Sara De Bellis

Anno: 2022

This is our archive page

I Brunch della domenica e i temi regionali, il Menu Autunnale di Fabio Boschero, i dolci di Dario Nuti, il Thanksgiving day, le novità del Tiepolo Bar, la tavola di Natale e quella di Capodanno, le meraviglie della SPA e gli esclusivi trattamenti con le Perle di Caviale La Praire: il Rome Cavalieri, a Waldorf Astoria Hotel, annuncia le novità della stagione invernale che si prospetta più ricca e affascinante che mai.

Tra appuntamenti tradizionali e nuovi progetti, tante le proposte per scaldare con gusto e bellezza la stagione fredda. Scopriamole tutte!

I Brunch della Domenica

Il famoso Sunday Brunch del Rome Cavalieri prosegue il suo programma, alternando gli oramai famosi S’Brunch – realizzati in collaborazione con Slow Food Roma, agli appuntamenti tradizionali. Il Brunch è un rito noto e consolidato, in cui ogni domenica l’Executive Chef Fabio Boschero, insieme al Team dell’Uliveto, propone un percorso gourmet che esalta il patrimonio culinario italiano, contaminato sapientemente da sapori e metodologie internazionali.

Ecco gli appuntamenti:

  • 20 novembre: S’Brunch: “La Susianella di Viterbo dagli Etruschi a oggi”;
  • 27 novembre: Sunday Brunch tradizionale;
  • 4 dicembre: S’Brunch: “Il Cappone di Morozzo”;
  • 25 dicembre: Sunday Brunch di Natale.

Il Menù Autunnale del Ristorante Uliveto

Con il cambiare del clima, cambiano anche le abitudini alimentari, e dai primi di novembre entrerà ufficialmente in vigore il menù invernale firmato dall’Executive Chef Fabio Boschero per il Ristorante Uliveto. Come di consueto, sarà composto da cucina tradizionale rivista in chiave moderna, fatta di ricette creative con un forte legame con il passato. Due menù diversi, uno per il pranzo e uno per la cena, che offrono una nutrita selezione di piatti, tra cui ricordiamo il signature dish Risotto al rosso di gamberi e il suo carpaccio con gel di limoni e barbabietola e pistacchio tostato, accanto alle Sfere di crudo di tonno crumble speziato, salsa al limone e peperoncino dolce, il Galletto alla diavola con salsa senape e miele e purè di cavolfiore e patate rustiche al rosmarino, oltre ai Tournedos di fassona con salsapiemontese ai porcini.

Tra i dolci creati dall’Executive Pastry chef Dario Nuti ricordiamo il Tartufo dolce di nocciola e passion fruit con terra cacao e zabaione al Moscato. Non manca la dovuta attenzione ai piatti vegani, disponibili al Ristorante l’Uliveto. Tra le ricette proposte: Riso selvaggio del Canada, Alghe Wakame e Nori acqua di Mare alla Spirulina e sesamo tostato, Bistecca di cavolfiore alle erbe mediterranee, crema di Tofu al Pesto di Basilico e Mandorle tostate, e Millefoglie di carasau al ragù di soia e broccoli e salsa di pomodori infornati.

Il Thanksgiving Day

Giovedì 24 novembre si festeggia il Giorno del Ringraziamento, con un appuntamento dedicato non solo agli ospiti americani ma gradito anche ai romani e agli ospiti provenienti da tutto il mondo. Una ricca cena a buffet servita al Ristorante Uliveto in cui, accanto al classico tacchino ripieno, troviamo un tripudio di pietanze, tra cui il Tacchino fumé con farro, mele, noci pecan e salsa mirtilli, la Vellutata di zucca con crostini allo sciroppo d’acero. Sublimi i dolci di Dario Nuti, tra cui la Torta alla zucca e il Pan di zenzero.

È disponibile anche un servizio delivery, affidato a Cosaporto, per gustare il menù del Thanksgiving comodamente a casa.

Il Tiepolo Bar

Famoso per la mixology d’eccellenza, il Tiepolo Bar non finisce mai di stupire con le nuove formule, tra i drink tradizionali e le nuove sperimentazioni di Angelo Severini e il suo team.

Il cocktail dell’inverno è il Tintoretto “a modo nostro”, composto da T XLII Gin sartoriale, succo di melograno, sciroppo alla cannella, succo di limone bio e con decorazioni di melograno e basilico cinese.

Ma il Tiepolo Bar non è solo mixology d’eccellenza: propone, infatti, una serie di esperienze culinarie tra tradizione e tendenza. Da una parte il Sushi, con un menù declinato nelle sue tante varietà, tra cui la Selezione di Uramaki come California roll con avocado, salmone e Philadelphia, oppure Roll di gamberi con avocado, tobico e gamberi, e la proposta vegetariana di Roll di avocado, cetriolo e Philadelphia. A seguire un assortimento di Hosomaki, Nigiri e Sashimi al tonno, salmone e spigola.

Dall’altra “La Fonduta dello Chef”, menù che si potrà gustare in tre diverse variazioni: a base di Fonduta di Fontina classica Valdostana oppure di Fonduta di Fontina e formaggio erborinato dolce, servite entrambe con carne salada, patate bollite, cipolline, cetrioli sott’aceto, crostoni di pane e insalata croccante con erbe aromatiche. Insieme a queste, la variazione dolce, la Fonduta ai due cioccolati, servita con frutta, biscotti fatti in casa, crêpes roll, Disaronno bonbon e financier alla nocciola e lampone.

Le novità beauty del Cavalieri Grand Spa Club

Il centro benessere dell’albergo, il multi-premiato Cavalieri Grand Spa Club, offre un percorso perfetto di bellezza, un trattamento pensato per contrastare l’invecchiamento cutaneo: il Caviar Lifting And Firming Facial di La Prairie, che ridefinisce e rassoda la pelle, donando un immediato effetto liftante e una struttura cutanea liscia e satinata.

Perle di Caviale unite a un massaggio viso e occhi infuso al Caviale, trasformano anche la pelle più spenta in un incarnato più raggiante e luminoso. Un rituale di bellezza collaudato ed estremamente efficace, che diventa oggi ancora più straordinario con l’introduzione nel protocollo del nuovo prodotto della famiglia Caviar di La Praire: il Caviar Infinite, presente nella linea Skin Caviar Harmony l’Extrait di La Prairie – elemento base che aiuta a ripristinare l’armonia della giovinezza rafforzando, ridensificando i pilastri verticali della pelle. Un trattamento dai risultati visibili, focalizzato sul rassodamento per ogni tipo di pelle e che dona ricca idratazione grazie a nutrienti essenziali tonificazione ed effetto seta.

Il Natale e Il Capodanno

Per festeggiare le feste più importanti della “Stagione Natalizia”, il Rome Cavalieri ha scelto per questo 2022 uno speciale mood in linea con le tendenze più attuali, ovvero il nostro bisogno di riconnetterci con la natura e con il sapore della tradizione. Siete curiosi di conoscere a cosa abbiano pensato lo Chef Fabio Boschero e il Pastry Chef Dario Nuti per celebrare le feste dell’inverno? Cliccate qui per conoscere i Menù Natale e Capodanno 2022-2023 e prenotate il vostro tavolo contattando (06) 3509 2145 o scrivendo a ROMHI.FB@waldorfastoria.com

Read more

Senza dubbio uno dei simboli dell’autunno e della storia della nostra cucina, il Castagnaccio, a base di farina di castagne, è una ricetta semplice e ricca di gusto, perfetta da rifare a casa in questa stagione.

Sono molte le regioni italiane a consacrarlo come una specialità, in particolar modo Toscana, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Noi, Vi riportiamo quella dell’Antico Forno Roscioli di Roma. Cominciate a scaldare i forni e Buona Domenica.

Le origini del castagnaccio

Le origini del castagnaccio sono molto antiche, tanto da risalire al 1500. A quel tempo la castagna era diffusa soprattutto nelle campagne e veniva consumata proprio per i suoi principi nutrienti a volte perfino come pasto unico e principale. Precisamente al 1554 risale il breve catalogo che Ortensio Lando dedica agli inventori di nuove ricette ed è qui che si sente parlare di Pilade da Lucca: il primo a codificare la ricetta del castagnaccio e ad assicurarne la longevità.

La vera diffusione del castagnaccio avvenne però solo alla fine del 1800, quando i toscani, che apprezzavano il dolce da molto tempo prima, decisero di esportarlo e così iniziò a conquistare l’Italia Settentrionale.

Un tempo il castagnaccio veniva chiamato “pane di legno” o “pane dei poveri” proprio per la semplicità dei suoi ingredienti, a seconda della regione prende sapori, forme e caratteristiche di cottura differenti.

Nella ricetta originale era presente solo la farina di castagna che veniva poi mescolata con acqua, olio e rosmarino. Ma poteva essere arricchito con il miele, semi di finocchio, scorza d’arancia, pinoli e uvette. Le variazioni del castagnaccio ad oggi sono moltissime, così come sulla quantità dei cosiddetti “ingredienti aggiuntivi”. Noi abbiamo avuto l’onore di avere quella dell’Antico Forno Roscioli, che intreccia con Roma una storia antica, che risale al 1824. Una storia di lavoro, passione e farina, nata per dare ogni giorno ai suoi concittadini, oghgi come ieri, il miglior pane possibile.

