto prun ovvero protuberanza, una varietà autoctona dalla texture setosa e dal sapore intenso che sarà impiegata anche dietro al bancone del cocktail bar per lo special Bloody Mary di Aventina.
Dalle Marche arrivano i mieli di Giorgio Poeta con qualità Acacia e Millefiori ma anche stella alpina e quello invecchiato. Tra le eccellenze del mondo vegetale non potevano mancare Morgan e Agnoni, che ha dedicato una esclusiva linea firmata Aventina venduta naturalmente in bottega e utilizzata anche nei piatti del ristorante.
Passeggiando sulla strada si intravede, invece, la luminosa e ampia vetrina dell’enoteca che accoglie una cantina di circa 250 etichette curata dal sommelier Gabriele Giannattasio. Referenze rappresentative di quasi tutto lo Stivale, con particolare attenzione ai rossi che ben si sposano con la ricchezza delle carni e dei salumi, senza tralasciare anche Francia, Slovenia e Germania. Tra le più blasonate cantine del territorio e qualche altra chicca in carta, una ricca selezione di bollicine italiane con gli immancabili Franciacorta di Ricci Curbastro e di Ca’ dei Pazzi, e Trento Doc, su tutti Ferrari. Sul versante francese, Dom Pérignon, Krug, Ruinart e Perrier-Jouet.
Tutte le bottiglie sono acquistabili singolarmente e, al contempo, vengono in mescita per pasteggiare o per accompagnare un aperitivo di ricercata sostanza dove non mancano taglieri di salumi e formaggi, come le selezioni Slow Food e cinque prosciutti tagliati a mano accompagnati da una focaccia home made. A questa proposta si aggiungono i migliori insaccati di mare come la bresaola di tonno, il pescespada affumicato, il salmone e il carpaccio di cuore di baccalà.
IL RISTORANTE E LA BRACERIA CON COTTURA AL BROILER
Il viaggio nel gusto passa anche per i tavoli del ristorante. Da Aventina si assapora fino in fondo il concetto “dal banco al piatto” perché tutto quello che è esposto nel reparto macelleria può essere gustato comodamente seduti in sala. Chianina, Fassona, Marchigiana, ma non solo: questo tour non si esaurisce nel nostro territorio ma ne valica i confini per scovare le migliori proposte internazionali, come l’appetitoso Black Angus e il ricercato manzo di Wagyu-Kobe.
Gli appassionati della carne si ritroveranno nell’eden della brace grazie all’uso del broiler, una griglia professionale su tre pietre ollari incandescenti che garantisce una cottura salutare, un gusto inconfondibile e una reazione di Maillard omogenea.
Oltre a rispettare pienamente la filosofia del “grigliare”, Militello ha riscoperto il filone delle carni da cortile, tenere e delicate, dal sapore pieno e dal retrogusto deciso, che armonizza in menu con alcune ricette, come nei Pici al ragù di cortile, dove pollo, coniglio, anatra, faraona e tacchino si amalgamano in un saporito sugo di carni bianche che condisce una generosa porzione di pasta fresca fatta in casa, fino al Riso croccante, quaglia e salvia, signature dish dello chef da provare per la particolarità della consistenza del riso, una mattonella croccante che riporta dritta alle gioie della cucina di casa, nappato da una salsa di quaglia e la sua carne, godibilissima.
Andrea Ceccarelli, Matteo Militello, Francesco Rosati.
Riso Croccante, Quaglia e Salvia
Per chi non dovesse preferire la carne, per ogni voce del menu, sarà presente sempre un piatto di pesce con referenze da dispensa integrate con gli arrivi giornalieri del miglior pescato, tra i quali i Tagliolini, mandorle e colatura di alici, il Baccalà Roma-Livorno e il Baccalà, acqua di olive leccino Agnoni, ciliegia caramellata e chutney di fico.
Da Aventina c’è spazio anche alle portate vegetariane, tra le quali il Gazpacho di parmigiana e le Polpettine di verdure arrosto con crema di fagiolini e datterini gialli. Per gli amanti dei condimenti una ragionata carta degli oli extravergine di oliva in cui si spazia dalle cultivar siciliane a quelle pugliesi, da quelle umbre a quelle toscane, da quelle laziali a quelle lombarde. A deliziare i golosi, invitanti dessert come l’originale Cannolo siciliano di Piana degli Albanesi farcito con ricotta di pecora, oppure l’omaggio allo chef bistellato Francesco Bracali con il Cappuccino tiramisù, il dolce al cucchiaio Crema di latte Salvaderi, composta di albicocche e crumble al cioccolato e sale, oltre alla linea di pasticceria dedicata in esclusiva ad Aventina dalla vicina Casa Manfredi.
Cannolo siciliano di Piana degli Albanesi
Momenti pre-cena da abbinare ad alcune birre artigianali del Birrificio Lariano o alla miscelazione che valorizza il made in Italy, con una ristretta selezione di gin, grappe, rum e amari squisitamente italiani, tra i quali l’introvabile liquore al carciofo di Agnoni o ancora i soft drink del Südtirol.
