Sara De Bellis

Autore: Sara

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Che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna”, oltre mimose e radici storiche/sociali, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita.

Per l’8 marzo tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di dolci, buone e accattivanti proposte. Ecco dunque una serie di bellissime location capitoline e preziosi consigli da tenere a mente che salveranno ogni occasioni di incontro, dall’ingresso al momento, cruciale, del conto, sperando non siano “rese dei conti”.

Cosa vogliano le donne nell’altro, cosa davvero cerchino in un rapporto, cosa si celi dietro al reticolo di psicologie emotive proprie di ogni essere femminile, non è dato saperlo. Ma qualche assunto trasversale credo si possa rilevare, dai “macro-temi universali” – come il rispetto – ai temi quotidiani, della complicità, reciprocità e intesa, fino ai temi extra-ordinari, quelli che costano una piccola attenzione in più ma sono capaci di generare grandi effetti a lungo rilascio, che fanno bene ad entrambi, a chi li fa quanto a chi li riceve, e rappresentano un twist che fa rima con la capacità di stupire con gesti e modi dedicati, unitamente alla capacità di sapere scegliere il luogo giusto a seconda delle occasioni e di sapersi comportare in ogni contesto.

Anche se il titolo è liberamente ispirato alla famosa commedia americana del 2000, Voi non siete Mel Gibson che si ritrova a saper leggere nel pensiero delle donne, ergo assimilare qualche regoletta su come comportarsi Vi spianerà la strada ad ogni tavola.

Potrebbe apparire noioso e/o borghese, ma non è così. Si tratta di piccole abitudini, le quali, una volta mescolate al vostro modo di fare, saranno decisamente molto più lievi delle figuracce in agguato se vi ostinerete a considerare le buone e belle maniere un territorio nemico.

Quindi, che siate all’inizio di una relazione o la stiate navigando da anni, la “festa della donna“, oltre alle mimose e alle radici storiche, è una buona occasione per gratificare le donne della vostra vita. Una data da cogliere e da vivere dal risveglio alla buonanotte, a patto che ci si sappia comportare. Per l’8 marzo, tanti locali di Roma hanno elaborato una grande varietà di proposte.

Di seguito 10 preziosi consigli da tenere a mente intervallate da una serie di bellissime location per un successo assicurato ad ogni occasione di incontro, dall’ingresso al ristorante al momento, cruciale, del conto.

1 – Ingresso

Il galateo dice che “se la porta del ristorante è chiusa, entrerà per primo chi ha invitato l’altro, precedendo gli altri ospiti. Se invece la porta è aperta, sarà il contrario”. Fatela semplice, fate passare prima la donna, porta aperta o chiusa è un bel gesto. Magari non ve lo dice, ma lo apprezzerà

2 – Prenotazione

Se non avete idea di dove prenotare o su cosa puntare vi basterà prestare attenzione alle Sue preferenze. Pensate bene a quale sia il momento della giornata da sottolineare, quello che ama di più o quello che vi da la possibilità di avere più tempo a disposizione.

Una volta prenotato e riservato il vostro tavolo, ricordate, dopo la porta di scostare la sedia per farla accomodare.

– Dolci Risvegli, Colazioni e Coccole per il palato

La colazione è un momento bellissimo da sottolineare, dal primo caffè a letto alle colazioni pantagrueliche fuori casa, alle torte simbolo dell’8 marzo. Non può infatti mancare la dolce mimosa, con il suo inebriante profumo di crema pasticciera e vaniglia, declinata in versione classica ma anche creativa.

D’Antoni dal 1974

Morbido pan di spagna, dal brillante color giallo dato dalle uova di alte qualità utilizzate nell’impasto, golosa crema pasticcera alla vaniglia arricchita dall’avvolgente crema allo zabaione, arricchita con marsala, e dalla spumosità della panna montata. Questi saranno gli inebrianti sapori che caratterizzeranno la giornata dell’8 marzo da D’Antoni, il laboratorio di pasticceria artigianale a conduzione familiare del quartiere Collatino di Roma. Parola chiave sarà, come sempre, qualità. Negli ingredienti e nelle tecniche utilizzate, finalizzate a un unico scopo: celebrare tutte le donne con una torta dal sapore genuino e autentico delle cose buone, fatte con cura e passione. Ma non finisce qui. Spazio anche all’oggettistica al coccolante fondente, al latte e bianco che omaggia la femminilità con leccornie dalla forma delle collane, degli abiti da donna e delle ballerine e décolleté. E infine, alle praline, di diversi gusti e forme, tra cui quelle all’arancia e al Cointreau o al caramello.

D’Antoni, via Dino Penazzzato 83, 00177 Roma. Per informazioni www.dantoni1974.it.

Gruè

La celebre e stimata pasticceria di Marta Boccanera e Felice Venanzi omaggia tutte le donne con un’offerta di deliziose gelatine a forma di fiore dai primaverili gusti di mimosa, rosa, fior di aranci, fior di limone e violetta. Un caleidoscopio di colori e sapori ad accompagnare la monoporzione dedicata alla festa della donna composta da una base di pan di spagna basso con pralinato croccante, mousse al cioccolato bianco e vaniglia e un cuore fi fragola, lampone e mango . Immancabile la classica mimosa nelle due versioni, pan di spagna, chantilly alla vaniglia, frutti rossi oppure gocce di cioccolato fondente.

Pasticceria Gruè, Viale Regina Margherita, 95, 00198 Roma. Per informazioni www.gruepasticceria.it tel. 06 8412220

Madeleine Salon De Gastronomie

Da Madeleine, il bistrot alla francese del quartiere Prati di Roma, la mimosa si tingerà di rosa in occasione della festa della donna! L’8 marzo, il dessert più iconico di questa ricorrenza sarà in monoporzione, avrà un cuore di fragola e lime e sarà avvolto da una golosa crema al latte profumata alla rosa. Alla base un soffice pan di Spagna leggermente imbevuto con una bagna all’aroma di vaniglia e mandorla. Un vero e proprio omaggio alle donne, dunque, fatto da una donna: Francesca Minnella, la giovane e talentuosa pastry chef di Madeleine.

Madeleine, via Monte Santo 64, Roma. Per informazioni www.madeleinerome.com

Casa Manfredi

Su Viale Aventino, Casa Manfredi è un posto dove stare bene nato e cresciuto dall’amore tra Giorgia Proia e Daniele Antonelli, unitamente alla volontà di creare insieme qualcosa di speciale. Un posto in cui si riflettono sogni dolci e lievitati, in uno spazio dove potersi sentire sempre parte di una grande famiglia, proprio come a casa. Laboratorio di pasticceria artigianale, dove poter abbinare un caffè di primissima qualità, per la festa della Donna potrete assaporare “la Zhinka” che significa donna in ucraino, un omaggio alle donne ucraine con una base di Pan di Spagna, alla Mandorla, Lemon curd, Gel alla mora e una baverese di champagne Pinot noir.

Casa Manfredi, Viale Aventino 91/93, 00153 Roma RM,

Grezzo

Il dolce iconico di questo giorno speciale è sicuramente la Mimosa Crudista, che Grezzo propone in versione torta e monoporzione. Pan di Spagna sì, ma crudista, quindi senza cottura o lievitazione; con soli ingredienti vegetali, integrali e ottenuto attraverso un metodo innovativo di lavorazione a freddo, come avviene per tutti i dolci di Grezzo Raw Chocolate. Il cuore della Mimosa Crudista racchiude una crema al limone ed è ricoperto da una glassa di cioccolato bianco crudista, mentre il colore giallo è opera della curcuma. C’è poi una torta a forma di cuore, è “la Luminosa, rappresentazione che Grezzo vuole dare alla speranza, ricordandoci che il mondo può migliorare, che la situazione delle donne può migliorare” – parole del CEO di Grezzo Raw ChocolateNicola Salvi.

Contesto Urbano

Tutti i giorni dalle 07:00 del mattino alle 00:00 della notte. Contesto Urbano con la sua formula “all day long”, vi aspetta ogni mattina con una linea di pasticceria e cornetteria non convenzionale fatta di plumcake, torte ai cereali, Pancake allo sciroppo d’acero e una raffinata selezione tra le migliori miscele di caffè, rigorosamente servita secondo il metodo tradizionale di macinatura espressa. Sempre bella musica di sottofondo, atmosfere raccolte e un servizio cordiale ed accogliente. Si prosegue con apertici, pranzi, cene che spaziano dalla cucina tradizionale in chiave creativa ad una invitante Carta dei Burgers.

Contesto Urbano, Via Gallia 51/53, 00183 Roma

Gelateria Giuffrè

Giuffrè, gelateria e pasticceria. Un luogo dove l’arte del gelato e dei dolci è quella di una volta. Come la passione. Una passione lunga tre generazioni e che tramanda un’attenzione per le cose fatte bene tutti i giorni. “Venere” è la loro Torta speciale dedicata alla giornata di questo 8 marzo 2022; ed è composta da Frolla sablee alla mandorla, cremoso al cioccolato al latte, gelée al mandarino, crema chantilly allo zabaione, pralinato alla nocciola, meringa all’italiana e savoiardo. Disponibile anche su Cosaporto.

Giuffrè, Viale Trastevere,  255 00153 Roma

EATALY

Dal 7 al 13 marzo 2022 in tutti i ristoranti di Eataly Roma e al Bar Illy, situato al piano terra, sarà in vendita il dolce mimosa. Per ogni dolce venduto saranno devoluti 2 euro a Komen Italia per la lotta ai tumori al seno. Un’altra iniziativa si terrà nel ristorante Pizza & Cucina con una serata esclusiva e un menu ideato dalla chef del ristorante, Elettra Rampa. Anche in questo caso, una parte del ricavato sarà devoluta in favore dei progetti di Komen Italia.

