Sara De Bellis

Anno: 2022

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Torna a Configno di Amatrice (RI), dopo 3 estati di attesa, la manifestazione dedicata alla riscoperta degli “ANTICHI SAPERI, ANTICHI SAPORI” che si tiene ogni 18 AGOSTO.

Dall’alba al tramonto per le vie del pease, ampio spazio alle tradizioni culturali, artigianali e gastronomiche dell’Appennino centrale, cantine e vecchie osterie aperte per l’occasione, prodotti tipici e stand gastronomici, grandi produttori e il “Mercato dei Liberi Saperi”, passeggiate, foraging e laboratori attivi: e ancora musica, folklore, tanta voglia di ritrovarsi e soprattutto quella di non perdersi.

Di seguito il programma ufficiale della Festa degli “Antichi Saperi Antichi Sapori 2022” ben orchestrata dall’Associazione Configno.

La custodia di un territorio, della sua identità culturale passa necessariamente attraverso il racconto e la divulgazione delle sue tradizioni fondanti. Per questo hanno ancora più valore le inziative che partono dai giovani, coinvolte e coinvolgenti, che rinoscono il valore alle radici per ottere folte chiome e frutti migliori.

L’Associazione Configno, sul territorio da più di cinquant’anni e per sua natura transgenerazionale, si è posta come obiettivo proprio quello di mantenere salde le fondamenta, spronare il passaggio dei saperi e fortificare il legame tra le generazioni per non disperdere la Comunità.

E lo fa davvero, portando avanti progetti e idee concrete che partono da Configno di Amatrice ma abbracciano l’Appenino centrale, assieme alle persone di valore e realtà produttive animate dallo stesso sentimento di appartenza al mondo, quello buono.

La festa

Si chiama “Antichi Saperi, Antichi Sapori”. Avevamo raccontato l’ultima edizione e ci piace l’idea di ripartire da lì. Si tiene ogni 18 agosto per il centro e le vie di Configno di Amatrice (RI). Dalle 9:00 a mezzanotte un fitto programma per assaporare questo territorio e sentirsi parte di una Comunità.

Dall’alba al tramonto per le vie del pease protagoniste saranno le antiche maestranze e conoscenze rese attrattive da workshop e laboratori attivi, con ampio spazio al racconto delle tradizioni culturali e gastronomiche dell’Appennino centrale.

Recupero delle tradizioni, cultura enogastrnomica da toccare e grandi artigiani del territorio.


Funiona così: durante tutta la giornata Configno ospiterà il Mercato dei Liberi Saperi, un mercato che traccia una linea immaginaria che unisce Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Prodotti caseari e di salumeria, farine da grani antichi e poi miele, pasta e molto altro, tutto proveniente dal lavoro di 16 aziende agricole che resistono in queste difficili quanto straordinarie terre montane.

Ci saranno gli artigiani che mantengono vive antiche tradizioni come la realizzazione di ciaramelle, la produzione di lana, la calzoleria artigianale e la creazione di oli essenziali, oleoliti e saponi con erbe spontanee del territori.

Poi ancora musica, balli, laboratori, incontri e tante attività pensate e tenute da chi queste terre le vive e le valorizza ogni giorno.

Il Mercato dei Liberi e Le Piccole Grandi Aziende dell’ Appennino Centrale

Nato nel 2021, da quest’anno il “Mercato dei liberi saperi” entra definitivamente a far parte della Festa degli antichi saperi e antichi sapori di Configno di Amatrice. Una linea immaginaria che collega tre regioni – Abruzzo, Lazio e Marche – percorrendo le vette dell’Appennino Centrale, dal Gran Sasso ai Monti della Laga, passando per i Pantani di Accumoli per arrivare fino al Monte Ceresa.

Le sedici realtà produttive che esistono e resistono in queste splendide e difficili terre. Sono: Casale Nibbi Azienda Agricola Amatrice; Cooperativa di comunità del Ceresa; Calzolaio Cesarino; Azienda agricola Buon Monte; San Pancrazio; Amatrice – Terra Viva; UBI MAIOR Società Agricola; Berardi Salumi.

E poi ancora Tularù; Azienda Agricola Bio Aureli Antonio e Capanna Paola; Azienda Agricola Fantusi Fabio – Amatrice; Azienda Agricola “Le Terre delle Fate”; Azienda Agricola Casalgentiletile; Pasta all’Uovo LEM di Marisa e Luana; Liuteria Sabatini e L’Azienda Agricola Mauro Gentile – il miele di Nommisci.

Laboratori e Workshop

Le erbe spontanee non avranno più segreti con Arianna Salvi, che Vi porterà a conoscere le erbe “resistenti” che da sempre abbiamo sotto gli occhi ma a cui spesso non sappiamo dare un nome. Con Miguel Acebes dell’Azienda Agricola Tularù potrete mettere le mani in pasta con le farine prodotte da antiche varietà di grano, mentre con l’ Azienda Agricola Bio Aureli Antonio e Capanna Paola potrete preparare formaggio primo sale e ricotta di pecora da portare a casa.


Nel pomeriggio, invece, ci sarà la presentazione di tre libri sui temi dell’ambiente e del territorio, a cui seguirà una tavola rotonda con gli autori Antonio Di Cionti, Savino Monterisi e il gruppo Emidio di Treviri
Dal tramonto alla sera sarà poi il tempo di “una cena poetica”, uno spettacolo musicale di Raffaello Simeoni e Marco Iamele e spettacoli pirotecnici, con Il ballo della pupazza.


La giornata sarà accompagnata dai balli popolari e dalle musiche dei suonatori confignari Tiziano Arigoni, Andrea Angeli, Francesco Angeli, Bryan Mosca. Con il contributo di 6 € sarà possibile finanziare le attività dell’associazione e degustare vino, birra e bevande analcoliche per tutta la durata dell’evento! Tutte le attività previste nel programma sono gratuite.
Last but not least, l’evento è totalmente plastic free! ♻

Non Vi resta che impostare le coordinate e partire alla scoperta delle generose terre di Amatrice!

Info utili

Antichi Saperi, Antichi Sapori

Domenica 18 agosto 2022

dalle 09:00 alle 24:00

Configno di Amatrice

Locandine e Illustrazioni di Margherita Ferracuti

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4, 10 e 18 agosto 2022. 3 date da segnare in calendario e 3 motivi in più per scoprire il Castello di Postignano nascosto tra le valli umbre, il suo borgo mirabilmente recuperato e lo storico forno del popolo che risale alla fine del ‘600.

Nelle date indicate, verranno sfornate pizze “fatt a mestier” da tre maestri dell’arte bianca: Errico PorzioDavide Civitiello e Gianni Senese, in collaborazione con lo Staff del Castello capitanato dallo Chef Vincenzo Guarino.

Tre pizzaioli napoletani per tre appuntamenti che gettano le basi di un nuovo ideale asse tra Campania e Umbria. Messi a punto in occasione de “L’arte della pizza al Castello di Postignano”, evento in programma nel fascinoso borgo medievale tra le segrete valli dell’Umbria, il 4, 10 e  18 agosto Regina indiscussa del Castello di Postignano (di cui vi abbiamo raccontato qui) sarà la grande Pizza Napoletana, che verrà cotta e sfornata dallo storico forno del borgo che, nella sua forma attuale, risale alla fine del ‘600.

A scaldare in campano l’antica pietra refrattaria saranno tre i maestri indiscussi dell’arte bianca: Errico PorzioDavide Civitiello e Gianni Senese.

Errico Porzio, erede di una storica famiglia di pizzaioli napoletani, ha saputo coniugare competenza tecnica ed estro creativo a una straordinaria capacità comunicativa, arrivando ad essere uno di pizzaioli italiani più amati e più popolari; Davide Civitiello, classe 1984, nel 2013 è stato incoronato Campione del Mondo, aggiudicandosi il prestigioso Trofeo CaputoGianni Senese (in copertina con lo chef Vincenzo Guarino), napoletano di nascita, dopo aver girato l’Europa, si è stabilito a Sanremo, dove ha aperto la sua pizzeria e dove non smette di ricercare prodotti e abbinamenti di eccellenza per realizzare i suoi topping.

Ad accogliere i visitatori, per un numero limitato di 50 posti, ci sarà lo staff del Castello.

Il Castello di Postignano (clicca per saperne di più) è un villaggio-albergo diffuso nell’ononimo borgo frutto di una sapiente e meticolosa ristrutturazione d’autore, è inoltre impreziosito dalla presenza da botteghe d’artigianato, Enoteca con Vini e Oli del territorio.

Oltre al Forno del Borgo, ci sono un’osteria contemporanea, La Trattoria Casa Rosa, e La Tavola Rossa, grotta design per una indimenticabile “dining experience” riservata a soli 10 commensali e sede di una esclusiva Academy; dimensioni gestite dallo chef Vincenzo Guarino, affiancato da Maria Massimiani e dal sous chef, nonché esperto di lievitazione, Antonio Della Monica.