L’IDEA IMPRENDITORIALE
Patron di questa impresa è Andrea Ceccarelli, imprenditore del settore immobiliare, coadiuvato da Francesco Rosati, general manager, rientrato dall’Olanda dopo una esperienza pluriennale ad Amsterdam dove ha lavorato in prestigiose compagnie di settore come l’esclusivo member club Soho House. I due si sono conosciuti appunto in Olanda e l’idea di Andrea di dare nuovamente vita alle meravigliose botteghe di un tempo ha trovato in Francesco il perfetto braccio esecutivo, forte della sua esperienza nell’accoglienza. Originario di San Benedetto del Tronto, Francesco ha sposato il format che riunisce, sotto una unica insegna, tante eccellenze della tavola con l’idea di servire le specialità sia per l’acquisto al dettaglio che per il consumo in loco, grazie al ristorante che offre un menu basato sull’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.
Settima Edizione della Guida Street Food di Gambero Rosso che presenta molte novità interessanti: nuovi format, locali “etnici” di ottimo livello e grandi cuochi sempre più coinvolti nel settore street food.
600 indirizzi, 20 nuovi campioni regionali e due premi speciali: Street Food da Chef, per l’ interpretazione d’alta cucina di un piatto tipico dello street food, e Street Food on the road, dedicato alla migliore proposta di cibo di strada itinerante.
Tra le pagine anche i nomi di noti brand che hanno aperto attività dedicate al cibo di strada: necessità e virtù di reazioni proattive alle limitazioni imposte dalle misure sanitarie che hanno trovato nuovi confini tra delivery, grandi spazi aperti e parchi cittadini.
Semplice da acquistare, veloce da mangiare, da asporto per antonomasia e quanto mai di attualità in questo momento storico, lo street food è un fenomeno che non accenna a scemare, nonostante tutte le vicissitudini di questi ultimi mesi.
“Qualità dell’offerta e tradizione: anche quest’anno presentiamo il meglio del panorama del cibo di strada italiano” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Una tendenza enogastronomica in continua evoluzione che coinvolge sempre più spesso anche le cucine più rinomate con continue contaminazioni, ma senza dimenticare la nostra cultura e la nostra storia.”
LA GUIDA – I CAMPIONI REGIONALI Valle d’Aosta Alpanino | AOSTAPiemonte Mollica | TORINO Liguria O Boteco do Bonde Amarelo | GENOVA Lombardia Alvolo Cibi da Strada | PAVIA Veneto Amburgheria | MESTRE [VE] Trentino-Alto Adige Gusto Giusto | TRENTO Friuli-Venezia Giulia Al Ciketo | TRIESTE Emilia-Romagna ViaSaffi 32 |SANTARCANGELO DI ROMAGNA [RN] Toscana Firenzen Noodle Bar | FIRENZE Marche Il Chiosco |SAN BENEDETTO DEL TRONTO [AP] Umbria Prosciutteria del Corso | SPOLETO [PG] Lazio Il Maritozzo Rosso | ROMA Abruzzo Venditti Porchetta | LUCO DEI MARSI [AQ]Molise Eattico | TERMOLI [CB] Campania Sciuè Il Panino Vesuviano | POMIGLIANO D’ARCO [NA] Puglia Cime di Rapa Urban Street Food | LECCE Basilicata Pier39 | POTENZACalabria BOB Alchimia a Spicchi| MONTEPAONE [CZ] Sicilia Umbriaco Tavola Calda e Bottega | ENNA Sardegna Cibum | ORISTANO PREMI SPECIALISTREET FOOD ON THE ROAD Mollica’s | TOSCANA STREET FOOD DA CHEF MATIAS PERDOMO – EMPANADAS DEL FLACO| Milano
“Una guida che celebrauno dei patrimoni della nostra tradizione enogastronomica.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno “Un settore che si sta evolvendo anche grazie alla continua e costante attenzione ai prodotti di qualità made in Italy.”
Menzione Speciale per Theresianer e Zerocinquanta, sponsor della Guida, che rappresentano un universo di qualità che nasce dalla competenza dei migliori mastri birrai e dall’utilizzo di eccellenti materie prime che si fanno ambasciatrici di questo importante e dinamico capitolo della storia gastronomica italiana.
La versatilità della birra come accompagnamento allo street food ha favorito questa collaborazione tanto naturale quanto rilevante: il percorso gustativo della gamma Theresianer e delle proposte Zerocinquanta si manifesta infatti in diverse espressioni birrarie capaci di affiancare qualsiasi tipo di preparazione, esaltandone di volta in volta caratteristiche e peculiarità.
Photo Credits Carlo Maria Viola | www.imaginificio.it
L’appuntamento itinerante in 5 tappe – di cui ne rimangono 4 a partire da oggi – per conoscere e degustare vini d’eccellenza nella cornice dei “Borghi più belli d’Italia” tra luglio e settembre 2021, per un’estate di turismo ed enogastronomia.
Insieme a Valica e “I Borghi più belli d’Italia”, più di 400 etichette da 100 cantine diverse per gustare tutto il sapore dei territori, un percorso formativo sul vino e sugli abbinamenti con il cibi e Prenotazioni sul sito www.borgodivino.it o direttamente in loco.