Eataly Roma, Piazzale 12 Ottobre 1492, 00154 Roma

Divino il Cioccolato degli Dei

Anche per questo 8 marzo Valerio Esposito e Jennifer Boero, patron di Divino, la rinomata cioccolateria artigianale di Aprilia, dedicano alle donne una linea di sculture in cioccolato incentrata su uno degli accessori più amati: le borsette e le décolleté, must have dei guardaroba per la prossima stagione primavera/estate e simbolo per eccellenza dell’emancipazione femminile. Per l’occasione, la calzatura sarà realizzata interamente in cioccolato a latte, bianco o fondente e declinata in diverse colorazioni, finalizzate ad accontentare tutti i gusti, abbinate ai volti di tre grandi figure iconiche dello scorso secolo: Frida Kahlo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe.

Divino il cioccolato degli dei, via dei Lauri 57, 04011 Aprilia (LT). Per informazioni www.divinocioccolato.it.

3 – Al tavolo

Al ristorante, una volta accomodati, aprire il tovagliolo sulle gambe e solo dopo sfogliare il menu. Un cameriere va sempre rispettato, ma anche il contesto fa la differenza e vi suggerisce il modo. Quindi, se siete in un luogo dal tono informale, rivolgetevi al personale con naturalezza, se invece siete in un ristorante con la R maiuscola o in un’ambita meta gourmet, è buona norma dare sempre del lei e mai del tu.

– Location da “Sogni con Vista”

Hassler Bistrot

All’Hassler Bistrot dell’esclusivo Hassler Roma creato da Roberto E. Wirth, omaggio alle donne all’insegna della tradizione con il classico dessert Mimosa dell’Executive chef Marcello Romano che delizierà la clientela femminile con questo dulcis in fundo già a partire dalla colazione, per proseguire a pranzo, all’ora del tè e a cena. Ai tavoli de Il Palazzetto, lo scenografico locale dell’Hassler Hotel che affaccia sulla scalinata di Trinità dei monti, si potrà degustare il cocktail “Sweet Temptation” a base di vodka, succo di ananas, succo di lime e sciroppo di banana, da sorseggiare insieme a una selezione di assaggi salati. Per informazioni: Hassler Hotel, piazza della Trinità dei Monti 6, Roma.

HasslerBistrot, email: bar@hotelhassler.it o tel. +39 06 699340. Il Palazzetto: vicolo del Bottino 8. Per prenotazioni Ristorante: Tel. +39 342 150 72 15 – Fax. +39 06 6789199; email: events@ilpalazzettoroma.com.

Adele Mixology Lounge

Inebriarsi con il profumo delle mimose, omaggio per tutte le donne, perdersi nel cielo di Roma avvolti dalla calda atmosfera della terrazza coperta di Adèle Mixology Lounge sorseggiando un fresco cocktail dedicato alle donne: Rossella O’Hara, un twist a base di Cointreau, succo di arancia, bianco d’uovo, essenza di limone e Franciacorta. Per tutte le donne, e non solo, che vorranno farsi coccolare nella terrazza più cool della capitale.

Adèle Mixology Lounge, Via di Porta Pinciana 14, 00187 Roma. Per informazioni www.mirabelle.it tel. 06 4216838

Settimo Roman Cuisine & Terrace

Apertivo al tramonto, con vista sui tetti e sulle cupole della Città Eterna. Questa sarà la serata esclusiva che Settimo, il ristorante panoramico dell’Hotel Sofitel Villa Borghese, riserverà a tutte le donne. Un momento di convivialità e relax in un luogo incantato e lussureggiante, tra piante verdi e comode sedute in velluto impreziosite dal cangiante colore del cielo di Roma. Lo chef Giuseppe D’Alessio proporrà, in accompagnamento a cocktail e agli ottimi vini della cantina, un trittico di finger food studiati ad hoc per rendere ancora più speciale la serata. Per chi deciderà poi di rimanere anche a cena, sarà riservato inoltre uno sconto del 10%.

Settimo Roman Cuisine & Terrace, via Lombardia 47, 00187 Roma. Per informazioni www.settimoristorante.it.

4 – Maledetto Smartphone

Nuovi tempi, nuove regole, ma troppa tecnologia a tavola non è ben vista, dal momento che la circostanza dovrebbe indurci alla convivialità e alla condivisione di cibo e valori. Infatti capita sempre più spesso di osservare a tavola coppie o gruppi di amici/che con le facce infilate nei cellulari, intente nella consultazione ossessiva del proprio smartphone.

Per favore, sappiate riconoscere i momenti, a dar loro valore. Altrimenti avrete solo fotografie e mai ricordi veri. Se siete a colazione, a pranzo, a cena con una persona che amate, utilizzatelo solo in caso di necessità. Se proprio dovete, cercate un luogo appartato per una rapida conversazione.

5 – Mangiare fuori

Che al ristorante si vada per mangiare è lapalissiano: si mangia, ma non come se si fosse a casa propria. E non si tratta solamente di citare il buon galateo, piuttosto di buonsenso.

Se la vostra donna mostra una predilezione per ristoranti gourmet e atmosfere speciali Roma, come abbiamo visto, offre veramente tanto, lo stesso dicasi per derive fusion, di jazz e di mare.

– Suggestioni Fusion, di Musica e di Mare

Taki Ristorante Giapponese

Una Festa della donna nelle accoglienti atmosfere zen del Sol Levante da Taki, il ristorante dell’autentica cucina tradizionale giapponese nel quartiere romano di Prati. Per l’occasione, il locale di proprietà di Yukari Vitti (originaria di Kyoto) propone i piatti del menu à la carte, dove non manca una eccellente offerta di carne Hida Wagyu, la migliore del mondo e, dulcis in fundo, offre alle sue affezionate clienti una torta mimosa come da tradizione!

Taki, Ristorante giapponese, via Marianna Dionigi 56/60, 00193 Roma. Per informazioni: www.taki.it

Cantera Parioli

Primo ristorante “fusion meat” della Capitale con una proposta di sushi di carne e melting pot di sapori e mescolanze di profumi con tagli wagyu serviti in stile tataki, tartare, tacos ed altre ispirazioni dal mondo. Location moderna e arredamento minimal giapponese con pezzi d’autore fanno da cornice ed una cucina contemporanea e dinamica, divertente, creativa e colorata. Il format nel frattempo ha aperto a Mykonos, è da poco sbarcato a Milano.

Cantera Parioli, Via Ruggero Fauro, 2, 00197 Roma

Giulia Restaurant

Si celebrerà l’8 marzo anche da Giulia Restaurant, l’incantevole ristorante di ricerca situato all’interno di uno storico palazzetto affacciato sul “biondo” Tevere. Tra arredi di design, colori pastello e un’atmosfera di grande charme, la Festa della Donna sarà all’insegna della mimosa, dolce tipico di questa ricorrenza, riproposta dallo chef Alessandro Borgo e dalla pastry chef Erika Torres in versione 2.0. Una svolta dal tocco moderno per un dolce simbolo di questa giornata e della primavera in arrivo che si rispecchia perfettamente in quella che è la filosofia che abbraccia tutta la cucina di Giulia: identità, dinamismo e contemporaneità.

Giulia Restaurant, lungotevere dei Tebaldi 4. Per informazioni: www.giuliarestaurant.it.

Le Carré Français

Per la Festa della donna Le Carré Français omaggia con due menu, di cui uno “veg”, altrettante icone della femminilità italo-francese: Caterina de’ Medici, originaria di Firenze e celebre in quanto regina consorte di Francia come moglie di Enrico II, e Dalida, cantante e attrice italiana ma naturalizzata francese, e famosa per essere stata la prima donna a vincere nel 1964 il disco di platino (con oltre 10 milioni di dischi venduti). Un anno che la vide anche seguire il Tour de France interpretando più di 2000 canzoni lungo i 2900 km percorsi. Due figure che, con il loro carisma e la loro storia, hanno avuto una grande influenza nella cultura dei cugini transalpini, seppur in epoche e ambiti diversi. Due menu, entrambi al costo di 28 euro a persona bevande escluse.

Le Carré Français, Via Vittoria Colonna, 30, 00193 Roma RM 

Elegance Cafè

Musica, mixology e buona tavola. Questi gli ingredienti principali della serata dell’8 marzo in programma da Elegance Cafè, il jazz club romano situato nel cuore del quartiere Ostiense. Ad accompagnare gli ospiti nel corso della degustazione con menu alla carta ci sarà infatti il concerto live di un fantastico trio tutto al femminile: All Women Trio, una formazzione guidata da Raquel Silva Joly alla voce e alla chitarra, accompagnata da Flavia Ostini al contrabbasso e da Francesca Avolio alla batteria. Una serata dedicata alle donne e fatta da donne, dunque, per festeggiare al meglio questa importante ricorrenza. Il concerto è incluso con un menu di 2 portate a scelta tra antipasto, primo e secondo.

Elegance Cafè, via Francesco Carletti 5, 00154 Roma. Per informazioni www.elegancecafe.it

Livello 1

Nel giorno dedicato alle donne il salotto di Emilia Branciani nel cuore dell’Eur, frutto del cuore e dal lavoro di una donna volitiva, apre le sue porte a tutte coloro che avranno voglia di festeggiare o semplicemente regalarsi una serata dedicata. Cucina raffinata, materia prima d’eccellenza, una ricca carta vini e una drink list ricercata:  questi gli ingredienti base del ristorante di pesce Livello 1  che per l’occasione accompagnerà il menu a la carte con le magiche e sofisticate atmosfere create dalle  note suonate da Andy the Sax.

