“GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050“, curata da Massimo Montanari e Laura Lazzaroni, è la prima di una trilogia di mostre che M9 – Museo del ‘900 dedica ai luoghi comuni italiani, per un confronto con la storia tra ricerca scientifica, esperienza pop, gioco, indagine critica, prospettive e ipotesi future. Un validissimo motivo in più per organizzare un viaggio a Venezia, fino al 25 settembre 2022.
Oltre alla mostra una serie di approfondimenti. Il mese di aprile sarà dedicato a Il Gusto del Futuro con il Convegno “Veneto biologico | Persone, modelli e politiche per un’agricolturasostenibile“, che ruoterà attorno a domande come: cosa mangeremo nei prossimi decenni? Quali sono le nuove forme di coltivazione? Che direzioni sta prendendo la ristorazione?
Massimo Montanari, oltre ad essere docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e docente ordinario di Storia medievale all’Università di Bologna, dove insegna anche Storia dell’alimentazione e dirige il Master europeo “Storia e cultura dell’alimentazione”, è giustamente, sacralmente, considerato a livello internazionale, uno dei maggiori specialisti di storia della storia dell’alimentazione.
Bellissimi i suoi libri. Approfondite le sue ricerche. Sempre coinvolgente la sua scrittura, il suo eloquio. i suoi studi sulla storia dell’alimentazione, intesa come storia a tutto campo che coinvolge i piani dell’economia, delle istituzioni e della cultura. Alla domanda, che spesso gli pongono, se esista o meno un gusto italiano, risponde così.
Qualcuno si ostina a sostenere che no, non si può definire “italiano” l’insieme composito di particolarità locali che caratterizzano la nostra cucina.
La scommessa di questa mostra è sostenere il contrario: che una cucina e un gusto italiano esistono, perché proprio quelle particolarità ne costituiscono l’ossatura. Esse non sono isolate e autoreferenziali ma costituiscono – da secoli – una rete di saperi e di pratiche che si conoscono, si confrontano, si integrano.
La cucina e il gusto italiano non sono la semplice somma, ma la moltiplicazione delle diversità locali, condivise in un comune sentimento della cucina. Nel nome di una straordinaria e irriducibile biodiversità culturale.
Presidente del comitato scientifico promotore della candidatura de “La cucina di casa italiana” quale patrimonio culturale immateriale UNESCO, assieme a Laura Lazzaroni, biologa, scrittrice e giornalista, hanno lavorato assieme ad un progetto italiano appassionante dal titolo “GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050 “, ovvero la prima di una trilogia di mostre che M9 – Museo del ‘900 dedica ai luoghi comuni italiani, per un confronto con il passato, il presente e il futuro, tra ricerca scientifica, esperienza pop, gioco, indagine critica e ipotesi future.
L’esposizione racconta come la relazione tra gli italiani e il cibo sia profondamente mutata in questi ultimi decenni, con un cambio di paradigma decisivo tra l’immagine tradizionale della cucina nazionale e una relazione sempre più complessa, segmentata e contraddittoria di un Paese che si sta trasformando nelle proprie abitudini, nei propri consumi e nella composizione sociale.
Al centro della riflessione, la parola “gusto”, che meglio rappresenta il rapporto tra individuo e società, quell’insieme inscindibile tra piacere individuale e condivisione collettiva, meccanismi nutrizionali e fenomeni culturali, capace di rappresentare la complessità dei temi legati al cibo. Racconta Laura Lazzaroni:
Abbiamo lavorato con un comitato scientifico di eccellenza, con scuole di design e laboratori, agenzie spaziali, istituzioni e associazioni, fotografi ed editori, artisti e artigiani.
Curare questa mostra con Massimo Montanari è stato molto emozionante! Per chi come me ama le parole, l’esercizio di cesellarle nel corso di interminabili “partite di ping pong” (abbiamo chiamato così i nostri scambi di testi in lavorazione, avanti e indietro, un colpo io, un colpo lui, via email, anche di notte) è stato fondamentale.
Ho imparato moltissimo, non solo dalla sua cultura e sensibilità (maniacale) applicata allo scritto gastronomico, ma anche dalla sua brillante ironia e garbo inscalfibile.
La mostra è accompagnata da un calendario di workshop, show cooking, convegni, talk e iniziative che coinvolgeranno il pubblico con il contributo di cuochi, scienziati e artisti che, fino al 25 settembre, esploreranno una serie di temi chiave.
Il mese di aprile sarà dedicato a Il Gusto del Futuro e ruoterà attorno a domande come: cosa mangeremo nei prossimi decenni? Quali sono le nuove forme di coltivazione? Che direzioni sta prendendo la ristorazione?
Ad inaugurare il palinsesto sarà il convegno Veneto biologico | Persone, modelli e politiche per un’agricolturasostenibile, in programma nel pomeriggio del 7 aprile dalle ore 17.30. Organizzato dalla Regione Veneto e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’incontro si propone di dialogare sul presente e sul futuro del settore biologico in Veneto, dei suoi modelli di business e degli impatti del biologico sulla alimentazione di ciascuno.
Il convegno sarà anche occasione per la presentazione ufficiale dello studio Atlante dei modelli di business delle imprese del biologico, nato dalla convenzione tra la Regione del Veneto e l’Università Ca’ Foscari Venezia nel quadro del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020. La ricerca, condotta dall’Agrifood Management & Innovation Lab del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, ha perseguito l’obiettivo di cogliere la varietà delle strategie delle imprese di questo importante comparto dell’economia regionale per individuare le sfide del futuro e meglio orientare le politiche pubbliche a sostegno.
Al termine dell’incontro è previsto un aperitivo biologico, riservato ai partecipanti all’evento. Per partecipare, iscrizioni qui. E qui il Programma dell’evento.
“Fish-Butcher” ad Anzio è il nuovo spin-off di Romolo al Porto, ovvero un “Ristorante di Mare Norcino” dove poter gustare salumi di pescato locale, primi e secondi, ma anche tartare, selezioni di caviale Giavieri e ostriche, tutto accompagnato da straordinari Champagne protetti da una cantina a vista.
Ammiro le persone affamate di sapere, che non perdono tempo, ma lo moltiplicano, che sfidano i proprio limiti, che si spingono oltre, che guardano il mondo con continua curiosità e continua voglia di imparare.
Walter Regolanti
Walter Regolanti, istrionico chef di Romolo al Porto, solida insegna ansiate tra i lustri del litorale romano, avrebbe potuto continuare comodamente a governare, assieme alla sua affiatata ciurma, l’ammiraglia di famiglia che solca generosi mari. E invece no. Sfrutta il vento della pandemia, vive la sfida e torna a studiare anzi, ad approfondire una materia che già possiede bene ma che gli avrebbe riservato sorprese, sapide soddisfazioni e aperto nuove rotte.
Perchè una “Norcineria di Mare” ad Anzio?
Fish-Butcher arriva dopo tanti anni di lavoro di studio. E’ un percorso che raccoglie le tante esperienze di vita e professionali, quella mia, di mio fratello Marco, di Umberto del meraviglioso staff di Romolo al porto.
Durante il lockdown ho avuto il tempo di fare ciò che raramente noi chef abbiamo il tempo di fare, il tempo di studiare, di leggere, di guardarmi intorno. Così ho avuto modo di fare sfogo alla mia curiosità e interessi, tra cui le fermentazioni, l’alta cucina, la cucina popolare, la cucina etnica.
Tra questi temi e libri, mi ha folgorato il ‘Grande libro del pesce‘ di Josh Niland, che mi ha illuminato sulla possibilità di recuperare il pesce come non avevamo fatto prima.
Nonostante veniamo dal mondo dell’ittica, questo testo mi ha mostra un modo nuovo di pensare a ogni aspetto della cucina di pesce.
Un libro che sprona a considerare il pesce per quello che è e ben oltre, ovvero una ricca fonte di proteine che merita, per ogni taglio, lo stesso rispetto reverenziale dedicato alla carne. Dalla scelta del prodotto alla sua lavorazione, dalle tecniche di frollatura e stagionatura fino ai trucchi per ottenere una pelle croccante, Josh Niland mette in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere sull’argomento.
Nel panorama anziate, cosa rappresenta Fish-Butcher?
Fish-Butcher è un modo nuovo e antico di mangiare il pesce, una valida alternativa al solito aperitivo ma anche una cena impostata su parametri totalmente diversi per quel che ha riguardato la “ristorazione marinara” fino a questo momento.
In carta tartare, selezioni di caviale Giavieri, ostriche, primi come “amatriciana di mare” e secondi come “ombrina, agretti e fondo bruno”, oltre ai dolci fatti in casa, e tutto da accompagnare con straordinari Champagne.
Come hai costruito questo nuovo concetto di mare che poggia sull’ esperienza centenaria della famiglia Regolanti?
