Sara De Bellis

Anno: 2022

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La Fondazione Cotarella, motore propulsor e partner dell’evento “Orvieto, Città del Gusto, dell’Arte e del Lavoro”, ha creato un nuovo terreno per generare sinergie capaci di valorizzare t tanti contenuti dello “scrigno Umbria”, ma anche quello per affrontare temi delicati legati al mondo del cibo.

È per questa via che Orvieto si è colorata di lilla per accogliere il Convegno “Alimentarsi di vita: il rapporto con l’ambiente, con la natura e con il cibo”. Un coinvolto approfondimento sui disturbi dell’alimentazione che ha offerto diverse angolazioni di lettura e molteplici spunti di riflessione. Cerchiamo di capire insieme come lottare e a chi rivolgersi per vincere.

L’evento interdisciplinare “Orvieto, Città del Gusto, dell’Arte e del Lavoro”, che ha animato la bella città umbra dal 24 Settembre al 3 Ottobre, ha avuto il grande merito di favorire l’incontro e l’armonizzazione tra bellezze artistiche, enogastronomia, tematiche di attualità e mondo del lavoro.

Grazie all’impegno di Fondazione Cotarella – fortemente voluta Dominga, Marta ed Enrica Cotarella per rendere il mondo un luogo migliore anche attraverso la ri/conquista di un sano rapporto con cibo e natura – l’articolata manifestazione ha preso le mosse di un Rinascimento umbro e di una fedele, quanto concreta, volontà e affermazione della vita proattiva su quella contemplativa. Di passare quindi dalle parole ai fatti.

Tanti i temi affrontati, anche difficili, delicati, spigolosi, come quelli inerenti ai disturbi alimentari (Dca). Una patologia che accomuna non solo giovani donne ossessionate dallo specchio, ma ha cominciato ad essere una terra “abitata” da oltre tre milioni di persone impegnate a combattere la propria battaglia quotidiana con la tavola.

Disfunzioni complesse, sempre più diffuse, caratterizzate da un rapporto inquinato con il cibo e da un’eccessiva preoccupazione per il peso con relativa percezione alterata dell’immagine corporea che abbraccia, o meglio respinge, la solidità dell’autostima, colonna portante di ciascuno di noi.

Fondazione Cotarella nasce da un’esperienza che mi ha toccato da vicino in qualità di mamma. La malattia di un figlio è sempre un evento difficile da affrontare e per me è stato uno stimolo, una nuova energia che deriva dalla presa di coscienza di come si possano affrontare a viso aperto anche i momenti più complicati.

Fondazione è il mio modo per non dimenticare e aiutare chi deve affrontare una malattia come quella dei disturbi alimentari. 

Dominga Cotarella – Fondatrice e Consigliere di Amministrazione di Fondazione Cotarella

Orvieto, tutta decorata con fiocchetti color lilla, simbolo della lotta all’anoressia, alla bulimia, ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ha ospitato nel Palazzo del Popolo il partecipato convegno che è “stato un viaggio a più voci, tra condivisioni e sfumature di vita che hanno regalato al pubblico presente molti spunti su cui riflettere” commenta Paolo Vizzari, narratore gastronomico che ha moderato gli stimati relatori sul palco, ognuno con un tema da approfondire e storie personali da raccontare.

A dare il via al convegno i saluti del Sindaco Roberta Tardani, orgoglioso di una città colorata di lilla e di dare attenzione ad un tema molto sentito.

Era importante e coerente inserire un workshop del genere in una manifestazione che parla di bellezza ed enogastronomia perché parliamo di qualità di vita di cui questo territorio si può fregiare.

Con Fondazione Cotarella vogliamo dare un messaggio importante ai giovani che devono trovare nei loro luoghi di vita uno degli strumenti per superare le difficoltà.

Il primo intervento “Paura del cibo, paura del mondo” ha visto la Dott.ssa Laura dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta – che ha fondato e dirige la rete per i disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria – ha specificato come i disturbi alimentari siano una malattia dell’anima e un attacco al corpo perché si ha paura di vivere nel mondo.

In questo momento ci sono 3.000.000 di persone malate di disturbi alimentari e la pandemia ha aggravato la situazione con un 30% in più di nuovi casi, abbassato l’età alla fascia pre adolescenziale (10-14 anni), si sono manifestati esordi tardivi di chi non è più un ragazzino, e alzato la percentuale di soggetti maschili (+20%).

È fondamentale fare prevenzione, diagnosi precoci e curarsi. Dobbiamo continuare a sensibilizzare come abbiamo fatto oggi grazie a Fondazione Cotarella e l’Associazione Animenta.

Dott.ssa Laura Dalla Ragione

“La cura infinita” è stato invece il tema della Prof.ssa. Anna Ogliari -membro associato di psicologia clinica, responsabile del servizio di psicopatologia dello sviluppo presso il centro disturbi del comportamento alimentare dell’ Ospedale San Raffaele Turro – che ha ribadito il concetto dell’importanza della cura e quella di trovare delle strutture rispettose della patologia che includano un approccio empatico, di alleanza e alchimia tra l’equipe medica e paziente.

Margherita Viccardi, membro del Direttivo dell’Associazione “Mi Nutro di Vita”, ha raccontato la propria esperienza di mamma e capovolto la prospettiva. Perchè le patologie alimentari sono difficili da affronatre anche per i genitori, spesso spaesati di fronte alla profondità emotiva tradotta dai disturbi. Per affrontarli con serenità è fondamentale conoscerla al meglio e ricordarsi sempre che guarire si può.

Non c’è un manuale, non ci sono risposte, alcune Asl non sono preparate e non sai dove trovare risposte e quale strada prendere. Bisogna, in questo caso, avere il coraggio di chiedere aiuto a chi può dartelo. Queste associazioni, come quella di cui faccio parte, ti aiutano ad accettare la patologia ed affrontarla malgrado la rabbia. Con il supporto e il confronto si deve poter guarire.

In collegamento video Valentina Dallari, DJ e autrice di “Non mi sono mai piaciuta” e “Uroboro”, ha voluto parlare del Kintsugi – L’oro delle cicatrici:

In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine. Questa filosofia, molto distante da noi, vuole dare la possibilità a chi, come me, si è ammalato di disturbi alimentari, di comprendere più a fondo sé stesso e di reinventarsi ridisegnando la propria esistenza.

Uscire dalla malattia mi aiuta a curare le mie ferite più profonde perché sono convinta che dal dolore ne uscirà un fiore meraviglioso. Mi sento rotta e con una crepa dorata che simboleggia il mio percorso.

“Un racconto di speranza attraverso i social media”. Così un’emozionata Martina Domenicali, content creator e attivista per la salute mentale, ha raccontato di quanto i social siano stati per lei uno strumento importante perché mi hanno permesso di raccontare la mia storia. Ho sofferto di disturbi alimentari per 6 anni, dai 14 ai 20, e sono guarita recentemente ribellandomi alla cronicità della malattia che ti limita, mentre io volevo essere un soldato in prima linea per combattere, ripartire e vivere una vita viva e piena.

I media sono un megafono per diffondere informazioni e i social possono essere usati per lanciare un messaggio importante di speranza. Ho deciso di usarli, visto che ho 100.000 follower, per aiutare i ragazzi e le ragazze a non sentirsi soli, per dimostrare che è possibile chiedere aiuto e ricominciare a vivere una vita meravigliosa malgrado le cicatrici.

Una storia di speranza che si ricollega anche alle parole di Federica Bartolini, vicepresidente Uisp Umbria APS, che ha ribadito quanto siano essenziali i progetti di inclusione e quanto sia importante un corpo sano e in salute, e a quelle di Aurora Caporossi, founder & presidente dell’Associazione Animenta, un luogo in cui ogni storia è accolta e il giudizio è bandito.

Un’associazione nata dalle storie di chi è guarito e che dà speranza a chiunque di potercela fare, perché chi soffre di disturbi alimentari ha un profondo senso di solitudine.

Fondamentale è riappropriarsi di un rapporto sano con il cibo e su proncipio è nato il rapporto con Fondazione Cotarella.

Da questa uninone di intenti è nato un progetto di laboratori di cucina presso alcuni ristoranti italiani dove, grazie al supporto di Paolo Vizzari, i ragazzi malati di disturbi alimentari posso compiere un viaggio nel gusto attraverso ingredienti e assaggi dei piatti creati dallo chef. Perchè guarire dalle malattie del comportamento alimentare si può, la strada è lunga, difficile e piena di insidie, ma la ricompensa è molto più grande, la ricompensa è una nuova Vita!

Una domenica intensa e ricca di racconti, letture, numeri, dati e grandi emozioni dedicate alle famiglie che vivono intorno a chi soffre di queste malattie e a chi ha voglia di ascoltare qualcosa di più su un disturbo da cui si può guarire.

Fondazione Cotarella

Fondazione Cotarella nasce nel 2021 dalla passione e dalla determinazione di tre donne, Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, terza generazione della famiglia Cotarella. Fondazione è consapevole della grande sfida: far conoscere i disturbi alimentari, costruire attività per prevenirli e soprattutto lavorare con i giovani, con le famiglie, con i professionisti per costruire una fitta rete di relazioni che abbiano come obiettivo la condivisione di valori e la csotruzione di un nuovo sano equilibrio tra cibo, persone e territori.

