Sara De Bellis

Autore: Sara

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Domenica 14 e lunedì 15 maggio. Queste le date ufficiali di VitignoItalia 2023, il Salone dei Vini e dei Territori apputamento di riferimento nel calendario degli eventi dedicati al vino italiano. 250 aziende, oltre 1500 etichette, 20 buyer da 15 Paesi per due giorni di degustazioni, convegni e approfondimenti,12 Masterclass con protagonisti i grandi Terroir italiani nella nuova la prestigiosa sede: il Maschio Angioino.

Napoli e il Maschio Angioino ospiteranno un approfondito persorso nell’Italia del vino, con un particolare focus sulle realtà campane attraverso la conoscenza di 250 aziende, oltre 1500 etichette, uno straordinario parterre di cantine e territori e Consorzi (Friuli DOC, Roma DOC, Vesuvio DOC). Fitto il calendario degli incontri con ben 12 masterclass ad arricchire il calendario della manifestazione. Appuntamenti che consentiranno, a coloro che si prenoteranno, di approfondire la propria conoscenza su territori vocati come la Campania, la Sicilia (presente con l’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio) e il Friuli Venezia Giulia. E di degustare le etichette più importanti di storiche cantine: dal Barolo di Bersano al Phigaia Bianco di Vidotti, dallo Chardonnay della famiglia Lunelli all’Aglianico del Vulture di Fucci, dal Sangiovese di Carpineto fino a un’imperdibile incursione nel magico mondo dello Champagne con il Grand Vintage 2015 di Moet&Chandon.

“Un programma di alto profilo per una manifestazione che cresce di anno in anno al punto che, giunti alla diciassettesima edizione, possiamo tranquillamente affermare di rappresentare ormai un punto di riferimento nell’ambito della manifestazioni di settore – spiega Maurizio Teti, Direttore di VitignoItalia – Lo dimostra anche il lavoro che VitignoItalia svolge durante l’anno, con eventi mirati che ci vengono richiesti da grandi realtà come Trento DOC, Franciacorta, Consorzio del Friuli, Famiglie Storiche. Un riconoscimento alla nostra professionalità ma anche, va detto, all’immagine sempre più luminosa che la città di Napoli è in grado di esprimere. Una felice combinazione con un’attrattività che va ormai anche oltre i confini nazionali, grazie anche alla scelta delle location. Come annunciato VitignoItalia 2023 avrà come sede il Maschio Angioino, uno dei simboli di Napoli nel mondo. Siamo certi che espositori e ospiti non potranno che apprezzare la straordinaria bellezza di uno dei monumenti più conosciuti a livello internazionale”.

A proposito di appeal internazionale, VitignoItalia ribadisce ancora una volta la sua attenzione verso i mercati stranieri. Anche per questa edizione è stata confermata la partnership con l’ICE che porterà a Napoli 20 buyer provenienti da 15 Paesi ai quali verrà offerta l’opportunità di incontrare i produttori presenti nelle due giornate, per poi godere dell’opportunità di visitare, nella giornata di martedì 16, alcuni grandi terroir campani la cui produzione da sempre rappresenta uno dei fiori all’occhiello della manifestazione.

“Una importante opportunità di promuovere la Campania del Vino – spiega l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo – e valorizzare le nostre produzioni, espressione di un territorio ricco di biodiversità e di una filiera vitivinicola estremamente vivace. La Campania sarà presente con 500 etichette e 100 cantine, tra aziende che partecipano autonomamente e quelle inserite nell’Enoteca Regionale. Ora è arrivato il momento di definire una strategia per razionalizzare le nostre denominazioni, agire in sinergia e rafforzare il brand Campania, a partire dallo studio che abbiamo affidato a Nomisma sul posizionamento e la notorietà dei nostri vini. L’obiettivo, dunque, è essere più competitivi sul mercato e incidere maggiormente sul futuro dell’export, nella direzione tracciata dal Presidente De Luca. Il vino campano rappresenta un testimonial di eccezione e una cultura millenaria, capace però di rispondere ai gusti dei consumatori moderni e di evocare un paesaggio che tutti i visitatori, una volta rientrati a casa, porteranno nel cuore per sempre”.

Tra le altre novità c’è quella del passaggio dalla formula delle tre giornate a quelle delle due che caratterizzerà VitignoItalia 2023. Mentre si confermano collaborazioni importanti, come quella con Unicredit, da anni main sponsor della manifestazione.

“Rinnoviamo anche in questa edizione 2023 la partnership con VitignoItalia – afferma Ferdinando Natali, responsabile per il Sud di Unicredit Italia – la manifestazione dedicata al vino più importante del Centro-Sud. Come Unicredit siamo al fianco delle imprese del settore per offrire soluzioni in grado di rispondere alle esigenze dei nostri clienti. La nostra vicinanza a VitignoItalia è un ulteriore segno per manifestare il nostro supporto al comparto vitivinicolo del Mezzogiorno”.

INFO VITIGNOITALIA, XVII Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani

Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III, Napoli / Domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023 – Dalle ore 14.00 alle ore 21.00 / Prezzi: domenica € 30, lunedì € 25 / www.vitignoitalia.it – Tel. 0814104533 – segreteria@vitignoitalia.eu

PROGRAMMA DELL’ EVENTO

SALE MASTERCLASS – VITIGNOITALIA 2023

Domenica, 14 maggio 2023 – Scuola Europea Sommelier

per info e prenotazioni: napoli@eurosommelier.it / Stefano Continisio cell. 3347807377 – tel. 0814207066

SALA 1 – ore 15.00 / Bersano

Le menzioni geografiche aggiuntive del Barolo: Facciamo Chiarezza, Paolo Lovisolo (Direttore Vendite Bersano) e Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier) in un serrato confronto sul futuro della denominazione.

  • Barolo Nirvasco 2018
  • Barolo Badarina 2015
  • Barolo Badarina Riserva 2015
  • Barolo Cannubi Riserva 2016

SALA 1 – ore 17.00 / Serafini e Vidotto

L’Evoluzione del Phigaia Bianco

  • Phigaia Bianco 2016 – 2017 – 2018 – 2019 – 2020 – 2021
  • Matteo Serafini (enologo dell’azienda)
  • Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier)

SALA 1 – ore 19.00 / Regione Sicilia – Istituto Regionale del Vino e dell’Olio

I vitigni bianchi autoctoni della Sicilia

Un percorso dedicato alle espressioni territoriali più significative dei vitigni bianchi siciliani, in collaborazione con l’Istituto Regionale della Vite e dell’olio Sicilia. Con Lucio Monte (Responsabile area tecnica IRVO) e Francesco Continisio (Presidente Nazionale Scuola Europea Sommelier).

Domenica, 14 maggio 2023

AIS CAMPANIA

per info e prenotazioni: info@aiscampania.it / Tel. 0823345188

SALA 2 – ore 15.00 / Regione Campania – FEAMP

I vitigni autoctoni della Campania in abbinamento alle specialità ittiche del Mediterraneo

  • Luciano D’Aponte (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania)
  • Serena Monaco (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania – FEAMP)
  • SALA 2 – ore 17.00 / Lo Chardonnay secondo la Famiglia Lunelli
  • Villa Margon 2020
  • Ferrari Maximum Blanc de Blancs N/V
  • Ferrari Perlé 2017
  • Ferrari Maximum Rosé N/V
  • Riserva Lunelli 2009
  • Ferrari Perlé Nero 2013
  • Giulio Ferrari 2010
  • Ferrari Perlé 2006
  • Giulio Ferrari 2007
  • Marcello Lunelli (Vicepresidente Cantine Ferrari)

Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)

  • SALA 2 – ore 19.00 / Fucci
  • Verticale Aglianico del Vulture
  • 2020 – 2015 – 2013 – 2006 – 2005
  • Elena e Andrea Fucci
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Lunedì, 15 maggio 2023

FISAR

per info e prenotazioni: coordinatore-italiasudeisole@fisar.co / Ugo Baldassarre – cell. 3397760229

SALA 1 – ore 15.00 / Consorzio DOC Friuli

DOC Friuli a Napoli: dove i bianchi diventano di “Mille Colori”

  • MODEANO, Ribolla gialla spumante brut – Avrîl – DOC Friuli
  • ALBINO ARMANI, Ribolla gialla spumante brut metodo classico, 2016 – DOC Friuli
  • FANTINEL, Friulano – Borgo Tesis, 2022 – DOC Friuli
  • DI LENARDO, Friulano – Toh! 2022 – DOC Friuli
  • LA SCLUSA, Malvasia – 2022 – DOC Friuli
  • PUIATTI, Sauvignon – 2022 – DOC Friuli
  • CA’ BOLANI, Sauvignon – 2022 – DOC Friuli
  • Francesco D’Agostino (Direttore Cucina & Vini)
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