La squadra al completo sarà al lavoro, per l’occasione, presso il forno in pietra e mattoni che per secoli ha sfornato il pane per tutta la comunità e che, assieme alla chiesa e alla fontana, è stato uno dei punti fondamentali dell’aggregazione del borgo.

Grazie alla grande opera di risanamento conservativo, nello stesso forno, si preparano pizze partenopee di grande pregio, realizzate secondo i principi di quell’ “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”, riconosciuta dall’Unesco come parte del Patrimonio culturale dell’Umanità.

Oltre alle pizze, il menu prevederà la degustazione del “cuoppo” tradizionale con croccanti fritture partenopee; mentre la cena si concluderà con l’assaggio di graffette dolci con farciture varie, servite in un contesto da favola e meravigliosa sguardo sulla Valnerina annesso.

SAVE THE DATE: 4, 10 e 18 agosto 2022 / Castello di Postignano / Località Postignano, 06030 Sellano (PG)

Prenotazione obbligatoria. Per maggiori informazioni  0743 788005 o email direttore@castellodipostignano.it

L’evento gode del sostegno degli sponsor tecnici: Mulino Caputoil Mulino di Napoli; la Latteria Sorrentinail Fiordilatte dal 1880;  Ciaoil Pomodoro di Napoli e dalla birra Menabrea, dell’omonima azienda di Biella.

Immagine di Copertina – Gianni Senese e Vincenzo Guarino qui

Immagini Errico Porzio qui / Davide Civitiello qui

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I laghi di Alimini alle spalle. Di fronte il mare turchese otrantino. In mezzo, la macchia mediterranea, il frinire delle cicale, le dune, i gigli di mare tra la sabbia dorata.

Di giorno lido balneare, di sera esclusivo bistrot, Ficodindia Beach & Restaurant è un luogo “esclusivo”, non per le sue pretese economiche ma per l’unicità del suo concetto e per la genuinità delle persone che lo colorano a tinte indelebili.

Chef e patron, Carlo De Iacob, metà fiorentino metà salentino, porta in tavola tavola la sua cucina estemporanea “a tema mare”, che, libera di esprimersi, si reinventa ogni sera per i suoi 25 ospiti, non oltre. Altrimenti verrebbero meno lo slancio creativo e l’attenzione per ciascun convitato.

Apriamo insieme questo scrigno salentino.

“A tavola si conosce l’uomo”. Recita così un antico detto popolare toscano. Ed è vero, in un senso e nell’altro. Osservando con attenzione è possibile decodificare aspetti della personalità di chi condivide la nostra tavola e, se siamo fortunati, si riesce persino captare la sensibilità di chi cucina, ma solo se lo chef ha abbattuto il muro delle aspettative altrui e riesce a trasferire nel piatto il proprio io.

La Cucina di Carlo De Iacob, metà fiorentino metà salentino, è così. Libera, personale, una somma di esperienze gastronomiche ed estetiche.

Sinestesie, rimandi, sensazioni e sapori sull’onda dell’emozione messi a fuoco da tatto, tecnica e sensibilità che definiscono un’identità ossimorica, calma e irrequuieta, solida e mutevole: la sua.

Semplice solo in apparenza, è l’inattesa sorpresa di questo tratto di costa salentina: la spiaggia degli Alimini, tra dune di macchia mediterranea, gigli di mare, frinire delle cicale e mare turchese otrantino.

Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza.
Jospeh Conrad

Sono arrivato in cucina pian pianino – mi racconta Carlo – di fatto sono fiorentino. Mio padre Architetto, mia Madre Pittrice. Mio zio Orafo. Io ho fatto l’Istituto d’arte, poi Beni culturali all’Università.

Sono rientrato a 16 anni in Puglia. Al Lido dei Pini ho conosciuto Luca (Moriero n.d.r.), che mi ha poi insegnato molte cose sulla cucina tradizionale salentina.

Ma ai tempi facevo il barman per mantenermi gli studi. Mi piaceva molto, ed è stato lì che ho imparato le caratteritiche che deve avere un cocktail, ovvero freschezza, acidità e bocca pulita. Peculiarità che ho trasferito nella mia cucina.

Poi, siccome mi piace studiare, ho fatto anche un corso per diventare Sommelier, poi quello per Sommelier dell’ Olio Evo. Lì ho appreso un altro grande insegnamento riguardo il potere dell’olio e la sua capacità di modificare i piatti a seconda della sua intensità e cultivar. Mi si è aperto un mondo.

Lavorando su questo litorale mi sono innamorato del mare, di questa professione e di questo mestiere. La voglia di aprire FICODINDIA è stata incontenibile. Ho seguito la mia intuizione e nel 2005 abbiamo aperto sulla spaggia degli Alimini.

La Spiaggia degli Alimini, a circa 5 chilometri a nord di Otranto, è a ridosso dei laghetti omonimi. Il canto delle cicale accompagna l’arrivo, così come la fitta macchia a mirto, alloro e ginepro, e la profumata pineta. Il mare, limpido, cristallino, con pennellate di variazioni di azzurro caraibico, è dominato dalle splendide dune di sabbia talcata e da una natura selvaggia e integra.

Ficodindia, è il più piccolo degli stabilimenti di questo selvaggio tratto costiero, e il penultimo dei nati.

Il nome è un omaggio diretto alla pianta simbolo del Mediterraneo: pungente macchia di colore, profilo essenziale, definito e difensivo, nasconde frutti succulenti. Originaria del Centroamerica e naturalizzata soprattutto nell’Italia di mare del Sud – Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna – dopo 17 anni di lavoro (2005-2022), l’immagine del “fico d’india” oggi appare perfetta per definire la dimensione naturale di questo “Beach & Restaurant” legato alla sua sabbia ma non vincolato alla sua terra.

Di giorno stabilimento balneare con tavoli al vento di mare aperti a tutti e un’offerta che punta su piatti semplici come bruschette, friselle, fritture, tartare, insalate e “prodotti da forno” ( o meglio “infornati”) che qui fanno rima con Parmigiana, Millefoglie di pesce spada o Lasagna che inseriscono come “special del giorno”.

Di sera, scende la luce e si accende la cucina di mare. Sofisticata nella sua espressione cromatica e di pulizia d’impiattamenti, il piccolo grande regno di Carlo De Iacob è pensato al massimo per 25 coperti, non di più (semmai, meglio di meno). Oltre quello non accetta perchè cambierebbe il mood del luogo e la dedizione al cliente.

Un lungo percorso che annovera, di base, piatti come Tonno alletterato, cavolfiore in agrodolce e caroselle leccesi; Polpo, crema di carote, carote e pastinaca; Seppie e lime; Gamberi rosa, cipolla rossa di Acquaviva e germogli di pisello; Patata ratta con creme fraiche e caviale; e “Tartare a vivo”. La mia è stata una sontuosa “Tartare di scorfano con caviale di mango e sale Maldon“. I dolci vanno dalla Cupeta Salentina al Tiramisù espresso, al Babà grigliato al timo con crema diplomatica e amarena.

Simone De Siato e Cosimo Russo i suoi due chef di riferimento. Con loro ho un grande scambio di conoscenze, idee, tecniche e qualche citazione nei miei piatti.

L’offerta cambia davvero ogni sera. Pochi coperti e turno unico, perchè si viene qui per rilassarsi. Li sproniamo a fare un percorso. Si può anche scegliere alla carta ma, se il cliente si affida, la nostra gioia è proprio quella di accompgnare l’ospite in una degustazione personalizzata.

Decidiamo a “tu per tu”, in base a quello che ha portato il mare e a come posso caratterizzare quel singolo piatto. Ogni sera è una sfida.

Ad esempio “Polpo alla griglia” è solo un titolo su menu, ma il mio divertimento, anche e soprattutto all’interno dello stesso tavolo, è caratterizzarlo in modo diverso per ogni commensale. Stessa cosa per le seppie, delle quali tengo sacche e fegatini per inventare e divertire con il sapore.

Da Fiorentino amo la carne, il quinto quarto e selvaggina, ma il pesce offre infinite pobilità di combinazioni.

Carne e pesce si mischiano nella mia cucina. Per merenda mia nonna mi faceva i fegatini di pollo, pane e olio. Sono cresciuto con questi sapori. Da una parte la Toscana, dall’altra la Puglia.

Ecco come nascono piatti come la “tartare di tonno con i fegatini di pollo” o l’utilizzo del brodo di pollo nei brodetti di pesce.

Per lui, la cucina di mare è una base, una tela, un punto di partenza con orizzonti multipli da ricercare. Ciò che non manca mai nella sua mise en place sono agrumi e erbe aromatiche, mediterranee ed esotiche. Il mare, la terra, la campagna, la stagione sono la sua ampia tavolozza cui attingere, sono le materie prime che coincidono con le materie artistiche.

La sua cucina lo rappresenta. Il suo piatto icona? Seppia e Lime. La Seppia appare nuda, finta cruda in terra di allievi. Nella sua lucentezza di ceramica, è sola in mezzo al piatto, coperta solo da riccioli di zeste di lime e gocce di Olio Evo di Leccino. Mediterraneo ed esotico, è un piatto di apparente semplice, che nasconde pensiero, tecniche miste e ingannevoli apparenze. Finta cruda, come accennavo, la seppia fa una doppia cottura, una a bassa temperatura, l’altra a vapore. Materia prima di gran pregio, viene servita tipieda. Burrosa al taglio, la sua consistenza è soda, compatta; il lime non è nota aromatica, ma ingrediente calibrato. Così come l’olio Evo, in purezza.