Ristorante Livello 1, Via Duccio Buoninsegna 25, 00144 Roma (Rm). Per informazioni www.ristorantelivello1.it  tel. 065033999

Lux Restaurant & Lounge

Per brindare alle donne cullati dal profumo inebriante dello iodio e dal suono delle onde che si infrangono sulla banchina, Lux Rerstaurant & Lounge a Ostia propone un percorso degustazione studiato ad hoc per esaltare il mare e i suoi prodotti d’eccellenza. Accompagnati dalle note live del Maestro Alberto Laurenti, gli ospiti, accolti con un flute di benvenuto Rosè, potranno gustare il Polpo alla catalana seguito dal Sautè di cozze e dai Paccheri con calamari e carciofi in doppia consistenza. Il Filetto di branzino in crosta dorata completerà il menu aprendo le porte all’immancabile dessert: il Tiramisù. Il costo della serata è di 45 euro a persona, acqua e bottiglia di vino (ogni 4 persone) incluse.

Lux Restaurant & Lounge, Lungomare Duca degli Abruzzi 84 D, 00121 Ostia. Per informazioni www.luxexperience.it.

6 – Come placare l’appetito

Lo so, lo so. Grissini, focacce e pane, soprattutto se ben realizzati, sono una tentazione difficile da arginare. Anche se il galateo raccomanderebbe di non avventarsi sul cestino anche se si ha molta fame, la grande ricerca e attenzione in materia di panificazione da parte di Chef e Ristoratori hanno ormai eletto il pane parte integrante (o integrale) dell’esperienza a tavola, quindi assaggiate pure, magari con un buon Olio EVO, ma con garbo. Severamente vietato inforchettare il pane per avvicinarlo a Voi o di sbriciolare oltre modo sulla tavola.

Buona norma invece è versare per primi l’acqua e/o il vino al vostro ospite: una forma di cura e premura molto molto apprezzata.

7 - Postura e primo approccio al cibo

Ricordiamo ai più che “non è la testa che si avvicina al cibo, ma la forchetta che si avvicina alla bocca”. No, non sto dicendo di tenere i libri sotto le braccia o sentirvi RoboCop, ma non piegatevi sul vostro piatto stile mangiatoia. Per iniziare a mangiare aspettate che siano stati serviti i vostri ospiti. Non soffiate sulle pietanze per raffreddarle, aspettare che si intiepidiscano da sole, altrimenti cibi freddi o Sushi!

8 – Una serie di imperativi categorici

Repetita iuvant, dicevano i latini. Visto che siamo in tema, anche se siamo sicuri che non serva ricordalo, lo facciamo lo stesso.

No alla forchetta stile zappa, No al mignolo alzato mentre bevete; Non ci si tocca ripetutamente i capelli; Non si usano gli stuzzicadenti; Non si parla a voce troppo alta, nè con la bocca piena.

9 - Il Conto

Gesto annoverato tra gli ultimi, e sempre più rari, atti di cavalleria, lasciar pagare ad un uomo non toglierà nulla alla vostra indipendenza di donna, prima di percepirlo come tale, provate ad apprezzare la bellezza di un gesto che rappresenta la voglia di prendersi cura dell’altro.

Può accadere però che una delle due parti resista e insista per pagare. Beh, in quel caso bisogna stare attenti a non mettersi troppo in contrasto, rischiando di incrinare l’armonia.

10 – La mancia

Si, in Italia non è obbligatoria. Ma a meno che non siate in una pizzeria al taglio o in un take away, è sempre opportuno lasciare una mancia.

Sempre se la qualità del servizio vi ha convinto, ovvero se vi hanno servito bene, con gentilezza e competenza. Ma chi la deve lasciare e di quanto? Il fatto di pagare con carte di credito spesso diventa una scusa per non lasciare la mancia al cameriere. La mancia va lasciata sempre e con disinvoltura, e qualora si paghi con la carta di credito, la mancia va data in contanti, a parte, nel momento in cui il cameriere riconsegna la carta. Alternativa? Potrebbe lasciare la mancia chi non sta pagando il conto.

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Ha avuto luogo oggi a Roma l’incontro presso la sede della Stampa Estera di Istituto Grandi Marchi – Nomisma Wine Monitor. Si è parlato di Sostenibilità, Autoctonia, Denominazione e Brand, nell’ambito di una ricerca speciale in tutti i settori, che ha approfondito temi e tendenze dal pre-Covid al presente, mettendo l’accento sul futuro.

Lo studio si è posto come obiettivo principale quello di rilevare le tendenze nel consumo outdoor dei Fine Wine confrontando due diverse fasi temporali – ottobre 2020 e settembre 2021 – che, a distanza di un anno, ha evidenziato sostanziali differenze nelle occasioni di consumo del Vino Fuori Casa.

L’indagine, commissionata da IGM (Istituto Grandi Marchi) e realizzata da Nomisma-Wine Monitor, ha l’obiettivo di valutare comportamenti e tendenze in due momenti distinti, a distanza di un anno, dell’attuale fase post-pandemica.

Il primo dato che emerge, in questa doppia indagine, è una ripresa nei consumi fuori casa, come attestano i recentissimi dati Istat che raccontano di una crescita, nel 2021 rispetto al 2020, del 22,3% nelle vendite food&vine presso la ristorazione italiana. Certo, la flessione rispetto alla fase pre-pandemica è rilevante, con un – 22,4% fatto registrare nel 2021 rispetto al 2019. In estrema sintesi se nel 2019 le vendite di food&wine presso i ristoranti si aggiravano intorno agli 85 miliardi di euro, nel 2021 si sono superati i 63 miliardi. Netto calo, quindi, ma con una decisa impennata nei confronti del 2020 che aveva fatto registrare un volume valutabile intorno ai 54 miliardi. Numeri che confermano le cifre emerse dalla ricerca IGM-Wine Monitor: se nell’ottobre del 2020 il 52% degli intervistati dichiarava di aver abbassato il consumo del vino outdoor, un anno dopo questa percentuale è scesa al 43%. La tipologia di locale che ha fronteggiato meglio questa contrazione è il ristorante (-41% dei consumatori di vino outdoor ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar).

“Soprattutto per i fine wine, che è la fascia sulla quale operiamo noi di Istituto Grandi Marchi – ha commentato Piero Mastroberardino, Presidente IGM – la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica non solo dal punto di vista business, ma anche culturale.

Non è certo un caso che il nostro gruppo, nella fase più dura della pandemia, abbia dimostrato in tutti i modi possibili la propria vicinanza al settore ristorativo, con iniziative dedicate alla promozione di questa grande risorsa della socio-economia nazionale”. 

Sulle modalità e le scelte di consumo al tavolo del ristorante emergono informazioni interessanti. Pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice, dato incoraggiante anche per quello che concerne un approccio sempre più moderato e in qualche modo ‘’colto’’ nell’approccio alla degustazione dei vini.

Le occasioni migliori sono quelle “speciali” (feste e compleanni) mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro).

In linea generale la contrazione dei consumi outdoor rilevata nelle interviste dell’ottobre del 2020 è superiore a quella certificata nel settembre del 2021: -27% la differenza tra chi evidenzia un aumento della spesa per vino fuori casa rispetto a chi dichiara una diminuzione nel 2020 contro un più incoraggiante -19% nel 2021, frutto di un rallentamento nelle restrizioni ma anche di una maggiore attenzione nella qualità dei vini ordinati.

“Dopo due anni di convivenza con il coronavirus – ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli Italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale”.

Il sentiment che emerge dallo studio, soprattutto relativamente alle interviste del settembre 2021, lascia quindi intravedere un futuro a tinte decisamente più rosee, con un 35% dei consumatori che prevede una crescita della spesa per vino outdoor per questo 2022. 

Ma quali saranno i driver di scelta? Il consumo al ristorante privilegerà in primis vini a denominazione e brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni e con una contestuale ricerca di etichette che soddisfino la richiesta di sostenibilità (il 64% degli intervistati dichiara massima attenzione per ambiente e salute).  

“Tutti elementi che connotano il profilo imprenditoriale delle famiglie del vino che fanno parte dell’Istituto Grandi Marchi – ha concluso Piero Mastroberardino – e che confermano la bontà della strada intrapresa sin dal momento della fondazione del gruppo.

Anche le ricerche da noi commissionate a Nomisma Wine Monitor vanno nella direzione di una strategia volta a migliorare, ogni giorno di più, la qualità della nostra proposta, sia con riferimento alle singole aziende, sia come progetto corale di promozione del vino italiano nel mondo”.

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Si chiama Roland, è il neo-bistrot di Spazio Field, luxury location d’arte e d’eventi all’interno di Palazzo Brancaccio che abbraccia a sé i caratteri della definizione del sapore eclettico e dell’eleganza in una armoniosa continuità con l’arte classica.

Un’esperienza sensoriale eterogenea, coinvolgente e di grande gusto. Linee curve, andamenti sinuosi, spazi che legano pittura, scultura, stucchi, specchi, ampie stanze, marmi, affreschi: un’esuberanza decorativa che si accomoda a tavola su poltrone di velluto e assapora una cucina di matrice mediterranea con interessanti citazioni orientali.

Non capita spesso di varcare i grandi portoni di Roma. Di quelli che spalancano scenari d’altri tempi, che aprono nuove quanto antiche prospettive generate da ampie e nobili scale di liscio marmo.

Luoghi di Roma segreta, che destano meraviglia e stupore, che mescolano visioni contemporanee ben condite da canoni classici, varcando soglie di aristocratiche stanze, aprendo porte su livelli di realtà ricchi di fascino e di identità storiche in cui è piacevole lasciarsi sedurre.

Palazzo Brancaccio è l’ultimo Palazzo del Patriziato Romano costruito nel 1880 nel cuore della città eterna dalla volontà del Principe Salvatore Brancaccio, esponente di una delle più antiche ed illustri famiglie del patriziato napoletano, e della propria consorte Mary Elisabeth Field, ricca ereditiera americana.

Oggi si chiama SPAZIO FIELD, ed è il polo culturale e artistico di Palazzo Brancaccio, in Via Merulana 248, che omaggia Mary Elisabeth ed evidenzia il richiamo storico alle origini.