SALA 1 – ore 17.00 / Regione Sicilia – Istituto Regionale del Vino e dell’Olio

I GRANDI ROSSI DI SICILIA

  • Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato e Perricone
  • Dott. Lucio Monte (Responsabile area tecnica IRVO)
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

SALA 1 – ore 19.00 / Anfore Campane

  • Confronto e dibattito sui vini in anfora delle diverse province Campane
  • In collaborazione con le aziende:
  • Alessandra – Acciaroli
  • Tenuta Sant’Agostino – Solopaca
  • Cantina di Lisandro – Castel Campagnano
  • Cantine Olivella – Sant’Anastasia
  • Saranno presenti i proprietari delle aziende
  • a cura delle Delegazioni Fisar Campania

Lunedì, 15 maggio 2023

AIS CAMPANIA

per info e prenotazioni: info@aiscampania.it / Tel. 0823345188

SALA 2 – ore 15.00 / Moët & Chandon

MOËT & CHANDON GRAND VINTAGE 2015, IL RACCONTO DI UNA GIORNATA LUMINOSA

  • Il 2015 di Moët & Chandon
  • Grand Vintage 2015 Blanc
  • Grand Vintage 2015 Rosé
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Tommaso Luongo (Presidente AIS Campania)

SALA 2 – ore 17.00 / Carpineto

  • I tempi e i modi del Sangiovese
  • Brunello di Montalcino D.O.C.G. 2018 e 2012
  • Vino Nobile di Montepulciano Riserva D.O.C.G. 2018 e 1989
  • Chianti Classico Riserva D.O.C.G. 2018 e 1995
  • Luciano Pignataro (giornalista Il Mattino e Luciano Pignataro Wine&Food Blog)
  • Tommaso Luongo (Presidente AIS Campania)
  • Mauro Chiominto (Direttore Marketing Carpineto)

SALA 2 – ore 19.00 / Regione Campania – FEAMP

  • I vitigni autoctoni della Campania in abbinamento alle specialità ittiche del Mediterraneo;
  • Luciano D’Aponte (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania);
  • Serena Monaco (Assessorato all’Agricoltura Regione Campania – FEAMP).
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Dal 12 al 14 maggio, Umbriafiere ospita CIBO SELVAGGIO, per scoprire una nuova filiera che porta in tavola proteine nobili, sane, gustose e prive di grassi. Tra Talks e CookingShow, confronti, approfondimenti, tematiche senza pregiudizi per rileggere una cucina ancestrale attraverso l’ingegno applicato di Chef tra tecniche, marinature e cotture ben oltre quelle tradizionalmente riferite.

CIBO SELVAGGIO è l’evento dedicato esclusivamente alla cacciagione e alle sue filiere, che darà prova di sè il 12, 13 e 14 maggio negli spazi di Umbriafiere di Bastia Umbra (PG) in concomitanza di “Caccia Village” nella nuova area tematica “Park Village”.

Una scelta logistica coerente con la mission di Cibo Selvaggio, che vuole portare consapevolezza sul mondo delle filiere della carne selvatica, parlandone con un linguaggio semplice ad un pubblico non solo “venatorio”, ma portando in fiera appassionati di cucina, curiosi di scoprire e apprendere in maniera diretta tutto ciò che c’è da sapere sulla carne selvatica senza preconcetti.

Un linguaggio moderno per rendere contemporanea la cacciagione, troppo spesso relegata a cucina arcaica del passato, bisognosa di lunghe cotture, di marinature e che invece oggi, grazie ad una nuova generazione di chef che la propone in maniera moderna, può entrare facilmente nella dieta alimentare di tutti, apportando benefici nutrizionali di altissima importanza.

“La scelta di dare più spazio a Cibo Selvaggio è stata dettata dal grande interesse che si è manifestato lo scorso anno intorno all’argomento, dopo che abbiamo dato vita al “Manifesto del Cibo Selvaggio” e abbiamo affrontato il tema delle filiere di carne selvatica sotto forma di evento nell’evento – afferma Andrea Castellani ideatore e organizzatore di Caccia Village. –  “L’ obbiettivo è quello di divulgare la cultura alimentare legata alla caccia e alle filiere della selvaggina anche ad un pubblico non venatorio, facendogli conoscere da vicino i prodotti, informandoli sulle straordinarie proprietà e facendone apprezzare loro il gusto e la facilità di utilizzo attraverso gli chef più esperti della materia, prosegue Chiara Comparozzi Curatrice di Cibo Selvaggio.

GLI CHEF

Igles Corelli, chef pluristellato e volto noto di Gambero Rosso Channel, sarà lo chef ambassador dell’intera manifestazione. Corelli è stato tra i primi chef a sdoganare la selvaggina nelle cucine dell’alta ristorazione, portando tutta la sua esperienza in questa nuova edizione di Cibo Selvaggio sempre più attenta e volta a promuovere la sostenibilità e il valore di queste filiere.

Accanto a lui, Sabato 13 Maggio giornata dedicata alla cucina di caccia d’autore, un parterre di notevole caratura si alternerà nella cucina dell’area show cooking: Lucio Pompili, lo chef cacciatore per antonomasia, Matteo e Riccardo Vergine di Grow Restaurant (progetto di cucina di grande attenzione sul mondo della cacciagione) gli umbri Paolo Trippini del Ristorante Trippini e Giulio Gigli chef patron di UNE che daranno un’interpretazione selvaggia dell’ Umbria e infine Giorgione che presenterà uno show cooking in collaborazione con Fondazione UNA.

 Un focus sulle erbe spontanee con una ricetta green sarà condotto dalla chef  Nicoletta Franceschini di Silene ed Enrico Pistoletti di Aldivino. Partner dell’evento l’azienda Sant’Uberto Le Carni del Bosco che fornirà agli chef il prodotto per la realizzazione degli show cooking.


“Caccia Village ha il merito di essere diventato un evento di riferimento per il settore a livello nazionale – ha
affermato l’Assessore Morroni – un appuntamento di alta qualità curato e organizzato con competenza,
che ha il merito di aver creato una solida sinergia tra le associazioni del mondo venatorio nell’unità di
intento di riconoscere a questa nobile e antica attività che è la caccia il giusto ruolo e valore – continua
Morroni – Come Regione, siamo a fianco di eventi come Caccia Village perché importanti volani di sviluppo
e di visibilità per l’Umbria”

“Caccia Village è una manifestazione che il Comune di Bastia sostiene da sempre – afferma il sindaco
Paola Lungarotti – perché dà e porta tantissimo al territorio, in termini di occupazione alberghiera, di
prestigio, di indotto economico”

GLI EVENTI COLLATERALI

Un evento nell’evento sarà il Salone Nazionale delle Filiere del Bosco, al quale parteciperanno un numero
ristretto di aziende faunistiche venatorie, aziende agrituristiche, produttori e distributori delle filiere
certificate di cacciagione e selvaggina, direttamente selezionate dai curatori di Cibo Selvaggio, il cui intento
sarà quello di far conoscere il prodotto e mettere in contatto domanda e offerta nell’ambito dell’alta
cucina, della ristorazione e del turismo venatorio e gastronomico, promuovendo la cultura alimentare legata alla caccia e alla selvaggina. Tra loro Macelleria Zivieri, Urca Marche, EPS Confragricoltura Umbra,

A supportare tutta la manifestazione anche per l’edizione 2023, la Franchi Food Accademy, che da anni si impegna a fare formazione sulle tematiche dell’evento e che durante i tre giorni di Cibo Selvaggio organizzerà corsi gratuiti di cucina con la selvaggina e la Fondazione UNA (Uomo Ambiente Natura) impegnata a sostenere il valore della carne selvatica e la salvaguardia dell’ambiente e protagonista dello show cooking con Giorgione.

Cibo Selvaggio è l’unico evento italiano dedicato al cibo di caccia d’autore
e alle sue filiere, sempre più seguito e apprezzato dal pubblico. “Il nostro obbiettivo – afferma Chiara
Comparozzi, che con Castellani ne è la curatrice – è quello di sdoganare il cibo di caccia da pregiudizi e ipocrisia, parlandone non solo ai cacciatori, ma anche e soprattutto ad un pubblico non venatorio,
coinvolgendo in questa edizione anche i più giovani, con attività specifiche dedicate alle scuole.

Una tavola rotonda “La BUONA CACCIA-GIONE” completerà l’offerta di Cibo Selvaggio con un dibattito a 360 gradi sulla caccia e sulla cacciagione, analizzandone gli impatti dal punto di vista ambientale, economico, sostenibile, nutrizionale, enogastronomico ed anche sociale, con la presenza del Safari Club International che porterà una case history di solidarietà realizzata  attraverso la cacciagione.
Ad intervenire lo chef Igles Corelli, le istituzioni e le associazioni venatorie, Bruno Beccaria Ideatore e Direttore Generale di Franchi Food Academy, Pietro Pietrafesa di Fondazione UNA, il Prof. Eugenio Demartini Università degli Studi di Milano, Roberto Viganò Vicepresidente SIEF e il Prof. David Ranucci Università degli Studi di Perugia dip. Medicina Veterinaria che porterà un resoconto sul 3° Congresso Nazionale Filiera delle Carni di Selvaggina Selvatica

MOSTRA DI FOOD PHOTOGRAPHY dedicata al cibo selvaggio a cura del fotografo Lido Vannucchi

Progetto formativo teorico e pratico con l’ UNIVERSITÀ DEI SAPORI DI PERUGIA e Franchi Food Academy per avvicinare i giovani chef di domani all’utilizzo delle risorse rinnovabili del bosco in cucina.

