Sara De Bellis

Autore: Sara

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Per molti è l’alimento del futuro. Per altri un insulto alla cucina italiana. La questione è infatti molto controversa, antropologica e sospesa tra ottica nazionale e visione globale. Perchè di grilli domestici se ne possono allevare in enormi quantità, senza antibiotiotici e con un impatto ambientale minimo a fronte di elevati valori nutrizionali. Ma l’Italia sarà pronta “all’invasione dei grilli” o preferirà piuttosto”saltare” il pasto?

Oltre i preconcetti, abbiamo studiato e ne abbiamo parlato con Andrea Pasqualucci, Executive Chef del Moma – Ristorante 1 Stella Michelin di Roma e Luca Capannelli, fondatore, assieme alla Moglie, del Pastificio Artigianale Lagano – La Pasta di Roma. Approfondiamo insieme.

Dicono sappia di nocciola, che sia super proteica, senza glutine e priva di carboidrati, che abbia un colore più scuro di quella “ufficiale” (più simile a quella integrale), che sia ricca di ricca di fibre, minerali, vitamina B12 e di acidi grassi omega 3. Parliamo della Pasta di Grilli. O meglio, della Pasta prodotta con farina di grillo domestico, che alimenta polemiche di ogni sorta tra puristi della cucina italiana e sostenitori dalle ampie vedute che non disdegnano l’introduzione nelle ricette di quelli vengono definiti (in modo piuttosto fiabesco) i Novel Food.

Cosa succederà allora quando tra poche settimane troveremo al supermercato i primi spaghetti “made in Italy” prodotti e commercializzati dall’azienda torinese Italian Cricket Farm di Scalenghe (Torino), che è stata la prima azienda ad ottenere l’autorizzazione per la vendita di alimenti a base d’insetti destinati al consumo umano? Si perchè il “via libera” verrà esteso ai ristoranti, bar e bistrot e la “pasta di grilli”, oltre che sugli scaffali, potrà albergare anche nei menù.

Abbiamo quindi chiesto a Andrea Pasqualucci, Executive Chef del Moma - Ristorante 1 Stella Michelin di Roma – cosa ne pensasse.

Chef Pasqualucci, tu che sei autore di una cucina che fa di ricerca, prodotto, stagione e territorio i colori primi per esprimere la tua sensibilità gastronomica nel piatto, qual è la tua riflessione sulla Pasta prodotta con Farina di Grilli?

Credo che il limite, la resistenza a questi alimenti, sia prima di tutto culturale. Noi, da questa parte del mondo, non mangiamo insetti. La questione è soprattutto di mentalità europea. Ma va anche detto che mangiamo davvero tutto degli animali, quinto quarto in primis, essere così categorici non dovremmo.

Tra l’altro, oltre alla specie animali, non dimentichiamoci mai che ci nutriamo male in generale. Che gli allevamenti e l’agricoltura sono brutali, intensivi, e che, ancora prima di criticare l’introduzione o meno di insetti nella cucina, bisognerebbe pensare in modo più attento alla vera qualità degli alimenti che scegliamo di portare in tavola.

La Pasta di Grilli ti incuriosisce? La introdurresti nel tuo menu, magari affiancata ad una proposta più classica?

Non mi incuriosice particolarmente, ma la proverò lo stesso. Ancora non mi sono posto il problema di introdula o meno nel menù, ma la questione sarà molto semplice. Se dovesse offrire soluzioni interessanti a livello di sapore, che è l’unico principio egemone in cucina, potrei prendere in considerazione questa opportunità.

Per molti questo è il cibo del futuro. Perchè se ne possono allevare in enormi quantità, l’impatto ambientale è minimo rispetto ad altri animali come bovini e maiali, il contenuto proteico è altissimo e non si usano antibiotici per farli crescere. Ciò nonostante una ricerca condotta da Coldiretti ha registrato che il 54% degli italiani sono contrari agli insetti a tavola, il 24% indifferenti, il 16% favorevoli, mentre il 6% non risponde.

Tra le tante prese di posizione, e in vista della pasta ad hoc di Italian Cricket Farm con fatta con “100% di grillo domestico italiano”, abbiamo chiesto a Luca Capannelli, fondatore assieme alla Moglie di Pasta Lagano – giovane pastificio artigianale e di qualità a Roma – di esternare il proprio pensiero in materia.

La nostra cultura gastronomica rifiuta il pensiero di utilizzare insetti. L’apertura dalla Comunità Europea a cibi fino ad oggi considerati esotici, hanno uno scopo ben preciso, la sostenibilità ambientale in primis e l’opportunità di poter sfamare il maggior numero di persone possibile ad un basso costo. È il futuro.

Che sia un bene o un male lo scopriremo presto. Alcune aziende neonate già hanno in catalogo biscotti e altri prodotti con farine di grilli, e altre ne seguiranno.

Nell’immediato non avremo sconvolgimenti nella produzione nostrana di pasta e pane, dovremo abituarci a convivere con questi nuovi ingredienti. Probabilmente avranno lo stesso impatto che hanno avuto a loro tempo patate, pomodori e peperoncino, ora di uso comune.

Pensi di introdurre un giorno la “Farina di Grilli” nella Produzione di Pasta Lagano?

L’interesse c’è sempre. Nel nostro piccolo abbiamo sperimentato diverse tipologie di farine, dalla canapa alle super integrali o ai ceci. Per curiosità magari potremo fare una produzione con i grilli. Ma dubito che faremo mai una linea del genere, la pasta in Italia è soprattutto tradizione.

Facendo un passo indietro, sappiate che i prodotti in questione, ottenuti dalla specie Acheta domesticus, potranno essere commercializzati, come si legge sulla Gazzetta ufficiale dell’UE, “per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, datato 24 gennaio 2023, solo dalla società Cricket One Co. Ltd” a meno che “un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione” dopo l’iter previsto dalle norme. Così come ha richiesto (e ottenuto) l’azienda torinese Italian Cricket Farm.

Nel regolamento UE vengono anche elencati gli alimenti in cui sarà possibile trovare la farina di grillo. L’ingrediente potrà essere infatti utilizzato non solo nella pasta, ma nel pane e nei panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita. Ma anche nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere. Farina di grillo anche nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne.

Attenzione alle etichette dunque, perchè nei prossimi mesi sullo scaffale potrete trovare proprio accanto ai prodotti ai quali siamo abituati, alimenti ottenuti con polvere di grillo domestico. Sapremo riconoscerli? Ivan Albano, AD della società torinese, ha chiarito al Corriere della Sera Torino:

Il nostro brand sarà ben riconoscibile. Perché la nostra pasta costa 4 volte quella che troviamo nei supermercati. E la farina circa 30 euro al chilo. Il nostro, piaccia o no ai puristi, è un prodotto ecologico ad alta gamma per contenuto e purezza proteica, adatto alle diete degli sportivi, decisamente migliore rispetto alle farine tradizionali. Pertanto lo vogliamo comunicare e farlo pagare quanto davvero vale.

Un prodotto ben riconoscibile quindi e con un’ etichetta chiara per tutti i consumatori. Con il via libera di Bruxelles al consumo umano di polveri di grillo investiremo in una nuova linea produttiva. Il settore sta esplodendo di richieste.

La farina di grillo è per natura eco-sostenibile: basti pensare che bastano 1,7 kg di mangime per produrre un chilo di grilli, mentre per ottenere un chilo di carne di bovino ne servono ben dieci. Tale sistema aiuterà a contrastare la fame nel mondo: gli insetti sono infatti ricchi di proteine, vitamine e minerali. Inoltre, consumare Grilli aiuterà a mitigare l’inquinamento.

Come fanno notare Van Huis e colleghi, il bestiame occupa il 60% dei terreni agricoli mondiali e genera il 20% di tutti i gas serra del pianeta. Diversamente, l’allevamento d’insetti produrrebbe meno gas serra: 10 volte meno metano, 300 volte meno protossido d’azoto.

Secondo Albano e i suoi collaboratori, che oggi sono una decina, è arrivato il momento di abbattere «il muro di ignoranza» che è stato eretto sul consumo di grilli e larve. Anche perchè la richiesta sembra sia nettamente superiore all’offerta. Italian Cricket Farm ha infatti stretto accordi con diverse multinazionali all’estero soprattutto per integratori destinati agli sportivi perchè il mercato degli insetti commestibili nel piatto o nello Shaker oggi vale quasi un miliardo di euro nel mondo. Anzi, secondo una ricerca di Dealroom pubblicata su Bloomberg, si tratterà di un business dirompente che supererà i 4,1 miliardi di dollari entro il 2025. Saremo pronti all’invasione dei grilli? Questo non lo sappiamo, sappiamo solo che torneremo a parlarne.

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Chef Carlo Cracco ha svelato i nomi dei protagonisti di Dinner Club, mentre Prime Video ha annunciato la data di uscita e condiviso il poster della stagione numero 2. L’innovativo food travelogue di produzione italiana sarà disponibile in esclusiva dal 17 febbraio 2023 con i primi quattro episodi. Ma da chi sarà composta “l’allegra brigata”? Quali saranno le mete italiane di questa seconda stagione? Scopriamolo insieme e guardiamo il primo Trailer.


Lo chef vicentino qualche sera fa durante il programma televisivo “Che Tempo Che fa” ha svelato i protagonisti della seconda serie di DINNER CLUB che andrà in onda su Amazon Prime Video dal 17 febbraio.

E saranno Paola Cortellesi, Marco Giallini, Antonio Albanese e Luca Zingaretti – coadiuvati da Sabrina Ferilli e Luciana Littizzetto in modalità “special guest” – ma tutti coinvolti in un viaggio alla scoperta delle gemme d’Italia e poi riuniti attorno a una tavola.