Ho mandato lo staff a fare i corsi da Marco Claroni, chef amico che ammiro, ho osservato il lavoro di altri grandi chef come Lele Usai, Gianfranco Pascucci, Pasquale Palamaro. Professionisti che hanno iniziato questo studi prima di me e dai quali ho potuto attingere per migliorare, e senza prendere meriti che non mi spettano.
In cosa si distingue Fish-Butcher?
L’unica differenza, l’unico step in più che abbiamo compiuto, è stato quello di creare un luogo, un ristorante interamente dedicato a questo concetto, proprio accanto a Romolo al Porto per offrire una completezza di idee sul pescato che ci mancava con un design diverso, meno popolare e più moderno nell’ arredo.
Qual è il pesce che ti ha dato maggiori soddisfazioni tra lavorazioni norcine e stagionature?
Uno su tutti il Morone, la ricciola di fondale o centrolofo nero, che offre una qualità di carne che, se ben speziata, ti permette di spaziare e ottenere risultati meravigliosi, come il lardo di Morone, che è tra le nostre lavorazioni di punta; poi il tonno per la sua molteplicità di usi, per la bresaola che si riesce ad ottenere, che stupisce per le affinità con quella di manzo, così come per le salsicce al coltello e quelle di crostacei.
Noi, come sempre, lavoriamo solo pescato locale. Questo farà la differenza nella nostra offerta, che è dettata dal mare. Ci sono periodi con più varietà e pesci più piccoli e periodi, come questo, con pesci più grandi, ma in minori quantità.
L’apertura, da questo punto di vista, è andata benissimo, e i feedback ci stanno aiutando a calibrare la sapidità per ogni preparazione, che va dosata, controllata e capita. E tutto ci sta aprendo un mondo nuovo e questo è molto bello.
Oltre alle preparazioni artigianali, avete dovuto introdurre qualche macchinario specifico per raggiugere questi risultati?
Noi abbiamo un macchinario che da questo punto di vista ci aiuta tantissimo.
Il Pesciugatore, che è l’unico armadio per il Dry Age del Pesce a pH controllato, per l’affumicatura, cottura e cura dei salumi di mare. Controlla parametri specifici e ci da la possibilità di frollare, maturare e affumicare il pesce. Un macchinario di vitale importanza per chi voglia avvicinarsi a questa tipologia di preparazioni in totale sicurezza per l’ospite.
Oltre la passione, la ricerca e la competenza, cosa ha reso davvero possibile il tutto?
Lo Staff. La squadra, sempre propositivo e al passo con le nostre. La collaborazione e il sostegno sono stati determinati per l’apertura e lo saranno0 per il proseguimento di questa avventura.
Riapre il Ristorante Reale, 3 stelle Michelin d’Abruzzo a Castel Di Sangro, con un nuovo menù che racconta il viaggio di Niko Romito nella sperimentazione vegetale, sempre nel segno di una semplicità solo apparente.
Proposto assieme ad una carta di grandi classici e piatti inediti, la degustazione è il nuovo manifesto di sapori dove materia, ricerca, essenzialità e gusto dialogano per creare o ricreare una cucina italiana orientata al futuro e che sfida il percepito comune.
Il Ristorante Reale, tre stelle Michelin, cuore pulsante di un ex Monastero del ‘500 Casadonna a Castel di Sangro nel Parco Nazionale d’Abruzzo – e che comprende un vigneto sperimentale, un frutteto, un giardino di erbe aromatiche e spontanee, 9 camere di charme e l’“Accademia Niko Romito” – riapre il prossimo mercoledì 23 marzo con un menu vegetale orientato al futuro, che rivoluziona e riposiziona percezioni e gradimento del sentito comune in materia verde.
Quello di Niko romito è un nuovo lavoro sulle strutture vegetali, sulle texture, sulle maturazioni, che animano e stimolano lo chef da molti anni. Un processo creativo che si pone come obiettivo quello di estrarre da verdure e ortaggi nuove sensazioni e sentori, fino agli aromi sopiti all’interno delle materie prime, attraverso ricerca e sperimentazione continua, tradotta nella volontà di nobilitare ingredienti “semplici” attraverso creatività e intuizioni.
Linguina e peperone
Cipolla rossa, Vermouth e pepe rosa
Niko e Cristiana Romito
“Quest’anno più che mai, mi sono reso conto che i piatti vegetali sono quelli in cui la nostra creatività si è espressa in maniera tanto dirompente quanto assolutamente spontanea e proprio da qui nasce il nuovo menu degustazione vegetale; una tavola di colori, di gusti e sapori, che hanno sfumature gustative che altri ingredienti non hanno.
La chiave di volta è la preparazione, perché il processo creativo che guida la trasformazione dell’ingrediente, esaltando la sua forza gustativa, preservandone la purezza intrinseca e intervenendo sulla struttura e le sue sfumature, diventa, paradossalmente, più importante dell’ingrediente in sé.
L’esercizio creativo è stimolato dall’obbligo che la materia prima stessa impone di seguire delle regole, di sottostare a delle costrizioni che, nel vegetale sono rigidissime ma che se rispettate e interpretate, lo portano in un’altra dimensione.”
Carota. Carciofo. Broccolo. Cavolfiore. I suoi piatti assegnano spesso la parte ad un attore protagonista in cerca di autore, un monoingrediente frutto della generosa terra, e che attende all’uomo, al cuoco, allo chef di pensiero ricollocare e valorizzare.
E Niko lo fa una poetica assolutamente personale, nel segno di una semplicità solo apparente. Una semplicità che è sintesi complessa, che nasconde strati di uno studio sperimentale finalizzato all’estrazione concentrata di sapore puro, in consistenze cotte e crude, ricercate e ricreate.
Un piatto ben preparato è un piatto che soddisfa chi lo mangia e una carota o un cavolfiore possiedono la stessa dignità di un grande piatto di carne o di pesce.
Il nuovo menu degustazione è frutto di un lavoro di applicazione e impegnata riflessione sul mondo vegetale, che gli restituisce la complessità e la completezza che merita.
Ben oltre i retaggi culturali che legano le categorie verdi a derive di benessere ipocalorico e regimi dietetici, la bontà di un vegetale è un mondo da indagare, valorizzare, e dal quale lasciarsi sorprendere.
Oggi più che mai il lavoro del cuoco è quello di indicare una vita, oltre che stimolare e stupire palato, per aprire un orizzonte su un linguaggio sempre più attuale, che rispetta le esigenze di un mondo che sta cambiando e lascia un messaggio importante, specialmente ad un pubblico giovane che sarà chiamato ad affrontare le sfide e i cambiamenti che tutti noi stiamo già vivendo.
Cristiana Romito – la sala, l’assoluto d’accoglienza
Fusilli, pollo, rosmarino e polvere di peperone verde
Piccione fondente e pistacchio
Manzo torbato e patate
Anatra fredda e acqua affumicata di anatra
Spigola, lattuga e capperi
Granita di liquirizia, aceto di vino, cioccolato bianco e aceto balsamico
Essenza
Meringa, lampone e mou
“Della mia cucina si dice spesso che è semplice. È verissimo, nel senso che manca di complicazione, eppure sottintende una notevole complessità. La complessità in cucina può essere vantaggiosa, la complicazione mai”.
La degustazione prevede 14 portate a 170 euro, a cui l’ospite può aggiungere altre tre portate a 30 euro/cad dalla Carta reale.
Si chiama Ievgen Klopotenko, ha 35 anni, è lo chef del Ristorante “100 rokiv tomu vpered” di Kiev, è stato il vincitore di MasterChef Ucraina, ed è l’unico ucraino nella lista “50 Next”, ma non ha esitato un attimo a trasformare il suo ristorante in un rifugio per militari e a lanciare un appello internazionale ai cuochi per sentire e stimolare sostegno e vicinanza: «Make Bortsch not War».
Per i primi tre giorni abbiamo utilizzato gli ingredienti stoccati nelle celle frigo, ora sono i fornitori che ci aiutano con quello che possono. Un giorno pollo, un altro orate congelate, a volte solo verdure… Non sappiamo cosa cucineremo domani, dipende da quello che ci viene fornito. I negozi sono quasi vuoti e il poco che si trova è destinato alla popolazione. È già un problema trovare farina e cereali, perché sono i primi prodotti che tutta la gente ha accumulato in dispensa all’inizio degli attacchi. Il ministro dell’agricoltura sta cercando di ripristinare le forniture.
Così racconta lo Chef Yevgeniy Klopotenko unico ucraino nella lista ’50 Next’, i talenti del futuro prossimo in cucina, patron del ristorante “100 Rokiv Tomu Vpered”, tradotto dall’ucraino “100 anni fa nel futuro”, che distingueva la sua cucina con aggiornamenti moderni sui piatti tradizionali ucraini e che, anche negli arredi, seguiva il tema della “creazione di una connessione tra il passato storico e il presente innovativo dell’Ucraina”.