IL PROGRAMMA DEGLI SHOW COOKING:

  • Sabato 13 maggio 2023 – UmbriaFiere Bastia Umbria (Pg);
  • Ore 12.30/14.00: Premiazione contest istituti alberghieri Urca Marche con Igles Corelli, + Show cooking “Lo chef cacciatore” con Lucio Pompili;
  • Ore 14.00/15.00: Show cooking “GROW EXPERIENCE” CON MATTEO E RICCARDO VERGINE del RISTORANTE GROW con I prodotti dell’azienda Le Carni del Bosco;
  • Ore 15.00/16.00: Show cooking “UMBRIA NATURAL WILD” cacciagione, tartufo, erbe spontanee A CURA DEGLI CHEF Paolo TRIPPINI RISTORANTE TRIPPINI e Giulio GIGLI RISTORANTE UNE;
  • A seguire Focus erbe selvatiche con la CHEF NICOLETTA FRANCESCHINI RISTORANTE SILENE e lo CHEF ENRICO PISTOLETTI RISTORANTE ALDIVINO;
  • Ore 16.30/18.00: Show cooking GIORGIONE in collaborazione con FONDAZIONE UNA (Uomo Ambiente Natura).


COME PARTECIPAREINFORMAZIONI UTILI PER VISITARE CACCIA VILLAGE 2023
Caccia Village si svolgerà al centro fieristico di Bastia Umbra (PG) da venerdì 12 a domenica 14 maggio
(orari: venerdì 15/19 – sabato e domenica: 9/18). Il parcheggio in zona è gratuito, qui le informazioni per
raggiungere la fiera. https://cacciavillage.it/contatti/
Il costo d’ingresso è di 15 euro. Per i bambini al di sotto di 14 anni l’ingresso è gratuito.

Tutti gli chef e i ristoratori possono registrarsi e accedere gratuitamente alla manifestazione inviando una mail a eventiaccompany@gmail.com

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Dall’8 all’11 maggio il mondo dell’agroalimentare si siede alla grande tavola del TUTTOFOOD 2023. Nei Padiglioni della Fieramilano di Rho soluzioni sempre più innovative e sostenibili da confrontare con duemila espositori e settecento buyer provenienti da 81 Paesi.

Tuttofood, l’evento B2B a cadenza biennale ritorna con numeri da record dopo un’edizione ridotta figlia della pandemia. Quest’anno saranno circa duemila gli espositori e più di settecento i buyer provenienti da 81 Paesi.

Dati che sanciscono la forte ripresa del settore dopo lo stop forzoso imposto dalla Covid-19 e che posizionano la fiera come punto di riferimento per il comparto alimentare nazionale e internazionale.

Quattordici isole tematiche faranno da grandi contenitori per olio EVO, pesce, farine, pasta, ortofrutta, passando per salutismo e digital. E, in ogni settore, le tradizioni alimentari incontreranno l’innovazione con soluzioni che guardano sempre di più verso la riduzione dell’impatto ambientale. Qui si daranno appuntamento produttori, distributori, negozianti, buyer e chef, interessati ai diversi passaggi della filiera agroalimentare di qualità.

Tendenze del mercato sempre più green

Linee proteiche per sportivi plant based. Filiere tracciate dall’orto al piatto. Ingredienti provenienti da pesca gestita in maniera sostenibile. Packaging innovativi totalmente riciclati e alternativi alla plastica. E prodotti meno sofisticati e privi di conservanti. Chi cerca storie, sapori e materie prime più sostenibili, quest’anno a Tuttofood troverà una corsia preferenziale, il Green trail: una sorta di percorso trasversale ad ogni settore con una segnaletica dedicata. La fiera professionale diventa così vetrina di ultime novità, soprattutto nella Startup area, o nel settore Tuttohealth, dove c’è sempre più richiesta di prodotti vegani, da agricoltura biologica, funzionali, freefrom e nutraceutica. Novità che si affiancano alle eccellenze della tradizione enogastronomica italiana Igp, dop e doc, custodi di biodiversità del territorio a cui appartengono, fatto di saperi antichi e metodi tradizionali.

Attenzioni all’impatto generato

Piattaforma di business sì, ma attenta all’impatto generato anche. In linea con il Piano di sostenibilità del gruppo, ispirato agli obiettivi dell’iniziativa globale Net carbon zero events di Ufi, Global association of exhibition industry (che mira a ridurre le emissioni entro il 2030 e azzerarle entro il 2050), le manifestazioni fieristiche come Tuttofood hanno avviato un percorso di misurazione di emissioni di CO2. Lo scopo? Ridurre il più possibile l’impatto generato da tutte le fasi dell’evento fieristico, avvalendosi della Lca, Life-cycle assessment, una metodologia analitica e sistematica che valuta l’impronta ambientale di un prodotto o di un servizio.

Lotta allo spreco alimentare

Ma il cibo ha anche un lato “sporco” che riguarda lo spreco. Non si può, infatti, parlare di alimentazione senza riportare i dati allarmanti raccolti da Tuttofood nell’incontro con il vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina. Si stima che gli sprechi alimentari potrebbero sfamare oltre 1,26 miliardi di persone all’anno, abbastanza per nutrire chi ancora nel mondo soffre di fame. E oltre a ciò, il food waste è uno spreco di risorse impiegate per la sua produzione. Proprio per sensibilizzare a un consumo responsabile, la fiera ospiterà l’iniziativa Tuttogood, in collaborazione con Banco alimentare, Pane quotidiano, e altre ong, per recuperare gli alimenti ancora utilizzabili alla fine delle giornate della manifestazione.

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Icona di architettura neogotica applicata a un edificio industriale, Molino Stucky, sulle placide rive della Giudecca a Venezia, è stato sapientemente ristrutturato da Gruppo Marseglia e affidato alla sapiente gestione di Gruppo Hilton. Gli interni ridisegnati nella raffinatezza di un Hotel a 5 stelle trattengono e valorizzano una singolare storia veneziana e danno, contestualmente, nuovo respiro alla sua vocazione internazionale attraverso l’dea gastronomica dello chef Ivan Fargnoli, che arriva da lontano spinto dai venti del mondo. 

Storia di un Molino che voleva diventare Hilton

Imponente, austero, affascinante, con i suoi mattoni di cotto a vista, i pinnacoli e le torricelle di cattedrali, la sua torre svettante, l’orologio e il richiamo delle atmosfere londinesi: è l’Hilton Molino Stucky, sulle placide rive dell’Isola della Giudecca a Venezia, tra lampioni come candelabri, alberi e briccole, diviene un’icona di architettura neogotica applicata a un edificio industriale.

Una struttura che si impone alla vista, che si stacca con decisione dal contesto pur essendone parte integrante. Anzi, la sua immagine immobile e pertinace, è testimone di una storia che accoglie il cambiamento e guarda un nuovo futuro dall’alto del suo eclettismo architettonico.

L’area sulla quale sorse era quella della chiesa e convento di S. Biagio e Cataldo, soppresso da Napoleone nel 1809, situati tra il rio di S. Biagio, il canale della Giudecca e il rio dei Lavranieri. Costruito tra il 1884 e il 1895 per iniziativa di Giovanni Stucky, lungimirante imprenditore ed erede di una nobile famiglia svizzera, il Molino Stucky diventa presto un vero e proprio simbolo della città di Venezia e della sua espansione industriale. L’iniziativa di Giovanni Stucky fu proficua oltre le aspettative per la città di Venezia che, per sopperire al fabbisogno della popolazione, fu sempre strettamente collegata all’attività molitoria dell’entroterra. Il Molino Stucky eliminava cosi una serie di passaggi di trasporto necessari per i molini dell’entroterra.

Millecinquecento erano infatti gli operai che si recavano sull’isola a lavorare gli abbondanti 2500 quintali di farina in quella che diventò presto un esempio di Fabbrica moderna e energeticamente autosufficiente e che permisero lo sviluppo con spogliatoi, docce, sala ristoro e una serie di comodità inusuali per l’epoca. Una vera e propria fabbrica moderna che non si fermava nemmeno di notte, grazie anche a quell’energia elettrica che proprio in questo edificio fu utilizzata per la prima volta a scopo privato.