Il brand vuole imporsi come sinonimo di arte, cultura e intrattenimento istruttivo: un luogo in cui ospitare eventi dal prestigioso valore sociale e intellettuale, che contribuiscano allo sviluppo urbano e ad accrescere – quantitativamente e qualitativamente – l’offerta esperienziale della capitale italiana.

Oltre 1800 metri quadri di superficie, divisi in varie sale (tra loro eterogenee sotto il profilo artistico e architettonico) e uno spazio esterno adornato da un parco secolare e da un ninfeo realizzato dall’architetto Francesco Gai ad inizi Novecento.

ROLAND: Il Bistrot di Spazio Field

Il nome è un omaggio alla storia della famiglia Brancaccio. Roland, infatti, era il nipote di Salvatore Brancaccio e Mary Elisabeth; anch’egli principe della nobile famiglia.

A lui è ispirato il nuovo ristorante di SPAZIO FIELD: un luogo raffinato ideale per abbinare l’esperienza intellettuale degli eventi artistici e culturali a quella culinaria rimanendo all’interno del polo di Via Merulana 248.

Anche ROLAND si ispira, a suo personalissimo modo, all’abbinamento tra elementi della tradizione, tocchi creativi e rivisitazioni in chiave moderna.

Pilastro del menù è la tradizione mediterranea, contaminata da qualche ingrediente di matrice orientale, che citano il precedente Museo d’Arte Orientale di Roma (che abitava nelle stesse stanze) e così legano ai ricordi nuovi connubi di rimandi tra sapori.

Dall’arte alla cucina, dalla cucina alle forme d’arte tutt’intorno. Sostanza, equilibri e sicurezza espressiva vissuta nell’ampiezza delle sale, nei sapidi respiri del sole del sud e del Sol Levante, sotto soffitti di grande pregio artistico in una casa aristocratica di Roma che si rende accessibile a tutti.

50 coperti totali. Lo Chef si chiama Carlo Alberto D’Audino (ne parleremo più avanti) il quale, ben padroneggiando la grammatica dei sapori, ha composto un menu eterogeneo e ben pensato che spazia dal Pan Brioche, uovo strapazzato e tartufo al Carciofo, pecorino, menta e saba, davvero un buon piatto, dalla Fettuccia di seppia alla romana alla Battuta di manzo extramezzata, jus alle erbe e salsa tartara. Tra i Primi Piatti gli Spaghetti senatore cappelli, burro di manteca, alici e katsuobushi, intenso e avvolgente, semplice e vibrante. Nel Menu incuriosicono anche i Pasta di Gragnano, passatina di ceci, baccalà e agrumi e i Tortelli di patate, cime di rapa e brodo di prosciutto reatino; così come tra i Secondi la Triglia alla beccafico, julienne di cavolo viola e salsa scapece, il Bollito di manzo alla picchiapò e il Secreto iberico alla salsa teriyaki.
La carta dei vini presenta un’accurata selezione a partire dalle bollicine come gli spumanti metodo classico, i Franciacorta e Champagne fino ad arrivare ai rossi più importanti come Barbaresco Gaia e Solaia Antinori passando per rosati e bianchi nazionali ed esteri. 

La lista dei drink racchiude i più classici cocktail realizzati con ingredienti di livello premium, un corner dedicato esclusivamente al Gin con oltre 50 etichette. Tra i signature realizzati dal barman Andrea Roccini troviamo:

il ROLAND MULE, con Vodka, lime, soda e cognac allo zenzero, cetriolo e lamponi; immancabile l’ELIZABETH’s DRINK, con Rum, Grand Marnier, bitter all’arancia, brandy all`albicocca e Lime fresco, e la variazione sul tema VICCHIO’s MARTINI, con Vodka fatta in casa allo zafferano, finto bitter all’acqua di riso e ceci, agrumi freschi e grand Marnier.

SPAZIO FIELD: La Location

La descrizione degli elementi essenziali che compongono gli spazi esterni ed interni di SPAZIO FIELD introduce i visitatori alla sua seconda qualità fondamentale: il suo valore artistico. All’interno del salone espositivo di Palazzo Brancaccio, arte moderna e arte contemporanea si fondono in un connubio sensoriale di raffinato valore storico e culturale.

Dall’elegante camino in legno alle mattonelle in terracotta, dai soffitti affrescati agli arazzi d’arredamento plurisecolari: tutto concorre a rendere SPAZIO FIELD il luogo migliore per ospitare un grande evento culturale, poiché – essendo già di per sé uno spazio dal valore artistico evidente – impreziosisce le opere in esso esposte. Questa considerazione, lungi dal ricoprire la funzione di mero artificio narrativo, è testimoniata dal fatto che SPAZIO FIELD è stata, fino al 2017, la casa del prestigioso Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”.

In ultimo, ma non di secondario interesse, è da considerare la posizione centrale di SPAZIO FIELD come un ulteriore valore aggiunto nella riuscita di ogni evento di successo. A due passi dal Colosseo, nel centro di Colle Oppio e nel cuore di Palazzo Brancaccio, SPAZIO FIELD è collocato in pieno centro nel panorama attrattivo di Roma. Tale elemento rappresenta un considerevole punto di forza nell’organizzazione di un evento artistico e culturale, che se ospitato a SPAZIO FIELD avrà la massima visibilità e la facilità di raggiungimento che esso merita.

Il Calendario Artistico di SPAZIO FIELD: ART OR SOUND

Il calendario culturale di SPAZIO FIELD si concretizza nel suo progetto di punta, ART OR SOUND. Un programma ricco di appuntamenti, all’interno dei quali le suggestioni musicali proposte da realtà d’eccellenza si accompagnano alle esposizioni artistiche di vario genere, per fornire ai suoi visitatori ispirazioni diverse eppure affini.

In corso la mostra da poco inaugurata dal titolo “Fiume Affatato” di Gioacchino Pontrelli, a cura di Claudio Libero Pisano. Le opere sono dedicate alla città di Roma e alla sua arte, unite nell’immaginario dal fiume Tevere.

SPAZIO FIELD

Via Merulana, 248 / 00184 – Roma
+39 06 4873177 +39 392 9937487

info@spaziofield.com www.spaziofield.com

Immagine di Copertina: CarloMariaViola.ph

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Una sfida imperdibile per gli appassionati della PIZZA e per chi ama mettere le mani in pasta. E’ l’appuntamento con il “Vera Pizza Contest” organizzato da AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana), ovvero il campionato mondiale della pizza fatta in casa, sempre più seguito, sempre più coinvolgente, sempre più premiante.

Dal 24 febbraio 2022 al 24 Marzo 2022 i concorrenti dovranno seguire il profilo Facebook @verapizzanapoletana ed inviare tramite Messenger la foto della propria pizza per totalizzare il maggior numero di consensi e vincere la partecipazione alle Olimpiadi della Vera Pizza a Napoli. Di seguito il link per tutto il regolamento.

Le scorse edizioni hanno visto partecipare più di 2.000 pizze da oltre 50 Nazioni del Mondo, e il seguito social raccolto, ha sancito ora più che mai, quanto la pizza sia uno dei grandi amori italiani e “topic” (argomenti più in voga) tra i #foodlovers.

L’incredibile successo delle passate edizioni ci ha spinto ad organizzarne una terza – spiega Antonio Pace, Presidente di AVPN – il Vera Pizza Contest riparte, sempre con il disciplinare AVPN a fare da pilastro, ma quest’anno introduce alcune novità come la possibilità di preparare la Vera Pizza Fritta o quella di utilizzare forni domestici a gas e a legna.

Inoltre i primi classificati del contest saranno direttamente qualificati alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana, in programma a Napoli dal 3 al 6 luglio, che sarà la prima competizione a vedere concorrere insieme professionista e amatori.

Il contest è gratuito e aperto a tutti, amatori e professionisti.

Le regole per partecipare sono scaricabili dal sito https://www.pizzanapoletana.org/it/verapizzacontest

La base sarà ciò che è riportato nel disciplinare internazionale AVPN e i partecipanti saranno liberi di sceglierne la tipologia di Pizza da realizzare tra Vera pizza napoletana o Vera pizza fritta, unitamente al topping.

Che sia quindi Margherita, Capricciosa o una variante creativa, l’unico requisito inderogabile, oltre alla passione per la pizza, sarà l’utilizzo di un forno di tipo domestico che sia elettrico, a gas o a legna e per la frittura in padella o in friggitrice.

La sfida si dividerà in due fasi. La prima, dalle 12.00 (GMT+1) del 24 febbraio fino alla medesima ora del 24 marzo 2022. I concorrenti dovranno seguire il profilo Facebook @verapizzanapoletana ed inviare tramite Messenger la foto della pizza proposta, del forno o friggitrice in cui è stata cotta, oltre naturalmente, le generalità per poter essere iscritti.

Le foto delle pizze saranno pubblicate sulla pagina Facebook e votate dagli utenti tramite like. Nella seconda fase, subito successiva, le 50 foto con il maggior numero di voti saranno giudicate da una giuria internazionale composta da 10 maestri pizzaiuoli provenienti da diverse nazioni che deciderà, a suo insindacabile giudizio, la classifica finale entro il 30 marzo.

Nella valutazione terremo conto di diversi aspetti che vanno dalla forma alla cottura, dall’appetibilità alla farcitura. – dichiara Paolo Surace, presidente della giuria e consigliere direttivo AVPN – Il Vera Pizza Contest è per noi un modo per promuovere la pizza nel mondo con l’utilizzo di tecniche e prodotti di alta qualità come da disciplinare AVPN.