Il format vedrà, come nella prima serie, l’ex giudice di Masterchef e celebre Chef a condurre lo scanzonato gruppo alla scoperta di alcune regioni italiane. I quattro ospiti dovranno poi cucinare a turno anche per gli altri colleghi e convincere i loro palati con ricette della tradizione italiana.

«Abbiamo scelto per ogni artista un mezzo di locomozione e una regione diversi. Andiamo a conoscere il territorio, i personaggi chiave, poi cuciniamo con i prodotti».

Le puntate saranno 6 in esclusiva su Prime Video dal 17 febbraio 2023 con i primi quattro episodi, seguiti dagli ultimi due il 24 febbraio.

GUARDA il TRAILER CLICCANDO QUI

Le mete italiane della seconda stagione di Dinner Club

Antonio Albanese, Paola Cortellesi, Marco Giallini e Luca Zingaretti viaggeranno ognuno in coppia con Carlo Cracco e, in qualità di nuovi food-travel-logger raggiungeranno la Sila in Calabria, la Romagna, il Sud Tirolo e la Sicilia.

Andranno a scandagliare le regioni d’Italia, raccogliendo prodotti tipici, ricette tradizionali e quelle di famiglia che proporanno ai nuovi e vecchi soci del Dinner Club, mostrando le proprie abilità culinarie e il propiro talento al racconto dei luoghi. Stando alle anticipazioni pubblicate, Giallini andrà in Romagna, Albanese in Sud Tirolo, Paola Cortellesi sulla Sila e Luca Zingaretti nella ‘sua’ Sicilia. Cosa cucineranno? E con quali prodotti? Non resta che scoprirlo.

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Il celebre chef modenese Massimo Bottura durante l’ultima edizione di Identità Golose 2023 ha annunciato l’apertura di un nuovo ristorante entro l’anno.

Con la sua Osteria Francescana ha reso nota la cucina italiana in tutto il mondo conquistando tre stelle Michelin e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, ad esempio la doppietta in qualità di “miglior ristorante al mondo” per The World’s 50 Best Restaurants. E, chiaramente non si ferma, anzi, Massimo Bottura, si prepara a una nuova avventura: l’apertura di un nuovo locale, sempre a Modena.

Così ha dichiarato durante un’intervista rilasciata a TgCom24 nel corso dell’edizione 2023 di Identità Golose:

Nel mio futuro c’è sempre futuro, non riesco ad accontentarmi. Il prossimo ristorante che apriremo a Modena sarà al 100% di proprietà dell’Osteria Francescana, sarà nel 2023 e sarà rivoluzionario ma non posso dire altro.

Un passato come il nostro non va perso e nemmeno vissuto con nostalgia.

Nel mio futuro c’è sempre futuro, non riesco ad accontentarmi. La nostra cucina ha già preso una direzione straordinaria, non si è mai mangiato così bene come nell’ultimo decennio perché c’è stata una crescita e una formazione dei cuochi e al tempo stesso i giovani sono stati straordinari – spiega lo chef, sottolinenando – però dobbiamo migliorare il modo di comunicare l’Italia, dobbiamo usare le ‘e’ e non le ‘o’, dobbiamo dire ‘Bologna e Modena, la Ferrari e la Lamborghini, non una o l’altra. ù

E questo perché il nostro Paese, che ha saputo creare angoli di alta cucina in ogni parte della penisola, è amato sempre più dagli stranieri che dagli italiani stessi. 

 l’Italia non sia un Paese “da rivoluzione ma da evoluzione”.

MAssimo Bottura

L’anno appena iniziato si preannuncia dunque intenso per Bottura, che ha anche intenzione di portare il suo “Torno subito”, il ristorante aperto a Dubai nel 2019 (e premiato con la sua prima stella Michelin nel 2022), a Miami, sul tetto di Julia & Henry’s, uno spazio di sette piani dedicato alla gastronomia e all’intrattenimento che dovrebbe aprire al pubblico in primavera.

Nel febbraio febbraio 2020 lo chef aveva aperto anche la sua Gucci Osteria nel cuore di Beverly Hills, al terzo piano dell’edificio che ospita lo store di Gucci a Rodeo Drive, ricevendo una stella nella Guida Michelin California. Sempre dalla collaborazione tra Gucci e lo chef modenese nasce il bistrot Osteria Gucci in piazza della Signoria a Firenze. Ma davvero pochi sono dettagli emersi sul nuovo ristorante che Bottura ha intenzione di aprire a Modena.

Io voglio creare sempre nuovi progetti per i ragazzi, lo faccio per loro perché i giovani sono scintille di novità, sono il nostro futuro. Sono loro che mi danno forza ed energia e, certo, hanno bisogno di un leader che li guidi. Ma l’importante è costruire per loro un futuro visibile, farli sentire responsabilizzati, dargli stimoli culturali. Questo fa la differenza. 

Ha aperto la sua Osteria Francescana nel 1995 – 12 tavoli in via Stella, nel cuore del centro storico di Modena – dopo avere iniziato la sua carriera con l’acquisizione della Trattoria del Campazzo, appena fuori Modena. La sua cucina, nota e apprezzata in tutto il mondo, basata su piatti della tradizione regionale e formazione francese classica, perfezionata grazie all’esperienza al fianco di Alain Ducasse al Louis XV, a Montecarlo – e che annovera piatti come Tagliatelle al ragù, Tortellini in crema di parmigiano e Cinque stagionature di parmigiano reggiano in diverse consistenze e temperature – si basa sulla capacità di saper analizzare il nostro passato in “chiave critica” e “non nostalgica” perché questo è il modo per migliorarsi.

Sono cresciuto sotto il tavolo della cucina, sulle ginocchia di mia nonna Ancella. È qui che inizia l’appetito per me – racconta lo stesso chef – L’ispirazione viene dal mondo che oggi mi circonda: dall’arte, dalla musica, dallo slow food e dalle auto veloci.

Per fare un esempio cita la Ferrari, altro mito italiano nel mondo basato a Modena. “Una Ferrari del 1965, 250 GTO, che vince Le Mans non la butto, ma prendo il meglio del passato, e cioè le forme delle GTO degli anni ’60 con tecnologia e motore contemporaneo: questo è il modo di evolvere la nostra storia”. In ogni ambito, cucine comprese.

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Il grande bancone all’ingresso, le pareti di bollicine, la cantina dei vini, l’accurata selezione di prodotti di gastronomia e all’ampio orario di apertura fanno di questo luogo un poliedrico avamposto del gusto da vivere in diversi orari della giornata, ognuno con un proprio sapore. Grande Porchetta, formaggi e salumi nostrani, Cucina regionale e 400 etichette: si chiama Porchetta e Bollicine ed è la nuova scoperta del Tuscolano District.

Porchetta e Bollicine. Due parole, due grandi appeal, con rimandi opposti per certi versi, per altri invece un connubio perfetto se riunito dalla magica parola “qualità”.

Esattamente quello che accade da Porchetta e Bollicine in via Vestricio Spurinna 109 a Roma, recente apertura del sempre più attivo Tuscolano District, dove la qualità della Porchetta è quella firmata da Vitaliano Bernabei – talentuoso erede di una storica norcineria di Marino Laziale (RM) – mentre quella di Bollicine e Vini è scrupolosamente selezionata da Michela Irione, appassionata sommelier.

Vitaliano e Michela, sono solo due dei soci di una compagine di sognatori tra cui Lavinia Pacitti, Anna Maria Flavi, Maria Cristina Cicerchia, David Capitani e Umberto Calamari i quali, condividendo professionalità e amore per una ristorazione che abbia come ingredienti principali ricerca, sapore, sorriso e accoglienza, hanno disegnato un luogo che si distingue dal coro.

Tutto iniziò in giovane età – racconta Michela Irione – preparando i pranzi della domenica per amici e familiari. Non amo l’approssimazione, quindi mi impegnavo per offrire il massimo, al punto che le aspettative dei miei “ospiti” continuavano a crescere in modo esponenziale. In quelle prime occasioni iniziai a sperimentarmi in cucina, approfondendo sempre più la mie conoscenze su tecniche e prodotti. Quasi contemporaneamente venivo travolta da una grande passione per il mondo del vino; quindi il corso da sommelier e subito la voglia di sperimentarmi sul campo.


Il grande bancone all’ingresso, le pareti di bollicine, la cantina dei vini, l’accurata selezione di prodotti di gastronomia e all’ampio orario di apertura fanno di questo luogo un poliedrico avamposto del gusto da vivere in diverse fasi della giornata, ognuna con un proprio sapore. Ingrediente segreto? Lo staff di sala e cucina: giovane, capace, energico e motivato.

Accoglienza e convivialità sono gli ingredienti che fanno di questo locale un punto di riferimento importante per gli amanti della qualità nel piatto e nel calice. I tavoli ben distanziati costeggiano le pareti, mentre la cucina a vista luminosa apre una finestra sul lavoro appassionato di uno staff animato da una grande volglia di fare bene e meglio per 33 coperti, che diventano circa 50 nel dehors con la complicità della bella stagione.

Ho cercato di combinare la mia carriera di architetto con una prima attività di ristorazione, un’enoteca con cucina a Grottaferrata. In tutto questo non ho mai perso la voglia di imparare e tutt’ora mi avventuro in lunghi viaggi alla ricerca di cantine italiane, integrando di continuo il mio assortimento di etichette.


Il nome Porchetta e Bollicine è già una dichiarazione programmatica d’intenti che fonde tra loro i sapori strong e l’eleganza del perlage.

Il Bistrot e il Menu

Interessante e insolito il menu che proprone piatti di estrazione regionale. Messo a punto dallo chef Siriano Fidanza, la brigata di cucina è adesso composta da Luigi Basile e Giorgio Vanni, rispettivamente classe ’93 e 2001.