Tanta modernità non resistette però all’avanzare dei tempi, alla concorrenza, ai nuovi trasporti su rotaia, così le attività del mulino cessarono definitivamente nel 1954. Ci sono voluti cinquant’anni per riaprire le porte del Molino Stucky e lo ha fatto Gruppo Hilton con una sapiente ristrutturazione che nel 2007 ha dato vita ad un Hotel a 5 stelle che recupera la sua vocazione internazionale e punta sulla tavola in modo nuovo con un Chef – Ivan Fargnoli – che arriva da lontano portando con sé nuove parole che si aggiungono a un nuovo discorso nel vento di un futuro veneziano contemporaneo. 

Ivan Fargnoli, Aromi e Bacaromi

«Il mio obiettivo – racconta chef Fargnoli – è dare a ciascun ristorante una propria identità, diversificando così l’offerta food dell’albergo. Il filo conduttore comune sarà la mia concezione del gusto, fatta di ricordi dei sapori dell’infanzia e di scoperta di ingredienti nuovi, sviluppato con la mia brigata, il cui apporto è un elemento essenziale per offrire ai nostri clienti un’esperienza culinaria unica».

Quattro in tutto tra Rialto Bar & Restaurant e lo Skyline Rooftop Bar, le esperienze gastronomiche più autoriali fanno capo ai due Ristoranti Aromi e Bacaromi, ciascuno con il proprio carattere e caratteristiche, ma entrambi dedicati al racconto di una cucina che in queste acque ha da sempre mescolato culture e sapori di terre lontane.

Aromi, nel suo stile yacht club e con la sua vocazione fine dining è il luogo dove lo chef apre una finestra sulla propria visione di cucina, la quale ricerca e sperimenta nuove alleanze tra venti di mediterraneità, materie prime senza bandiera, profumi dell’Asia, del Medio Oriente, dell’India. Tra pareti di mattoni – che incorniciano un macro-mosaico delle numerose vittorie conquistate nelle sfide veliche vinte nel Bacino di San Marcodai team “Hilton Molino Stucky” – la volontà è quella di affrancare negli ospiti un ricordo teso come una vela stirata da vento estetico e sapore, con composizione del piatto su raffinate mise en place. 

La concettualizzazione della sua idea gastronomica si esprime in piatti come Foie gras spadellato, pistacchio, purè di carote e marmellata di fichi; l’incisivo Consommé d’anatra ai sapori orientali; il Moro oceanico australiano, finocchi, piselli e riduzione di crostacei. 

Il Bacaromi si propone come perfetta location per gustare i sapori della cucina tipica veneziana e lagunare in un’atmosfera calda e accogliente. Qui i piatti spaziano dalla selezione di famosi “cicchetti veneziani” al Risotto con le Secole, dall’ampia varietà di salumi e formaggi alla Frittura Reale della Laguna fino all’immancabile Fegato alla Veneziana con polenta morbida, tutto accompagnato da ottimi vini, birra artigianale e una sfiziosa selezione di dolci e da un menu che racconta curiosità e tradizioni culinarie di questa unica porzione di mondo.

Ma conosciamo meglio lo Chef Ivan Fargnoli, nuovo Executive Chef dell’Hilton Molino Stucky, milanese, di cultura gastronomica classica italiana perfezionata in Oriente, che è approdato a Venezia dopo un lungo periodo di attività in Cina dove ha curato la ristorazione del Grand Hyatt a Shenyang, del Ritz-Carlton e del Conrad a Beijing tra offerta ristorativa, banqueting e del room service.


Dopo tanto viaggiare, dopo tanto Oriente, cosa significa per te approdare “Venezia” ?

Per me Venezia è una delle città più importanti d’Italia; sto cercando di conoscerne meglio il territorio, i suoi profumi e sapori. È un nuovo incredibile stimolo per l’ispirazione dei miei piatti e per mandare avanti il mio progetto. Inoltre, ho avuto modo di conoscere Executive Chefs di altre strutture e mi sto confrontando con loro.

Molino Stucky, nel sicuro abbraccio di Gruppo Hilton, è un luogo privilegiato e importante dove poter esprimere la propria idea gastronomica. Qual è la tua?

La mia concezione gastronomica si è evoluta con il tempo. In questo momento non definirei la mia filosofia “fusion”, bensì tradizionale ma con una commistione di nuovi ingredienti e tecniche diverse, esportate dall’oriente e utilizzate direttamente nella mia idea culinaria.

Oriente e Occidente. Territorio e clientela internazionale. Nella costruzione dei tuoi piatti, quale grammatica ultilizzi e utilizzerai?

Mi piace giocare con i prodotti e con i sapori classici italiani, rispettandoli ma aggiungendo ingredienti e prodotti provenienti dall’Asia, dal Medioriente e dall’India.

Specialmente per quanto riguarda Aromi c’è un grande lavoro di ricerca e di tentativi per arrivare ad un determinato piatto e raggiungere uno specifico sapore.

Aromi e Bacaromi: 2 ristoranti, 2 mood completamente diversi. Come hai deciso di interpretarli?

Sono due ristoranti molto differenti. Per quanto riguarda Bacaromi, ho girato moltissimi posti e provato tantissimi gusti per cercare di capire cosa sia il Bacaro, quale sia l’essenza di questi luoghi popolari. Vivere i Bacari sul campo mi è servito incredibilmente per seguire il mood della Venezia classica, a cui io poi aggiungo quella rivisitazione di sapori che derivano dalle mie esperienze internazionali.

Per quanto riguarda, invece, Aromi, si tratta di un ristorante che parla un linguaggio di fine dining. Fondamentale è quindi in questo caso la cura del prodotto e della sua qualità, l’attenzione alla tecnica culinaria, del piatto e della presentazione.

Nel Percorso degustazione di Aromi, qual è il tuo piatto-manifesto? E perché?

È una domanda complicata, ce ne sono vari. Moro oceanico australiano, finocchi, piselli e riduzione di crostacei è per me un piatto importantissimo che mi porto dietro da tanti anni. C’è stato un lavoro di ricerca del prodotto molto intensiva, in quanto si tratta di un pesce poco conosciuto e molto caro.

Stessa cosa per quanto la Zuppa di funghi: in questo caso per arrivare a quello specifico sapore ho dovuto fare un difficile lavoro di analisi e approfondimento su varie tipologie di funghi. Forse però, il piatto che veramente descrive la mia cucina è la Consommè d’Anatra, per il quale ho voluto sperimentare e ricercare tantissimi sapori asiatici in un unico piatto.

Cosa vorresti che gli ospiti ricordassero della tua Cucina?

Quel “giocare” con sapori e profumi asiatici, mediorientali e in generale internazionali. Quell’introdurre in una cucina tipicamente mediterranea prodotti di cui, magari, non si ha avuto modo prima di farne esperienza.

Hilton Molino Stukcy and more

L’Hilton Molino Stucky Venice è stato inaugurato il 1° giugno 2007. L’Hotel a 5 stelle nasce dal sapiente restauro di 13 edifici costituenti dell’antico Mulino Stucky, una delle testimonianze di architettura industriale più note della città di Venezia.

Il mantenimento del nome e della struttura nasce dal desiderio di conservare il ricordo storico e rispettare la volontà del fondatore Giovanni Stucky di “instaurare un rapporto con la città”.

La storia dell’ex-granaio si riflette nelle sue travi imponenti e nei soffitti a forma di silos, nelle torrette appuntite e negli esterni restaurati di mattoni rossi, nei cortili e nelle finestre alte e strette. Il mosaico originale del mulino, rappresentante Demetra, la dea della mietitura, impreziosisce il soffitto della Penthouse Tower.

Un elegante orologio, posizionato sopra l’ingresso principale di uno degli edifici, con la sua campana originale cheannunciava la fine della giornata lavorativa, ggi è ancora appeso nella lobby.

Il Molino Stucky, composto da 13 edifici distribuiti su nove piani, è una delle costruzioni più alte della città.
L’hotel ospita 379 camere e il più grande centro congressi alberghiero della città, accoglie anche il più grande centro benessere e la prima e unica piscina sul rooftop di Venezia.

Info:
Hilton Molino Stucky, Venice
Giudecca 810, 30133, Venice, Italy Tel: +39 041 2723 311 Fax: +39 041 2723 490
www.molinostuckyhilton.it / vcehi_service_hotline@hilton.com

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È iniziata la Terza Edizione di Borgo diVino in tour: un viaggio enogastronomico in 15 regioni tra i Borghi più Belli d’Italia. Prossima Tappa Egna in Alto Adige: il “salotto della Bassa Atesina”, terra patria del Gewürztraminer.

Degustazioni dei migliori vini nazionali in 15 tappe per un tour di 15 weekend tra aprile e ottobre 2023; più di 1000 etichette da oltre 500 cantine locali e nazionali; un’area gastronomica con le specialità dei Borghi più belli d’Italia e percorsi formativi diffusi con spunti e curiosità sul mondo del vino.