L’obiettivo è fare rete con serietà e costruire percorsi che possano supportare nel momento pre e post cura le famiglie e i malati di disturbi alimentari. Così ha detto Ruggero Parrotto, direttore di Fondazione Cotarella, che ha spiegato come Fondazione Cotarella voglia realizzare progetti reali di prevenzione e formazione con bambini, ragazzi e genitori, creando connessioni e sinergie, centri di accoglienza che parlino di natura, lavoro, argomenti altri dalla malattia.

Vincere la sfida è l’unico modo per rendere la nostra vita illuminante e l’obiettivo di Fondazione Cotarella è illuminare la vita dei giovani. Sono certa che ci riusciremo al 100%.

Dominga Cotarella

Per maggiori informazioni:

https://www.instagram.com/fondazione_cotarella/

https://www.facebook.com/fondazionecotarella

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Aperto nel 2004, “Obicà Parlamento” è il primo Mozzarella concept restaurant nato al mondo. Per il suo Diciottesimo compleanno ha deciso di potenziare design e menu, di rinnovarsi come punto di convivio mediterraneo tra colonne di bellezza di Roma e di diffondere oltre i confini i concetti di Italian Style a tavola.

Mangiare nel centro di Roma, tra vere colonne doriche romane. Respirare un’atmosfera fresca e di design, ritrovare nel piatto il gusto della saporita semplicità mediterranea. Perchè Obicà è prima di tutto un luogo dove stare con il gusto di sostare.

Pochi passi dal Pantheon e Montecitorio. Tra strade e vicoli di eterna bellezza, la storia di Obicà inizia nel 2004 nella sede di Via dei Prefetti a Roma.

18 anni è un bel traguardo e Obicà Mozzarella Bar Parlamento per festeggiarsi ha deciso di potenziare le proprie skills con un ricercato restyling cosmopolita degli ambienti che si inserisce all’interno di un progetto di rebranding ancora più ampio che punta all’esportazione dei concetti di accoglienza, trasversalità e di un Italian Style da vivere e condividere a tavola.

Questo restyling rimarca quindi non solo la storicità del marchio, ma anche la sua solidità: dopo 18 anni, Obicà è tuttora emblema di qualità della proposta gastronomica e di stile contemporaneo, sia in Italia che nel mondo, in tutte le città in cui siamo presenti – da Londra a Porto, da New York a Tokyo.

Così ha dichiarato Davide Di Lorenzo, CEO del Gruppo.

Se l’intuizione di base è stata quella di portare la Mozzarella all’interno del Concetto di Sushi bar, di disporla in bella vista nelle vetrine puntando su lavorazioni a vista e pluralità di abbinamenti senza la formalità di un ristorante – i feedback hanno premiato la scelta del brand che oggi internazionale si fa portavoce della genuinità mediterranea e delle icone di produzione italiana.

Italia, UK, USA, Giappone, Portogallo. Gli interni del locale di “Obicà Parlamento”, capostipite della catena internazionale, sono stati curati dallo studio di architettura capitolino LABICS, che ha mescolato uno stile minimal all’intensità degli elementi romani di imponenti le colonne doriche, tra neon e nude mise en place, poltroncine di design che coniugano uno stile urbano, contemporaneo e dinamico, negli spazi interni così come nel dehor.

Dal Menu

In dialetto napoletano Obicà significa “Eccolo qua!” ed è un’espressione di stupore e apprezzamento, le stesse pulsioni che si provano davanti ad una mozzarella, morbida e lattea ceramica traslucida.

Da Obicà tutto ruota attorno alla Mozzarella di bufala Campana Dop che qui è Regina di una versatile proposta gastronomica adatta a tutti i momenti della giornata. Bufala Campana Classica o Affumicata, Treccia, Bocconcini e Ricotta. Ma anche la Mucca pugliese, in versione Burrata e Stracciatella.

Largo spazio anche alle selezioni di Salumi, come Prosciutto di Parma Dop, Bresaola di Chianina IGP e il Salame Piacentino Dop.

Tra le novità per prima la Pizza, che torna ad essere tonda per sottolineare la provenienza partenopea e porta in tavola leggerezza d’impasto, lunghe lievitazioni, cotture su pietra refrattaria. Dal menu “Bufala DOP” e “’Nduja di Spilinga” con Stracciatella, Pomodoro Bio, Parmigiano Reggiano e Basilico; “Filetti di Alici” con Mozzarella di Bufala, Pomodoro Bio, Stracciatella, Pomodori Datterini Gialli, Frutti del Cappero e Basilico; “Burrata e Zafferano” con Mozzarella di Bufala, Ricotta di Bufala, Cialde di Parmigiano Reggiano al Basilico e Pepe.

Per inizire, intenso lo Sformatino di Scarola con patate, Alici, crema di mozzarella di Bufala affumicata e l’Hummus di Peperoni con peperone crusco di Seninse Igp e focaccia ai Semi. Tra i primi piatti in carta i Tortelloni Freschi di Mozzarella e Limone con Melanzane, Pomodori Datterini, Scaglie di Parmigiano Reggiano DOP Vacche Rosse; i secondi variano dalle ricche Insalate al sotanzioso Burrata Burger con Angus, Pancetta Affumicata, Cavolo Viola Marinato, Peperoni, Salsa di Avocado e Patate Arrosto. Per concludere, una selezione di Dolci tra cui la Torta di Ricotta di Bufala e Cocco con Salsa ai Frutti di Bosco e il Buonissimo Babà.

Sfiziosa anche la scelta tra piccoli piatti e lievitati, crostini e degustazioni tematiche da accompagnare a Cocktail, Vini e Bollicine, al bancone o nel piacevole spazio esterno. Menzione per i Vini bianchi e rossi della Cantina “Abraxas” e le sue radici di Pantelleria, perla nera del Mediterraneo.

Obicà e le Nuove Aperture del Brand

La filosofia alla base dell’insegna – fondata nel 2004 da Silvio Ursini e attualmente di proprietà della Famiglia Scudieri – intreccia e porta in tavola l’italian style con un twist di moderna convivialità e l’obiettivo di offrire agli ospiti un’esperienza di lusso informale, accessibile a tutti.

Obicà Mozzarella Bar è il Gruppo portavoce dell’autenticità e della genuinità dei migliori prodotti italiani nel mondo e conta, ad oggi, 20 ristoranti tra Italia ed estero.

Nel corso degli ultimi mesi il Gruppo ha infatti inaugurato un nuovo locale a Milano, in via Cusani 1, nel cuore di Brera, uno all’aeroporto di Malpensa e un punto vendita in franchising all’aeroporto di Istanbul, cui seguirà una seconda apertura. Sono inoltre in programma due inaugurazioni all’interno dei due store Rinascente di Torino e Cagliari e l’opening di un franchising a Lisbona entro la fine dell’anno, mentre il 2023 vedrà il restyling dei tre locali di Rinascente Duomo Milano, di Firenze e di Poland Street a Londra.


Obicà Mozzarella Bar – Parlamento

Via dei Prefetti 26a
(angolo Piazza di Firenze)
00186 Roma 

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Oggi, domenica 2 ottobre e domani lunedì 3 Ottobre, l’ Urban Resort A.Roma Lifestyle Hotel ospiterà per due giorni l’attesa ottava edizione della manifestazione dedicata alla degustazione dei migliori Rum e Cachaça. Parliamo dello ShowRUM – Italian RUM Festival che, tra Grandi professionisti e Masterclass gratuite, porta nella Capitale oltre 400 etichette e le peculiarità di 70 produttori provenienti da tutto il mondo.

Prende il via oggi l’attesa ottava edizione dello “ ShowRum Festival”, il più grande evento italiano dedicato ai Rum e Cachaça, con i migliori produttori della scena nazionale e internazionale.

Per due giorni – domenica 2 ottobre, dalle 14.00 fino alle 21.00, e lunedì 3 Ottobre dalle 11.00 fino alle 19.00 – negli spazi dell’Urna Resort A.Roma Lifestyle Hotel (in zona Villa Pamphili) si potranno degustare le migliori versioni dei celebri distillati da canna da zucchero tra suggestioni caraibiche e brasiliane.

Oltre 70 brand, circa 400 etichette in degustazione provenienti da tutto il mondo, la possibilità di conoscere piccoli produttori e varianti territoriali, 10 masterclass gratuite tenute da grandi professionisti e la ShowRUM Tasting Competition, Vi aspettano.

Questa ottava edizione infatti, curata in ogni dettaglio dal “Rum Searcher” Leonardo Pinto – tra i massimi esperti del settore, trainer, consulente e appassionato ricercatore di Rum classici e oltre la tradizine – è stata arricchita dal notevole contributo di Francesco Pirineo della Compagnia dei Caraibi, noto importatore di Rum, con ben ventisei anni di attività sul campo distillato.