I piatti sono ben realizzati, i sapori tutti al loro posto. Buona la focaccia e i Tortelli ripieni di Porchetta, che sono già un’icona del locale e ripropongono in chiave creativa i sapori di “pane e porchetta”. A tal proposito, ricordate di sbriciolare voi la cialda di pane croccante che, oltre a verticalizzare il piatto ha una sua funzione specifica (ecco un suggerimento, oltre la “vela” meglio un “crumble di pane” per dare ad ogni boccone la propria completezza). Gustose le Pallotte Cacio e Ova, ricetta tipica della cucina abbruzzese piuttosto rara da trovare sul terriotorio romano; così come i Tonnarelli, cacio, pepe e pere, che riassumo nel piatto un detto contadino (“al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere”) e che donano all’accordo classico di “cacio e pepe” un twist di calibrata, insolita dolcezza. Poi c’è il Tonno del Chianti con misticanza di campo – nome prprio di ricetta toscana – che ha a sua volta i propri avi in Piemonte – che deriva dal fatto che la carne di maiale in seguito ad una lunga marinatura e cottura assume una consistenza simile a quella del tonno un colore nocciola chiaro, che accompagnata dalle note amare della misticanza. Anche la carne, lavorata in Tartare o servita in modalità Filetto rosmarino e senape, è di notevole spessore, nonchè cotta (al sangue) a mestiere con grande plauso dei carnivori.

Il Banco Gastronomia e l’Enoteca

Che sia per una spesa di qualità, un regalo enogastronomico, un pranzo veloce, un apertitivo, una cena, evento o degustazionie, l’obiettivo è quello di avvicinare il produttore ai clienti attraverso la narrazione del prodotto, così da offrire un’esperienza completa all’ospite, che riporterà a casa un valore aggiunto con sé.

I prodotti del Lazio sono i protagonisti del locale, da sua maestà la Porchetta di Vitaliano Bernabei – croccante, saporita, succosa, una delle migliori porchette italiane – ai formaggi e salumi artigianali di Grottaferrata e Bracciano, icone di sapore del territorio e portavoce di grande geniunità.

Ma l’intento del locale è doppio quanto esplicito a partire dal nome, ovvero portare avanti un interesse per la spumantistica, da quella tradizionale a quella sperimentale, valorizzando anche i metodi classici laziali, senza tralasciare le grandi denominazioni italiane e internazionali.

Nella grande parete di vini sarà possibile trovare vini locali, nazionali e distillati. E’ per questa strada che Porchetta e Bollicine si va affermando come punto di riferimento per i cultori del vino della zona e per chi ami trovare o portare icone di qualità.

Ma perché gli spumanti sono così ottimi con il cibo? Molto semplicemente perché mancano di tannino e hanno un’elevata acidità che “pulisce” il palato.

La Selezione di Cantina

La proposta enologica di Porchetta e Bollicine si basa su una selezione fatta con consapevolezza e accuratezza – racconta Valentina De Angelis, Direttore di Porchetta e Bollicine – con l’obiettivo di garantire una scelta ampia e completa al cliente e raccontare il patrimonio vinicolo nazionale e regionale, con alcune proposte estere.

Il focus della scelta delle etichette è l’onesta e il rispetto nei confronti della produzione in vigna e in cantina, per questo ci teniamo a degustarle personalmente. Spesso ci rechiamo direttamente presso le aziende per conoscere la loro storia, così da trasmetterla poi al cliente.

Oggi in scaffale contiamo circa 400 referenze, una selezione in via di sviluppo, con l’intento di turnarle. Non a caso l’assenza della wine list dà la possibilità all’ospite di passeggiare tra le etichette scoprendo territori e realtà d’eccellenza, scegliendo il vino più adatto per quella serata e per quei piatti, al prezzo di enoteca e non di ristorante.

Tutto questo accompagnato dalla nostra capacità di consigliare con entusiasmo, sia l’appassionato che il cliente più esperto, per garantire un percorso cibo-vino equilibrato, curato nel servizio e nella scelta del calice.

Gli Eventi

Tanti gli eventi in calendario. Tra i prossimi un percorso alla scoperta del barolo “il Re dei Vini e Il Vino dei Re” e Giovedì 15 febbraio, la “Divina Degustazione”: 2 tipologie di Super Porchetta a confronto, quella di Vitaliano Bernabei di Marino Laziale (RM) e quella di Roberto Cedrone a Casalvieri (FR) accompagnate da 4 Bollicine inedite, quelle di Marco Marrocco, Gabriele Magno, Cantina Morihcelli e Azienda Schiavella.

Porchetta e Bollicine

Via Vestricio Spurinna, 109 – Tel: 360-3058558

Aperto dal lunedì al sabato in orario 16-24. Chiuso la domenica

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Un percorso nuovo quello dell’Elegance Cafè, Jazz Club di Roma, pensato per coinvolgere gli ospiti con una proposta Musicale di qualità pensata da Daria Venuto, direttrice artistica, quella della Mixology supervisionata da Remo Proietto e quella di Cucina dello chef Marco Roselli che omaggia le ricette delle terre del jazz.

Cos’è il jazz e da dove nasce? Secondo alcuni, sarebbe l’americanizzazione di un’espressione francese in voga a New Orleans a cavallo tra XIX e XX secolo, secondo la quale “jass” deriverebbe dalla parola “jaser”, che significa chiacchierare, fare rumore. Nata nei campi e dai canti di lavoro degli schiavi, il jazz diventa presto musica da convidere e ballare per strada o nelle balere, per sfogare, sorridere, per evadere pur rimanendo nello stesso posto. Una musica di liberazione dal rigore classico, un richiamo alle sincopazioni della musica nera, basata sulla poliritmia africana e sull’autonomia espressiva. Il fatto che il termine per designare questa musica sia stato coniato a New Orleans è significativo, visto che è proprio nella città della Louisiana, crogiolo di razze e di culture.

Filosofia artistica e musicale che ricerca nella massima libertà espressiva la propria ragion d’essere, parte sempre da una melodia di fondo da cui, progressivamente, il musicista si distacca per creare, con ogni sua interpretazione, un universo armonico nuovo, ogni volta diverso.

L’Elegance Cafè Jazz Club imposta così le nuove coordinate del sapore tra musica live di alta qualità e una cucina che è un viaggio nelle terre del jazz.

Il jazz, mai uguale a se stesso, continua così a evolversi, “contaminandosi” con la musica etnica di tutto il mondo.

Proprio nel solco di questa caratteristica si aprono le infinite possibilità delle connessioni e dei parallelismi tra jazz e cucina. Nasce da qui il nuovo percorso dell’Elegance Cafè, Jazz Clu di Roma, pensato per coinvolgere i sensi con la proposta musicale di Daria Venuto, direttrice artistica, quella di Mixology supervisionata da Remo Proietto e il menu dello chef Marco Roselli che omaggia le ricette del jazz tra luci soffuse e atmosfere newyorkesi.

Nel Jazz Club di via Francesco Carletti 5, traversa di via Ostiense “all’ombra” della Piramide Cestia, potrete quindi sperimentare l’emozione di una serata all’insegna del live jazz caratterizzata da un contrappunto gastronomico che porta a Roma un mood davvero internazionale.

Parola chiave “contaminazione”, viaggio e scoperta, nella musica così come nella cucina he valica i confini nazionali, trasferendosi di continente negli Stati Uniti, nei paesi del Caribe, in Francia, includendo suggestioni della cultura creola e di quella africana,.

La proposta gastronomica dell’Elegance si divide in due formule:Drink e concerto” o “Cena e concerto”. La prima prevede una consumazione obbligatoria per assistere al concerto live, l’altra include eil costo del biglietto e permette di scegliere dalla carta, con ordine minimo di due pietanze.

LA CUCINA

Si entra così nel vivo della cucina a suon di musica, dal Torcione di foie gras, gel di ananas su clada di Pan Brioche, al French toast speziato, ricotta, albicocche, miele e bresaola di pesce spada passando per il Crab in green, un’insalata di granchio con cetriolo, mela verde e jalapeño, con alla base un gazpacho verde; o ancora il Clam chowder, uno stufato di fasolari con crumble di prosciutto di Parma, bacon e jalapeño: una zuppa che, nella sua formulazione originale, in passato veniva preparata dai pescatori del New England per affrontare i lunghi viaggi in mare.

Nel gioco di contaminazioni non mancano gli omaggi all’italianità, come nel Risotto gamberi rossi e spezie, preparato con speciali salse all’aglio nero e allo zenzero, Capesante, mandorle e purea di cavolfiore alla vaniglia. Si conclude in dolcezza, con una Peach pie, una torta con base di pasta frolla sabbiata con farina di mandorle fatta in casa e all’interno uno strato di curd al lime e pesche sciroppate e marinate con vino Porto, cannella e basilico; viene servita con uno sciroppo al Porto e pepe rosa e panna montata alla cannella.

Festività & Capodanno 2023

Fino all’8 gennaio 2023, l’Elegance Cafè Jazz Club, propone uno speciale menu degustazione dedicato alle festività natalizie (70 euro bevande escluse o 90 euro con degustazione di vini inclusa), per trascorre le sere di dicembre e gennaio tra piatti e suoni che riaccendono la magia del periodo.

Dopo l’entrée dello chef, si inizia dagli antipasti, con il Torcione di foie gras alla creola con gel di ananas e pan brioche e il Carpaccio di manzo con chimichurri e gel di zucca. Il primo piatto è una Lasagnetta di pulled pork, seguita dal Petto di faraona ripieno con salsa ai mirtilli rossi e purea di castagne. In chiusura dolce e rassicurante la Pumpkin an pecan nuts pie accompagnata da una selezione di Petit four.