Saranno queste le caratteristiche della terza edizione di Borgo diVino in Tour, evento in costante e inarrestabile crescita, dedicato alla promozione turistica e alle degustazioni delle migliori etichette enologiche territoriali e nazionali nel circuito dei Borghi più belli d’Italia.

15 appuntamenti, da aprile a ottobre 2023, per un viaggio all’insegna del gusto e della bellezza tra i “borghi-gioiello” nascosti d’Italia nei quali il pubblico dei wine lovers potrà di conoscere vini e vitigni dei vari territori, le loro storie e caratteristiche dal racconto diretto dei produttori, in contesti di particolare suggestione che regaleranno un’esperienza senza dubbio indimenticabile.

Numerose le cantine provenienti da tutta Italia, per una proposta che si preannuncia assai più ricca degli anni passati e che potrà contare su centinaia di etichette, dai vini tipici dei territori a produzioni di nicchia come vini in anfora, macerati e rifermentati, vera e propria tendenza enologica degli ultimi anni. 

Ad accompagnare le degustazioni, verrà allestita anche un’area gastronomica dove il pubblico potrà deliziarsi con piatti tipici locali e altre specialità dei Borghi più belli d’Italia.

Segnate le TAPPE, preparate le COPPE: le date dell’edizione 2023

Dopo il successo dello scorso anno, con oltre 30.000 visitatori e più di 300 cantine provenienti da tutta Italia, Borgo diVino è pronto a raggiungere ben 15 Borghi in altrettante regioni italiane.

  • Valvasone Arzene (Friuli-Venezia Giulia), prima tappa di Borgo diVino 21- 23 aprile;
  • PROSSIMA TAPPA Egna (Alto Adige, 30 aprile e 1 maggio); 
  • Neive (Piemonte, 12-14 maggio);
  • San Giorgio di Valpolicella (Veneto, 19-21 maggio);
  • Città Sant’Angelo (Abruzzo, 2-4 giugno);
  • Montaione (Toscana, dal 9-11 Giugno); 
  • Altomonte (Calabria, 23-25 Giugno);
  • Cisternino (Puglia, 30 giugno – 2 luglio);
  • Borgo Santa Caterina (Lombardia, 7- 9 luglio); 
  • Grottammare (Marche, 21-23 luglio);
  • Albori-Vietri sul Mare (Campania, 28-30 luglio);
  • Oratino (Molise, 1-3 settembre); 
  • Nemi (Lazio, 8-10 settembre);
  • Brisighella (Emilia Romagna, 6-8 ottobre);
  • Spello (Umbria,  13-15 ottobre).

EGNA e il Territorio della Bassa Atesina

La Bassa Atesina è un territorio dell’Alto Adige compreso tra Bolzano a nord e la chiusa di Salorno a sud. La zona è particolarmente nota per la sua produzione di vino, ad esempio il Gewürztraminer, e la Strada del Vino dell’Alto Adige passa attraverso il suo territorio.

Egna, Capoluogo di questo territorio, si trova nel soleggiato Sud dell’Alto Adige, tra vigneti e meleti, ai piedi dei boschi del Parco Naturale di Monte Corno, a 25 km da Bolzano e 34 da Trento. Il comune comprende le frazioni VillaMazzon, Laghetti e San Floriano. Egna è un borgo ancora autentico, lontano dai ritmi caotici della città, in cui le mura degli antichi palazzi e i portici, sono lo scenario ideale per degustare un bicchiere di Pinot Nero in tranquillità e fare acquisti all’aria aperta nella zona pedonale. Un mix perfetto di tradizioni sudtirolesi e flair mediterraneo.

L’antica città mercato, vi aspetta per scoprire i suoi portici, fare un giro in bici lungo la ciclabile della valle dell’Adige o sulla Strada del Vino. Dal 2014 Egna fa parte de “I borghi più belli d’Italia”. Clicca qui per scaricare la MAPPA del CENTRO STORICO di EGNA.

Gli eventi di Borgo diVino in tour 2023

Ogni evento si svolgerà dal venerdì alla domenica (ad eccezione di Egna, calendarizzato su due giorni) in orari variabili a seconda della stagione.

All’interno di ciascun borgo ospitante verrà tracciato un percorso di degustazione che toccherà i luoghi di maggiore interesse turistico, con stand dedicati alle cantine e un originale percorso formativo sul mondo del vino, raccontato in circa 20 pannelli espositivi.

Uno spazio importante sarà riservato anche all’esperienza gastronomica, con proposte street food e piatti della tradizione locale. Un’area, in particolare, sarà dedicata alle produzioni tipiche del territorio con alcune delle specialità gastronomiche dei Borghi più belli d’Italia. L’iniziativa rientra nell’ambito del “MIB – Mercato Italiano dei Borghi”, progetto in cooperazione istituzionale tra l’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e “BMTI – Borsa Merci Telematica Italiana”, finalizzato alla valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità dei territori annessi all’Associazione.

Inoltre, ogni evento potrà proporre contenuti ad hoc per la promozione dell’offerta turistica del luogo ospitante. Obiettivo di Borgo diVino in tour, infatti, è sin dall’inizio quello di contribuire ad incentivare l’indotto economico dei territori ospitanti, “generando nuove opportunità per le destinazioni e diventando amplificatore di realtà belle da scoprire e buone da gustare”, come sottolinea Luca Cotichini di Valica.

Attraverso la degustazione di vini e di prodotti tipici particolari – dichiara Fiorello PrimiPresidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” – Borgo diVino si propone di valorizzare i territori e il lavoro dei sapienti agricoltori e degli artigiani che sono una delle colonne portanti dell’economia nazionale. La Bellezza dei Borghi e la Bontà dei prodotti sono una grande opportunità che si offre ai viaggiatori interessati a scoprire tipicità e cultura in luoghi dove il fascino dell’antico si sposa perfettamente con la contemporaneità. Un’occasione unica nel suo genere, che vale la pena sfruttare per passare un fine settimana all’insegna del buon vivere, del buon bere e del buon mangiare”.

“L’obiettivo del tour – conclude Luca Cotichini, Marketing Manager di Valica e ideatore di Borgo diVino – vuole essere proprio la promozione turistica ed enogastronomica e il suo consolidamento.  Puntiamo a crescere e a far crescere gli splenditi territori, che sono poi i veri protagonisti di Borgo diVino in tour, trasformandoli in una sorta di polo fieristico diffuso. Nel 2022 abbiamo raddoppiato le tappe e quest’anno tocchiamo altre 5 regioni; per il 2024 ci proponiamo di coprire tutto il territorio nazionale da Nord a Sud”.

Ticket degustazione

Borgo diVino è un appuntamento aperto a tutti. 

Per la degustazione dei vini, è necessario acquistare alle casse un voucher del costo di €18 che dà diritto a 8 degustazioni a scelta. Assieme al voucher verrà consegnato un kit composto da sacchetta e calice degustazione. È possibile acquistare i kit degustazione online sul sito www.borgodivino.it (alla pagina-evento di ciascuna tappa) o direttamente in loco.

È possibile acquistare online oppure sul posto anche i Ticket Food e il biglietto d’ingresso per le Masterclass (ove previste).

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I promotori

L’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” è nata nel 2001 in seno alla Consulta del Turismo dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con l’obiettivo di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi del turismo di massa. Ne fanno parte ad oggi 348 Comuni, espressione dell’Italia più autentica in quanto custodi di atmosfere, profumi e sapori capaci di elevare “la tipicità” a un modello di vita da “gustare” con tutti i sensi.

L’iniziativa Borgo diVino in tour è organizzata da Valica, la prima tourist marketing company italiana, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia. Sponsor ufficiali del ciclo di eventi sono Enel Poste Italiane. Il Regionale di Trenitalia è Official Green Carrier del tour.

Per informazioni e acquisto voucher, è possibile consultare il sito ufficiale https://www.borgodivino.it/ 

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La Giornata della Ristorazione è stata pensata prima di tutto occasione per rifondare il senso di comunità dell’Italia attraverso la tavola, la convivialità e la vera condivisione. Saranno 5000 i ristoranti coinvolti in Italia, 500 quelli italiani all’estero, 85 gli eventi sul territorio e 85 le Associazioni coinvolte, tutti tenuti insieme da buonissimi propositi e altissimi valori etici.

Ideata e voluta da FIPE per rafforzare i valori e il ruolo della ristorazione italiana si chiama “La Giornata della Ristorazione” e la sua prima edizione si svolgerà il 28 aprile 2023, mentre le future ogni ultimo venerdì di aprile.

L’evento, nato con obiettivi ambiziosi e buonissimi propositi vuole riunire, sotto il comune denominatore del valore dell’ospitalità, chef, ristoranti e ristoratori, trattorie, osterie, pizzerie e taverne. Realtà e luoghi che sono vere e proprie “agenzie culturali” del proprio territorio con la potenzialità e possibilità di rieducare l’uomo a vivere assieme attraverso la Tavola e i suoi valori.

