Sara De Bellis

Autore: Sara

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Sentirsi a bordo di un elegante yacht, pronto a salpare per luoghi esotici e misteriosi. Gustare una cucina di armonia e qualità. Osservare il mare di punto di vista d’eccezione: il Vistamare rappresenta l’occasione per il litorale laziale di un rinnovamento gastronomico, culturale e ambientale.

Nato dall’occasione colta al volo da Gianluca e Roberta Boldreghini, il Fogliano Hotel New Life trova nuove coordinate di bellezza in un grande progetto di restyling e riorganizzazione di spazi e panorami.

“Questo hotel ha da sempre esercitato un irresistibile fascino su di me, un posto incantevole ubicato all’interno del Parco Nazionale Del Circeo tra il mare azzurro ‘Bandiera Blu 2021’ e il lago di Fogliano. – racconta entusiasta Gianluca Boldreghini.

Per me e mia moglie Roberta, compagna di ogni avventura di vita e di lavoro, è stato amore a prima vista e appena siamo entrati nell’hotel, abbiamo capito che era un luogo unico e in cui avremmo potuto dare vita al nostro sogno di accoglienza e ristorazione. Così da un anno, abbiamo cominciato un lungo cammino, che ha come obiettivo l’eccellenza”.

La vita concede occasione, la grande abilità risiede nel saperle riconoscere e cogliere al volo. Così è stato per Gianluca e Roberta Boldreghini (già proprietari di Grancaffè Egidio a Latina) quando, durante una passeggiata in bicicletta, tra il lago di Fogliano e il mare, ritrovano sulla propria strada Il Fogliano, ne percepiscono le potenzialità e decidono di dargli “nuova vita”.

Nasce così il grande progetto di restyling dell’ “Hotel Fogliano New Life” tra la terra ferma e un orizzonte blu: all’interno “il Vistamare”, il ristorante gourmet della riviera laziale che, inaugurando un nuovo corso, vuole fare la differenza.

Da soli non si fa nulla, così, a coordinare e supervisionare il lavoro e l’organizzazione della struttura F&B Manager Giammarco Laghi – che vanta un’esperienza maturata all’estero e un curriculum di rispetto – approda al Fogliano.

La struttura ricettiva si definisce nel suo insieme come un boutique hotel a quattro stelle: 19 camere, di cui due Suite con Jacuzzi in terrazza e vista mare; uno stabilimento balneare con 252 ombrelloni e 119 cabine; due rooftop con lounge bar, Halto Roof e Halto Pool (dotato di due Jacuzzi), due ristoranti legati all’albergo: il Bistrò, aperto dalle 7.00 alle 24.00 – con annessi bar e caffetteria – e il Jungle, ristorante sulla spiaggia aperto a pranzo e a cena, in grado di offrire un servizio calibrato, elegante e veloce guidato dello chef Filippo Cassano.

Ma la punta di diamante del Fogliano, è il ristorante gourmet “Il Vistamare” guidato dall’estro mediterraneo, dalla meticolosità, dalla tecnica e dalla grande armonia di brigata capitanata dallo chef Giovanni D’Ecclesiis.

Il Ristorante – La Location

L’impatto è notevole; la vista si perde davanti a un orizzonte che è solo mare. Poi pareti in cristallo, poltroncine color acqua marina, tavoli in legno laccato alternati a quelli di resina grigia, lisci come le rocce delle Seychelles, a quelli in marmo vetrato che, come uno specchio d’acqua, riflettono l’ambiente circostante; mentre decorazioni di corallo, giochi di luce e motivi floreali accolgono l’ospite in un’atmosfera fresca, carica di comfort ed eleganza.

Sotto la regia dell’F&B manager Giammarco Laghi, ci sono la maître Sommelier Samantha Ceraldi Lando e il maître Angelo Petrongelli, entrambi con un ricco background lavorativo sia nazionale che internazionale, mettono in scena un’accoglienza vera e sapiente, mettendo a proprio agio gli ospiti di una grande sala in grado di ospitare sino a cinquanta coperti.

Dallo scorso aprile, lo chef Giovanni D’Ecclesiis, ha abbracciato con passione il progetto, cucendo punto per punto una cucina di equilibrio e grandi piacevolezze mediterranee.

Porta dentro di sé le sua Puglia, una matrice forte arricchita nel tempo da nuove nozioni ed esperienze professionali, contaminazioni e tecniche fatte proprie per esprimere una cucina equilibrata, energica, felice.

Lo Chef e la Cucina

Le idee sono chiarissime, così come gli ambiziosi obiettivi che D’Ecclesiis si è posto. Prima di tutto formare una brigata che abbia un forte senso di appartenenza e di squadra. 

“Ogni giorno sono con i miei ragazzi per costruire una squadra che duri nel tempo. – spiega lo chef – Ogni elemento è essenziale e si deve muovere all’unisono con gli altri. Ognuno è elemento di un’orchestra. Lavoro per farli crescere stimolandoli, superando i loro limiti dettati dalle paure.

Quando mi portano un problema devono anche sottopormi una personale soluzione e, se non funziona, ne cercheremo una insieme. Non devono dimenticare mai che ognuno di noi ha un talento. Questo lavoro richiede tempo e fatica e se uno sceglie di farlo deve tirare fuori il proprio”.  

Una cucina non prepotente che mira a essere personale ma comprensibile, innovativa ma senza dimenticare la tradizione che parte dalla grande attenzione per la materia prima, selezionata nel rispetto della stagionalità interpretata in menu che cambiano bimestralmente.

Dall’orto voluto da Gianluca e Roberta Boldreghini, provengono infatti alcune verdure e le erbe aromatiche, mentre solo fornitori locali per frutta, verdura e pesce, che assicurano una filiera di prossimità.

Mentre spezie e aromaticità orientali esprimono la breve ma intensa eredità orientale; aziende d’eccellenza quali Longino & Cardenal e Selecta garantiscono le materie prime che permettono all’estro di D’Ecclesiis di giocare con contaminazioni e aromaticità esotiche.

Il ristorante propone un menu alla carta e due percorsi di degustazione: Blu da quattro portate e Oltremare da sette portate; accompagnano il viaggio gustosi grissini al sesamo e panini artigianali al Nero d’Avola, noci o mais, serviti con buon burro.

Si inizia con tre amuse-bouche: Seppia Oro Nero, Come una parmigiana e Culurgiones come un gyoza, in cui il gambero lavorato con salsa teryaki è avvolto da un culurgiones che rivendica la mediterraneità di forma e contenuto.

BLU: “Cannolo di spigola, sedano e melone”, un piatto che rievoca il suo passato di crescita alla corte dello chef Beck, un’esperienza rielaborata che gioca con la dolcezza del branzino e le note non aggressive del pimento di Espellette, riduzione di Porto e un gel al limone; inizio morbido che cresce con gli “Spaghetti AOP, cozze, lime e pecorino croccante” e trova ulteriore conferma nel piatto seguente “Polpo arrosto, BBQ e melanzane alla scapece”. Chiude il percorso il “Fondente al caffè, mascarpone, sorbetto al lampone”.

Ogni tanto mi capita di uscire in sala e guardare il mare. Quando mi sento nostalgico e guardo l’orizzonte immagino qualcosa oltre quella linea, qualcosa che va Oltremare”.

OLTREMARE: Sette portate di sapori dinamici all’insegna della scoperta e del mare. Si inizia con il “Crudo Vistamare”, con il pescato del mare di Ponza e del Circeo, valorizzato da taglio, tecnica e cromatismi: tra tutti la “coppa Martini” in cui viene servita un’ostrica con granita di agrumi e spuma di Margarita.

Dal mare alla terra con i profumi della “Panzanella, carpaccio di ricciola e sorbetto di cetriolo” e l’“Uovo croccante, spuma di pecorino toscano Dop, funghi Shiitake, cacao e tartufo”, che trova nella spuma di pecorino il suo diretto richiamo alla terra con un cuore di uovo fondente, unita alla dolcezza dei funghi Shiitake tra la finissima “sabbia” al cacao.

L’interpretazione della mediterraneità e la tradizione esplodono negli “Gnocchetti di patate in guazzetto di frutti di mare al lemongrass” e nel “Risotto cacio e pepe, fave e capasanta”, lì dove il pepe viene tostato assieme a cardamomo e ginepro tostati. Il “Rombo, pomodoro secco, olive e peperoni arrosto” è una dedica alle origini partenopee della moglie, così come il “Babà al rum con crema inglese alla vaniglia e gelato di pinoli e sale di Cervia”.

La cucina del Vistamare è una cucina di identità, meticolosa, precisa e passionale che esprime la personalità dello chef D’Ecclesiis. Poi l’atmosfera, la cura dei dettagli, la ricerca di un criterio estetico fatto di sostanza ed eleganza. Se l’obiettivo era quello di porsi come un unicum, sia per location sia per offerta enogastronomica, credo sia pienamente centrato.

LO CHEF

Giovanni D’Ecclesiis nasce a Gravina di Puglia e frequenta l’alberghiero di Matera. Sin dal primo anno di scuola, anziché andare a giocare dopo la scuola, preferiva fare piccoli lavori nelle cucine o nei laboratori di pasticceria vicini a casa. Percorre tutta la classica gavetta a partire dalle stagioni estive in Riviera Romagnola, dove conosce diversi chef. Ascoltando i loro consigli si trasferisce in Toscana dove lavora per due anni al Villa San Paolo a San Gimignano, poi presso I Salotti a Chiusi con Salvatore Quarto che lo porta al Relais & Chateaux Banfi a Montalcino, dove conosce Massimiliano Blasone. Una conoscenza preziosissima. Blasone lo prende nel suo ristorante e, dopo aver ripreso la Stella Michelin, lo porta a Londra per l’apertura del locale di Heinz Beck, dove ricopre il ruolo di senior chef di partita. Tornato in Toscana ricopre per cinque anni il ruolo di sous chef al Rosewood Castiglion del Bosco. Qui matura un’esperienza a 360° su tutto il mondo dell’hotellerie di lusso e finalmente, dopo il ruolo di executive chef ricoperto al Relais La Suvera a Casole d’Elsa, il suo viaggio fa sosta nel litorale pontino a Il Vistamare, dove una proprietà fortemente convinta delle sue capacità, della tenacità e della sua costante voglia di evolvere lo mette a capo di un progetto ambizioso che mira a rendere il ristorante Il Vistamare una tappa immancabile per tutti gli appassionati di una cucina gourmet che sappia esprimere la mediterraneità con gioia, tecnica ed eleganza in una location unica.