I PREMI

La votazione determinerà il podio con i 3 vincitori che, oltre a ricevere una madia ed una fornitura di farina Caputo, un kit di attrezzature Gi.Metal, una selezione di birre KBirr, una selezione di prodotti tipici La Fiammante e della Latteria Sorrentina potranno usufruire, a seconda della loro posizione:

Il 1° classificato vincerà un corso professionale base di 9 giorni da svolgere presso l’AVPN School, oltre al volo e soggiorno a Napoli, dal 3 a 6 luglio, per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022 nella categoria ‘’Amatori’’. Tra i premi ci saranno poi un forno per pizza Ooni Karu 16 e la nuova impastatrice M7 Massima di Mecnosud.

Il 2° avrà diritto a un corso professionale avanzato di 3 giorni da svolgere presso l’AVPN School oltre al volo a Napoli dal 3 a 6 luglio per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022.

Al 3° classificato andrà un corso amatoriale di 4 ore da svolgere presso l’AVPN School, oltre soggiorno a Napoli dal 3 a 6 luglio per partecipare alle finali delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022.

I classificati dal 4° al 10° posto saranno direttamente qualificati alle finali della categoria “Amatori” delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana 2022 mentre tutti i primi 50 classificati vinceranno l’iscrizione gratuita al Club della Vera Pizza Napoletana.

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Domani, Venerdì 25 febbraio, alle ore 20,00 alla PizzAria La Notizia 94 di Napoli appuntamento con “KPizz & KBirr”, percorso di degustazione con le pizze del maestro Enzo Coccia e il dolce del Caffè Delisa abbinati alle birre KBirr.

Classe 1962 e una passione contagiosa iniziata quando, ancora ragazzino, aiutava il padre, Antonio, nella pizzeria di famiglia.

“Non sono un’artista. I musicisti, gli scultori, i pittori lo sono. Sono un artigiano al servizio di una delle attività più antiche di Napoli, un pizzajuolo. Un pizzaiolo con un’identità, un cervello e un’anima”.

Anni dopo decise di affrontare una sfida in prima persona aprendo la sua pizzeria, o meglio pizzAria, alla maniera antica, La Notizia.

Tutto cominciò nel lontano 1994 con un film, quello del famoso regista Orson Welles, Quarto Potere, che un giorno vide e gli fornì ispirazione: Charles Foster Kane diceva che “se il titolo è grande, la notizia diventa subito importante”, allo stesso modo se la pizza è grande, La Notizia diventa subito importante.

Imponendosi sin dall’inizio della sua carriera come vero e proprio imperativo categorico l’impiego assoluto dei migliori ingredienti che la Campania offre, il maestro pizzaiolo ha saputo trasformare il prodotto popolare, conosciuto ormai anche negli angoli più remoti del globo, in autentica eccellenza gastronomica.

Difensore accanito della qualità e tra i redattori del disciplinare. Enzo Coccia si è battuto nel processo di certificazione della “regina” napoletana come Specialità Tradizionale Garantita, riconosciuta dall’Unione Europea nel 2009.

pizza delivery

La sua storia riempie di inchiostro le pagine di giornali a tiratura mondiale, dal New York Times al Daily Telegraph, dal Wall Street Journal a Le Monde, che raccomandano la sua come migliore pizzeria d’Italia.

Ricorso esclusivo a prodotti di qualità, conoscenza profonda della tradizione e del territorio, ma, soprattutto, passione per il proprio lavoro: questi sono gli ingredienti del suo grande successo.

Nell’ambito di questa dedizione e continuo approfondimento dedicato alla PIZZA, la serata di venerdì 25 febbraio, rappresenterà un momento di incontro tra l’arte della pizza e la storia della birra nella città di Napoli grazie agli interventi di Fabio Ditto, CEO di Kbirr, Tommaso Luongo, sommelier della birra, e Lejla Mancusi Sorrentino, autrice del libro “La Birra”, moderati dalla giornalista enogastronomica Laura Gambacorta.

Menu

Margherita
Fior di latte, pomodoro San Marzano Dop, parmigiano, basilico e olio evo
Natavota – Kbirr

Pizza con scarola, acciughe, mozzarella di bufala campana Dop, ‘nduja di Spilinga e olio evo

Natavota Red- Kbirr

Pizza procidana

Scamorzetta di bufala, pomodorini alla brace, aglio, origano, prezzemolo, basilico e olio evo

Jattura – Kbirr

Pizza con mozzarella di bufala campana Dop, pomodori datterini, zucchine e bottarga

Cuore di Napoli – Kbirr

Dolce al caffè by Delisa
Paliata – Kbirr

Ticket: 30 euro (birre incluse)

Ingresso solo su prenotazione / PizzAria La Notizia 94 – Via Michelangelo da Caravaggio, 94

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9 settimane di votazioni per eleggere il 14° “Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e dell’accoglienza – Premio Italia a Tavola”. Vincono, ciascuno nella propria categoria: Giuseppe Di Iorio per i “Cuochi”, Gino Sorbillo per i “Pizzaioli e Panificatori”, Sal De Riso per i “Pasticceri”, Ezio Indiani per “Sala e Hotel”, Tony Berry per i “Barman”, Jerry Bortolan per gli “Opinion leader”.

Si è concluso poche ore fa il sondaggio online targato Italia a Tavola che premia i Personaggi dell’Anno 2021 e il loro impegno nella valorizzazione del Made in Italy a tavola. A sbaragliare la concorrenza sono stati, rispettivamente nelle categorie Cuochi e Opinion Leader, Giuseppe Di Iorio, executive chef del ristorante stellato Aroma, e Jerry Bortolan, giornalista e critico enogastronomico, con un vero e proprio boom di consensi. Un Boom che ha travolto anche Gino Sorbillo per i “Pizzaioli e Panificatori”, Sal De Riso per i “Pasticceri”, Ezio Indiani per “Sala e Hotel” e Tony Berry per i “Barman.

Sei categorie, tre manche e oltre 190 mila voti complessivi solo all’ultimo turno. La quattordicesima edizione del contest Personaggio dell’Anno promosso dal magazine online Italia a Tavola è stato un vero trionfo per tutto il gotha dell’enogastronomia italiana. I nomi più prestigiosi del settore si sono battuti a colpi di click in una gara all’ultimo voto per aggiudicarsi un posto al vertice della classifica della propria categoria a riprova del proprio impegno nella valorizzazione del Made in Italy a tavola.

Incredibile è stata la partecipazione attiva del pubblico che nel primo turno ha fatto registrare un totale di ben 266.678 votanti, il secondo turno 185.550 votanti, e la fine dell’ultimo turno 192.618 votanti.

Cifre davvero significative considerando per la prima volta l’introduzione di una misura per garantire in tutte le fasi del gioco la massima sicurezza delle operazioni di voto tramite i propri username e password (previa registrazione sul sito di Italia a Tavola) oppure attraverso le credenziali del proprio account Google o Facebook.

Sul web e in particolare sui social il passaparola ha fatto sì che anche quest’anno dal sondaggio abbia premiato i candidati più apprezzati e sostenuti dal pubblico, che li ha voluti premiare per il loro impegno nel 2021 nella valorizzazione delle varie professionalità, del Made in Italy a tavola, del turismo e di tutte le eccellenze enogastronomiche che fanno grande il nome dell’Italia nel mondo. Unico rammarico, la mancanza di donne tra i vincitori del sondaggio, presenti però in larga misura sui podi delle varie categorie.

Sul gradino più alto nella categoria dei cuochi, con ben 7753 preferenze, è stato Giuseppe Di Iorio, executive chef del prestigioso ristorante Aroma situato all’interno di Palazzo Manfredi di Roma, dal 2014 insignito della prestigiosa Stella Michelin. È stato lui, infatti, a ottenere il più alto numero di consensi in tutte le manche della gara, iniziata lo scorso 21 dicembre.

“Sono felicissimo, sia per me che per Jerry perché siamo grandi amici. – dichiara Di Iorio – Vincere con lui mi fa ancora più piacere. In gara c’erano veri e proprio mostri sacri della ristorazione, quindi sono ancora più contento. Soprattutto dopo questo brutto momento della pandemia. Questo è infatti il primo riconoscimento importante dopo il Covid e voglio condividerlo con tutto il mio team. I componenti della mia squadra sono stati i miei primi sostenitori e li ringrazio tantissimo. Spero che questo premio sia di buon auspicio per i mesi futuri. In questi anni di pandemia ci è mancata la continuità, il rapporto con i clienti e l’adrenalina del servizio. Vorrei che questo fosse il primo passo per un ritorno alla normalità. In queste ore sto ricevendo molti messaggi di sostegno e congratulazioni che mi riempiono d’orgoglio e gioia. Vincere è stata dura. È stato un costante testa a testa ma ora voglio tenere questo riconoscimento stretto”.

Cuochi

La categoria dei professionisti dei fornelli ha totalizzato 36.960 votanti nel turno finale. Giuseppe Di Iorio del ristorante Aroma di Roma si è aggiudicato il primo posto in classifica con 7.753 preferenze ed è risultato il 2° nome più cliccato in termini assoluti (dopo quello di Jerry Bortolan negli “Opinion leader”). Medaglia d’argento per Alessandro Buffolino del ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia di Milano con pochi voti in meno, 7.692. Terza posizione per Alessia Uccellini del Ristorante Fiorentino di Sansepolcro (Ar) con 6.274 preferenze. Non hanno raggiunto il podio Antonino Cannavacciuolo del ristorante Villa Crespi di Orta San Giulio (No), 4° con 5.955 preferenze, Rosanna Marziale de Le Colonne Marziale di Caserta, 5ª con 5.540 preferenze, e Moreno Cedroni del ristorante Madonnina del Pescatore di Senigallia (An), membro Euro-Toques Italia, 6° classificato con 3.823 preferenze.