Il Castagnaccio di Roscioli

Ingredienti

1 kg farina di castagne del Monte Amiata

1 lt di latte intero

1 lt di olio evo

acqua minerale naturale

700 gr di uvetta ammollata nel latte

100 gr pinoli sgusciati

50 gr zucchero

4 gr bicarbonato

sale

Procedimento

Impastare nella planetaria la farina di castagne con lo zucchero, il sale il bicarbonatao, il latte e l’olio. Andare a formare un composto omogeneo e liscio. Aggiustare la densità aggiungendo dell’acqua calda. L’impasto deve essere simile a una pastella, liquida e morbida. Ungere una degli ada forno dai bordi bassi e versare il composto. Aggiungere quindi l’uvetta scolata e precedentemente ammollata, e poi i pinoli sgusciati. Cuocere in forno a 200° per 20 minuti.

Se non aveste tempo o volete assaporare la ricetta madre prima di riprodurla, Vi consigliamo di fare un salto all’Antico Forno Roscioli, in Via dei Chiavari 34 / 00186 ROMA – TEL. +39 06 686 4045

Read more

La Guida Michelin 2023 ci ha regalato grande gioia accendendo finalmente a Roma 2 nuove Stelle che brillano accanto a quelle di “Enoteca La Torre Villa Laetitia” e di “Acquolina”.

Grande traguardo per gli Chef Domenico Stile e Daniele Lippi, entrambi giovani pieni di talento ed entusiasmo, con interessanti filosofie di cucina nei pensieri e tra le mani, importanti staff e prestigiose strutture alle spalle, che concorrono a fare di Roma una delle migliori destinazioni del Mondo per gli amanti del Lusso e dell’ Alta Ristorazione.

Sono due i ristoranti di Roma che, da una manciata di ore, posso di Due Stelle Michelin. Così ha deciso, dopo anni di lunghe attese, la Guida 2023 nel corso della cerimonia andata in scena nel Relais Franciacorta di Corte Franca (Brescia) e della quale abbiamo parlato qui.

Per la sua 68esima edizione, dicevamo, ha assegnato 4 nuove 2 Stelle all’Italia (Acquolina – Roma / Enoteca La Torre – Roma / St. George by Heinz Beck – Taormina / Locanda Sant’Uffizio Enrico Bartolini – Penango) ovvero a quei ristorante che, viaggiando viaggiando, “valgono la deviazione” per “la Rossa”.

E siccome tutte le strade portano a Roma, quella che si preannuncia essere la nuova meta del turismo internazionale, avrà due nuovi portoni spalancati sul lusso e sull’alta ristorazione e che vanno a fortificare le fila del fine dining affiancandosi alle consolidate 2 stelle del Ristorante Il Pagliaccio dello Chef Anthony Genovese (Direttore di sala e Sommelier Matteo Zappile) una delle tavole romane più significative e sensoriali della Capitale.

Ma la scena dello stupore quest’anno è stata tutta romana, con una meravigliosa, quanto attesa, doppia doppiettaEnoteca La Torre con lo chef Domenico Stile e Acquolina con Daniele Lippi, due cucine di grande qualità e precisione dove il Mediterraneo e le materie prime, la ricerca e l’atmosfera, la tecnica, la sperimentazione e la creatività finalizzate al sapore, divengono gli elementi di esperienze di altissimo livello.

Un’emozione grandissima che porterò per sempre con me

Domenico Stile

Ho lavorato tanto per arrivare fin qui, l’ho fatto con l’umiltà di chi parte dal basso e con la consapevolezza di avere molto da dire e da dare in cucina. E continuerò su questo percorso, sapendo di poter contare su una squadra fantastica. A partire dalla proprietà, due persone che mi hanno supportato in ogni momento, per proseguire con tutto il team di Enoteca La Torre Villa Laetitia, dalla brigata di cucina a chi, come Rudy Travagli e Alessandro Nocera solo per fare due nomi, svolge il proprio lavoro in sala.

Scrive la Michelin di Enoteca La Torre

I piatti dello chef campano celebrano la creatività con energia, esuberanza e sapori intensi tipicamente del Mediterrraneo della tradizione campana, l’amore per il proprio territorio accoglie tributi alla storia gastronomica della Capitale, e ai grandi classici della tradizione culinaria italiana, per un viaggio goloso e variegato che può portare anche oltre i confini del Bel Paese

Guida Michelin 2023

E commentano così i proprietari Silvia Sperduti e Michele Pepponi:
Un premio a vent’anni di carriera vissuti sempre alla ricerca della qualità estrema, un riconoscimento al lavoro del nostro gruppo

Enoteca La Torre Villa Laetitia – di cui ho scritto un paio di mesi fa QUI – è il suggestivo ristorante “incastonato” in uno dei palazzi considerati tra gli esempi più belli del Liberty della Capitale, dimora scrigno della famiglia Fendi Venturini sul Lungotevere delle Armi. Domenico Stile, classe 1989, è il suo chef nato a Castellammare di Stabia e cresciuto a Gragnano, che, lontano dalle mode, ha sempre perseguito il sogno di fare lo chef. Dopo una ferrea formazione in importanti cucine – da Gianfranco Vissani a Enrico Crippa, da Massimo Bottura ad Antonino Cannavacciuolo, fino a Nino Di Costanzo – nel 2016 assume il comando di Enoteca La Torre Villa Laetitia e nell’anno successivo ottiene la sua prima stella Michelin, all’età di 28 anni, tagliando anche il nastro dello Chef più giovane di Roma.
Ora, trentatreenne, assieme al suo staffa e forte una proprietà che ha continuato ad investire sulla qualità in ogni direzione (Enoteca La Torre Group) ha raggiunto l’ambito traguardo della seconda stella.

Risotto ai Limoni

E’ quasi impossibile descrivere la gioia di questo momento – hanno sottolineato Silvia Sperduti e Michele Pepponi, alla guida dell’Enoteca La Torre Group – e di questo riconoscimento che giunge alla vigilia del ventesimo anniversario dalla creazione del nostro gruppo e a dieci anni del nostro arrivo a Villa Laetitia.

E’ un premio che corona il nostro percorso da sempre votato alla ricerca della qualità estrema. Un riconoscimento al lavoro di tutto il Gruppo che trova in Enoteca La Torre Villa Laetitia il suo fiore all’occhiello ma che ormai si compone di tante realtà il cui fil rouge è quello di offrire sempre il massimo. Ed è evidente che questa seconda stella della Rossa più famosa al mondo ci porta ad alzare ulteriormente la nostra asticella.

ACQUOLINA e la Conquista della Seconda Stella

Era il 2009 quando Acquolina prendeva la prima stella Michelin. 13 anni dopo, conquista la seconda Stella, ambito premio per Ristoranti e Chef. E lo fa con tenacia e consvinzione. Oggi il suo paradigma è diverso le sue coordinate la vedono all’interno dell’Hotel The First Arte, a Via del Vantaggio.

Tra le prestigiose vie di Roma, il primo dei tre boutique hotel del gruppo The Pavilions Hotels e Resorts – gli altri due sono The First Dolce e The First Musica – e grazie a un dinamico lavoro di squadra nonchè alle scelte di qualità che da sempre distinguono questa esclusiva realtà, arriva la luce di nuovo traguardo raggiunto: la Seconda Stella Michelin.

Siamo emozionati, grati, orgogliosi e realmente felici. Dopo anni siamo fieri di portare a Roma , la nostra città, un riconoscimento così importante. Ci abbiamo creduto, abbiamo fatto squadra e trovato una continuità negli anni, tutti con lo stesso obiettivo di fare bene e di lavorare in armonia con passione e professionalità.

Scrive la Michelin di Acquolina

Al pian terreno del centrale e raffinato hotel The First Roma – dall’atmosfera impreziosita da opere d’arte originali, dipinti e sculture – ricette a base di pesce, ispirate alla cultura gastronomica del Bel Paese, sempre permeate da un guizzo creativo. La proposta si concretizza in tre menu degustazione che presentano varie visioni della cucina da parte dello chef: al centro domina il Mediterraneo, attraverso i suoi prodotti, profumi e tradizioni. Servizio di grande attenzione e un adiacente cocktail bar dove un bravissimo barman saprà consigliarvi il migliore pre e dopo cena.

Guida Michelin 2023


Un luminoso premio che consolida un progetto fortemente voluto, soprattutto dalla proprietà e dal team, e che ha collocato Acquolina come un’insegna di altissimo livello nel panorama capitolino. Acquolina è contemporaneità fatta cucina, quella voglia di oltrepassare i limiti per tornare alle origini: una filosofia di vita che il giovane chef Daniele Lippi ha sempre valorizzato nei suoi piatti.

Classe 1990, Lippi è cresciuto professionalmente con i fratelli Troiani al Convivio (1 stella Michelin) sempre nella capitale. Ha poi perfezionato la sua tecnica e ampliato il suo bagaglio con esperienze nell’olimpo di stellati internazionali (Piazza Duomo, Pavillion Ledoyen, Lasarte). Un’ottica di cucina, la sua, in cui ogni elemento rimanda ad altro, in cui tutto si supera le prime impressioni. Una cucina ossimorica, da ingadare, capire e dalla quale, infine, lasciarsi conquistare.


La vita è guardare oltre alle apparenze

Daniele Lippi

Ricerca, studio approfondito, fermentazioni, sperimentazioni, cultura, curiosità condensate in tre menu che già raccontano molto: 𝑷𝒆𝒓𝒊𝒑𝒍𝒐 – 𝑨𝒏𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 𝑪𝒂𝒕𝒂𝒃𝒂𝒔𝒊 – 𝑨𝒃 𝑶𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒆.

La nostra è un’idea di cucina che viene da molto lontano. Ad esempio le bacche, che sono state tra i primi alimenti ad essere assimilati dall’uomo, noi le abbiamo volute riproporre in uno dei nostri piatti del nuovo menu di Acquolina, esaltandone profumi e sapori con accostamenti insoliti.