Foto: Stefano Mileto

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Ad affascinare gli ospiti dell’Imàgo, Ristorante panoramico 1 Stella Michelin dell’Hotel Hassler che troneggia su Trinità dei Monti – iconico Hotel di Roberto Wirth, che ne è proprietario e Direttore Generale – oltre all’ineguagliabile bellezza di Roma Città Eterna che fa da abbagliante scenografia, c’è la grande cucina di Andrea Antonini, Executive Chef.

Chef sulla rotta dell’affermazione del sé, Antonini è un concentrato di carattere, energia, determinazione, studio continuo, riflessioni e creatività, citazioni e nuove idee applicate al cibo.

Cotture, non cotture, prodotti di nicchia e purezza dei sapori, giochi sulla tradizione e continui rimandi alla vera protagonista della tavola che è “l’italianità” di sapiente interpretazione espressa in un crescendo di armonie di stagione.

Cos’è uno chef? Cosa ci si dovrebbe aspettare quando ci si siede ad una tavola stellata? Qual è il giusto approccio? Cosa dovremmo tenere a mente? Qual è lo scopo della cucina d’autore?

Se sia il nutrimento più virtuoso o l’urgenza di esprimersi o esprimere concetti attraverso il cibo, sperimentare tecniche innovative o dissonanze di sapore, è sempre interessante capire in quale contesto si inserisca il pensiero di uno Chef celato dietro ai suoi piatti e quali valori voglia proporre o salvaguardare.

Sedersi alla tavola di Antonini, assaporare la sua nuova fase espressiva è, da questo punto di vista, un’esperienza più simile ad un happening artistico, un nutrimento di idee intelligenti, di necessità che diventano virtù e di nuove energie condensate da tecniche in forme e colori mai prive di contenuto. 

La sua cucina di oggi ha il potere di indurre delle riflessioni, di spingersi in avanti nell’analisi del significato della parola “chef” e su quale sia, più in generale oltre al nutrimento del corpo, lo scopo della della cucina d’autore. 

Riflettendo su quali aspettative sia giusto portare a tavola con sé quando ci si siede ad una tavola insignita della Stella Michelin, sappiamo che per emergere e attirare corpi celesti che brillino di luce propria, non esiste una formula precisa, non ci sono criteri precisi, e che, quando varchiamo la soglia di luoghi straordinari di grande cucina e grande accoglienza, non si parla solo di piatti, di prodotti e di percorsi di affermazione professionale, ma che la differenza la fa l’esperienza, nella sua interezza.

Seduta nella sala dell’Imago ho provato la cucina di Antonini per la seconda volta, nel mezzo, c’è stata la Pandemia. Ho trovato un menu diverso, uno chef diverso. Se il primo approccio al suo desco è stato abbagliante e netto, con un menu che rivelava tutta la sua voglia di affermarsi, mostrare e dimostrare le sue capacità; questa volta ho trovato uno chef di carattere, che ha creato un percorso carico di espressività, grinta, capacità. Un menu che è ponte tra natura e cultura, colore, consistenze e modernità.

Un’orchestrazione ben riuscita, che abbraccia la sala intera, guidata con sicurezza e destrezza da Marco Amato assieme al sommelier Alessio Bricoli, e la cucina, governata da Antonini con il puntuale contributo di Riccardo Romoli, sous Chef, ​​Luigi Senese, Andrea Carbonaro, Mariasole Martella e Adriano Gentiluomo.

Il menu è ampio e parla italiano. Il percorso degustazione articolato, caleidoscopio; bisogna arrivare alla fine per comprenderlo nella sua completezza.

Si presenta come uno di quei disegni dove è necessario unire i punti per avere la risultate dell’immagine, e suggerisce gli spunti per un parallelismo gastronomico – musicale in un percorso personale da scomporre e ricomporre come ne “Le quattro stagioni” di Vivaldi.

Queste le prime note di Entrata: Riccio di mare, la Carbonara, la Lattuga, la Kombucha, Crocchetta di baccalà, Bouquet di erbe. Una ouverture di assoluto effetto che assicura un’esperienza multisensoriale di spessore.

Abbiamo deciso di cuocere il pane all’arrivo del cliente, mostrandolo ancora crudo al suo arrivo e che, dopo esattamente 35 minuti, arriva al tavolo ancora “scricchiolando”. Poi grissini, “Pizza, mortadella e maritozzo” come omaggio a Roma.

L'estate. Crudo Misto all’Italiana: Ostrica e champagne; Pralina di Bloody Mary; Gambero rosso in caprese; Cetriolo di mare alla mediterranea; Calamaro, fiore di zucca e arachidi; Tracina, pesca e fegatini di pollo. Per i suoi toni accesi e decisi, questo primo “concerto visivo e sensoriale”, riflette con maggiore efficacia rispetto agli altri la carica esplosiva della stagione, regno di mare e freschezza.

L’Autunno, con i suoi i ritmi scanditi della caccia, dal bosco e la sua “Carne cruda alla pizzaiola, latte fermentato, nocciole e salsa bernese alle erbe”; Poi, “Ravioli scampi e porcini”, trasognati bottoni ripieni che anticipano la stagione che verrà tenendola legata all’estate attraverso alle dolcezza dei crostacei.

L'inverno, in questo percorso viene ben rappresentato dalConiglio alla cacciatora”, valorizzazione inedita di una carne da cortile, lavorato magistralmente tanto da assumere consistenze addirittura simili a quelle delle carni marine.

Poi il dessert: “Pera, ricotta e cioccolato” e la piccola pasticceria che, dopo una pioggia di “pop corn”, arriva e accompagna la serena accettazione del rigido clima invernale. 

La primavera, rappresentata dagli “Spaghetti ai ricci di mare affumicati e pecorino”, quando le gonadi sono maggiormente sviluppate e il periodo di raccolta dei ricci di Mare è migliore nei mesi invernali e primaverili, Poi, “Riso rosa, gamberi gobbetti, stracchino e barbabietola”, che portano con in sé gli elementi cromatici accesi, i prodotti della terra che rinasce, quelli della tradizione agropastorale e le note miti del mare che verrà.

Che rapporto hai con la cucina?

Passionale. Ogni menu è un amore a sé, un lavoro chiuso su se stesso. Ha una sua propria storia, una sua genesi e, una volta messo a punto lo vivo fino in fondo, poi lo metto da parte, e già vorrei iniziarne un altro. 

Cosa hai maturato in questo anno e in quale direzione stai andando?

In questo difficile anno appena trascorso, sicuramente ho maturato tanta consapevolezza. Tutti noi, a questi livelli, eravamo abituati ad avere molti comfort in cucina che si sono rivelati non essere strettamente necessari per ottenere risultati convincenti. Si può lavorare bene anche senza essere 12 in cucina e, per assurdo, coordinandosi alla perfezione, forse anche meglio.

Raccontami l’idea della “lattuga in sala”.

Ho trovato questo fornitore che mi manda dei germogli che io faccio crescere fino ad essere una piccola lattuga. La guardavo, non sapevo come valorizzarla. Da lì l’idea di servirla a tavola ancora viva. Il concetto è di servire al cliente un prodotto il più fresco possibile connesso all’idea di estate, di stagione, che terminiamo con maionese ai capperi, limone, “polvere di cacciatora” con olive, capperi e rosmarino; sopra dei fiori e erbe  acide come acetosella e fresca come la menta.

Oltre l’interpretazione che ognuno può dare, e le armoniche assonanze di sapore, qual é il messaggio che hai messo nel tuo menu?

E’ un menu scritto e ideato in pochissimo tempo. Abbiamo avuto tanto tempo per pensare e poco per fare. Appena ho potuto avere il contatto vero con la cucina, toccare ingredienti e materie prime, è arrivata l’ispirazione. Il concetto che lega tutti i piatti è quello, nonostante le difficoltà affrontate, è stato quello di aver costruito un menu solido, che funziona, di grande qualità e grande creatività.

Qual è la differenza con il tuo primo menu?

Il primo menu era un menu fortemente influenzato dalla paura di sbagliare. Adesso c’è più serenità, più estro, più libertà. Le capacità sono le stesse.

Dove sta andando la cucina italiana?

C’è una grandissima evoluzione, il livello della “nuova guardia” è alto, sono tutti incredibilmente preparati a livello tecnico, con la possibilità che hanno di costruire la propria preparazione nelle cucine più diverse e tornare con grandi bagagli. Ma non amo le tendenze, le mode forzate, tecniche utilizzate solo per stupire. Ho un grande amore e rispetto per la cucina italiana classica, che mi piacerebbe non perdesse mai la sua grande identità.

Su quali principi ti sei basato per costruire oggi la tua personale visione di cucina?

I principi sono sempre i miei, quelli legati alla grande cucina italiana. Creare un menu dove non siano inseriti e lavorati ingredienti esteri, blasonati, di facile richiamo, non è semplice. Le tecniche che ho appreso nel mio percorso, il bagaglio che custodisco, mi serve per mia cultura personale, è un bacino al quale attingo per dare forma alle mie idee: il mio intento è quello di appagare i nostri ospiti con qualcosa di complessa costruzione che però in appaia il più semplice possibile.

Tra poco è San Lorenzo. Pensi possano raggiungerti nuove stelle?

Per il lavoro intenso che abbiamo fatto fino ad oggi, per il concetto che stiamo portando avanti tutti insieme, saremmo più che felici di ricevere un nuovo riconoscimento. Ma non voglio fare previsioni; logiche e criteri di attribuzione non sono di mia pertinenza. Posso solo dire che l’Imago viaggia ad un livello altissimo, che il menu piace, e che tutto è in equilibrio di scambio e condivisione tra sala e cucina: tutti noi speriamo solo che questo arrivi ai nostri ospiti e a chi dovrà giudicarci. Nell’attesa continuiamo ogni giorno a proporre il nostro meglio.