Turismo ed enogastronomia, sono il binomio perfetto per far ripartire l’Italia. Con i riflettori puntati sulla bellezza e sul (buon) gusto prende il via “Borgo DiVino in tour”, iniziativa dedicata al mondo del vino e del turismo enogastronomico, promossa dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzata da Valica, la prima tourist marketing company in Italia, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia.
Un evento estivo itinerante, da luglio a settembre, in 5 tappe che si preannunciano come altrettante esperienze sensoriali in alcune delle cornici più suggestive del nostro Paese, certificate tra “I Borghi più belli d’Italia”. Sapori e profumi del vino nei vicoli, nelle piazze, rocche e meravigliosi scorci di terra e di mare, da esplorare a passo lento e calice alla mano.
Saranno più di 100 le cantine italiane presenti nelle cinque tappe di “Borgo DiVino in tour”, con circa 400 etichette di qualità proposte in degustazione e raccontate direttamente dai produttori o da sommelier professionisti. In ogni tappa ci sarà una forte rappresentanza di vini locali e regionali. In degustazione i vini classici – rossi, bianchi, bollicine – e produzioni di nicchia, tradizionali o ancestrali, tornate oggi alla ribalta, come ad esempio gli “orange wines” e i rifermentati.
Anche i Castelli Romani con la relativa produzione vitivinicola autoctona e sempre di maggior pregio, si sono mossi per divulgare, nei borghi baciati dalla bella e viva manifestazione, la conoscenza dei nettari del territorio, ottenendo un grande successo nella prima tappa inaugurale di Borgo DiVino 2021, che ha preso forma dal 2 al 4 luglio a Cisternino (BR), in uno dei “paesi bianchi” più amati di Puglia, nel cuore della Valle d’Itria.
Dal oggi 9 luglio fino all’11 sarà la volta di Cefalù (PA), uno dei più celebri affacci sul mare della Sicilia e… d’Italia!
Terza e quarta tappa sul versante Adriaco ospiti di due piccole perle tra Marche e Romagna: il Borgo antico di Grottammare (AP), in programma dal 23 al 25 luglio, e Brisighella (RA), dal 6 all’8 agosto.
La tappa finale del tour, dal 10 al 12 settembre, a Nemi (RM): il borgo, pur se non rientra fra quelli appartenenti all’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, non poteva mancare in quanto è la location “storica” che ha ospitato le prime 6 edizioni di Borgo DiVino.
In ciascuna delle cinque tappe sarà allestito un percorso formativo sul vino, attraverso l’esposizione di una ventina di pannelli, seguendo tre diverse guide:
alla degustazione del vino: quale bicchiere scegliere? A quale temperatura deve essere servito e consumato il vino? Quali i colori del vino?
all’abbinamento cibo-vino: qual è il miglior vino da abbinare al cibo che si sta consumando?
ai territori del vino in Italia, per poter viaggiare e trovare le produzioni tipiche delle zone scelte come meta delle prossime vacanze.
“Per Valica si tratta di una integrazione profonda con la propria attività di editore e concessionario di siti online, leader nel mondo del turismo e dell’enogastronomia. Dal web al territorio, dal digitale al fisico, per proporre esperienze di gusto che coinvolgano i nostri utenti. Non li accompagniamo più solo nella scelta della meta, attraverso i nostri consigli online, ma li vogliamo incontrare a tu per tu, in un luogo, coinvolgendoli in un evento pensato per loro, utenti web, curiosi, golosi, attenti all’esperienza turistica ed enogastronomica, capaci di suggerire e socializzare a loro volta l’esperienza vissuta” spiega Luca Cotichini di Valica.
“Anche per l’estate 2021 – dichiara Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” – i borghi si candidano ad essere le mete preferite di un turismo domestico che sceglie di trascorrere le vacanze in sicurezza alla scoperta dell’Italia più autentica e genuina. I Borghi più belli d’Italia si preparano quindi ad accogliere i visitatori con l’offerta che da sempre li contraddistingue: un mix di Bellezza, arte, storia, natura, tradizioni ed eccellenze enogastronomiche che raccontano l’unicità dei nostri territori e ci riconducono alle nostre origini”.
Per partecipare alle singole tappe è consigliata la prenotazione sul sito www.borgodivino.it. In alternativa, è possibile presentarsi alle casse dei singoli eventi, sperando che ci sia ancora posto…!
Un borgo da vivere, tanti vini da scoprire
Perfetta tutto l’anno, imperdibile d’estate. Cefalù incanta da sempre per il suo fascino glamour, le spiagge assolate e un centro storico particolarmente fotogenico. E sono solo alcune delle ragioni che hanno fatto dell’antico borgo di pescatori un piccolo tesoro tra i Borghi più Belli d’Italia.
L’appuntamento con Borgo diVino illumina della luce giusta le serate estive di questo borgo-gioiello a due passi da Palermo, da scoprire al chiaro di luna degustando i migliori vini del territorio oltre a una selezione di etichette nazionali. Sicilia DOC e Terre Siciliane IGT sono solo alcune delle denominazioni a garanzia di qualità di Cefalù e dintorni, prodotti da grandi cantine e piccoli artigiani del vino nella zona delle Madonie.
Cefalù è il secondo degli appuntamenti con Borgo di Vino di questa edizione 2021.