Le bacche della rosa canina, una volta lavorate, ci hanno riportato ai sapori del pomodoro, acido e dolce allo stesso tempo.
Abbiamo quindi voluto omaggiare il classico spaghetto al pomodoro e basilico, simbolo della cucina mediterranea, con un’interpretazione più creativa e raffinata.


Acquolina che è anche un brand unico di cui fanno parte altri prestigiosi indirizzi ristorativi della stessa maison – Acquaroof Terrazza Molinari, Velo Pasticceria e Alto (Ristorante e Cocktail Bar), è l’insegna guidata dal Restaurant Manager Benito Cascone, il Bar ManagerCarlos Soriano, il Direttore di Sala Andrea Menichelli e l’Head SommelierFrancesco Aldieri. La squadra si completa alla perfezione con il General Manager del Gruppo, Andrea La Caita.


Questo importantissimo traguardo è il risultato di un lavoro fatto con la straordinaria dedizione di tutto il team. Ma è anche un sogno che avremmo tanto voluto condividere con il nostro amico e chef Alessandro Narducci, scomparso prematuramente nel 2018. Questa giornata e questo premio sono per lui”, afferma commosso Andrea La Caita.

Read more

L’atteso ottavo Campionato Nazionale PIZZA DOC accende oggi 7 novembre forni e motori, e proseguirà fino al giorno 9 a sfornare pizze nell’ex tabacchificio di Cafasso (Capaccio – Paestum); data in cui verranno proclamati i 20 Campioni di categoria e il “Campione dei Campioni 2022”. Ma come è organizzato il grande evento? E quali sono le novità di questa Edizione?

Ogni anno si afferma sempre più globale e popolare questo Campionato che non è solo una competizione, ma un momento di confronto e di networking tra i pizzaioli e le aziende di settore. Saranno più di mille infatti i pizzaioli concorrenti provenienti da ogni angolo di Italia e dall’estero, oltre alle 30 aziende collegate al mondo pizza che poteranno le proprie produzioni in esposizione e degustazione all’interno dell’Ex Tabacchificio di Cafasso, a pochi passi di suggestivi templi di Capaccio – Paestum per l’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC.

5000 euro in prodotti e servizi offerti dagli sponsor per i vincitori delle varie categorie dell’8° edizione del Campionato Nazionale Pizza Doc, mentre il vincitore assoluto diventerà testimonial di una campagna promozionale dell’ Accademia Nazionale Pizza DOC.

Molto attesi anche i “Pizza DOC Awards”, i riconoscimenti alle personalità di tutto il Mondo Pizza che si sono contraddistinte nell’anno, che saranno assegnati nella serata di martedì 8 novembre. Ad essere celebrati saranno personalità di spicco del settore come Francesco Martucci, Piergiorgio Giorilli, Gino Sorbillo, Alessandro Scuderi, Egidio “Puok” Cerrone, Piero Armenti e tantissimi altri pizzaioli, comunicatori, imprenditori ed influencer.

“Un’edizione enorme che rilancia l’intero settore in un contesto favoloso come il NEXT, a pochi passi dai bellissimi templi dell’antica Paestum – ha affermato Antonio Giaccoli, presidente dell’Accademia Nazionale Pizza DOC – Ben 4 mila metri quadri di area expò con circa 30 aziende espositrici, 10 forni accesi dalle prime ore del mattino, workshop tematici, approfondimenti e la ciliegina sulla torta: la seconda edizione dei Pizza DOC Awards”.

Un’edizione importante, supportata appieno dall’amministrazione comunale di Capaccio, dal sindaco Franco Alfieri e aziende leader del settore come Mulino Caputo con le sue farine, i prodotti conservieri di Carbone Conserve, i prodotti caseari di Latteria Sorrentina, i pelati ed i pomodori di Solania, i forni elettrici di Sacar Forni, le attrezzature meccaniche di Mecnosud, i forni da casa per amatori e professionisti di OONI, la grande distribuzione di Perrella Network, e tante altre.

Le categorie

Ben 20 le categorie, 4 di abilità e 6 nuove alle edizioni passate. A partire dai 16 anni di età, tutti i i pizzaioli/le possono iscriversi, anche durante il Campionato, a:

  • Pizza Classica, ovvero la pizza specialità del concorrente;
  • Pizza Margherita DOC, anche senza rispettare il disciplinare STG;
  • Pizza Contemporanea, realizzata con tutte le moderne tecniche di impasto;
  • Pizza in Teglia, ovvero la classica pizza a fette;
  • Pizza in Pala;
  • Pinsa Romana;
  • Pizza senza Glutine;
  • Pizza Chef, novità di quest’anno, dove il pizzaiolo può associarsi ad uno chef;
  • Pizza dolce Pastry Chef, novità di quest’anno, categoria in cui il concorrente può farsi accompagnare da un pasticcere;
  • Pizza Cilento, la migliore pizza realizzata con i prodotti cilentani per omaggiare la terra che quest’anno ospiterà il Campionato;
  • Pizza Social, novità di quest’anno, con le pizze dei concorrenti postate e votate sul sito;
  • Trofeo Forni OONI, novità di quest’anno, con i concorrenti che si sfideranno nella cottura della pizza all’interno di uno dei tipici forni OONI, ideali sia per professionisti che per amatori;
  • Pizza Food Blogger, una categoria che sarà interamente valutata da una giuria composta da food blogger, influencer e giornalisti food;
  • Pizza a squadra, novità di quest’anno, con più concorrenti che possono concorrere in team anche in categorie differenti;
  • Pizza Fritta;
  • Fritti, ovvero le 3 tipologie di fritto classico e contemporaneo come il crocchè di patate, arancino e frittatina di pasta.
  • Le categorie di abilità, invece, saranno:
  • Pizza più larga;
  • Free style;
  • Pizza più veloce;
  • Categoria Juniores con il premio “Marco Agnello”, riservata agli iscritti di età compresa tra i 15 ed i 18 anni.

Il Campione Nazionale Pizza DOC 2022 sarà scelto tra il primo classificato della pizza classica, della pizza margherita e della pizza contemporanea, in funzione di chi ottiene il punteggio più alto. Poi saranno assegnati: il premio “Pizza DOC in the World” riservato al miglior pizzaiolo italiano ed al miglior pizzaiolo straniero nel Mondo; “Miglior Pizzaiola DOC 2022” alla migliore concorrente pizzaiola; il “Premio Giudici di Forno”, ovvero il premio della critica.

Saranno circa 100 i giornalisti, food blogger, influencer, maestri pizzaioli e chef che si accomoderanno in giuria per valutare le oltre 1000 pizze sfornate nei 3 giorni di gara. Presidente della giuria di qualità sarà la giornalista Antonella Amodio. Per evitare di influenzare le votazioni, anche all’ottava edizione del Campionato Nazionale Pizza DOC i giudici non vedranno chi elabora il prodotto prima di aver votato la pizza. Al via del direttore di gara, il pizzaiolo avrà a disposizione circa 10 minuti per preparare la sua pizza, dopodiché essa verrà mostrata alla giuria da nostri collaboratori. I giudici assegneranno un punteggio da 50 a 100, basando la loro valutazione su tre principi: Gusto, Cottura e Aspetto. Il voto rimarrà segreto.

Direttore tecnico della gara sarà Marco Di Pasquale, maestro pizzaiolo coadiuvato dai docenti della Accademia Nazionale Pizza DOC.

Ospiti d’onore della kermesse saranno personalità di spicco dell’universo food e pizza in particolare, come i docenti della Accademia Salvatore Lioniello, Angioletto Tramontano, Raffaele Bonetta, Errico Porzio, Fabio Di Giovanni, Antonio Fiorillo, Armando Scalella, Alessandro Della Monica, Carlo Fiamma e tanti altri testimonial del settore.

Novità di quest’anno saranno i format di approfondimento. Tutti i giorni, a partire dalle 17, ci sarà una diretta streaming sui canali social del Campionato e su YouFood Tv durante la quale si parlerà della giornata di gara appena trascorsa. Durante i 3 giorni di gara, invece, ci sarà spazio per i DOC Talk, i workshop di approfondimento condotti da Luca Fresolone, meglio conosciuto sui social come “La cucina del Presidente”. Protagonisti del format saranno Alessandro Condurro della pizzeria “Da Michele”, Nanni Arbellini founder di “Pizzium”, il giornalista Luciano Pignataro, una folta delegazione del sud America, la presidente di giuria Antonella Amodio, i primi 2 bartender d’Italia secondo World Class Italy, ovvero Vincenzo Pagliara e Natale Palmieri, il dottor Carlo De Luca della giunta nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti, e tanti altri ospiti d’eccezione.

Per maggiori informazioni:

www.facebook.com/campionatopizzadoc

www.campionatonazionalepizzadoc.it

081.5141416 – 339.5688563

info@giaccoli.it

Contatti Ufficio Stampa

BTL Prod

Aldo Padovano

333.2237732

stampa@campionatonazionalepizzadoc.

Read more

Stessa gestione, stesso sorriso. È quello di Anita Nuzzi, energica padrona di casa che ha fatto dell’accoglienza, della vivacità dei sapori e della qualità della carne i suoi rafforzati credo riuniti sotto la nuova insegna romana “Della Vittoria”: scopriamo insieme Carnosa.

A volte si cambia e basta, a volte si migliora. È il caso di “Carnosa” nuovo avamposto della carne di qualità del quartiere Della Vittoria a Roma, immediatamente a nord di Prati, che sostituisce una delle insegne dei “The Meat Market” a favore di un percorso di autonomia e carattere.