Photocredits – Alberto Blasetti – www.albertoblasetti.com

Imàgo

Piazza Trinità dei Monti, 6 – 00187, Italy |Dal Martedì al Sabato: 19:00 – 22:30. Chiuso la Domenica ed il Lunedì. Contatti:imago@hotelhassler.it
Tel. +39 06 699 34726
| Sito

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I migliori indirizzi per soste golose a margine di percorsi naturalistici, dai Parchi Nazionali ai Siti Unesco: “Italia all’Aria Aperta” è la la nuova guida di Gambero Rosso realizzata in partnership con Enel Green Power.

Una guida all’insegna non solo di luoghi e paesaggi straordinari, ma anche di prodotti, mestieri e tradizioni alla scoperta di un’Italia poco nota, ma che ha tutte le caratteristiche per essere protagonista del turismo nazionale e internazionale.

La conferenza di presentazione si è svolta presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli, del Direttore Enel Italia Carlo Tamburi e del Presidente di Gambero Rosso Paolo Cuccia.

“Il nostro Paese ha un patrimonio immenso da valorizzare, fatto di natura, cultura ed enogastronomia. Far conoscere luoghi, paesaggi, cibi del nostro territorio significa contribuire in maniera decisiva al rilancio sostenibile del Paese”, dichiara Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.

“La Guida “Italia all’aria aperta” di Gambero Rosso evidenzia come la transizione ecologica rappresenti un’opportunità imperdibile di sviluppo per il nostro Paese. Una Guida che ci invita, con rafforzata convinzione, a percorrere la strada intrapresa per un rilancio basato sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Tre dimensioni interconnesse tra loro, che non devono mai essere scisse l’una dall’altra. L’impegno del Mipaaf prosegue lungo questa direzione attraverso la nuova Politica Agricola Comunitaria e con il PNRR, strumento che utilizzeremo come leva per la svolta green”.

La Guida illustra le eccellenze agroalimentari prodotte in contesti unici al mondo. Luoghi ricchi di storia, di tradizioni, di mestieri legati alla terra, di cibo e di vino. Paesaggi incontaminati dove imprese e ospitalità sono indissolubilmente legate ai territori che li accolgono e che sono capaci di generare un’offerta ineguagliabile.

Venticinque parchi nazionali e due grandi parchi regionali friulani, oltre 1.000 indirizzi dove mangiare, degustare e fare la spesa all’interno e nei pressi delle aree verdi italiane in circa 400 comuni: la nuova guida del Gambero Rosso è frutto di una certosina ricerca di insegne di valore in zone spesso poco conosciute e non battute dal turismo di massa. 

Italia all’Aria Aperta è il prodotto editoriale, pensato e realizzato durante il lungo periodo di pandemia e di chiusure, risponde al desiderio di tornare a scoprire spazi verdi, ambienti e sane realtà, dove la natura sia protagonista.

La guida, in edicola e in libreria in questi giorni, è stata realizzata in partnership con Enel Green Power, che all’interno del Gruppo Enel si occupa di energie rinnovabili ed è impegnata a valorizzare i propri impianti e i territori che li ospitano anche attraverso il coinvolgimento di cittadini e turisti in percorsi interattivi ed esperienziali in ambienti naturali suggestivi.

La realizzazione della guida è stata possibile grazie anche al contributo dei direttori delle diverse aree verdi che raccontano i loro parchi e ne evidenziano le caratteristiche particolari a livello di biodiversità e di interesse floro-faunistico e ambientale.

Ghiacciai, vette, boschi, acque incontaminate: i parchi nazionali italiani regalano paesaggi unici al mondo. Ma non solo. I percorsi naturali sono legati a doppio filo alle storie degli artigiani del gusto, custodi di un incredibile patrimonio enogastronomico tutto da scoprire.

La guida “Italia all’aria aperta” mette in luce vere e proprie ricchezze italiane che possono essere un motore per il rilancio dell’Italia in perfetta armonia con il percorso di transizione energetica che Enel sta guidando con il coinvolgimento delle comunità locali” 

La sostenibilità è il filo che lega da sempre gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili diffusi nel nostro Paese e lo straordinario patrimonio di paesaggi, luoghi ed eccellenze dei territori” dichiara Carlo Tamburi, Direttore Enel Italia.

Il Turismo sostenibile è appunto una forma necessaria di turismo, capace di soddisfare le esigenze dei viaggiatori di oggi e delle regioni ospitanti prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro, mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica, i sistemi di vita dell’area in questione.

Il turismo ecosostenibile, qui arricchito da soste enogastronomiche, guarda al futuro: si tratta di un insieme di pratiche e scelte che non danneggiano l’ambiente e favoriscono uno sviluppo economico durevole, non danneggiando i processi sociali locali, ma contribuendo al miglioramento della qualità della vita dei residenti.

Economia, Etica e Ambiente sono i principi fondamentali su cui si basa il turismo sostenibile.

Siamo orgogliosi di aver presentato questo nuovo prodotto editoriale, in cui abbiamo creduto fortemente, presso il Mipaaf alla presenza del Ministro Stefano Patuanelli e di Carlo Tamburi Direttore di Enel Italia” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso 

Con questa guida Gambero Rosso vuole valorizzare i percorsi turistici all’interno del grande patrimonio di biodiversità che il nostro Paese possiede ma anche indurre alla riscoperta di strutture produttive di energie rinnovabili ben inserite nel paesaggio.”

 photocredits Carlo Maria Viola – www.imaginificio.it
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Treedom è l’unica piattaforma web al mondo che promuove progetti di sostenibilità ambientale etica, che permette di piantare alberi a distanza, e di seguirne la crescita online.

Valerio Esposito, patron di Tonka – il cuore del gelato ad Aprilia, rappresenta oggi la nuova generazione di gelatieri che perseguono con costanza la ricerca del gusto assoluto attraverso l’elevata qualità delle materie prime e il rispetto per l’ambiente.

Iniziative Nate entrambe nel 2010, Valerio ha sposato il Treedom per potenziare una filosofia di produzione più sostenibile e rigorosamente less plastic che contribuisce a rendere più verde il pianeta proteggere il suolo e la biodiversità.

Tonka, gelateria artigianale di Aprilia apre le porte alla sostenibilità a 360° proponendo un gelato non solo buono, ma etico e “green”, riducendo il consumo di plastica monouso e limitando così il proprio impatto ambientale.

Dai coloranti artificiali ai semilavorati, dai grassi vegetali agli idrogenati passando per emulsionanti, pregelatinizzati e aromi di sintesi che imperavano fino a qualche tempo fa, il passo in avanti è davvero notevole.

Da Tonka nessun compromesso con la qualità, solo la voglia di appagare o stupire il palato con nuove combinazioni di ingredienti che siano però frutto ricerca e sviluppo. Un orientamento generato della passione di una famiglia affiatata e dall’attenzione per le materie prime che passa per la tutela dell’ambiente e della salute.

A guidarla, Valerio Esposito, cresciuto nel laboratorio di pasticceria, grande comunicatore, giovanissimo campione regionale del Gelato World Tour nel 2016, vincitore del Festival del Gelato Artigianale nel 2018, e promotore, insieme alla compagna di vita e professione Jennifer Boero, di un progetto di green marketing che punta dritto al cuore del gelato.

Quest’anno – racconta Valerio – abbiamo deciso che era venuto il momento di dare importanza non solo al prodotto, continuando a investire in ingredienti di altissima qualità e in macchinari all’avanguardia, ma a fare in modo di indirizzare la produzione verso la sostenibilità e la riduzione drastica della plastica, sia nella produzione che nel consumo, puntando, in un prossimo futuro, al plastic free.

Tonka ha infatti posto in primo piano l’importanza di produrre gelato secondo i dettami di un codice etico, promuovendo la tutela ambientale. Da qui l’idea di aderire a Treedom.

Piattaforma digitale con sede a Firenze che, dalla sua fondazione, ha permesso di piantare più di 1,3 milioni di alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia ad opera diretta degli agricoltori locali, contribuendo a produrre benefici ambientali, sociali ed economici. Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi.

Questi gli ingredienti base di Treedom: grafiche moderne, un’esperienza utente che deve molto al mondo del gaming ispirata a Farmville – gioco che simula la vita di un agricoltore e permette ai giocatori di piantare, far crescere e raccogliere piante e alberi virtuali – , un sistema di geolocalizzazione per garantire la massima trasparenza e la possibilità, aperta a tutti e a portata di tutte le tasche, di piantare alberi con un solo click.

A piantare e prendersi cura degli alberi sono comunità di contadini locali che li pianteranno insieme alle proprie colture annuali, come mais o fagioli. Grazie agli alberi da frutto, le popolazioni di queste terre hanno l’occasione di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento alimentare e di potenziare il loro reddito.

Come hai conosciuto la piattaforma Treedom?

Avevamo deciso di intraprendere una politica di “less plastic”, ma da sola non bastava, quindi abbiamo deciso di potenziarla con un progetto Green e di piantare degli alberi. Abbiamo trovato tante piattaforme “adottare” alberi, ma quello che noi volevamo fare era apportare un beneficio in più alla Terra. Così abbiamo deciso per Treedom, l’unica piattaforma affidabile che ci dava questa possibilità.

Come funziona?

Chiunque può andare sul sito e comprare un albero che verrà poi piantato. Ad esempio un albero di Cacao in Camerun, Papaya in Tanzania o Mango in Madagascar, tramite transazione. L’albero viene poi piantato dall’agricoltore locale, si riceve una carta di identità con geolocalizzazione e documentazione fotografica della sua crescita.

Perchè l’impegno ambientale è così importante per Tonka?

L’impegno ambientale per noi è importante perchè sono anni che portiamo avanti una politica di qualità, ma volevamo aggiungere l’ingrediente etico al nostro gelato, quindi abbiamo deciso di iniziare questo progetto facendo in modo che il messaggio arrivi al cliente.

In ogni fase di lavorazione ci deve essere benessere per tutta la filiera in modo che il momento del consumo del gelato fosse un momento di spensieratezza totale.

Quali sono i valori aggiunti al vostro gelato?