Durante la due giorni di Festival, tanti i temi, tantissimi i contenuti, inclusa un’area miscelazione curata da Paolo Sanna in collaborazione con il Singita Miracle Beach. Grande attesa anche per la ShowRUM Tasting Competition, sfida che si svolge tutti gli anni in occasione di ShowRUM e che si configura come la prima competition al mondo in cui i prodotti vengono divisi per tipologia di alambicco, per invecchiamento e per tipologia di materia prima. 

In sintesi un appuntamento da non perdere tra approfondimento ed assaggio. Clicca QUI per conoscere il programma e prenotare il tuo biglietto.

Info Evento

  • Il festival sarà aperto al grande pubblico nella giornata di domenica, dalle ore 14:00 alle ore 21:00, mentre il lunedì sarà completamente dedicato al trade e alla stampa, con apertura dalle ore 11:00 alle ore 19:00 / Richiedi Accredito al Link
  • Presso Centro Congressi dell’A.Roma Lifestyle Hotel
  • Via Giorgio Zoega 59 00164 Roma

Contenuti Extra

La presentazione Stampa & i Rum raccontati da Paolo Carpino

Durante la presentazione alla Stamoa sono stati degustati quattro tipi di Rum selezionati. Il primo è stato il “Koloa”, di origine Hawaiana, invecchiato dodici anni, con quarantasei gradi di gradazione alcolica, dal gusto di Vaniglia, anice, caramello, con una chiusura leggermente pepata.

Il secondo “El Dorado”, proveniente dalla Guayana Olandese, quindici anni di maturazione, sicuramente più robusto del precedente, con un retrogusto al sapor di legna da camino, ed una gradualità alcolica di quarantatre gradi.

Di seguito, con la stessa gradualità alcolica ed invecchiamento, “il Diplomatico”, distillato di provenienza Venezuelana, proveniente da un’azienda a conduzione familiare e con importanti riferimenti storici fin dal 1880. Il sapore è molto intenso ma piacevole, si sentono note di cioccolato al latte, il miele e l’arancio.

La quarta proposta arriva dalla Giamaica, il “Canerock Spiced Rum”, blend proveniente da due distillerie – la Clarendon Distillery e la Long Pond Distillery – con quaranta gradi di gradazione alcolica e dieci anni di maturazione. Aromatizzato con baccelli di vaniglia ed altre spezie delicate e naturali, affinato in botti di sherry. Piacevole il finale, con una nota di Tamarindo.

In copertina Leonardo Pinto e Mario Farulla, Edizione ShowRUM 2019

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Sono New York e Caserta a dare residenza alle Migliori Pizzerie nel Mondo. Così ha decretato 50 Top Pizza World 2022, classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie della sfera terrestre. Segue Parigi e una doppietta firmata Napoli.

A una settimana dal verdetto le parole di Francesco Martucci, le emozioni e le considerazioni del pluricampione in carica, quattro volte al vertice della classifica 50 Top Pizza Italia e primo ex aequo nell’attesa edizione World.

Quaranta pizzerie italiane, venticinque in Europa, quindici negli Stati Uniti d’America, quindici dell’area Asia – Pacifico, quattro del Sud America e una dell’Africa. Questo il quadro 2022 che fotografa i continenti accomunati dalla parola PIZZA.

Per la prima volta nella storia di 50 TOP, è stata presentata, nelloprestigioso scenario di 50 Top Pizza World, la classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie del mondo.

Una prima edizione di prestigio quella di 50 Top Pizza World svoltasi all’interno del Palazzo Reale di Napoli che, con la sua mole grigia e rossa affacciata su piazza Plebiscito e sul golfo, costituisce una vera e propria porta della città verso il mare, rappresentando per oltre tre secoli Napoli come centro del potere su tutta l’Italia meridionale.

Un’edizione prestigiosa si, summa delle hit-parade di Europa e Mondo, condita da emozione e soddisfazione da tutti i pizzaioli partecipanti e dai tre curatori di 50 Top Pizza World 2022.

È una sfida molto importante. Dopo aver presentato le guide di Europa, USA, Italia, Asia – Pacifico, la selezione del Sud America e quella africana, abbiamo invitato i capi classifica a Napoli e siamo arrivati alla classifica finale per il 2022.

La prima edizione della classifica delle “migliori pizzerie del mondo” – stilata da 50 Top Pizza, la guida online ideata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e dal giornalista Luciano Pignataro – ha portato in vetta “I Masanielli” di Francesco Martucci di Caserta in ex aequo con “Una Pizza Napoletana” di Anthony Mangieri a New York. Terzo Posto a Parigi per “Peppe Pizzeria” di Giuseppe Cutraro, cui va anche il titolo di Pizza Maker of The Year. Napoli protegge il suo dominio sul tema con i bravissimi Ciro Salvo di “50 Kalò” e Diego Vitagliano di “10 Diego Vitagliano Pizzeria“, rispettivamente in quarta e quinta posizione.

Una guida che nel suo insieme vede presenti tanti stili di pizza diversi, anche se ovviamente a farla da padrone è lo stile napoletano, classico e contemporaneo.

Sesto posto per Simone Paoan e I Tigli, a San Bonifacio (VR), settima la pizzeria di Francesco & Salvatore Salvo a Napoli, ottavo posto per Daniele Seu di Seu Pizza illuminati a Roma, nono posto per La Notizia 94 a Napoli, e chiude la top ten, Tony’s Pizza Napoletana a San Francisco.

Napoli su tutti, poi New York, Tokyo e San Paolo sono le grandi città della pizza nel mondo, in termini di qualità. Siamo particolarmente soddisfatti, perché questo giro del mondo della pizza ci ha davvero regalato grandi soddisfazioni.

Ho alzato il telefono e, placato il turbinio delle emozioni, ho scambiato considerazioni e riflessioni con Francesco Martucci, instancabile ricercatore con trenta anni di gavetta, sperimentatore, innovatore del classicismo italiano sul tema pizza. Abbiamo parlato delle sue vittorie e dello spirito da mettere in gioco per raggiungere gli obiettivi; abbiamo parlato delle sue prospettive e di questo settore in continua espansione, dei concetti di crescita ed evoluzione, del sacrificio e del severo tempo, unico grande burattinaio; abbiamo parlato di perseveranza e di futuro, non solo quello della sua iconica Marinara.

Francesco Martucci racconta

Francesco Martucci, PluriCampione in carica. 5 titoli per 50 Top Pizza, quattro volte al vertice del podio italiano, ora sulla vetta del mondo. Come ci si sente lì su in cima?

Come ci sente in cima? Non si sente mai in cima chi vuole continuamente arrivare e migliorare, migliorare e arrivare. E’ una questione di mentalizzazione: stare in cima ma non sentirsi in cima, è questo il segreto. (Parlandomi, sorride)

50 Top Pizza ha acceso un faro su un settore in grande evoluzione. Qual è, a tuo avviso, il merito più grande della Guida?

50 top pizza è il premio più ambito per un pizzaiolo. Chi dice il contrario dice una bugia. 50 top pizza sta diventando sempre più importante, sta diventando il motivo per il quale le pizzerie si danno da fare per alzare il livello della propria qualità: locali belli, più cura negli impasti, nelle ricette proposte. Ecco, 50 top pizza ha il grande merito di far alzare continuamente l’asticella a pizzaioli e pizzerie.

È molto comune che le persone viaggino in tutto il mondo per mangiare nei Ristoranti con stelle Michelin, credi che anche la Pizza abbia questa forza attrattiva?

Credo che la pizzeria sia in forte crescita ed espansione. E lo dico da gourmand, da appassionato di Ristoranti Stellati. Ma è sempre più comune che le persone viaggino per andare in pizzeria, grazie alla qualità e personalità sempre maggiori. Al contrario ogni giorno da “I Masanielli” puoi incontrare gente da ogni dove: America, Asia, Africa e Nord Europa. Ed è bellissimo che sia così.

Secondo numerosi sondaggi la pizza più amata e ordinata in Italia è la Margherita. Qual è quella in vetta alla classifica de I Masanielli?

Sicuramente le iconiche, ovvero il Futuro di marinara su tutte con le sue 3 cotture e l’evoluzione di un classico, è la pizza simbolo de I Masanielli; poi Mani di Velluto e Futuro di Margherita poi diventata Doc. Ma ogni menu che esce, le persone sono sempre più curiose. Per esempio “la parte croccante della parmigiana” questa’estate ha spopolato, ha vinto con la sua semplicità di crema di pomodoro arrosto, melanzana fritta, fiordilatte, parmigiano di vacca bianca modenese e chiusura croccante.

Sappiamo che sei orientato verso un continuo miglioramento, fatto di riflessione, studio e ricerca. Che hai la “fissazione di piacere sempre di più, ma non quella di piacere per forza”, che hai innovato quel disco di pasta in tutte le direzioni. Cosa prevede il tuo domani?

Io ho cerato semplicemente di fare il mio lavoro e cerco ancora di farlo nel miglire dei modi. Il mio futuro, per adesso, prevede di continuare a pensare e fare le mie pizze, e di insegnare il mestiere ai ragazzi, non le scorciatoie. Insegnare l’arte della pizza, questo vedo nel mio futuro.


Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato al momento della tua proclamazione?