E’ la bella storia di Anita Nuzzi, briosa e sorridente imprenditrice pugliese con le idee molto chiare e tanta voglia di farcela da sola. Dopo anni di esperienza nel settore ha infatti deciso di dare un’impronta propria al locale di Via della Giuliana 125 puntando sul valore dell’accoglienza, sulla vivacità dei sapori di tradizione, twist creativi e qualità “maturata” delle carni.

La prima pagina del menu è una dichiarazione d’intenti ai suoi ospiti, scrive Anita:

“Dalla mia storia d’amore romantica e audace per i piaceri del palato, nasce il ristorante Carnosa. È un viaggio sensoriale che ho deciso di condividere con ogni nostro ospite”.

Punta sulla selezione di manzi e tagli pregiati toscani, posti in bella vista nel grande banco frigo subito all’ingresso, su una mise en place essenziale e di gusto, sui quadri eccentrici dell’eclettico artista e designer romano Gian Luca Gentili dedicati al nuovo brand, sull’ampia e colorata scelta di piatti, alcuni attinti alla cucina tipica del tacco d’Italia, sua terra d’origine, altri ispirati da da matrici multietniche rilette in chiave mediterranea.


Come si può ben intuire dal nome, il nostro impegno costante è basato sulle portate di varie selezioni di carne alla brace, ma ciò non toglie la possibilità ai nostri clienti di poter assaporare degli ottimi antipasti, primi piatti e zuppe tipiche tradizionali e rivisitate dalla fantasia dello chef, tutto abbinato alla carta di vini pregiati selezionati con cura dal nostro sommelier.

Gli ospiti di Carnosa avranno il piacere di assaggiare le pietanze cucinate con materie prime di alta qualità a due passi da alcuni dei luoghi iconici della Città Eterna, come la magnifica Basilica di San Pietro. Ottimo quindi anche per chi desidera concedersi una breve pausa pranzo e continuare la visita dei principali vicini punti di interesse, per un aperitivo di contenuto o di una cena succolenta.

Non solo cena: il nuovo business lunch garantisce stessa qualità e servizio con menu alla carta dedicato per un pranzo veloce e ricercato. Tra le new entry spicca anche l’aperitivo, a un costo di 15 € a persona, con i suoi mini burger e gli antipasti in versione finger food: il modo più divertente per spaziare tra i sapori targati Carnosa.

Le carni di Carnosa

La varietà della carni di Carnosa, salda nella qualità, include nella riprogettazione di contenuto nuove mete e nuovi tagli del mondo carnivoro: Spagna e Portogallo, Sakura Yoza e Hanami del Gruppo Galli, Scottona Simmental, Marchigiana e Frisona piemontese e una selezione di carni frollate dai 30 ai 60 giorni.

Presenze fisse, invece, quelle delle bombette pugliesi (classiche, al pistacchio, ‘nduja), i mini tartare sandwich , il tagliere di salumi iberici e le crocchette di pulled pork.


Cuciniamo tutto con professionalità e passione ma “Sua Maestà” la Bistecca alla Fiorentina, gode di particolari attenzioni, dalla certificazione di provenienza alla frollatura passando per la cottura, come tradizione richiede.

Se la carne è una certezza, la vera novità è la proposta vegetariana: hummus mediterrano, brioche salata con melanzane marinate, pomodorini e mozzarella come antipasti e Beyond Burger (100% vegetale con il gusto e la consistenza di quello di origine animale) come piatto principale.

Il pane è del Forno Roscioli, i dolci sono ad appannaggio di Ludovica Starita (già Masterchef Italia) così come la piccola pasticceria tutti da provare.

La vetrina a vista fa intravedere l’ampio bancone: colori caldi e luci soffuse illuminano la sala interna e i suoi 42 coperti, così come il dehors che accoglie fino a 50 sedute.

La carta dei vini, pur prediligendo piccoli produttori locali, offre un’ampia scelta tra champagne, bollicine italiane, bianchi e rossi strutturati per creare abbinamenti perfetti.

Carnosa è l’idea di Ristorazione che portiamo a Roma. Da Carnosa perseguiamo l’equilibrio tra la passione per il buon cibo, l’eccellenza delle materie prime, l’abbinamento con il giusto calice e il piacere di servire i nostri Clienti. E’ la nostra promessa: lavoriamo con ardore per rendere ogni esperienza una vera e propria Evasione di Piacere,

parola di Anita Nuzzi.

CARNOSA – CONTATTI

Via della Giuliana 125, Roma

Aperto tutti i giorni 12:00-15:00/ 18:30-00:00

www.ristorantecarnosa.com TEL: 0689226086

Read more

Il 5 e 6, 12 e 13 novembre ad Amandola (FM) si festeggia la venticinquesima edizione della manifestazione che punta a valorizzare il tesoro dei boschi di Amandola: “il tartufo bianco marchigiano”. In programma chef, mercatini dei prodotti tipici enogastronomici, escursioni, spettacoli, caccia al tartufo e menu gourmet.

Denominato “il re della tavola”, il tartufo bianco è considerato il più pregiato tra i tartufi commestibili e per molti anche il più gustoso. Può raggiungere dimensioni fino a 400 – 500 grammi, triplicando a volte il suo valore e sempre in relazione alla generosità della stagione. Il colore della gleba può variare dal nocciola al marrone fino a un rosso mattone.

Il Tartufo Bianco (Tuber magnatum pico) deriva dall’etimologia latina “magnatum” ovvero da “magnanti”, i ricchi signori, poiché era una prelibatezza che nel passato si trovava esclusivamente sulle tavole di famiglie aristocratiche o benestanti (esattamente come oggi). Vive in simbiosi principalmente con quercesalici e pioppi, generosi sui Monti Sibillini.

Sono ben venticinque anni che Amandola lo celebra in una manifestazione dal titolo “Diamanti a Tavola, Festival del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini” per promuovere il tesoro nascosto dei boschi dell’entroterra Fermano.

Alla manifestazione è legato il mercatino dei prodotti tipici enogastronomici dei Monti Sibillini e la grande cena inaugurale dello Chef Daniele Citeroni di Osteria Ophis di Offida, oltre ad un programma ricco di iniziative ed eventi. Le degustazioni saranno ad appannaggio dagli stand presenti e allestiti dalle varie associazioni sportive e di volontariato presenti sul territorio. Tante le attività a cui partecipare durante i giorni del Festival: “la caccia al tartufo”, convegni, mostre e laboratori per bambini per le vie della Città che faranno da palcoscenico a spettacoli folkloristici ed artisti di strada.

Sono ben felice di portare Osteria Ophis a parlare di Tartufo Bianco dei Sibillini che non ha nulla da inviare ai più blasonati

Daniele Citeroni

La Cena-Evento inaugurale dello Chef Daniele Citeroni, di Ophis, Offida

Lo Chef Daniele Citeroni Maurizi, classe 78, offidano doc, nutre un profondo amore per la cucina di tradizione che fa da musa ispiratrice a moderne interpretazioni di materie prime territoriali, ha aperto la sua Osteria Ophis proprio per rendere omaggio alle ricette delle Marche con tecnica, memoria e creatività.

Il Menu pensato per l’evento inaugurale ruota attorno alla valorizzazione del prodotto: il tartufo bianco pregiato marchigiano.

Noi porteremo i piatti più rappresentatiti di Ophis, quei piatti che hanno segnato la nostra storia, come “gallina lessa e tartufo bianco”, “Cornetto e cappuccino”, che è la nostra brioche farcita di ciauscolo e caciotta dei monti sibillini e spuma di parmigiano aromatizzata al tartufo bianco, “Tortello di prosciutto cotto affumicato mantecato con burro e tartufo bianco, fondo di brodo di funghi e panna”; “Filetto maiale grigliato e glassato al miele con salsa al tartufo nero” e, come dolce, un gioco di parole: la “mela rosa dei Sibillini che diventa tartufo”, ovvero una mela cotta al forno resa sfera, poi glassata al cioccolato con neve di tartufo nero.

Contina Chef Citeroni:

Noi siamo ben felici di poter partecipare a questa manifestazione perchè si parla di tartufo in una stagione non facile, in un anno in cui il prodotto scarseggia e i prezzi sono proibitivi ma ancora di più perchè si parla di Tatufo dei Sibilinni che non ha nulla da invidiare ad altri luoghi più blasonati, anzi.

Le cene e gli chef in programma

Per maggiori informazioni, conoscere i menu e prenotare il proprio posto: consultare la Pagina Facebook Bianco da Chef o chiamare il numero 351.6744284

Qualcosa in più su Amandola

Amandola è un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e sulla sinistra orografica del fiume Tenna e raggiunge i 550 metri sopra il livello del mare. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini essendo caratterizzato da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valore per la molteplicità dei paesaggi presenti.

Le montagne spigolose, le dolci colline alle spalle, le valli disegnate dai fiumi, i piccoli borghi incastonati come pietre preziose sono gli elementi che rendono questo tratto di Italia straordinario.

Considerata a buon diritto la “porta est” di accesso al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Amandola, con il Museo Antropogeografico, offre l’opportunità di conoscere tutti gli aspetti che compongono l’ambiente, avendo poi la possibilità di rinvenirli e osservarli nel territorio. Di particolare importanza Piazza Umberto I, o piazza alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico “La Fenice” e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca.

Dal punto di vista gastronomico, Amandola, come abbiamo detto, è rinomata per il tartufo bianco pregiato che viene dai suoi boschi ed è anche area di produzione della Mela rosa dei Monti Sibillini, presidio Slow Food.

In autunno si tiene “Diamanti a Tavola” – Fiera del Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini che anima il centro storico con stand enogastronomici ricchi di piatti profumati al tartufo e piatti della tradizione. La peculiarità della festa è dovuta al fatto che sono gli stessi tartufai (cavatori) del luogo a mettere in mostra e a vendere i loro tartufi, dopo aver passato a setaccio con i loro cani i boschi all’interno del territorio dei Monti Sibillini.

