Un grande uomo, un imprenditore illuminato, un esempio di vita. Roberto E. Wirth, sordo profondo dalla nascita e profondamente appassionato alla vita, uomo di grande stile ed eleganza, proprietario e General Manager dell’Hassler di Roma, ci ha lasciato ieri a 72 anni, lasciando a noi grandi riflessioni e un motto da tenere a mente: “never give up”.
“L’Hassler è la donna della mia vita, una donna da accudire, trattare con i guanti di velluto e amare con tutto il cuore” .
Sono parole che amava ripetere Roberto E. Wirth, imprenditore lucido e illuminato che, con il suo impegno, la passione l’ospitalità di classe, la sua dedizione, ha permesso all’Hassler di mantenere il suo iconico stile in perfetto equilibrio sulla sommità della scalinata di piazza di Spagna.
Ieri, domenica 5 giugno, improvvisamente, ci ha lasciati. Aveva 72 anni Roberto Wirth, e, andando via, aveva salutato il suo staff raccomandando a tutti “di riposare”. Era un grande uomo. Classe, dignità ed eleganza innate, orgoglioso portavoce della quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri. Era sordo profondo dalla nascita e un infaticabile guerriero nei confronti dei limiti imposti dalla vita stessa.
Da bambino, nonostante il silenzio fosse il suo compagno di giochi, aveva un sogno che gli risuonava nitido in mente: riuscire a gestire in assoluta autonomia un hotel e di diventare un grande albergatore.
E l’Hassler – uno dei luoghi più suggestivi e panoramici della Capitale, sulla vetta di Trinità dei Monti, che rappresenta una delle più importanti realtà alberghiere nel mondo – è stata la sua sfida personale, la sua passione appassionata, la sua casa.
Una casa che oggi è ancora punto di riferimento d’eccellenza per il turismo d’elite a livello internazionale e che, nel corso della su celebre storia, ha avuto il privilegio di accogliere la famiglia Kennedy, il Principe Ranieri di Monaco e Grace Kelly, Gabriel Garcia Marquez, Pablo Picasso, Steve Jobs, Tom Cruise, Nicole Kidman, Madonna, Bill Gates, Melanie Griffith, Antonio Banderas, Hugh Grant e George Clooney, solo per citarne alcuni di coloro hanno soggiornato nelle sue 91 camere, suite e terrazze, godendo di panorami unici su cupole, cortili e tetti della città eterna.
Roberto Wirth, con il suo motto “Never give up” (non mollare mai), è riuscito nel corso degli anni ad espandere e sviluppare l’azienda di famiglia e ad ampliare il suo portfolio: Il Palazzetto, Parco del Principe in Toscana, Borgo Bastia Creti in Umbria e Hotel Vannucci a Città della Pieve che chiamava “i miei 5 gioielli”.
Il miglior modo per onorare la sua memoria è far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore.
Sarà il grande compito dei suoi figli, Veruschka e Roberto Jr. Portare avanti con orgoglio l’eredità del papà.
Le parole di Andrea Antonini, Chef dell’Imàgo – 1*Michelin
Al sesto piano troneggia il ristorante panoramico stellato Imàgo, abilmente condotto dallo Chef Andrea Antonini, che da Wirth ha ricevuto la grande opportunità di cucinare guardando Roma dall’alto e che, egregiamente, ha interpretato il desiderio di una linea italiana riletta con energia e immaginazione. Andrea, dopo la sfida vinta della conferma della stella Michelin, mi aveva raccontato il loro primo incontro (al link), l’emozione, la scelta del primo menu e l’approvazione di Wirth:
“Scrivere un menu, anche di prova, da presentare a Roberto Wirth per diventare Chef dell’Imàgo non è cosa da poco; perché sulla carta si può scrivere di tutto per impressionare, ma poi devi realizzare ed essere convincente – riprende con enfasi Antonini – Sono rimasto chiuso nella cucina del Palazzetto per tre giorni, nessuno sapeva né doveva sapere chi fossi. Il clima era tesissimo. Respiravo pressione e dovevo mostrare sicurezza. Finalmente arriva il momento tanto atteso: Wirth si fa mettere un tavolo in cucina, per lui e per i suoi figli. Tre giorni di preparazione per una cena che mostrasse chi fossi. Ho scelto piatti semplici, una Battuta di Fassona con puntarelle e alici, molto bella esteticamente, dei Tajerin all’uovo, un Carciofo confit con mandorle; una cucina italiana classica fatta in modo perfetto. Alla fine della cena Wirth si alza e mi dice: ‘Bene, lei è il nuovo Chef di Imàgo’.”
Ieri, colpito da una profonda tristezza, con la sua nota riservatezza e misura, mi ha detto:
Per me se ne è andato un uomo che era come un padre, un punto di riferimento, una colonna. Farò di tutto per stare vicino alla famiglia e per tentare di portare a compimento i sogni che aveva. Onore a lui.
Formazione e la Fondazione CABSS
L’educazione di Roberto E. Wirth, e le sue esperienze formative a Milano, alla Scuola alberghiera di Stresa ed infine alla Cornell University sono state le basi del grande uomo e imprenditore. Brillante, attento, lungimirante non ha mai smesso di impegnarsi in prima persona sia per la sua città di Roma, dove come Presidente dell’Associazione di via Sistina-via F. Crispi si è sempre battuto per la riqualificazione e il decoro del centro storico, e per la sua Onlus CABSS.
Infatti, dal 2004 con la sua fondazione CABSS, ha supportato i bambini sordi e sordociechi da 0 a 6 anni e le loro famiglie, raccontando e facendo conoscere le tappe della sua vita anche attraverso la sua biografia “Il silenzio è stato il mio primo compagno di giochi” ha portato avanti il suo messaggio: “guardare sempre avanti con determinazione e fiducia.
Nella vita tutto è possibile e, con impegno, tutti possono farcela. Noi sordi possiamo fare tutto, tranne sentire.”
Nel 1992 ha istituito una borsa di studio “Fulbright – Roberto Wirth” dando la possibilità a giovani laureati sordi e udenti la possibilità di specializzarsi presso la Gallaudet University, Washington D.C. (USA), in un’area che apporti beneficio ai bambini sordi e sordociechi italiani. Gallaudet University è l’unico ateneo al mondo bilingue (American Sign Language e Inglese), accessibile anche agli studenti sordi e sordastri.
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