Abbiamo dovuto adattare il nostro modo di cucinare alle grandi quantità. Eravamo abituati alla cucina fine dining, menu creativi per poche persone ogni sera. Ora cuciniamo per migliaia di persone, i piatti devono essere gustosi e nutrienti, e devono restare caldi e buoni anche dovendoli trasportare. Vorrei che la comunità internazionale capisca chi siamo, che l’Ucraina esiste, che non siamo parte della Russia, abbiamo la nostra cultura, anche gastronomica. Quando tutto questo finirà, vorrei invitare tutti a vedere chi siamo, un Paese che non ha paura, che ha combattuto per difendere la propria libertà.
Il ristorante è suddiviso su due livelli. Una sala da pranzo, un bancone bar, una sala banchetti utilizzata per feste private e masterclass tenuti dallo chef Klopotenko, mentre una sala da pranzo più piccola e una cucina si trovano al primo piano, dove, grandi finestre facevano entrare la luce del futuro. Adesso ci sono circa 30 persone, la metà per proteggersi dalle bombe, mentre gli altri cucinano per i militari. Poi dipende dai giorni, quando suonano le sirene il numero aumenta.
L’appello: «Make Bortsch not War»
Sto chiedendo a tutti i cuochi internazionali di cucinare il Bortsch e di servirlo nel proprio ristorante, di postarlo sui social, perché è un piatto Ucraino. A volte basta poco, “Make Bortsch not War” ci aiuterebbe a sentirci meno soli – sottolinea infine Klopotenko – e ci farebbe sentire il sostegno dei nostri colleghi nel mondo.
Ora il presente è (purtroppo) molto diverso da come lo si poteva immaginare. Un presente strappato al presente stesso. Con un futuro da ricostruire partendo e ripartendo dalla propria identità forte e fiera, dalla propria cultura, dalle proprie radici che, quando sono profonde, non gelano mai.
Il gelato sostenibile è il grande protagonista della sesta edizione della Guida Gelaterie d’Italia 2022 del Gambero Rosso che ci porta a conoscere i migliori indirizzi d’Italia in “materia soffice” di Gelateria artigianale. Dove la trovate? In Libreria!
“Anche quest’anno la guida Gelaterie ci porta alla scoperta dei maestri del gusto che, da Nord a Sud, ci raccontano attraverso i loro mix e la loro sapienza i sapori dei nostri territori e il meglio che le eccellenze Made in Italy offrono, con un occhio sempre più attento alla Sostenibilità.”
Queste le parole di Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso, alla presentazione della sesta edizione della guida Gelaterie d’Italia 2022 in collaborazione con ORION.
Il gelato “sostenibile” è infatti il grande protagonista di questa nuova guida targata 2022 che ci porta a conoscere i migliori indirizzi d’Italia in materia soffice di Gelateria artigianale.
Luoghi del buono, dove questo dolce popolare e regale, fresco, goloso e semplice solo in apparenza, si nutre di territorio e grande passione.
Per realizzarlo bene si seguono precise regole, materie prime di alta qualità frutta fresca e processi produttivi etici e trasparenti, sia per quanto riguarda le materie prime sia per il packaging che diventa elemento sempre più importante per raccontare le proprie scelte.
Un gelato tradizionale ma profondamente autoctono, meno dolce ma non meno goloso. Un gelato figlio di professionisti per i quali scienza e natura costituiscono un binomio sempre più inscindibile. Un gelato che vuole in campo professionisti attenti e preparati, chimici e contadini al tempo stesso, imprenditori illuminati capaci di cogliere al volo gusti ed esigenze di un pubblico più che mai attento in tema di alimentazione, che vuole sapere come e dove nasce tutto ciò che finisce in un cono o in una coppetta.
Si moltiplicano infatti gli orti e i frutteti di proprietà, le liste degli ingredienti con nome e cognome dei fornitori per valorizzare al massimo il territorio e cresce la cura dei particolari.
Prevalgono come sempre i gusti “rassicuranti” a cominciare da cioccolato, mandorla e pistacchio e aumentano le opzioni senza zucchero, senza lattosio e senza uova studiate e calibrate con grande attenzione anche per chi è costretto a delle rinunce. La parte creativa e innovativa è molto presente ma anch’essa è al servizio della natura con intriganti mix di frutti, spezie, fiori ed erbe.
“La conoscenza dei prodotti e la competenza dei grandi professionisti hanno reso il gelato un’arte che raggiunge standard qualitativi sempre più elevati. Da sei anni tracciamo questa evoluzione segnalando come sempre il meglio che il panorama italiano di questo settore offre.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno.
LA GUIDA
Sono 461 gli esercizi segnalati in guida, con oltre 40 nuovi ingressi. Aumentano i Tre Coni che passano a 61: Terra Gelato a Milano; Pallini a Seregno (MB); Fatamorgana a Roma e Officine del gusto a Pignola (PZ) entrano nell’olimpo delle Gelaterie italiane.
La Lombardia è al vertice con 14 locali premiati con i Tre Coni segue il Piemonte con 9; l’Emilia-Romagna con 8; il Lazio con 7; il Veneto con 6; la Toscana con 4; Liguria, Campania, Basilicata e Sardegna con 2; Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia con 1.
5 i premi speciali: GELATIERE EMERGENTE – ERIKA QUATTRINI – Il Pinguino Quattrini FALCONARA MARITTIMA [AN] / MIGLIOR GELATO AL CIOCCOLATO – CORNAREDO [MI] – PREMIO SOSTENIBILITÀ – Moou TORINO / MIGLIOR GELATO GASTRONOMICO – L’Albero dei Gelati – MONZA [MB] / VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI LOCALI – Materica SONDRIO
Per la sezione de “Il Gelato del Pasticcere”, la mini guida che da nord a sud menziona a pari merito, senza alcuna graduatoria, i maestri pasticceri che si cimentano col sottozero, sono 38 i maestri dell’arte bianca presenti con un gelato ricco, corposo, goloso, diverso da quello dei maestri gelatieri, ma senza dubbio di grande qualità.
i TRE CONI D’Italia 2022
Piemonte
Canelin | ACQUI TERME [AL]
Marco Serra Gelatiere | CARIGNANO [TO]
Gelati d’Antan | TORINO
Mara dei Boschi | TORINO
Casa Marchetti | TORINO
Nivà | TORINO
Ottimo! Buono non basta | TORINO
La Tosca | TORINO
Soban |VALENZA [AL]
Liguria
Cremeria Spinola | CHIAVARI [GE]
Profumo| GENOVA
Lombardia
La Pasqualina | ALMENNO SAN BARTOLOMEO [BG]
Il Dolce Sogno | BUSTO ARSIZIO [VA]
Oasi American Bar | FARA GERA D’ADDA [BG]
Artico | MILANO
Ciacco | MILANO
Crema | MILANO
Lo Gnomo Gelato | MILANO
Paganelli | MILANO
Pavé – Gelati & Granite | MILANO
Terra Gelato | MILANO NUOVO INGRESSO
Chantilly | MOGLIA [MN]
L’Albero dei gelati | MONZA
Pallini | SEREGNO [MB] NUOVO INGRESSO
VeroLatte | VIGEVANO [PV]
Veneto
Gelateria Naturale Scaldaferro | DOLO [VE]
Golosi di Natura | GAZZO [PD]
Chocolat | MESTRE [VE]
Gelateria Marisa | SAN GIORGIO DELLE PERTICHE [PD]
Dassie – Vero Gelato Artigiano | TREVISO
Zeno Gelato e Cioccolato| VERONA
Friuli-Venezia Giulia
Timballo | UDINE
Emilia-Romagna
Cremeria Santo Stefano | BOLOGNA
Cremeria Scirocco | BOLOGNA
Stefino | BOLOGNA
Bloom | MODENA
Ciacco | PARMA
Cremeria Capolinea | REGGIO EMILIA
Sanelli | SALSOMAGGIORE TERME [PR]
Il Teatro del Gelato | SANT’AGOSTINO [FE]
Toscana
Gelateria della Passera | FIRENZE
Chiccheria | GROSSETO
De’ Coltelli | PISA
Dondoli | SAN GIMIGNANO [SI]
Marche
Paolo Brunelli | SENIGALLIA [AN]
Lazio
Gretel Factory | FORMIA [LT]
Greed Avidi di Gelato | FRASCATI [RM]
Fatamorgana | ROMA NUOVO INGRESSO
La Gourmandise | ROMA
Otaleg! | ROMA
Stefano Ferrara Gelato Lab | ROMA
Torcè | ROMA
Abruzzo
Gelaterie Duomo – Il Paradiso del Gelato | L’AQUILA
Gli States confermano la passione per il vino italiano: storia, territori, diversità sono i plus che conquistano il mercato americano.