Ero molto sereno fino a quelche minuto prima, nelle ultime batturte della premiazione ho iniziato ad emozionarmi. Sai, 1 volta è fantastico, due volte sensazionale, 3 volte è impossibile, 4 volte è sulla luna, 5 volte è cosa che non è mai successa. Era impensabile anche per me riuscirci. Eppure è accaduto.

Cosa cosa ho pensato? Ho pensato “Tu vinci perchè lotti e lotti tutti i giorni dalla mattina alla sera e lotti, lotti e, comunque vada, non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.

A chi dedichi questo premio?

Dedico questo premio ai miei 3 figli, Lorenzo, Giulia e Paolo, l’ultimo di casa, perchè per raggiungere certi risultati, per fare il mio lavoro a questo livello sacrifichi tanto, perdi il tempo, che non torna e che nessuno ti ridà più indietro.

Quindi lo dedico a loro, e spero che un giorno mi perdoneranno per la mia assenza.

I premi Speciali di 50 Top Pizza World 2022

A condurre la serata è stato Federico Quaranta, volto noto di Rai Uno, coadiuvato da Vittoria Dell’Anna, capo panel dell’area Asia – Pacifico. C’è stata grande attesa per i Premi Speciali, che hanno messo in luce aspetti diversi del mondo pizza, riconoscendo meriti ai pizzaioli e alle pizzerie che si sono distinte nel 2022 oltre al “disco pizza”.

• Giuseppe Cutraro, di Peppe Pizzeria a Parigi, è il Pizza Maker of the Year – Ferrarelle Award;

• Ciro Salvo di 50 Kalò, a Napoli e a Londra, si aggiudica Performance of the Year – Goeldin Award, per essere l’unico ad avere due pizzerie presenti in classifica;

• Tony Gemignani, di Tony’s Pizza Napoletana a San Francisco, si aggiudica Source of Inspiration – Latteria Sorrentina Award;

• Alla pizzeria I Tigli, di Simone Padoan a San Bonifacio, va il Consistent Quality – Robo Award;

Con i premi speciali – continuano Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – abbiamo voluto dare risalto ad alcuni pizzaioli e pizzerie che si sono messi in luce per il loro lavoro, ed è davvero bello vedere tutti e cinque i continenti rappresentati anche in questi premi”.

• Fratelli Figurato, a Madrid, si aggiudica Made in Italy – Pastificio Di Martino Award;

• 48h Pizza e Gnocchi Bar, a Melbourne, si aggiudica il Best Wine Advocate – Prosecco DOC Award;

• The Pizza Bar on 38th, di Tokyo, conquista il Best Customer Welcome 2022 – Solania Award;

• Sartoria Panatieri, a Barcellona, si aggiudica il Best Format 2022 – Birrificio Fratelli Perrella Award;

• A Ti Amo, Buenos Aires, va One to Watch – Mammafiore Award;

• What the Crust, al Cairo, si aggiudica il Pioneer in Field Award 2022.

Questa classifica è frutto del lavoro annuale degli ispettori che collaborano a questo progetto e che hanno esaminato un enorme numero di pizzerie in tutto il mondo, rispettando sempre la forma dell’anonimato così come da policy della guida.

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Agostino Valente, giovane quanto ambizioso, si è lasciato alle spalle il ruolo da Executive Chef all’Hotel Tiber di Fiumicino, non cambia mare e conferma la sua scelta d’appartenenza. Giorgio Borrelli, vantando una lunga esperienza di gestione e marketing, decidere di mette in gioco la sua bella capacità di relazionarsi agli ospiti con quel tocco di cadenza campana che non guasta mai.

Insieme hanno preso il coraggio a due mani e sono salpati verso nuovi lidi, esplorando una cucina fatta di idee, stagione, pescato e abbinamenti tra verdura, frutta e frutti di mare. Il Ristorante si Chiama Borgo Salino, siamo a Fiumicino, e questo è il nostro racconto.

Da un mare all’altro, dalle sponde campane d’origine a quelle laziali d’appartenenza. È il viaggio di Agostino Valente e Giorgio Borrelli. Due marinai di cucina e sala che hanno navigato le acque, spesso inquiete, della ristorazione e adesso optano per una nuova rotta, una nuova avventura, più libera e da affrontare in due.

Come uno Skipper e un Timoniere perfettamente allineati, il primo è responsabile delle decisioni finali e delle tattiche di sala da mettere in atto durante la “regata di servizio”, il secondo conduce la barca nel migliore dei modi possibili, domando venti e maree. Entrambi fronteggiano le sfide quotidiane con energia, sicurezza e voglia di far sempre meglio.


Siamo Borgo Valadier a Fiumicino. All’interno di uno dei palazzi storici di questa città del litorale romano, Palazzo Noccioli, da pochi mesi ha aperto Borgo Salino.

Valente e Borrelli hanno fatto confluire in questo angolo di darsena le esperienze accumulate sino ad ora e la voglia mettere nel piatto nuovo mare da mangiare, portando in tavola qualità, idee e informalità.

Borgo, perchè siamo a Borgo Valadir. Salino perché trasformiamo tutto ciò che sa di sale.

Il luogo è raccolto e accogliente, arredato con gusto e moderna armonia. Spicca all’ingresso un bellissimo tavolo di Cedro del Libano, una rara “fetta” di tronco di qusto albero sacro simbolo di grandezza d’animo e di elevazione spirituale, su cui è singolare mangiare stando a contatto con la possente materia, osservando gli ampi i giri della sua vita. 

Oltre alla carte (della cucina e dei vini) ben organizzate, sorprende la grande attenzione grafica del menu, lo spessore della carta scelta, i dettagli del font che rimanda a elementi marini e vecchi stemmi marinari.

Pescato freschissimo, ricercatezza delle materie prime, rispetto della stagionalità ma anche innovazione e sperimentazione: il nostro menù non è mai lo stesso perchè non sappiamo cosa il mare ci regalerà di giorno in giorno.

Gli antipasti sono crudi o cotti, e vanno dal Gran crudo del Borgo Salino alle Tartare di pescato con frutta, dettate dalla stagione e dalla fantasia dello chef che ama aggiungere la frutta al pescato giocando con le note di freschezza, acidità, dolcezza e croccantezza.

Si arrivara poi alle riuscitissime Alici in carrozza, provola affumicata, indivia e ciliegia, complice una frittura asciutta e una panatura croccante, è interessante evoluzione della più nota “mozzarella in carrozza” arricchita dalle alici, dal fumo della provola, dall’amaro dell’indivia e dall’acidità della ciliegia, e poi il Bbq di polpo con piselli, yogurt e zenzero, anche qui interessante e giovane la rilettura del polpo – sempre in auge – qui in salsa BBQ che con piselli, yogurt e zenzero creano una bel giro di sapori.

Il pescato è del giorno. La pasta è Mancini. Il riso è Aquerello, l’olio Evo Quattrociocchi . Il Menu è trasversale e abbraccia i multisfaccettati gusti degli amanti della Cucina a Tema Mare.

Dai merluzzi locali, alla triglia, alla ricciola locale, fino ai crostacei pescati la mattina, gamberi rossi e viola tutti locali. La nostra filosofia è quella di lavorare sul pescato del giorno, e proporre sempre un menù differente. Il pane viene prodotto da noi, così come i grissini, la pasticceria e la pasta ripiena.

I Primi spaziano dagli Spaghetti alle vongoli e bottarga ai Mezzi paccheri con pesce di scoglio, il suo guazzetto, pomodorino del Piennolo e limone o i Pici acqua e farina con polipetti locali, cozze, friggitelli e pane croccante. Poi ancora le fritture, dalla paranza ai moscardini, e il pesce del giorno al forno, in griglia o in padella. Il Filetto di Tonno alle erbe con cipollotti glassati, millefoglie di patate e salsa alla cacciatora, risulta essere una bella intuizione che lega mare, orto e terra.

Il Polpo in Salsa Barbecue, prosegue lo chef, è un polpo verace che prima viene cotto a bassa temperatura, poi rosticciato in padella con salsa barbecue homemade.

Lo serviamo con crema di piselli e yogurt allo zenzero. Risulta essere un piatto particolarmente apprezzato grazie alla sua doppia consistenza.

Qualunque sia la vostra scelta, il Vostro appetito verrà sempre sollecitato dall’entrées dello chef. Nel nostro caso è stata una polpettina di alici e ceci, su crema di burrata e terra di olive nere a fare gli onori di casa; una sorta di felafel mediterraneo, un boccone per iniziare il percorso degustazione (a scelta tra “Palazzo Noccioli”, “Borgo” e “Salino”) o prendere tempo per scegliere dal calibrato e trasversale menu, abbraccia i multisfaccettati gusti degli amanti della cucina a tema mare e delle sue pressochè infinite combinazioni.

Apre la piacevole sosta il buon pane e grissini realizzati in casa con farina di tipo 2 dallo Chef Valente – che mostra di avere una bella predisposizione alla panificazione – servito con Olio Evo Quattrociocchi, verde nettare che omaggia l’oliva itrana e la ricchezza della costa laziale.

Chiudono i dolci impegnativi quanto golosi come il Sablè al cacao con mousse alla nocciola, passion fruit, caramello salato e banana, sempre realizzati dallo Chef, metre gli Amari della casa Vi riserveranno ancora qualche sorriso.