Spiazzate nella sua essenzialità, la sua temperatura fa da tramplino alle note agrumate che si mescolano in aria con quelle del Leccino marcando il tratto dei grandi valori della semplicità e quello di un assioma sempre valido, nella vita come in cucina.


Ficodindia Beach and Restaurant

Contrada Alimini serra 2, 73028 Otranto LE

+39.328.6846443 www.ficodindialido.it

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Un nuovo progetto inclusivo per raccontare e promuovere il mare e le sue eccellenze di costa, la cultura enogastronomica, la formazione coscienziosa e l’ambiente che ci ospita.

Si chiama “Periferia Iodata” la concreta iniziativa animata dalle icone della ristorazione del litorale romano tenute assieme da scelte di qualità e amore per il terriotorio: un network di professionisti e operatori del settore ristorativo, con tanti, giusti e lungimiranti obiettivi.

Il 1 agosto è la data fissata per la prima “festa dell’Estate”, ovvero la festa in spiaggia per celebrare al meglio il debutto con i fatti: piatti tipici della tradizione, degustazioni, riflessioni ad alta voce e musica dal vivo.

Dopo diversi mesi di preparazione, alla fine il progetto è decollato: Periferia Iodata si presenta al pubblico. Un’uscita programmata dal 12 dicembre al Castello San Giorgio di Maccarese, in occasione dell’iniziativa “Agroalimentare: nuovi modelli e prospettive per la crescita e lo sviluppo del territorio”, promosso dall’Arsial e dal Comune di Fiumicino con l’Assessorato alle Attività Produttive, alla quale tutti componenti hanno tenuto fede trova adesso la sua prima data per diventare operativi.

Fondatori dell’iniziativa sono due chef stellati di Fiumicino, Gianfranco Pascucci e Lele Usai, insieme a Marco Claroni e a Benny Gili, per i ristoranti Pascucci al Porticciolo, Il Tino e 4112, l’Orologio di Fiumicino e La Baia di Fregene. Ai quali si sono subito aggiunti per Fiumicino: Alessandro
Capponi (Host), Alessandro Pietrini (La Marina), Franco Di Lelio (Pizzeria Sancho), Arcangelo Patrizi (Pasticceria Patrizi), Marco Fiorucci (Gina al Porto Romano) e Luca Pezzetta – Pizzeria Clementina. Per Fregene: Andrea Salce (Il Riviera), Fabio Di Vilio (La Scialuppa Da Salvatore) e Maria Cristina Sebastiani (Rosario).

È un grande piacere comunicare che finalmente alcune attività della ristorazione del Comune di Fiumicino hanno dato vita a un nuovo progetto di aggregazione – ha scritto il presidente Gianfranco Pascucci – Periferia Iodata nasce con l’intento primario di voler raccontare e promuovere un territorio, di valorizzare i prodotti della nostra terra, del nostro mare e dei nostri artigiani.

Un progetto dal tratto inclusivo che intende accogliere tutti coloro che lavorano con standard di qualità alta, a prescindere dalla tipologia delle attività dei singoli. Vogliamo aggiungere che siamo supportati anche da Ambasciatori del Gusto e da Fare Rete, che insieme contano quasi 100mila esercenti in tutta Italia.

L’intento è quello di collaborare con chi vuole tutelare e promuovere il patrimonio enogastronomico e la cultura agroalimentare locale in tutte le sue forme – aggiunge Lele Usai, vicepresidente dell’associazione – valorizzandone i prodotti tipici, le tecniche di lavorazione, i piatti della tradizione e le ricette peculiari che caratterizzano il territorio del litorale laziale e del Comune di Fiumicino in particolare.

Con l’assessora alle Attività Produttive Erica Antonelli lavorando a una serie di ricette di piatti tipici locali da inserire nella De.Co., il marchio di denominazione comunale di origine per la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, proprio per
rafforzarne insieme valenza, tipicità e qualità.

Per farlo ci proponiamo di organizzare eventi, partecipare a fiere nazionali e internazionali di settore e promuovere ogni altra attività utile a perseguire gli obiettivi prefissati.

La Festa dell’Estate

Lunedì 1 agosto, è la data prefissata. La Baia di Fregene, il luogo prescelto. La Festa dell’Estate è il suo nome:è il primo evento organizzato da Periferia Iodata.

Nemerosa sarà l’offerta a Tema Mare a base di pescato locale con golose incursioni di terra, e numerose le postazioni per la preparazione di succulente ricette celebrative dell’insegna di provenienza.

Nello specifico: il primo piatto sarà preparato da Benny Gili (La Baia di Fregene) e Andrea Salce (La Riviera). La “gamberina fritta” sarà opera di Fabio Di Vilio (La Scialuppa da Salvatore) e Alessandro Capponi (Host Restaurant). La pizza – con patate e porchetta – verrà invece sfornata da Franco Di Lelio (Pizzeria Sancho) e i supplì saranno appannaggio di Luca Pezzetta (Pizzeria Clementina) alla “Vaccinara di tonno”.

Al barbecue si dedicheranno Gianfranco Pascucci (Pascucci al Porticciolo) e Benny Gili (La Baia di Fregene), mentre la “zuppa di pesce” sarà realizzata da Marco Claroni (L’Osteria dell’Orologio), Marco Fiorucci (Gina a Porto Romano) e Alessandro Pietrini (La Marina Ristorante). I dolci saranno appannaggio di Angelo Patrizi (Pasticceria Patrizi).

La cantina Paolo e Noemia D’Amico, saranno sponsor della serata. Il dj set e la musica dal vivo saranno quelli del gruppo Ukus in Fabula.

“La Festa dell’Estate” spiega il vicepresidente Lele Usai “rappresenterà il punto di partenza per nuove attività, sarà un momento di confronto, un modo per unificare ed estendere un gruppo di persone che ha lo stesso intento, quello di valorizzare il territorio a 360 gradi. E proprio perché si tratta di una festa, la prima di questo genere, abbiamo scelto la spiaggia come location”.


Il Manifesto di Periferia Iodata

L’intento generale (dichiarato) dell’associazione, è proprio quello di tutelare e coinvolgere sempre di più tutti i produttori delle 14 terre di Fiumicino, per promuoverne prodotti, ricchezza e vitalità.


“Particolare attenzione verrà dedicata all’educazione, istruzione e formazione professionale – continua Benny Gili, consigliere di Periferia Iodata – nonché alle attività culturali di interesse sociale con finalità educativa e alla collaborazione con le istituzioni e gli enti locali o nazionali, le associazioni di categoria e dell’imprenditoria. Anche la solidarietà è al centro dei nostri interessi: intendiamo promuovere e collaborare a eventi pubblici e privati per raggiungere questi obiettivi”.


“E poi creare un network di professionisti e operatori del settore, di comprovata capacità e competenza con cui elaborare strategie di comunicazione e di promozione turistica con iniziative comuni concordate, collaborando con soggetti pubblici e privati, organismi, movimenti, associazioni o istituti locali e internazionali”, aggiunge Marco Claroni.


“La tutela dell’ambiente è un altro tema centrale – conclude Gianfranco Pascucci – in collaborazione con l’ente locale e le altre amministrazioni, abbiamo intenzione di promuovere incontri per stimolare il raggiungimento di soluzioni condivise in grado di migliorare la qualità della vita ben oltre i confini del territorio.

Abbiamo sollevato il tema dei rifiuti trasportati dal Tevere, un problema da affrontare e risolvere una volta per tutte. E con l’Assessorato comunale all’Ambiente è allo studio il progetto per trovare alternative all’uso di cassette di polistirolo per il trasporto del pesce.

Un’iniziativa nella quale vogliamo coinvolgere l’Asta del Pesce e le cooperative della pesca locale. Avere un pescato di Fiumicino senza più polistirolo, anche a bordo delle imbarcazioni, sarebbe un grande segnale di attenzione verso la sostenibilità ambientale, il mare e la sua biodiversità. Non solo, se riuscissimo ad abbandonare il polistirolo, potremmo proporre, al pari di altre marinerie, di certificare il nostro pescato attraverso un marchio di ulteriore qualità.

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50 Top Pizza Italia 2022: la pizza de I Masanielli di Francesco Martucci conferma il titolo per il quarto anno consecuvitivo e mostra le nuove vie della pizza, i nuovi contenuti, approcci e concetti su base alveolata.

Sul podio altre due pizzerie campane, icone di bontà e ricerca sugli ingredienti: medaglia d’argento per 50 Kalò di Ciro Salvo e medaglia di bronzo per 10 Diego Vitagliano. La classifica mondiale sarà presentata a settembre.

“Ciò che è difficile attrae. L’impossibile seduce. Ciò che è complicato spaventa. Ciò che è estremamente difficile innamora. Qui non arrivano gli angeli”.