Come funzionano i TRE GIORNI NELL’UNIVERSO DEL VINO
Borgo diVino è un appuntamento aperto a tutti, non solo agli intenditori di vino. I centri storici di alcuni dei Borghi più Belli d’Italia diventano punto di incontro per appassionati, amanti del vino, curiosi e turisti di passaggio: tutti possono partecipare, assaggiare e conoscere i migliori vini dei territori e una selezione di eccellenze italiane.
Per le degustazioni va acquistato il ticket che dà diritto a un kit di degustazione con bicchiere, sacchetta e10 assaggi da consumare nei vari stand.
Nel corso dell’evento ampio spazio è dedicato alle degustazioni, per le quali si può acquistare l’apposito voucher che dà diritto a dieci assaggi con incluso il kit degustazione.
In viaggio, con la scusa del vino
Partecipare a Borgo diVino è anche occasione di scoperta di tutto quello che c’è intorno. A Cefalù non potrai che immergerti nelle atmosfere arabo-normanne della Sicilia tirrenica, che fanno di questa cittadina un patrimonio dell’Umanità UNESCO.
La Cattedrale della Trasfigurazione è il suo simbolo più riconoscibile, una grande chiesa con due campanili gemelli che domina lo skyline cittadino. Un po’ come la Rocca di Cefalù, monumento naturale che regala panorami mozzafiato sul mare e l’entroterra. E poi le spiagge, dove godersi una meritata giornata di tintarella.
Un viaggio tra i sapori di Cefalù non può che includere la pungente dolcezza di una granita al limone, rinfrescante bontà della cucina cefaludese. La pasta con le sarde e la provola delle Madonie sono solo alcune delle bontà che scoprirai in loco, bagnate dall’immancabile Nero d’Avola, il vino che rappresenta al meglio tutto il territorio circostante.
La cucina di Antonio Gentile è garbata, piacevole, mai aggressiva, mai eccessiva. Si muove con grazia verso la consacrazione delle ricette rilette della cultura culinaria mediterranea, verso la riconoscibilità dell’ingrediente nel piatto, la sua esaltazione, la sua essenzialità: voci sempre più decise di una tradizione Gentile che sta ben scrivendo le sue pagine.
Antonio Gentile è uno di quegli chef che bisognerebbe moltiplicare. Sorridente, educato, con la luce buona negli occhi, sempre disponibile al confronto, all’analisi intelligente, costruttiva, scevra da ombrosità e futili orgogli. La sua cucina gli somiglia, dentro e fuori. Un tutt’uno con le sue emozioni e la ricerca della propria voce.
Verso la definizione del proprio stile, la sua è una cucina in evoluzione, delicata, diretta, che lavora sulla sottrazione degli ingredienti e sulla concentrazione di un “sapore Gentile” che esprima nei suoi piatti la grande passione per sua la tradizione, l’alleggerimento portato dalla tecnica, la conoscenza delle materie prime, la voglia di bella stagione e colore nel piatto.
Ho la fortuna di conoscerlo da anni, e di aver potuto seguire le tappe della sua affermazione. Oggi è lo chef del 47 Circus Roof Garden, all’ ultimo piano del Boutique Hotel FortySeven, una raccolta terrazza con cucina su Roma e prospettiva sul Foro Boario, il Tempio di Vesta, l’ Arco di Giano e la Basilica di Santa Maria in Cosmedin, che custodisce la Bocca della Verità.
Cuore campano, alle spalle le cucine di Heinz Beck e Francesco Apreda, sguardo fiducioso al futuro, Antonio ha creato una squadra coesa; c’è rispetto e apprezzamento reciproco, un’armonia, un humus creativo che si riflette nei piatti sui quali lavora con l’intera brigata e il sous chef Daniele Bonanni.
Complice la luce di Roma, che non ha una tavolozza di colori uguale per tutti – ma ne ha tante quanti sono gli sguardi degli abitanti, dei turisti di un giorno e l’umore di chi si trova a osservarla da qui – sulla tavola, che diventa palco, non palcoscenico, arrivano pane e focaccia.
Due impasti, uno a lievito di birra, uno a pasta acida fatti “a’mmestiere”. Non serve altro. Poi la giostra delle Amuse Bouche. Tra tutte la “pralina” di ragù napoletano: la forza di un sugo di tradizione nel piacere tattile di un raffinato bon bon.
Chef Antonio Gentile
Tagliatella di Calamaro, estratto di insalata di Pomodori, Tapioca Soffiata
Crudo di gamberi rossi, melanzana affumicata, burrata, maggiorana e pane all’arancia
La “Tagliatella di Calamaro e estratto di insalata di pomodori”, è infatti un inno alla freschezza, all’estate, all’orto iodato, marino. Tonalità, chiare, eteree, in netto contrasto con il sapore determinato, che porta son sé il gusto e il ricordo dei pranzi al mare, dell’insalata di pomodori: una semplicità valorizzata dalla sottile texture del bianco calamaro con i piccolo crunch della tapioca soffiata. Due ingredienti protagonisti, sapore dritto, pulito, un lungo piacere che termina con l’ irrefrenata voglia di affondarci il pane per trattenere, nella sua spugna, fino all’ultima goccia la sintesi di pomodoro e l’illusione di una vacanza.
