Sara De Bellis

Autore: Sara

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50 Top Pizza Italia 2022: la pizza de I Masanielli di Francesco Martucci conferma il titolo per il quarto anno consecuvitivo e mostra le nuove vie della pizza, i nuovi contenuti, approcci e concetti su base alveolata.

Sul podio altre due pizzerie campane, icone di bontà e ricerca sugli ingredienti: medaglia d’argento per 50 Kalò di Ciro Salvo e medaglia di bronzo per 10 Diego Vitagliano. La classifica mondiale sarà presentata a settembre.

“Ciò che è difficile attrae. L’impossibile seduce. Ciò che è complicato spaventa. Ciò che è estremamente difficile innamora. Qui non arrivano gli angeli”.

Così si legge sulla pagina facebook di Farncesco Martucci della Pizzeria di Caserta “I Masanielli” che si conferma per il quarto anno consecutivo la sua posizione di merito. Lui, Re vichingo in continua evoluzione, in viaggio verso un futuro oltre la pizza, negli stimoli per la mente, tra le sfide della contemporaneità.

Avevamo scritto di lui a qualche mese fa. Del suo percorso degustazione di rottura, in rapporto dialettico, che sottrae e supera se stesso attraverso la ricerca di effetti di rilievo e profondità, portando sulla tavola nuovi contenuti e nuove sintesi, concretezze da mangiare ed espressività da captare. La sua pizza rappresenta l’opportunità di cambiare approccio al tema, modalità di fruizione e riflessioni annesse. 

Nella serata di ieri, martedì 26 luglio, alla presentazione dell’attesa classifica della Guida 50 Top Pizza Italia 2022 dedicata alle migliori pizzerie di Italia – ideata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro – al Teatro Mercadante di Napoli da Federico Quaranta, ancora una volta – così come era accaduto nei tre anni precedenti – “I Masanielli di Francesco Martucci” si ri-ri-ri-riconferma la migliore pizzeria italiana, confermando anche la nostra percezione su base empirica.

La sua scheda suona così:

Francesco Martucci continua la sua personale evoluzione di un progetto gastronomico applicato alla pizza, piatto popolare ed internazionale. Il suo locale è diventato una meta frequentatissima per gli amanti della pizza d’autore che arrivano qui da tutta Italia. Il menu racconta di una ricerca su impasti a regola d’arte, cotture precise, interessanti abbinamenti di materie prime di ottima qualità che parlano di sperimentazione di una cucina di classe a servizio di una pizza che resta la protagonista assoluta della tavola. Tutta la crescita della proposta si apprezza nel menu degustazione, un volo pindarico sospeso fra eleganza dei sapori e la concretezza del territorio che Francesco Martucci coniuga con equilibrio da maestro. Il fine pasto dolce è affidato al talento e alla mano di Lilia Colonna. Servizio professionale, carta dei vini e delle birre importante.

Caserta impera si, ma anche il parla campano con secondo posto di 50 Kalò di Ciro Salvo (Napoli) e terzo posto di 10 Diego Vitagliano (Napoli e Pozzuoli) .

La pizza tradizionale e al tempo stesso moderna ha un indirizzo sicuro: 50 kalò di Ciro Salvo. Il locale è diventato un punto di riferimento di gusto, bontà e tradizione e sforna pizze senza sosta mantenendo sempre una qualità molto alta. L’impasto perfetto, fondente e profumato fa da base a condimenti gustosi ed equilibrati risultato di una selezione di ingredienti scelti con grande cura e valorizzati da pomodoro e olio ottimi. Grande il progetto avviato con il Mulino Caputo di usare il grano italiano. In menu si può scegliere fra le classiche e pizze più creative. Fritture saporite e croccanti. Molto ben assortite le carte dei vini, decine di etichette campane, e delle birre artigianali. Menzione speciale per il servizio, professionale e allo stesso tempo cordiale. Locale accogliente e luminoso.

Diego Vitagliano e il suo 10 stanno vivendo una maturità piena e consapevole. La qualità delle pizze, impasto leggero, gustoso e farcito sempre con equilibrio con ingredienti di prima qualità e olii che valorizzano i sapori sempre in buon equilibrio, l’abbinamento al vino, alle birre e alle bollicine affidato a una sommelier professionista che guida sapientemente l’ospite. E ancora: le fritture perfette, la carta dei dolci per appagare la golosità di fine pasto, il servizio moderno ed elegante, l’ambiente confortevole e luminoso, la squadra al banco, al forno e in sala affiatata, formata e ben guidata, fanno di questo locale una pizzeria in cui batte il cuore della tradizione al ritmo della contemporaneità. Davvero da Dieci.

La classifica delle 50 migliori pizzerie d’Italia – che in realtà sono 100, oltre il podio prosegue così: dalla numero 1 alla 50 sono elencate le Pizzerie Top, mentre dalla posizione 51 alla 100 ci sono le Grandi Pizzerie.

Pizzerie Top (da 1 a 50)

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I Masanielli – Francesco Martucci – Caserta, Campania
50 Kalò – Napoli, Campania
10 Diego Vitagliano Pizzeria – Napoli, Campania
I Tigli – San Bonifacio (VR), Veneto
Francesco & Salvatore Salvo – Napoli, Campania
Seu Pizza Illuminati – Roma, Lazio
La Notizia 94 – Napoli, Campania
180g Pizzeria Romana – Roma, Lazio
Dry Milano – Milano, Lombardia
Cambia-Menti di Ciccio Vitiello – Caserta, Campania
I Masanielli – Sasà Martucci – Caserta, Campania
Le Grotticelle – Caggiano (SA), Campania
Qvinto – Roma, Lazio
Pepe in Grani – Caiazzo (CE), Campania
Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Frattamaggiore (NA), Campania
‘O Scugnizzo – Arezzo, Toscana
Crosta – Milano, Lombardia
Pupillo Pura Pizza – Frosinone, Lazio
Apogeo – Pietrasanta (LU), Toscana
La Cascina dei Sapori – Rezzato (BS), Lombardia
Patrick Ricci – Terra, Grani, Esplorazioni – San Mauro Torinese (TO), Piemonte
Pizzeria Panetteria Bosco – Tempio Pausania (SS), Sardegna
400 Gradi – Lecce, Puglia
Denis – Milano, Lombardia
Pizzeria Da Lioniello – Succivo (CE), Campania
Enosteria Lipen – Triuggio (MB), Lombardia
Officine del Cibo – Sarzana (SP), Liguria
L’Orso – Messina, Sicilia
Sbanco – Roma, Lazio
Frumento – Acireale (CT), Sicilia
La Braciera – Palermo, Sicilia
Fandango – Potenza, Basilicata
Il Vecchio e il Mare – Firenze, Toscana
Pizzeria Le Parùle – Ercolano (NA), Campania
Giovanni Santarpia – Firenze, Toscana
Giangi Pizza e Ricerca – Arielli (CH), Abruzzo
BOB Alchimia a Spicchi – Montepaone Lido (CZ), Calabria
I Borboni Pizzeria – Pontecagnano Faiano (SA), Campania
Sant’Isidoro – Pizza & Bolle – Roma, Lazio
‘O Fiore Mio – Faenza (RA), Emilia-Romagna
Grigoris – Mestre (VE), Veneto
Modus – Milano, Lombardia
Pizzeria Gigi Pipa – Este (PD), Veneto
Maiori – Cagliari, Sardegna
Luppolo & Farina – Latiano (BR), Puglia
Antica Friggitoria Masardona Roma – Roma, Lazio
Palazzo Petrucci Pizzeria – Napoli, Campania
Pizzeria Chicco – Colle di Val d’Elsa (SI), Toscana
Giotto Pizzeria – Bistrot – Firenze, Toscana
Guglielmo & Enrico Vuolo – Verona, Veneto

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Si chiama Spaghettongola, e si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale” perchè celebra uno dei capolavori della cucina di mare e del litorale laziale. Giunta alla sua 13^ edizione, dal 29 luglio al 7 agosto, a pranzo e cena, circa sessanta quintali di vongole lupino sono pronti a finire nei padelloni e a mescolarsi con cremosi spaghetti, insieme a fritture di pesce e altre prelibatezze.

Evento a cura dell’associazione ‘il Faro all’Orizzonte’. Apertura cucina alle 19. La domenica si raddoppia a pranzo. 

Si chiama Spaghettongola ma si pronuncia “valorizzazione del prodotto locale”. È il piatto cult di ogni estate e della cucina di mare.

È un appuntamento cult per migliaia di appassionati.