La classifica dei Cuochi Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Pizzaioli e Panificatori

I professionisti dell’arte bianca specializzati in pane e pizza hanno registrato complessivamente 32.076 votanti nel 3° turno di gioco. Medaglia d’oro per Gino Sorbillo dell’omonima pizzeria di Napoli, che ha ricevuto 7.030 preferenze (3° candidato più votato in assoluto). Dietro di lui Gabriele Bonci di Pizzarium a Roma, già vincitore della scorsa edizione del sondaggio, che stavolta ha ottenuto 6.846 preferenze fermandosi alla 2ª posizione. Terzo posto per Franco Pepe di Pepe in Grani a Caiazzo (Ce) con 5.684 preferenze. A seguire, 4° classificato Matteo Cunsolo de La Panetteria di Parabiago (Mi), segretario dell’associazione di panificatori Richemont Club, con 4.938 preferenze; 5° posto per Renato Bosco dell’omonima pizzeria a San Martino Buon Albergo (Vr) con 3.857 preferenze; chiude la classifica in 6ª posizione Tiziano Casillo, consulente per la pizza e testimonial Italmill, con 3.778 preferenze.

La classifica dei Pizzaioli e Panificatori Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Pasticceri

La categoria degli specialisti del dolce ha chiuso il terzo turno con la partecipazione di 30.985 votanti. La vittoria è andata a Sal De Riso dell’omonima pasticceria di Minori (Sa), nonché presidente AMPI-Accademia Maestri Pasticceri Italiani, che ha totalizzato 6.953 preferenze. Medaglia d’argento per Melissa Dolci di CoCo Bistrot a Roma, che di voti ne ha ricevuti 5.824. Sul terzo gradino del podio Iginio Massari della Pasticceria Veneto di Brescia con 5.627 preferenze. A seguire Maicol Vitellozzi, pastry chef del Ristorante Del Cambio di Torino, 4° con 5.292 preferenze, Angelo Musolino della Pasticceria La Mimosa di Reggio Calabria, presidente Conpait-Confederazione pasticceri italiani, 5° con 3.827 preferenze, e infine Vetulio Bondi de “I Gelati del Bondi” di Firenze, 6° con 3.516 preferenze.

La classifica dei Pasticceri Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Sala e Hotel

I professionisti dell’accoglienza e dell’hotellerie hanno terminato il sondaggio con 26.583 votanti nell’ultimo turno. Il titolo è andato a Ezio Indiani, general manager dell’Hotel Principe di Savoia di Milano e presidente di Ehma-European hotel managers association, che ha ricevuto 5.317 preferenze. In seconda posizione Livia Iaccarino, direttrice del ristorante Don Alfonso 1890 a Sant’Agata sui Due Golfi (Na) con 4.480 preferenze. Bronzo per Gaia Serafini, sommelier del Noïr di Ponzano Veneto (Tv), che ha ottenuto 4.333 voti. Fuori dal podio troviamo Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi, 4ª con 4.272 preferenze, Alessandro Scorsone, sommelier e maestro di cerimonie a Palazzo Chigi, 5° con 4.263 preferenze, e Salvatore Castano, Miglior sommelier d’Europa & Africa Asi 2021, 6° con 3.963 preferenze.

La classifica di Sala e Hotel Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Barman

In totale 26.294 i votanti che hanno partecipato all’ultimo turno e hanno espresso almeno una preferenza nella sezione dedicata ai professionisti del bere miscelato. La vittoria è andata all’unico uomo della categoria, Tony Berry, star di TikTok e barman del Porto di Ripetta di Roma, che ha totalizzato 5.352 preferenze. Secondo posto per Patrizia Bevilacqua di Bevande Futuriste a Treviso con 4.955 preferenze. Terzo gradino del podio per Vanessa Vialardi del D.One di Torino, che di voti ne ha ricevuti 4.679. In 4ª posizione troviamo Chiara Marsili del Botà Spirits & More di Catanzaro con 3.882 preferenze, seguita da Rachele Bottino dell’Almaranto Relais di Calamandrana (At), 5ª con 3.764 preferenze, e Carola Abrate del Dry Milano, 6ª con 3.702 preferenze.

La classifica dei Barman Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Opinion leader

La sezione dedicata ai comunicatori, produttori e rappresentati delle istituzioni ha totalizzato il numero più alto di votanti nell’ultimo turno: ben 41.073. Qui troviamo anche il candidato che in termini assoluti ha ricevuto più clic da parte del pubblico: Jerry Bortolan, giornalista e critico enogastronomico, che si è aggiudicato la vittoria di categoria con la bellezza di 9.146 preferenze. Pioggia di voti anche per la seconda classificata, Nerina Di Nunzio, fondatrice di Food Confidential, che ha raggiunto quota 8.855. Medaglia di bronzo per Gian Marco Centinaio, ex ministro e attuale sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, che ha ricevuto 6.398 voti. Sono rimasti esclusi dal podio Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, 4° con 5.759 preferenze, Francesca Romana Barberini, voce di “Segreti in Tavola”, programma radiofonico in onda su Dimensione Suono Soft, 5ª con 5.541 preferenze, e Chef Hiro, star dei social nonché Ambasciatore della cucina giapponese in Italia, 6° con 5.460 preferenze.

La classifica degli Opinion leader Di Iorio, Sorbillo, De Riso, Indiani, Berry, Bortolan: ecco i [Personaggi dell’anno 2021]!

Con oltre 9mila preferenze, è stato Jerry Bortolan ad aggiudicarsi il primo posto nella categoria di Opinion Leader, riservata a comunicatori, produttori e rappresentanti delle istituzioni, alla quattordicesima edizione del contest di Italia a Tavola. Un vero e proprio boom di consenso calcolando che, in termini assoluti, è stato il candidato a ricevere più click da parte del pubblico. Lui, noto giornalista e critico enogastronomico, reporter instancabile e globe trotter del gusto, ha alle spalle una ricca carriera fatta di interviste ai grandi chef e a volti noti della cucina e dello spettacolo, italiani e internazionali. La sua infinita curiosità e voglia di conoscere lo hanno infatti portato a girare il mondo alla scoperta di profumi, sapori e tradizioni diverse e lontane. Da New York a Miami, da Las Vegas a Los Angeles, da Vancouver a Toronto fino ad Acapulco e ai Caraibi, dal Brasile al Nepal. La sua penna ha raggiunto gli angoli più remoti del Globo per riportare a noi il racconto degli aspetti più veri ed entusiasmanti delle culture gastronomiche internazionali.

“La competizione è stata dura. Tre manche al cardiopalma. – racconta Bortolan – È stato ovviamente un gioco ma sono stato davvero felice di ricevere tanto supporto. Sono onorato della stima dimostrata in queste settimane da amici e colleghi, italiani e internazionali. Un riconoscimento importante, soprattutto dopo 40 anni di carriera attraverso le cucine di tutto il mondo. Con il mio lavoro ho avuto il piacere di incontrare chef e grandi personaggi dell’enogastronomia, padroni di tecniche e conoscenze straordinarie. Sono entrato in contatto con culture e tradizioni diverse che mi hanno portato ad aprire la mente e il palato a nuove esperienze. E questo, probabilmente, mi ha portato a ottenere questo importante premio. Sono contento poi che al secondo posto sia arrivata Nerina, una grande professionista e conoscitrice di questo settore”.

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La catena Starbucks, accolta con febbrile entusiasmo dai giovani e i giovanissimi in Italia, nonostante le riserve degli amanti del tradizionale espresso, prende posto sul suolo Italiano, chiude due punti vendita a Milano e cambia strategia. Scopriamo insieme quale e quali sono state le motivazioni della chiusura.

Nonostante il colosso mondiale del caffè americano abbia già chiuso due punti vendita a Milano, per quella che inizialmente è sembrata una ritirata dalla Penisola, ha invece annunciato un piano di investimenti per aprire 26 nuovi negozi entro la fine del 2023, creando circa 300 nuovi posti di lavoro in due anni e riaffermando l’impegno a lungo termine dell’azienda che mira a una crescita continua in tutto il Belpaese.

Nel dettaglio, entro la fine del 2021 apriranno tre nuovi store, due in Lombardia e un secondo negozio a Torino. Altre 11 aperture sono previste nel 2022, e poi ancora ulteriori 12 opening nel 2023, in tutto il centro e nord Italia.

Fondata nel 1971, Starbucks Coffee Company approdava in Italia con la consapevolezza di affrontare un mercato complesso e molto particolare. Al di là del confronto con un Paese dove la cultura del caffè è legata a tradizioni antiche – a casa come al bar – sembrava che la sfida fosse già vinta in partenza nell’universo dei teenager.

Appassionati del brand più che del caffè, curiosi di scoprire le brew che verranno servite a Milano, i giovanissimi e le giovanissime sono erano già pronti ad assicurarsi il merchandising Starbucks. Di fronte alla Pandemia è caduto invece anche il mito del caffè americano. O almeno quello della modalità di consumare il frappuccino come nelle serie tv, seduti al tavolo e impegnati a scrivere sul proprio laptop.

Cosa ha determinato le chiusure milanesi?

Due i punti vendita chiusi, quello di via Turati e di Porta Romana. La causa? Un’inflessione di fatturato di circa il 50% dovuta alla pandemia e due impensabili fronti cui dover far fronte. Da una parte lo smart working e le limitazioni di movimento che hanno portato un drastico calo delle vendite tra i milanesi; dall’altra il calo dei turisti e della clientela cosmopolita sul nostro territorio, considerando la notorietà di Starbucks tra gli stranieri che avrebbero assicurato un indotto decisamente differente.

Starbucks in crisi? Cambia i format per Italia.

Non è nello stile americano ritirarsi di buon grado. Piuttosto si rilancia. Ma qual è il piano strategico previsto colosso del Frappuccino Take Away per attecchire sul suolo italiano?

La Sirena verde non ha di certo intenzione di lasciare Milano, né tantomeno di perdere il terreno conquistato fin qui, quindi per l’Italia, si modella, si reinventa. Perché se cambiano flussi e le coordinate di mercato, è necessario ripensare il format cercando di attirare una clientela italiana pensando a modalità di consumo diverse, più vicine e adatte al nostro rito del caffè.