La tagliatella è nata proprio così – mi racconta – mangiavo un’insalata di pomodori e mi sono reso conto che tutto il meglio rimaneva nel fondo del piatto. Da lì l’idea, l’intuizione. Ho voluto ricreare quel sapore, concentralo. Qui c’è solo Pomodoro e Calamaro. La mia cucina si sta pulendo sempre di più: due, tre, quattro ingredienti al massimo. E tante note aromatiche.
Il “Crudo di gamberi rossi, melanzana affumicata, burrata, maggiorana e arancia”, è un piatto interessante, da mangiarsi con un ordine preciso per carpirne appieno il senso, il gusto.
La maggiorana qui gioca un ruolo determinante, e, se fosse una partitura musicale, farebbe da pausa e permette di apprezzare il gruppo di note che seguono. Gambero, stracciatella tritata, melanzana affumicata, maggiorana. Una sequenza di note di sapore in un completo armonico.
“Polpo arrosto, pesto di olive e prezzemolo, limone candito e salsa di impepata di cozze”, è un piatto centrato e concetrato. Una vera intuizione, un piatto che destruttura l’impepata di cozze e, nella sua essenzialità anche cromatica, porta in tavola (finalmente) un approccio diverso al tanto amato polpo. Il limone fa girare il piatto, il pepe lo spezia, l’olio al prezzemolo lo caratterizza, la salsa di impepata rimane fedele alla somma dei sapori della più nota versione tradizionale. Un piatto da provare.
“Nei tagliolini alle erbe, lupini, gamberi bianchi, mandorle e tartufo nero” (in foto di copertina) l’utilizzo delle erbe nella pasta dei tagliolini crea una base nuova per l’esaltazione dei protagonisti blasonati di mare e di terra, la vera nota distintiva è dietro le quinte, nella dolcezza complessiva del piatto, una rotondità resa possibile da una percentuale di brodo di pollo in fase di mantecatura. Una giusta e poco frequentata illuminazione.
Palamita arrosto, il suo fondo, verdure in agrodolce e sedano rapa
Polpo arrosto, pesto di olive e prezzemolo, limone candito e salsa di impepata di cozze
Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone del monaco
Mentre i “Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone del monaco”, neanche d’estate arrestano la loro corsa, c’è anche la “Palamita arrosto, il suo fondo, verdure in agrodolce e sedano rapa”, che è un encomio al crudo nelle sue espressioni vegetali e rivela l’amore dello chef per il pesce azzurro. Viene scottatta pochi secondi per lato, Antonio la serve accompagnata da un misto croccante di verdure, quasi una giardiniera, con le caratteristiche piacevoli punte di acidità. C’è poi il Rombo alla mugnaia e vignarola, ma c’è anche la Spigola al sale con le sue carni morbide e succose, oltre alle scelte di carne, prima tra tutte l’ottima “Tartare di manzo, nocciola, senape, misticanza aromatica e provolone del monaco”.
Chiude il percorso la Pralina di moscow mule che anticipa il dolce e la sua “Variazione di limone”, ma il viaggio continua con i Cocktails di Beatrice Oliviero, talentuosa bartender che vi sorprenderà con le sue miscelazioni di classe e sapore, mix di 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati e erbe aromatiche, in varie fasce orarie. Perfetta quella dell’aperitivo per godere anche di un memorabile tramonto da ammirare attraverso l’”Orange flavour”, suo signature cocktail, con Grand Marnier, Campari, succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica.
Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca Nicolotti, general manager del Boutique Hotel FortySeven. I piatti dello Chef Antonio Gentile sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza.
Base strategica per esplorare i dintorni, praticare sport outdoor e concedersi il brivido di un’avventura d’acqua dolce, l’Hotel Del Lago di Piediluco, situato in posizione panoramica con terrazze e vista incantevole sul lago, offre ai suoi ospiti uno sconto del 40% sui biglietti “Marmore Falls”.
Dall’Hotel del Lago lo sguardo domina una vista ineguagliabile: il lago, con la sua forma bizzarra e i suoi bracci allungati, appare incastonato tra verdi rilievi e vallate che compongono un paesaggio meraviglioso.
A pochi km, le Cascate delle Marmore, le più alte d’Europa offrono tante avventure Outdoor per tutti i livelli di adrenalina tra rafting, kayak e River Walking.
Il Lago di Piediluco, a poca distanza dalle Cascate delle Marmore, è un lago gemma, incastonato tra i Monti Luco e Caperno, ai confini di Umbria e Lazio. I suoi 13 km di sponda sono mossi, estremamente verdi, ricchi di insenature, artistici scorci, rocche, testimonianze storiche e antiche leggende.
La bellezza di questo luogo incantevole, meta da non perdere, ha affascinato poeti e scrittori nel corso dei secoli e continua a deliziare migliaia di turisti ogni anno.
CANOA al MOLO 21
Gli sportivi e gli amanti della natura non potranno di certo farsi mancare le avventure d’acqua dolce. Dal Molo 21 - Restaurant Beach Club, è possibile prenotare un corso o una singola lezione per scoprire ed ammirare tutto il bello di questo luogo, imparando a pagaiare in acque tranquille acquisendo la tecnica giusta e padronanza della canoa grazie ad un team di maestri super referenziati e ristorarsi con un buon drink.