“E’ importante riprendere a viaggiare, e ristabilire i contatti diretti con i mercati di riferimento, a maggior ragione in questo momento complesso”, queste le parole di Chiara Soldati, solare produttrice vitivinicola e donna del vino, alla guida della Tenuta La Scolca, rinomata azienda situata sulle colline di Gavi, un piccolo paese sulle montagne dell’Appennino in provincia di Alessandria in Piemonte.
Dopo dodici giorni intensi di tour negli Stati Uniti, vissuti tra incontri con stampa di settore, premi, partnership consolidate e nuove alleanze, La Scolca, la più antica cantina di Gavi, una delle prime realtà del comparto vitivinicolo italiano a torna in America per presentare i suoi vini.
Fitto il calendario degli appuntamenti, a partire dal Best of the Best, svoltosi a Miami, che ha visto 50 dei migliori chef a stelle e strisce proporre i loro piatti in abbinamento con le circa 60 etichette che per Wine Spectator, autentica bibbia della critica enoica internazionale, hanno meritato uno score a partire da 90 punti.
“Abbiamo percepito una grande attenzione nei confronti delle eccellenze tricolori – spiega Chiara Soldati – e una grande voglia di tornare a visitare il nostro Paese. Ed è nostro dovere quello di proporre nel migliore dei modi il nostro straordinario patrimonio di arte, cultura e prodotti. Siamo custodi di una bellezza senza pari, ancora più preziosa, agli occhi del mondo, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo in queste settimane terribili”.
Un Made in Italy che ha vissuto un momento importante nell’ambito del Discover Boating Miami International Boat Show, il più importante evento di barche e yacht al mondo, nel corso del quale La Scolca ha confermato la partnership con il Gruppo Ferretti, marchio iconico della navigazione di lusso che vanta nel suo portfolio nomi come Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, CNR, Custom Line e Wally. Un mix, quello tra le etichette La Scolca e le imbarcazioni Ferretti, che ribadisce quell’Italian Style tanto apprezzato dal pubblico d’oltreoceano. Come è chiaramente emerso anche nel corso del Food Network & Cooking Channel South Beach Wine & Food Festival presented by Capital One (SOBEWFF®), contesto che ha visto sancire un altro importante traguardo, la partnership tra La Scolca e Coravin.
“E’ stato certamente emozionante ritrovarsi in un contesto che rappresenta il gotha della produzione mondiale – racconta Chiara Soldati, CEO de La Scolca – Così come è stato bellissimo tornare a viaggiare, a incontrarsi e a confrontarsi. Ma la cosa che mi ha riempito di orgoglio, aldilà del successo delle nostre etichette, è stato percepire la passione degli Americani per i vini italiani dei quali apprezzano particolarmente la storia, i territori, la straordinaria diversità e lo stile che caratterizza in modo inequivocabile il Made in Italy di qualità”.
Il viaggio ha rappresentato inoltre l’occasione per presentare finalmente “live”, a stampa e operatori di settore, i vini della maison piemontese più venduti negli USA: Gavi dei Gavi ® Black Label, Gavi dei Gavi ® D’Antan e Gavi La Scolca.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare e stimolare una riflessione che possa portare a un nuovo approccio nel mondo del lavoro.
Così, la Fondazione Gambero Rosso, creata nel 2012 con l’obiettivo di dare risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, da novembre 2021 ha coinvolto alcuni dei volti femminili più importanti del mondo dell’agroalimentare italiano per parlare di parità di genere.
Ne è nata una rubrica fissa, con interviste a tutto tondo che tracciano un quadro della situazione fondamentale per compiere un nuovo e imprescindibile passo avanti sulla parità di genere.
A commentare le prime testimonianze di imprenditrici e imprenditori della produzione agricola ed enoica italiana, esperte ed esperti della ristorazione, personalità delle Istituzioni, della politica, dei servizi e delle Banche, è intervenuta la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti:
“Per crescere e guardare al futuro, il Paese ha bisogno del talento e della creatività delle donne, ed è il motivo per il quale investire in lavoro femminile per aumentarne quantità e qualità non è soltanto una questione di giustizia ma di efficienza del sistema Paese e di benessere per tutti.
Ne sono consapevoli quelle aziende che da tempo promuovono politiche di inclusione e diversity per sostenere il lavoro delle donne, come emerge con chiarezza dalle interviste pubblicate su Gambero Rosso. Ne è pienamente consapevole il governo, che ha scelto di investire in modo prioritario sul lavoro femminile con azioni concrete, inserite nella prima Strategia nazionale per la parità di genere di cui, per la prima volta, il Paese si è dotato.
Lavoro, reddito, competenze, dimensione del tempo inteso come armonizzazione tra la vita lavorativa e familiare, potere e leadership femminile, sono i suoi cinque assi prioritari.
La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti con dedizione questa rubrica dedicata alle donne, non solo perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale sensibilizzare tutti gli operatori del settore sulla parità di genere.
Più lavoro per le donne, in tutto il territorio nazionale, riconoscendo non solo i ruoli che oggi ricoprono, ma favorendo l’accesso ai settori strategici di sviluppo. Abbattere quella differenza salariale che è uno dei fattori di disuguaglianza di fatto, ostacolo anche allo sviluppo economico complessivo del Paese. E ancora, armonizzazione dei tempi della vita familiare e del lavoro: la riforma del Family Act, con il sostegno alla genitorialità, incentiva il lavoro femminile e la condivisione paritaria dei carichi di cura tra le donne e gli uomini come elemento di investimento sia di carattere sociale che di carattere economico, supportato anche dal forte incremento dei servizi educativi che saranno realizzati tramite il Pnrr, a partire dagli asili nido.
Accanto a questo c’è la scelta di sostenere le donne al rientro dalla maternità. In legge di Bilancio abbiamo introdotto un meccanismo di decontribuzione a favore delle lavoratrici, perché l’esperienza della maternità, che nella carriera di una donna resta uno dei momenti fragili, assuma un valore nuovo.
Con l’introduzione della certificazione per la parità di genere per le imprese compiamo un ulteriore passo: le aziende sanno che se investono in inclusione femminile, in politiche per la parità di genere, avranno benefici di carattere fiscale. Abbiamo poi introdotto, per gli appalti nel PNRR, un nuovo meccanismo per cui le aziende hanno dei punteggi maggiori se mettono in campo politiche di promozione del lavoro femminile.
Una visione e un metodo nuovi che, anche grazie alla sinergia con il mondo delle imprese, hanno attivato un processo che ci farà crescere e farà crescere tutto il Paese. Più lavoro femminile vuol dire più ricchezza e benessere per tutti, ma anche dare compimento alla scelta democratica che le madri e i padri costituenti ci hanno consegnato: una democrazia animata dai sogni, le aspirazioni, i progetti, il contributo delle donne e degli uomini insieme.”
Le riflessioni e le proposte emerse dalla rubrica sono state fortemente condivise sia nel tono sia nei contenuti. Tra i temi più ricorrenti:
difficoltà nel conciliare vita privata e vita lavorativa;
donna multitasking;
politiche più favorevoli alla maternità e a donne single;
problema dello stereotipo sui generi;
disparità salariale;
creazione e sviluppo di una rete di servizi alla famiglia, un insieme di strutture e servizi che garantiscano un reale ed effettivo worklife balance;
rendere il congedo parentale il più possibile equo tra madre e padre, favorendo così una cultura della famiglia che metta sullo stesso livello i due sessi,
responsabilizzando anche l’uomo nella cura della famiglia;
la maternità, o meglio, la genitorialità, deve essere considerata in azienda come un credito, un’esperienza formativa e valorizzante con ricadute positive nel proprio luogo di lavoro e nella società, e non un “debito” come spesso oggi accade;
asili nido con orari flessibili;
rendere gli asili nido tutti gratuiti;
bonus da spendere nel lavoro di accudimento e formazione, soprattutto a favore delle professioni autonome e di quelle con grandi variabili di turni;
decontribuzione a favore delle aziende che mantengono l’occupazione delle giovani madri;
intraprendere un percorso culturale che veda il mondo del lavoro come uno spazio di pari opportunità e lo spazio familiare altrettanto;
rivolgersi agli uomini con una comunicazione sui media (film, social, tv, libri, radio, giornali ecc.) che dia spazio a nuovi esempi di mascolinità positiva.
Per approfondire e leggere le interviste a donne e uomini sul tema della parità di genere, per costruire un tavolo di riflessione quanto più ampio e produttivo. Cliccate qui!
Che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna”, oltre mimose e radici storiche/sociali, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita.
Per l’8 marzo tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di dolci, buone e accattivanti proposte. Ecco dunque una serie di bellissime location capitoline e preziosi consigli da tenere a mente che salveranno ogni occasioni di incontro, dall’ingresso al momento, cruciale, del conto, sperando non siano “rese dei conti”.