A tre anni dallo sbarco in Italia l’azienda infatti sta già pensando a tre nuove tipologie di vendita, menu e relativi Layout. Gli store classici potrebbero lasciare dunque il posto al drive through, allo short store e al kiosk.

Tutti pensati per un tipo di clientela che non ama perdere tempo, e che è abituata all’espresso veloce, o alla bibita da sorseggiare passeggiando per scaldarsi nelle giornate fredde e trovare ristoro in quelle più afose.

Il Programma Espansionistico

Starbucks ha in progetto di arrivare a 40 negozi creando circa 300 nuovi posti di lavoro. In tutto il mondo infatti, tra Stati Uniti, Europa e Cina, nonostante il drammatico calo di fatturato nel 2020, il gruppo dovrebbe aprire nel prossimo periodo ben 2 mila negozi.

Nel settembre 2021, in occasione del terzo anniversario dell’apertura della Starbucks Reserve Roastery a Milano, il colosso ha annunciato l’intenzione di aprire altri 26 negozi entro il 2023. Ad aprile 2021 è stato inaugurato il primo negozio a Campi Bisenzio (Firenze) all’interno del Centro Commerciale I Gigli, e all’inizio di gennaio 2022 è stato aperto il primo drive-through a Erbusco (Brescia).

“Come per tutti i rivenditori di store fisici – spiega in una nota ufficiale Starbucks – il Covid ha avuto un impatto nei periodi di chiusura obbligatoria e di limitazione nei servizi. Continuiamo tuttavia a portare in Italia l’esperienza sicura, familiare e comoda di Starbucks nel lungo periodo e ad evolvere i format e le location dei nuovi negozi per rendere ancora migliore l’esperienza dei nostri clienti italiani”.

La notizia dell’apertura di Starbucks in Italia aveva già scatenato le proteste del Codacons a causa degli alti prezzi del caffè, cifre che, putroppo, ora sembrano nella norma a causa del caro caffè, con prezzi record in tutta Italia, come spiegato qui. Decisamente una magra consolazione, senza zucchero e senza panna.

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A Roma, a due passi da Fontana di Trevi, debutta DON PASQUALE Restaurant & Bar del Boutique Hotel Maalot. Un salotto del gusto ricercato e contemporaneo, sensuale ed eccentrico, con un menu che inneggia alla cucina romana, pensato come fosse un programma d’opera teatrale di musica e balletto, inclusi i “colpi di scena”.

Sono diverse e tutte degne di nota le cifre stilistiche che definiscono l’offerta “all day dining” che fa preso forma nel salotto a “tinte forti” di Via delle Muratte, tra velluti e bon bon di tradizione romana.

Deve il suo nome all’opera buffa che Gaetano Donizetti compose nel 1842.

Parliamo del Don Pasquale Restaurant & Bar, pancia e cuore pulsante del Boutique Hotel Maalot a Fontana di Trevi, ultimo nato del Gruppo Shider che ci riserverà a breve altre novità .

Perchè “Don Pasquale”?

Perchè proprio qui, in questo palazzo del rione Trevi, quando tutto intorno era il rumore delle carrozze e l’ininterrotta musica dell’acqua della splendida fontana, Donizetti abitò dal 1828 al 1837 (così come ricorda l’incisione sulla parete esterna) e furono gli anni che si rivelarono i più prolifici della sua produzione.

Oggi, in questo palazzetto dell’ottocento, si accende di nuova energia e vibrante voglia di nutrirsi di buono nel bello.

Concedersi un pausa tra queste poltrone, rilassarsi nell’azzurro pavone o nel rosso intenso dei lunghi sofà tra pareti affollati da quadri, è un piacere da concedersi il più spesso possibile e per sfuggire al caos subito fuori.

Location

Oltre la veranda esterna che incornicia l’ingresso, la grande cura per gli arredi accoglie e accompagna gli ospiti per il corridoio che conduce nella corte centrale dal sapore deciso e “teatrale” con i dipinti disposti fittamente fino al soffitto per ricordare la “vocazione delle Muratte”, un tempo la via degli artisti con botteghe e atelier.

Infatti, il progetto architettonico dell’intero palazzetto dove oggi abita l’Hotel Maalot (sviluppato su 4 piani per circa 3000 mq), è firmato dall’Architetto Roberto Antobenedetto di RPM Proget e rispecchia appieno la volontà di mantenere l’heritage del luogo proiettandola in una visione contemporanea, sontuosa e ribelle al tempo stesso.

La Collezione “Almost Classic”

C’è più di un motivo per tornare al Don Pasquale. Si perchè tra la sala-studiolo, tappezzerie animalier, cuscini, tendaggi, imponenti lampadari e parquet di rovere e particolari coloniali, la vera emblematica, suggestiva, protagonista della scena (seppur sulle pareti) è la galleria di apparenti capolavori storici, una collezione di quadri “Almost Classic”, ovvero geniali dipinti irriverenti firmati dall’argentino Stanley Gonczanski che si è divertito nel “ridipingere” Fiamminghi tatuati con lo sguardo ammiccante, Maria Antonietta che mangia il gelato o Napoleone sul Cavalluccio a Dondolo.

Stanley Gonczanski, regista, direttore creativo e illustratore argentino appassionato dei Maestri classici. I suoi collage di arte digitale sono densi di ironia che a tratti si trasforma in satira, per dare un messaggio moderno e irriverente, contemporaneo, suggerendo un nuovo modo di godersi l’arte classica, o quasi.

“Cosa Mangia Don Pasquale”?

Gli ambienti del Maalot sono aperti all’ospitalità e convivialità. Al Don Pasquale cono circa 60 i coperti tra veranda e salotto, divani e tavoli-teca con rare maioliche portoghesi verde intenso.

Alla regia Domenico Boschi, Executive Chef, orgogliosamente romano, che abbina con decisione i sapori tradizionali della sua città natale alla sua creatività e alle tecniche contemporanee apprese negli anni. Arrivano così, all’aperitivo, piccoli maritozzi con le polpette al sugo, i Mini burger, i supplì, le melanzane alla parmigiana: piccoli bon bon di sapori di tradizione per accompagnare piacevolmente vini, cocktail o “giocare la Carta” degli Champagne.

Oltre i grandi classici della cucina capitolina, che vuole rimanere tale con convinzione e per offrire ai turisti, viaggiatori e clientela locale, i sapori autentici di Roma più autentici, il menu annovera piatti come Carciofo alla Romana, Baccalà mantecato e Bottarga d’Uovo; Linguine ajo, ojo e scorfano; Baccalà fritto con i carciofi; Agnello con la sua salsiccia e cicoria, vitello alla fornara e broccoli; unitamente a scelte più cosmopolite come Club sandwich o Avocado toast.

Proposte che vengono tutte realizzate con ingredienti e materie prime del vasto e rigoglioso territorio laziale, poi presentate con garbo e grande cura.

“Il nuovo Maalot Roma e il suo ristorante Don Pasquale – racconta il General Manager Edoardo Officiososi propone di diventare, nel cuore della Roma più autentica, il punto di riferimento per una clientela anticonformista, giovanile, amante del bello e della buona cucina. I nostri ospiti saranno avvolti da un’atmosfera vibrante fatta di colori, di arte, di gusto e da un servizio attento, amichevole ma discreto”.

Qui ovunque si può bere un caffè, fare colazione, fermarsi a pranzo o sorseggiare un tè nel pomeriggio, prendere un aperitivo, cenare in grande stile o sorseggiare un cocktail dopo teatro.

Don Pasquale Restaurant & Bar – Maalot

Roma, Via delle Muratte 78, tel. 06/878087

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Grano, materie prime, energia elettrica spingono i costi alle stelle, problemi che, sommati ai due anni di restrizioni legate alla pandemia, disegnano un quadro ai limiti della decantata “sostenibilità”. Quali le cause degli aumenti, quali le prospettive, quale l’impatto sui consumatori? Cercheremo di capirlo insieme.

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato uno shock non solo a livello sanitario, ma anche socioeconomico, riconfigurando le nostre abitudini, i nostri consumi, il lavoro e il nostro stesso modo di vivere.

Cambiamenti repentini, impensabili, che non lasciano molto spazio alle prospettive perchè impongono una “navigazione a vista” mentre i costi delle utenze e delle materie prime continuano ad aumentare.

Dal punto di vista economico infatti, lo scorso anno e mezzo ha visto un aumento generalizzato del costo delle materie prime, soprattutto quello del grano duro, che sta mantenendo prezzi altissimi.

Le cause dell’aumento del prezzo del grano duro

Partendo dall’assunto che l’economia mondiale è ormai globalizzata, interconnessa e interdipendente – e che la determinazione del prezzo di un prodotto dipende dalla domanda e dell’ offertail settore cerealicolo non fa di certo eccezione.

Lo scossone subito dai prezzi del grano duro, con picchi che hanno raggiunto e superato nel 2021 incrementi in percentuale pari al 60%, è dovuto alla diminuzione della produzione di grano a livello mondiale. 

In questo caso, a determinare la scarsità di grano sul mercato mondiale sono state in primo luogo le inondazioni in Europa, che hanno fatto calare la produzione del 15%.

Ma il fattore principale è stato indubbiamente la siccità in Canada. Il Paese nord-americano è infatti il primo produttore al mondo di grano: è evidente che il passaggio da una media di 6,5 milioni di tonnellate prodotte alle 3,5 di quest’ultimo anno non può che impattare negativamente sul mercato internazionale.

Europa e Italia

In Europa si registrano livelli molto simili. In Italia vale lo stesso discorso, sebbene le rilevazioni dell’Ismea al 29 settembre 2021 ci hanno mostrato un quadro di maggiore stabilità, seppure su valori sempre molto elevati.

Il problema riguarda il nostro Paese molto da vicino. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, visto il clima mediterraneo e la nostra tradizione enogastronomica, l’Italia non è autosufficiente dal punto di vista della produzione di grano, data anche la grande richiesta interna di pasta, pane e prodotti simili.