Borgo Salino

Via Torre Clementina 4 /  0686201994
00054 Fiumicino (Roma)

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info@borgosalino.it

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Dal 26 al 28 agosto torna a Cerveteri l’appuntamento con “la Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti” alla sua 59esima edizione con la realizzazione della “Piazza del vino e dei sapori” per riportare sempre maggiore luce questo straordinario territorio dalle antichissime origini.

Stand enogastronomci, degustazioni delle cantine del territorio etrusco e laziale, intrattenimento musicale, gara della pigiatura, sfilate e carri allegorici sono solo alcuni degli ingredienti della grande festa d’estate di Cerveteri.

Da venerdì 26 a domenica 28 agosto, in occasione della 59esima edizione della “Sagra dell’Uva e del Vino dei Colli Ceriti“, Piazza Santa Maria a Cerveteri diventerà la grande agorà etrusca dedicata ai prodotti tipici dell’enogastronomia e alle realtà vitivinicole del territorio trasformandosi in una gremita “Piazza del Vino e dei Sapori”.

La Storia della Sagra

La Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti, si ricollega idealmente agli antichi riti pagani, feste vendemmiali che esaltavano l’uva e il vino. Con il tempo la manifestazione ha svestito i panni della semplice celebrazione della vendemmia e ha assunto il carattere di una festa popolare con il carattere rievocativo delle civiltà contadine.

Visto il successo delle tre precedenti edizioni organizzate da Momenti Divini e sempre nell’ottica di una opportunità turistica per il territorio, anche quest’anno la partecipazione è stata estesa alle aziende vitivinicole di altre regioni, al fine di creare occasioni di crescita e di confronto con le diverse realtà vinicole del poliedrico territorio italiano.

Attraverso la Piazza del Vino e dei Sapori, il vino è stato pensato quindi come risorsa culturale in grado di attirare attenzione, creare indotto e promuovere l’offerta turistica del territorio.

Rendere il Vino attrattivo significa riconoscergli un ruolo strategico nel comparto turistico, unitamente a quello di produrre diffusione e scambio di conoscenze.


“Dopo un anno di pausa e un anno a ranghi ridotti a causa delle restrizioni pandemiche, la tradizione ricomincia. Quest’anno la Sagra torna al suo antico splendore, con tutti quegli appuntamenti che da oltre mezzo secolo la rendono l’appuntamento più atteso dell’estate.

Abbiamo attraversato un momento estremamente difficile, anche per la cultura e la tradizione cittadina, che per due anni non ha potuto celebrare e omaggiare quelli che sono i suoi prodotti per eccellenza come il vino e l’uva – dichiara Riccardo Ferri, Assessore alla Pianificazione Territoriale e Sviluppo delle Risorse Agricole – la Sagra dell’Uva e del Vino dei Colli Ceriti, rappresenta la vetrina più bella per le eccellenze del nostro territorio.

Vino e Sapori diventano il volano per promuovere il territorio e creare nuovi indotti turistici in questa città dalle antichissime origine etrusche.

La 59esima edizione

All’organizzazione hanno infatti attivamente collaborato tutti gli imprenditori del territorio che, riconoscendo in questa festa una grande occasione di promozione per il proprio prodotto, hanno scelto Cerveteri; l’Amministrazione comunale di Cerveteri, in particolare tra l’Assessore alla Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Rurale, Sviluppo delle risorse agricole e politiche di valorizzazione del patrimonio paesaggistico Riccardo Ferri; Giuliana Mariani, dell’Associazione Cerveteri 3.0, e Catia Minghi, consulente e direttore artistico di Momenti Divini, un’associazione presente sul territorio dal 2012 e che organizza corsi di avvicinamento al vino e corsi professionali per sommelier.

A Catia abbiamo chiesto di raccontarci qualche novità di questa nuova 59esima edizione.

Questa collaborazione ormai consolidata dal 2018 con l’amministrazione comunale di Cerveteri mi gratifica e riempie di orgoglio. In questi anni siamo riusciti a trasformare una classica sagra di paese in un salotto enogastronomico.

Abbiamo dato vita alla Piazza del Vino e dei Sapori, una manifestazione all’interno della Sagra dell’uva e del vino dei Colli Ceriti.

In piazza Santa Maria ci sono esclusivamente gli stand delle cantine dove sommelier in sinergia con i produttori, faranno degustare e forniranno informazioni sui singoli vini.

Nella Piazza, allestita per l’occasione con tavolini e barrique per l’appoggio, ci saranno stand di prodotti locali; taglieri di salumi e formaggi del territorio; pane di Cerveteri e panini con prosciutto e porchetta; maritozzi salati farciti, dolci della nostra tradizione e aperture sulle nuove tecniche applicate, come per gli affumicati di mare.

Le cantine presenti

I visitatori potranno degustare oltre settanta diverse etichette. I Produttori presenti e i Sommelier professionisti di MOMENTI DIVINI i quali, con la grande disponibilità e cortesia che li contraddistinguono, illustreranno le peculiarità di tutti i vini in degustazione.

Sarò dispnobile tra i vari banchi di assaggio – prosegue Catia Minghi – ad accompagnare tutti quei visitatori che saranno curiosi di avere maggiori informazioni sui territori e sulle produzioni, spiegandone le caratteristiche organolettiche.

27 Cantine in tutto – di cui 12 locali e 15 ospiti – saranno presenti per far degustare le proprie etichette e fa conoscere la propria filosofia di produzione: Agr. Poggio della Stella; Cantine Capitani; Az. Agr. Valle del Canneto; Az. Agr. Lopes; Az. Vit. La Rasenna; Soc. Vit. Onorati; Cantina Morichelli; Cantina Belardi; Cantina Ferri; Cantina Cerveteri; Cantina castello di Torre in pietra; Cantina oliveto; Cantine Ospiti; La Bioca; Marco Capitoni; Az. Agr. M.Menichetti; Tenuta La Pazzaglia; Azienda Agricola Papalino; Azienda Agricola Piancardo; Terre d’Aquesia; AZ Agr bio Lotti; Vin Viandante; Tenuta Cavalier Mazzocchi 1919; Cantina Pizzogallo; Colle Uncinano; Le Vigne di Clementina Fabi; Cantina Pliniana; Cascina Carrá.

Quattro le realtà locali presenti nella Piazza Santa Maria per l’offerta di cibo, Arianna Pietrolati del Ristorante Arià , Sara Ilari de La Bottega di Sara, Marco Ripani de La Grotta e Marco di Battista di 30 Km di Gusto.

A far da cornice alle degustazioni delle aziende del territorio in Piazza Santa Maria sono previsti ogni sera momenti di intrattenimento musicale, le aperture straordinarie del Museo Nazionale Cerite – dove, per l’occasione, sarà allestito un percorso espositivo appositamente dedicato al tema della Sagra e al significato del vino per gli Etruschi – non mancheranno infine gli appuntamenti rituali di questa manifestazione, come la gara della pigiatura, la sfilata dei carri allegorici e i tanti spettacoli che da sempre accompagnano la bella e coivolgente manifestazione.

L’entrata è libera, per degustare occorre munirsi di ticket comprensivo di calice e taschina al costo di
€ 10,00 per 8 degustazioni e di
€ 7,00 per 4 degustazioni

Con l’acquisto del ticket degustazioni si potrà votare il vino bianco o rosso preferito dal pubblico.

Ogni sera a mezzanotte ci sarà anche l’estrazione di un premio tra partecipanti alle degustazioni.

Nella serata di domenica si procederà allo spoglio dei voti e verranno premiati i vini, bianco e rosso preferiti dal pubblico.

Vuoi Maggiori Info? Clicca QUI!

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Una metamorfosi architettonica di gran pregio, un lavoro certosino e appassionato, un recupero di valore dai ricami dei cuscini agli alti soffitti. Si chiama Palazzo BN, sigla che rimarca la storica sede del “Banco di Napoli” nel centro storico di Lecce.

Da questa prestigiosa quanto imponente testimonianza stilistica degli anni Trenta, sono state ricavate cinque tipologie di suite dotate di tutti i comfort; un regno di ospitalità e gastronomia tipica in chiave contemporanea a più livelli curato dell’executive chef Simone De Siato; ampi spazi da vivere che vanno dall’area fitness nelle segrete dell’originale Caveau al Green Rooftop per memorabili aperitivi, eventi e concerti tra gli alberi di città.

Cuore pulsante del Salento, Lecce incanta con il suo centro storico icona di strepitoso barocco e splendido mare alle porte. Il suo stile è inconfondibile, definito dalle sue mura, dalla pietra locale calda e dorata alternata alle ricche decorazioni di edifici, balconi e terrazze. La sua atmosfera è vibrante, antica e moderna nelle grandi piazze così come nel labirinto dei suoi eleganti vicoli. 

Il progetto del faraonico recupero della sede storica del “Banco di Napoli” porta la firma dell’imprenditore René De Picciotto che, assieme all’architetto Lucia Bianco e l’ingegnere Luciano Ostuni, hanno ripensato i grandi spazi un tempo popolati da uomini con il cappello e donne con collane di perle, nel massimo rispetto del fascino del tempo, donando nuova luce ai rivestimenti in marmo, ai caveau, alle cassaforti, ai lampadari.