Qualità assoluta degli ingredienti utilizzati, lavorare con piccole aziende agricole e non, come ad esempio torrefazioni a carattere familiare; e km zero quando serve, quando lo riteniamo sano e opportuno.

Il nostro codice etico abbraccia tutta la filiera produttiva, il lavoro e la persona. Laddove, infatti, la materia prima proviene da piantagioni estere, preferiamo quelle aziende che diano il giusto compenso agli agricoltori e che siano attente alle condizioni di vita dei lavoratori. 

Quali e Quanti alberi avete piantato?

Abbiamo piantato circa 15 alberi, ma abbiamo già progetti per la prossima stagione che ci permetteranno di portare avanti l’idea di un’etica che non tralascia nessun dettaglio.

Quali sono i gusti che hai creato per valorizzare i frutti degli “alberi di Tonka”?

Il Caffè, arricchito da un’infusione di anice stellato e variegato con una stracciatella di crema e il Caffè lavorato con olio essenziale di arancia e datteri; il Passion Fruit in veste di gelée a variegare un’aromatica crema di vaniglia del Madagascar e in veste di sorbetto (gelato a base acqua), vivacizzato dalla noce moscata; la Papaya, sempre lavorata a base acqua, che mixa la sua dolcezza con la freschezza del pompelmo e la piccantezza del pepe nero, e ancora la Papaya, sempre in sorbetto  vivacizzata da un’estrazione di zenzero e da semi di sesamo caramellati.

Il Mango, con una fresca nota di basilico e stracciatella di carote e poi, nella seconda versione, aromatizzato da un’infusione di salvia e un variegato di frutti di bosco. Il quinto gusto dedicato agli alberi non poteva che essere il Cacao in una veste davvero nuova e insolita: estratto di polpa di cabossa (frutto del cacao) monorigine Equador, lavorato con succo di limone e vestito con una stracciatella di cioccolato trattato con metodo Modica e gelato al burro di cacao naturale, monorigine Perù, spolverato con polvere della stessa monorigine.

IL PROGETTO TREEDOM

Divenire soggetto proattivo in un presente orientato al buon futuro è il seme che ha dato vita ai progetti realizzando attraverso la piattaforma Treedom.

Collaborando con Treedom si può fare tutto questo e molto altro, perché ognuna delle collaborazioni viene creata su misura a partire dagli obiettivi delle aziende. Oggi sono più di 3000 le aziende che hanno scelto Treedom per mostrare il proprio impegno ambientale. Fra queste, ci sono tanti brand internazionali e iconici, ma anche tantissime piccole e medie imprese, che vengono seguite dai nostri consulenti specializzati per trovare una soluzione su misura; per il momento la nostra preferita è TONKA!

Tonka • Il cuore del gelato

Via Ugo Foscolo, 15 – 04011 Aprilia LT

Tel. 348.6960986

Photo – All Rights Reserved – www.albertoblasetti.com

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Ricerca e semplicità. Stagione e Territorio. Piccoli produttori, grandi materie prime e sensibilità estetica nel piatto. La cucina di Andrea Pasqualucci, chef trentenne del ristorante Moma di Roma, una stella Michelin, è un “gourmet semplice”, immediato, diretto, affilato, comprensibile, netto.

I fratelli Gastone e Franco Pierini, imprenditori nella ristorazione da oltre 40 anni e consapevoli del valore delle nuove leve, hanno messo al centro del progetto una giovane squadra under 35 anni.

Guidati dallo chef Andrea Pasqualucci, il Maitre di sala e Sommelier Federico Silvi e da Federico Cucchiarelli, hanno ricevuto nel 2018 la prima Stella Michelin puntando su una filosofia tanto semplice quanto rivoluzionaria: un rapporto costante e diretto con i piccoli produttori per portare nel piatto le risultanti di una filiera sostenibile, etica e di valore in tutte le sue componenti.

Ambiente moderno, arredamento essenziale, toni del grigio. Sala al primo piano, articolata, dinamica con le tovaglie di cotone tese come lame e la bella mise en place.

Aperto nel 2002, prima stella Michelin nel 2018, il nome del locale è stato ispirato dal Museum of Modern Art di New York, con l’aspirazione di riprodurre proprio il concetto di “contenitore di opere d’arte”.

«Nella mia testa avevo in mente uno spazio semplice, lineare, luminoso – commenta Gastone Pierini – ispirato ai grandi architetti del secolo scorso, su tutti Oscar Niemeyer, il creatore di Brasilia che perseguiva lo spettacolo dell’architettura. E pensando che anche il cibo dovesse essere uno spettacolo abbiamo realizzato una scenografia che gli fosse congeniale: materiali di grande pregio, come il travertino e il legno naturale,  avrebbero dato la giusta importanza ad opere di “arte gastronomica”. La parola d’ordine di Moma è “contemporaneità”, che doveva essere ben visibile nelle sculture, nei quadri, nelle fotografie e nel piatto».

Tra piazza Barberini e piazza della Repubblica, il Moma – bistrot a pranzo e ristorante stellato a cena – oggi divide la sua accoglienza in due atmosfere distinte unite dalla stessa filosofia, dove ogni piatto diventa inno alla stagionalità e freschezza delle migliori materie prime provenienti solo da piccoli produttori. La grande distribuzione non è ben gradita ed è la questa filosofia che incontra ogni pietanza.

Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncino
Sgombro marinato, pomodoro alla brace e prezzemolo.

«Aver incontrato Gastone – racconta Andrea– ha cambiato la mia vita. Ero un giovane cuoco deciso a mettermi in gioco in cucine importanti, come quella di Oliver Glowig e Moreno Cedroni, e trovare un imprenditore che avesse così chiara la visione della ristorazione futura è stata per me una folgorazione».

Tutte le sue preparazioni codificano sapori contadini della memoria, valorizzando spesso tagli poveri, come il quinto quarto e il pesce azzurro. Pochi ingredienti di base, sempre riconoscibili, uniti a profumi, spezie o erbe che ne esaltano i profumi. Amante delle note acide, i suoi piatti si contraddistinguono per picchi di sapore nell’alternarsi di dolce, amaro, acido, sapido, tenue, aspro e pungente. Quasi maniacale nell’attenzione e nella cura della scelta della materia prima, ha selezionato i suoi fornitori garantendosi eccellenze che rispettino i principi di prossimità, filiera corta e racconto del territorio.

Alta cucina caratterizzata dalla leggerezza della semplicità e dalle citazioni alla tradizione, l’inizio del percorso degustazione (“Cambiamenti” – 5 portate – 90€) la sfilata delle Amouse bouche rappresenta il bell’incontro tra alta cucina salata e alta pasticceria. Precisione millimetrica, equilibrio tra gli ingredienti, proporzioni perfette, un’alchimia fatta di formule di tradizione e di nuovi esperimenti così aggraziati da giocare disinvolti con i sapori dell’aia tra fegatini di pollo e formaggi, bon bon di deliziose tartare e cialde croccantissime.

Ecco la “croccantezza”, cifra stilistica e dettaglio costante nei piatti di Pasqualucci, di cui, ottimo interprete, sembra detenere il segreto.

A svelare questa su abilità, prima tra tutte le “sfoglia croccante” che arriva a tavola assieme al pane. Un sapore così centrato e intenso da riportarti immediatamente tra le mura dei forni di un tempo, quelli intrisi del profumo inebriante del pane e della pizza bianca, quella romana, con l’olio goloso negli incavi della fragrante trapunta traslucida qui sintetizzata in una semplice sfoglia. Ecco un bell’esempio di storie antiche e idee di futuro.

Anche lo Spaghettino tiepido all’olio di Coratina, melassa di cipolle e caprino “Anarchico”, affilato nella sua semplicità, è un accordo di sapori forti e ingredienti di carattere, che assieme si ammorbidiscono ed esprimono la loro armonia. Viene servito tiepido, cotto in acqua di pomodoro, emulsionato a freddo con olio di Coratina, cultivar pugliese dalle spiccate note pungenti e amare a ricordare una bruschetta, arricchito poi da caprino a dare la nota acida smussata dalla cipolla, resa quasi una melassa.

Il nostro orto di stagione in giardiniera”, manifesto gastronomico del Moma risultato di una certosina selezione della materia prima in continuo rapporto con la stagione, e che si rincorrono in un sapiente alternarsi di agro e dolce.

Le “Animelle di vitello al fieno, agretti, bagna cauda e salsa cacciatora”, cotte a bassa temperatura, panate e fritte in burro chiarificato e lavanda, vanno bene per tutte le stagioni, anche in presenza della bagna cauda e della salsa alla cacciatora che le irrora.

Le “Tagliatelle di seppia alla puttanesca”, rappresentano il vivo contrasto, il postmoderno incontro tra la graffiante salsa alla puttanesca – tirata, intensa, sapiente – e la leggerezza eterea della tagliatella di seppia: un perfetto esempio di recupero di stile di cucina del passato in una struttura gastronomica contemporanea, mediterranea. Davvero incisive nella loro netta dicotomia.

Chef, come si fa a rimanere sempre attuali?

Il modo migliore per rimanere attuali è avere sempre un libro sottomano. Studiare. Aggiornarsi continuamente. Informarsi, confrontarsi tra colleghi, sperimentare ogni giorno per rimanere al passo con i tempi, con i prodotti, con cotture, tecniche e sistemi di conservazione.

Qual è il futuro della cucina?

Il futuro della cucina sta tornando indietro, verso una cucina classica nel pensiero ma innovativa nell’interpretazione personale di ogni chef. Dopo la moda delle contaminazioni estere, si sta tornando ai sapori più decisi, concreti. Da un certo punto di vista, il futuro è riscoprire il passato.

Quali sono i piatti che ben rappresentano la filosofia di Moma?

I piatti che ben rappresentano la nostra filosofia di materia prima, prodotto territorio stagionalità: “Il nostro orto di stagione in giardiniera” è un piatto che cambia di continuo, anche settimanalmente e che è per sua natura in continua evoluzione. Il “Polpo verace alla piastra con radici e dragoncello messicano”, un piatto che cambia in base alle stagioni perché con esse mutano le radici: dalle rapette invernali ai ramoracci e  alla scorzonera fritta. Il polpo quello non cambia, un polpo verace che proviene dalla Puglia. Cotto a bassa temperatura in modo da renderlo volutamente morbido all’interno e poi scottato sulla piastra per farlo risultare croccante fuori, è accompagnato da una maionese ottenuta dalla sua acqua con aggiunta di lime, aromatizzato da una nota di dragoncello, poi finito con una vinaigrette ottenuta con i pomodori gratinati sulla brace e conditi con aceto balsamico e Xeres.