Capodanno 2023

Per Capodanno 2023 Elegance Cafè abbina i ritmi dello swing alla cucina sofisticata con lo “S(w)inging the New Year”, titolo della serata che il 31 dicembre vedrà sul palco la formazione di Giulia Lorenzoni 4et e le sonorità tipiche della Golden Age del jazz.

Marco Roselli ha ideato due speciali menu associando la tradizione delle terre natie del jazz alla ritualità delle Feste natalizie.

Il primo, “All that jazz”, dopo l’entrée di benvenuto, prevede Ostriche gratinate, Tartare di manzo su osso e midollo e zabaione al whiskey, French toast speziato, foiegras e chutney di albicocche, Prosciutto di tonno al cajun – rigorosamente fatto in casa dallo Chef – e ancora, Tortelli di patate dolci, bacon e sciroppo d’acero e Filetto alla Wellington con salsa Périgueux a base di tartufo e marsala. Il secondo menu, pensato per i vegetariani e disponibile su richiesta anche in versione vegana – prende il nome di “Blue in green”: dopo l’entrée, insalata di mele, barbabietole noci e caprino, seguita dalla Patata al cartoccio, panna acida e tartufo nero. Si prosegue con Funghi selvatici alla creola in tempura e maionese allo champagne, per poi assaporare il caldo abbraccio di una Vellutata di topinambur, nocciole e taleggio. Nella versione vegetariana, i Tortelli di patate dolci, sono abbinati alle noci pecan e sciroppo d’acero e si conclude con il Cavolfiore arrosto cajun.

Entrambi i menu chiudono in dolcezza con il Panettone al cucchiaio, una variazione del tipico dolce natalizio proposto in due consistenze, spuma e crumble, abbinato a un gel allo zabaione e canditi.

Cena e spettacolo di Capodanno 2023 – “S(w)inging the New Year”. Costo: 170 euro con acqua + brindisi di mezzanotte (vino e drink esclusi).

IL COCKTAIL BAR E I CICCHETTI

Con il suo lungo bancone e gli scaffali ricchi di miscele homemade, il laboratorio di Remo Proietto è il palcoscenico in cui la mixology è protagonista. Il patron ha studiato una drink list eclettica, dal Mr. Negroni al Pink Provence – alcolico al punto giusto- dal goloso Haiti con cachaça, sciroppo alla cannella, ananas e passion fruit alla fresca intensità del Tiki Guana con rum chiaro e scuro, falernum alla nocciola, orange bowl, pompelmo rosa e maracuja. Non mancano oltre 300 etichette selezionate, di gin, whiskey e rum, tequila, vodka e mezcal, oltre agli amari, ai liquori, ai vermouth e perfino ai sakè. Tutto abbinato ai cicchetti, ovvero degli sfizi da gustare prima di cena o per spizzicare durante il concerto, come i Nachos con brandade di baccalà e paprika o l’Hummus di ceci al latte di cocco, curry madras e pane guttiao. A proposito, volete conoscere la programmazione musicale? Cliccate QUI!

Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma

tel. 06 57284458www.elegancecafe.it

Orario: aperto tutte le sere a cena, dalle ore 20. Inizio spettacoli ore 21.30.

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Si è chiuso ieri il grande evento del Gambero Rosso “Top Italian Food&Wine” in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Regione Lazio, Lazio Innova e Eur S.p.A.

Negli spazi d’avanguardia del Nuovo Centro Congressi di Roma, più comunemente conosciuto come “Nuvola di Fuksas”, un’intera giornata è stata dedicata alle eccellenze agroalimentari del nostro Paese con numerosi momenti di approfondimento tra cui la presentazione delle tre guide firmate Gambero Rosso Top Italian Food & Wine,Grandi Salumi e Berebene 2023, varie masterclass e una grande degustazione aperta al pubblico all’insegna del TOP del Made in Italy.

Prima dei Premi e delle Degustazioni, un Dibattito al quale hanno preso parte Esperti di questo nostro vasto settore e le Istituzioni politiche collegate, tra cui Francesco Lollobrigida il nuovo Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, che abbiamo intervistato.

Grande è stata l’affluenza del pubblico. Un pubblico sempre più interessato ad approfondire i contenuti dietro a un brand, più attento aleggere le etichette, più consapevole del valore della qualità del cibo e orgoglioso di scoprire le eccellenze del proprio Paese. 

Perché “Food&Wine” sono si due parole entrate nel linguaggio comune, ma sono anche due elementi essenziali per valorizzare l’identità territoriale e la biodiversità che rendono unica l’Italia. Proprio in merito a questo tema, nella mattinata di ieri, si è tenuto il Convegno “Roma e il suo territorio. Qualità dell’ospitalità e dell’offerta enogastronomica” un dibattito costruttivo sullo stato dell’arte del turismo della Capitale e su quanto l’offerta enogastronomica, che è diventata simbolo in tutto il mondo di italianità, possa fare leva e possa essere un volano per la promozione di prodotti e territori. 

Al convegno hanno preso parola Paolo Cuccia, Presidente Gambero Rosso; Luigi Salerno, Amministratore Delegato Gambero Rosso; Angelo Sajeva, Vice Presidente Gambero Rosso; Francesco Lollobrigida, Ministro Dell’agricoltura, Della Sovranità Alimentare e Delle Foreste; Alessandro Onorato, Assessore Grandi Eventi Sport Turismo e Moda Roma Capitale, Paolo Orneli, Assessore Sviluppo Economico, Commercio Artigianato, Università, Ricerca, Start Up e Innovazione Regione Lazio; Enrica Onorati, Assessora Agricoltura, Foreste, Promozione Della Filiera E Della Cultura Del Cibo; Pari Opportunità Regione Lazio; Alfredo Tesio, Presidente Gruppo Del Gusto Associazione Stampa Estera In Italia; Antonello De Medici, Group Director Of Operations  Rocco Forte Hotels; Onorio Rebecchini, General Manager Sheraton Parco de Medici Rome Hotel; Antonella Ferro, General Manager Courtyard Rome Central Park by Marriot; Francesca Tozzi, General Manager SIX SENSES; Stefano Di Niola, Segretario Generale CNA di Roma; Daniele Brocchi, Direttore Turismo e Cultura Assoturismo Confesercenti Roma e Lazio; Giuseppe Roscioli, Presidente Federalberghi Roma e Sergio Paolantoni, Presidente FIPE Confcommercio Roma.

Tra gli Esperti di questo nostro vasto settore e le Istituzioni politiche collegate, abbiamo intervistato Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare.

“È una manifestazione di successo durante la quale il cibo italiano si mette in mostra grazie al Gambero Rosso che mette insieme le eccellenze enogastronomiche del nostro territorio. Spesso sono piccoli produttori che hanno valorizzato un prodotto, o addirittura inventato, e sono stati capaci metterlo sul mercato e renderlo concorrenziale. Questa capacità italiana è quella che ci rende forti. Raramente l’Italia è competitiva per quantità ma siamo una super potenza della qualità. Questo dobbiamo difenderlo come valore, sia sul mercato interno, aiutando le nostre aziende a crescere e a essere promosse, sia nel mondo.

Arrivare nei mercati significa esportare di piu, significa far crescere la nostra economia, la nostra ricchezza per redistribuirla tra i piu deboli. Si cresce attraverso il sostegno all’impresa. Da piccole diventano medie e, a volte, grandi e grandissime. I prodotti nazionali vanno però anche difesi dalle tante aggressioni e pressioni di normative che tendono a standardizzare i prodotti allo scopo di abbassare il costo di produzione e accentrare il guadagno nelle mani di poche multinazionali. Dobbiamo batterci contro questo modello.

Dobbiamo scegliere strade che valorizzino le filiere corte, della qualità, dell’attaccamento a quei processi ai quali siamo abituati: rapporto forte tra uomo, ambiente e buon cibo che arriva sulle nostre tavole.

Cosa Pensa del Nutri-score, ovvero del sistema di etichettatura nutrizionale che usa a colori dal rosso al verde e una scala A-E per promuovere o bocciare gli alimenti?

Sulla vicenda del Nutriscore per fortuna, per ora, abbiamo fermato il problema. Tirammo fuori questa battaglia quanto Fratelli d’Italia era una piccola forza di opposizione. Portammo il Parlamento ad avere consapevolezza su ciò che stava accadendo. Si voleva, e si vuole, creare uno strumento che è simile a quello spettro colorato che si trova sulle lavatrici. Solo che l’uomo non ha il contatore. E non non possiamo calcolare l’effetto dei cibi sulle persone. Lo sa la scienza e lo sa la politica. E allora qual è l’elemento che si vuole inserire? L’elemento che con la scusa di alcuni caratteri che vengono applicati decide che il parmigiano fa piu male della diet coke, che le barrette proteiche fanno meglio all’organismo rispetto all’olio d’oliva. Delle frottole. Questioni che non c’entrano niente con l’informazione al consumatore. Dobbiamo spiegare cosa c’è nei prodotti poi è certo che gli eccessi fanno male di ogni cosa. Di parmigiano non ne puoi mangiare una forma intera ma la giusta quantità fa bene all’organismo. Basta guardare gli italiani quanto stanno in forma rispetto alle altre popolazioni che vorrebbero imporci un metodo per sapere come dobbiamo diventare migliori e crescere nel benessere fisico.

L’altra è la questione dell’etichettatura del vino. Il vino c’è da sempre. L’hanno cantato i poeti. Socrate diceva che se bevi con temperanza in piccoli sorsi, il vino stilla la stessa piacevolezza della rugiada al mattino. Lo diceva in un’epoca in cui il vino era conosciuto come un elemento che dava allegria ai convivi. Ecco oggi qualcuno vorrebbe scrivere sui vini “nuoce gravemente alla salute”.