RAFTING
Sotto le Cascate delle Marmore si trova il luogo ideale per il rafting. Se l’idea è quella di trascorrere una elettrizzante giornata all’aria aperta, fuori dall’ordinario, immersi nel verde e lontani dallo stress della vita in città, che voi siate in famiglia, in coppia, oppure con gli amici, la soluzione unica esiste e si chiama Cascata delle Marmore.
Facilissime da raggiungere, a solo un’ora di auto da Roma, la cascata si trova a Terni. Ogni anno, in ogni stagione, è meta di turisti che, da tutta Italia, e non solo, raggiungono la splendida Umbria per ammirare la maestosità del salto più alto d’Europa.
Diverse le alternative se si opterà per questa gita “wild”, che voi decidiate di “evadere” per un singolo giorno o per un intero weekend. Il centro Rafting Marmore si trova in località Papigno a due passi dalla cascata delle Marmore. Proprio dai piedi della cascata iniziano le discese in gommone per il rafting e per l’hydrospeed, due delle attività di punta del centro. In questo 2021 lo sport estremo sfida il Covid e in piena sicurezza e nel rispetto della normativa vigente punterà molto anche sul River Walking.
Per coloro che cercano un’esperienza adrenalinica c’è solo l’imbarazzo della scelta. A cinque minuti dalla Cascata si trova infatti il Centro Rafting Marmore che organizza discese in gommone, in Hydrospeed e Kayak lungo il fiume Nera. La partenza è situata proprio ai piedi della cascata e questo rende il tutto molto più suggestivo.
Il divertimento è assicurato e, soprattutto, nessun partecipante deve avere un’esperienza pregressa. Basterà infatti saper nuotare ed essere in buona condizione fisica per partecipare alla discesa.
Il rafting è sicuramente il più indicato per le comitive di amici e le famiglie, in quanto ogni gommone ospita fino a sei persone. Se invece si vuole vivere a pieno il contatto con la natura in modo individuale, da non perdere la discesa in hydrospeed: sarete solo voi e il fiume e vivrete un’esperienza che farete fatica a dimenticare.
KAYAK
Se poi si vuole provare qualcosa di veramente estremo il Centro Rafting Marmore offre anche lezioni di Kayak con maestri esperti che vi prepareranno per la discesa.
Ovviamente il tutto è svolto nella massima sicurezza e prima della discesa, qualunque essa sia, si tiene una lezione teorica e una pratica per far sì che oltre al divertimento, che è fondamentale, ci sia anche coscienza e consapevolezza, per evitare spiacevoli inconvenienti.
Il Centro Rafting Marmore ha pensato anche ai più piccoli, per i quali è prevista una discesa più “soft”. I bambini potranno fare Soft Rafting e come i “grandi” verranno dotati di tutta l’attrezzatura necessaria (muta, caschetto, giubbotto salvagente) e seguiti da uno dei maestri del centro.
River Walking
Il River Walking è il nuovo modo aperto a tutti per apprezzare il paradiso di giungla tropicale che si trova sotto la cascata più alta d’Europa. La Cascata delle Marmore viene aperta e chiusa da una diga a diversi orari della giornata. Quando la cascata è aperta il Fiume Nera ha una portata di 14 metri cubi al secondo che permette la pratica del Rafting e Hydrospeed. Quando la cascata è chiusa la portata scende 1 m³ al sec., è in questo momento che viene praticato il River Walking: la discesa guidata delle piscine naturali che si formano sul letto del fiume. Un’attività semplice, rilassante e che permette il contatto con un’ambiente unico al mondo come le Marmore.
Il Lago di Piediluco, a poca distanza dalle Cascate delle Marmore, è un lago gemma, incastonato tra i Monti Luco e Caperno, ai confini di Umbria e Lazio. I suoi 13 km di sponda sono mossi, estremamente verdi, ricchi di insenature, artistici scorci, rocche, testimonianze storiche e antiche leggende.
Ma Piediluco è anche un suggestivo borgo che fieramente issa la bandiera della sua nuova insegna gourmet: il “Molo 21”, ristorante a bordo lago con terrazze e vista sulla lussureggiante vegetazione umbra specchiata.
Ha aperto ufficialmente i battenti una manciata di ore fa, propone una cucina creativa, personale, che si stacca con decisione dalle proposte di matrice tradizionale del luogo, che liberamente gioca con gli abbinamenti tra materie prime d’effetto e antiche ricette rivisitate coadiuvate dalla nitida tecnica e voglia di fare bene dello Chef Matteo Puccio.
Una vera sfida per il territorio e per se stesso, un preciso obiettivo portato avanti per fare la differenza con l’esperienza acquisita nel tempo e il rinnovato entusiasmo di mettersi in gioco.
Il nome “Piediluco” deriva dal termine latino Lucus, ovvero bosco sacro, e significa letteralmente : “ai piedi del bosco sacro”. Abitato dall’uomo fin dall’età del bronzo, rimane avvolto da un’aurea di mistero e sacralità.