Parliamo della Spaghettongola che dal 29 luglio al 7 agosto 2022 torna a Fiumicino per eleggerla per 8 giorni “Capitale degli spaghetti alle vongole lupino”.

Nuova la location della Festa, che sarà l’area antistante il campo sportivo Cetorelli (via del Faro 75) con più parcheggi e più spazi. 

Grande protagonista il pescato locale e antipasti di mare, spaghetti alle vongole lupino non finire, frittura di calamari e gamberi, bruschette con cozze e vongole, soutè l’insalata di polpo e patate. 

Il tutto accompagnato da eventi musicali e di intrattenimento, birre artigianali, stand e divertimento per i più piccoli. 

C’è anche un risvolto sociale. All’ingresso verrà chiesto simbolicamente 1 euro, che sarà impiegatro per dare un a mano al progetto “Dopo di noi”, dell’associazione Insieme con i disabili. E’ in corso infatti la costruzione di una struttura dove i disabili possano “imparare” a vivere da soli o eventualmente essere ospitati se si trovassero soli al mondo.
 

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In posizione segreta e dominante sulla Valnerina, il Castello di Postignano è un antico borgo medievale nel cuore dell’Umbria, riportato alla vita da una straordinaria opera privata di restauro.

Tra vicoli, scorci e dettagli, gli spazi espositivi e quelli meditativi, le biblioteche, i salotti, le bocce e il biliardo, l’enoteca e le botteghe, la piscina e la SPA, sono il prezioso e originale corollario pensato per gli ospiti delle 20 indipendenti suites diffuse.

Valore aggiunto del Castello è la cucina tradizionale rivisitata con classe de “La Casa Rosa”, e quella di sofisticata de “La Tavola Rossa” in una grotta di pietra viva.

Esclusiva location e regno gastronomico di Vincenzo Guarino, di giorno è una scuola di cucina, di sera si trasforma in palco per un Live Dining che emulsiona un sofisticato percorso di cucina creativa mediterranea a nuovi panorami di sapore.

Il Castello di Postignano, in contemplanzione nel verde intenso della dorsale appenninica umbra, è uno straordinario esempio di quello che Bernard Rudofsky ha definito “architetture senza architetti”.

Fa parte, a grandi linee, di quelle vernacolari architetture spontanee che appartengono alla tradizione più antica dell’uomo, costruite con materiali e tecniche tradizionali, perfettamente integrate del paesaggio tanto che Norman F. Carver Jr, celebre fotografo e architetto del XX secolo, lo definì “l’archetipo dei borghi collinari italiani”.

Ripensato come un Relais diffuso e riportato alla vita da uno straordinario lavoro di restauro e ristrutturazione oggi il Borgo medievale di Postignano/Sellano è l’incredibile e concreto esempio di come un’iniziativa privata, illuminata e ben orientata, possa svolgere una funzione pubblica. Posto sulla via Valnerina, da sempre conteso tra Spoleto e Foligno, apre l’accesso alla scoperta di città-scrigno come Norcia, Cascia, Spello, Montefalco, Bevagna e al bellissimo parco naturale dei Monti Sibillini.

Qualche cenno storico

Fondato tra il IX e il X secolo d.C. il Borgo di Postignano/Sellano visse di un’economia fiorente, attività forestali, agricole e artigianato. A partire dal 1600 la sua popolazione cominciò a diminuire per via delle consistenti migrazioni verso le città. Abbandonato, poi abbattuto dalla violenza del Sisma del 1997, questo borgo è letteralmente rimasto pietrificato fino a quando, i primi anni del 2000, qualcuno, passando da queste parti, se ne innamorò al punto di mettere in piedi un’imponente quanto minuziosa opera di recupero.

Il nuovo concetto di Accoglienza umbra

Ristrutturato con cura, attenzione ai materiali e grande rispetto per l’impianto originale, camminare tra i vicoli del Borgo di Postignano e di per sè un’esperienza intensa. Fedele alla pianta originale, ogni pietra sembra essere stata rimessa al proprio posto, e meglio. 

Sulle vie si aprono scorci, spazi espositivi, piccole e grandi terrazze per godere di relax e panorami d’appenino. 20 suites e appartamenti di diverse tipologie sono a disposizioni degli ospiti, così come spazi espositivi e spazi meditativi, biblioteche e salotti, campo di bocce e tavolo da biliardo, enoteca e botteghe, piscina all’aperto tra i fiori, centro benessere con bagno turco, jacuzzi esterna e sala massaggi.

Oltre agli spazi sempre aperti agli ospiti e al pubblico – come il Teatro-Giardino delle Rose o la Chiesa S.S. Annunziata – il Castello di Postignano ospita ogni anno “un Castello all’orizzionte”, ricchissimo programma di eventi in continua evoluzione con mostre, concerti, conferenze e spettacoli, artisti italiani e internazionali.

La Cucina de “La Casa Rosa

Panorama mozzafiato sulla valle. Tovaglie e belle ceramiche, all’interno travi in legno, pavimento in cotto e fotografie in bianco e nero. Cucina con i sapori della tradizione umbra realizzata con materie prime locali, guizzi di creatività e salti nelle freschezze mediterranee. In cucina l’esperienza di Maria Massimiani annoda la storia di questo luogo a quella dello Chef Vincenzo Guarino.

La Tavola Rossa, il live dining di Vincenzo Guarino

Di giorno Academy Tavola Rossa, di sera esclusiva location. Si cena all’interno di un’ampia grotta di pietra che ospita un’unica grande tavola di legno levigato e dettagli di design. Attorno luci soffuse e elemeti di rame che accennano alle origini campane.

L’esclusivo chef’s tables, pensato per 10 ospiti al massimo, è il nuovo regno gastronomico di Vincenzo Guarino che ogni sera offre ai propri ospiti una performance inedita e ricca di carattere mediterraneo.

Istrionico e carico di energia, ha portato tra queste valli umbre il suo know how internazionale, la luce buona delle stelle conquistate sul cammino e la sua forte radice mediterranea per costruire un’esperienza umbra unica.

La mia cucina non conosce confini di spazio e di tempo – racconta lo Chef – perché è aperta a tutte le suggestioni possibili: memorie, tradizioni e ricordi legati alla mia Terra entrano in sintonia con sfumature più esotiche ed innovative, provenienti dai tanti luoghi che ho cocnosciuto grazie al mio lavoro.

Il percorso degustazione de La Tavola Rossa

Un percorso degustazione nel vero senso del termine. Una volta definito il gruppo, che sia di amici accomuntai dalla stessa passione o di amici futuri accomunati dalla stella tavola, il percorso inzia tra i Vini & Oli della Bottega-Wine Bar del borgo dove “si rompe il ghiaccio”, mentre viene servito l’aperitivo composto da piccoli bom bom gourmet che vanno da “Pane e olio” al “Cannolo soffiato con Burro di Colfiorito, Alici di Cetara ed Erbe sponttanee”, sempre alternati da Bollicine di gran pregio. 

Seguendo fisicamente lo Chef, si varca poi la soglia de “La Tavola Rossa” per prendere parte alla scoperta della sua cucina creativa mediterranea. Grandi sapori. Ricerca dell’abbinamento tra Mare, Fiume e Terra. Piatti tecnicamente sofisticati ma diretti, che rivelano abilità e palpitante passione, marcano i tratti di un’esperienza da condividere, ricordare e raccontare.

Si comincia con il sapore netto dell’ “assoluto di pomodoro”; si prosegue con l’acqua dolce che incontra dolcezze e acidità del pomodoro verde nella “Trota della Valnerina e panzanella con gazpacho di pomdoro verde”; mentre il “Baccalà e Roveja” (piccolo legume coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini) traccia un nuovo dialogo tra il mare e la terra di montagna; “Riso carnaroli, pomodorini giallo, stracciata di bufala, gamberi rossi crudi e camouflage di verdure” sono un inno alle regioni del Sud, così come “Linguine Pastificio Mancini (marchigiano) con cipollotto, capperi, colatura di Alici di Cetara e pane croccante all’nduja”.

Magistrale il “Piccione con nutella di foie-gras e nocciola, tarte-tatin di mele, variazione di carote e salsa di passito Sagrantino” e il suo lolli-pop croccante. Chiudono i “Fiori di Fragola” e le “Nocciole che incontrano il salato”.

“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”.

Questa frase di Henry Miller racchiude l’universo di Vincenzo Guarino che, ricco di esperienza, stimoli e amore per la cucina ha abbracciato un nuovo performante progetto, immettendo ne La Tavola Rossa tutto il talento, la creatività, la maturità professionale e l’entusiasmo necessari per guidare un nuovo progetto e per vederlo affaremarsi nel racconto di una terra dipinta con colori nuovi e raccontata in chiave di Do mediterraneo.