Ufficio turistico: Tel.  0736 840731  – email   turismo.amandola@gmail.com

Piatti della tradizione contadina del borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano 

Quando vi chiedete che cosa mangiare nel borgo di AmandolaBandiera Arancione del Touring Club Italiano, ecco alcuni Piatti della tradizione marchigiana ai piedi dei Sibillini.

LE FREGNACCE: Antico piatto della tradizione contadina, e ad esclusivo appannaggio della città di Amandola, è costituito da pasta sfoglia all’uovo lessata e arrotolata, condita di norma con sugo di carne o con pepe e formaggio pecorino; è un lenzuolo perfetto per ospitare una pioggia di tartufo bianco o nero, tipici del territorio, secondo la stagione di produzione.

‘NGRICCIO: Una minestra o zuppa che si può assaggiare durante la festa del Beato Antonio di Amandola, è “Lo ngriccio” o la “ngrecciata”. Pietanza di origine contadina, è composta da ingredienti semplici, ma complementari, che, una volta uniti insieme, creano sapori inconfondibili come cipolla, carota, sedano, fagioli, mais, patate tagliate a dadini ed un pò di pomodoro.

BRUSCHETTE e UOVA AL TARTUFO di Stagione 

La Città di Amandola ha un Re indiscusso tra i prodotti tipici: il “Tartufo pregiato dei Monti Sibillini”. Presente da sempre nel ricco territorio amandolese e riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale, offre diverse tipologie qualitative dal nero “scorzone”, passando a quello “pregiato”, fino ad arrivare al noto “Bianco”, ovvero il Tuber Magnatum. Perfetto sul pane bruscato o per impreziosire la nutriente semplicità dell’ uovo.

Read more

Si è aperto un nuovo capitolo per Taki Off sulle sponde di Piazza Cavour a Roma. Onorio e Yukari Vitti, creatori del sofisticato doppio polo nipponico (Taki + Taki Off), hanno affidato alla creatività di Andrea Fusco, chef romano di lungo corso, la stesura della nuova storia “oltre la tradizione d’Oriente”.

Nel tratto dell’unione culinaria tra Giappone e Italia 3 menu degustazione raccontano sua la complementaria, e sempre giocosa, visione gastronomica che ripercorre tappe del passato e include nuove esotiche prospettive.

Non chiamatela cucina Fusion, preferisce decisamente “Union”. Così Andrea Fusco, chef romano di lungo corso, definisce la nuova prospettiva culinaria con la quale rilegge dettami interculturali e il concetto stesso di “fusione” a favore di un incontro, di un’unione tra culture tradotte in sapori. Trascrive così nel piatto una cucina in cui le identità dei cibi rimangono vicine senza sovrapporsi, nè confondersi, nè perdersi troppo l’una dentro l’altra.

Quando si parla di “cucina Fusion”, per me ha un’accezione negativa. E’ una parola che ormai rimanda ad altro. Non perchè la mia cucina non sia fusion nella sua essenza, ma perchè ho paura che venga etichettata così.

Troppo spesso in nome del fusion i sapori sono talmente fusi tra loro che perdono la propria identità, e non si capisce più quali siano i confini tra un sapore e un altro.

Lui è romano, ma ha girato il mondo. La sua, di base, è una cucina italiana, sulla quale, come per nuovi frutti, si innestano, nuove gemme. Già nel 2010 ebbe la forza gastronomica di illuminare con una stella Michelin le derive tuscolane ancora in ombra con il suo “Giuda Ballerino!”, oggi Fusco aggiorna il suo stile e lo porta a Piazza Cavour mettendoci dentro la voglia e l’energia di una nuova sfida in un locale di sofisticata atmosfera nipponica.

Trattiene piatti in carta piatti intramontabili come il “gamberone in pasta fillo e spuma di mortadella”, inserisce citazioni aggiornate del passato come il “Bun con porchetta di Ariccia e crudo di gambero rosso di Anzio con mayo allo zenzero” che, anche qui come allora, nel giro di Valzer delle entrées, sicuro del proprio appeal da una parte testimonia il talento di Andrea nell’arte della panificazione, dall’altra quella capacità di prendere un ingrediente popolare e di elevarlo all’aristocrazia.

Sulla tavola, pane a lievitazione naturale con farro e miele, focaccina al timo, burro francese e olio EVO di cultivar pregiate, che cambia una volta al mese, accompagnano una festa di cromie e gusti. Tra queste “alga rossa, yuzu e soia”, “stracciatella di burrata con uova di salmone, salsa giapponese al sesamo bianco e aceto di riso”. E poi, ancora, un “macaron farcito con fois gras ricoperto da polvere di tè verde matcha” e una rivisitazione del tipico raviolo giapponese, il gyoza, ripieno di coppa di testa, patate, rosmarino e riduzione di aceto balsamico.

Il mio menù ha al suo interno un gioco di sapori, una miscelazione tra tradizione Italiana e Giapponese volta a stupire ma anche ad appagare il palato. Nella mia cucina infatti l’elemento della sorpresa c’è ma non è mai qualcosa che lascia perplessi, ci sono soprattutto risposte e mai incognite o domande che restano in sospeso. Gli ingredienti sono tutti o quasi riconoscibili e uniti da una piacevolezza e riconoscibilità di fondo: il resto è divertimento!.

Su questa scia davvero interessante è la “Fake Carbonara”, un predessert spiazzante in cui Fusco trasforma i sapori, le temperature e l’opuleza della nota Carbonara, Regina dei primi di Roma, in “Spaghetti di soba, yuzo e lampone disidratato” dove il caldo diventa freddo, la sapidità dolcezza, la ricchezza del sapore, freschezza.

Io mi diverto molto e sono molto presente in sala, mi piace accompagnare i miei patti, presentarli, raccontarli.

Ci sono tanti clienti che escono con un grande sorriso e incuriuositi, ti chiedono spiegazioni minuziose. Io sono felice di potergli spiegare anche il dettaglio di un fondo bruno.

e’ tutta un’altra percezione A sproprio agio, una bella sfida, fmolta fifducia, i numeri lo hanno già premitao e continuaa sulla scia delle soddisfazioni.

I 3 Menu Degustazione

Nei tre menù degustazione di Taki Off passato e presente dello chef convivono e si armonizzano: nel percorso denominato “I classici” (5 portate a 90 euro), vengono proposti i piatti che hanno fatto la storia dello chef, mentre le nuove creazioni sono racchiuse sia nel menu “Dedicato al mio amore” (5 portate a 110 euro) sia in “Quello che mangerei io” (5 portate a 120 euro). Da questi si possono poi anche scegliere i piatti in modo incrociato componendo il proprio personale menù.

Qualche esempio. Negli antipasti del menù i “Classici” troviamo l’articolato Giochiamo con i crudi che prevede un gambero rosso leggermente marinato nella soia, polvere di pesto e gelato al wasabi; uno scampo marinato nello yuzu e granita al cetriolo; una mazzancolla siciliana con un gel di sakè; la capasanta marinata nella salsa teriyaki e tartufo nero; l’ostrica con alghe e fermentazione di cavolo rosso e un nigiri rivisitato con tonno, crema di scalogno nero e licheni essiccati, e che include il suo signature, lo Spiedino di gambero in pasta fillo con spuma tiepida di mortadella, già citato.

Nel menù “Dedicato al mio amore” si trovano piatti come Capasanta scottata con foie gras, umoboshi e caviale; Fettuccina di castagne con farina di castagne, ragù di polpo, polveri di capperi disidratati e olive, bottarga di muggine, Risotto agli scampi, cavolfiore, anguilla e fondo di manzo.

In “Quello che mangerei io” Fusco rimarca il tratto della nuova esperienza che passa per la romanità, arriva in Oriente e ritorna a casa come per le Ostriche in tempura, cotechino e prugne caramellate al sakè. Tra i dolci il Babà rivisitato con bagna al sakè e yuzu accompagnato da gelato al wasabi.

La mia ricerca di uno chef che guidasse con amore e sensibilità il ristorante Taki Off in questa seconda fase, si è diretta verso uno chef di esperienza che però avesse l’energia e l’entusiasmo di un ragazzo –racconta Onorio Vitti – e Andrea Fusco ha conquistato da subito sia me che Yukari.

Il suo rigoroso rispetto delle materie prime ci ha fatto capire come fossela persona ideale perraccontare un mondo in equilibrio tra occidente e oriente.

Gioco, colore e ricercatezza. Incrocio di due o più mondi. Combinzioni, concretezze e suggestioni di luoghi lontani che tornano a casa per ripartire ancora. Continua voglia di sperimentare cotture, techiche e contaminazioni, mantenendo ben definiti i confini delineano il nuovo slancio di Fusco verso nuovi mondi.

Tra toni scuri, poltroncine in velluto, grande gusto nell’arredamento, nella mise en place nuda e traslucide soluzioni di design, Fusco porta in sala, la sua cucina, la sua personalità variopinta, e la voglia di dialogare con l’ospite, di essere presente in sala, di affermare a più voci che “Fusco in back”.