Nel “Pescato croccante, salsa al burro acido, finocchio e peperoncino”, che e che aderisce alla stessa filosofia di costa e asta, i contrasti e le acidità vengono apportati dalla piccantezza del peperoncino e freschezza della salsa burro, lime, scalogno e Pernod; il “Risotto anguilla, camomilla, origano e miele” (ricetta QUI) non ha invece stagionalità, e viene condito con la salsa Shoyu, che è una salsa di soia fermentata viterbese di ceci e farro.

Risotto anguilla, camomilla, origano e miele
Il nostro orto di stagione in giardiniera
Franco e Gastone Pierini, Federico Cucchiarelli e Andrea Pasqualucci

Qual è, o quale dovrebbe essere, l’obiettivo di uno chef e qual è il tuo?

Ogni chef ha il suo obiettivo, ma credo che ciò che ci accumuna sia l’apprezzamento del nostro lavoro, raggiungere il riscontro più positivo possibile da parte del cliente, che è sempre al primo posto.

Più di tutto, per me riuscire a mettere la propria personalità, il proprio carattere nel piatto, rendere riconoscibile la propria cucina. Ognuno ha la sua impronta, ognuno ha la sua storia. Fare in modo che tutto questo al cliente, è il massimo.

Qual è la partita che ti diverte di più?

Mi trovo a mio agio in tutte, mi diverte molta la Pasticceria, ma la partita in generale che preferisco è quella della domenica a calcetto con gli amici – ridiamo.

LA CANTINA

La carta rappresenta le migliori zone vinicole italiane e, certamente, si concentra sui grandi classici,come i “Super Tuscan”, i rossi Piemontesi, i bianchi Friulani e i vini delle Isole, con una accurata selezione delle annate più importanti. Presenti anche alcune delle migliori bollicine italiane, Franciacorta in testa. Immancabile un giusto tributo ai rossi di Francia, con una selezione delle aree di eccellenza, come Borgogna, Bordeaux, Loira e Champagne. Uno spazio a parte è dedicato alle piccole produzioni artigianali, vini unici che raccontano i territori e il lavoro attento e meticoloso dei vignaioli, con alcune chicche del territorio laziale.

BIOGRAFIA DELLO CHEF

Chef del Moma è Andrea Pasqualucci, romano, classe 1989. Convinto fin da ragazzino che la cucina fosse la sua vera missione si iscrive all’IPSSAR di Tor Carbone. La sua prima esperienza è con lo chef Armando De Giorgi, suo mentore, che gli trasferisce le sue competenze e la passione per la cucina. Da Aroma, con lo chef Giuseppe Di Iorio, impara le basi della cucina francese e come si viva in brigata, facendo lavoro di squadra. Approda poi all’Hotel Aldrovandi, dove lavora con lo chef Oliver Glowig: qui, comprende la centralità dei prodotti italiani e l’importanza della cura per gli ingredienti. L’amore per il mare lo conduce fino a Senigallia da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, dove affina le sue conoscenze sulle lavorazioni del pescato. Nel 2017 i fratelli Pierini affidano ad Andrea la cucina del Moma.

RISTORANTE MOMA

Via di San Basilio, 42 – 00187 Roma

Telefono06 4201 1798 / www.ristorantemoma.it

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Tra l’Aventino e la Piramide Cestia, c’è un nuovo indirizzo dedicato alla spesa d’eccellenza. Al Banco, il meglio delle carni italiane e straniere, selezioni di salumi, formaggi, pane, gastronomia e prodotti del territorio di altissima qualità; ai tavoli la cucina dello Chef Matteo Militello realizzata con passione partendo dall’elaborazione creativa dei tantissimi prodotti ricercati in vendita.

Cresce la spesa alimentare e le botteghe mettono la quinta gareggiando con i supermercati. Una proliferazione interessante, determinata da vari fattori che vanno dalla recente forzata impossibilità a mangiare fuori casa, al bisogno di gratificazioni a tavola, passando per la ritrovata voglia di cucinare, gratificarsi e tornare a condividere esperienze enogastronomiche.

Per questa via “i buoni esercizi di prossimità” stanno registrando i migliori risultati sul piano imprenditoriale, complice la ricerca, al momento degli acquisti, di un rapporto diretto, e quello di intessere o ritrovare quel sistema di piccole fiducie quotidiane, più frequente nelle realtà a misura d’uomo. Un’altra vecchia-nuova tendenza figlia della “grande incertezza” e del bisogno di ritrovare rapporti umani diretti, sguardi d’intesa, piccole grandi sicurezze e consigli ad personam.

Così apre Aventina, format inclusivo che riunisce sotto un’ unica insegna tante bontà della tavola con l’idea di offrire specialità sia per l’acquisto al dettaglio sia per il consumo in loco.

Da una parte vera e propria bottega – il cui fine è ricercare il meglio delle produzioni italiane del settore alimentare e mostrarle su un lungo bancone in cui trovano posto carni scelte accuratamente, formaggi, salumi di presìdi Slow Food, selezioni di pane, eccellenti qualità di pasta, riso, conserve, marmellate, vino e tanto altro – dall’altra cucina elaborata a partire dall’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.

Un luogo dove riscoprire il valore dell’artigianalità insieme a quello delle relazioni umane, un rapporto diretto con il gastronomo, macellaio e fornaio, che diventano depositari di saperi e dispensatori di suggerimenti per gli acquisti da tavola.

In cucina c’è lo chef Matteo Militello che si è subito riconosciuto nel “manifesto carnivoro” di Aventina, ha qui l’opportunità di trattare esclusivi tagli di carne che gli saranno indicati direttamente dal commensale, dando vita a una originale esperienza per gourmand fatta di sapori immediati lavorati da mano esperta.

La sua cucina è una summa di piccoli piaceri quotidiani e cibi ricercati, che punta alla gratificazione quotidiana così come a quella extra-ordinaria, in ogni caso basata su piatti semplici, costruita con materie prime genuine, nel rispetto della nostra terra.

In passato sono andato a caccia – commenta Matteo Militello – e ho capito cosa significasse rispettare l’animale e l’ambiente. Questa pratica è fondamentale e, insieme all’etica, costituisce un unico filone che migliora la vita dell’animale, ha un minore impatto sulla natura e perfeziona notevolmente le produzioni”.

Nella fase di pre-opening Matteo ha rintracciato allevamenti senza impiego di OGM o antibiotici, piccole fattorie che valorizzano il rapporto uomo-animale dove non esiste lo stress favorendo così la resa di carni e latte.

A Banco troverete la Fassona piemontese di Oberto, una razza allevata tra le province di Cuneo e Torino – esclusivamente capi femmina che vantano una naturale distribuzione del grasso per una carne più tenera e saporita – il Coniglio grigio di Carmagnola, assieme alla Sashi di origine finlandese e alla Rubia Gallega, massima espressione della carne spagnola.

Negli anni si è persa la piacevolezza della masticazione della carne –spiega Matteo – per colpa dell’allevamento intensivo: le bestie non camminano più e non stando all’aria aperta non sviluppano muscolo. La scioglievolezza, fatta esclusione per le grandi tecniche di frollatura, non è un pregio, anzi. L’animale deve invece avere una vita dignitosa, muoversi senza restrizioni in uno spazio giusto, dove la terra e la natura circostante possano assorbire tutta la parte inquinante che esso stesso genera. Basti pensare che gli allevamenti di bovini producono più gas serra dei trasporti!”. 

Il concept di Aventina ruota intorno alla macelleria e vuole essere il nuovo indirizzo romano di riferimento per trovare la carne più pregiata, frutto di un minuzioso lavoro di ricerca in cui sono state individuate le migliori razze allevate nei pascoli del nostro territorio, con uno sguardo anche al panorama estero. 

LA BOTTEGA DELLE SPECIALITA’: GASTRONOMIA, SALUMERIA & PANETTERIA

Per il banco di salumeria una selezione di cinque prosciutti tagliati a mano, quattro italiani e uno spagnolo: il celebre Jamòn Joselito, considerato il miglior prosciutto al mondo. La Toscana è ben rappresentata con i suini di Cinta senese di Casamonti, piccola realtà sperduta sulle colline dove i maiali vivono allo stato semibrado, mentre dall’Antica Norcineria proviene il Prosciutto Bazzone, uno dei presìdi Slow Food della regione. Nella zona della Tuscia è stato rintracciato Fabrizio Nocci, maestro del prosciutto di Mangaliza di Villa Caviciana. Siciliani sono i maiali del Parco Naturale dei Nebrodi che scorrazzano liberi sul punto più alto delle montagne da cui si scorge persino il mare. Tra gli altri pregiati insaccati artigianali dalla Puglia proviene il Capocollo Santoro di Martina Franca, il crudo di San Daniele del prosciuttificio Camarin, una delle migliori Dop nella località friulana. Dalle Alpi si passa poi alle “piramidi”, con i formaggi siciliani de La Paisanella, azienda all’interno del Parco dei Nebrodi, che fornisce il canestrato, la ricotta salata e quella infornata.

Al banco del fresco e a scaffale la selezione ricade sui prodotti lavorati “come una volta” che fidelizzano il cliente in un viaggio per l’Italia alla scoperta dei migliori produttori, amplificando così il concetto di artigianale e valorizzando territori dimenticati o lontane campagne.

Ogni giorno in negozio si trovano diverse tipologie di pasta fresca del pastificio Mauro Secondi, mentre per quella secca i formati sono dell’abruzzese Zaccagni o delle campane Gemme del Vesuvio e Vicidomini; sul riso è stato riscoperto il grano antico Carnaroli puro, grazie all’azienda Meracinque, o alle risaie di Cascina Oschiena con i loro portentosi chicchi differenziati in base alle diverse preparazioni e cotture. Dall’azienda Galline Felici, alle porte di Roma, provengono le uova fresche covate da galline che razzolano tranquille e depongono con i loro ritmi, mentre per quelle non più produttive scatta il tempo del buen retiro nella pensione dell’aia; sui ripiani dedicati ai lievitati si trova il pane del premiatissimo Forno Roscioli, realizzato con farine grezze ricche di gusto e sali minerali, impasti leggeri e digeribili, uso di sale esclusivamente biologico, oltre alla loro fragrante biscotteria secca.