Forse quelli che lo hanno scritto sono talmente astemi e talmente nemici di un prodotto così importante che le loro menti sono così obnubilate dalla voglia di aggredire la produzione tipica che non è delocalizzabile.

Certo tu fai diventare il vino una cosa che nuoce alla salute e magari fai bere bevande iper gassate come fanno in alcune nazioni specie nelle aree piu povere di quelle nazioni. Perché la verità è che se c’è una standardizzazione del cibo, chi ha soldi potrebbe permettersi produzioni di nicchia e d’elite, non come abbiamo ora. Mentre i poveri mangeranno schifezze. Questo è l’obiettivo di alcuni. Che le schifezze costino poco e facciano guadagnare le multinazionali. Lo vediamo negli Stati Uniti. Nei quartieri popolari trovi un tasso di obesità devastante. Noi non vogliamo avere una società che divide il mondo in ricchi e poveri. Per farlo dobbiamo dare sostegno alle imprese e proteggere i beni preziosi come quelli enogastronomici che abbiamo sotto ogni campanile. Il nostro è il territorio del Mondo che non per dimensione ma per numero di prodotti non è secondo a nessuno.

Cosa si può fare di concreto? Quali iniziative si possono mettere in campo per contrastare la contraffazione a livello mondiale?

Bisogna lavorare su ispezioni, lo fa il nostro ispettorato della qualità. Lo fa attivamente sul piano nazionale per evitare le sofisticazioni che danneggiano con una concorrenza sleale le nostre produzioni di qualità. Va fatto all’estero con normative che riconoscano i nostri prodotti a livello Europeo. Va fatto sulle piattaforme internazionali. Anche lì è stato attivato dal nostro ministero una collaborazione con i soggetti che immettevano sul mercato prodotti che richiamavano ai prodotti italiani ma che invece erano contraffazioni. Garantire la qualità fa bene all’impresa ma fa bene anche al consumatore finale.

Che ruolo hanno le Ambasciate e i centri culturali all’estero per la promozione del Made in Italy?

Noi abbiamo già attivato un necessario rapporto con gli altri ministeri come quello della sanità per contrastare l’arrivo in Italia della carne sintetica che, secondo noi, di carne non ha niente, e il latte sintetico. Quando parli con un allevatore di bovini o di ovini e ti dice “quello che mangia l’animale è il sapore del formaggio che assaggi”, ti spiega una filiera che non puoi riprodurre in un laboratorio o in un bio reattore in maniera pericolosa per l’ambiente e per la produzione ma anche per la nostra economia. Perché evidentemente un bio reattore lo metti dove è magari il costo del lavoro è inferiore o dove non hai bisogno di difendere l’ambiente. Le ambasciate e i consolati sono una grande occasione per la protezione dei cibi perché possono spiegare le particolarità dei nostri prodotti e magari farli assaggiare. All’estero ricercano il buon cibo italiano e riuscirlo a valorizzare è una buona occasione per tutti, soprattutto per i giovani che decidono di investire su questo settore.

I Prodotti con il bollino della Settima edizione di TOP ITALIAN FOOD 2023

VALLE D’AOSTA

Composta di fragole ALPENZU; Salsa Barbecue ALPENZU; Salsa Ketchup ALPENZU

PIEMONTE

Kefir biologico di capra BIOBRUNI; Burro di capra biologico BIOBRUNI; Uova biologiche CASCINA MANA; Ketchup classico biologico CEREAL TERRA; Grissini H2O  IL PANATÈ MARIO FONGO; Grissini stirati classici IL PANATÈ MARIO FONGO; Composta di fragole con zucchero di canna MARIANGELA PRUNOTTO; Grissini piemontesi classici stirati a mano MASTRO CESARE ANTICO FORNO PIEMONTESE; Passata di pomodoro NIASCA PORTOFINO; Sua Eccellenza la Nocciola CAFFAREL

LIGURIA

Pesto genovese classico ARTIGIANA GENOVESE; Grana Padano Dop Riserva CASEIFICIO ALBERTI; Pesto Genovese Classico PESTO ROSSI 1947; Lardo con basilico genovese Dop SALUMIFICIO ALBINO CHIESA

LOMBARDIA

Gelato alla crema CASCINA BIRAGA; Burrata  CASEIFICIO PUGLIESE – MOZZARELLA MIA; Aceto di vino rosso GALLETTI; Bresaola Zero® GIÒ PORRO; Bresaola primitiva bio PAGANONI; Carnaroli Classico RISO POZZI; Salame di Varzi Dop Filzettone  VECCHIO VARZI

VENETO

Riso Carnaroli “Pila Vecia” ANTICA E RINOMATA RISERIA FERRON; Speck di Asiago FIOR DI MASO 1887 – CA.FORM; Blu ’61 LA CASEARIA CARPENEDO; Prosciutto Cotto “L’Arroganza” MEGGIOLARO; Panettone Classico OLIVIERI 1882; Coscia Cotta OPIFICIO 1899 VERONA

TRENTINO – ALTO ADIGE

Speck puro MACELLERIA CIS

FRIULI -VENZIA GIULIA

Panettone classico DALL’AVA BAKERY; Grissini stirati a mano DALL’AVA BAKERY; Biscotti alla mandorla DALL’AVA BAKERY; Prosciutto Fumato DOK DALL’AVA; La Regina di San Daniele FRIULTROTA; Prosciutto cotto nazionale il Praga con osso MORGANTE

EMILIA – ROMAGNA

Miele di acacia APICOLTURA CAZZOLA; Miele di girasole APICOLTURA PANCALDI LARA; mascarpone artigianale Valsamoggia CASEIFICIO VALSAMOGGIA; tortellini  Valsamoggia CASEIFICIO VALSAMOGGIA; SALAME FELINO IGP CAVALIER UMBERTO BOSCHI; Carciofini interi sott’olio CONAD; Taralli pugliesi con olio extravergine di oliva – SAPORI E DINTORNI CONAD; Nocciole Piemonte IGP tostate – SAPORI E DINTORNI CONAD; Prosciutto cotto “San Giovanni” COTTO CAPITELLI; Prosciutto di Parma Dop Galloni 24 mesi Etichetta Oro GALLONI; Coppa Piacentina DOP GIORDANO; Tortellini bolognesi GRATIFICO L’ ARTE DELLA PASTA DI BOLOGNA; Prosciutto di Parma DOP 24 mesi PIO TOSINI; Canossello – Culatta di Canossa  SALUMIFICIO GIANFERRARI – I SALUMI DI CANOSSA; Prosciutto di Parma Dop 24 mesi Gran Tanara TANARA GIANCARLO

TOSCANA

Crema Nocciola Fondente AMEDEI; Ragù di carne chianina BOSCOVIVO – LE RICETTE DI CATERINA; Pecorino Romano 9 mesi “Deroma” CASEAREA AGRI IN; Stracchino “Deroma” CASEAREA AGRI IN; Panettone Premium Classico CORSINI BISCOTTI; Cantucci Toscani IGP alle mandorle CORSINI BISCOTTI; Fette Biscottate senza zucchero aggiunto CORSINI BISCOTTI; Pepe 4 stagioni in grani DROGHERIA E ALIMENTARI S.P.A.; Panforte di Siena Igp Margherita FIORE 1827; Prosciutto da cinta senese Dop Maestà 24-30 mesi RENIERI DIGAR

MARCHE

Confettura del Cardinale – Visciole LE CANTINE DEL CARDINALE

UMBRIA

Prosciutto di Norcia IGP PATRIZI

LAZIO

Pralina Terra del Meridione BELLANTONI; Ketchup classico CALVE’; Ketchup -50% zuccheri CALVE’; Corallina San Rocco CIBARIA; Patatine “stile fatte a mano” CRIK CROK; Yogurt compatto bianco da latte nobile FATTORIA LA FRISONA; Guanciale FIORUCCI; Crema di Grom GROM; Gelato Grom GROM; Biscotti cioccolato mandorle e uvetta I BISCOTTI DI BELE; Pepy-Ta biscotto al cioccolato con sale rosa dell’Himalaya MONDO DI LAURA; Porchetta di Ariccia Igp Tronchetto LEONI ISABELLA; Cedrata LIMORI BEVANDE; Spuma LIMORI BEVANDE

ABRUZZO

Miele Di Agrumi Bio Linea Gourmet ADI APICOLTURA; Passata di pomodoro artigianale CIRO FLAGELLA

MOLISE

Carciofini in olio evo OROMINERVA; Passata di pomodoro artigianale OROMINERVA

CAMPANIA

Linguine 28 PASTAI; Colomba “Venus” al gusto pistacchio e amarene GRAN CAFFE ROMANO; Zamponero MACELLERIA CILLO; Würstel Il Marchigianotto MACELLERIA CILLO; Ragù della nonna MACELLERIA CILLO; Mozzarella di bufala MINICASEIFICIO COSTANZO; Paccheri di Gragnano Igp PASTIFICIO DEI CAMPI; Fusillo Avellinese Pastificio Graziano srl; Carciofini RAIMO; Yogurt della dispensa di San Salvatore SAN SALVATORE 1988 – LA DISPENSA; Pelato San Marzano Dop SOLANIA

PUGLIA

Burrata Di Andria Igp CASEIFICIO SIMONE; Mozzarella CASEIFICIO SIMONE; Taralli artigianali fatti a mano DANIELI IL FORNO DELLE PUGLIE SRL; capocollo di Martina Franca di suino nero pugliese SALUMI MARTINA FRANCA

CALABRIA

Nduja di Nero di Calabria NERO DI CALABRIA

SICILIA

Filetti di tonno rosso del Mediterraneo ANTICA TONNARA DI FAVIGNANA DI ANTONIO TAMMARO; Filetti di Ventresca di tonno rosso del Mediterraneo ANTICA TONNARA DI FAVIGNANA DI ANTONIO TAMMARO; Colomba al pistacchio BONFISSUTO; Il panettone alla ciliegia e fragolina FIASCONARO; Porchetta di suino nero dei Nebrodi IL VECCHIO CARRO; Chinotto Bio TOMARCHIO BIBITE

SARDEGNA

Giglio Sardo Extra ARGIOLAS FORMAGGI; Miele di corbezzolo: dimòniu AZIENDA APISTICA ROBERTO ARRU; Granduca Di Mandas CASEIFICIO ANTONIO GARAU DAL 1880; Reginette ESCA DOLCIARIA; Riso Carnaroli Classico RISO PASSIU; Riso Gange RISO PASSIU; Riso Thai Aromatico RISORISTANO; Savoiardone di Sardegna TIPICO – LA BUONA SARDEGNA

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Un singolo QR code come strumento di informazione su indicazioni nutrizionali, lista degli ingredienti e gestione degli imballaggi. E’ la nuova iniziativa di U-Label – piattaforma europea per vini e spirits . che collabora con Giunko e fornisce digitalmente anche le informazioni sullo smaltimento degli imballaggi in Italia.