La ricerca dei materiali e la presenza di aziende leader nel settore, hanno conferito all’immobile un aspetto moderno e fresco realizzato interamente da maestranze locali per espressa volontà della committenza.

La Food Court di Simone de Siato

Lo scopo cardine di Palazzo BN è quello di offrire un’esperienza di lusso caratterizzata da calore e ospitalità, design e comfort, sapore e contemporaneità.

La Food Court è aperta a tutti, così come il Roof Garden con giardino pensile per aperitivi en plein air, il Ristorante Gourmet (il RED, di cui vi abbiamo già raccontato qui) capitanato dall’Executive chef Simone De Siato e dal maitre Giovanni Tortora; il Banco Lounge Bar – l’elegante bar guidato da Mauro Urro, bartender collaudato per un drink sull’antico bancone che ha visto passare la storia economica di Lecce – l’Ammos Fish Bar sia all’interno del Palazzo o nel suo bel cortile esterno.

L’Ammos Fish Bar & l’Ammos Fish Bar + Il Cortile

La pluratità e la qualità dell’offerta gastronomica sono tra gli elementi distitivi di questo luogo, che fanno la differenza in una città che non aveva ancora la possibilità di familiarizzare con il concetto “ristorazione d’albergo”.

“Spesso al sud l’idea di venire a cena in albergo risulta difficile. ma siamo fiduciosi, Palazzo BN è davvero unico”, racconta Chef De Siato.

Simone De Siato, leccese Doc, classe 1988, ha arricchito il suo percorso con diverse tappe come quelle al Four Season di Firenze, all’Art Hotel di Lecce, alla Boscolo Etoile di Tuscania – in cui ha ricoperto il ruolo di docente – e una breve ma significativa esperienza all’Osteria Francescana di Massimo Bottura.

L’Ammos Fish Bar vive di due dimensioni, una interna e una en plain air, entrambe di pregio. La cucina di Simone è diretta e creativa, semplice e intrigante, di sapore, contenuto e porzione, di stagione e territorio.

Sempre elegante, riesce a modulare o a creare nuovi contrasti con il sapiente uso delle materie prime, siano queste di orto, di terra o di mare. Crudi, primi e secondi freschissimi rivisitati con cotture e combinazioni tra sapori dettati dalla voglia di appagare l’ospite – locale o intrenazionale – e quella di rileggere la tradizione con la freschezza della modernità.

Il menu annovera piatti come “Ombrina marinata agli agrumi con fichi, caprino e mandorle tostate” e l’ottima “Ricciola affumicata, melanzane e aioli” che attinge alle nuove tecniche del dry aged fish affiancandolo al sapore antico delle melanzane alla scapece e menta; poi “Cozze gratinate”, “Polpo in pignata con crostini all’origano”; e ancora Pizze, Fish Burgers e focacce come la “Fattizza” con Fichi salentini, crudo San Daniele, stracciatella fresca. Immancabili i Primi come “Spaghetti Cavalieri con vongole veraci, bottarga e salicornia” e il pescato fresco da scegliere direttamente in vetrina e da cuocere al forno, al sale o alla plancia.

Interessante la carta dei Vini e quella dei Cocktail al “Banco” in continua evoluzione di Mauro Urro, Head bartender di Palazzo BN, come dimostra il suo “BN Collins” sperimentale con acqua di mare, Gin Numa, emulsione di olio Evo, limone e botaniche mediterranee.

La Struttura

Le stanze sono dotate di tutti i comfort, quali cucina e arredi pregiati. La struttura si distingue infatti grazie all’inconfondibile stile tardo-ottocentesco con tutte le particolarità rappresentative dello sfarzo precedente che sono state messe in risalto.

Le venature originarie dei pavimenti sono state lasciate intatte proprio per evocare le atmosfere del passato, mescolate ad elementi dal design contemporaneo.

«Abbiamo trovato una qualità eccezionale dei materiali – ha commentato Bianco – Anche i caveau della banca erano integri. Abbiamo recuperato alcuni pavimenti, i rivestimenti in marmo, le casseforti, le porte con le quali abbiamo costruito degli armadi» che oggi trovano spazio nelle camere.

E poi le grate esterne in ottone, i lampadari alcuni dei quali fanno ancora bella mostra di se nelle sale del palazzo. «É un involucro che guarda alle esigenze della città e guarda al mondo», presegue Ostuni. 

La Colazione

Essendo ogni suite-appartamento autonomo, quindi dotato di angolo cottura e corredi di cucina, lo Chef Simone De Siato, d’intesa con il General Manager Marco Cagnetta e il Restaurant Manager Gianni Tortora, hanno preferito la soluzione della “colazione in camera” per tutti gli ospiti.

Si ordina la sera decidendo tra quella Dolce o Salata e si consuma in totale libertà. Si può scegliere una portata per categoria tra i prodotti da forno realizzati da Federica Finzi o più sostanziose uova, sandwich e salumi. Centrifugati e caffè fuori orario Vi aspettano al Banco.

Il Fitness

Gli amanti dello sport apprezzeranno la Wellness Boutique, un vero e proprio tempio del benessere che consente di tenersi in forma anche tramite sistemi avanzati di allenamento digitale.

Si scende nel caveau e può scegliere tra due modalità di allenamento: con personal trainer specializzati che studieranno percorsi adatti alle vostre esigenze o in modalità autonoma attraverso percorsi pre-configurati.

Angolo energico e di defaticamento; mele verdi, acqua e tisane sempre a disposizione dei graditi ospiti.

Palazzo BN a Lecce
Via XXV Luglio
Tel 0832 408721

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Si terrà a Melpignano (LE) il 27 agosto 2022. Parliamo del Concertone de “La notte della Taranta“, festival dedicato alla valorizzazione delle tradizioni e della musica popolare salentina fusa al rock, al jazz e alla musica sinfonica. 

Ogni anno conta circa centocinquantamila spettatori e, come da tradizione, un Maestro Concertatore è chiamato a reinterpretare i “classici” della tradizione musicale locale con musicisti salentini e grandi ospiti.

Per la sua 25esima edizione sarà Dario Faini, in arte Dardust, ad accompagnare grandi ospiti come Elodie e Marco Mengoni, Stromae, Samuele Bersani e Massimo Pericolo con L’orchestra Popolare della Taranta. Ma quali sono le sue origini della “Taranta”? E quali sono i cibi votivi della Grecia Salentina? Scopriamolo insieme.

Le Origini della Taranta

Il battito cardiaco del Salento? E’ scandito a ritmo di Pizzica e Taranta, ovvero quell’insieme di musiche e balli forsennati, scatenati dal velenoso morso della tarantola, potente ragno con la fama di pizzicare le donne sotto le vesti d’estate, durante il periodo della mietitura del grano in queste misteriose terre-ponte tra Oriente ed Occidente.

Castagnette, tamburelli di pelle di capra, fisarmoniche e cimbali di latta battono il tempo frenetico di una danza in trance, un ballo convulso, in preda agli spasmi epilettici che marcano i tratti distintivi della Pizzica, intensa e affascinante variante salentina delle tarantelle, comune denomitare musicale delle tradizioni popolari del Sud Italia.

La cura per le “tarantate” – che, negli strati più profondi, rappresentavano l’emblema della frustrazione psichica e sociale della donna salentina di quei tempi – era rappresentata dalla Musica e dal suo potere coreutico-catartico: il ritmo incalzante di una danza sfrenata era la terapia che dettava il tempo per smaltire il veleno e/o quello di liberarsi dalle proprie angoscie e oppressioni simulando le movenze dell’animale fino allo sfinimento, fino a liberarsene.

Esorcismo in Musica tra fascino, leggenda e realtà

Non a caso, tale fenomeno fu anche definitoesorcismo musicale, in quanto il loro stato di coscienza, già alterato, era esasperato dalla danza continuata per ore e ore. Secondo la leggenda, l’esorcismo ha inizio quando ai primi sintomi venivano chiamati i musicisti affinché questi suonassero la famosa pizzica. In base ai movimenti della tarantolata era possibile comprendere quale animale l’avesse morsa in base alle reazione agli stimoli sonori. Per far morire la tarantola era necessario mimarne le movenze, ballarci insieme e, anzi, personificare il ragno mentre danza, in funzione di un’assimilazione che diviene catarsi e liberazione.

La Notte della Taranta

La Notte della Taranta è un evento di musica folklorica che nasce nel 1998 per volere dell’Unione dei Comuni della Grecia Salentina. La coinvolgente e coinvolta kermesse celebra e valorizza, con cadenza annuale, la cultura e le tradizioni del Salento allo scopo di recuperare e non disperdere dialetto, sapori, costumi e musiche di queste intense terre.

Accorrono in Salento da ogni parte d’Italia per ascoltare e ballare nella Notte della Taranta i ritmi forsennati di pizziche e tarantelle. Il festival si svolge nel mese di agosto e culmina in un concerto presso Melpignano, in provincia di Lecce.

Il simbolo che campeggia sul palco è un ragno dalle zampe arcuate, che richiama il tarantismo, fenomeno ormai pressoché scomparso e tipico della Grecía salentina, ossia di quei territori nel sud dell’Italia dove, migliaia di anni fa, i greci fondarono diverse colonie.