Cosa vogliano le donne nell’altro, cosa davvero cerchino in un rapporto, cosa si celi dietro al reticolo di psicologie emotive proprie di ogni essere femminile, non è dato saperlo. Ma qualche assunto trasversale credo si possa rilevare, dai “macro-temi universali” – come il rispetto – ai temi quotidiani, della complicità, reciprocità e intesa, fino ai temi extra-ordinari, quelli che costano una piccola attenzione in più ma sono capaci di generare grandi effetti a lungo rilascio, che fanno bene ad entrambi, a chi li fa quanto a chi li riceve, e rappresentano un twist che fa rima con la capacità di stupire con gesti e modi dedicati, unitamente alla capacità di sapere scegliere il luogo giusto a seconda delle occasioni e di sapersi comportare in ogni contesto.
Anche se il titolo è liberamente ispirato alla famosa commedia americana del 2000, Voi non siete Mel Gibson che si ritrova a saper leggere nel pensiero delle donne, ergo assimilare qualche regoletta su come comportarsi Vi spianerà la strada ad ogni tavola.
Potrebbe apparire noioso e/o borghese, ma non è così. Si tratta di piccole abitudini, le quali, una volta mescolate al vostro modo di fare, saranno decisamente molto più lievi delle figuracce in agguato se vi ostinerete a considerare le buone e belle maniere un territorio nemico.
Quindi, che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna“, oltre alle mimose e alle radici storiche, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita. Una data da cogliere e da vivere dal risveglio alla buonanotte, a patto che ci si sappia comportare. Per l’8 marzo, tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di proposte.
Di seguito 10 preziosi consigli da tenere a mente intervallate da una serie di bellissime location per un successo assicurato ad ogni occasione di incontro, dall’ingresso al ristorante al momento, cruciale, del conto.
1 – Ingresso
Il galateo dice che “se la porta del ristorante è chiusa, entrerà per primo chi ha invitato l’altro, precedendo gli altri ospiti. Se invece la porta è aperta, sarà il contrario”. Fatela semplice, fate passare prima la donna, porta aperta o chiusa è un bel gesto. Magari non ve lo dice, ma lo apprezzerà
2 – Prenotazione
Se non avete idea di dove prenotare o su cosa puntare vi basterà prestare attenzione alle Sue preferenze. Pensate bene a quale sia il momento della giornata da sottolineare, quello che ama di più o quello che vi da la possibilità di avere più tempo a disposizione.
Una volta prenotato e riservato il vostro tavolo, ricordate, dopo la porta di scostare la sedia per farla accomodare.
– Dolci Risvegli, Colazioni e Coccole per il palato
La colazione è un momento bellissimo da sottolineare, dal primo caffè a letto alle colazioni pantagrueliche fuori casa, alle torte simbolo dell’8 marzo. Non può infatti mancare la dolce mimosa, con il suo inebriante profumo di crema pasticciera e vaniglia, declinata in versione classica ma anche creativa.
D’Antoni dal 1974
Morbido pan di spagna, dal brillante color giallo dato dalle uova di alte qualità utilizzate nell’impasto, golosa crema pasticcera alla vaniglia arricchita dall’avvolgente crema allo zabaione, arricchita con marsala, e dalla spumosità della panna montata. Questi saranno gli inebrianti sapori che caratterizzeranno la giornata dell’8 marzo da D’Antoni, il laboratorio di pasticceria artigianale a conduzione familiare del quartiere Collatino di Roma. Parola chiave sarà, come sempre, qualità. Negli ingredienti e nelle tecniche utilizzate, finalizzate a un unico scopo: celebrare tutte le donne con una torta dal sapore genuino e autentico delle cose buone, fatte con cura e passione. Ma non finisce qui. Spazio anche all’oggettistica al coccolante fondente, al latte e bianco che omaggia la femminilità con leccornie dalla forma delle collane, degli abiti da donna e delle ballerine e décolleté. E infine, alle praline, di diversi gusti e forme, tra cui quelle all’arancia e al Cointreau o al caramello.
D’Antoni, via Dino Penazzzato 83, 00177 Roma. Per informazioni www.dantoni1974.it.
Madeleine
D’Antoni
Gruè
La celebre e stimata pasticceria di Marta Boccanera e Felice Venanzi omaggia tutte le donne con un’offerta di deliziose gelatine a forma di fiore dai primaverili gusti di mimosa, rosa, fior di aranci, fior di limone e violetta. Un caleidoscopio di colori e sapori ad accompagnare la monoporzione dedicata alla festa della donna composta da una base di pan di spagna basso con pralinato croccante, mousse al cioccolato bianco e vaniglia e un cuore fi fragola, lampone e mango . Immancabile la classica mimosa nelle due versioni, pan di spagna, chantilly alla vaniglia, frutti rossi oppure gocce di cioccolato fondente.
Pasticceria Gruè, Viale Regina Margherita, 95, 00198 Roma. Per informazioni www.gruepasticceria.it tel. 06 8412220
Madeleine Salon De Gastronomie
Da Madeleine, il bistrot alla francese del quartiere Prati di Roma, la mimosa si tingerà di rosa in occasione della festa della donna! L’8 marzo, il dessert più iconico di questa ricorrenza sarà in monoporzione, avrà un cuore di fragola e lime e sarà avvolto da una golosa crema al latte profumata alla rosa. Alla base un soffice pan di Spagna leggermente imbevuto con una bagna all’aroma di vaniglia e mandorla. Un vero e proprio omaggio alle donne, dunque, fatto da una donna: Francesca Minnella, la giovane e talentuosa pastry chef di Madeleine.
Su Viale Aventino, Casa Manfredi è un posto dove stare bene nato e cresciuto dall’amore tra Giorgia Proia e Daniele Antonelli, unitamente alla volontà di creare insieme qualcosa di speciale. Un posto in cui si riflettono sogni dolci e lievitati, in uno spazio dove potersi sentire sempre parte di una grande famiglia, proprio come a casa. Laboratorio di pasticceria artigianale, dove poter abbinare un caffè di primissima qualità, per la festa della Donna potrete assaporare “la Zhinka” che significa donna in ucraino, un omaggio alle donne ucraine con una base di Pan di Spagna, alla Mandorla, Lemon curd, Gel alla mora e una baverese di champagne Pinot noir.
Casa Manfredi, Viale Aventino 91/93, 00153 Roma RM,
Grezzo
Il dolce iconico di questo giorno speciale è sicuramente la Mimosa Crudista, che Grezzo propone in versione torta e monoporzione. Pan di Spagna sì, ma crudista, quindi senza cottura o lievitazione; con soli ingredienti vegetali, integrali e ottenuto attraverso un metodo innovativo di lavorazione a freddo, come avviene per tutti i dolci di Grezzo Raw Chocolate. Il cuore della Mimosa Crudista racchiude una crema al limone ed è ricoperto da una glassa di cioccolato bianco crudista, mentre il colore giallo è opera della curcuma. C’è poi una torta a forma di cuore, è “la Luminosa, rappresentazione che Grezzo vuole dare alla speranza, ricordandoci che il mondo può migliorare, che la situazione delle donne può migliorare” – parole del CEO di Grezzo Raw Chocolate, Nicola Salvi.
Contesto Urbano
Tutti i giorni dalle 07:00 del mattino alle 00:00 della notte. Contesto Urbano con la sua formula “all day long”, vi aspetta ogni mattina con una linea di pasticceria e cornetteria non convenzionale fatta di plumcake, torte ai cereali, Pancake allo sciroppo d’acero e una raffinata selezione tra le migliori miscele di caffè, rigorosamente servita secondo il metodo tradizionale di macinatura espressa. Sempre bella musica di sottofondo, atmosfere raccolte e un servizio cordiale ed accogliente. Si prosegue con apertici, pranzi, cene che spaziano dalla cucina tradizionale in chiave creativa ad una invitante Carta dei Burgers.
Contesto Urbano, Via Gallia 51/53, 00183 Roma
Gelateria Giuffrè
Giuffrè, gelateria e pasticceria. Un luogo dove l’arte del gelato e dei dolci è quella di una volta. Come la passione. Una passione lunga tre generazioni e che tramanda un’attenzione per le cose fatte bene tutti i giorni. “Venere” è la loro Torta speciale dedicata alla giornata di questo 8 marzo 2022; ed è composta da Frolla sablee alla mandorla, cremoso al cioccolato al latte, gelée al mandarino, crema chantilly allo zabaione, pralinato alla nocciola, meringa all’italiana e savoiardo. Disponibile anche su Cosaporto.