Così si legge sulla pagina facebook di Farncesco Martucci della Pizzeria di Caserta “I Masanielli” che si conferma per il quarto anno consecutivo la sua posizione di merito. Lui, Re vichingo in continua evoluzione, in viaggio verso un futuro oltre la pizza, negli stimoli per la mente, tra le sfide della contemporaneità.

Avevamo scritto di lui a qualche mese fa. Del suo percorso degustazione di rottura, in rapporto dialettico, che sottrae e supera se stesso attraverso la ricerca di effetti di rilievo e profondità, portando sulla tavola nuovi contenuti e nuove sintesi, concretezze da mangiare ed espressività da captare. La sua pizza rappresenta l’opportunità di cambiare approccio al tema, modalità di fruizione e riflessioni annesse. 

Nella serata di ieri, martedì 26 luglio, alla presentazione dell’attesa classifica della Guida 50 Top Pizza Italia 2022 dedicata alle migliori pizzerie di Italia – ideata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – al Teatro Mercadante di Napoli da Federico Quaranta, ancora una volta – così come era accaduto nei tre anni precedenti – “I Masanielli di Francesco Martucci” si ri-ri-ri-riconferma la migliore pizzeria italiana, confermando anche la nostra percezione su base empirica.

La sua scheda suona così:

Francesco Martucci continua la sua personale evoluzione di un progetto gastronomico applicato alla pizza, piatto popolare ed internazionale. Il suo locale è diventato una meta frequentatissima per gli amanti della pizza d’autore che arrivano qui da tutta Italia. Il menu racconta di una ricerca su impasti a regola d’arte, cotture precise, interessanti abbinamenti di materie prime di ottima qualità che parlano di sperimentazione di una cucina di classe a servizio di una pizza che resta la protagonista assoluta della tavola. Tutta la crescita della proposta si apprezza nel menu degustazione, un volo pindarico sospeso fra eleganza dei sapori e la concretezza del territorio che Francesco Martucci coniuga con equilibrio da maestro. Il fine pasto dolce è affidato al talento e alla mano di Lilia Colonna. Servizio professionale, carta dei vini e delle birre importante.

Caserta impera si, ma anche il parla campano con secondo posto di 50 Kalò di Ciro Salvo (Napoli) e terzo posto di 10 Diego Vitagliano (Napoli e Pozzuoli) .

La pizza tradizionale e al tempo stesso moderna ha un indirizzo sicuro: 50 kalò di Ciro Salvo. Il locale è diventato un punto di riferimento di gusto, bontà e tradizione e sforna pizze senza sosta mantenendo sempre una qualità molto alta. L’impasto perfetto, fondente e profumato fa da base a condimenti gustosi ed equilibrati risultato di una selezione di ingredienti scelti con grande cura e valorizzati da pomodoro e olio ottimi. Grande il progetto avviato con il Mulino Caputo di usare il grano italiano. In menu si può scegliere fra le classiche e pizze più creative. Fritture saporite e croccanti. Molto ben assortite le carte dei vini, decine di etichette campane, e delle birre artigianali. Menzione speciale per il servizio, professionale e allo stesso tempo cordiale. Locale accogliente e luminoso.

Diego Vitagliano e il suo 10 stanno vivendo una maturità piena e consapevole. La qualità delle pizze, impasto leggero, gustoso e farcito sempre con equilibrio con ingredienti di prima qualità e olii che valorizzano i sapori sempre in buon equilibrio, l’abbinamento al vino, alle birre e alle bollicine affidato a una sommelier professionista che guida sapientemente l’ospite. E ancora: le fritture perfette, la carta dei dolci per appagare la golosità di fine pasto, il servizio moderno ed elegante, l’ambiente confortevole e luminoso, la squadra al banco, al forno e in sala affiatata, formata e ben guidata, fanno di questo locale una pizzeria in cui batte il cuore della tradizione al ritmo della contemporaneità. Davvero da Dieci.

La classifica delle 50 migliori pizzerie d’Italia – che in realtà sono 100, oltre il podio prosegue così: dalla numero 1 alla 50 sono elencate le Pizzerie Top, mentre dalla posizione 51 alla 100 ci sono le Grandi Pizzerie.

Pizzerie Top (da 1 a 50)

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“Basta Pizza Village sul Lungomare. Va a Milano? Faremo il Salone del Gusto alla Mostra d’Oltremare”
I Masanielli – Francesco Martucci – Caserta, Campania
50 Kalò – Napoli, Campania
10 Diego Vitagliano Pizzeria – Napoli, Campania
I Tigli – San Bonifacio (VR), Veneto
Francesco & Salvatore Salvo – Napoli, Campania
Seu Pizza Illuminati – Roma, Lazio
La Notizia 94 – Napoli, Campania
180g Pizzeria Romana – Roma, Lazio
Dry Milano – Milano, Lombardia
Cambia-Menti di Ciccio Vitiello – Caserta, Campania
I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania
Le Grotticelle – Caggiano (SA), Campania
Qvinto – Roma, Lazio
Pepe in Grani – Caiazzo (CE), Campania
Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Frattamaggiore (NA), Campania
‘O Scugnizzo – Arezzo, Toscana
Crosta – Milano, Lombardia
Pupillo Pura Pizza – Frosinone, Lazio
Apogeo – Pietrasanta (LU), Toscana
La Cascina dei Sapori – Rezzato (BS), Lombardia
Patrick Ricci – Terra, Grani, Esplorazioni – San Mauro Torinese (TO), Piemonte
Pizzeria Panetteria Bosco – Tempio Pausania (SS), Sardegna
400 Gradi – Lecce, Puglia
Denis – Milano, Lombardia
Pizzeria Da Lioniello – Succivo (CE), Campania
Enosteria Lipen – Triuggio (MB), Lombardia
Officine del Cibo – Sarzana (SP), Liguria
L’Orso – Messina, Sicilia
Sbanco – Roma, Lazio
Frumento – Acireale (CT), Sicilia
La Braciera – Palermo, Sicilia
Fandango – Potenza, Basilicata
Il Vecchio e il Mare – Firenze, Toscana
Pizzeria Le Parùle – Ercolano (NA), Campania
Giovanni Santarpia – Firenze, Toscana
Giangi Pizza e Ricerca – Arielli (CH), Abruzzo
BOB Alchimia a Spicchi – Montepaone Lido (CZ), Calabria
I Borboni Pizzeria – Pontecagnano Faiano (SA), Campania
Sant’Isidoro – Pizza & Bolle – Roma, Lazio
‘O Fiore Mio – Faenza (RA), Emilia-Romagna
Grigoris – Mestre (VE), Veneto
Modus – Milano, Lombardia
Pizzeria Gigi Pipa – Este (PD), Veneto
Maiori – Cagliari, Sardegna
Luppolo & Farina – Latiano (BR), Puglia
Antica Friggitoria Masardona Roma – Roma, Lazio
Palazzo Petrucci Pizzeria – Napoli, Campania
Pizzeria Chicco – Colle di Val d’Elsa (SI), Toscana
Giotto Pizzeria – Bistrot – Firenze, Toscana
Guglielmo & Enrico Vuolo – Verona, Veneto

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Si chiama Spaghettongola, e si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale” perchè celebra uno dei capolavori della cucina di mare e del litorale laziale. Giunta alla sua 13^ edizione, dal 29 luglio al 7 agosto, a pranzo e cena, circa sessanta quintali di vongole lupino sono pronti a finire nei padelloni e a mescolarsi con cremosi spaghetti, insieme a fritture di pesce e altre prelibatezze.

Evento a cura dell’associazione ‘il Faro all’Orizzonte’. Apertura cucina alle 19. La domenica si raddoppia a pranzo. 

Si chiama Spaghettongola ma si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale”. È il piatto cult di ogni estate e della cucina di mare.

È un appuntamento cult per migliaia di appassionati.

Parliamo della Spaghettongola che dal 29 luglio al 7 agosto 2022 torna a Fiumicino per eleggerla per 8 giorni “Capitale degli spaghetti alle vongole lupino”.

Nuova la location della Festa, che sarà l’area antistante il campo sportivo Cetorelli (via del Faro 75) con più parcheggi e più spazi. 

Grande protagonista il pescato locale e antipasti di mare, spaghetti alle vongole lupino non finire, frittura di calamari e gamberi, bruschette con cozze e vongole, soutè l’insalata di polpo e patate. 

Il tutto accompagnato da eventi musicali e di intrattenimento, birre artigianali, stand e divertimento per i più piccoli. 

C’è anche un risvolto sociale. All’ingresso verrà chiesto simbolicamente 1 euro, che sarà impiegatro per dare un a mano al progetto “Dopo di noi”, dell’associazione Insieme con i disabili. E’ in corso infatti la costruzione di una struttura dove i disabili possano “imparare” a vivere da soli o eventualmente essere ospitati se si trovassero soli al mondo.
 

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In posizione segreta e dominante sulla Valnerina, il Castello di Postignano è un antico borgo medievale nel cuore dell’Umbria, riportato alla vita da una straordinaria opera privata di restauro.