L’evento si tiene nel mese di agosto e fa tappa a Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Zollino, Cursi, Sternatia, Martignano, Carpignano Salentino, Calimera, Soleto, Alessano, Galatina, Cutrofiano, Martano e Melpignano dove si tiene il Concertone che ogni anno vede salire sul palco artisti di fama nazionale e internazionale che danno vita a un evento unico nel suo genere, al contempo ancestrale e moderno.

Il Concertone della 25esima edizione

“Venticinque anni è inevitabilmente un’età di bilanci, a cui, in fondo, è anche giusto non sottrarsi, ha detto Luigi Chiriatti, direttore artistico del Festival Itinerante.

In particolare in un territorio come il Salento, questo periodo è stato caratterizzato da un fortissimo impulso turistico e culturale, di cui la “Notte della Taranta” è indiscussa protagonista, per quanto riguarda la diretta ricaduta sul territorio, ma anche per aver portato oltre qualsiasi confine i suoni e i ritmi, che venticinque anni fa potevamo dire “nostri” ma che oggi appartengono a un immaginario collettivo condiviso. Parole come pizzica e taranta sono oggi universalmente riconosciute.

Da queste considerazioni nasce l’edizione 2022 del Festival Itinerante La Notte della Taranta; dopo un viaggio lungo venticinque anni, guardarsi indietro e trovare degli amici, quelli che un tempo erano giovani riproposte della musica popolare salentina, oggi sono realtà affermate, che insieme con l’Orchestra Popolare, sono diventati ambasciatori di questa musica nel mondo. Una festa della pizzica pizzica allora, in un momento storico e culturale cruciale, per gli eventi noti, ma anche per quanto appena trascorso, ballare ritrova il suo valore catartico”.

400 artisti coinvolti, 100 ore di live show, per festeggiare il ritorno del pubblico nelle piazze. Un fetsival partito il 4 agosto a Corigliano d’Otranto, e che come una ragnatela ha toccato il 5 agosto San Vito dei Normanni, 6 agosto Nardò, 7 agosto Sogliano Cavour, 8 agosto Nociglia, 9 agosto Cursi, 10 agosto Galatone, 11 agosto Carpignano Salentino, 12 agosto Alessano, 13 agosto Racale, 14 agosto Lecce, 16 agosto Ugento, 17 agosto Zollino, 18 agosto Galatina, 19 agosto Castrignano de’ Greci, 20 agosto Cutrofiano, 21 agosto, fa tappa a Calimera.

Prosegue il 22 agosto a Martignano, il 23 agosto a Soleto, il 24 agosto a Sternatia, il 25 agosto Martano e il chiude in grandezza 27 con l’atteso Concertone di Melpignano.

“E’ sempre un orgoglio collettivo riuscire ad organizzare una manifestazione di questo livello che interessa 21 comuni del Salento per poi concludersi a Melpignano. La ricchezza del progetto partendo dalle origini, dalle fonti è la ricerca, ha evidenziato Valentina Avantaggiato sindaca di Melpignano.

I Super Ospiti 2022

Un ritmo identitario ma aperto al dialogo, al confronto, alla contaminazione, alla moltitudine dei linguaggi espressivi. La Notte della Taranta ha aperto i confini della cultura popolare salentina fino al 1998 considerata subalterna, ha reso possibile l’affermazione di numerosi musicisti e gruppi di riproposta che grazie alla Notte della Taranta hanno collaborato con centinaia di artisti italiani e internazionali.

 La notte della Taranta 2022 andrà in onda su Rai 1, in diretta, il 27 agosto 2022.

Per saperne di più clicca qui

La fondazione che organizza ogni anno l’appuntamento – quest’anno il maestro concertatore sarà Dardust – aveva già annunciato grandi nomi per il concertone: primo tra tutti la star internazionale Stromae, ma anche Samuele Bersani che interpreterà un brano simbolo della tradizione, Lu ruciu de lu mare, e proporrà una versione pizzicata di Chicco e Spillo. E poi sul palco salirà pure il rapper Massimo Pericolo. Insomma, una commistione di generi differenti che per l’occasione saranno legati dai ritmi della taranta, ai quali si aggiungerà il pop trascinante di Marco Mengoni e Elodie nelle duplici vesti di cantante e danzatrice insieme al Corpo di Ballo della Taranta diretto da Irma di Paola per la “Pizzica di San Vito”.

Lo Scèblasti: un pane da sballo che parla griko

Affonda le sue radici nell’antichità. Sa di mediterraneo e sole caldo del sud. Si presenta come una sorta di focaccia bassa, rossastra e senza forma precisa, che lascia intravedere olive e ortaggi; nasce come pane votivo offerto durante le cerimonie del culto di Demetra, divinità della semina e della campagna, da parte dei contadini per augurarsi un buon raccolto.

Lo scèblasti è un pan-focaccia che racchiude tutto il gusto della genuinità di questa terra di sole, mare e vento. A Zollino, storica località della Grecìa Salentina, la sua ricetta originale è segreta e si tramanda di generazione in generazione.

Nonostante questo pane sia stato inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), non sono tantissimi i forni di Zollino che ancora oggi producono il tradizionale scèblasti.

La Notte della Tarantae il suo tour itinerante rappresentano un’ottima occasione per assaporare e assimilare le antichissime tradizioni di questo misterioso tratto di costa d’Italia, crocevia di popoli e misteri, storie e culture.

Se non avete in programma un viaggio in Salento potete facilmente preaparalo a casa cliccando QUI. Anche se il nostro consigli, come sempre e appena potete, è quello di mettetevi in viaggio!

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Originario di Zollino, risalente alla Magna Grecia, questo pane devozionale ricco di passato e sapore, ha il gusto intenso del Mediterraneo. La sua ricetta si tramanda da generazioni, il suo nome racconta riti condivisi e contenuti senza forma. Scopriamo insieme la sua storia e come preparare lo scèblasti, icona da mangiare della Grecia Salentina, prima che la nostre radici vengano polverizzata dal mixer del tempo.

Con la sua storia lunga e il sapore intrigante, lo scèblasti è una focaccia che racchiude tutto il sapore della genuinità delle terre di Puglia. A Zollino, antichissima località della Grecìa Salentina, la sua ricetta si tramanda di generazione in generazione e racconta una lunga storia fatta di riti, consivisione e contenuto senza forma. 

La Grecìa Salentina è un’isola linguistica nella provincia di Lecce, dove ancora oggi si parla il griko. Risultato di influenze della lingua neogreca e del dialetto salentino, il griko nel 1999 è stato riconosciuto come minoranza linguistica dal Parlamento Italiano. Dal 2001 è stata istituita l’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina che comprende Calimera, Sternatia, Martano, Corigliano d’Otranto, Soleto, Castrignano dè Greci, Martignano, Melpignano, Carpignano, Cutrofiano, Sogliano e Zollino.

 Lo scèblasti di Zollino è un pane di origine antichissima: risale infatti alla Magna Grecia. Nato come pane devozionale venina offerto durante le cerimonie del culto di Demetra – divinità della semina e della campagna – da parte dei contadini, per augurarsi un buon raccolto.

Si presenta come una stuzzicante e bassa focaccia rossastra, un impasto morbido cui vengono aggiunte zucchine, pomodori, zucca, olive, capperi, cipolle e olio. Oggi viene consumato in occasione della festa di Ognissanti, durante la solennità della Madonna Immacolata, l’8 dicembre, e il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista.

Secondo alcune fonti il suo nome deriverebbe dal greco ‘schizo’ (tr. dividere, tagliare) e ‘blastesis’ (tr. crescenza, pasta lievitata); per altre dal dialetto locale, il grico, significherebbe ‘senza forma’.

L’impasto, molto morbido, una volta stesso sulla placca o sulla pietra, venina e viene cotto nei tradizionali forni realizzati con le marne calcarenitiche che formano, nel sottosuolo di Zollino, un banco chiamato piromakho (che significa “che combatte il fuoco”).

Era il primo pane che si sfornava all’alba e costituiva la classica colazione dei contadini. La ricetta originale, tramandata di generazione in generazione, è rimasta segreta ma, in alcuni panifici locali, è ancora possibile assaporare il tradizionale scèblasti esattamente com’era un tempo.

In qualche trattoria, masseria o ristorante della Grecìa Salentina viene anche servito come aperitivo o antipasto per stuzzicare l’appetito. Chi non avesse in programma un viaggio in Salento nell’immediato futuro potrà comunque provare a prepararlo in casa. Anche se il nostro consiglio è sempre quello, appena potete, di mettervi in viaggio e aprire di persona gli scrigni salentini che parlano grico, prima che la nostra cultura venga polverizzata dal mixer del tempo.

Volete le date per farlo? Il 2 e 3 agosto di ogni anno la pro loco di Zollino organizza Scéblasti, un evento molto sentito che si svolge lungo un suggestivo percorso che attraversa antiche strade e piazze del centro storico del paese tra antiche case a corte, all’interno delle quali, tappa dopo tappa, si possono gustare le tradizionali specialità della cucina salentina.