Giuffrè, Viale Trastevere, 255 00153 Roma
EATALY
Dal 7 al 13 marzo 2022 in tutti i ristoranti di Eataly Roma e al Bar Illy, situato al piano terra, sarà in vendita il dolce mimosa. Per ogni dolce venduto saranno devoluti 2 euro a Komen Italia per la lotta ai tumori al seno. Un’altra iniziativa si terrà nel ristorante Pizza & Cucina con una serata esclusiva e un menu ideato dalla chef del ristorante, Elettra Rampa. Anche in questo caso, una parte del ricavato sarà devoluta in favore dei progetti di Komen Italia.
Eataly Roma, Piazzale 12 Ottobre 1492, 00154 Roma
Divino il Cioccolato degli Dei
Anche per questo 8 marzo Valerio Esposito e Jennifer Boero, patron di Divino, la rinomata cioccolateria artigianale di Aprilia, dedicano alle donne una linea di sculture in cioccolato incentrata su uno degli accessori più amati: le borsette e le décolleté, must have dei guardaroba per la prossima stagione primavera/estate e simbolo per eccellenza dell’emancipazione femminile. Per l’occasione, la calzatura sarà realizzata interamente in cioccolato a latte, bianco o fondente e declinata in diverse colorazioni, finalizzate ad accontentare tutti i gusti, abbinate ai volti di tre grandi figure iconiche dello scorso secolo: Frida Kahlo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe.
Divino il cioccolato degli dei, via dei Lauri 57, 04011 Aprilia (LT). Per informazioni www.divinocioccolato.it.
3 – Al tavolo
Al ristorante, una volta accomodati, aprire il tovagliolo sulle gambe e solo dopo sfogliare il menu. Un cameriere va sempre rispettato, ma anche il contesto fa la differenza e vi suggerisce il modo. Quindi, se siete in un luogo dal tono informale, rivolgetevi al personale con naturalezza, se invece siete in un ristorante con la R maiuscola o in un’ambita meta gourmet, è buona norma dare sempre del lei e mai del tu.
– Location da “Sogni con Vista”
Hassler Bistrot
All’Hassler Bistrot dell’esclusivo Hassler Roma creato da Roberto E. Wirth, omaggio alle donne all’insegna della tradizione con il classico dessert Mimosa dell’Executive chef Marcello Romano che delizierà la clientela femminile con questo dulcis in fundo già a partire dalla colazione, per proseguire a pranzo, all’ora del tè e a cena. Ai tavoli de Il Palazzetto, lo scenografico locale dell’Hassler Hotel che affaccia sulla scalinata di Trinità dei monti, si potrà degustare il cocktail “Sweet Temptation” a base di vodka, succo di ananas, succo di lime e sciroppo di banana, da sorseggiare insieme a una selezione di assaggi salati. Per informazioni: Hassler Hotel, piazza della Trinità dei Monti 6, Roma.
HasslerBistrot, email: bar@hotelhassler.it o tel. +39 06 699340. Il Palazzetto: vicolo del Bottino 8. Per prenotazioni Ristorante: Tel. +39 342 150 72 15 – Fax. +39 06 6789199; email: events@ilpalazzettoroma.com.
Settimo
Hassler
Adèle
Adele Mixology Lounge
Inebriarsi con il profumo delle mimose, omaggio per tutte le donne, perdersi nel cielo di Roma avvolti dalla calda atmosfera della terrazza coperta di Adèle Mixology Lounge sorseggiando un fresco cocktail dedicato alle donne: Rossella O’Hara, un twist a base di Cointreau, succo di arancia, bianco d’uovo, essenza di limone e Franciacorta. Per tutte le donne, e non solo, che vorranno farsi coccolare nella terrazza più cool della capitale.
Adèle Mixology Lounge, Via di Porta Pinciana 14, 00187 Roma. Per informazioni www.mirabelle.it tel. 06 4216838
Settimo Roman Cuisine & Terrace
Apertivo al tramonto, con vista sui tetti e sulle cupole della Città Eterna. Questa sarà la serata esclusiva che Settimo, il ristorante panoramico dell’Hotel Sofitel Villa Borghese, riserverà a tutte le donne. Un momento di convivialità e relax in un luogo incantato e lussureggiante, tra piante verdi e comode sedute in velluto impreziosite dal cangiante colore del cielo di Roma. Lo chef Giuseppe D’Alessio proporrà, in accompagnamento a cocktail e agli ottimi vini della cantina, un trittico di finger food studiati ad hoc per rendere ancora più speciale la serata. Per chi deciderà poi di rimanere anche a cena, sarà riservato inoltre uno sconto del 10%.
Settimo Roman Cuisine & Terrace, via Lombardia 47, 00187 Roma. Per informazioni www.settimoristorante.it.
Nuovi tempi, nuove regole, ma troppa tecnologia a tavola non è ben vista, dal momento che la circostanza dovrebbe indurci alla convivialità e alla condivisione di cibo e valori. Infatti capita sempre più spesso di osservare a tavola coppie o gruppi di amici/che con le facce infilate nei cellulari, intente nella consultazione ossessiva del proprio smartphone.
Per favore, sappiate riconoscere i momenti, a dar loro valore. Altrimenti avrete solo fotografie e mai ricordi veri. Se siete a colazione, a pranzo, a cena con una persona che amate, utilizzatelo solo in caso di necessità. Se proprio dovete, cercate un luogo appartato per una rapida conversazione.
5 – Mangiare fuori
Che al ristorante si vada per mangiare è lapalissiano: si mangia, ma non come se si fosse a casa propria. E non si tratta solamente di citare il buon galateo, piuttosto di buonsenso.
Se la vostra donna mostra una predilezione per ristoranti gourmet e atmosfere speciali Roma, come abbiamo visto, offre veramente tanto, lo stesso dicasi per derive fusion, di jazz e di mare.
– Suggestioni Fusion, di Musica e di Mare
Taki Ristorante Giapponese
Una Festa della donna nelle accoglienti atmosfere zen del Sol Levante da Taki, il ristorante dell’autentica cucina tradizionale giapponese nel quartiere romano di Prati. Per l’occasione, il locale di proprietà di Yukari Vitti (originaria di Kyoto) propone i piatti del menu à la carte, dove non manca una eccellente offerta di carne Hida Wagyu, la migliore del mondo e, dulcis in fundo, offre alle sue affezionate clienti una torta mimosa come da tradizione!
Taki, Ristorante giapponese, via Marianna Dionigi 56/60, 00193 Roma. Per informazioni: www.taki.it
Cantera Parioli
Primo ristorante “fusion meat” della Capitale con una proposta di sushi di carne e melting pot di sapori e mescolanze di profumi con tagli wagyu serviti in stile tataki, tartare, tacos ed altre ispirazioni dal mondo. Location moderna e arredamento minimal giapponese con pezzi d’autore fanno da cornice ed una cucina contemporanea e dinamica, divertente, creativa e colorata. Il format nel frattempo ha aperto a Mykonos, è da poco sbarcato a Milano.
Cantera Parioli, Via Ruggero Fauro, 2, 00197 Roma
Giulia Restaurant
Si celebrerà l’8 marzo anche da Giulia Restaurant, l’incantevole ristorante di ricerca situato all’interno di uno storico palazzetto affacciato sul “biondo” Tevere. Tra arredi di design, colori pastello e un’atmosfera di grande charme, la Festa della Donna sarà all’insegna della mimosa, dolce tipico di questa ricorrenza, riproposta dallo chef Alessandro Borgo e dalla pastry chef Erika Torres in versione 2.0. Una svolta dal tocco moderno per un dolce simbolo di questa giornata e della primavera in arrivo che si rispecchia perfettamente in quella che è la filosofia che abbraccia tutta la cucina di Giulia: identità, dinamismo e contemporaneità.
Per la Festa della donna Le Carré Français omaggia con due menu, di cui uno “veg”, altrettante icone della femminilità italo-francese: Caterina de’ Medici, originaria di Firenze e celebre in quanto regina consorte di Francia come moglie di Enrico II, e Dalida, cantante e attrice italiana ma naturalizzata francese, e famosa per essere stata la prima donna a vincere nel 1964 il disco di platino (con oltre 10 milioni di dischi venduti). Un anno che la vide anche seguire il Tour de France interpretando più di 2000 canzoni lungo i 2900 km percorsi. Due figure che, con il loro carisma e la loro storia, hanno avuto una grande influenza nella cultura dei cugini transalpini, seppur in epoche e ambiti diversi. Due menu, entrambi al costo di 28 euro a persona bevande escluse.
Le Carré Français, Via Vittoria Colonna, 30, 00193 Roma RM
Elegance Cafè
Musica, mixology e buona tavola. Questi gli ingredienti principali della serata dell’8 marzo in programma da Elegance Cafè, il jazz club romano situato nel cuore del quartiere Ostiense. Ad accompagnare gli ospiti nel corso della degustazione con menu alla carta ci sarà infatti il concerto live di un fantastico trio tutto al femminile: All Women Trio, una formazzione guidata da Raquel Silva Joly alla voce e alla chitarra, accompagnata da Flavia Ostini al contrabbasso e da Francesca Avolio alla batteria. Una serata dedicata alle donne e fatta da donne, dunque, per festeggiare al meglio questa importante ricorrenza. Il concerto è incluso con un menu di 2 portate a scelta tra antipasto, primo e secondo.