Dal 1° gennaio 2023 sarà obbligatorio. I vini e gli spirits immessi sul mercato italiano avranno l’obbligo di informare i consumatori sull’identificazione e la classificazione degli imballaggi ovvero sulla natura dei materiali di imballaggio utilizzati e sul loro smaltimento. Le autorità italiane consentono ai produttori di fornire queste informazioni digitalmente attraverso un’etichetta elettronica, accessibile scansionando un QR code sulla bottiglia.

Ed ecco la novità. Grazie alla collaborazione tra U-Label e Giunko, software house specializzata nei big data che ha creato la prima ETICHETTA AMBIENTALE DIGITALE dei prodotti di consumo, il QR code conterrà sia la dichiarazione nutrizionale e l'elenco degli ingredienti (forniti dalla piattaforma U-label) sia le informazioni sullo smaltimento di tutti i componenti dell'imballaggio (fornite da Giunko). Poiché in Italia le regole sulla raccolta differenziata cambiano da città a città, il QR code fornirà informazioni geo-localizzate per ogni prodotto, in modo da trasmettere le informazioni corrette, ovunque. 

Vittorio Cino, Direttore Generale Federvini, sottolinea: “La partnership tra U-label e Giunko incarna l’impegno del settore per una comunicazione corretta e trasparente, ponendolo all’avanguardia nell’industria agroalimentare. Siamo impegnati a sostenere questa straordinaria iniziativa di innovazione e sostenibilità che rappresenta una pietra miliare nella trasparenza alimentare ed è motivo di grande orgoglio per la nostra filiera. Infine, una maggiore trasparenza favorisce il dialogo e la fiducia tra produttore e consumatore, una maggiore conoscenza dei prodotti e una maggiore consapevolezza nelle scelte personali.”

“La digitalizzazione dell’informazione è una straordinaria opportunità e un gioco a somma positiva per i mondo produttivo e consumatori – ha rimarcato il Segretario Generale di Unione Italiana Vini Paolo Castelletti  – Fin dall’attuazione della norma sull’etichettatura ambientale abbiamo chiesto alle autorità nazionali di aprire a questa innovazione per semplificare la vita alle imprese e abbiamo ritenuto utile offrire un strumento digitale unico alle imprese, mediante U-Label, per rispondere a due importanti cambiamenti normativi attraverso un singolo QR Code. Siamo ottimisti che questa best practise possa continuare a livello europeo per la sfida al futuro della comunicazione al consumatore dei prodotti vitivinicoli”.     

Commentando il progetto U-Label & Giunko, Ignacio Sanchez Recarte, Segretario Generale del CEEV, ha dichiarato: “Si tratta di un passo importante per l’espansione e il potenziamento della nostra offerta di e-label. Per la prima volta, i consumatori possono beneficiare di una soluzione di etichettatura digitale integrata che fornisce sia informazioni sul contenuto nutrizionale e sugli ingredienti di un prodotto, sia informazioni personalizzate sul contenuto riciclato, sul corretto smaltimento e sul potenziale riutilizzo dei materiali di imballaggio utilizzati.”

Ulrich Adam – Direttore generale di spiritsEUROPE – ha aggiunto: “Le norme europee e la legislazione italiana sull’etichettatura digitale dei vini e delle bevande spiritose dimostrano che le etichette elettroniche funzionano e sono destinate a rimanere. Chiediamo alla Commissione europea di autorizzare e regolamentare le etichette digitali per tutti i prodotti alimentari e le bevande nella prossima proposta di regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori. Inoltre, chiediamo agli Stati membri dell’UE di seguire l’esempio italiano e di consentire l’uso di soluzioni di etichettatura digitale per fornire ai consumatori informazioni specifiche sul packaging e sul corretto smaltimento degli imballaggi.”

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Da NAKAI a Roma, ristorante d’Oriente all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno Giapponese si festeggia seguendo un rituale antico e di grande fascino. 7 portate, 7 pietanze, 7 ingredienti portafortuna, ognuno per i primi 7 giorni dell’anno, i più importanti per conquistare i favori della fortuna per una lunga vita, un 2023 fecondo e ricco di soddisfazioni.

A mezzanotte del 31 dicembre, i templi buddisti di tutto il Giappone suonano la campana 108 volte per simboleggiare i 108 peccati umani, nella credenza buddista, e per liberare quindi i giapponesi dai 108 desideri terreni che impediscono loro di raggiungere la felicità.

Dopo i rintocchi, i primi momenti tra 31 dicembre e 1 gennaio sono da celebrare con grande cura. Perchè il Capodanno è una delle feste più importanti per il Giappone, un passaggio importante che contiene in sè una grande energia da sprigionare e da distribuire su l’intero Anno Nuovo brindando con l’“otoso” (un tipo di sake).

Se anche Voi siete affascinati da questa atmosfera di carica di suggestioni e buone speranze, da Nakai, giovane ristorante giapponese all’ombra della Cupola di San Pietro, il Capodanno si festeggerà così, seguendo un rituale antico e di grande fascino.

Cominciamo dalle basi. L’Osechi Ryori (お せ ち 料理 ) è il termine che raggruppa tutti i cibi tradizionali che si gustano durante le feste del Capodanno in Giappone. Generalmente vengono serviti una scatola di forma quadrata, jubako, simile ad un bento box, che contieni cibi che hanno un significato di buona fortuna in un aspetto della vita.

Da Nakai il rituale prevede 7 scatole di legno laccato nero (jubako) di varia grandezza, impilate una sull’altra, nelle quali scoprire di volta in volta sorprese e sapori.

Sono cibi di varia consistenza, fragranza e temperatura, perché la cucina non è solo sushi e sashimi, tutt’altro.

Ma quale l’origine di questa tradizione antichissima?

La storia nnara che le donne giapponesi arrivassero a fine dicembre spossate dalla stanchezza. Per riservarsi degli scampoli di riposo per i primi giorni dell’anno, iniziavano per tempo a preparare 7 portate simboliche, cucinate e pronte da consumare in famiglia durante la settimana successiva, conservate in bellissime scatole in lacca nera, le cosiddette oju o jubako.

Nulla era riservato però al caso. Ogni piatto doveva contenere un ingrediente propiziatorio, buon viatico per i 365 giorni a venire.

A riproporre il suggestivo rituale nel suo locale, ideato insieme ai soci Luca Salari e Cristina Longobucco, ci pensa oggi Koji Nakai, 38enne quanto brillante chef giapponese che si sente “romano al 100%”.

La sera del 31 dicembre – primo Capodanno del nuovo ristorante – ha ben pensato di festeggiare l’importante passaggio riportando a Roma la bella e affascinanet ritualità delle Terre d’Oriente, pensando ogni pietanza attorno ad ingrediente kou un (portafortuna).

Quali sono gli ingredienti del Buon Auspicio e Cosa rappresentano?

Sono 7 e sono il gambero, con la sua forma ricurva ricorda la gobba portata dalla vecchiaia e per questo emblema di lunga vita; le uova di pesce sono auspicio di fecondità e numerosa discendenza; i fagioli sono simbolo di salute e ricchezza; la ricciola, pesce prezioso, assicura promozioni e successo professionale così come il pesce fritto in generale – poiché i pesci venivano usati storicamente per fertilizzare il campo di riso – e diviene quindi simbolo di un raccolto abbondante; il kumquat, con il suo colore carico di energia augurio di una “fortuna d’oro”; il baccalà, pesce disidratato che una volta bagnato raddoppia dil suo peso, incarna l’abbondanza; e il granchio, che con le sue grandi chele muovendosi su e giù, sblocca le energie positive.

Il Menu di Capodanno

VERSO IL MARE
Scampi crudi con caviale nero
Tartare di tonno con tartufo nero
Ceviche di ricciola con edamame e kumquat
Salmone marinato e uova di salmone
VERSO IL FUOCO
Fritto cremoso di baccalà ricoperto di panko
Armonia – fiori di zucca in tempura ripieni di cacio e pepe
Capesante avvolte con pasta kataifi
Petto d’anatra
VERSO L’ORIENTE
Bao – pane cotto al vapore con tonno in panko, astice e insalata di cavolo
Sushi mix
Nigiri misti – Uramaki
Black cod saikyou yaki
DOLCE
Banana avvolta in pasta kataifi con gelato di mandorle e cioccolato
al caramello


Ad accompagnare i piatti una vasta scelta di saké, da abbinare di volta in volta, come tradizione vuole. Il tutto all’insegna dell’armonia, principio cardine nella filosofia orientale e del locale.