Accademia Tavola Rossa

Dieci postazioni high tech per altrettanti ospiti e un docente d’eccezione come chef Guarino. Il quale alternerà corsi professionali (banqueting, pasticceria, gelato, brunch, breakfast, finger food e panificazione) con una durata che varia tra i 2 e i 4 giorni a corsi amatoriali con focus su menu specifici (pesce povero, green, giro pizza e topping, delle feste, pasta fresca e ripiena, biscotti e torte al forno) con durata tra le 3 e le 6 ore. Ma la lista di lezioni è ampia e varierà seguendo la stagionalità dei prodotti e interesserà anche i corsi aziendali perché il lavoro in cucina può risultare particolarmente formativo nell’accrescere lo spirito di gruppo. Perché la Tavola Rossa offre la cucina non solo come puro piacere ma anche come esperienza formativa.  

Il Castello di Postignano Relais infatti, oltre ad essere un lo indica non solo come meta romantica per una vacanza di coppia o di completo relax per amici e famiglie, è anche la sede perfetta per incontri corporate, team building, masterclass, meeting, eventi e manifestazioni.

Lo Chef

Classe 1977, Vincenzo Guarino nasce a Vico Equense, Napoli, e fin da bambino, attraverso i preziosi insegnamenti della nonna, si avvicina alla cucina mediterranea. Frequenta l’Istituto Professionale Statale per i servizi alberghieri e la ristorazione di Roccaraso (L’Aquila) e, dopo il diploma, prende parte a stage tenuti a Losanna, Zurigo, Napoli e Milano, lavorando accanto a prestigiosi Chef stellati come Fredy Girardet, André Jaeger e Davide Oldani.

Partecipa a corsi di specializzazione di Cucina e Pasticceria. Già dall’inizio della sua carriera lavora in diversi ristoranti stellati, sia in Italia che all’estero, al fianco di Chef come Gualtiero Marchesi a Capri, Peter Wiss a Gstaad e Nazzareno Menghini a Roma. Grazie a queste esperienze, ottiene il titolo di Executive Chef presso il Relais Chateaux & Bellevue Syrene di Sorrento e nel 2008 a Verona vince il Premio Chicco d’oro per il miglior risotto. Nel 2009 riceve, per la prima volta, la prestigiosa stella Michelin lavorando come Executive Chef presso il ristorante I Salotti, all’interno dell’Hotel Patriarca di Chiusi, Siena.

Ricopre il ruolo di Executive Chef presso il ristorante L’Accanto, all’interno del Grand Hotel Angiolieri di Vico Equense, Napoli, dal 2012 al 2015 dove riconferma la stella Michelin. Nel 2016, presso il Ristorante Il Pievano al Castello di Spaltenna, Siena, riceve per la terza volta la stella Michelin. Nel 2019 lavora all’interno del Mandarin Oriental, Lago di Como, presso il ristorante L˜ARIA, dove in pochi mesi riceve una nuova stella Michelin. Nel 2017 pubblica il libro La Cucina Creativa Mediterranea di Vincenzo Guarino in italiano e inglese, premiato al Gourmand World Cookbooks Awards 2019 nella categoria Cucina Creativa Mediterranea. Ideatore dell’evento Dining with the Stars al Castello Di Spaltenna Exclusive Tuscan Resort & Spa dal 2016 ad oggi porta più di 45 Chef Stelle Michelin da tutto il mondo.


CASTELLO DI POSTIGNANO,
SELLANO (PG) – 06030, UMBRIA, ITALIA
+39 0743 788911
INFO@CASTELLODIPOSTIGNANO.IT

Per la stagione estiva l’apertura prevista per il ristorante “La Tavola Rossa” sarà a cena dal mercoledì al sabato.

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Lunga e piena di colpi di scena la notte appena trascorsa a Londra per celebrare i “The World’s 50 Best Restaurants awards 2022”. La Danimarca riconferma la supremazia mondiale in materia di ristorazione e lo scettro passa dal Noma al Geranium. “Central” di Lima e “Disfrutar” di Barcellona chiudono il podio. Italiani protagonisti. Due dei nostri nei primi dieci: Riccardo Camanini (Lido 84, Gardone Riviera) ottavo, e Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano) decimo. Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia), 12esimo posto, fa il miglior salto in avanti e conquista il premio Highest New Entry, sponsorizzato da Aspire Lifestyles.

Il Reale di Castel di Sangro di Niko Romito è 15esimo; Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa è 19esimo. Nella top entra il St Hubertus di San Cassiano (Bolzano), di Norbert Niederkofler, in 29esima posizione dalla 54esima.

Red Carpet e Sciarpe rosse distinguono la crème de la crème della comunità mondiale dei migliri ristoranti che si è riunita a Londra ieri sera per l’attesa classifica di “The World’s 50 Best Restaurants Awards 2022” sponsorizzati da S.Pellegrino e Acqua Panna.

La cerimonia di premiazione, condotta con abilità e brio da Stanley Tucci, attore di fama internazionale e noto gourmand, ha onorato l’eccellenza gastronomica di 24 territori in cinque continenti e incoronato il Geranium di Copenaghen con i titoli di The World’s Best Restaurant 2022 e The Best Restaurant in Europe 2022. Nei primi dieci si distinguono Riccardo Camanini (Lido 84, Gardone Riviera) ottavo, e Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano) decimo.

Mauro Uliassi, che l’anno scorso era 52°, fa il salto più grande di tutti come new entry e conquista il dodicesimo posto. Il “Reale” di Niko Romito raggiunge il 15° (era 28°) e “St. Hubertus” di Norbert Niederkofler passa dal 54° al 29°. Scende di una posizione “Piazza Duomo” di Enrico Crippa, diciannovesimo.

Chef Rasmus Kofoed, sommelier Søren Ledet and the team from Geranium, Copenhagen, receive the award for The World’s Best Restaurant, sponsored by S.Pellegrino & Acqua Panna, at The World’s 50 Best Restaurants awards 2022 held at Old Billingsgate in London, Monday 18th July 2022

Il ristorante Geranium, magistralmente guidato dallo chef Rasmus Kofoed e dal sommelier Søren Ledet, (secondo classificato per The World’s 50 Best Restaurants 2021), quest’anno prende lo scettro del Noma (sempre di Copenaghen) ed entra nella Best of the Best Hall of Fame. L’obiettivo del Geranium è creare piatti che risveglino i sensi, tesi alla perfezione estetica e gustativa, lì dove esperienza non significa distacco, tutt’altro. E’ coivolgimento e vicinanza, all’ospite così come ai temi della sostenibilità.

Chef Kofoed, che definisce Geranium “uno spazio olistico per esplorare la vita”, di recente ha infatti scelto di non utilizzare più la carne, ha ottenendo riconoscimenti e nuovi ammiratori da tutto il mondo. Sul podio, accanto al Geranium, il ristorante Central di Lima (No.2) e il Disfrutar di Barcellona (No.3).

Per la classifica completa delle posizioni dalla 1 alla 50, consultare il sito web qui. 

Siamo onorati di annunciare la classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo 2022 e di celebrare il Geranium come il nuovo numero uno – ha commentato William Drew, Direttore dei contenuti di The World’s 50 Best Restaurants.

Gli chef Rasmus Kofoed e Søren Ledet insieme alla loro squadra, hanno creato un’esperienza culinaria indimenticabile, portando la cucina stagionale a livelli superlativi, offrendo piatti accurati, esteticamente straordinari ed eleganti capaci di unire arte e sapore a una esperienza di pairing innovativa.

Il Geranium, meritevole dell’ambito titolo, The World’s Best Restaurant 2022, sponsorizzato da S.Pellegrino & Acqua Panna, ha consolidato la sua reputazione come meta gastronomica a livello mondiale.

È entusiasmante premiare ristoranti così diversi sparsi in ben 5 cinque continenti e vedere questa vivace comunità che popola il mondo gastronomico riunirsi a Londra per partecipare alla premiazione.

Il Sud America vanta complessivamente otto ristoranti in classifica, tra cui spiccano il secondo posto assegnato al Central a Lima, riconosciuto come miglior ristorante del continente, le new entry Mayta (No.32) a Lima e l’Oteque (No.47) a Rio de Janeiro grazie ai quali il Sud America copre posizioni diverse nella classifica.