Elegance Cafè, via Francesco Carletti 5, 00154 Roma. Per informazioni www.elegancecafe.it.
Elegance Cafè
Giulia Restaurant
Livello 1
Nel giorno dedicato alle donne il salotto di Emilia Branciani nel cuore dell’Eur, frutto del cuore e dal lavoro di una donna volitiva, apre le sue porte a tutte coloro che avranno voglia di festeggiare o semplicemente regalarsi una serata dedicata. Cucina raffinata, materia prima d’eccellenza, una ricca carta vini e una drink list ricercata: questi gli ingredienti base del ristorante di pesce Livello 1 che per l’occasione accompagnerà il menu a la carte con le magiche e sofisticate atmosfere create dalle note suonate da Andy the Sax.
Ristorante Livello 1, Via Duccio Buoninsegna 25, 00144 Roma (Rm). Per informazioni www.ristorantelivello1.it tel. 065033999
Lux Restaurant & Lounge
Per brindare alle donne cullati dal profumo inebriante dello iodio e dal suono delle onde che si infrangono sulla banchina, Lux Rerstaurant & Lounge a Ostia propone un percorso degustazione studiato ad hoc per esaltare il mare e i suoi prodotti d’eccellenza. Accompagnati dalle note live del Maestro Alberto Laurenti, gli ospiti, accolti con un flute di benvenuto Rosè, potranno gustare il Polpo alla catalana seguito dal Sautè di cozze e dai Paccheri con calamari e carciofi in doppia consistenza. Il Filetto di branzino in crosta dorata completerà il menu aprendo le porte all’immancabile dessert: il Tiramisù. Il costo della serata è di 45 euro a persona, acqua e bottiglia di vino (ogni 4 persone) incluse.
Lux Restaurant & Lounge, Lungomare Duca degli Abruzzi 84 D, 00121 Ostia. Per informazioni www.luxexperience.it.
6 – Come placare l’appetito
Lo so, lo so. Grissini, focacce e pane, soprattutto se ben realizzati, sono una tentazione difficile da arginare. Anche se il galateo raccomanderebbe di non avventarsi sul cestino anche se si ha molta fame, la grande ricerca e attenzione in materia di panificazione da parte di Chef e Ristoratori hanno ormai eletto il pane parte integrante (o integrale) dell’esperienza a tavola, quindi assaggiate pure, magari con un buon Olio EVO, ma con garbo. Severamente vietato inforchettare il pane per avvicinarlo a Voi o di sbriciolare oltre modo sulla tavola.
Buona norma invece è versare per primi l’acqua e/o il vino al vostro ospite: una forma di cura e premura molto molto apprezzata.
7 - Postura e primo approccio al cibo
Ricordiamo ai più che “non è la testa che si avvicina al cibo, ma la forchetta che si avvicina alla bocca”. No, non sto dicendo di tenere i libri sotto le braccia o sentirvi RoboCop, ma non piegatevi sul vostro piatto stile mangiatoia. Per iniziare a mangiare aspettate che siano stati serviti i vostri ospiti. Non soffiate sulle pietanze per raffreddarle, aspettare che si intiepidiscano da sole, altrimenti cibi freddi o Sushi!
8 – Una serie di imperativi categorici
Repetita iuvant, dicevano i latini. Visto che siamo in tema, anche se siamo sicuri che non serva ricordalo, lo facciamo lo stesso.
No alla forchetta stile zappa, No al mignolo alzato mentre bevete; Non ci si tocca ripetutamente i capelli; Non si usano gli stuzzicadenti; Non si parla a voce troppo alta, nè con la bocca piena.
9 - Il Conto
Gesto annoverato tra gli ultimi, e sempre più rari, atti di cavalleria, lasciar pagare ad un uomo non toglierà nulla alla vostra indipendenza di donna, prima di percepirlo come tale, provate ad apprezzare la bellezza di un gesto che rappresenta la voglia di prendersi cura dell’altro.
Può accadere però che una delle due parti resista e insista per pagare. Beh, in quel caso bisogna stare attenti a non mettersi troppo in contrasto, rischiando di incrinare l’armonia.
10 – La mancia
Si, in Italia non è obbligatoria. Ma a meno che non siate in una pizzeria al taglio o in un take away, è sempre opportuno lasciare una mancia.
Sempre se la qualità del servizio vi ha convinto, ovvero se vi hanno servito bene, con gentilezza e competenza. Ma chi la deve lasciare e di quanto? Il fatto di pagare con carte di credito spesso diventa una scusa per non lasciare la mancia al cameriere. La mancia va lasciata sempre e con disinvoltura, e qualora si paghi con la carta di credito, la mancia va data in contanti, a parte, nel momento in cui il cameriere riconsegna la carta. Alternativa? Potrebbe lasciare la mancia chi non sta pagando il conto.
Ha avuto luogo oggi a Roma l’incontro presso la sede della Stampa Estera di Istituto Grandi Marchi – Nomisma Wine Monitor. Si è parlato di Sostenibilità, Autoctonia, Denominazione e Brand, nell’ambito di una ricerca speciale in tutti i settori, che ha approfondito temi e tendenze dal pre-Covid al presente, mettendo l’accento sul futuro.
Lo studio si è posto come obiettivo principale quello di rilevare le tendenze nel consumo outdoor dei Fine Wine confrontando due diverse fasi temporali – ottobre 2020 e settembre 2021 – che, a distanza di un anno, ha evidenziato sostanziali differenze nelle occasioni di consumo del Vino Fuori Casa.
L’indagine, commissionata da IGM (Istituto Grandi Marchi) e realizzata da Nomisma-Wine Monitor, ha l’obiettivo di valutare comportamenti e tendenze in due momenti distinti, a distanza di un anno, dell’attuale fase post-pandemica.
Il primo dato che emerge, in questa doppia indagine, è una ripresa nei consumi fuori casa, come attestano i recentissimi dati Istat che raccontano di una crescita, nel 2021 rispetto al 2020, del 22,3% nelle vendite food&vine presso la ristorazione italiana. Certo, la flessione rispetto alla fase pre-pandemica è rilevante, con un – 22,4% fatto registrare nel 2021 rispetto al 2019. In estrema sintesi se nel 2019 le vendite di food&wine presso i ristoranti si aggiravano intorno agli 85 miliardi di euro, nel 2021 si sono superati i 63 miliardi. Netto calo, quindi, ma con una decisa impennata nei confronti del 2020 che aveva fatto registrare un volume valutabile intorno ai 54 miliardi. Numeri che confermano le cifre emerse dalla ricerca IGM-Wine Monitor: se nell’ottobre del 2020 il 52% degli intervistati dichiarava di aver abbassato il consumo del vino outdoor, un anno dopo questa percentuale è scesa al 43%. La tipologia di locale che ha fronteggiato meglio questa contrazione è il ristorante (-41% dei consumatori di vino outdoor ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar).
“Soprattutto per i fine wine, che è la fascia sulla quale operiamo noi di Istituto Grandi Marchi – ha commentato Piero Mastroberardino, Presidente IGM – la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica non solo dal punto di vista business, ma anche culturale.
Non è certo un caso che il nostro gruppo, nella fase più dura della pandemia, abbia dimostrato in tutti i modi possibili la propria vicinanza al settore ristorativo, con iniziative dedicate alla promozione di questa grande risorsa della socio-economia nazionale”.
Sulle modalità e le scelte di consumo al tavolo del ristorante emergono informazioni interessanti. Pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice, dato incoraggiante anche per quello che concerne un approccio sempre più moderato e in qualche modo ‘’colto’’ nell’approccio alla degustazione dei vini.
Le occasioni migliori sono quelle “speciali” (feste e compleanni) mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro).
In linea generale la contrazione dei consumi outdoor rilevata nelle interviste dell’ottobre del 2020 è superiore a quella certificata nel settembre del 2021: -27% la differenza tra chi evidenzia un aumento della spesa per vino fuori casa rispetto a chi dichiara una diminuzione nel 2020 contro un più incoraggiante -19% nel 2021, frutto di un rallentamento nelle restrizioni ma anche di una maggiore attenzione nella qualità dei vini ordinati.
“Dopo due anni di convivenza con il coronavirus – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli Italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale”.
Il sentiment che emerge dallo studio, soprattutto relativamente alle interviste del settembre 2021, lascia quindi intravedere un futuro a tinte decisamente più rosee, con un 35% dei consumatori che prevede una crescita della spesa per vino outdoor per questo 2022.