Tra vicoli, scorci e dettagli, gli spazi espositivi e quelli meditativi, le biblioteche, i salotti, le bocce e il biliardo, l’enoteca e le botteghe, la piscina e la SPA, sono il prezioso e originale corollario pensato per gli ospiti delle 20 indipendenti suites diffuse.

Valore aggiunto del Castello è la cucina tradizionale rivisitata con classe de “La Casa Rosa”, e quella di sofisticata de “La Tavola Rossa” in una grotta di pietra viva.

Esclusiva location e regno gastronomico di Vincenzo Guarino, di giorno è una scuola di cucina, di sera si trasforma in palco per un Live Dining che emulsiona un sofisticato percorso di cucina creativa mediterranea a nuovi panorami di sapore.

Il Castello di Postignano, in contemplanzione nel verde intenso della dorsale appenninica umbra, è uno straordinario esempio di quello che Bernard Rudofsky ha definito “architetture senza architetti”.

Fa parte, a grandi linee, di quelle vernacolari architetture spontanee che appartengono alla tradizione più antica dell’uomo, costruite con materiali e tecniche tradizionali, perfettamente integrate del paesaggio tanto che Norman F. Carver Jr, celebre fotografo e architetto del XX secolo, lo definì “l’archetipo dei borghi collinari italiani”.

Ripensato come un Relais diffuso e riportato alla vita da uno straordinario lavoro di restauro e ristrutturazione oggi il Borgo medievale di Postignano/Sellano è l’incredibile e concreto esempio di come un’iniziativa privata, illuminata e ben orientata, possa svolgere una funzione pubblica. Posto sulla via Valnerina, da sempre conteso tra Spoleto e Foligno, apre l’accesso alla scoperta di città-scrigno come Norcia, Cascia, Spello, Montefalco, Bevagna e al bellissimo parco naturale dei Monti Sibillini.

Qualche cenno storico

Fondato tra il IX e il X secolo d.C. il Borgo di Postignano/Sellano visse di un’economia fiorente, attività forestali, agricole e artigianato. A partire dal 1600 la sua popolazione cominciò a diminuire per via delle consistenti migrazioni verso le città. Abbandonato, poi abbattuto dalla violenza del Sisma del 1997, questo borgo è letteralmente rimasto pietrificato fino a quando, i primi anni del 2000, qualcuno, passando da queste parti, se ne innamorò al punto di mettere in piedi un’imponente quanto minuziosa opera di recupero.

Il nuovo concetto di Accoglienza umbra

Ristrutturato con cura, attenzione ai materiali e grande rispetto per l’impianto originale, camminare tra i vicoli del Borgo di Postignano e di per sè un’esperienza intensa. Fedele alla pianta originale, ogni pietra sembra essere stata rimessa al proprio posto, e meglio. 

Sulle vie si aprono scorci, spazi espositivi, piccole e grandi terrazze per godere di relax e panorami d’appenino. 20 suites e appartamenti di diverse tipologie sono a disposizioni degli ospiti, così come spazi espositivi e spazi meditativi, biblioteche e salotti, campo di bocce e tavolo da biliardo, enoteca e botteghe, piscina all’aperto tra i fiori, centro benessere con bagno turco, jacuzzi esterna e sala massaggi.

Oltre agli spazi sempre aperti agli ospiti e al pubblico – come il Teatro-Giardino delle Rose o la Chiesa S.S. Annunziata – il Castello di Postignano ospita ogni anno “un Castello all’orizzionte”, ricchissimo programma di eventi in continua evoluzione con mostre, concerti, conferenze e spettacoli, artisti italiani e internazionali.

La Cucina de “La Casa Rosa

Panorama mozzafiato sulla valle. Tovaglie e belle ceramiche, all’interno travi in legno, pavimento in cotto e fotografie in bianco e nero. Cucina con i sapori della tradizione umbra realizzata con materie prime locali, guizzi di creatività e salti nelle freschezze mediterranee. In cucina l’esperienza di Maria Massimiani annoda la storia di questo luogo a quella dello Chef Vincenzo Guarino.

La Tavola Rossa, il live dining di Vincenzo Guarino

Di giorno Academy Tavola Rossa, di sera esclusiva location. Si cena all’interno di un’ampia grotta di pietra che ospita un’unica grande tavola di legno levigato e dettagli di design. Attorno luci soffuse e elemeti di rame che accennano alle origini campane.

L’esclusivo chef’s tables, pensato per 10 ospiti al massimo, è il nuovo regno gastronomico di Vincenzo Guarino che ogni sera offre ai propri ospiti una performance inedita e ricca di carattere mediterraneo.

Istrionico e carico di energia, ha portato tra queste valli umbre il suo know how internazionale, la luce buona delle stelle conquistate sul cammino e la sua forte radice mediterranea per costruire un’esperienza umbra unica.

La mia cucina non conosce confini di spazio e di tempo – racconta lo Chef – perché è aperta a tutte le suggestioni possibili: memorie, tradizioni e ricordi legati alla mia Terra entrano in sintonia con sfumature più esotiche ed innovative, provenienti dai tanti luoghi che ho cocnosciuto grazie al mio lavoro.

Il percorso degustazione de La Tavola Rossa

Un percorso degustazione nel vero senso del termine. Una volta definito il gruppo, che sia di amici accomuntai dalla stessa passione o di amici futuri accomunati dalla stella tavola, il percorso inzia tra i Vini & Oli della Bottega-Wine Bar del borgo dove “si rompe il ghiaccio”, mentre viene servito l’aperitivo composto da piccoli bom bom gourmet che vanno da “Pane e olio” al “Cannolo soffiato con Burro di Colfiorito, Alici di Cetara ed Erbe sponttanee”, sempre alternati da Bollicine di gran pregio. 

Seguendo fisicamente lo Chef, si varca poi la soglia de “La Tavola Rossa” per prendere parte alla scoperta della sua cucina creativa mediterranea. Grandi sapori. Ricerca dell’abbinamento tra Mare, Fiume e Terra. Piatti tecnicamente sofisticati ma diretti, che rivelano abilità e palpitante passione, marcano i tratti di un’esperienza da condividere, ricordare e raccontare.

Si comincia con il sapore netto dell’ “assoluto di pomodoro”; si prosegue con l’acqua dolce che incontra dolcezze e acidità del pomodoro verde nella “Trota della Valnerina e panzanella con gazpacho di pomdoro verde”; mentre il “Baccalà e Roveja” (piccolo legume coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini) traccia un nuovo dialogo tra il mare e la terra di montagna; “Riso carnaroli, pomodorini giallo, stracciata di bufala, gamberi rossi crudi e camouflage di verdure” sono un inno alle regioni del Sud, così come “Linguine Pastificio Mancini (marchigiano) con cipollotto, capperi, colatura di Alici di Cetara e pane croccante all’nduja”.

Magistrale il “Piccione con nutella di foie-gras e nocciola, tarte-tatin di mele, variazione di carote e salsa di passito Sagrantino” e il suo lolli-pop croccante. Chiudono i “Fiori di Fragola” e le “Nocciole che incontrano il salato”.

“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”.

Questa frase di Henry Miller racchiude l’universo di Vincenzo Guarino che, ricco di esperienza, stimoli e amore per la cucina ha abbracciato un nuovo performante progetto, immettendo ne La Tavola Rossa tutto il talento, la creatività, la maturità professionale e l’entusiasmo necessari per guidare un nuovo progetto e per vederlo affaremarsi nel racconto di una terra dipinta con colori nuovi e raccontata in chiave di Do mediterraneo.

Accademia Tavola Rossa

Dieci postazioni high tech per altrettanti ospiti e un docente d’eccezione come chef Guarino. Il quale alternerà corsi professionali (banqueting, pasticceria, gelato, brunch, breakfast, finger food e panificazione) con una durata che varia tra i 2 e i 4 giorni a corsi amatoriali con focus su menu specifici (pesce povero, green, giro pizza e topping, delle feste, pasta fresca e ripiena, biscotti e torte al forno) con durata tra le 3 e le 6 ore. Ma la lista di lezioni è ampia e varierà seguendo la stagionalità dei prodotti e interesserà anche i corsi aziendali perché il lavoro in cucina può risultare particolarmente formativo nell’accrescere lo spirito di gruppo. Perché la Tavola Rossa offre la cucina non solo come puro piacere ma anche come esperienza formativa.  

Il Castello di Postignano Relais infatti, oltre ad essere un lo indica non solo come meta romantica per una vacanza di coppia o di completo relax per amici e famiglie, è anche la sede perfetta per incontri corporate, team building, masterclass, meeting, eventi e manifestazioni.

Lo Chef

Classe 1977, Vincenzo Guarino nasce a Vico Equense, Napoli, e fin da bambino, attraverso i preziosi insegnamenti della nonna, si avvicina alla cucina mediterranea. Frequenta l’Istituto Professionale Statale per i servizi alberghieri e la ristorazione di Roccaraso (L’Aquila) e, dopo il diploma, prende parte a stage tenuti a Losanna, Zurigo, Napoli e Milano, lavorando accanto a prestigiosi Chef stellati come Fredy Girardet, André Jaeger e Davide Oldani.