Chef Andrea Fusco

Il nuovo inizio dello chef Andrea Fusco avviene dopo anni in cui la sua storia personale e professionale si è completamente trasformata diventando, come nei racconti più belli e memorabili, completamente un’altra. La sua prima vita si svolge al Giuda Ballerino! di Largo Appio Claudio, dove nel 2010 riceve il riconoscimento della stella Michelin e definisce il suo stile di cucina. Nel 2015 si trasferisce poi in una delle terrazze più belle della città, e cioè all’ottavo piano dell’hotel al Bernini Bristol di Piazza Barberini. Conclusa nel 2019, il capitolo fondamentale del Giuda Ballerino! Nello stesso anno viene coinvolto, in una nuova avventura che lo vuole alla guida del Diana’s Place di AG Foodies, progetto d’ospitalità capitolino giovane e intraprendente. Negli stessi anni consulenze e viaggi animano il suo quotidiano, si muove sia per il mondo che nella geografia interiore della propria identità, rinnovandosi e continuando a sviluppare pensiero creativo di cucina.

TAKI OFF
Via Marianna Dionigi, 62 -Roma
06 320 1750
http://www.taki.it/takioff/

Read more

l’Italia è una e centomila, così come i grani, così come la pasta. Strette da un legame profondo, antico come il grano, l’Italia e la pasta condividono spesso un luogo comune che lega la sua qualità alla regione di provenienza. Ma ciò che proverò a descrivere è certamente un luogo non-comune per la sua produzione.

Qui siamo sulle Dolomiti, nel Pastificio più a Nord della Penisola, e questa è la storia della Famiglia Felicetti che ha fatto della Val di Fiemme la culla di una nuova visione pastaia. Con tenacia e prospettiva ha saputo sfidare i diktat in materia facendo leva sui valori vincenti della montagna, sulla premura artigianale e sulle avanguardie tecnologiche che guardano, insieme, fiduciose al futuro.

Pasta, Appartenenza e Prospettiva. Tre parole chiave per inquadrare una storia di “pasta anticonformista”, un’impresa cresciuta sulle Dolomiti nel 1908 e che continua a rigenerarsi forte di un’ottica limpida e coraggiosa, come l’acqua e l’aria d’alta quota.

Sempre orientata dal saggio sviluppo, a sua volta guidato dall’amore e rispetto per questi eroici regni, la famiglia Felicetti ha guardato alla pasta con un grandangolo visuale ampissimo, capace di superare i limiti imposti dalla natura stessa delle cose e di scardinare l’asse di quel luogo comune che vuole la produzione di pasta di qualità ad esclusivo appannaggio del sud Italia.

Contro ogni previsione, oggi il Pastificio Felicetti è tra le realtà di settore più affermate, apprezzate, dinamiche e saldamente ancorate al concetto di qualità senza compromessi; una qualità che contribuisce a rafforzare l’immagine di un’Italia tenace, capace, produttiva e sfidante.

La Storia

Non tutti sanno che un tempo, quando la Val di Fiemme in Trentino faceva parte dell’Impero Austro Ungarico, ogni valle custodiva il proprio pastificio con un preciso intento: quello di garantire autosufficienza alla comunità in caso di guerre, carestie o autonomia quando la neve avesse reso impossibile la comunicazione tra le valli.

Per la semola si utilizzavano i cereali a disposizione come orzo, segale, grano saraceno, dei blend cui si aggiungeva quel po’ di grano tenero che arrivava dall’Austria. Ne derivava una pasta diversa da quella del nostro Sud Italia – di grano duro, sole e vento – ma che racconta comunque una tradizione e storia italiana.

È all’interno di questo scenario dolomitico che Valentino Felicetti, imprenditore edile al servizio dell’Impero Austro-Ungarico – che tra le tante imprese aveva realizzato anche l’acquedotto di Vienna – alla nascita del quarto figlio decide di fermarsi a Predazzo, cuore della Val de Flém (in dialetto predazzano).

E’ il 1908 e Valentino rileva una segheria ben avviata che aveva un piccolo pasticifio annesso al primo piano. Da quella data, lunga e tortuosa è stata la storia della Prima Fabbrica Fiemmese di Paste Alimentari. Uno slalom gigante tra difficoltà e grandi soddisfazioni, feroci incendi (1945), maniche rimboccate, cadute e risalite, entusiasmi da ritrovare ogni volta ed energie da mettere in moto con quella tenacia che caratterizza gli uomini di montagna che puntano la vetta e non temono la fatica per raggiungerla.

Sono anni attivi e produttivi. I Pastifici delle valli sono 11. Ma è nel 1974 che l’azienda compie il primo passo decisivo: l’acquisto del Pastificio Cielo di Rovereto, tra i più importanti della zona, con una produzione cinque volte superiore rispetto a quella dei Felicetti.

Valentino fa trasferire a Predazzo i suoi moderni macchinari e proietta l’azienda verso un’attività produttiva notevolmente superiore. Poi arrivano gli anni ’80, i ’90, le innovazioni informatiche, le nuove linee di pasta lunga, i cambi generazionali che portano i tre cugini Riccardo, Paolo e Stefano al vertice del management aziendale, mentre Valentino, nipote del fondatore, diventa il Presidente del Pastificio.

Lavoro, ricerca e sperimentazione si traducono in un processo continuo di innovazione

Nel 2016 lo stabilimento di Predazzo viene rinnovato, la facciata assume un aspetto moderno, colorato, sempre integrato con l’ambiente e la bella parola PASTA bene in evidenza. Tra traguardi, esportazioni, mercati internazionali, ristoranti stellati, grandi interpretazioni di pasta, formati e semole monovarietali, nel 2022, dopo 3 anni di cantiere, Pastificio Felicetti inaugura a Castello Molina di Fiemme la nuova struttura produttiva: un ulteriore esempio di architettura industriale sostenibile e integrata nel paesaggio.

Se non posso avere i campi, posso puntare sui migliori grani, lavorare la semola migliore con un sistema di controllo e produzione ai massimi vertici.

Riccardo Felicetti

LA PASTA e la Produzione del MONOGRANO

Il 2004 è un anno davvero significativo. Monograno Felicetti punta sulle produzioni monovarietali e lancia una linea di grani puri: i Monograni Felicetti. Pasta di alta qualità, realizzata con grani lavorati in purezza.

Matt, Khorasan KAMUT®, Farro e Senatore Cappelli, varietà pregiate interpretate a regola d’arte dal mastro pastaio, che restituiscono tutta l’armonia e il sapore del grano, espressione del carattere di ogni territorio che lo ha generato.

La nostra produzione ed è ottenuta da semole biologiche monorigine coltivate su terreni ben precisi: riusciamo così a trasmettere con la nostra pasta il carattere spiccato e la verità di questi semplici ma fragili ingredienti. Il nostro Matt è prodotto in Puglia e della terra d’origine conserva il calore e la sferza primordiale, mentre è dal lontano Saskatchewan – in Canada – che proviene l’antico ed insieme moderno Kamut® Khorasan. Tutto umbro è il timbro del nostro Farro dicocco, rustico e sincero, e nelle Murge si coltiva l’ultimo giunto – ma non per questo meno importante – “Il Cappelli”, ottenuto dalla varietà di grano duro Cappelli italianissima e vigorosa, densa di sensazioni schiette e appaganti allo stesso tempo.

Sono anche gli anni in cui l’attenzione dell’Alta Ristorazione si rivolge nuovamente alla Pasta di Grano Duro di Alta qualità.

Molti le collaborazioni e molti gli Chef che scelgono Monograni Felicetti per le proprie interpretazioni di Cucina Italiana. La pasta diventa prodotto griffato, da esibire sulle tavole, si moltiplica in parole per nuove pagine di racconti scritti da Chef del calibro di Massimo Bottura, Carlo Cracco, Davide Scabin, Luca Fantin, Norbert Niederkofler.

“Il biologico per Monograno Felicetti è un prerequisito. Dall’inizio abbiamo scelto di collaborare con agricoltori che consideravano il metodo di coltivazione biologica come base imprescindibile per raggiungere un risultato agricolo di assoluta eccellenza. Dalla coltivazione alla produzione nello stabilimento tutto rispetta la nostra vocazione a fare le cose per bene.

Le Regole della Pasta e il Metodo Felicetti

Semola di grano duro, Acqua, Aria. Sono queste le 3 componenti imprescindibili per la costruzione di una buona pasta in ogni luogo, oltre chiaramente all’abilità di un pastaio.


La semola, di questi elementi è l’unica che può essere trasportata con maggiore facilità da un luogo all’altro, a prescindere da dove venga coltivato il grano duro. Questo è ciò che accade da Felicetti, dove la semola arriva tra i monti del Lagorai e Latemar, qui dove si estende la rigogliosa Val di Fiemme, una delle principali valli dolomitiche.

Le fasi della produzione della pasta sono quattro: la prima è l’impasto. La semola si mescola all’acqua, si ottiene e un composto omogeneo. L’impasto viene spinto nelle trafile con fori sagomati che determinano la forma della pasta e ne caratterizzeranno la superficie rugosa. Poi c’è l’essiccamento e il raffreddamento.

Matt, Khorasan KAMUT®, Farro e Senatore Cappelli sono i Fantastici 4, nati per essere grandi, ma ciascun grano impone un modo diverso di fare pasta in base alle caratteristiche di ognuno, ma tutti vengono impastati entro e non oltre 48 ore dal loro arrivo con l’acqua pura del Latemar, a più di 2000 metri di altitudine.

Più pura è l’acqua, migliore sarà la qualità della pasta, più ricco di profumi integri il suo carattere distintivo.

Ogni lotto di Semola che arriva da Felicetti viene scrupolosamente controllato, analizzato nelle sue componenti di umidità, proteine, glutine e colore; gli impanti vengono adattati in base ai risultati. Oltre l’impasto con l’acqua pura è l’aria che fa l’altra grande differenza. La fase di essiccazione è stata pensata su modello gragnanese: la pasta appena trafilata, ancora morbida, raggiunge con l’aria riscaldata e filtrata di Predazzo il proprio grado di umidità. Poi, un diagramma di essiccazione, che tiene conto della Natura e delle condizioni del tempo, farà il resto.