In Sicilia altra virtuosa collaborazione è con Testa, famiglia di pescatori locali dal 1800, per le pregiate conserve di tonno e alici, emblema del concetto di microproduzione. Fiore all’occhiello lucano è MAB (Masseria Agricola Buongiorno) che si occupa della produzione e trasformazione del Peperone di Senise IGP,realizzando persino il ketchup di peperone crusco! Dell’azienda agricola pugliese Paglione sono i pelati raccolti a mano, inscatolati in purezza oppure lavorati come passata tra cui la Prunill, dal dialetto prun ovvero protuberanza, una varietà autoctona dalla texture setosa e dal sapore intenso che sarà impiegata anche dietro al bancone del cocktail bar per lo special Bloody Mary di Aventina.

Dalle Marche arrivano i mieli di Giorgio Poeta con qualità Acacia e Millefiori ma anche stella alpina e quello invecchiato. Tra le eccellenze del mondo vegetale non potevano mancare Morgan e Agnoni, che ha dedicato una esclusiva linea firmata Aventina venduta naturalmente in bottega e utilizzata anche nei piatti del ristorante.

Passeggiando sulla strada si intravede, invece, la luminosa e ampia vetrina dell’enoteca che accoglie una cantina di circa 250 etichette curata dal sommelier Gabriele Giannattasio. Referenze rappresentative di quasi tutto lo Stivale, con particolare attenzione ai rossi che ben si sposano con la ricchezza delle carni e dei salumi, senza tralasciare anche Francia, Slovenia e Germania. Tra le più blasonate cantine del territorio e qualche altra chicca in carta, una ricca selezione di bollicine italiane con gli immancabili Franciacorta di Ricci Curbastro e di Ca’ dei Pazzi, e Trento Doc, su tutti Ferrari. Sul versante francese, Dom Pérignon, Krug, Ruinart e Perrier-Jouet.

Tutte le bottiglie sono acquistabili singolarmente e, al contempo, vengono in mescita per pasteggiare o per accompagnare un aperitivo di ricercata sostanza dove non mancano taglieri di salumi e formaggi, come le selezioni Slow Food e cinque prosciutti tagliati a mano accompagnati da una focaccia home made. A questa proposta si aggiungono i migliori insaccati di mare come la bresaola di tonno, il pescespada affumicato, il salmone e il carpaccio di cuore di baccalà.

IL RISTORANTE E LA BRACERIA CON COTTURA AL BROILER

Il viaggio nel gusto passa anche per i tavoli del ristorante. Da Aventina si assapora fino in fondo il concetto “dal banco al piatto” perché tutto quello che è esposto nel reparto macelleria può essere gustato comodamente seduti in sala. Chianina, Fassona, Marchigiana, ma non solo: questo tour non si esaurisce nel nostro territorio ma ne valica i confini per scovare le migliori proposte internazionali, come l’appetitoso Black Angus e il ricercato manzo di Wagyu-Kobe.

Gli appassionati della carne si ritroveranno nell’eden della brace grazie all’uso del broiler, una griglia professionale su tre pietre ollari incandescenti che garantisce una cottura salutare, un gusto inconfondibile e una reazione di Maillard omogenea.

Oltre a rispettare pienamente la filosofia del “grigliare”, Militello ha riscoperto il filone delle carni da cortile, tenere e delicate, dal sapore pieno e dal retrogusto deciso, che armonizza in menu con alcune ricette, come nei Pici al ragù di cortile, dove pollo, coniglio, anatra, faraona e tacchino si amalgamano in un saporito sugo di carni bianche che condisce una generosa porzione di pasta fresca fatta in casa, fino al Riso croccante, quaglia e salvia, signature dish dello chef da provare per la particolarità della consistenza del riso, una mattonella croccante che riporta dritta alle gioie della cucina di casa, nappato da una salsa di quaglia e la sua carne, godibilissima.

Per chi non dovesse preferire la carne, per ogni voce del menu, sarà presente sempre un piatto di pesce con referenze da dispensa integrate con gli arrivi giornalieri del miglior pescato, tra i quali i Tagliolini, mandorle e colatura di alici, il Baccalà Roma-Livorno e il Baccalà, acqua di olive leccino Agnoni, ciliegia caramellata e chutney di fico.

Da Aventina c’è spazio anche alle portate vegetariane, tra le quali il Gazpacho di parmigiana e le Polpettine di verdure arrosto con crema di fagiolini e datterini gialli. Per gli amanti dei condimenti una ragionata carta degli oli extravergine di oliva in cui si spazia dalle cultivar siciliane a quelle pugliesi, da quelle umbre a quelle toscane, da quelle laziali a quelle lombarde. A deliziare i golosi, invitanti dessert come l’originale Cannolo siciliano di Piana degli Albanesi farcito con ricotta di pecora, oppure l’omaggio allo chef bistellato Francesco Bracali con il Cappuccino tiramisù, il dolce al cucchiaio Crema di latte Salvaderi, composta di albicocche e crumble al cioccolato e sale, oltre alla linea di pasticceria dedicata in esclusiva ad Aventina dalla vicina Casa Manfredi.

Momenti pre-cena da abbinare ad alcune birre artigianali del Birrificio Lariano o alla miscelazione che valorizza il made in Italy, con una ristretta selezione di gin, grappe, rum e amari squisitamente italiani, tra i quali l’introvabile liquore al carciofo di Agnoni o ancora i soft drink del Südtirol.

L’IDEA IMPRENDITORIALE

Patron di questa impresa è Andrea Ceccarelli, imprenditore del settore immobiliare, coadiuvato da Francesco Rosati, general manager, rientrato dall’Olanda dopo una esperienza pluriennale ad Amsterdam dove ha lavorato in prestigiose compagnie di settore come l’esclusivo member club Soho House. I due si sono conosciuti appunto in Olanda e l’idea di Andrea di dare nuovamente vita alle meravigliose botteghe di un tempo ha trovato in Francesco il perfetto braccio esecutivo, forte della sua esperienza nell’accoglienza. Originario di San Benedetto del Tronto, Francesco ha sposato il format che riunisce, sotto una unica insegna, tante eccellenze della tavola con l’idea di servire le specialità sia per l’acquisto al dettaglio che per il consumo in loco, grazie al ristorante che offre un menu basato sull’ampia offerta gastronomica a scaffale e sul banco del fresco.

Aventina – Carne e Bottega

Viale della Piramide Cestia, 9 – Roma

Telefono 06 66594151 – Email info@aventinaroma.com

Orari di apertura:

Bottega 9:30 – 14:00 / 16:00 – 20:00 | Ristorante 18:00 – 22:30

Chiusura: domenica

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Settima Edizione della Guida Street Food di Gambero Rosso che presenta molte novità interessanti: nuovi format, locali “etnici” di ottimo livello e grandi cuochi sempre più coinvolti nel settore street food.

600 indirizzi, 20 nuovi campioni regionali e due premi speciali: Street Food da Chef, per l’ interpretazione d’alta cucina di un piatto tipico dello street food, e Street Food on the road, dedicato alla migliore proposta di cibo di strada itinerante.

Tra le pagine anche i nomi di noti brand che hanno aperto attività dedicate al cibo di strada: necessità e virtù di reazioni proattive alle limitazioni imposte dalle misure sanitarie che hanno trovato nuovi confini tra delivery, grandi spazi aperti e parchi cittadini.

Semplice da acquistare, veloce da mangiare, da asporto per antonomasia e quanto mai di attualità in questo momento storico, lo street food è un fenomeno che non accenna a scemare, nonostante tutte le vicissitudini di questi ultimi mesi.

“Qualità dell’offerta e tradizione: anche quest’anno presentiamo il meglio del panorama del cibo di strada italiano” dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Una tendenza enogastronomica in continua evoluzione che coinvolge sempre più spesso anche le cucine più rinomate con continue contaminazioni, ma senza dimenticare la nostra cultura e la nostra storia.”

    LA GUIDAI CAMPIONI REGIONALI
Valle d’Aosta Alpanino | AOSTAPiemonte Mollica | TORINO Liguria O Boteco do Bonde Amarelo | GENOVA Lombardia Alvolo Cibi da Strada | PAVIA Veneto Amburgheria | MESTRE [VE] Trentino-Alto Adige Gusto Giusto | TRENTO Friuli-Venezia Giulia Al Ciketo | TRIESTE Emilia-Romagna ViaSaffi 32 |SANTARCANGELO DI ROMAGNA [RN] Toscana Firenzen Noodle Bar | FIRENZE Marche Il Chiosco |SAN BENEDETTO DEL TRONTO [AP] Umbria Prosciutteria del Corso | SPOLETO [PG] Lazio Il Maritozzo Rosso | ROMA Abruzzo Venditti Porchetta | LUCO DEI MARSI [AQ]Molise Eattico | TERMOLI [CB] Campania Sciuè Il Panino Vesuviano | POMIGLIANO D’ARCO [NA]
Puglia Cime di Rapa Urban Street Food | LECCE Basilicata Pier39 | POTENZACalabria BOB Alchimia a Spicchi| MONTEPAONE [CZ] Sicilia Umbriaco Tavola Calda e Bottega | ENNA Sardegna Cibum | ORISTANO PREMI SPECIALI STREET FOOD ON THE ROAD Mollica’s | TOSCANA STREET FOOD DA CHEF MATIAS PERDOMO – EMPANADAS DEL FLACO| Milano

Una guida che celebra uno dei patrimoni della nostra tradizione enogastronomica.” continua l’Amministratore Delegato Luigi Salerno “Un settore che si sta evolvendo anche grazie alla continua e costante attenzione ai prodotti di qualità made in Italy.”