Segue l’Asia con sette ristoranti, tra cui spiccano il Den a Tokyo (No.20), riconosciuto come miglior ristorante in Asia, e due nuovi ingressi: il Sorn a Bangkok (No.39) e La Cime a Osaka (No.41). Debutta in classifica, il Fyn a Cape Town (No.37) incoronato miglior ristorante dell’Africa, mentre il Pujol (No.5) a Città del Messico si aggiudica per la terza volta il titolo di miglior ristorante del Nord America.

Il Gin Mare Art of Hospitality Award è stato assegnato all’Atomix di New York, locale che propone uno un menu degustazione con 14 coperti disposti attorno a un unico bancone a forma di U. Gestito dai coniugi Junghyun, a capo della cucina, ed Ellia Park, responsabile di sala, la coppia offre un’esperienza culinaria fuori dal comune, proponendo una cucina coreana all’avanguardia e un servizio impeccabile ai visitatori internazionali e ai newyorkesi.

Il vincitore del premio The World's Best Pastry Chef, sponsorizzato da Sosa, è lo chef René Frank del Coda a Berlino. Il rinomato pasticcere è il patron del primo e unico ristorante specializzato in dessert di alta cucina in Germania. Le creazioni innovative e memorabili di Frank, che prendono spunto dalle tecniche tradizionali, hanno attratto un numero sempre crescente di ammiratori e contribuito a consolidare la reputazione dello chef nel mondo.

Nuovo premio per il 2022, il Beronia World's Best Sommelier é andato a Josep Roca, sommelier e co- proprietario del celebratissimo El Celler de Can Roca, a Girona, in Spagna. Roca è un sommelier di fama mondiale con una passione straordinaria, il cui talento incarna l’eccellenza nell’enogastronomia. El Celler de Can Roca, che Josep gestisce con i suoi fratelli Joan e Jordi, ora si trova nella hall of fame Best of the Best, dopo aver vinto il titolo The World’s Best Restaurant sia nel 2013 che nel 2015.

È italiano l’ingresso in classifica più alto: il ristorante Uliassi di Senigallia raggiunge il 12° posto in classifica e conquista il Highest New Entry Award, sponsorizzato da Aspire Lifestyles, per la rivisitazione contemporanea della tradizione culinarie della Riviera Adriatica.

Tra le altre new entry si possono annoverare: l’Alchemist (No.18) e il Jordnær (No.38), entrambi a Copenaghen; TheJane (No.23) ad Anversa; LeClarence (No.28) a Parigi; il St.Hubertus a San Cassiano in Italia (No.29); e l’Ikoyi(No.49) a Londra.

Il Nobelhart & Schmutzig (No.17) riceve il Villa Massa Highest Climber Award, avendo scalato 28 posizioni rispetto alla classifica 2021. Orgogliosi della sua filosofia che punta sulla tradizione locale, il Nobelhart & Schmutzig valorizza i produttori del territorio, con il risultato di avere una lunga lista d’attesa per il suo menu d’autore di 10 piatti.

Jorge Vallejo, chef-proprietario del Quintonil (No.9) a Città del Messico, vince l’Estrella Damm Chefs' Choice Award. Lo chef, che ha avuto un’influenza significativa nel settore gastronomico, è stato votato dai più importanti chef del mondo.

Aponiente, nel sud-ovest della Spagna, porta a casa il Flor de Caña Sustainable Restaurant Award. Questo premio è gestito in modo indipendente dalla Sustainable Restaurant Association, che valuta i locali che si auto candidano basandosi su un’ampia gamma di criteri, tra cui la responsabilità ambientale e sociale.

La serata ha dato anche spazio ai vincitori dei premi speciali già annunciati, tra cui Dieuveil Malonga, Koh Seng Choon e Olia Hercules e Alissa Timoshkina che si sono aggiudicati il premio Champions of Change; Leonor Espinosa, nominata The World’s Best Female Chef, premio sponsorizzato da Nude Glass; l’imprenditrice sociale Wawira Njiru, vincitrice dell’Icon Award; e il ristorante marsigliese AM par AlexandreMazzia che ha conquistato l’American Express One To Watch Award.

I World’s 50 Best Restaurants Awards 2022, sponsorizzati da S.Pellegrino & Acqua Panna, organizzati presso lo storico Old Billingsgate a Londra, quest’anno celebrano il 20° anniversario della prestigiosa classifica gastronomica mondiale.

Il sistema di votazione

La classifica di The World’s 50 Best Restaurants 2022 è votata da più di 1.000 esperti internazionali nel settore dell’alta ristorazione e della gastronomia che compongono la The World’s 50 Best Restaurants Academy. Con un’eguale presenza di donne e uomini, l’Academy comprende 27 regioni in tutto il mondo, ognuno dei quali conta 40 membri incluso un presidente. Nessuno sponsor legato all’evento interferisce sul processo di votazione. La società di consulenza Deloitte verifica in modo indipendente la classifica di The World’s 50 Best Restaurants. Tale analisi garantisce l’integrità e l’autenticità del processo di voto e dei risultati svelati.

Best of the Best

I ristoranti, che fanno parte dell’élite dei numero 1 eletti nelle scorse edizioni di The World’s 50 Best Restaurants (elenco a seguire), hanno dimostrato e confermato il loro valore e saranno per sempre riconosciuti come destinazioni gastronomiche iconiche nella hall of fame dei Best of the Best.

Gli chef e i ristoratori che hanno portato i loro ristoranti al vertice della classifica hanno espresso il desiderio di investire nel futuro del settore e di “restituire valore” al mondo della ristorazione attraverso nuovi progetti e iniziative. Ecco l’elenco dei ristoranti eletti vincitori nella classifica The World’s 50 Best Restaurants dalla prima edizione, fuori gara nel 2022 e per i prossimi anni:

  • El Bulli (2002, 2006-2009)
  • The French Laundry (2003-2004)
  • The Fat Duck (2005)
  • Noma – original location (2010-2012, 2014)
  • El Celler de Can Roca (2013, 2015)
  • Osteria Francescana (2016, 2018)
  • Eleven Madison Park (2017)
  • Mirazur (2019)
  • Noma – current location (2021)
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1100 gli esercizi segnalati nell’edizione 2023 della Guida Roma e il Meglio del Lazio presentata oggi allo Spazio Field di Palazzo Brancaccio. 8 Tre Forchette, 6 Tre Gamberi (Premi Olio Di Puglia IGP). 5 Tre Bottiglie, 1 Tre Mappamondi, 3 Tre Cocotte. Il Premio Speciale Valorizzazione del Territorio (Premio Casale del Giglio) guarda all’imprenditoria virtuosa che sa ben valorizzare le ricchezze enogastronomiche della regione. Le novità dell’anno sono 4 (Premio Krombacher).

Premi speciali anche per il Miglior Servizio di Sala e il Miglior Servizio di Sala in Albergo. Valorizzata anche la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci (Premio in collaborazione con Regione Lazio), un viaggio che attraversa tutta la regione, provincia per provincia. 

Roma è sempre più Buona. Lo dicono le terrazze, i grandi alberghi diventati fruibili ai romani, lo dice l’imprenditoria virtuosa e quella coraggiosa. Lo dicono le grandi sale, le nuove insegne, lo dice il fermento intorno, lo dice il Gambero Rosso con la trentatreesima edizione della Guida “Roma e il meglio del Lazio 2023”.

Fra il 2021 e il 2022 sono stati oltre 5 i gruppi alberghieri che hanno scelto, e continueranno a scegliere, Roma per imprese di gran caratura gastronomica. Un segno importante per la Capitale che si prepara ad accogliere al meglio il turismo italiano e quello internazionale, sempre più conteso tra le bellezze storiche e le ricchezze enogastronomiche, tra artigiani di valore e grandi cuochi unitamente ai piccoli imprenditori e imprenditrici.

Infatti oltre ai blasoni, per il secondo anno consecutivo, Gambero Rosso nel segno del sano e del buono, mette in luce la crescita del patrimonio regionale con il premio Genius Loci, in collaborazione con Regione Lazio, che evidenzia per ogni provincia le migliori realtà che offrono una cucina basta sui prodotti eccellenti del territorio.

Ringrazio il Gambero Rosso, e il presidente Paolo Cuccia, per l’importante lavoro di racconto, di promozione e valorizzazione del bello e del buono del nostro territorio che nel premio Genius Loci trova la sua massima rappresentazione.

L’Assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo della Regione Lazio Enrica Onorati dichiara

“La delega alla Cultura del Cibo – insieme a quelle all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera – è per me come Assessora non solo un grande impegno ma anche un onore.