Partecipa a corsi di specializzazione di Cucina e Pasticceria. Già dall’inizio della sua carriera lavora in diversi ristoranti stellati, sia in Italia che all’estero, al fianco di Chef come Gualtiero Marchesi a Capri, Peter Wiss a Gstaad e Nazzareno Menghini a Roma. Grazie a queste esperienze, ottiene il titolo di Executive Chef presso il Relais Chateaux & Bellevue Syrene di Sorrento e nel 2008 a Verona vince il Premio Chicco d’oro per il miglior risotto. Nel 2009 riceve, per la prima volta, la prestigiosa stella Michelin lavorando come Executive Chef presso il ristorante I Salotti, all’interno dell’Hotel Patriarca di Chiusi, Siena.

Ricopre il ruolo di Executive Chef presso il ristorante L’Accanto, all’interno del Grand Hotel Angiolieri di Vico Equense, Napoli, dal 2012 al 2015 dove riconferma la stella Michelin. Nel 2016, presso il Ristorante Il Pievano al Castello di Spaltenna, Siena, riceve per la terza volta la stella Michelin. Nel 2019 lavora all’interno del Mandarin Oriental, Lago di Como, presso il ristorante L˜ARIA, dove in pochi mesi riceve una nuova stella Michelin. Nel 2017 pubblica il libro La Cucina Creativa Mediterranea di Vincenzo Guarino in italiano e inglese, premiato al Gourmand World Cookbooks Awards 2019 nella categoria Cucina Creativa Mediterranea. Ideatore dell’evento Dining with the Stars al Castello Di Spaltenna Exclusive Tuscan Resort & Spa dal 2016 ad oggi porta più di 45 Chef Stelle Michelin da tutto il mondo.


CASTELLO DI POSTIGNANO,
SELLANO (PG) – 06030, UMBRIA, ITALIA
+39 0743 788911
INFO@CASTELLODIPOSTIGNANO.IT

Per la stagione estiva l’apertura prevista per il ristorante “La Tavola Rossa” sarà a cena dal mercoledì al sabato.

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Lunga e piena di colpi di scena la notte appena trascorsa a Londra per celebrare i “The World’s 50 Best Restaurants awards 2022”. La Danimarca riconferma la supremazia mondiale in materia di ristorazione e lo scettro passa dal Noma al Geranium. “Central” di Lima e “Disfrutar” di Barcellona chiudono il podio. Italiani protagonisti. Due dei nostri nei primi dieci: Riccardo Camanini (Lido 84, Gardone Riviera) ottavo, e Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano) decimo. Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia), 12esimo posto, fa il miglior salto in avanti e conquista il premio Highest New Entry, sponsorizzato da Aspire Lifestyles.

Il Reale di Castel di Sangro di Niko Romito è 15esimo; Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa è 19esimo. Nella top entra il St Hubertus di San Cassiano (Bolzano), di Norbert Niederkofler, in 29esima posizione dalla 54esima.

Red Carpet e Sciarpe rosse distinguono la crème de la crème della comunità mondiale dei migliri ristoranti che si è riunita a Londra ieri sera per l’attesa classifica di “The World’s 50 Best Restaurants Awards 2022” sponsorizzati da S.Pellegrino e Acqua Panna.

La cerimonia di premiazione, condotta con abilità e brio da Stanley Tucci, attore di fama internazionale e noto gourmand, ha onorato l’eccellenza gastronomica di 24 territori in cinque continenti e incoronato il Geranium di Copenaghen con i titoli di The World’s Best Restaurant 2022 e The Best Restaurant in Europe 2022. Nei primi dieci si distinguono Riccardo Camanini (Lido 84, Gardone Riviera) ottavo, e Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano) decimo.

Mauro Uliassi, che l’anno scorso era 52°, fa il salto più grande di tutti come new entry e conquista il dodicesimo posto. Il “Reale” di Niko Romito raggiunge il 15° (era 28°) e “St. Hubertus” di Norbert Niederkofler passa dal 54° al 29°. Scende di una posizione “Piazza Duomo” di Enrico Crippa, diciannovesimo.

Chef Rasmus Kofoed, sommelier Søren Ledet and the team from Geranium, Copenhagen, receive the award for The World’s Best Restaurant, sponsored by S.Pellegrino & Acqua Panna, at The World’s 50 Best Restaurants awards 2022 held at Old Billingsgate in London, Monday 18th July 2022

Il ristorante Geranium, magistralmente guidato dallo chef Rasmus Kofoed e dal sommelier Søren Ledet, (secondo classificato per The World’s 50 Best Restaurants 2021), quest’anno prende lo scettro del Noma (sempre di Copenaghen) ed entra nella Best of the Best Hall of Fame. L’obiettivo del Geranium è creare piatti che risveglino i sensi, tesi alla perfezione estetica e gustativa, lì dove esperienza non significa distacco, tutt’altro. E’ coivolgimento e vicinanza, all’ospite così come ai temi della sostenibilità.

Chef Kofoed, che definisce Geranium “uno spazio olistico per esplorare la vita”, di recente ha infatti scelto di non utilizzare più la carne, ha ottenendo riconoscimenti e nuovi ammiratori da tutto il mondo. Sul podio, accanto al Geranium, il ristorante Central di Lima (No.2) e il Disfrutar di Barcellona (No.3).

Per la classifica completa delle posizioni dalla 1 alla 50, consultare il sito web qui. 

Siamo onorati di annunciare la classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo 2022 e di celebrare il Geranium come il nuovo numero uno – ha commentato William Drew, Direttore dei contenuti di The World’s 50 Best Restaurants.

Gli chef Rasmus Kofoed e Søren Ledet insieme alla loro squadra, hanno creato un’esperienza culinaria indimenticabile, portando la cucina stagionale a livelli superlativi, offrendo piatti accurati, esteticamente straordinari ed eleganti capaci di unire arte e sapore a una esperienza di pairing innovativa.

Il Geranium, meritevole dell’ambito titolo, The World’s Best Restaurant 2022, sponsorizzato da S.Pellegrino & Acqua Panna, ha consolidato la sua reputazione come meta gastronomica a livello mondiale.

È entusiasmante premiare ristoranti così diversi sparsi in ben 5 cinque continenti e vedere questa vivace comunità che popola il mondo gastronomico riunirsi a Londra per partecipare alla premiazione.

Il Sud America vanta complessivamente otto ristoranti in classifica, tra cui spiccano il secondo posto assegnato al Central a Lima, riconosciuto come miglior ristorante del continente, le new entry Mayta (No.32) a Lima e l’Oteque (No.47) a Rio de Janeiro grazie ai quali il Sud America copre posizioni diverse nella classifica.

Segue l’Asia con sette ristoranti, tra cui spiccano il Den a Tokyo (No.20), riconosciuto come miglior ristorante in Asia, e due nuovi ingressi: il Sorn a Bangkok (No.39) e La Cime a Osaka (No.41). Debutta in classifica, il Fyn a Cape Town (No.37) incoronato miglior ristorante dell’Africa, mentre il Pujol (No.5) a Città del Messico si aggiudica per la terza volta il titolo di miglior ristorante del Nord America.

Il Gin Mare Art of Hospitality Award è stato assegnato all’Atomix di New York, locale che propone uno un menu degustazione con 14 coperti disposti attorno a un unico bancone a forma di U. Gestito dai coniugi Junghyun, a capo della cucina, ed Ellia Park, responsabile di sala, la coppia offre un’esperienza culinaria fuori dal comune, proponendo una cucina coreana all’avanguardia e un servizio impeccabile ai visitatori internazionali e ai newyorkesi.

Il vincitore del premio The World's Best Pastry Chef, sponsorizzato da Sosa, è lo chef René Frank del Coda a Berlino. Il rinomato pasticcere è il patron del primo e unico ristorante specializzato in dessert di alta cucina in Germania. Le creazioni innovative e memorabili di Frank, che prendono spunto dalle tecniche tradizionali, hanno attratto un numero sempre crescente di ammiratori e contribuito a consolidare la reputazione dello chef nel mondo.

Nuovo premio per il 2022, il Beronia World's Best Sommelier é andato a Josep Roca, sommelier e co- proprietario del celebratissimo El Celler de Can Roca, a Girona, in Spagna. Roca è un sommelier di fama mondiale con una passione straordinaria, il cui talento incarna l’eccellenza nell’enogastronomia. El Celler de Can Roca, che Josep gestisce con i suoi fratelli Joan e Jordi, ora si trova nella hall of fame Best of the Best, dopo aver vinto il titolo The World’s Best Restaurant sia nel 2013 che nel 2015.

È italiano l’ingresso in classifica più alto: il ristorante Uliassi di Senigallia raggiunge il 12° posto in classifica e conquista il Highest New Entry Award, sponsorizzato da Aspire Lifestyles, per la rivisitazione contemporanea della tradizione culinarie della Riviera Adriatica.