Menzione Speciale per Theresianer e Zerocinquanta, sponsor della Guida, che rappresentano un universo di qualità che nasce dalla competenza dei migliori mastri birrai e dall’utilizzo di eccellenti materie prime che si fanno ambasciatrici di questo importante e dinamico capitolo della storia gastronomica italiana. 

La versatilità della birra come accompagnamento allo street food ha favorito questa collaborazione tanto naturale quanto rilevante: il percorso gustativo della gamma Theresianer e delle proposte Zerocinquanta si manifesta infatti in diverse espressioni birrarie capaci di affiancare qualsiasi tipo di preparazione, esaltandone di volta in volta caratteristiche e peculiarità.

Photo Credits Carlo Maria Viola | www.imaginificio.it

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L’appuntamento itinerante in 5 tappe – di cui ne rimangono 4 a partire da oggi – per conoscere e degustare vini d’eccellenza nella cornice dei “Borghi più belli d’Italia” tra luglio e settembre 2021, per un’estate di turismo ed enogastronomia.

Insieme a Valica e “I Borghi più belli d’Italia”, più di 400 etichette da 100 cantine diverse per gustare tutto il sapore dei territori, un percorso formativo sul vino e sugli abbinamenti con il cibi e Prenotazioni sul sito www.borgodivino.it o direttamente in loco.

Turismo ed enogastronomia, sono il binomio perfetto per far ripartire l’Italia. Con i riflettori puntati sulla bellezza e sul (buon) gusto prende il via “Borgo DiVino in tour”, iniziativa dedicata al mondo del vino e del turismo enogastronomico, promossa dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzata da Valica, la prima tourist marketing company in Italia, in collaborazione con il Consorzio Ecce Italia.

Un evento estivo itinerante, da luglio a settembre, in 5 tappe che si preannunciano come altrettante esperienze sensoriali in alcune delle cornici più suggestive del nostro Paese, certificate tra “I Borghi più belli d’Italia”. Sapori e profumi del vino nei vicoli, nelle piazze, rocche e meravigliosi scorci di terra e di mare, da esplorare a passo lento e calice alla mano.

Saranno più di 100 le cantine italiane presenti nelle cinque tappe di “Borgo DiVino in tour”, con circa 400 etichette di qualità proposte in degustazione e raccontate direttamente dai produttori o da sommelier professionisti. In ogni tappa ci sarà una forte rappresentanza di vini locali e regionali. In degustazione i vini classici – rossi, bianchi, bollicine – e produzioni di nicchia, tradizionali o ancestrali, tornate oggi alla ribalta, come ad esempio gli “orange wines” e i rifermentati.

Anche i Castelli Romani con la relativa produzione vitivinicola autoctona e sempre di maggior pregio, si sono mossi per divulgare, nei borghi baciati dalla bella e viva manifestazione, la conoscenza dei nettari del territorio, ottenendo un grande successo nella prima tappa inaugurale di Borgo DiVino 2021, che ha preso forma dal 2 al 4 luglio a Cisternino (BR), in uno dei “paesi bianchi” più amati di Puglia, nel cuore della Valle d’Itria.

Dal oggi 9 luglio fino all’11 sarà la volta di Cefalù (PA), uno dei più celebri affacci sul mare della Sicilia e… d’Italia!

Terza e quarta tappa sul versante Adriaco ospiti di due piccole perle tra Marche e Romagna:  il Borgo antico di Grottammare (AP), in programma dal 23 al 25 luglio, e Brisighella (RA), dal 6 all’8 agosto.

La tappa finale del tour, dal 10 al 12 settembre, a Nemi (RM): il borgo, pur se non rientra fra quelli appartenenti all’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, non poteva mancare in quanto è la location “storica” che ha ospitato le prime 6 edizioni di Borgo DiVino.

In ciascuna delle cinque tappe sarà allestito un percorso formativo sul vino, attraverso l’esposizione di una ventina di pannelli, seguendo tre diverse guide:

  • alla degustazione del vino: quale bicchiere scegliere? A quale temperatura deve essere servito e consumato il vino? Quali i colori del vino?
  • all’abbinamento cibo-vino: qual è il miglior vino da abbinare al cibo che si sta consumando?
  • ai territori del vino in Italia, per poter viaggiare e trovare le produzioni tipiche delle zone scelte come meta delle prossime vacanze.

“Per Valica si tratta di una integrazione profonda con la propria attività di editore e concessionario di siti online, leader nel mondo del turismo e dell’enogastronomia. Dal web al territorio, dal digitale al fisico, per proporre esperienze di gusto che coinvolgano i nostri utenti. Non li accompagniamo più solo nella scelta della meta, attraverso i nostri consigli online, ma li vogliamo incontrare a tu per tu, in un luogo, coinvolgendoli in un evento pensato per loro, utenti web, curiosi, golosi, attenti all’esperienza turistica ed enogastronomica, capaci di suggerire e socializzare a loro volta l’esperienza vissuta” spiega Luca Cotichini di Valica.

Anche per l’estate 2021 – dichiara Fiorello Primi, Presidente dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” – i borghi si candidano ad essere le mete preferite di un turismo domestico che sceglie di trascorrere le vacanze in sicurezza alla scoperta dell’Italia più autentica e genuina. I Borghi più belli d’Italia si preparano quindi ad accogliere i visitatori con l’offerta che da sempre li contraddistingue: un mix di Bellezza, arte, storia, natura, tradizioni ed eccellenze enogastronomiche che raccontano l’unicità dei nostri territori e ci riconducono alle nostre origini”.

Per partecipare alle singole tappe è consigliata la prenotazione sul sito www.borgodivino.it. In alternativa, è possibile presentarsi alle casse dei singoli eventi, sperando che ci sia ancora posto…!

Un borgo da vivere, tanti vini da scoprire

Perfetta tutto l’anno, imperdibile d’estate. Cefalù incanta da sempre per il suo fascino glamour, le spiagge assolate e un centro storico particolarmente fotogenico. E sono solo alcune delle ragioni che hanno fatto dell’antico borgo di pescatori un piccolo tesoro tra i Borghi più Belli d’Italia.

L’appuntamento con Borgo diVino illumina della luce giusta le serate estive di questo borgo-gioiello a due passi da Palermo, da scoprire al chiaro di luna degustando i migliori vini del territorio oltre a una selezione di etichette nazionali. Sicilia DOC e Terre Siciliane IGT sono solo alcune delle denominazioni a garanzia di qualità di Cefalù e dintorni, prodotti da grandi cantine e piccoli artigiani del vino nella zona delle Madonie.

Cefalù è il secondo degli appuntamenti con Borgo di Vino di questa edizione 2021.

Come funzionano i TRE GIORNI NELL’UNIVERSO DEL VINO

Borgo diVino è un appuntamento aperto a tutti, non solo agli intenditori di vino. I centri storici di alcuni dei Borghi più Belli d’Italia diventano punto di incontro per appassionati, amanti del vino, curiosi e turisti di passaggio: tutti possono partecipare, assaggiare e conoscere i migliori vini dei territori e una selezione di eccellenze italiane.

Per le degustazioni va acquistato il ticket che dà diritto a un kit di degustazione con bicchiere, sacchetta e 10 assaggi da consumare nei vari stand.

Nel corso dell’evento ampio spazio è dedicato alle degustazioni, per le quali si può acquistare l’apposito voucher che dà diritto a dieci assaggi con incluso il kit degustazione. 

In viaggio, con la scusa del vino

Partecipare a Borgo diVino è anche occasione di scoperta di tutto quello che c’è intorno. A Cefalù non potrai che immergerti nelle atmosfere arabo-normanne della Sicilia tirrenica, che fanno di questa cittadina un patrimonio dell’Umanità UNESCO.

La Cattedrale della Trasfigurazione è il suo simbolo più riconoscibile, una grande chiesa con due campanili gemelli che domina lo skyline cittadino. Un po’ come la Rocca di Cefalù, monumento naturale che regala panorami mozzafiato sul mare e l’entroterra. E poi le spiagge, dove godersi una meritata giornata di tintarella.

Un viaggio tra i sapori di Cefalù non può che includere la pungente dolcezza di una granita al limone, rinfrescante bontà della cucina cefaludese. La pasta con le sarde e la provola delle Madonie sono solo alcune delle bontà che scoprirai in loco, bagnate dall’immancabile Nero d’Avola, il vino che rappresenta al meglio tutto il territorio circostante.

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La cucina di Antonio Gentile è garbata, piacevole, mai aggressiva, mai eccessiva. Si muove con grazia verso la consacrazione delle ricette rilette della cultura culinaria mediterranea, verso la riconoscibilità dell’ingrediente nel piatto, la sua esaltazione, la sua essenzialità: voci sempre più decise di una tradizione Gentile che sta ben scrivendo le sue pagine.

Antonio Gentile è uno di quegli chef che bisognerebbe moltiplicare. Sorridente, educato, con la luce buona negli occhi, sempre disponibile al confronto, all’analisi intelligente, costruttiva, scevra da ombrosità e futili orgogli. La sua cucina gli somiglia, dentro e fuori. Un tutt’uno con le sue emozioni e la ricerca della propria voce.

Verso la definizione del proprio stile, la sua è una cucina in evoluzione, delicata, diretta, che lavora sulla sottrazione degli ingredienti e sulla concentrazione di un “sapore Gentile” che esprima nei suoi piatti la grande passione per sua la tradizione, l’alleggerimento portato dalla tecnica, la conoscenza delle materie prime, la voglia di bella stagione e colore nel piatto.

Ho la fortuna di conoscerlo da anni, e di aver potuto seguire le tappe della sua affermazione. Oggi è lo chef del 47 Circus Roof Garden, all’ ultimo piano del Boutique Hotel FortySeven, una raccolta terrazza con cucina su Roma e prospettiva sul Foro Boario, il Tempio di Vesta, l’ Arco di Giano e la Basilica di Santa Maria in Cosmedin, che custodisce la Bocca della Verità. 

Cuore campano, alle spalle le cucine di Heinz Beck e Francesco Apreda, sguardo fiducioso al futuro, Antonio ha creato una squadra coesa; c’è rispetto e apprezzamento reciproco, un’armonia, un humus creativo che si riflette nei piatti sui quali lavora con l’intera brigata e il sous chef Daniele Bonanni.