Il pane e i valori de “La Giornata della Ristorazione”

La giornata della Ristorazione rappresenta prima di tutto una fondamentale occasione sociale per rifondare il senso di comunità del Paese attraverso il tema della convivialità unendo i ristoratori italiani (anche quelli all’estero) per costruire una grande rete di valori e di solidarietà. Saranno infatti cinquemila i ristoranti coinvolti in Italia e 500 quelli all’estero, 85 gli eventi sul territorio e 85 le Associazioni tra le quali Ambasciatori del Gusto, Associazione professionale cuochi italiani, Charming Italian Chef, Federazione Italiana Cuochi, Identità Golose, Jre (Jeunes Restaurateurs), Le Soste, Slow Food, Unione Ristoranti Buon Ricordo.

Un segnale forte in tempi difficili, per esprimere come il mondo della ristorazione possa fare la differenza essendo concreto portavoce del valore della vera condivisione. Un’iniziativa popolare, inclusiva, solidale e ed etica che ha come obiettivo primario quello di invitare tutti gli italiani a ritrovare un sentimento di comunità.

Protagonista di questa prima edizione sarà quindi il pane, Re della mensa, carico di simbologie e contenuti, che farà da filo conduttore per ogni realtà ristorantiva aderente, la quale dovrà proporre una ricetta a base di pane e la propria interpretazione dell’arte dell’ospitalità.

Oltre al Pane, i valori da difendere su cui si fonda l’iniziativa sono: La cultura dell’ospitalità, attraverso i luoghi del ristoro; recupero e valorizzazione delle culture agrarie e popolari rilette nella modernità; qualità ed etica a sostegno delle economie dei territori; l’ambiente, che si difende anche a tavola, attraverso la qualità del cibo prodotto nel rispetto degli animali e della terra, degli uomini e delle donne che la lavorano.

Ambasciatori del Gusto, Associazione professionale cuochi italiani, Charming Italian Chef, Federazione Italiana Cuochi, Identità Golose, Jre (Jeunes Restaurateurs), Le Soste, Slow Food, Unione Ristoranti Buon Ricordo, sono solo alcune delle 85 associazioni per promuovere la cultura dell’Ospitalità italiana.

Fipe inoltre devolverà un contributo economico alla Caritas proprio per sottolineare l’importanza che la giornata vuole riservare alla promozione dei valori di inclusione, condivisione e relazione che risiedono alla base della cultura dell’ospitalità anche attraverso Intesa Sanpaolo che contribuirà a sostenere l’attività di charity in favore di Caritas Italiana econtro la povertà alimentare con una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding “ForFunding”.

Per scoprire i ristoranti aderenti in tutta Italia e nel Mondo, approfondire i contenuti dell’iniziativa e partecipare clicca qui!

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Si chiama Natale di Roma ma non ha niente a che vedere con la natività cristiana. Si tratta invece di un’antichissima festività laica che celebra la fondazione della leggendaria Capitale d’Italia, identificata nel 21 aprile. È il compleanno della Città Eterna, che nel 2023 spegne 2776 candeline.

I festeggiamenti sono grandiosi, con un fitto programma di appuntamenti tra cortei, rievocazioni storiche ed eventi speciali. Come celebrare il Natale di Roma? Ecco 10 cose per vivere la festa come dei veri romani. Ma prima qualche cenno storico.

La fondazione di Roma tra storia e leggenda

Il 21 aprile è una data fortemente significativa per i romani, perché è proprio in questo giorno, nell’anno 753 a.C., che si fa risalire la fondazione della Città Eterna. Si tratta quindi del compleanno di Roma. 

Secondo la leggenda narrata dal letterato Varrone, Romolo divenne il primo dei Sette re di Roma, fondando la città sul Colle Palatino, servendosi dei complessi calcoli astrologici del fisico Lucio Taruzio Firmano.

Esistono diversi racconti sulle origini di Romolo, ma la più gettonata è quella che fosse figlio di Rea Silvia e del dio Marte: questi ebbero due gemelli, Romolo e Remo, che vennero abbandonati per via della loro illegittimità, in una cesta sulle rive del Tevere, poi trovati da una lupa che li allevò come fossero suoi. 

La storia si sovrappone alla leggenda: il 21 aprile coincideva con le feste Palilie, giorno nel quale i pastori celebravano l’inizio dell’anno con riti di purificazione delle greggi. Gli scavi archeologici, del resto, fanno risalire i primi insediamenti alla stessa fase in cui si colloca la vicenda: in quei tempi remoti, sul Palatino sorgevano già capanne e il perimetro di un muro. Narrazione e realtà si stringono la mano, anche se i romani mostrano un tenace attaccamento al mito, affascinante e immortale, più che alle evidenze storiche.

Gli eventi del Natale di Roma 2023

Roma celebra il suo compleanno il 21 aprile 2023. Anche in questa occasione di festa, la città è viva e i musei sono aperti. I festeggiamenti iniziano oggi 20 aprile per concludersi domenica del 23 aprile. Il programma delle manifestazioni è davvero intenso e interessante.

Partiamo dal Circo Massimo, che si trova nei pressi del fiume Tevere, all’altezza dell’isola Tiberina. Il viale che costeggia il circo romano prende il nome proprio da questa imponente struttura: via Circo Massimo. Si trova esattamente tra il Colle Aventino e il Palatino, a poche centinaia di metri dalla Bocca della Verità e a poca distanza da altri grandi monumenti come il Colosseo con l’Arco di Tito, di Costantino e i Fori Imperiali e Romano. Nella zona si trova anche la Domus Aurea e la Colonna Traiana, oltre che lo splendido Altare della Patria. Da non perdere nemmeno il Pantheon e l’Ara Pacis.



10 cose da fare per sentirsi romani a Roma:

  • Trascorrere un’intera giornata al Circo Massimo, dove le rappresentazioni si susseguono serrate e dove verrà allestito un villaggio che riproduce accampamenti romani e berberi;
  • Visitare l’area didattica del Circo Massimo, con mostre e conferenze a tema: cucina, religione e molto altro all’epoca dell’antica Roma;
  • Osservare da vicino un vero combattimento tra gladiatori al Circo Massimo, dalle 15.00 alle 23.00 di ogni giorno, dal 20 al 23 aprile;
  • Assistere all’imponente parata di domenica 23 aprile, che dal Circo Massimo va a Piazza Venezia, attraversando il Colosseo e i Fori Romani. La cerimonia di apertura è prevista per le 10.00 del mattino, la partenza del corteo storico alle ore 11.00, con 2.500 figuranti in costume, tra centurioni e vestali. Se cercate il punto migliore da cui assistere, vi consigliamo le zone più nascoste intorno al Colosseo, mentre i Fori Imperiali sono in genere affollatissimi;
  • Sempre al Circo Massimo, a via dei Cerchi 87, visitare GARUM, Biblioteca e Museo della Cucina, che rappresenta ad oggi, la più importante, eclettica e rara collezione privata di arti e letterature culinarie esistenti in Italia che si offre, gratuitamente, al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16. In questo vero e proprio unicum del patrimonio culturale gastronomico del mondo, si può attingere a piene mani a immensi bacini di conoscenza e testimonianze del tempo raccolte da Mecenate Rossano Boscolo, percè “la Cultura si deve donare”. Meglio prenotare.
  • Partecipare alla suggestiva celebrazione de Il rinnovo del Fuoco Sacro che vede l’accensione della fiamma sacra e la benedizione dell’imperatore Adriano. L’appuntamento è fissato per giovedì 20 in Piazza Campo Marzio alle 19.30;
  • Ammirare il fascio di luce che pervade il Pantheon. Infatti, alle 12.00 in punto di ogni 21 aprile si rinnova un’autentica magia imperdibile. Dall’oculo della Cupola, solo quel giorno, un fascio di luce penetra all’interno seguendo una perfetta geometria e illuminando la porta di bronzo d’ingresso: l’effetto è spettacolare. Il “miracolo” fu voluto e appositamente progettato da Agrippa, per volontà di Augusto. L’imperatore, facendo il suo ingresso nel giorno del compleanno della sua città, aspirava ad essere inondato dal fascio e così di brillare di luce propria. L’accesso al Pantheon è sempre gratuito;
  • Passeggiare lungo il Tevere. Il fiume è fortemente legato alla storia di Roma e alla sua fondazione. Ogni 21 aprile, i romani passeggiano lungo le sue sponde: imitateli, camminando nei punti più suggestivi e spingendovi fino all’Isola Tiberina. Fatelo nelle ore dorate del tramonto e concedetevi un aperitivo su un barcone, lasciandovi cullare dall’acqua. Il clima è mite, le giornate sono lunghe e la primavera romana è affascinante;
  • Perdersi, e ritrovarsi, per le vie e le piazze nascoste di Trastevere che, ancor di più in queste giornate, ha colori e umori speciali;
  • A Roma si mangia sempre bene e l’offerta culinaria all’insegna della tradizione è da onorare, tanto più in occasione del compleanno della città. Potete trovare qualche trattoria scelta dal vostro istinto, seguire i consigli della Guida Michelin in materia di Trattorie o fare un salto nei rioni storici come il Ghetto ebraico (qui una raccolta dei Ristoranti che hanno da poco aderito al Festival del Carciofo romanesco) fino a Testaccio e al suo mercato popolare di città. Non dimenticate la gioia di un supplì con il ragù alla romana di Supplizio o quelle della pizza romana bassa e scrocchiarella, i succulenti piatti tipici come Amatricina, Carbonara e Cacio e Pepe (qui la classifica di Gambero Rosso dedicata alla Carbonara) fino alle soddisfazioni del maritozzo salato de il Maritozzo Rosso o di quelle legate al classicissimo con la panna. Menzione doverosa per la crostata di ricotta e visciole e la Pizza (dolce) ebraica del “Forno Boccione”, che ha alle spalle circa 2 secoli e mezzo di storia. Se invece rimanete in zona Circo Massimo potete già prenotare un postoo sulla Giostra Gastronomica di Davide Cianetti NUMA al Circo e provare il piatto vegetale dedicato proprio al Natale di Roma e a Sua Maestà Broccolo Romanesco cotto in modalità confit e che, presentato nella sua interezza, diventa piatto conviviale da mettere al centro tavola assieme alla sua mousse di Cacio e pepe e insalata di Fiori di zucca, Alici del Mar Cantabrico e limone.