Il 2023 secondo il calendario d’Oriente sarà anche l’anno del Coniglio d’Acqua. Non mancheranno le sfide. L’importante è non perdere mai la pazienza e soprattutto imparare a vedere ogni ostacolo come un’opportunità. L’elemento di questo prossimo anno, l’Acqua, dovrà essere d’ispirazione: in cinese c’è un proverbio preso dal “Libro del Dao” (il Daodejing) che recita 上善若水 (shàng shàn ruò shuǐ) e significa “l’ideale è essere come l’acqua”…che è vitale per tutte le cose del mondo e che trova sempre un modo per scivolare tra le cose delle vita.

Koji Nakai, un giapponese-romano e viceversa

Autore di questo Capodanno Extra-ordinario è lo chef Nakai, rispettoso dello stile e delle consuetudini del Sol Levante (Washoku, la cucina nipponica, è Patrimonio Unesco) e che, fonde con destrezza elemnti di Gappone din puezza con quelli più nostrani, ma non chiamatela fusion.

Lo chef e la sua brigata trattano gli alimenti, in special modo il pesce, con pratiche tutte orientali, purificandoli con soluzioni saline a seconda della loro provenienza. Tutti i piatti sono costruiti sul pentagono del gusto – sapiente miscela di amaro, dolce, salato, acido e umami (il quinto gusto saporito) – così tipico della cucina giapponese, di cui il sushi è solo una delle espressioni più note.

Il vivere in Italia mi ha dato più libertà, slegandomi dallo stretto rigore giapponese, spiega chef Nakai.

Pur rispettando la tradizione, mi piace utilizzare anche ingredienti italiani che a casa non esistono, come ad esempio il formaggio, le olive e le acciughe… per non parlare del pomodoro, un umami naturale al 100%. Come mi considero? Un romano-giapponese a tutti gli effetti. E infatti i noodles all’amatriciana mi vengono benissimo.

Ben lontano dai “sushi pasticciati”, Koji Nakai ha trovato la sua strada di sapore, “affascinato dal relazionarsi amichevole e caldo dei romani”. Ecco quindi apparire in carta, accanto ai classici ravioli giapponesi niku gyoza, alla tartare di tonno rosso maguro e a una infinita varietà di nigiri sushi, anche una carbonara japanese style, polpette ripiene di ragù di polpo e uramaki con top di burrata, pomodori secchi e pesto di olive, tempura di fiori di zucca con ripieno di cacio e pepe, preparazione quest’ultima talmente riuscita da essere stata battezzata “Armonia” e che ritroverete nel Menu di Capodanno.

NAKAI
via di Santa Maria alle Fornaci, 14 – Roma
06 5133215
nakairoma.com @nakairoma – anche sushi bar e delivery

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Siamo nel centro di Roma, protetti dalla possenza del Colosseo, dove la cosiddetta “cucina per turisti” diviene trappola per alcuni e freno alla conoscenza di nuovi luoghi per altri. Nel dedalo di strade del rione Celio Giancarlo Pragliola, ex-farmacista romano appassionato di ristorazione, patron de “il Bocconcino”, cambia rotta decidendo di puntare sulle antiche ricette romane e laziali da custodire, e su due “menu storici” ogni giorno a disposizione degli ospiti; perché la cucina è soprattutto cultura collettiva e racconto del nostro passato. Scopriamo di più.

Un insieme di ricette semplici, spesso preparate con ingredienti di recupero, che nascono dal popolo per il popolo. Perchè Roma è stata per molti secoli un crocevia di civiltà e culture di ogni genere che si sono intrecciate a quella capitolina dentro e fuori la cucina. Ogni piatto, quindi, è il risultato di un melting-pot che ha portato a tavola piatti dai sapori intensi e genuini delineando i confini di una cucina ricca e povera al contempo.

Il Bocconcino, tra le tante (tutte) le strade che portano a Roma, decide di percorrere fedelmente la via della “Cucina di un tempo”, tra rotonde di ricette popolari e bivi inattesi di pietanze poco note ma non meno accattivanti. 

Siamo nel centro di Roma, all’ombra del Colosseo, qui dove la cosiddetta “cucina per turisti” diviene trappola per alcuni e freno alla conoscenza di nuovi luoghi per altri. Giancarlo Pragliola, ex-farmacista romano appassionato di ristorazione, decide di fare la differenza e di puntare tutto sulla antiche tradizioni gastronomiche da riscoprire e preservare, perché la cucina è, prima di tutto, cultura e racconto del nostro passato.


Qui è nato il “KM buono”, ovvero il nostro personale e unico concetto di cucina. Quando il “km zero” e il “km buono” coincidono, allora abbiamo il “km perfetto”, cioè un piatto dove storia, cultura, eccellenza della materia prima e freschezza coincidono; racconta Giancarlo.

Il nome è già tutta una promessa: il “Bocconcino” è anche lui una specialità della cucina romana – una pallina di ricotta infarinata e fritta – e anticipa ciò che troverete in menu. Ovvero una selezione stagionale di ricette casalinghe di cucina romana e laziale recuperate dagli antichi testi culinari che riempiono le case e gli scaffali degli amanti della Cucina: Ada Boni (Il Talismano della Felicità, in copertina), Pellegrino Artusi (La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene), Livio Jannattoni (La cucina romana e del Lazio in 400 ricette tradizionali).

Ngozzomoddi, tordo matto, fettuccine con ragù di rigaglie di pollo, anatra alla Cesanese e animelle al Marsala, sono infatti i protagonisti delle tavole di questo locale che abita le mura storiche di una vecchia stazione di posta per i pellegrini della Basilica di SS. Quattro nel rione Celio a Roma.

Aperto dal 2004, nel 2022 “Il Bocconcino” a Via Ostilia, 23 ha optato per un look più moderno, più coperti, “piatti introvabili” quanto generosi, un forno per sfornare pizze di alta qualità tra specchi antichi e il grande bancone in legno che ricorda le osterie di una volta, inclusa la grande lavagna per i piatti del giorno.

Il Menu Calendario de “Il Bocconcino”

Nelle vecchie osterie e trattorie di Roma le cose erano (molto) diverse. Ad esempio non esisteva il menu. Semplicemente perché non ce n’era bisogno. I clienti sapevano perfettamente cosa si serviva a seconda del giorno della settimana: nasceva così il famoso ‘menu calendario’ e ovviamente la proposta corrispondeva a quello che il mercato offriva in quel giorno.


Massaie e cuochi cucinavano gli stessi piatti negli stessi giorni canonici e i clienti si aspettavano di trovare in osteria esattamente i sapori che gustavano a casa.

Il Bocconcino, amante della storia gastronomica di Roma, propone una carta strutturata in due parti: una classica stagionale e una costruita secondo il concetto del menu calendario, con dei fuori menu a rotazione giornaliera (basta consultare la lavagna appesa all’interno del locale).

Martedì e il venerdì il baccalà con i ceci e i pesce azzurro; il giovedì gli gnocchi (piatto sostanzioso ed economico per affrontare al meglio il venerdì ‘di magro’); il sabato la trippa (come da tradizione testaccina); la domenica arrosti e lasagne per celebrare il giorno di riposo; per poi ricominciare la settimana il lunedì, giorno di avanzi, con ricette come il bollito alla picchiapò o le polpette.

L’altra parte del menu comprende sempre piatti della tradizione romana e laziale: sia i grandi classici – come carbonara, amatriciana e cacio e pepe qui interpretate con le materie prime eccellenti del territorio – sia i cosiddetti piatti introvabili della cucina laziale dimenticata, quelli costruiti attraverso un lungo lavoro di ricerca fatto sulle ricette romane tradizionali di testi culinari di grandi autori sopra citati. In questo modo le ricette romane vengono presentate nella loro veste ‘primordiale’ e originale, non in quella modificata negli anni.

Qualche esempio? Animelle al Marsala, la Coratella alla moda umbro-laziale, le Polpette di bollito e mortadella con salsa verde, Supplì ‘storico’ con le rigaglie di pollo e Tagliolini con ragù di anatra e timo.

In ogni piatto, grande è l’attenzione riservata alle materie prime e alla carne, proveniente solo da allevamenti coscienziosi.

La carta dei vini è realizzata in collaborazione con Trimani con prevalenza di vini laziali – come il Cesanese DOC di Damiano Ciolli – con una predilezione per le piccole cantine. Non manca una selezione di etichette da tutta Italia.


Il Bocconcino: Colazione e Aperitivo

Dalla prima colazione – fino alle ore 12.00, con torte, crostate fatte in casa e i famosi croissant di Casa Manfredi realizzati dalla pastry chef Giorgia Proia – passando per il pranzo e proseguendo con l’aperitivo – composto da calice di vino, bollicine, cocktail, tagliere di salumi e formaggi del territorio DOL – fino alla cena, l’offerta de Il Bocconcino è pensata per tutti e per tutte le piacevoli ore della tavola.

Il Bocconcino

via Ostilia 23 – 00184 Roma
lun – dom 8.30/23.00
chiuso il mercoledì
T. +39.0677079175

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Senza dover arrivare in Inghilterra, a Roma esiste un luogo esclusivo dove il rito del tè torna in auge in un Salotto di Alta Pasticceria, rifugio privilegiato per chi non smette di cercare angoli di sofisticata tranquillità, lontani dai ritmi metropolitani.

A pochi passi da Piazza del Popolo, nel boutique hotel del Gruppo The Pavillons Hotels & Resort, primo in Italia ad ospitare un Dessert Restaurant & Bar, “Velo” e il suo nuovo Pastry Chef Andrea Cingottini ci svelano la loro Dolce Rivoluzione all day long.