Complice la luce di Roma, che non ha una tavolozza di colori uguale per tutti – ma ne ha tante quanti sono gli sguardi degli abitanti, dei turisti di un giorno e l’umore di chi si trova a osservarla da qui – sulla tavola, che diventa palco, non palcoscenico, arrivano pane e focaccia.

Due impasti, uno a lievito di birra, uno a pasta acida fatti “a’mmestiere”. Non serve altro. Poi la giostra delle Amuse Bouche. Tra tutte la “pralina” di ragù napoletano: la forza di un sugo di tradizione nel piacere tattile di un raffinato bon bon.

La “Tagliatella di Calamaro e estratto di insalata di pomodori”, è infatti un inno alla freschezza, all’estate, all’orto iodato, marino. Tonalità, chiare, eteree, in netto contrasto con il sapore determinato, che porta son sé il gusto e il ricordo dei pranzi al mare, dell’insalata di pomodori: una semplicità valorizzata dalla sottile texture del bianco calamaro con i piccolo crunch della tapioca soffiata. Due ingredienti protagonisti, sapore dritto, pulito, un lungo piacere che termina con l’ irrefrenata voglia di affondarci il pane per trattenere, nella sua spugna, fino all’ultima goccia la sintesi di pomodoro e l’illusione di una vacanza.

La tagliatella è nata proprio così – mi racconta – mangiavo un’insalata di pomodori e mi sono reso conto che tutto il meglio rimaneva nel fondo del piatto. Da lì l’idea, l’intuizione. Ho voluto ricreare quel sapore, concentralo. Qui c’è solo Pomodoro e Calamaro. La mia cucina si sta pulendo sempre di più: due, tre, quattro ingredienti al massimo. E tante note aromatiche.

Il “Crudo di gamberi rossi, melanzana affumicata, burrata, maggiorana e arancia”, è un piatto interessante, da mangiarsi con un ordine preciso per carpirne appieno il senso, il gusto.

La maggiorana qui gioca un ruolo determinante, e, se fosse una partitura musicale, farebbe da pausa e permette di apprezzare il gruppo di note che seguono. Gambero, stracciatella tritata, melanzana affumicata, maggiorana. Una sequenza di note di sapore in un completo armonico.

“Polpo arrosto, pesto di olive e prezzemolo, limone candito e salsa di impepata di cozze”, è un piatto centrato e concetrato. Una vera intuizione, un piatto che destruttura l’impepata di cozze e, nella sua essenzialità anche cromatica, porta in tavola (finalmente) un approccio diverso al tanto amato polpo. Il limone fa girare il piatto, il pepe lo spezia, l’olio al prezzemolo lo caratterizza, la salsa di impepata rimane fedele alla somma dei sapori della più nota versione tradizionale. Un piatto da provare.

“Nei tagliolini alle erbe, lupini, gamberi bianchi, mandorle e tartufo nero” (in foto di copertina) l’utilizzo delle erbe nella pasta dei tagliolini crea una base nuova per l’esaltazione dei protagonisti blasonati di mare e di terra, la vera nota distintiva è dietro le quinte, nella dolcezza complessiva del piatto, una rotondità resa possibile da una percentuale di brodo di pollo in fase di mantecatura. Una giusta e poco frequentata illuminazione.


Mentre i “Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone del monaco”, neanche d’estate arrestano la loro corsa, c’è anche la “Palamita arrosto, il suo fondo, verdure in agrodolce e sedano rapa”, che è un encomio al crudo nelle sue espressioni vegetali e rivela l’amore dello chef per il pesce azzurro. Viene scottatta pochi secondi per lato, Antonio la serve accompagnata da un misto croccante di verdure, quasi una giardiniera, con le caratteristiche piacevoli punte di acidità. C’è poi il Rombo alla mugnaia e vignarola, ma c’è anche la Spigola al sale con le sue carni morbide e succose, oltre alle scelte di carne, prima tra tutte l’ottima “Tartare di manzo, nocciola, senape, misticanza aromatica e provolone del monaco”.

Chiude il percorso la Pralina di moscow mule che anticipa il dolce e la sua “Variazione di limone”, ma il viaggio continua con i Cocktails di Beatrice Oliviero, talentuosa bartender che vi sorprenderà con le sue miscelazioni di classe e sapore, mix di 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati e erbe aromatiche, in varie fasce orarie. Perfetta quella dell’aperitivo per godere anche di un memorabile tramonto da ammirare attraverso l’”Orange flavour”, suo signature cocktail, con Grand Marnier, Campari, succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica.

Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca Nicolotti, general manager del Boutique Hotel FortySeven. I piatti dello Chef Antonio Gentile sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza.

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47 Circus Roof Garden

Via Luigi Petroselli, 47 – 00186 Roma

Tel. 3480162378

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Base strategica per esplorare i dintorni, praticare sport outdoor e concedersi il brivido di un’avventura d’acqua dolce, l’Hotel Del Lago di Piediluco, situato in posizione panoramica con terrazze e vista incantevole sul lago, offre ai suoi ospiti uno sconto del 40% sui biglietti “Marmore Falls”.

Dall’Hotel del Lago lo sguardo domina una vista ineguagliabile: il lago, con la sua forma bizzarra e i suoi bracci allungati, appare incastonato tra verdi rilievi e vallate che compongono un paesaggio meraviglioso. 

A pochi km, le Cascate delle Marmore, le più alte d’Europa offrono tante avventure Outdoor per tutti i livelli di adrenalina tra rafting, kayak e River Walking.

Il Lago di Piediluco, a poca distanza dalle Cascate delle Marmore, è un lago gemma, incastonato tra i Monti Luco e Caperno, ai confini di Umbria e Lazio. I suoi 13 km di sponda sono mossi, estremamente verdi, ricchi di insenature, artistici scorci, rocche, testimonianze storiche e antiche leggende.

La bellezza di questo luogo incantevole, meta da non perdere, ha affascinato poeti e scrittori nel corso dei secoli e continua a deliziare migliaia di turisti ogni anno.

CANOA al MOLO 21

Gli sportivi e gli amanti della natura non potranno di certo farsi mancare le avventure d’acqua dolce. Dal Molo 21 - Restaurant Beach Club, è possibile prenotare un corso o una singola lezione per scoprire ed ammirare tutto il bello di questo luogo, imparando a pagaiare in acque tranquille acquisendo la tecnica giusta e padronanza della canoa grazie ad un team di maestri super referenziati e ristorarsi con un buon drink.

RAFTING

Sotto le Cascate delle Marmore si trova il luogo ideale per il rafting. Se l’idea è quella di trascorrere una elettrizzante giornata all’aria aperta, fuori dall’ordinario, immersi nel verde e lontani dallo stress della vita in città, che voi siate in famiglia, in coppia, oppure con gli amici, la soluzione unica esiste e si chiama Cascata delle Marmore.

Facilissime da raggiungere, a solo un’ora di auto da Roma, la cascata si trova a Terni. Ogni anno, in ogni stagione, è meta di turisti che, da tutta Italia, e non solo, raggiungono la splendida Umbria per ammirare la maestosità del salto più alto d’Europa.

Diverse le alternative se si opterà per questa gita “wild”, che voi decidiate di “evadere” per un singolo giorno o per un intero weekend. Il centro Rafting Marmore si trova in località Papigno a due passi dalla cascata delle Marmore. Proprio dai piedi della cascata iniziano le discese in gommone per il rafting e per l’hydrospeed, due delle attività di punta del centro. In questo 2021 lo sport estremo sfida il Covid e in piena sicurezza e nel rispetto della normativa vigente punterà molto anche sul River Walking.

Per coloro che cercano un’esperienza adrenalinica c’è solo l’imbarazzo della scelta. A cinque minuti dalla Cascata si trova infatti il Centro Rafting Marmore che organizza discese in gommone, in Hydrospeed e Kayak lungo il fiume Nera. La partenza è situata proprio ai piedi della cascata e questo rende il tutto molto più suggestivo.

Il divertimento è assicurato e, soprattutto, nessun partecipante deve avere un’esperienza pregressa. Basterà infatti saper nuotare ed essere in buona condizione fisica per partecipare alla discesa.

Il rafting è sicuramente il più indicato per le comitive di amici e le famiglie, in quanto ogni gommone ospita fino a sei persone. Se invece si vuole vivere a pieno il contatto con la natura in modo individuale, da non perdere la discesa in hydrospeed: sarete solo voi e il fiume e vivrete un’esperienza che farete fatica a dimenticare.

KAYAK

Se poi si vuole provare qualcosa di veramente estremo il Centro Rafting Marmore offre anche lezioni di Kayak con maestri esperti che vi prepareranno per la discesa.

Ovviamente il tutto è svolto nella massima sicurezza e prima della discesa, qualunque essa sia, si tiene una lezione teorica e una pratica per far sì che oltre al divertimento, che è fondamentale, ci sia anche coscienza e consapevolezza, per evitare spiacevoli inconvenienti.

Il Centro Rafting Marmore ha pensato anche ai più piccoli, per i quali è prevista una discesa più “soft”. I bambini potranno fare Soft Rafting e come i “grandi” verranno dotati di tutta l’attrezzatura necessaria (muta, caschetto, giubbotto salvagente) e seguiti da uno dei maestri del centro.

River Walking

Il River Walking è il nuovo modo aperto a tutti per apprezzare il paradiso di giungla tropicale che si trova sotto la cascata più alta d’Europa. La Cascata delle Marmore viene aperta e chiusa da una diga a diversi orari della giornata. Quando la cascata è aperta il Fiume Nera ha una portata di 14 metri cubi al secondo che permette la pratica del Rafting e Hydrospeed. Quando la cascata è chiusa la portata scende 1 m³ al sec., è in questo momento che viene praticato il River Walking: la discesa guidata delle piscine naturali che si formano sul letto del fiume. Un’attività semplice, rilassante e che permette il contatto con un’ambiente unico al mondo come le Marmore.

 CENTRO RAFTING MARMORE

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HOTEL DEL LAGO – PIEDILUCO

Strada del Porto, 71, 05100 Terni TR
Tel. +390744360048
Mobile +393473214352
E-mail info@hoteldellago.com

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