Sulla lunga via che attraversa l’intero borgo (via quattro novembre), si innestano stretti vicoli di pietra, si aprono piazzette dominate da platani secolari, altre bordate da rigogliosi tigli. Di qui è passato anche San Francesco, tanto che la Chiesa sul corso, oggi è Santuario Francescano ed è inserita nell’itinerario della VIA di FRANCESCO.
Non esiste modo migliore di prendere confidenza con il luogo, e con il lago, che attraverso un tour in battello. L’istrionico capitano si chiama Davide Crisostomi e, una volta salpati, sarà lui ad istruirvi sulla zona, arricchendo il racconto con aneddoti, storie e leggende popolari.
Di partenze ce ne sono parecchie, tutte dal Molo Miralago. Il costo del biglietto – rispetto alla piacevolezza dell’esperienza – è davvero irrisorio.
Sarà bello poi, una volta approdati a terra, di rigenerarsi con un aperitivo a bordo lago spostandosi di qualche metro. Il Molo 21 - Beach club (Viale Vincenzo Noceta, 6, 05100 Piediluco TR), ex “Circolo Canottieri Terni” fresco di restyling, è un luogo piacevolissimo che ben interpreta la sua dimensione di “spiaggia verde”, ma è anche estensione dei servizi per gli ospiti dell’Hotel del Lago il quale, a poca distanza ma in posizione dominante e con il Terminillo sullo sfondo, fa capo alla stessa appassionata proprietà e si accinge a cambiare volto a breve (ma questa è una storia che vi racconterò più avanti).
Hotel del Lago
Molo 21
Molo 21 Beach Club
Con il suo compatto manto erboso, il suo piccolo molo proteso verso lo specchio d’acqua, i salotti en plein air, il grande salice piangente, il Molo 21 è aperto tutto il giorno, con sdraio, lettini e canoe. L’offerta per l’aperitivo prevede una lista di cocktail ispirati al Lago, come l’Americano Lake (Campari, Vermut, Spuma di Birra Lager e rabarbaro), Birre Artigianali del Birrificio Piediluppolo, Soft Drinks, Variazioni di Spritz (Aperol, Hugo e Limonello) e un’ampia selezione Pinse Romane da condividere, fritti e taglieri.
Hugo Spritz
Pinsa romana, Fiori di zucca, Burrata e Alici
Americano Lake
Ma la vera sorpresa è il ristorante che si schiude al piano superiore. Due accessi, una sala, due terrazze.
Gli interni con le vetrate aperte verso il mosso paesaggio, l’arredamento minimal chic sui toni del blu e del grigio con i grandi lampadari di cristallo a contrasto, il pavimento a listoni di parquet, è dominato da una antichissima canoa, una suggestiva piroga appesa al soffitto che galleggia nell’aria; mentre i coperti all’esterno si accomodano sulla terrazza che domina il lago, la sua quiete, il suo calmo respiro.
Nessun dettaglio è lasciato al caso dalla proprietaria Susanna Sabatini, così come dallo Chef Matteo Puccio. Un dialogo di fiducia e rispetto che ha permesso di definire le coordinate di un nuovo spazio d’accoglienza curato dalle posate (scelte a forma di pagaia) ai calici di sottile cristallo, per portare in tavola nuove visioni del sapore.
Il ristorante Molo 21, che ha aperto ufficialmente i battenti da una manciata di ore fa, si prepara a far parlare di sé proponendo una cucina creativa, personale, sicura; che si stacca con decisione dalle proposte di matrice tradizionale del luogo, che liberamente gioca con gli abbinamenti tra materie prime d’effetto (come caviale, foie gras, aragosta, gamberi rossi, ventresca di tonno) e antiche ricette rivisitate coadiuvate da nitida tecnica e voglia di fare bene.
Chef Matteo Puccio ha portato qui la sua idea di “Cucina d’ Acqua”. Nato a Spoleto, classe 79, ha iniziato i suoi studi culinari alla scuola del Gambero Rosso, dove ha insegnato anche come Chef docente.
Chef Matteo Puccio
Tante le esperienze per il mondo, poi la gestione di locali, un talent culinario, e la voglia di tornare nella sua Umbria per fare la differenza.
Perchè la cucina dello Chef Matteo Puccio qui non ha riferimenti nè paragoni, e appare come un regalo, una sorpresa. Materie prime importanti, freschezza, innovazione, cura dell’impiattamento, colore, abbinamenti, pesce e frutta e tocchi di terra in libera espressione.
Ne scaturisce un Menu con 4 percorsi degustazione (da 9 e 15 portate) senza l’obbligo di condizionare l’intero tavolo. Due percorsi di Lago e Mare, due Vegetariani, la possibilità di abbinare bollicine e vini ad ogni percorso; un menu à la carte per soddisfare il palato di curiosi gourmand e habitué tra Crudi misti; Tartare di Kobe, Gnocchi di pane al nero di mare (rivisitazione di un antica ricetta umbra); Tofu fermentato, caramello salato, porro, cetriolo e lime, fino al Filetto alla Rossini.