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Apre Orma, a Roma il nuovo ristorante di Roy Caceres: dal 12 aprile l’atteso ritorno dello chef colombiano. Al suo fianco la famiglia Fiengo, imprenditori lungimiranti il cui figlio, Pier Mario Fiengo, rivestirà il ruolo di sous chef di Caceres in coppia con Giovanni Oliveri. L’offerta beverage abbinata sarà invece studiata dal maître Simone de Florio e dal sommelier Matteo de Paoli. Ma quale sarà la visione gastronomica di Orma?

Nel quartiere Ludovisi, tra palazzi di epoca ottocentesca, imponenti portoni e balconi decorati tra Via Veneto e Piazza Fiume, Orma apre oggi le porte della sua struttura dal forte impatto visivo e dai materici contenuti.

Progettata nei minimi particolari, con il suo grande terrazzo, la composita proposta enogastronomica di Orma spazia da quella dal bistrot con la formula light lunch alle ricercate cene fine dining, dal cocktail bar per aperitivi alla cantina per pairing innovativi.

La Filosofia Gastronomica di Orma

Roy Caceres, Chef di sensibilità e istinto, in questi ultimi tre anni, tra metamorfosi varie e progetti “carnali”, si è dedicato a una nuova sfida: ORMA, che porta in sè tutta l’intenzione di lasciare una nuova impronta

La proposta di cucina poggia sul racconto complessivo della storia e visione dello chef colombiano di nascita e italiano d’adozione, sintetizzabile nel concetto di “eliminare il superfluo”:
la volontà di Caceres è quella esaltare la ricchezza del territorio italiano contaminandolo con la sua vena sudamericana mantenendo il focus sul gusto e sull’ ingrediente senza tecnicismi superflui.

Le materie prime che utilizzerà lo Chef arriveranno dall’Orto di Orma ad Anguillara Sabazia, nella campagna laziale, un progetto nato in sinergia con l’azienda agricola ClaPi attraverso la coltivazione rigenerativa secondo i principi della permacoltura.

Le proposte gastronomiche di ORMA

Due i menu degustazione: “Tracce Indelebili”, cinque passaggi con i suoi piatti signature a 120 euro, e “Tracce Correnti”, otto piatti inediti a 150 euro che raccontano l’evoluzione della cucina di Caceres.

Per quanto concerbe la proposta à la carte sarà presente una lista di sedici piatti denominata “Orme” divisa tra antipasti, primi, carni, pesci e dolci.

La direzione della sala e del servizio è affidata a Simone de Florio, classe 1990, accompagnato dalla visione poliedrica sul mondo del vino di Matteo De Paoli, trentaquattro anni. Due i percorsi di wine pairing: uno con cinque calici a 80 euro e uno con otto calici a 110 euro a persona.

Roy Caceres

Classe 1977. Colombiano di nascita e italiano d’adozione, Roy Caceres, si è formato facendo esperienza presso importanti insegne di ristorazione italiana come il Ristorante il Pellicano a Porto Ercole e la Locanda Solarola a Castel Guelfo. Nel 2011 apre a Roma Metamorfosi che conquista, a solo un anno dall’apertura, la prima stella Michelin. Nel maggio 2020, dopo la chiusura di Metamorfosi, apre, sempre nella Capitale, Carnal, un progetto che aveva in mente da tempo dove propone una cucina divertente di natura latino-americana.

Il Design di ORMA

Le linee e l’atmosfera, seguendo la filosofia culinaria di Roy Caceres, ricreano un luogo minimale che, come ogni suo piatto, evoca ricordi, emozioni e stimoli sensoriali. Uno spazio dal sapore contemporaneo definito da materiali naturali come il legno, la pietra e il rame. La caratterizzazione materica, colori neutri tra scale di grigio, beige e tortora. Al piano inferiore è stara realizzata una cantina a vista, mentre al piano superiore sulla terrazza “all’ombra” di un ulivo protagonista, si potranno degustare piatti espressi da accompagnare ai cocktail.

ORMA – Via Boncompagni, 31 / Telefono: 068543182 / Orari: 12:30 – 14:00 // 19:30 – 22:00 / Giorno di chiusura: Domenica IG: @ormaromaristorante FB: @ristoranteormaroma / www.ormaroma.it

ph credits Andrea Di Lorenzo

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Borgo la Chiaracia, Resort di lusso & SPA con Ristorante Gourmet, al vulcanico trivio di Lazio, Umbria e Toscana, abbraccia a sé i concreti concetti di ospitalità di charme, ecosostenibilità, avanguardia tecnologica, wellness innovativo, ricerca enogastronomica e conquista del palato.

In questa terra intrisa di energie, i tanti stimoli di un territorio così antico si traducono in piatti emancipati, pensati e realizzati dall’Executive Chef Daniele Auricchio. La sua è una cucina di materia lavorata senza sprechi. Tecniche miste, intuizioni e mistero. Libera e ispirata dalla lettura del territorio, è sostenuta da un’identità gastronomica forte come le sue “RADICI”.

Si fanno strada nella terra fino a impensabili profondità. Silenziose assorbono acqua e nutrienti per assicurare l’approvvigionamento alla pianta. Accumulano e conservano energie per affrontare i periodi di maggior bisogno. Ancorano la pianta e consolidano il terreno: sono le RADICI. Che permettono alle piante di crescere forti e agli uomini di ricordarsi da dove provengono per guardare con più sicurezza al futuro.

All’ombra di Orvieto, tra ulivi secolari e ordinate vigne, si apre la strada per Borgo La Chiaracia, Resort di lusso & SPA. Un’aristocratica Country House annunciata da un lungo viale alberato dove ospitalità di charme, avanguardia tecnologica, wellness innovativo e piaceri della tavola hanno trovato il proprio equilibrio nel progetto ecosotenibile di Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti.

Alla ricerca gastronomica, altra cifra stilistica di questo luogo, pensa il Ristorante Gourmet RADICI – interno alla struttura e aperto a tutti i gourmand – dove l’Executive Chef Daniele Auricchio traduce gli stimoli di questa terra in una cucina incisiva, somma di tecniche miste e intuizioni, spunti internazionali e ricerca sul territorio. Una cucina emancipata, libera e radicata, alla ricerca della quadratura di ogni piatto.

Riflessivo e istintivo, con le sue radici campane e il suo pregresso fatto corteccia, porta nel piatto definizione, intensità, concentrazione del sapore, acidità, dinamismo sensoriale. Conosce la tecnica. La utilizza a suo vantaggio per lavorare materie prime vegetali o animali in ogni parte. Minimizza gli sprechi. Improvvisa sui temi, sicuro delle sue coordinate e nella scoperta e convivenza delle nuove terre esplorate.

“Squame d’Inverno, Squame di Primavera”

Del menu dello scorso inverno (2022), custodisco intatto il ricordo di un piatto su tutti. “Mare, lago e zafferano”. Presentato nella sua pulizia cromatica, nell’ironia del vuoto e del pieno, nella definizione delle sue squame aperte, croccanti, alzate come creste da una tecnica orientale di cottura ad olio bollente, la triglia veniva servita accanto ad un disegno di lisca realizzata con un gel di bouillabaisse di pesce di lago, poi rimessa “in acqua” o meglio in una zuppetta di triglia scaldata dalla carica aromatica (e cromatica) dello zafferano umbro e pane francese ai sapori mediterranei, che invitava alla scarpetta.