La Ricetta codificata

Ingredienti

1 kg di semola rimacinata di grano duro
400 g di zucca tagliata a dadini
400 g di pomodori tagliati a cubetti
200 g di cipolla a pezzettini
150 g di olive nere
25 g di lievito di birra in cubetto
100 ml di olio extra vergine d’oliva
800 ml di acqua
20 g di sale

Preparazione

La prima cosa da fare è sciogliere il panetto di lievito di birra; versate la semola nella ciotola e formate all’interno un foro in cui verserete ancora l’acqua e dentro il lievito.

Incorporate, uno ad uno, tutti gli ingredienti, l’olio extravergine di oliva, il pomodoro a cubetti, la cipolla sminuzzata, la dadolata di zucca, le olive tagliate a metà e private del nocciolo.

Versate l’impasto sulla spianatoia e unite anche il sale. Cominciate quindi a impastare con le mani e in modo energico, utilizzando i palmi. Unite anche il rosmarino spolverizzato sopra.

Continuate a impastare con movimenti decisi, fino a ottenere una palla compatta che coprirete con la pellicola. Lasciate riposare l’impasto per 3 ore dentro al forno spento, con la luce accesa.

Una volta trascorso il tempo di lievitazione, l’impasto sarà raddoppiato. Ungete le mani con poco olio evo e prendete poca pasta, quindi formate una polpetta piatta e rotonda. Adagiate ogni sceblasti su una placca foderata di carta forno e lasciate lievitare ancora un’ora e mezza, sempre dentro al forno.

Trascorso il tempo, ungete le polpette di pane con un filo di olio extravergine d’oliva e cuocete in funzione statica a 180°, per circa 35-40 minuti, in base al vostro forno. Sfornate e presentate il vostro pane tipico salentino che porterà tanto gusto in ogni occasione di festa.

Varianti

Come tutte le ricette antiche e regionali, anche lo sceblasti mantiene una preparazione molto fedele al passato, ma anche alcune variazioni sul tema che ne semplificano il procedimento e ne abbreviano le tempistiche.
Ad esempio, la ricetta antica prevede l’uso del lievito di pasta madre che necessita di almeno 7 o 8 ore di lievitazione. In questa preparazione, invece, abbiamo proposto il lievito di birra che necessita di molto meno tempo per agire, tre ore per l’impasto e altrettante due per completare l’opera prima della cottura.

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Difficile trovare un’unica parola per descrivere “Aquanegra Paravineria”. In una Ex fabbrica di tabacco, i piaceri di una gastronomia di alto rango, braci e carni pregiate, pizza al forno a legna, cucina locale, twist creativi e piatti del giorno a tema mare, ampia selezione di etichette tra vini fermi, bollicine e birre artigianali. Design industriale caldo e sofisticato si collega all’ampio dehor con vista sul campanile del paese.

Si chiama Aquanegra, ma la sua scelta è limpida come una voce che si stacca dal coro, sicura della propria forza. Il nome è un omaggio al vino Negroamaro, Signore delle terre di Puglia, che in salentino veniva chiamato “ACQUA NIURA”. Paravineria (che gioca con la parola “parafarmacia”, riferendosi però a “quella dei sani”) sta invece ad indicare l’importante quantità di etichette nazionali ed internazionali in carta proposte in abbinamento alle grandi carni, salumi e formaggi selezionati di persona dalla proprietà in tutta Italia.

Luca Moriero (in foto) è lo chef e il padrone di casa. Nasce pasticcere e nel tempo rimane sempre più affascinato dalla cucina. Mentre acquisisce nuove abilità e si forma nel gusto della tradizione pugliese, conosce sul lavoro Carlo De Iacob, “metà toscano, metà salentino” ( di cui Vi abbiamo raccontato qui): insieme, e tra i primi a farlo, collaborano alla realizzazione di un format non convenzionale in una terra prevalentemengte vocata al mare, dedicato invece alle prodezze artiginali italiane che popolano bancone salumeria e gastronomia in perenne evoluzione e rotazione.

Complici le orgini toscane di Carlo e l’appassionata attenzione per la ricerca delle materie prime condivisa con Luca, creano un luogo del gusto per carni e braci, pizza al forno a legna e varietà di impasti, cucina salentina e piatti creativi, grandi salumi e formaggi italiani, vini e bollicine.

Territorio, Stagione e Ricerca di materie prime di qualità.

Siamo a una manciata di chilomentri da Lecce, a Castrignano de’ Greci, che appartiene alla storica regione della Grecìa salentina, un’isola linguistica di nove comuni in cui si parla il grico, un antico idioma di origine greca. Tra ulivi, fichi, mandorli e vigneti, Luca qui ha compiuto una scelta forte e di stile, fuori e dentro. Aquanegra, è stata infatti realizzata all’interno di un’ex fabbrica di tabacco: oggi ospita un’ampia sala con cantina a vista per circa 120 coperti.

Una continua e incessante ricerca partita con i primi 2500km in 3 giorni alla ricerca di prodotti di nicchia iataliani e prelibatezze locali come il Provolone di pecora e il Pallone di Gravina, presidio Slow food, la Bresaola di Fassona DOP, il Prosciutto San Daniele del Friuli DOP 34 mesi e il Prosciutto di Norcia IGP 68 mesi e soprattutto la superba Cecina, carne bovina stagionata e affumicata, originaria della Spagna (nota come Cecina di León), ma prodotta di Italia.

Design lineare, materico, caldo. Arredi contract di design progettati su misura; l’energia di questo luogo si irradia a partire dal sontuoso bancone protagonista, dal quale fanno bella mostra di sè pecorini stagionati in grotta, Blu di Fattoria, Prosciutti al taglio e invitanti salumi e insaccati di alto rango. Subito accanto il forno a legna e la generosa cucina che, assieme alla ricercata gastronomia, sono il solido treppiede su cui poggia un menu davvero ampio che, incrociando le abilità, abbraccia le voglie e i gusti di tutti.

Cucina, Brace, Pizza, Banco Gastronomia e Carta dei Vini

Il menu punta in gran parte sulla carne con prodotti provenienti prevalentemente dalla Puglia, ma non solo. Trovano posto infatti sia specialità come l’Entrecôte argentino (frollatura minima 40 giorni) che carni magre come quella del cavallo, da sempre presente nella tradizione culinaria pugliese in ottime versioni.

I primi variano ogni giorno in base alla disponibilità degli ingredienti, ma non mancano i piatti cult rivisitati, come la Cacio e pepe che, a seconda delle stagioni, viene arricchita con carciofo croccante, gamberi crudi o tartare di tonno fresco e crema alla nduja homemade. Tra i cavalli di battaglia di Luca, invece, troviamo le Fettuccine aromatizzate alla carota e all’arancia con un delicato ragù di faraona.

Ma sono i secondi a prendere una menzione speciale, sia per la qualità delle carni lavorate, sia per i prezzi assolutamente accessibili, come per la Costata di Cavallo, il Maxi Hamburger di Puledro, gli Staccetti di Cube Roll danese, Bombette di Martina Franca, Tagliate alla griglia, Entrecte, Fiorentine e Arrosto Misto Aquanegra. (clicca qui per il menu completo)

Ad Aquanegra la passione per la qualità da offrire ai propri ospiti arriva fino alle uova. Qui vengono utilizzate unicamente uova di quaglia, superfood salentino dell’Azienda Agricola di Giovanni Cerullo, a Melpignano (LE), perchè ricche di proteine ad alto valore biologico, vitamine, minerali specifici, un’ottima concentrazione di ferro, fosforo e zinco.

In estate lo chef si sbizzarrisce con il pescato locale che acquista ogni giorno personalmente, creando una “carta del giorno” che annovera piatti come i “fusilloni Monograno Felicetti allo scorfano”, oltre a crudi e tartare.

Last but not least, la pizza. Cotta in forno a legna, preparate con farina rimacinata a pietra, 24h di lievitazione e condita nel segno del sapore attingendo spesso e volentieri dalle prelibatezze dell’angolo norcineria. 

La carta dei vini è stata creata avvalendosi della collaborazione di Marco Guido (proprietario dell’enoteca Wine&More a Lecce) e include circa 200 etichette, per l’85% italiane e quasi tutte disponibili al calice; non mancano ottime referenze internazionali e di champagne.

Lo chef Luca Moriero, pasticcere nell’animo, vanta anche una rigorosa formazione sui dessert (tra i suoi maestri uno dei pasticceri del rinomato Bar Pasticceria Ascalone a Galatina, famoso per i suoi deliziosi pasticciotti) e si occupa quindi anche delle preparazioni dolci, inclusa quella del gelato. Tra le proposte più apprezzate troviamo il Tiramisù preparato a regola d’arte e un dolce ispirato al Caffè leccese (crumble al caffè con gelato al latte di mandorla). Provare per credere.

Aquanegra Paravineria

Via Cesare Battisti 22/24  – 73020 Castrignano dei Greci – T. +39 342 835 0814 – aquanegraparavineria@gmail.com

ORARI: Agosto tutte le sere – Da Settembre aperti dal lunedì alla domenica dalle 19.00 a mezzanotte – chiuso il martedì.
342 835 0814

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