Tonno, fondo bruno, lime
Aragosta ai 12 profumi
Anguilla, foie gras, cetriolo, lime, maggiorana e caviale
Amuse Bouche
Ne sono chiaro esempio Tonno, fondo bruno e lime, carnoso bon bon che lega le sapidità del mare a quelle della terra con un quel twist di aroma e freschezza tipico del lime; Pesca e Caviale al cucchiaio che chiude la giostra delle Amuse Bouche tra alzatine e piccole ceramiche dedicate; il Carpaccio di Aragosta ai 12 profumi e Fiori di campo, un gioco geometrico di lussi per il palato da assaporare centimetro dopo centimetro; la Trota alla coque con crema di pomodoro fermentato, fragola e polvere di capperi dove la consistenza del filetto di trota rimane impressa per proprietà di tecnica e acidità in equilibrio; così come per la Ventresca di tonno, nocciole del Piemonte, cipolle caramellate e crema di Djion e l’Anguilla, foie gras, cetriolo, lime, maggiorana e caviale: fronti diversi, citazioni esterofile e bel risultato.
Chiude la Granita di mela verde, lavanda e sambuco con gelato alla vaniglia. Non ultimo, il percorso degustazione ha un rapporto qualità prezzo degno delle migliori note: 15 portate a 55€ + percorso di abbinamento vini scelti da hoc 25€, panorami inclusi.
Il lungo percorso di degustazioni è una sorpresa, è stimolante, appagante; è la somma concentrata di esperienze eterogenee e di una connaturata educata ambizione. Chef Puccio rimane in equilibrio tra la voglia di proporre i suo piatti e quella di giocare con l’ospite, infatti lo sprona a non fermarsi all’atto del mangiare, ma a scoprire lui stesso le risultanti di nuove addizioni tra sapori. Una cucina protagonista, ma non prima donna, che merita di certo il viaggio.
In Libreria arriva la nuova Guida di Gambero Rosso dedicata al Sushi e alle delizie del Sol Levante. Tra i 250 indirizzi di cucina giapponese tradizionale, non mancano locali asiatici, cinesi o fusion, così come i ristoranti italiani con chef innamorati della cultura nipponica, le insegne che ammiccano al gusto italiano mixando i sapori del Mediterraneo con le tecniche del sushi e i ristoranti che si concentrano sulle forme del sushi. Perchè di Sushi ce n’è per tutti i gusti!
Un nome piccolo per indicare una grande cultura, perchè il sushi non è solo una delle pietanze più famose della cucina del Sol Levante, è prima di tutto espressione di una storia antichissima.
Questa immensa cultura gastronomica negli anni si è via via fatta strada nel mondo, passando da quotidiano orientale a fenomeno globale, conquistando palati, ponendo nuove basi per nuove ispirazioni, creando miriadi di contaminazioni creative a partire proprio dal simbolo nazionale: il sushi.
Da essa sono nate la cucina nikkei e nippo- brasiliana e la stessa tradizione giapponese vanta numerosi piatti che sono frutto di intrecci ed evoluzioni di preparazioni cinesi o coreane.
Il rispetto dell’ortodossia nipponica è stato il punto di partenza per elaborare questa nuova mappa del Gambero Rosso dedicata al sushi: la base di giudizio è stata prima di tutto tarata sui grandi cuochi e ristoratori giapponesi che in Italia hanno importato un pezzo importante della loro cultura.
“Una nuova pubblicazione per celebrare il meglio della cucina del Sol Levante in Italia.” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Il Gambero è da sempre attento alle nuove tendenze enogastronomiche. Siamo orgogliosi di questa nuova pubblicazione che esprime l’attenzione che da sempre riserviamo al Giappone, grazie anche alla vicinanza storica tra i nostri Paesi. Una guida che sicuramente aiuterà i lettori nella scelta dei migliori locali di sushi del panorama italiano.” “La cucina è da sempre contaminazione di gusto e di cultura” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno “La nostra nuova guida Sushi vuole celebrare l’internazionalità dei sapori. Quei sapori nuovi ed intriganti che, seppur provenienti da lontano, sono riusciti in pochi anni ad affascinare i nostri palati.”
Sono 7 i “Maestri del Sushi”, premio speciale nato in collaborazione con New Kenji, la varietà diRiso per Sushi che l’azienda Mundi Riso ha realizzato in stretta collaborazione con chef Giapponesi.
LA GUIDA 250 locali segnalati con 22 Tre Bacchette. La Lombardia è al vertice con 7 locali premiati, seguono il Piemonte e l’Emilia-Romagna con 3; Lazio, Campania e Puglia con 2; Toscana, Umbria e Abruzzo con 1
PREMI SPECIALI “I MAESTRI DEL SUSHI” – PREMIO NEW KENJI Haruo Ichikawa | Ichikawa – MILANO Yoshinobu Kurio | Yoshinobu – MILANO Hirazawa Minoru | Poporoya e Shiro Poporoya – MILANO Ikeda Osamu | Osaka – MILANO Wicky Priyan | Wicky’s Innovative Japanese Cuisine – MILANO Kato Shozo | Tomoyoshi Endo – MILANO Masashi Suzuki | Iyo Omakase – MILANO PREMIO “MIGLIOR PROPOSTA DI ABBINAMENTO SUSHI BEVANDE”Iyo Omakase – MILANO
GUIDA SUSHI DI GAMBERO ROSSO – La classifica delle TRE BACCHETTE
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