“E’ sempre l’ora del tè” ricordava il Cappellaio Matto ad Alice seduta alla colorata tavola moltiplicata da tazze, alzatine e teiere fumanti nell’enigmatica trasposizione cinematografica di Walt Disney del celebre romanzo del 1865 di Lewis CarrollAlice in Wonderland“. E non aveva tutti i torti, a patto che si tratti di un buon tè, meglio ancora se servito in una luxury lounge accompagnato da ricercati bon bon.

Regalo al mondo della civiltà cinese, l’uso e i cerimoniali del tè sono legati a tradizioni d’Estremo Oriente rielaborate da diversi Paesi e divenuti simboli di identità nazionale per alcuni di loro. Noto l’esempio di India, Turchia, Giappone, Marocco e, chiaramente, del Regno Unito e dell’Inghilterra, dove il tè pomeridiano, l’afternoon tea vittoriano, diviene un cerimoniale aristocratico servito in preziose porcellane, tra posaterie d’argento, torte, scones e mini-sandwiches.

Senza dover arrivare in Inghilterra, a Roma esiste un luogo dove il rito del tè torna in auge; un salotto di alta pasticceria che diventa un rifugio privilegiato per chi non ha smesso di cercare la tranquillità di una pausa lontana dai ritmi metropolitani, sempre più concitati.

Su Via del Corso infatti, sul tracciato di una delle strade più iconiche della città, traPiazza del Popolo, Piazza di Spagna e Ara Pacis, al primo piano di un palazzo ottocentesco – realizzato dal famoso Architetto Giuseppe Valadier – le sale di Velo, del The First Roma Dolce del circuito The Pavilions Hotels & Resorts (ne avevamo parlato qui al suo esordio) offrono un gentile rifugio agli ospiti dell’hotel, a viaggiatori e romani alla ricerca di qualcosa di esclusivo.

Le stagioni di Velo e la sua offerta all day long

Tra marmi ricercati, materiali di design e arredi color caramello, il menu all day accoglie gli ospiti dalle 7:00 alle 11:00 con una colazione (solo su prenotazione per chi non soggiorna in una delle sue 29 camere e suite) ampia e colorata, che accontenta tutti i palati spaziando dalle gioie del breakfast continentale a quelle della classica colazione italiana avvalorata da una carta di uova pochè, omelettes, pancakes e waffles, spremute, caffè, selezioni di eccellenze casearie – come i formaggi dei Fratelli Pira, quelli di Radichino, il burro Manteca pugliese (cuore di burro avvolto da scamorza) e ricotta di bufala del Caseificio Costanzo – oltre ai salumi nostrani, porridge con cereali, confetture extra i meravigliosi mieli e polline di Giorgio Poeta.

A partire dalle 13:00 fino alle 22:00 è il momento della pasticceria salata e dei piatti del ristorante che spaziano dal club sandwich alla pizza passando per gli omaggi alla romanità, come Cacio e Pepe e Pollo alla cacciatora accompagnati dalla carta dei vini curata dalla Cantina del ristorante bistellato Michelin “Acquolina”, con una proposta dedicata anche agli Champagne e ai vini dolci.

L’Afternoon Tea di Velo, Salotto di Alta Pasticceria a Roma

Ma, la stagione invernale da Velo ci parla soprattutto delle gioie dell’Afternoon Tea, servito “classico” con finger sandwich, piccola pasticceria e biscotteria, o “personalizzato”, ovvero con la possibilità, oltre alla scelta di un pregiato tè, di comporre un’alzatina con biscotteria secca, selezione di mignon, pasticceria salata e monoporzione a scelta.

Mentre la “Carta dei tè” comprende 22 infusi – tra cui “Tè bianco e petali di rosa”, Karkadè o Matcha -ampia e golosa è anche “la Carta delle cioccolate” che annovera cioccolati al rum, nocciola o al caffè (esclusivamente con cioccolato peruviano lavorato in un’azienda locale) incluse praline al tè jasmine o tè verde.

Ma Velo, Salotto di Alta Pasticceria, propone anche un’innovativa drink list a cura di Luigi Traettino, Restaurant Manager e Direttore di Sala il quale, esperto di miscelazione, ha realizzato dei signature cocktails fondendo il mondo degli infusi con quello dei drink. Ne sono esempio il “tè jasmine miscelato con vodka, sciroppo di zucchero e succo di limone” e il “Gin tonic e Karkadè”.

Pensati per risvegliare l’inizio della serata, i signature by Velo sono la colonna portante dell’aperitivo che ogni giorno, dalle 18:00 alle 20:00, attende gli ospiti interni ed esterni alla struttura con giochi di palato tra dolce e salato.

La Dolce Rivoluzione di Andrea Cingottini, Resident Pastry Chef

Tante le novità a cura del Resident Pastry Chef Andrea Cingottini. 26 anni, importanti esperienze alle spalle – Accademia di Pasticceria, Acquolina (ristorante 2 stelle Michelin del gruppo The First) – idee chiare, colore, nuova energia e tanta voglia di fare bene: conosciamolo meglio.

Sereno, sicuro di te stesso e delle tue capacità, Andrea, cosa c’è dietro di te e cosa vedi davanti a te?

Dietro di me ci sono 3 anni di Acquolina. Da otto mesi sono qui e abbiamo cercato di azzerare tutto per dare una nuova impostazione e una nuova continuità a questo bellissimo progetto.

In cosa si caratterizza la proposta di Velo?

Velo è un Salotto di Alta Pasticceria che aggiorna il menu con le stagioni, uan grande differenza con la linea di Acquolina, che è a sè, ed è una linea di pasticceria che si lega ai concetti portati avanti dalla filosofia di cucina dello Chef Daniele Lippi. Da Velo abbiamo una maggiore autonomia espressiva, che ci consente di creare, di sperimentare.

La nostra proposta infatti è ridotta ma di grande qualità. Vista l’esclusività del luogo, puntiamo tanto sulle idee, sugli abbinamenti, sulle materie prime.

Ti riferisci al menu come fosse un ristorante, in verità si parla di pasticceria…

Si, è vero. Sarà perchè questo luogo è diverso, perchè abbiamo dolci al piatto e un’attenzione per i diversi momenti della giornata che sono la nostra esclusiva e che cerchiamo di valorizzare con un tocco di zucchero cercando di mitigare quel confine tra dolce e salato.

26 anni e Pastry Chef di una struttura prestigiosa. Nel tuo cassetto, oltre a misurini, spatole e sac à poche, ci sono altri sogni?

Il mio sogno nel cassetto cambia, si aggiorna. Adesso è quello di prendere saldamente le redini di questo posto. Velo era il mio obiettivo ed essere qui è il mio traguardo, la soddisfazione sarà elevarlo e dargli quello sprint che gli mancava.

Quali sono le proposte del menu della stagione Autunno-Inverno?

Tra le proposte d’autunno il “Finto Maritozzo”, ovvero il Maritozzo al contrario. Abbiamo messo il maritozzo nella panna realizzando una mousse di maritozzi con un vero maritozzo, piccolissimo, all’interno. Mi piace giocare con i simboli di Roma creando mix tra elementi legati alla romanità riletti in chiave moderna.

Come chiami i tuoi dolci?

Io non do nomi ai dolci.

Mi limito ad elencare gli ingredienti. Solo in due casi ho fatto un’eccezione: per il “maritozzo moderno” – per sottolineare la differenza con quello classico – e per la “Bocca della verità”.

Al romano serve per capire la differenza e l’evoluzione, al viaggiatore per mantenere il contatto con la tradizione e con i simboli della città.

Tra dolci più identificativi in carta infatti troviamo: la Bocca della verità (crostatina di frolla con confettura di visciole, mousse di ricotta di pecora), il Maritozzo moderno, una rielaborazione al contrario del classico dolce romano (mini maritozzo di 7 g bagnato da una mousse a base di infusione di maritozzi tostati, con uva passa e arancia candita, ricoperto da glassa al caramello), Classico Montblanc; Millefoglie XL; Tarte Tatin; Cheesecake al Tè Matcha e mandarino; la Monoporzione con cuore di mele a dadini, gel di mela e mousse con infusione alla camomilla; Miele, ananas e zenzero; mousse con miele millefiori e polline, direttamente dalla prestigiosa azienda di Giorgio Poeta.

Come hai pensato di celebrare il Natale 2022?

Faremo il nostro panettone, classico. E una monoporzione a tema, mignon e biscotti alla cannella, mousse ispirate al Natale e praline.

Quello di Velo è un panettone in cui qualità e artigianalità vanno di pari passo in ogni fase della lavorazione. Un prodotto di tradizione che richiede fino a 72 h di lavoro, lievito madre, ma che si presenta in versione mandorlata. Il formato standard di 750 g (50 €) è acquistabile direttamente in negozio a partire da ieri 1 dicembre, previa prenotazione vista la produzione limitata, ma verrà anche proposto in assaggio nei weekend delle Feste, per una golosa merenda natalizia firmata Velo tra dolci come mousse all’aroma di abete con ripieno di frutta secca, biscotti alla cannella, torrone bianco classico, selezioni di cioccolatini e praline a tema.

Sarà possibile confezionare anche dolcissime idee regalo grazie ai cofanetti personalizzabili (disponibili anche su Cosaporto) in cui poter abbinare al Panettone una buona bottiglia di Champagne, nonchè una selezione dei deliziosi mieli biologici, sempre opera del bravissimo Giorgio Poeta apicoltore illuminato.


CONTATTI
VELO PASTICCERIA
The First Roma Dolce

Via del Corso 63, 00187 Roma
T. +39.0645427861

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