Poter valorizzare e promuovere tutto ciò che muove e gira intorno al mondo del cibo è infatti una grande sfida ma anche una scommessa strategica che come Regione abbiamo subito accolto.

Vantiamo nel Lazio un patrimonio enorme in termini di biodiversità, prodotti tipici e tradizionali, denominazioni di origine, che trovano la loro massima espressione nelle sapienti mani dei nostri ambasciatori di eccellenza, chef e ristoratori, attraverso cui viene trasmessa e tramandata una storia che parla da un lato del nostro valore terra e dall’altro dell’impegno e dell’instancabile lavoro delle nostre produttrici e dei nostri produttori.


I premi della Guida

“ROMA E IL MEGLIO DEL LAZIO 2023″

TRE FORCHETTE

95 – La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri | Roma
93 – Il Pagliaccio | Roma
92 – La Trota |Rivodutri [RI]
Pascucci al Porticciolo | Fiumicino [RM]
91 – Idylio by Apreda del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma
Enoteca La Torre a Villa Laetitia | Roma
90 – Glass Hostaria | Roma

TRE GAMBERI

Arcangelo Vino e Cucina| Roma
Armando al Pantheon | Roma
Da Cesare| Roma
Grappolo d’Oro | Roma NUOVO INGRESSO
Sora Maria e Arcangelo | Olevano Romano [RM]
Agriristorante Il Casaletto | Viterbo

Come Gambero Rosso siamo al fianco della grande capacità creativa e manageriale dei professionisti del settore, rappresentati dei nostri territori, e ci impegniamo costantemente ad accompagnarli in una crescita che possa incrementare il loro business, afferma l’Amministratore Delegato Luigi Salerno

TRE BOTTIGLIE

Barnaba | Roma
Salumeria Roscioli | Roma
ilwinebar Trimani | Roma
Del Gatto | Anzio [RM]
Enoteca Quattro Ruote | Montalto di Castro (VT)

TRE COCOTTE

Baccano | Roma NUOVO INGRESSO
Divinity Terrace del The Pantheon Iconic Rome Hotel | Roma NUOVO INGRESSO
Spazio Niko Romito Bar e Cucina | Roma
TRE MAPPAMONDI

Dao Restaurant Roma NUOVO INGRESSO

I PREMI SPECIALI

SERVIZIO DI SALA
Il Pagliaccio | Roma
SERVIZIO DI SALA IN ALBERGO
Imàgo dell’Hotel Hassler | Roma

Gambero Rosso si conferma in prima linea per la promozione e il supporto alle eccellenze agroalimentari del territorio” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso

Ringrazio l’Assessora Enrica Onorati e tutta la Regione Lazio che insieme a noi si stanno impegnando nel far sì che un pubblico sempre più ampio possa conoscere i prodotti straordinari del territorio laziale e i grandi maestri che sapientemente li trasformano in creazioni di gusto. Una ricchezza che può contribuire alla crescita turistica ed economica della Capitale e di tutta la Regione.

In occasione della presentazione è intervenuto Alessandro Onorato Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

Immagine di copertina e nel testo: BARNABA

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Antonio Martino, panificatore calabrese di Tortora Marina (CS), si è formato (e continua a formarsi) sul campo. Autodidatta, il suo talento è lievitato velocemente. Ha sfornato la sua prima pagnotta lo scorso novembre 2021. La sua vittoria è stata inattesa. Il suo pane di Alta Calabria ha fatto centro. Aderente al tema ha raccontato con gentilezza la sua terra di confine e il sapore dei suoi ricordi. Conosciamo meglio la storia di Antonio, futura promessa dell’arte bianca, non ancora trentenne.

Il pane è un alimento potente nella sua semplicità. Presente sulle tavole di tutta Italia secondo tradizioni e abitudini alimentari, oggi si fa portavoce di una rivoluzione gastronomica che lo vede sempre più protagonista. Un fermento che fa rima con ricerca, confronto, scoperta, scambio e condivisione di competenze tecniche tra agricoltori, mulini e panificatori abili e responsabili nel sengno di un pane sempre più buono, etico e sostenibile. 

Alla proclamazione del vincitore del Caputo Bread Project 2022, interessante progetto ideato da 50 Top Italy e Mulino Caputo con l’obiettivo di mettere in risalto l’arte bianca e sensibilizzare i giovani talenti alle prese (appunto) con il tema del contest Il pane buono e sostenibile” – la gioia di Antonio Martino, giovane panificatore calabrese, è stata autentica, visibile, spontanea, coinvolgente.

Si passava le mani tra i capelli Antonio, si guardava attorno, con gli occhi lucidi, cercando di capire se fosse tutto vero. Vero come il suo pane di alta Calabria.

Un pane fragrante, del colore del grano maturo, che si è imposto con la forza della schiettezza e con quella di una crosta croccante, custode di una mollica morbida, umida, con gli alveoli ampi, lucidi e profumo intenso. Il sapore gentile all’ingresso cedeva via via il passo alla forza della polvere di Peperone crusco di Senise IGP, che echeggiava ricordi d’infanzia e storie di terre di confine.

Tortora Marina, affacciata sul Golfo di Policastro mescola le sue terre a quelle lucane subito alle spalle che regalano specialità di natura come questo peperone, molto apprezzato per la sua veemente dolcezza, riconoscibile dalla tipica forma allungata, utilizzato spesso in polvere e chiamato “u zafaran p’sat”.

Il pane è diventato un vero e proprio piatto, non più solo un accompagnamento. E tante giovani promesse si sono misurate nel valorizzarlo in maniera eccellente, sottolinea Antimo Caputo, AD di Mulino Caputo.

Il pane è l’alimento che ricorda l’infanzia, i profumi della casa e della famiglia e in questo contest lo abbiamo visto in tutta la sua innovazione senza mai dimenticare la materia prima di cui è fatto.

Ci hanno stupito gli abbinamenti utilizzati, ma anche gli ingredienti usati in fase di panificazione che hanno conferito al pane colori e profumi davvero intensi; una spinta per noi imprenditori nel continuare a impegnarci con professionalità a servizio dei grandi maestri dei lievitati come lo sono questi giovani.

L’intervista a Antonio Martino

Nome. Cognome. Professione. Sogno da bambino.

Antonio Martino. Imprenditore, appassionato di Panificazione. Svolgo la mia attività a Praia a Mare (CS) nel mio locale che si chiama “Pensavopeggio” è una cornetteria-hamburgeria take away dove tutto ciò che vendiamo viene prodotto da noi, con il prezioso aiuto di mia mamma, spalla possente su cui far affidamento nelle (poche) ore in cui riposo. (Ride)

Il mio sogno era quello di avere una stabilità economica tale da riuscir a vivere bene, far crescere i miei figli col sorriso e senza quelle ansie dettate dal lavoro precario o da stipendi bassi che purtroppo, in tanti abbiamo vissuto.

Qual è la strada che ti ha portato alla panificazione?

Mi sono formato studiando all’istituto tecnico per il turismo prima, all’università dell’aquila poi in scienze motorie interrotta al secondo anno. Trovo per due anni sistemazione in un resort come bagnino ma non mi bastava!

I miei genitori avevano gestito una cornetteria 20 anni fa per qualche tempo. Il cornetto aveva trovato il suo pubblico, ma mia mamma non aveva la tempo di investire nella sua stessa formazione. Fu così che mi si accese la scintilla. Volevo riprendere quel cornetto è provare a farne il migliore che potessi. Così, nel 2015, con mio padre, grazie alla sua affidabilità e onestà, un’azienda locale ci diede fiducia e potemmo aprire la nuova cornetteria sperando che le cose andassero per poter restituire i prestiti.

Mi sono impegnato tantissimo e per rendere appetibile quel cornetto. Non era ancora perfetto, ma ero certo che stavamo utilizzando materie prime eccellenti.

Quell’estate riuscimmo a ripagare tutto e a portare a casa anche il nostro stipendio. Era la strada giusta. Da ottobre mi misi subito al lavoro studiando come un pazzo, investendo in attrezzature tutti i miei piccoli guadagni.

Anno dopo anno ho investito sempre di più sulla mia formazione, studiando giorno dopo giorno tecniche nuove fino ad arrivare alla gestione del lievito madre.

Quest’ultimo step andava coronato con la creazione di un grande pane, feci le prime pagnotte e capii subito che potevo raffiungere un buon risultato.

Qual è per te l’importanza del “pane a tavola”, quali valori esprime?

Fare il pane vuol dire purificarsi, è una di quelle sensazioni che riempie il cuore di gioia. Buono o meno buono che sia, quando lo fai, lo sforni e lo mangi, provi delle emozioni uniche.