Prodotto agricolo, di territorio e di design, la pasta di Monograno Felicetti oggi viaggia in tutto il mondo e abita le credenze di gourmand di ogni bandiera. Un’ impresa di famiglia in continua evoluzione, un’azienda vincente, un progetto solido e anticonformista reso concreto dalla passione, dalla tenacia e dalla natura incontamita di questo regno d’alta quota; e dal fatto che, come ha scritto William Blake, “quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.”

Read more

“Osteria Francescana” di Massimo Bottura al vertice per la guida 50 Top Italy per la categoria Grandi Ristoranti e “Zia Restaurant” di Antonio Ziantoni nella categoria Cucina d’Autore. Il podio dei Grandi Ristoranti è completato da “Uliassi” di Mauro Uliassi al secondo posto, e da” D’O” di Davide Oldani in terza posizione. Per la categoria Cucina d’Autore, sul secondo gradino del podio da Gorini e Marotta Ristorante al terzo posto.

Cos’è 50 Top Italy?

È un network per comunicare lo straordinario movimento della cucina italiana nel mondo: una mappa del mangiare bene in Italia e nel mondo; una guida pensata per gli italiani e per i turisti che in milioni frequentano il nostro Paese o, che in generale, cercano la cucina italiana.

150 esperti gastronomi, con particolare sensibilità verso il mondo della ristorazione italiana, fanno parte del “panel” italiano. Si tratta di esperti a cui è chiesto, con il vincolo di riservatezza e anonimato, di compilare un sondaggio inziale per stilare una classifica provvisoria.

Dopo aver effettuato le visite, si procede ad un nuovo sondaggio di aggiornamento che porta alla classifica definitiva.

Cosa indica la classifica

Le insegne presenti in 50 Top Italy sono suddivise in categorie, in base alla fascia di prezzo, con una sezione dedicata alle tipologie di locali più ricercati dal grande pubblico. Sono esclusi i ristoranti che si trovano all’interno di Hotel, Relais, Residenze di Charme, in quanto ad essi è destinata una classifica apposita: 50 Top Italy Luxury.

Il network 50 Top Italy è completamente gratuito e fruibile per tutti i naviganti, tradotto completamente in inglese e integrato ad un servizio di geolocalizzazione.

L’edizione 2023

Il migliore ristorante d’Italia si conferma l’Osteria Francescana a Modena, di Massimo Bottura, per la categoria Grandi Ristoranti; per la categoria Cucina d’Autore si impone Zia Restaurant di Antonio Ziantoni, a Roma. Il podio, per i Grandi Ristoranti, è completato al secondo posto da Uliassi a Senigallia, di Mauro Uliassi, e da D’O di Davide Oldani, a Cornaredo, in terza posizione.

Il podio, per la Cucina d’Autore, vede al secondo posto da Gorini di Gianluca Gorini, a San Piero In Bagno, e Marotta Ristorante di Domenico Marotta, a Squille, al terzo posto.

Abbiamo suddiviso i migliori ristoranti della Penisola – dichiarano i tre curatori della guida, Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere – secondo tipologia di locale e fascia di prezzo, in tre classifiche contenenti 50 nomi ciascuna: Grandi Ristoranti, Cucina d’Autore e Luxury.

I Grandi Ristoranti senza limite di spesa e la Cucina d’Autore con un limite di spesa intorno ai 100 euro; la categoria Luxury, che presenteremo il 5 dicembre, comprende quei ristoranti di alto livello e con un servizio di standard elevato, presenti all’interno di Hotel, Relais, Residenze di Charme. Il tutto per avere, sempre di più, un occhio attento alla spesa e alla tipologia di locale che si vuole scegliere, e per essere quanto più chiari e diretti verso i consumatori.

La top ten dei Grandi Ristoranti vede al quarto posto Enrico Bartolini MUDEC, a Milano, quinto Le Calandre, a Rubano, sesto Danì Maison, a Ischia, settimo Duomo a Ragusa, all’ottavo posto Enoteca Pinchiorri, a Firenze, nono Il Pagliaccio, a Roma, e alla decima posizione Taverna Estia, a Brusciano.

Per la Cucina d’Autore al quarto posto Dina, a Gussago, quinto Condividere, a Torino, sesto l’Argine a Vencò, a Dolegna del Collio, settimo Ristorante Villa Maiella, a Guardiagrele, ottavo posto per Antica Osteria Nonna Rosa, a Vico Equense, nona posizione per Gambero Rosso, a Marina di Gioiosa Ionica, e decima posizione per Colline Ciociare ad Acuto.

Una ristorazione italiana che soffre – continuano Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere – che non ha perso creatività e smalto, ma che affronta dei costi di lavoro, energia e materie prime che sono più che raddoppiati negli ultimi mesi.

Quest’anno abbiamo scelto di presentare la guida in varie fasi, dando tanto spazio al web e ai social per raggiungere un pubblico più vasto. Concluderemo la presentazione il 13 dicembre al Teatro San Babila di Milano, consegnando tutti i premi, compresi quelli speciali, che metteranno un punto d’attenzione su quei professionisti che si sono distinti in qualche maniera nell’ultimo anno; scopriremo poi quali saranno i 50 Migliori Ristoranti Italiani nel Mondo, fuori dai confini nazionali. Siamo una guida giovane, che si adatta alle esigenze dei consumatori.

Appuntamento con il Gran Galà della Cucina Italiana, al Teatro San Babila di Milano, il 13 dicembre alle ore 18.00, per scoprire i 50 Migliori Ristoranti Italiani nel Mondo, per premiare i top delle classifiche Italia e per consegnare i tanto attesi premi speciali.

La Classifica Completa di Cucina d’Autore di 50 Top Italy – Guida ai Migliori Ristoranti Italiani 2023

1 Zia Restaurant – Roma, Lazio

2 daGorini – San Piero in Bagno (FC), Emilia-Romagna

3 Marotta Ristorante – Squille (CE), Campania

4 Dina – Gussago (BS), Lombardia

5 Condividere – Torino, Piemonte

6 L’Argine a Vencò – Dolegna del Collio (GO), Friuli-Venezia Giulia

7 Ristorante Villa Maiella – Guardiagrele (CH), Abruzzo

8 Antica Osteria Nonna Rosa – Vico Equense (NA), Campania

9 Gambero Rosso – Marina di Gioiosa Ionica (RC), Calabria

10 Colline Ciociare – Acuto (FR), Lazio

11 Abocar Due Cucine – Rimini, Emilia-Romagna

12 Re Santi e Leoni – Nola (NA), Campania

13 Oasis Sapori Antichi – Vallesaccarda (AV), Campania

14 Dalla Gioconda – Gabicce Monte (PU), Marche

15 L’Asinello – Castelnuovo Berardenga (SI), Toscana

16 Il Povero Diavolo – Poggio Torriana (RN), Emilia-Romagna

17 al Metrò – San Salvo Marina (CH), Abruzzo

18 Trattoria Al Cacciatore – La Subida – Cormons (GO), Friuli-Venezia Giulia

19 Casa Rapisarda – Numana (AN), Marche

20 Casa Sgarra – Trani (BT), Puglia

21 Modì – Torregrotta (ME), Sicilia

22 Hostaria Ducale – Genova, Liguria

23 Acqua Pazza – Ponza (LT), Lazio

24 Ristorante Giglio – Lucca, Toscana

25 L’Acciuga – Perugia, Umbria

26 Antica Corte Pallavicina – Polesine Parmense (PR), Emilia-Romagna

27 Quintessenza Ristorante – Trani (BT), Puglia

28 L’Alchimia – Milano, Lombardia

29 Octavin – Arezzo, Toscana

30 Essenza – Terracina (LT), Lazio

31 Cannavacciuolo Bistrot Torino – Torino, Piemonte

32 Gagini Restaurant – Palermo, Sicilia

33 Mater1apr1ma – Pontinia (LT), Lazio

34 Atelier Restaurant – Domodossola (VB), Piemonte

35 La Favellina – Malo (VI), Veneto

36 Somu – Baja Sardinia (SS), Sardegna

37 Lazzaro 1915 – Pontelongo (PD), Veneto

38 æde – Roma, Lazio

39 Luigi Lepore – Lamezia Terme (CZ), Calabria

40 La Bandiera – Civitella Casanova (PE), Abruzzo

41 L’Arcade – Porto San Giorgio (FM), Marche

42 Il Marin – Genova, Liguria

43 Contaminazioni Restaurant – Somma Vesuviana (NA), Campania

44 Fradis Minoris – Pula (CA), Sardegna

45 Gianni D’Amato – Miranda – Tellaro (SP), Liguria

46 Coria – Caltagirone (CT), Sicilia

47 Gardenia – Caluso (TO), Piemonte

48 SanBrite – Cortina d’Ampezzo (BL), Veneto

49 Zum Löwen – Tesimo (BZ), Trentino-Alto Adige

50 Locanda Mammì – Agnone (IS), Molise

La Classifica Completa di Grandi Ristoranti di 50 Top Italy – Guida ai Migliori Ristoranti Italiani 2023