Ma quali saranno i driver di scelta? Il consumo al ristorante privilegerà in primis vini a denominazione e brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni e con una contestuale ricerca di etichette che soddisfino la richiesta di sostenibilità (il 64% degli intervistati dichiara massima attenzione per ambiente e salute).
“Tutti elementi che connotano il profilo imprenditoriale delle famiglie del vino che fanno parte dell’Istituto Grandi Marchi – ha concluso Piero Mastroberardino – e che confermano la bontà della strada intrapresa sin dal momento della fondazione del gruppo.
Anche le ricerche da noi commissionate a Nomisma Wine Monitor vanno nella direzione di una strategia volta a migliorare, ogni giorno di più, la qualità della nostra proposta, sia con riferimento alle singole aziende, sia come progetto corale di promozione del vino italiano nel mondo”.
Si chiama Roland, è il neo-bistrot di Spazio Field, luxury location d’arte e d’eventi all’interno di Palazzo Brancaccio che abbraccia a sé i caratteri della definizione del sapore eclettico e dell’eleganza in una armoniosa continuità con l’arte classica.
Un’esperienza sensoriale eterogenea, coinvolgente e di grande gusto. Linee curve, andamenti sinuosi, spazi che legano pittura, scultura, stucchi, specchi, ampie stanze, marmi, affreschi: un’esuberanza decorativa che si accomoda a tavola su poltrone di velluto e assapora una cucina di matrice mediterranea con interessanti citazioni orientali.
Non capita spesso di varcare i grandi portoni di Roma. Di quelli che spalancano scenari d’altri tempi, che aprono nuove quanto antiche prospettive generate da ampie e nobili scale di liscio marmo.
Luoghi di Roma segreta, che destano meraviglia e stupore, che mescolano visioni contemporanee ben condite da canoni classici, varcando soglie di aristocratiche stanze, aprendo porte su livelli di realtà ricchi di fascino e di identità storiche in cui è piacevole lasciarsi sedurre.
Palazzo Brancaccio è l’ultimo Palazzo del Patriziato Romano costruito nel 1880 nel cuore della città eterna dalla volontà del Principe Salvatore Brancaccio, esponente di una delle più antiche ed illustri famiglie del patriziato napoletano, e della propria consorte Mary Elisabeth Field, ricca ereditiera americana.
Oggi si chiama SPAZIO FIELD, ed è il polo culturale e artistico di Palazzo Brancaccio, in Via Merulana 248, che omaggia Mary Elisabeth ed evidenzia il richiamo storico alle origini.
Il brand vuole imporsi come sinonimo di arte, cultura e intrattenimento istruttivo: un luogo in cui ospitare eventi dal prestigioso valore sociale e intellettuale, che contribuiscano allo sviluppo urbano e ad accrescere – quantitativamente e qualitativamente – l’offerta esperienziale della capitale italiana.
Oltre 1800 metri quadri di superficie, divisi in varie sale (tra loro eterogenee sotto il profilo artistico e architettonico) e uno spazio esterno adornato da un parco secolare e da un ninfeo realizzato dall’architetto Francesco Gai ad inizi Novecento.
ROLAND: Il Bistrot di Spazio Field
Il nome è un omaggio alla storia della famiglia Brancaccio. Roland, infatti, era il nipote di Salvatore Brancaccio e Mary Elisabeth; anch’egli principe della nobile famiglia.
A lui è ispirato il nuovo ristorante di SPAZIO FIELD: un luogo raffinato ideale per abbinare l’esperienza intellettuale degli eventi artistici e culturali a quella culinaria rimanendo all’interno del polo di Via Merulana 248.
Anche ROLAND si ispira, a suo personalissimo modo, all’abbinamento tra elementi della tradizione, tocchi creativi e rivisitazioni in chiave moderna.
Pilastro del menù è la tradizione mediterranea, contaminata da qualche ingrediente di matrice orientale, che citano il precedente Museo d’Arte Orientale di Roma (che abitava nelle stesse stanze) e così legano ai ricordi nuovi connubi di rimandi tra sapori.
Dall’arte alla cucina, dalla cucina alle forme d’arte tutt’intorno. Sostanza, equilibri e sicurezza espressiva vissuta nell’ampiezza delle sale, nei sapidi respiri del sole del sud e del Sol Levante, sotto soffitti di grande pregio artistico in una casa aristocratica di Roma che si rende accessibile a tutti.
50 coperti totali. Lo Chef si chiama Carlo Alberto D’Audino (ne parleremo più avanti) il quale, ben padroneggiando la grammatica dei sapori, ha composto un menu eterogeneo e ben pensato che spazia dal Pan Brioche, uovo strapazzato e tartufo al Carciofo, pecorino, menta e saba, davvero un buon piatto, dalla Fettuccia di seppia alla romana alla Battuta di manzo extramezzata, jus alle erbe e salsa tartara. Tra i Primi Piatti gli Spaghetti senatore cappelli, burro di manteca, alici e katsuobushi, intenso e avvolgente, semplice e vibrante. Nel Menu incuriosicono anche i Pasta di Gragnano, passatina di ceci, baccalà e agrumi e i Tortelli di patate, cime di rapa e brodo di prosciutto reatino; così come tra i Secondi la Triglia alla beccafico, julienne di cavolo viola e salsa scapece, il Bollito di manzo alla picchiapò e il Secreto iberico alla salsa teriyaki. La carta dei vini presenta un’accurata selezione a partire dalle bollicine come gli spumanti metodo classico, i Franciacorta e Champagne fino ad arrivare ai rossi più importanti come Barbaresco Gaia e Solaia Antinori passando per rosati e bianchi nazionali ed esteri.
Carciofo, pecorino, menta e saba
Spaghetti senatore cappelli, burro di manteca, alici e katsuobushi
Triglia alla beccafico, julienne di cavolo viola e salsa scapece
Executive Chef Carlo Alberto D’Audino
La lista dei drink racchiude i più classici cocktail realizzati con ingredienti di livello premium, un corner dedicato esclusivamente al Gin con oltre 50 etichette. Tra i signature realizzati dal barman Andrea Roccini troviamo:
il ROLAND MULE, con Vodka, lime, soda e cognac allo zenzero, cetriolo e lamponi; immancabile l’ELIZABETH’s DRINK, con Rum, Grand Marnier, bitter all’arancia, brandy all`albicocca e Lime fresco, e la variazione sul tema VICCHIO’s MARTINI, con Vodka fatta in casa allo zafferano, finto bitter all’acqua di riso e ceci, agrumi freschi e grand Marnier.
SPAZIO FIELD: La Location
La descrizione degli elementi essenziali che compongono gli spazi esterni ed interni di SPAZIO FIELD introduce i visitatori alla sua seconda qualità fondamentale: il suo valore artistico. All’interno del salone espositivo di Palazzo Brancaccio, arte moderna e arte contemporanea si fondono in un connubio sensoriale di raffinato valore storico e culturale.
Dall’elegante camino in legno alle mattonelle in terracotta, dai soffitti affrescati agli arazzi d’arredamento plurisecolari: tutto concorre a rendere SPAZIO FIELD il luogo migliore per ospitare un grande evento culturale, poiché – essendo già di per sé uno spazio dal valore artistico evidente – impreziosisce le opere in esso esposte. Questa considerazione, lungi dal ricoprire la funzione di mero artificio narrativo, è testimoniata dal fatto che SPAZIO FIELD è stata, fino al 2017, la casa del prestigioso Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”.
In ultimo, ma non di secondario interesse, è da considerare la posizione centrale di SPAZIO FIELD come un ulteriore valore aggiunto nella riuscita di ogni evento di successo. A due passi dal Colosseo, nel centro di Colle Oppio e nel cuore di Palazzo Brancaccio, SPAZIO FIELD è collocato in pieno centro nel panorama attrattivo di Roma. Tale elemento rappresenta un considerevole punto di forza nell’organizzazione di un evento artistico e culturale, che se ospitato a SPAZIO FIELD avrà la massima visibilità e la facilità di raggiungimento che esso merita.
Il Calendario Artistico di SPAZIO FIELD: ART OR SOUND
Il calendario culturale di SPAZIO FIELD si concretizza nel suo progetto di punta, ART OR SOUND. Un programma ricco di appuntamenti, all’interno dei quali le suggestioni musicali proposte da realtà d’eccellenza si accompagnano alle esposizioni artistiche di vario genere, per fornire ai suoi visitatori ispirazioni diverse eppure affini.
In corso la mostra da poco inaugurata dal titolo “Fiume Affatato” di Gioacchino Pontrelli, a cura di Claudio Libero Pisano. Le opere sono dedicate alla città di Roma e alla sua arte, unite nell’immaginario dal fiume Tevere.
SPAZIO FIELD
Via Merulana, 248 / 00184 – Roma +39 06 4873177 +39 392 9937487
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