Qual è stato il processo creativo del “Pane alla Zafarana”, vincitore del Caputo Bread Contest 2022? 

E’ capitato per caso. Un giorno, mentre impastavo osservai con attenzione “la zafarana pisata” (peperone crusco di Senise fatto in polvere) che ha sempre caratterizzato ogni piatto preparato da mia nonna, pensai di utilizzarla all’interno del pane che stavo impastando, la presi, la misi in infusione con l’acqua e la aggiunsi all’impasto.

Il profumo fu inebriantre, capii che era il pane su cui lavorare.

Ho sfornato varie tipologie di pane, ma questa la conservavo per l’occasione giusta, che è arrivata con il contest di 50topitaly.

Attraverso quale ingrediente hai raccontato il tuo territorio?

Con questa proposta ho voluto dar valore alla nostra terra. Abbiamo posti incantevoli non valorizzati e, allo stesso tempo, prodotti stupefacenti che purtroppo non sono molto conosciuti.

Il sud merita molto di più, questo è il solito luogo comune che ascoltiamo spesso, lo è per il clima, per le bellezze paesaggistiche ma lo è anche e soprattutto per le materie prime che esso offre. Spero di portare in alto il sapore della “zafarana”, gusto unico con un profumo davvero coinvolgente.

Crosta croccante, mollica morbida e umida: come si prepara un pane così buono? E come ha rappresentato il tema della sostenibilità?

Il mio impasto è realizzato con farina biologica e farina integrale, con LI.CO.LI. Lievita 4,30h e matura 15h a 4 gradi. La riuscita di tutti i vari step, ci permetterà di avere una scioglievolezza importante ed una crosta perfetta.

La sua sostenibilità proviene dal fatto che ogni prodotto da me sfornato, viene surgelato a -40gradi da caldo, conservato a -18gradi per massimo 6 mesi, decongelato a 3gradi all’occorrenza è rigenerato quando lo si desidera.

Qual è il futuro del pane?

La qualità offerta si alza, la qualità del lavoro idem ma soprattutto non esisterà più quel metodo antico del lavoro notturno ma al contrario, una vendita più organizzata e soprattutto più veloce!

Credo che il futuro sia questo, troveremo il pane in ATM, il “pane gelo” al supermercato per far sì che ognuno di noi, all’occorrenza possa sfornarsi la sua pagnotta calda da casa che, oltre a portare buon umore, garantisca il consumo di un prodotto sano e di alta qualità.

La classifica di “Caputo Bread Contest 2022”

Primo posto per Antonio Martino – Pensavopeggio, Praia a Mare (CS), seguito da Nicola Doria – 10 Diego Vitagliano Pizzeria, Bagnoli (NA) e terzo posto ex aequo per Francesco Guida – Antica Osteria Nonna Rosa, Vico Equense (NA) e Michele Colpo – Premiata Fabbrica Pizza, Bassano del Grappa. All’interno dell’indescrivibile bellezza di Palazzo Petrucci, tutti presenti gli altri finalisti tranne Alessandro Russo e Massimo Turco.

Oltre ai vincitori, la giuria di esperti ha assaggiato – come da regolamento – la pagnotta buona e sostenibile realizzata con la linea di farine Caputo e accompagnata dal giusto abbinamento di prodotti a marchio DOP e IGP dei giovani panificatori Vincenzo Giordano, Antonio Rago, Francesco Braconi, Giuseppe Croce, Elio Romeo, Vito Mazzeo e Pasquale Rinaldo.

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Salcheto Winery, azienda vitivinicola toscana tra i venti della Val di Chiana e della Val d’Orcia, è un modello europeo di efficienza ambientale, sostenibilità creativa e innovazioni tecnologiche coerenti.

Dal 1997 ad oggi, sotto la lungimirante guida di Michele Manelli, winemaker dell’azienda, è stato tracciato un percorso coraggioso, dinamico, solido e artistico al contempo che abbraccia un vigneto, una cantina, un’enoteca con laboratorio di idee gastronomiche. Poi ancora ospitalità di grande classe, vasche riscaldate a legna, una linea di occhiali da sole realizzati con le botti e una lunga serie di attività a tu per tu con la natura.

Nel regno Salcheto si producono vini di grande qualità a prevalenza Sangiovese che sanno di territorio. Raccolte manuali, vinificazioni senza solfiti e uso di lieviti indigeni. “Indigeno” è anche il nome dell’atipico format di Cucina Terrestre realizzato con la preziosa consulenza di Paolo Parisi, eclettico e talentuoso personaggio del mondo gastronomico, nonchè famoso produttore di super-uova. Varchiamo insieme la soglia mondo Salcheto e facciamo qualche passo nella forza delle scelte.

Ci vuole tempo, e la giusta filosofia imprenditoriale. Perchè la sostenibilità per far sì che funzioni davvero deve essere organica, integrata e permeare ogni ambito: strutturale, ambientale, economico, architettonico, umano, relazionale.

Cantina-Manifesto di questa “evoluzione rivoluzionaria” che ha come principi cardine la vitivinicoltura specializzata, la qualità onnicomprensiva e il rispetto (vero) dell’ambiente, Salcheto Winery, dalla piccola realtà vitivinicola anni ’80 a conduzione familiare, oggi è la prima Winery Off‐Grid d’Europa.

Cosa significa off-grid? Vuol dire non essere collegati ad alcun tipo di utenze. Vuol dire dipendere completamente dalle proprie fonti di energia rinnovabile come sole, vento e biomasse. Vuol dire vivere di una completa autonomia energetica.

Michele Manelli – fondatore e winemaker dell’azienda – è stato tra i primi a toccare i temi della sostenibilità tra lo scetticismo diffuso di filiera  vitivinicola ponendo le basi di una solida catena valoriale che parte dalle scelte corenti del produttore, dagli investimenti mirati e arriva ai processi messi in atto capaci di traghettare un messaggio chiaro al consumatore finale.

Salcheto Winery, azienda vitivinicola toscana tra i venti della Val di Chiana e della Val d’Orcia, è oggi un modello europeo di efficienza ambientale, sostenibilità creativa e innovazioni tecnologiche coerenti, rese possibili unicamente da una filiera ben governata.

Abbiamo basato il nostro progetto sull’efficienza energetica e la produzione di energie rinnovabili partendo esclusivamente dalle risorse aziendali. L’energia che utilizziamo ha essenzialmente tre origini.

La luce del sole. Sfruttiamo l’energia solare per illuminare in maniera naturale i locali della cantina. Attraverso specchi ricurvi, la luce naturale viene catturata all’esterno e fatta confluire all’interno. Mentre, un impianto fotovoltaico, ci fornisce l’energia elettrica di cui necessitiamo.

Le biomasse legnose. Utilizziamo gli scarti della potatura dei vigneti e del bosco di pertinenza aziendale per produrre il calore necessario a riscaldare gli ambienti, oltre a riscaldare l’acqua.

L’inerzia termica del terreno. Per la produzione del freddo utilizziamo un sistema basato sullo scambio termico dell’energia geotermica a bassa entalpia.

Si configura così una cantina che porta avanti con dedizione e coerenza una storia di Sangiovese e Vino Nobile di Montepulciano, che ha come logo un “Salco” – che in toscano antico è il Salice – con una mano al posto delle radici per sottolineare questo stretto legame con la terra, che tutto genera e tutto nutre.

Indigeno – Cucina Terrestre

Dalla terra alla tavola, anche Indigeno – Cucina Terrestre rispecchia questa convinta intenzione di proporre un format sano e originale, sganciato dai classici riferimenti.

Indigeno, realizzato con la preziosa consulenza di Paolo Parisi, è infatti una luminosa e ricercata taverna di campagna affacciata su filari e verdi terre che accompagnano lo sguardo fino alla dirimpettaia Montepulciano. È un luogo di grande energia umana. E’ un laboratorio di idee da mangiare che si nutre di territorio con autenticità e che riporta al centro della scena il pane e le persone.

Due infatti sono in concetti “neo-antichi” che Indigeno porta in tavola: il “pane al centro” e “l’ascolto degli ospiti”, i quali possono concorrere attivamente al perfezionamento del progetto gastronomico suggerendo migliorie di ogni sorta e sapore.

Nelle terre di Salcheto si raccolgono quotidianamente erbe e piante spontanee che approvvigionano la cucina assieme ai grandi orti; la carne è di cacciagione e da allevamento da cortile; il pesce proviene da pesca non invasiva grazie alle cooperative dei laghi della zona, così come la fagiolina del Trasimeno; i salumi sono prevalentemente di cinta Senese, il pecorino di Pienza e le Uova, buonissime, di Parisi, ovviamente.