Tra le altre new entry si possono annoverare: l’Alchemist (No.18) e il Jordnær (No.38), entrambi a Copenaghen; TheJane (No.23) ad Anversa; LeClarence (No.28) a Parigi; il St.Hubertus a San Cassiano in Italia (No.29); e l’Ikoyi(No.49) a Londra.

Il Nobelhart & Schmutzig (No.17) riceve il Villa Massa Highest Climber Award, avendo scalato 28 posizioni rispetto alla classifica 2021. Orgogliosi della sua filosofia che punta sulla tradizione locale, il Nobelhart & Schmutzig valorizza i produttori del territorio, con il risultato di avere una lunga lista d’attesa per il suo menu d’autore di 10 piatti.

Jorge Vallejo, chef-proprietario del Quintonil (No.9) a Città del Messico, vince l’Estrella Damm Chefs' Choice Award. Lo chef, che ha avuto un’influenza significativa nel settore gastronomico, è stato votato dai più importanti chef del mondo.

Aponiente, nel sud-ovest della Spagna, porta a casa il Flor de Caña Sustainable Restaurant Award. Questo premio è gestito in modo indipendente dalla Sustainable Restaurant Association, che valuta i locali che si auto candidano basandosi su un’ampia gamma di criteri, tra cui la responsabilità ambientale e sociale.

La serata ha dato anche spazio ai vincitori dei premi speciali già annunciati, tra cui Dieuveil Malonga, Koh Seng Choon e Olia Hercules e Alissa Timoshkina che si sono aggiudicati il premio Champions of Change; Leonor Espinosa, nominata The World’s Best Female Chef, premio sponsorizzato da Nude Glass; l’imprenditrice sociale Wawira Njiru, vincitrice dell’Icon Award; e il ristorante marsigliese AM par AlexandreMazzia che ha conquistato l’American Express One To Watch Award.

I World’s 50 Best Restaurants Awards 2022, sponsorizzati da S.Pellegrino & Acqua Panna, organizzati presso lo storico Old Billingsgate a Londra, quest’anno celebrano il 20° anniversario della prestigiosa classifica gastronomica mondiale.

Il sistema di votazione

La classifica di The World’s 50 Best Restaurants 2022 è votata da più di 1.000 esperti internazionali nel settore dell’alta ristorazione e della gastronomia che compongono la The World’s 50 Best Restaurants Academy. Con un’eguale presenza di donne e uomini, l’Academy comprende 27 regioni in tutto il mondo, ognuno dei quali conta 40 membri incluso un presidente. Nessuno sponsor legato all’evento interferisce sul processo di votazione. La società di consulenza Deloitte verifica in modo indipendente la classifica di The World’s 50 Best Restaurants. Tale analisi garantisce l’integrità e l’autenticità del processo di voto e dei risultati svelati.

Best of the Best

I ristoranti, che fanno parte dell’élite dei numero 1 eletti nelle scorse edizioni di The World’s 50 Best Restaurants (elenco a seguire), hanno dimostrato e confermato il loro valore e saranno per sempre riconosciuti come destinazioni gastronomiche iconiche nella hall of fame dei Best of the Best.

Gli chef e i ristoratori che hanno portato i loro ristoranti al vertice della classifica hanno espresso il desiderio di investire nel futuro del settore e di “restituire valore” al mondo della ristorazione attraverso nuovi progetti e iniziative. Ecco l’elenco dei ristoranti eletti vincitori nella classifica The World’s 50 Best Restaurants dalla prima edizione, fuori gara nel 2022 e per i prossimi anni:

  • El Bulli (2002, 2006-2009)
  • The French Laundry (2003-2004)
  • The Fat Duck (2005)
  • Noma – original location (2010-2012, 2014)
  • El Celler de Can Roca (2013, 2015)
  • Osteria Francescana (2016, 2018)
  • Eleven Madison Park (2017)
  • Mirazur (2019)
  • Noma – current location (2021)
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1100 gli esercizi segnalati nell’edizione 2023 della Guida Roma e il Meglio del Lazio presentata oggi allo Spazio Field di Palazzo Brancaccio. 8 Tre Forchette, 6 Tre Gamberi (Premi Olio Di Puglia IGP). 5 Tre Bottiglie, 1 Tre Mappamondi, 3 Tre Cocotte. Il Premio Speciale Valorizzazione del Territorio (Premio Casale del Giglio) guarda all’imprenditoria virtuosa che sa ben valorizzare le ricchezze enogastronomiche della regione. Le novità dell’anno sono 4 (Premio Krombacher).

Premi speciali anche per il Miglior Servizio di Sala e il Miglior Servizio di Sala in Albergo. Valorizzata anche la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci (Premio in collaborazione con Regione Lazio), un viaggio che attraversa tutta la regione, provincia per provincia. 

Roma è sempre più Buona. Lo dicono le terrazze, i grandi alberghi diventati fruibili ai romani, lo dice l’imprenditoria virtuosa e quella coraggiosa. Lo dicono le grandi sale, le nuove insegne, lo dice il fermento intorno, lo dice il Gambero Rosso con la trentatreesima edizione della Guida “Roma e il meglio del Lazio 2023”.

Fra il 2021 e il 2022 sono stati oltre 5 i gruppi alberghieri che hanno scelto, e continueranno a scegliere, Roma per imprese di gran caratura gastronomica. Un segno importante per la Capitale che si prepara ad accogliere al meglio il turismo italiano e quello internazionale, sempre più conteso tra le bellezze storiche e le ricchezze enogastronomiche, tra artigiani di valore e grandi cuochi unitamente ai piccoli imprenditori e imprenditrici.

Infatti oltre ai blasoni, per il secondo anno consecutivo, Gambero Rosso nel segno del sano e del buono, mette in luce la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci, in collaborazione con Regione Lazio, che evidenzia per ogni provincia le migliori realtà che offrono una cucina basta sui prodotti eccellenti del territorio.

Ringrazio il Gambero Rosso, e il presidente Paolo Cuccia, per l’importante lavoro di racconto, di promozione e valorizzazione del bello e del buono del nostro territorio che nel premio Genius Loci trova la sua massima rappresentazione.

L’Assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo della Regione Lazio Enrica Onorati dichiara

“La delega alla Cultura del Cibo – insieme a quelle all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera – è per me come Assessora non solo un grande impegno ma anche un onore.

Poter valorizzare e promuovere tutto ciò che muove e gira intorno al mondo del cibo è infatti una grande sfida ma anche una scommessa strategica che come Regione abbiamo subito accolto.

Vantiamo nel Lazio un patrimonio enorme in termini di biodiversità, prodotti tipici e tradizionali, denominazioni di origine, che trovano la loro massima espressione nelle sapienti mani dei nostri ambasciatori di eccellenza, chef e ristoratori, attraverso cui viene trasmessa e tramandata una storia che parla da un lato del nostro valore terra e dall’altro dell’impegno e dell’instancabile lavoro delle nostre produttrici e dei nostri produttori.


I premi della Guida

“ROMA E IL MEGLIO DEL LAZIO 2023″

TRE FORCHETTE

95 – La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri | Roma
93 – Il Pagliaccio | Roma
92 – La Trota |Rivodutri [RI]
Pascucci al Porticciolo | Fiumicino [RM]
91 – Idylio by Apreda del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma
Enoteca La Torre a Villa Laetitia | Roma
90 – Glass Hostaria | Roma

TRE GAMBERI

Arcangelo Vino e Cucina| Roma
Armando al Pantheon | Roma
Da Cesare| Roma
Grappolo d’Oro | Roma NUOVO INGRESSO
Sora Maria e Arcangelo | Olevano Romano [RM]
Agriristorante Il Casaletto | Viterbo

Come Gambero Rosso siamo al fianco della grande capacità creativa e manageriale dei professionisti del settore, rappresentati dei nostri territori, e ci impegniamo costantemente ad accompagnarli in una crescita che possa incrementare il loro business, afferma l’Amministratore Delegato Luigi Salerno

TRE BOTTIGLIE

Barnaba | Roma
Salumeria Roscioli | Roma
ilwinebar Trimani | Roma
Del Gatto | Anzio [RM]
Enoteca Quattro Ruote | Montalto di Castro (VT)

TRE COCOTTE

Baccano | Roma NUOVO INGRESSO
Divinity Terrace del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma NUOVO INGRESSO
Spazio Niko Romito Bar e Cucina | Roma
TRE MAPPAMONDI

Dao Restaurant Roma NUOVO INGRESSO

I PREMI SPECIALI

SERVIZIO DI SALA
Il Pagliaccio | Roma
SERVIZIO DI SALA IN ALBERGO
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma

Gambero Rosso si conferma in prima linea per la promozione e il supporto alle eccellenze agroalimentari del territorio” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso

Ringrazio l’Assessora Enrica Onorati e tutta la Regione Lazio che insieme a noi si stanno impegnando nel far sì che un pubblico sempre più ampio possa conoscere i prodotti straordinari del territorio laziale e i grandi maestri che sapientemente li trasformano in creazioni di gusto. Una ricchezza che può contribuire alla crescita turistica ed economica della Capitale e di tutta la Regione.