Un piatto che portava i ragazzi di sala ad eseguire questa tecnica, scenografica e misurata al tempo stesso, di fronte all’ospite con un movimento di grande effetto, che non era solo un esercizio di forma, ma un contenuto centrato, giocato sulla varietà di consistenze: squame croccanti, carni sode, livelli di densità liquida per esaltare al massimo l’iconico sapore della triglia.

Carciofi, anguilla, bergamotto” è invece il piatto manifesto del nuovo menu di primavera. Qui finte squame diventano le vere protagoniste, ricreate con grande manualità artistica che fa parte del DNA di Daniele. L’anguilla viene laccata e cotta in una salsa di stile orientale a base di succo di bergamotto e successivamente affumicata. Qui viene coperta da “squame” di petali di carciofi marinati, a coprire l’intero filetto.

Accanto un carciofo fritto, tenero e croccante fiore di primavera, accompagnato da una maionese di anguilla, crema di carciofi, chips di anguilla e zeste di bergamotto candito.

Un piatto ricercato e sapiente, un ordinato inno alla primavera, di grande gusto e impatto visivo che racconta un’altra caratteristica di Daniele: quella di coprire le sue pietanze con altri ingredienti, con veli materici o trapunte vegetali. Azione che compie nella triplice accezione di proteggere, sorprendere ed esaltare, giocando con ciò che sembra e ciò che è.

Nel dubbio o nella curiosità, conosciamo meglio lo Chef Daniele Auricchio.

Ristorante Radici e Daniele Auricchio

Una sala ampia e di respiro. Tavoli tondi, bel tovagliato, mobili antichi ed elementi di design. Arrivano l’entrées e il benvenuto dello Chef. Poi si sceglie tra tre alternative: À la carte, una scelta fra quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dessert (preceduti da un pre-dessert) o piccola pasticceria; Menù degustazione, sei portate a cura dello Chef, e Origini 20, quattro portate da materie prime in un raggio di massimo 20 km.

Raccontami la tua “idea gastronomica”: qual è la tua linea di pensiero applicato alla tavola?

Il mio pensiero gastronomico è da sempre rappresentato da “buono senza etichette”. Dal fast food al gourmet, il cliente deve essere educato alla qualità. Poi sono tecnica, idea e originalità, a fare la differenza a tutti i livelli. Io mi concentro su tutti e tre, per me chi si siede al Radici deve attraversare e assimilare un’esperienza non replicabile altrove.

Quali sono state le tappe più significative a livello formativo?

Ho appreso tanto dal mio percorso in tutte le tappe, in positivo e in negativo, sicuramente porto nel cuore e nella mente il “Four Seasons di Milano” con lo chef Sergio Mei, esempio impeccabile di organizzazione, gusto classico italiano e umanità (elemento fondamentale per me), il “Sereno Hotel” con Raffaele Lenzi, dove tecnica, gusto, ricerca e caparbietà fanno da padrone e dove ho capito che perseguire un’obbiettivo com costanza prima o poi porta i suoi frutti. Poi “La Sarte”, 3 stelle di Barcellona, dove essendo approdato lì con una formazione rigida e severa, ho trovato un ambiente favoloso. Lì ho capito che la squadra giusta, la tranquillità e la seria dedizione al lavoro, portano a risultati eccellenti, e questa è la filosofia che prediligo anche nella mia cucina.

Tu sei campano, o meglio, di Napoli e hai scelto l’unica regione d’Italia senza mare. Come e perché questo cambio di rotta?

L’assenza del mare è solo di contesto, appena posso ci vado, anche d’inverno. Più che altro ho scelto la tranquillità, le grandi città mi hanno stancato. Fin da piccolo ho amato l’aria aperta e, crescendo, le cose semplici: il buon vino, il buon cibo, le carni alla brace, la vera condivisione. Devo dire che da questo punto di vista non c’è regione migliore.

Cosa ti ha colpito di questa terra e cosa porti sempre con te della tua?

Con me porto sempre elementi inconfondibili dei Napoletani, l’accoglienza, la convivialità, il gusto dell’amicizia e, ovviamente, l’amore per “mammà”! Elementi che si intrecciano, che mi aiutano a vivere più sereno. L’umbria mi ha sorpreso molto positivamente: non mi aspettavo di ricevere un’accoglienza così vera da una terra che è chiusa solo in apparenza.

Quanta Umbria c’è nella tua Cucina?

C’è la giusta dose di Umbria, che ha dei prodotti e materie prime eccellenti per costruire grandi piatti.

Come e dove “fai la spesa”?

La spesa la faccio sul territorio, a tu per tu con i piccoli produttori che offrono uno spettacolo puro per il lavoro che svolgono. Questo è un concetto che oggi va molto di moda, ma Borgo La Chiaracia e Radici hanno basato da tempo la propria filosofia sul piccolo produttore e sul lavoro etico.

Come percepisci la tua Cucina e quali sono le tendenze della cucina contemporanea che utilizzi?

La mia è una cucina di istinto, nella quale mi lascio ispirare dalle esperienze del mio vissuto, dalla riflessione e, soprattutto, dal confronto e dialogo quotidiano con la mia brigata.

Nella mia vita in generale non ho mai seguito tendenze o persone, sono sempre andato per la mia strada, con le mie decisioni. Tra tutte le tecniche in voga, forse la fermentazione, ma solo spesso si ottengono forti acidità, che è un gusto che mi appartiene appieno.

Cosa cerchi e cosa non manca mai nel piatto?

Cerco soddisfazione. Devo essere soddisfatto in tutto, sia di gusto sia esteticamente. E non manca mai l’amore per questo lavoro, la passione per il buon cibo e la voglia di sorprendere il cliente.

La cucina è arte perché esattamente come l’architettura unisce bellezza a funzionalità che, in questo caso, è gusto.

Su cosa hai deciso di investire per questa nuova stagione di “Radici”?

Continuo ad investire sulla mia idea: gusto, tecnica e materie lavorate al 100%. Perchè lavoro tutta la materia, proteica o vegetale che sia, ogni parte con una tecnica appropriata. Punto a fare scarto 0 creando un piatto con svariate tecniche.

Qual è il “Piatto Manifesto” del tuo menu di primavera?

Carciofi, anguilla, bergamotto. Un piatto bello, buono, stagionale e che rispecchia in tutto la mia cucina. Un piatto ispirato dalla primavera, dove convivono i carciofi alla brace napoletani e l’anguilla alla brace umbra e dove il bergamotto, agrume del sud Italia che io adoro, sostituisce il limone. un piatto velato dove sotto le “squame” di carciofo si nascondono corpo, freschezza e acidità.

La squadra di cucina vede in qualità di Sous chef Elia Migliucci e Mario Biffoni. In Pasticceria, c’è Rosalia Fatucchio. Seguono Antonio Petrillo, Matteo Ronzoni, Luca Petroni, Adriano Pisano ed Enrico fortuna. La sala è abilmente diretta da Mauro Clementi, che cura una carta di vini che annovera produttori vinicoli con importanti storie di vigna da raccontare. Oltre alle etichette “locali”, spazio anche alle nazionali ed estere, unite dagli stessi ideali. Anche gli aperitivi e la Cocktail List del Bar Etrusco sono degni di nota grazie alla preparazione del Bartender Alessio Ciucci e al food parinig che arriva dalla cucina; mentre all’orchestrazione generale di Ristorante e Resort pensa lo scrupoloso Matteo Calcabrini, in qualità di General Manager.

BORGO LA CHIARACIA RESORT & SPA

14 ettari che si inseguono tra vigne biologiche, querce secolari, noci, castagni, noccioli, frutti rossi e cereali. Una natura protagonista a partire dal nome: perchè chiarachia vuol dire Ciliegia in dialetto umbro.

Sono infatti storia e futuro, vegetazione e innovazione ad intrecciarsi in questo sofisticato progetto di ospitalità. L’intera struttura è infatti disegnata seguendo il naturale andamento del terreno e favorendo il risparmio energetico attraverso il ricorso alla domotica e ad impianti di pannelli solari termici di ultima generazione.

Il complesso ricettivo è inoltre realizzato esclusivamente con materiali ecosostenibili, privilegiando soluzioni architettoniche in grado di integrare spazi outdoor e indoor con percorsi e vetrate panoramiche.

All’interno del Resort 23 camere, 3 suite, la Spa Livinna, l’osteria moderna La Pagoda e il ristorante gourmet Radici che abbiamo cercato di raccontare attraverso la cucina dell’Executive chef Daniele Auricchio.
È così che Borgo La Chiaracia libera lo sguardo a 360 gradi sul mondo e sul territorio regalando la sottile meraviglia di entrare in contatto con la forza ancestrale della natura e con la potente energia di questo antico altopiano d’origine vulcanica.

Contatti

Borgo La Chiaracia
05013 – Castel Giorgio / +39 0763 627123
sito web
radici@borgolachiaracia.it

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