Anche il menu riflette questa voglia di rompere gli schemi e trascende la struttura classica di antipasti, primi e secondi sostituendoli con 4 ampie sezioni: Cicchetti, Piatto di portata, Gran Piatto di portata, Dolci e Formaggi.

Il nostro pane al centro

da condire con l’orto.

La sezione “Cicchetti” annovera verticali di Olio Evo e Sughi da accompagnare al pane che viene prodotto tutti i giorni in “casa Indigeno” con lievito madre e grani antichi dell’azienda agraria il poggione di Serteano; poi i Fritti a sorpresa dall’Orto e le meraviglie del Foraging (altra attività proposta agli ospiti) che caratterizzano “la frittatina di chiara d’uovo Parisi con ortica”, semplice e ottima.

Tra i “Piatti di portata” si trovano dai Salumi di cinta e Pecorino di Pienza, alle Tagliatelle Parisi alla Nerano nostrana con Zucchine fritte e Pecorino di Pienza; l’Insalata Emozionale; la Scottiglia, uno stracotto di carni miste al sugo di origini medievali.

L’importanza del territorio e della ricerca abbraccia anche il vicino lago Trasimeno con piatti d’acqua dolce come la Zuppetta di pesce di lago cotta al vaso e la Carpa Regina di Fiori la quale, assieme assieme all‘Anatra e alla Cinta senese definiscono la sezione “Grandi Piatti da portata”.

Abbiamo pensato che la condivisione debba essere centrale. Soprattutto dopo un periodo nel quale abbiamo condiviso così poco ma nel quale sognavamo una vera e propria occasione per rinascere in maniera diversa per davvero.

L’idea è semplice: ci abbiamo messo dentro tutti gli ingredienti legati a territorialità, filiere corte e lotta allo spreco, ma anche i più sofisticati strumenti di contrasto al degrado ambientale del pianeta ed alla crescita sociale delle sue comunità, e d’ora in avanti vogliamo metterci all’ascolto, non solo di colleghi ed accademici, ma proprio di tutti.

E se voi verrete a mangiare qui e condividerete direttamente con noi le vostre opinioni (quello che vi piace e quello che non vi piace, ma anche quello che fareste voi al posto nostro), riceverete sempre un regalo firmato Salcheto e sarete i nostri ospiti privilegiati a vita, racconta Michele Manelli

Salcheto WineHouse: le Suites e le Vasche a legna

Un casolare del 1200 al centro della tenuta vinicola che accoglie 9 suites di coivolgente bellezza. E’ la Salcheto Winehouse, un tempo torre di posta di una delle vallate di accesso a Montepulciano.

Da qui lo sguardo si poggia su rigeneranti vedute che dal borgo antico si aprono fino ai “chiari”, ovvero ai laghi della valle immersi nel verde, fra campi lavorati e boschetti.

Arredati da Elisa Cavani di Manoteca, le suites sono di diverse metrature con pezzi di design di modernariato, ma tutte parlano “vino” attraverso la valorizzazione del legno, la scelta dei materiali e quella dei nomi evocativi. A disposizione degli ospiti c’è anche un salone e una grande cucina dove potersi dedicare al Foraging e prendere lezioni di gastronomia del terriorio prima di rilassarsi nelle vasche riscaldate a legna e concedersi un apertivo nel giardino arredato al calar del sole.

Il Vino e la Cantina

La cantina conduce 58 ettari di vigneti che si estendono fino a Chiusi. Produce circa 400mila bottiglie l’anno. Si coltiva secondo il metodo biologico certificato principalmente Vino Nobile da Sangiovese di altissima qualità.

“La nostra missione è la ricerca della qualità, sia in vigna che in cantina, con un’assidua attenzione alle peculiarità delle uve.

Vitigno principe dei toscani, simbolo del terroir di Montepulciano, la vinificazione avviene senza solfiti, con lieviti autoctoni, governo toscano, botti grandi e tonneaux per vini eleganti e morbidi, con profumi pronunciati ed unici ad ogni vendemmia.

La cantina, illuminata attraverso collettori con specchi ricurvi, è termicamente isolata grazie alla presenza di un giardino verticale e di sistemi di irrigazione del tetto. Neanche in estate si avverte il bisogno di utilizzare l’aria condizionata per tenere la temperatura sotto controllo. 

Oltre ad essere la prima cantina off-gridable in Europa, Salcheto è stata anche la prima ad aver certificato l’impronta di carbonio di una bottiglia di vino (secondo lo standard ISO 14064, nel 2010).

La sua attenzione alla sostenibilità arriva anche alle bottiglie con la Bordolese Toscanella le cui forme eleganti richiamano l’antica storia della Toscana e che, ad oggi, è la bottiglia più leggera ed ecologica disponibile sul mercato.

L’ultima idea, in ordine cronologico, sono gli occhiali da sole chiamati irnonicamente «Fiasco» prodotti con il legno recuperato dalle botti esauste della cantina unito a bio-plastiche biodegradabili. Quest’ultime, certificate per uso oculistico, derivano dalla filiera del cotone. I “Fiasco” sono realizzati a mano, ovviamente in Italia perchè “Storia, innovazione, qualità, sono i temi che ci stanno più a cuore”, parola di Michele Manelli.

SALCHETO WINERY – Via di Villa Bianca, 15
53045 Montepulciano (SI) – Italy / T 0578 799031
F 0578 799749
info@salcheto.it / Prenotazione visite: enoteca@salcheto.it
Prenotazione camere: suites@salcheto.it

ASCOLTA IL PODCAST https://open.spotify.com/episode/0KWCp1m7Oa0fpXrivWgZns

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Un’occasione di gran gusto da cogliere al volo per passare un weekend nella storia del Lazio di Pontefici e Imperatori iniziando dalla cena a 4 mani con menu ad hoc delle Chef Eleonora Masella (La credenza di Ele, Marino) e Debora Costantini (Osmosi – Osteria moderna, Bib Gourmand, Montefiascone) che riserverà gustose sorprese per l’evento “Montefiascone in Terrazza” questo venerdì 8 luglio sulla terrazza del belvedere della Tuscia.

Da Marino a Montefiascone. Da lago a lago passando per l’antichissima Via Francigena. Si incontrano così, sulla Terrazza del Belvedere di Montefiascone, due cucine unite dalla stessa voglia di proporre il meglio. Sono Eleonora Masella, giovane e intraprendente Chef di Marino Laziale, patron del ristorante La Credenza di Ele e la Chef Debora Costantini, che dal 2019 a oggi vanta prestigiose riconferme da parte della Guida Michelin.

Insieme, stasera 8 luglio 2022, con grinta di donne, sfideranno anche i palati più esigenti con un menu che racconta la passione per la ricerca delle materie prime, la voglia di interpretare la tradizione italiana e quella di celebrare i prodotti tipici della Tuscia immaginando per loro nuove forme e nuove idee per esprimersi.

La location sarà il Belvedere di Montefiascone, che è la città più alta della Tuscia viterbese nel cuore dei Monti Visoni, a pochissimi chilometri dal lago di Bolsena, e a poco più di un’ora della Capitale.

Non pongo limiti alle nuove esperienze – racconta Chef Masella – proprio perché la cucina d’eccellenza si presta a essere interpretata al meglio nel rispetto rigoroso delle materie prime. Io prediligo soprattutto piatti a base di pesce e ciò contribuisce ogni giorno ad accrescere il mio livello di riconoscibilità.

Dopo aver collaborato fianco a fianco con Chef stellati, sentivo la necessità di ritrovare un’armonia professionale tutta declinata al femminile. In un ambiente in cui la preponderanza di Chef uomini è pressoché assoluta, confrontarsi con chi mi è più affine sotto il profilo della sensibilità e della curiosità credo rappresenti un’occasione da non perdere”.

Il menu della cena-evento, accompagnato da due calici di vini del territorio, al costo di 30 euro a persona, prevede:

Craclax di salmone su arancia e finocchi; Uovo 63° su crema di pecorino e spuma di patate; Rivisitazione di fagioli e salsicce in cannolo; Tiramisù di baccala su crema di lenticchie nere; Culurgiones di Coregone su coulis di pachino; Moscardini e crema di patate allo zafferano; Pulled beef al Vino rosso; Cheesecake scomposta ai frutti di bosco.