1 Osteria Francescana – Modena, Emilia-Romagna

2 Uliassi – Senigallia (AN), Marche

3 D’O – Cornaredo (MI), Lombardia

4 Enrico Bartolini MUDEC – Milano, Lombardia

5 Le Calandre – Rubano (PD), Veneto

6 Daní Maison – Ischia (NA), Campania

7 Duomo – Ragusa, Sicilia

8 Enoteca Pinchiorri – Firenze, Toscana

9 Il Pagliaccio – Roma, Lazio

10 Taverna Estia – Brusciano (NA), Campania

11 Madonnina del Pescatore – Senigallia (AN), Marche

12 Del Cambio – Torino, Piemonte

13 Andrea Aprea – Milano, Lombardia

14 Piazza Duomo – Alba (CN), Piemonte

15 Krèsios – Telese (BN), Campania

16 Dal Pescatore – Canneto sull’Oglio (MN), Lombardia

17 La Tana Gourmet – Asiago (VI), Veneto

18 Lido 84 – Gardone Riviera (BS), Lombardia

19 Angelo Sabatelli Ristorante – Putignano (BA), Puglia

20 Casa Perbellini – Verona, Veneto

21 Agli Amici – Udine, Friuli-Venezia Giulia

22 La Peca – Lonigo (VI), Veneto

23 Il Luogo di Aimo e Nadia – Milano, Lombardia

24 Pascucci al Porticciolo – Fiumicino (RM), Lazio

25 La Torre del Saracino – Vico Equense (NA), Campania

26 La Madia – Licata (AG), Sicilia

27 AALTO – Milano, Lombardia

28 El Molin – Cavalese (TN), Trentino-Alto Adige

29 Ristorante Andreina – Loreto (AN), Marche

30 Ristorante Berton – Milano, Lombardia

31 Laite – Sappada (UD), Friuli-Venezia Giulia

32 Aqua Crua – Barbarano Vicentino (VI), Veneto

33 Qafiz – Santa Cristina d’Aspromonte (RC), Calabria

34 Piazzetta Milù – Castellammare di Stabia (NA), Campania

35 Caino – Montemerano (GR), Toscana

36 Antica Osteria Cera – Campagna Lupia (VE), Veneto

37 Ristorante Romano – Viareggio (LU), Toscana

38 Materia – Cernobbio (CO), Lombardia

39 Damini Macelleria & Affini – Arzignano (VI), Veneto

40 Il Faro di Capo d’Orso – Andrea Aprea – Maiori (SA), Campania

41 Virtuoso Gourmet – Tenuta Le Tre Virtù – Scarperia e San Piero (FI), Toscana

42 Pashà – Conversano (BA), Puglia

43 Palazzo Petrucci – Napoli, Campania

44 Retroscena – Porto San Giorgio (FM), Marche

45 Impronta d’Acqua – Lavagna (GE), Liguria

46 Ristorante Dattilo – Strongoli (KR), Calabria

47 Senso Alfio Ghezzi Mart – Rovereto (TN), Trentino-Alto Adige

48 Peter Brunel Ristorante Gourmet – Arco (TN), Trentino-Alto Adige

49 Volta del Fuenti by Michele De Blasio – Vietri sul Mare (SA), Campania

50 Dimora Ulmo – Matera, Basilicata

Read more

Lunedì 24 ottobre 2022, alle ore 11.00, al Mercato Centrale Roma – ingresso Via Giolitti 36 – gli chef Antonio Ziantoni, Bernard Fournier e Daniele Reponi si esibiranno in uno Show Cooking dedicando la loro creatività a tre diverse interpretazioni della Mortadella Bologna IGP. A seguire, una Masterclass d’eccezione di Sonia Peronaci dedicata a 20 food influencers per un grande Mortedella Day!

Lunedì 24 ottobre, al Mercato Centrale Roma, si festeggia il Mortadella Day. Giunto alla sua X edizione e nato per celebrare l’anniversario del 24 ottobre 1661, data in cui il Cardinal Farnese emise il Bando che metteva nero su bianco le regole per la produzione della Mortadella Bologna: un vero e proprio antesignano dell’odierno Disciplinare di produzione IGP. 

Per il celebre accadimento, tre firme della cucina d’autore si cimenteranno in uno show-cooking dove la “Regina Rosa” sarà protagonista di 3 ricette in versione regionale: quella laziale rappresentata dallo chef Antonio Ziantoni (Ristorante Zia, 1 stella Michelin); quella emiliana con Daniele Reponi e quella francese, con lo chef Bernard Fournier.


La Mortadella, infatti, oltre ad essere la Bologna per eccellenza, è un ingrediente tipico della tradizione gastronomica romana e, all’estero, piace soprattutto ai francesi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della campagna europea DELI M.E.A.T che vede Italia e Francia unite nella promozione dei salumi italiani tutelati. Giudici d’eccezione per gli showcooking: il campione olimpionico Massimiliano Rosolino e l’attrice e conduttrice Flora Canto.

A guidare il Contest tra i tre chef sarà la giornalista e conduttrice televisiva Federica De Denaro che dal 2016 a Linea Verde, gira in lungo e in largo il Paese per far conoscere le meraviglie della nuova cucina urbana. Infine, nel primo pomeriggio si terrà l’esclusiva Masterclass di Sonia Peronaci, cuoca, scrittrice, conduttrice televisiva e blogger, che proporrà a una platea di 20 influencer una ricetta speciale a base di Mortadella Bologna IGP.

LA LOCATION

La scelta della location, a pochi passi dalla stazione di Roma Termini, non è casuale: al pari della Bouquerìa di Barcellona e del Borough Market di Londra, rappresenta un ottimo esempio di recupero di edificio in disuso per ospitare un raffinato mercato gastronomico dove, oltre a fare la spesa, è possibile degustare cibi locali e delicatessen degne dei ristoranti stellati. In altri termini, il Mercato Centrale, con i suoi 2.500 mq, risulta essere il luogo ideale dove il cibo viene vissuto, raccontato e preparato da artigiani che lo rispettano e conoscono profondamente.
In occasione del Mortadella Day, una modella in abito lungo – ovviamente rosa – “La Sposa Perfetta”, girerà tra i corner del Mercato Centrale, dove gli artigiani proporranno le loro originali interpretazioni della Mortadella Bologna IGP, realizzando un vero e proprio percorso gastronomico dedicato a tutti coloro che prenderanno parte all’evento o passeranno per il mercato.

LE REGIONI

Il Lazio, con 2 milioni e mezzo di kg venduti, risulta essere la seconda Regione per consumo di Mortadella Bologna – dopo la Lombardia e prima dell’Emilia-Romagna – che è comunque apprezzata in tutta Italia senza distinzione di età o di genere. Sul fronte export, invece, la Francia rappresenta il principale mercato di riferimento, con una quota del 30%

GLI CHEF

Lo Show Cooking Contest vedrà confrontarsi il giovane e talentuoso chef stellato romano Antonio Ziantoni. Per tre anni e mezzo al servizio di Anthony Genovese e del suo Ristorante il Pagliaccio, unico chef bi-stellato della capitale, Ziantoni ha ottenuto, a sua volta, la stella Michelin e la menzione d’onore come Giovane Chef Stellato 2021 per il suo ZiaRestaurant, aperto nella zona più tranquilla e appartata di Trastevere in Piazza San Cosimato, ed è da poche ore salito sul podio de “I Migliori Ristoranti Italiani 2023 – Cucina D’Autore” per la guida 50 Top Italy. Il suo stile si può riassumere in una cucina creativa e tecnicamente impeccabile che oscilla armoniosamente tra complessità e pienezza.

Il secondo protagonista scelto per il contest è lo chef francese Bernard Fournier che, dopo aver ricoperto la direzione dell’Hilton di Parigi, arriva in Italia dove incontra la moglie Adriana Berti. Insieme, nel 1984, prendono in gestione l’Orso Grigio a Trento, dove iniziano a far conoscere la cultura del Fois Gras. Da vent’anni gestisce il Ristorante “Da Candida” a Campione d’Italia. Nel suo menù, Fournier mescola sapientemente la tradizione culinaria francese con gli ingredienti e le eccellenze dei prodotti agroalimentari italiani.

Infine, il terzo protagonista è l’emiliano Daniele Reponi “un po’ oste un po’ salumiere” creatore di panini gourmet, animato da una passione con la quale li realizza e li racconta. Anche in quest’occasione, la sua originale interpretazione del Panino con la Mortadella Bologna sarà un piatto creato e condito del racconto dei prodotti, dei produttori e delle storie vere che vi sono dietro.

La comunicazione del Mortadella Day è un’iniziativa che rientra nel programma di “DELI.M.E.A.T. Delicious Moments European Authentic Taste”, il progetto promozionale e informativo che unisce tre consorzi agroalimentari per la tutela dei salumi DOP e IGP, cofinanziato dall’Unione Europea e rivolto al mercato italiano e francese. La campagna prevede la promozione delle seguenti eccellenze alimentari: Mortadella Bologna IGP, Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, Zampone Modena IGP e Cotechino Modena IGP con l’obiettivo di contribuire ad aumentarne il livello di conoscenza e riconoscimento e la competitività e il consumo consapevole in Italia e in Francia.
 

Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna

Il Consorzio Mortadella Bologna si è costituito nel 2001, a seguito del riconoscimento dell’IGP alla Mortadella Bologna – avvenuto nel 1998 – e al conseguente avvio della certificazione da parte dei produttori. Il Consorzio, che ha come scopo la tutela e la valorizzazione della Mortadella Bologna IGP, in collaborazione con il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali promuove la Mortadella Bologna IGP e svolge attività di difesa del marchio e della Denominazione dalle imitazioni e dalle contraffazioni. Il Consorzio garantisce un’alta qualità di base che ogni produttore migliora secondo la propria esperienza e professionalità. Un’attività costante che ha come unico obiettivo, che è anche la finalità di tutte le aziende, con i loro marchi, di garantire ai consumatori un prodotto dalle caratteristiche uniche per qualità e gusto, un prodotto ad alto valore nutrizionale, con una composizione di proteine nobili, minerali e grassi insaturi perfettamente in linea con le tendenze della moderna scienza nutrizionale.

Read more