Il nostro settore cerealicolo riesce a soddisfare il 70% della domanda interna, una quota certo rilevante, ma che lascia scoperto un 30%, che influenza naturalmente l’andamento dei costi e per il quale siamo costretti a importare dall’estero.

L’impatto su Consumatori, Artigiani e Ristoratori

Ma quale potrà essere l’impatto dell’aumento del prezzo del grano duro sui consumatori? È una domanda che si pongono molte organizzazioni e associazioni del settore, ma anche aziende produttrici.

Partiamo col dire che l’aumento sta interessando tutte le materie prime in generale, con evidenti ripercussioni sui prodotti derivati. Per quel che riguarda il comparto cerealicolo, non fanno eccezione la semola, con un balzo ancora più netto del +6% tra giugno e luglio, né le farine tenere. I dati riferiti a luglio 2021 evidenziano un aumento rispetto a dodici mesi prima del 9,9% per il grano duro e del 17,7% di quello tenero.

Il calcolo effettuato a luglio scorso da Confesercenti sulle ricadute sui consumatori prevede un aumento dei prezzi all’origine intorno al 10% rispetto al 2020 per il grano duro, e del 17,7% per quello tenero.

A confermarlo è stato anche Vincenzo Divella, amministratore delegato del gruppo pugliese, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore: «I primi 30 centesimi li abbiamo dovuti chiedere dopo l’estate, per far fronte all’aumento vertiginoso del costo della nostra principale materia prima, cioè il grano. Tra giugno e oggi, il prezzo del grano alla borsa di Foggia è cresciuto del 90%. Un rincaro che non avremmo mai potuto ammortizzare da soli, basta pensare che per noi la semola rappresenta il 60% di tutto il costo di produzione della pasta».

L’aumento interessa einteresserà quindi probabilmente anche i prodotti derivati dai cereali, come il pane e la pasta (che in realtà ha già visto rialzarsi il prezzo al dettaglio).

Durante la pandemia, in particolare nei primi mesi di lockdown, questo tipo di alimenti aveva registrato una rapida ed esponenziale crescita della domanda interna e delle vendite, intorno al 3,7% complessivo, con un vero e proprio boom delle farine, che nel 2020 avevano toccato un +38%.

Materie Prime & Co.

L’effetto domino dei rincari è giunto fino alle tasche dei consumatori, colpendole profondamente. I dati delle tabelle si sono riversati inesorabilmente sugli scaffali dei negozi generando pesanti conseguenze sugli esborsi di produttori, venditori e acquirenti.

I rincari energeticihanno condizionato tutte le fasi del ciclo produttivo degli imprenditori agricoli, passando pesantemente per l'imballaggio. Hanno intercettato e variato il costo della plastica, dell’acciaio, del vetro, del legno, della carta, del riscaldamento delle serre, dell’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei loro pezzi di ricambio.

Con l’arrivo dell’autunno, ci si sono messi tutti gli altri rincari: il costo del cellophane è aumentato del 25%, il gas del 300%, l’elettricità anche. Per questo a gennaio abbiamo chiesto alla grande distribuzione altri 12 centesimi al chilo.

Oltre il Grano, c’è infatti molta incertezza per lo zucchero e per il caffè a causa dei rischi meteorologici di La Niña in Brasile. Perciò, è probabile che i prezzi del caffè rimarranno elevati fino a quando il mercato non avrà le idee più chiare su quanto sarà grande il prossimo raccolto in Brasile.

Sembra quindi che anche i consumatori finali e tutto il comparto enogastronomico e ristorativo, dovranno imparare a fare nuovi conti. Le vera domanda restano sempre le stesse, ovvero: come? Con quali risorse e soprattutto, fino a quando?

Torneremo a parlarne ancora. E ancora.

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Gli esperti non hanno dubbi: la “bevanda di patate” ha tutte le carte in regola per competere con avena, soia e mandorle, tanto che Waitrose – catena britannica di supermercati – ha previsto che a febbraio i consumatori potranno aggiungerlo al carrello della spesa o richiederlo nelle caffetterie.

Scopriamo insieme cos’è “la bevanda di Patate” e perchè, oltre alle “ragioni di marketing”, non può/potrebbe chiamarsi “latte”.

La bevanda di patate è l’ultima novità nel mercato dairy-free e, secondo gli esperti, sarà uno dei maggiori trend alimentari del 2022, che abbiamo cominciato a raccontare QUI.

Messo a punto dalla società Veg of Lund in collaborazione con la professoressa Eva Tornberg dell’Università di Lund, si tratta di un’alternativa vegetale che ben si adatta a tutti gli usi, esattamente come altre bevande vegetali già in commercio, ma con il vantaggio di una maggiore sostenibilità: le patate richiedono la metà del terreno necessario per la coltivazione della stessa quantità di avena, 56 volte meno acqua della coltivazione delle mandorle e, a differenza della soia, non hanno una cattiva reputazione legata alla deforestazione illegale per far fronte alle richieste di mercato.

Ma non è tutto, perché la bevanda di patate vanta anche la totale assenza di allergeni: senza lattosio, soia, glutine e frutta a guscio, è diverso dalla maggior parte del latte vegetale sul mercato. Secondo l’azienda che lo produce, il suo sapore è neutro e per questo può essere bevuto da solo, utilizzato per cucinare e perfino per creare la schiuma per il latte macchiato.

Abbiamo creato un prodotto di cui siamo orgogliosi” – dichiara Thomas Olander, CEO di Veg of Lund – La nostra scelta di utilizzare le patate come base ci ha portato a ottenere una bevanda super sostenibile. Le patate non hanno bisogno di molto per crescere, il che le rende migliori rispetto a soia, mandorle o avena. Per non parlare dei latticini“.

Fermo restando che a questa opzione sostenibile, gli studiosi di ingegneria ambientale avvertono:

dove e come viene confezionato il latte vegetale, può avere un impatto maggiore sull’ambiente rispetto alla sua produzione.

Queste bevande a base vegetale sono in realtà per lo più acqua, il che significa che non c’è molta della pianta nel latte, sostengono. Quindi l’impatto ambientale di spedizione e imballaggio, sono fattori piuttosto importanti a cui pensare.

Proprietà, Benefici e del Drink di Patate.

La bevanda di patate è la creazione di Eva Tornberg, professoressa e ricercatrice presso l’Università di Lund. Nel 2017 ha trovato il modo per trasformare delle normalissime patate in un drink vegetale. La bevanda è stata commercializza per la prima volta col nome DUG in una formula che contiene anche proteine ​​di piselli, maltodestrine, fibra di cicoria e aromi naturali oltre all’aggiunta di vitamine D, B12 e acido folico.

È anche addizionato di altri nutrienti essenziali come vitamine e minerali, tra cui vitamine A, C, E e K. È stato anche riscontrato che il contenuto di calcio e ferro del latte di patate commercializzato, è equivalente al latte vaccino.

Inoltre, è senza lattosio, senza glutine, senza caseina, senza grassi, senza colesterolo, senza soia e senza frutti a guscio, quindi vanta la totale assenza di allergeni diversamente dalla maggior parte del latte vegetale sul mercato.

Quando sugli scaffali?

Come ha riportato il Guardian, a febbraio 2022 la catena britannica di supermercati Waitrose metterà in vendita sui suoi scaffali. Mentre per ora, e per il resto del mondo incuriosito dalla novità, rimane disponibile su Amazon nei gusti “Original”, “Unsweetened” e “Barista”, al momento solo nel Regno Unito.

Secondo l’azienda che lo produce, il suo sapore è neutro e per questo può essere bevuto da solo, utilizzato per cucinare e perfino per creare la schiuma per il latte macchiato.

Il mercato delle bevande vegetali

Con l’aumento del veganesimo e delle intolleranze – in particolare al lattosio – la vendita del latte di origine animale ha subito un’inflessione rispetto alla costante crescita sul mercato delle alternative vegetali.

Secondo le stime diffuse dal sito The Vegan Society, infatti, il settore delle bevande vegetali in Europa nel 2019 ha prodotto un giro d’affari complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro che si traduce con il 14% sul settore totale. A preferire il latte vegetale sono i soggetti allergici o intolleranti al latte vaccino, in aumento costante, ma anche coloro che lo scelgono rispetto al latte vaccino, per ragioni etiche o personali. Il latte vegetale è solitamente meno calorico, senza grassi saturi e ricco di proteine e vitamine. Tutti elementi che lo rendono un valido sostituto del latte di mucca.

Perchè non si può chiamare “LATTE”?

Il Parlamento europeo in sessione plenaria ha approvato un rafforzamento della tutela per le denominazioni lattiero-casearie. Le bevande vegetali, come quelle a base di soia, mandorla, avena, ecc, non si potranno chiamare “latte”. Diversi nella composizione e nell’origine stessa della materia prima, le bevande veg e il latte di origine animale sono due prodotti che differiscono soprattutto dal punto di vista nutrizionale

Da tempo nell’Unione europea non è possibile usare la parola “latte” per definire alcune bevande vegetali, come per esempio, una su tutte, quelle di soia. Il voto dell’Europarlamento però va oltre, in quanto non si limita a confermare le norme in vigore già dal 2017, che vietano l’uso improprio dei nomi tipici dei prodotti lattiero caseari come: burroformaggioyogurt o la stessa parola “latte”. Con questo voto, il Parlamento ha deciso di vietare anche le evocazioni e le imitazioni: per esempio, l’uso di espressioni quali “bevanda tipo latte” o “succedaneo del latte”. Così come il tofu non potrà più essere definito un “formaggio vegetale”, o una bevanda di riso o di soia non potrà recare in etichetta diciture quali “succedaneo del latte”. Si tratta di una tutela delle denominazioni lattiere simile a quella prevista per le Dop e le Igp.

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