Infoline e prenotazioni: 349.3710149 – 380.1391267

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Sabato 9 e lunedì 11 luglio 2022 a Camerino (MC) le generazioni si incontrano a tavola con l’iniziativa “Sapori da ricordare” che propone un menu realizzato con le la bontà de “La pasta di Camerino” e quelle di “Sa.Mo” Salumificio Montano di Matelica.

Sapori da ricodare”, organizzato con il patrocinio della Città di Camerino, abbraccia altri eventi in programma nella giornata del 10 luglio, quali la tredicesima gara ciclistica Granfondo Terre dei Varano, il concerto di John Scofield – che inaugura la 36° edizione del Camerino Festival, rassegna internazionale di musica – e la giornata ecologica al lago di Polverina.

Appare così. Distesa su un colle, in posizione dominante, fiera e sicura della sua cinta muraria tra due valli, quella del Chienti e quella del Potenza. L’effetto è quello di un sipario che si apre e rivela una bella scenografia. E'Camerino, che si fa attendere e si mostra solo dopo una serie di curve tra fitti e misteriosi boschi alternati da campi ordinati, querce secolari, .

Siamo in collina, al centro della zona montana della provincia di Macerata, chiusa a sud dal magnifico massiccio dei Monti Sibillini e a nord dal Monte San Vicino, tra il solido fascino di Torri d’avvistamento e veri Castelli.

Le bellezze paesaggistiche di questa città ducale, gareggiano infatti sia con quelle architettoniche – Palazzo ducale, il Palazzo arcivescovile, la Cattedrale, l’Orto Botanico, la Rocca Borgesca, solo per citarne alcune – sia con il vanto di un’antichissima storia universitaria datata 1336 che continua ad innovare e se stessa e vanta impianti sportivi all’avanguardia, degni dei College americani.

Ma sono anche le bontà della cucina locale che fanno di Camerino (Bandiera Arancione del TCI dal 2009) una meta di singolare attrattiva estrategica per visitare i dintorni. Nostante la città stia ancora fronteggiando la grave emergenza legata alla crisi sismica dell’agosto-ottobre 2016, superata anche la pandemia, Camerino non crolla e non perde nulla della sua voglia di scendere in piazza, festeggiare e brindare alla vita.

Nasce con questo entusiasmo “Sapori da Ricodare”, evento in due date organizzato dalla Proloco di Camerino che ha eletto due note aziende di questa porzione d’Italia – “La Pasta di Camerino” e “Sa.Mo – Salumificio Montano di Matelica” – quali ambasciatrici dei sapori di una volta, con il preciso intento di far ribadire la genuinità deii prodotti e delle preparazioni tipiche del territorio.

La due giorni gastronomica prevede infatti, oltre alla degustazione della pasta e dei prodotti dell’azienda Sa.Mo., un menù completo, realizzato dagli chef del Terziero di Mezzo di Camerino a 20€ che suona così: Antipasto con salumi e formaggi della tradizione marchigiana, sabato – tagliatelle rustiche col sugo di papera / lunedì – mezze maniche in bianco con salsiccia; grigliata mista con patate fritte; cocomero; acqua e vino.

Nella serata di sabato 9 luglio sono previsti momenti di spettacolo con “La Corrida, dilettanti allo sbaraglio” e l’assegnazione del premio “Il Camerte 2021”. Lunedì 11 luglio protagonista sarà invece Roberto Carpineti con la sua fisarmonica, altra storica icona musicale marchigiana.

Sapori da ricodare”, organizzato con il patrocinio della Città di Camerino, abbraccia altri eventi in programma nella giornata del 10 luglio quali: la tredicesima gara ciclistica Granfondo Terre dei Varano, il concerto di John Scofield – che inaugura la 36° edizione del Camerino Festival, rassegna internazionale di musica – e la giornata ecologica al lago di Polverina.

"SAPORI DA RICORDARE" - Sabato 9 e Lunedì 11 Luglio 2022

Piazza Dario Conti, Sottocorte Village - CAMERINO (MC)

Per Informazioni e prenotazioni, cliccare QUI

Contenuti Extra

La Pasta di Camerino

Sulle colline dell’entroterra marchigiano la brezza del mare si mescola all’aria pura e alla terra genuina dei Monti Sibillini. E’ qui che nasce la Pasta di Camerino, ruvida e porosa come quella fatta in casa, realizzata con cura e nel rispetto dei migliori metodi artigianali. Gli unici con filiera 100% trasparente. Premiata più volte come la migliore pasta italiana per il rapporto qualità/prezzo.

Sa.Mo. Salumificio montano di Matelica

Da più di 30 anni produce insaccati tipici alla ricerca di sapori antichi per chi ama il gusto e la qualità. Materie scelte, cura nella lavorazione artigianale e rispetto dei tempi sono gli ingredienti necessari per una sana e buona produzione. Si utilizza solo la carne migliore proveniente da allevamenti nazionali mescolata a materie prime semplici e stagionata in budelli naturali. La filiera è corta e curata meticolosamente in ogni fase per ottenere valore e qualità.

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Bererosa, la più grande manifestazione dedicata ai vini rosati d’Italia a cura della rivista cartacea e digitale Cucina & Vini, torna a Roma per la sua undicesima edizione e cambia location.

Tra alberi secolari, nei suggestivi interni/esterni della Villa Appia Antica, per Bererosa2022 saranno presenti centinaia di prestigiose aziende con le loro migliori espressioni rosé, sia ferme sia mosse, per la gioia dei numerosi appassionati e fedelissimi all’evento.

Torna Bererosa in una nuova location per la sua undicesima edizione e Ve lo avevamo già anticipato qui. Dopo la preview dello scorso maggio alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme, quest’anno sarà la Villa Appia Antica, immersa nel parco archeologico con tanto di spettacolare quercia millenaria, a fare da magica cornice all’evento più Rosè dell’anno.

Tra i tanti intenti di pregio di Cucina & Vini, c’è anche quello di sensibilizzare il pubblico appassionato di vino e di accompagnarlo verso un’analisi più attenta nei confronti dei vini rosa, spesso non considerati al livello dei total bianchi e total rossi.

Cominciammo in punta di piedi nel 2011 – racconta Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini – quando, dopo aver pubblicato due edizioni di Rosati d’Italia, guida dedicata ai migliori vini rosa del Paese, capimmo che non era ancora possibile parlare dei rosati come dei bianchi o dei rossi, ma era prima necessario farli conoscere e portarli al pubblico.

A distanza di undici anni noi di Cucina & Vini possiamo dire di aver dato un contributo importante a questo settore, aumentando la consapevolezza e la sensibilità dei consumatori nei confronti del mondo rosa, che ha le stesse prerogative di ogni tipologia di vino in Italia.

Come ogni anno, Bererosa si svolgerà con la formula del Walk Around Tasting, che permetterà al pubblico di degustare etichette di assoluto pregio passeggiando liberamente nel verde della Villa Appia Antica.

Sarà inoltre possibile abbinare i vini rosa alla più che ampia offerta di street food presente a Bererosa; Bottega dell’Oliva Ascolana, Il Maritozzo Rosso, Menabó Vino e Cucina, Pizza&Mortazza sono solo alcuni dei protagonisti dell’offerta food della manifestazione.

Un’occasione imperdibile per apprezzare l’incredibile versatilità che solo i grandi rosé sanno regalare.

Uno degli obiettivi principali di Bererosa – conclude D’Agostino – è sempre stato quello di far comprendere ad appassionati e operatori del comparto l’incredibile versatilità e le sfumature dei vini rosati, anche dopo qualche anno di affinamento. Sui vini rosa incombe, addirittura più che sui bianchi, la convinzione infondata che si deb- bano consumare nell’estate successiva alla vendemmia.

Questo il tema sui cui ci impegneremo già nel prossimo futuro: durante l’estate troverete sul nostro sito web www.cucinaevini.it il resoconto dell’assaggio di rosati fermi delle precedenti vendemmie. Non solo, pubblicheremo anche i dati produttivi del vino rosa italiano relativi al 2021, oggi ancora in elaborazione.

Partner della manifestazione si conferma l’azienda francese DiamBouchage, leader mondiale nella produzione di tappi tecnici in sughero.

Bererosa2022 / Giovedì 7 luglio / Roma – Villa Appia Antica – Via Pompeo Licinio, 85 / Prezzo del biglietto €20,00 (include il calice e la sacca)

Prezzo riservato ai sommelier € 15 (necessario mostrare in biglietteria la tessera associativa)

Orario manifestazione: dalle ore 17 alle ore 23

Biglietteriaonline

Biglietteria disponibile anche alla manifestazione

Info: bererosa@cucinaevini.it; 0698872584

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