In occasione della presentazione è intervenuto Alessandro Onorato Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

Immagine di copertina e nel testo: BARNABA

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Antonio Martino, panificatore calabrese di Tortora Marina (CS), si è formato (e continua a formarsi) sul campo. Autodidatta, il suo talento è lievitato velocemente. Ha sfornato la sua prima pagnotta lo scorso novembre 2021. La sua vittoria è stata inattesa. Il suo pane di Alta Calabria ha fatto centro. Aderente al tema ha raccontato con gentilezza la sua terra di confine e il sapore dei suoi ricordi. Conosciamo meglio la storia di Antonio, futura promessa dell’arte bianca, non ancora trentenne.

Il pane è un alimento potente nella sua semplicità. Presente sulle tavole di tutta Italia secondo tradizioni e abitudini alimentari, oggi si fa portavoce di una rivoluzione gastronomica che lo vede sempre più protagonista. Un fermento che fa rima con ricerca, confronto, scoperta, scambio e condivisione di competenze tecniche tra agricoltori, mulini e panificatori abili e responsabili nel sengno di un pane sempre più buono, etico e sostenibile. 

Alla proclamazione del vincitore del Caputo Bread Project 2022, interessante progetto ideato da 50 Top Italy e Mulino Caputo con l’obiettivo di mettere in risalto l’arte bianca e sensibilizzare i giovani talenti alle prese (appunto) con il tema del contest Il pane buono e sostenibile” – la gioia di Antonio Martino, giovane panificatore calabrese, è stata autentica, visibile, spontanea, coinvolgente.

Si passava le mani tra i capelli Antonio, si guardava attorno, con gli occhi lucidi, cercando di capire se fosse tutto vero. Vero come il suo pane di alta Calabria.

Un pane fragrante, del colore del grano maturo, che si è imposto con la forza della schiettezza e con quella di una crosta croccante, custode di una mollica morbida, umida, con gli alveoli ampi, lucidi e profumo intenso. Il sapore gentile all’ingresso cedeva via via il passo alla forza della polvere di Peperone crusco di Senise IGP, che echeggiava ricordi d’infanzia e storie di terre di confine.

Tortora Marina, affacciata sul Golfo di Policastro mescola le sue terre a quelle lucane subito alle spalle che regalano specialità di natura come questo peperone, molto apprezzato per la sua veemente dolcezza, riconoscibile dalla tipica forma allungata, utilizzato spesso in polvere e chiamato “u zafaran p’sat”.

Il pane è diventato un vero e proprio piatto, non più solo un accompagnamento. E tante giovani promesse si sono misurate nel valorizzarlo in maniera eccellente, sottolinea Antimo Caputo, AD di Mulino Caputo.

Il pane è l’alimento che ricorda l’infanzia, i profumi della casa e della famiglia e in questo contest lo abbiamo visto in tutta la sua innovazione senza mai dimenticare la materia prima di cui è fatto.

Ci hanno stupito gli abbinamenti utilizzati, ma anche gli ingredienti usati in fase di panificazione che hanno conferito al pane colori e profumi davvero intensi; una spinta per noi imprenditori nel continuare a impegnarci con professionalità a servizio dei grandi maestri dei lievitati come lo sono questi giovani.

L’intervista a Antonio Martino

Nome. Cognome. Professione. Sogno da bambino.

Antonio Martino. Imprenditore, appassionato di Panificazione. Svolgo la mia attività a Praia a Mare (CS) nel mio locale che si chiama “Pensavopeggio” è una cornetteria-hamburgeria take away dove tutto ciò che vendiamo viene prodotto da noi, con il prezioso aiuto di mia mamma, spalla possente su cui far affidamento nelle (poche) ore in cui riposo. (Ride)

Il mio sogno era quello di avere una stabilità economica tale da riuscir a vivere bene, far crescere i miei figli col sorriso e senza quelle ansie dettate dal lavoro precario o da stipendi bassi che purtroppo, in tanti abbiamo vissuto.

Qual è la strada che ti ha portato alla panificazione?

Mi sono formato studiando all’istituto tecnico per il turismo prima, all’università dell’aquila poi in scienze motorie interrotta al secondo anno. Trovo per due anni sistemazione in un resort come bagnino ma non mi bastava!

I miei genitori avevano gestito una cornetteria 20 anni fa per qualche tempo. Il cornetto aveva trovato il suo pubblico, ma mia mamma non aveva la tempo di investire nella sua stessa formazione. Fu così che mi si accese la scintilla. Volevo riprendere quel cornetto è provare a farne il migliore che potessi. Così, nel 2015, con mio padre, grazie alla sua affidabilità e onestà, un’azienda locale ci diede fiducia e potemmo aprire la nuova cornetteria sperando che le cose andassero per poter restituire i prestiti.

Mi sono impegnato tantissimo e per rendere appetibile quel cornetto. Non era ancora perfetto, ma ero certo che stavamo utilizzando materie prime eccellenti.

Quell’estate riuscimmo a ripagare tutto e a portare a casa anche il nostro stipendio. Era la strada giusta. Da ottobre mi misi subito al lavoro studiando come un pazzo, investendo in attrezzature tutti i miei piccoli guadagni.

Anno dopo anno ho investito sempre di più sulla mia formazione, studiando giorno dopo giorno tecniche nuove fino ad arrivare alla gestione del lievito madre.

Quest’ultimo step andava coronato con la creazione di un grande pane, feci le prime pagnotte e capii subito che potevo raffiungere un buon risultato.

Qual è per te l’importanza del “pane a tavola”, quali valori esprime?

Fare il pane vuol dire purificarsi, è una di quelle sensazioni che riempie il cuore di gioia. Buono o meno buono che sia, quando lo fai, lo sforni e lo mangi, provi delle emozioni uniche.

Qual è stato il processo creativo del “Pane alla Zafarana”, vincitore del Caputo Bread Contest 2022? 

E’ capitato per caso. Un giorno, mentre impastavo osservai con attenzione “la zafarana pisata” (peperone crusco di Senise fatto in polvere) che ha sempre caratterizzato ogni piatto preparato da mia nonna, pensai di utilizzarla all’interno del pane che stavo impastando, la presi, la misi in infusione con l’acqua e la aggiunsi all’impasto.

Il profumo fu inebriantre, capii che era il pane su cui lavorare.

Ho sfornato varie tipologie di pane, ma questa la conservavo per l’occasione giusta, che è arrivata con il contest di 50topitaly.

Attraverso quale ingrediente hai raccontato il tuo territorio?

Con questa proposta ho voluto dar valore alla nostra terra. Abbiamo posti incantevoli non valorizzati e, allo stesso tempo, prodotti stupefacenti che purtroppo non sono molto conosciuti.

Il sud merita molto di più, questo è il solito luogo comune che ascoltiamo spesso, lo è per il clima, per le bellezze paesaggistiche ma lo è anche e soprattutto per le materie prime che esso offre. Spero di portare in alto il sapore della “zafarana”, gusto unico con un profumo davvero coinvolgente.

Crosta croccante, mollica morbida e umida: come si prepara un pane così buono? E come ha rappresentato il tema della sostenibilità?

Il mio impasto è realizzato con farina biologica e farina integrale, con LI.CO.LI. Lievita 4,30h e matura 15h a 4 gradi. La riuscita di tutti i vari step, ci permetterà di avere una scioglievolezza importante ed una crosta perfetta.

La sua sostenibilità proviene dal fatto che ogni prodotto da me sfornato, viene surgelato a -40gradi da caldo, conservato a -18gradi per massimo 6 mesi, decongelato a 3gradi all’occorrenza è rigenerato quando lo si desidera.

Qual è il futuro del pane?

La qualità offerta si alza, la qualità del lavoro idem ma soprattutto non esisterà più quel metodo antico del lavoro notturno ma al contrario, una vendita più organizzata e soprattutto più veloce!

Credo che il futuro sia questo, troveremo il pane in ATM, il “pane gelo” al supermercato per far sì che ognuno di noi, all’occorrenza possa sfornarsi la sua pagnotta calda da casa che, oltre a portare buon umore, garantisca il consumo di un prodotto sano e di alta qualità.

La classifica di “Caputo Bread Contest 2022”

Primo posto per Antonio Martino – Pensavopeggio, Praia a Mare (CS), seguito da Nicola Doria – 10 Diego Vitagliano Pizzeria, Bagnoli (NA) e terzo posto ex aequo per Francesco Guida – Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense (NA) e Michele Colpo – Premiata Fabbrica Pizza, Bassano del Grappa. All’interno dell’indescrivibile bellezza di Palazzo Petrucci, tutti presenti gli altri finalisti tranne Alessandro Russo e Massimo Turco.

Oltre ai vincitori, la giuria di esperti ha assaggiato – come da regolamento – la pagnotta buona e sostenibile realizzata con la linea di farine Caputo e accompagnata dal giusto abbinamento di prodotti a marchio DOP e IGP dei giovani panificatori Vincenzo Giordano, Antonio Rago, Francesco Braconi, Giuseppe Croce, Elio Romeo, Vito Mazzeo e Pasquale Rinaldo.

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