Sara De Bellis

Autore: Sara

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All’interno dell’Hotel The First Roma, il Ristorante Stella Michelin “Acquolina”. L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, saranno i dettami di questa caleidoscopica, intensa esperienza tra elementi naturali, guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate. 

Lunghe e laboriose le preparazioni. Gli accostamenti arditi tra cibi traggono continua ispirazione e saggezze dal passato così come dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, capitanato da Daniele Lippi in Cucina e Benito Cascone in Sala.

Seppia, Anguilla, Ricciola, Ostrica, Topinambur, Cinghiale, Ricotta. Parole associate all’idea stessa di una forma compiuta, di un animale, di un cibo o di un prodotto dell’uomo di norma connesso alle sue comuni preparazioni di cucina, al suo servizio di sala tradizionalmente condiviso. 

Stimolante. Ancestrale. Selvaggia. Ingannevole. Moderna. Multiforme. Questa è la nuova forma dell’Acquolina, dove le coordinate fisionomiche e di percezione delle materie trovano una tavola nuova per uscirne completamente stravolte, riservando al palato guizzi di creatività, stupori sensoriali e combinazioni di gusto ancora inesplorate. 

Qui, al posto del Lardo “si scarta” la Seppia, invece di un Carciofo si sfoglia un fiore di Topinambur, la carnosa Ostrica viene cosparsa da salsa alla cacciatora tra contraltari di acini di uva pizzuta, i “Tortelli di cacio e pepe” hanno chips di Anguilla croccante non Guanciale, mentre della Ricciola si prendono con le mani le sue “Alette”, laccate con grasso d’anatra e cotte alla brace. 

La Ricotta invece – latticino che porta con sé una storia millenaria e una tecnica quasi invariata nel tempo – con latte di Bufala e Acqua di Sale marino, verrà preparata all’inizio della vostra esperienza direttamente al tavolo.

Questo sarà un bel momento. La sala entra in scena con professionalità e stile. In quei gesti gratifica se stessa e gli ospiti nella scenografia di una preparazione antica riletta e preparata al momento, che diventa esperienza.

Calibrata , come una clessidra, tra tempo di addensamento del latte e ritmo di servizio del percorso degustazione scelto, rimarrà sulla tavola nella sua fustella di giunco preparandosi, ancora calda, in compagnia di un maritozzo alla non-fine del caleidoscopico pasto.

Utilizziamo come coagulante naturale l’acqua di mare – mi racconta Chef Lippi – che a sua volta contiene il cloruro di magnesio che attiva e rapprende la siero proteina del latte (e non la caseina) in modo tale da ottenere una ricotta istantanea fatta sotto gli occhi del cliente. Per poi lasciarla riposare al tavolo, per l’intero pasto fino ad arrivare al pre-dessert, dove la stessa viene abbinata a un maritozzo caldo e a un cocktail di Alessandro che reinterpreta l’intramontabile rum e pera, ma rivisto in chiave contemporanea con una macerazione di scorze di pera in una riduzione di rum, ottenendo una soluzione simile al miele.

Alessandro Simeone, bartender, e Daniele Lippi chef, hanno infatti pensato un percorso di abbinamento tra cibi e cocktail a doppio filo partendo dalla stessa idea di mediterraneo: basato sulla “unconventional” valorizzazione di grandi materie prime, sul recupero di lavorazioni artigianali e la rilettura di procedimenti antichi, la Cucina, il Bar e la Sala di Acquolina 2.0 si caratterizzano proprio per originalità e profondità dei cibi, delle soluzioni proposte e narrate.

E ancora, con ritmo battente, wine or cocktail pairing: Ricciola fegato, grasso nocciole e soya di lenticchie; Maccarello alla brace, fagioli e nervetti di vitello, aceto di fragole; Tompinambur come un carciofo; Seppia in rete di maiale, uvetta pinoli e salsa di fegatini; Tortelli cacio pepe e anguilla croccante; Anguilla al barbecue salsa alle costine di maiale; Cinghiale, alghe salsa ai frutti rossi e ricci di mare; Agnello cotto al bastone, crema sedano rapa, cipollotto alla griglia e salsa alle carrube.

L’ospite e il suo coinvolgimento attivo, sensoriale e percettivo, sono i dettami di questa esperienza, le lunghissime e laboriose preparazioni, gli accostamenti fuori dal comune. Cibi che traggono continua ispirazione dal passato e dagli stimoli di un team giovane, affiatato in tutte le sue componenti, che genera una forte voglia collettiva di offrire qualcosa di nuovo, senza troppi incensi e prosopopee.

“Penso al Mediterraneo – scrive Daniele nella presentazione del menu – come crasi tra Meditazione e Terra, stravolgendone il significato. “Meditare” vuol dire esaminare con grande attenzione, pensare e approfondire con la mente e con lo spirito. “Terra” invece significa il pianeta in cui viviamo, la terra che calpestiamo e che coltiviamo, e in senso figurato il sangue e le radici che ci legano a qualcosa o a qualcuno. Mettere insieme questi due pensieri, vuol dire per me meditare sui nostri ricordi, sulla nostra storia. 

Il Mediterraneo è proprio il simbolo di tutto questo: un mare che da secoli unisce popoli, tradizioni e culture diverse. L’acqua del Mar Mediterraneo fluisce, mescola, contamina ed unisce. Per questo il mio menu prende un po’ di tutto quello che c’è “dentro” il Mediterraneo, e lo trasforma in qualcosa di nuovo, di diverso. Questo menu è la mia interpretazione della cultura mediterranea: Medi-Terrae.”

Daniele ha preso il timone di una nave difficile e piena di carichi, con questa sta esplorando il Mediterraneo alla ricerca di una cucina che abbia una connessione viscerale con il territorio e viva di continui rimandi al passato, curiosa di scoprirne nuove contaminazioni nostrane. Zero esterofilia, Cento per cento autarchia. Una Cucina Nuda, diretta, viscerale e sofisticata, concreta, fatta di prodotti e lavorazioni artigianali, tradizioni, mare e tanta terra.

Soprattuto in questo momento – mi racconta Chef Lippi – vorrei interpretare una cucina del ricordo che rimanga vicino alle persone, strettamente legato alle usanze popolari, ma senza voli pindarici. Sto lavorando su un primo piatto di tradizione Sarda, si chiama “Su Filindeu” o meglio i Fili di Dio. Una delle paste più antiche, che ancora oggi trova una piccola produzione da signore e piccole aziende locali nel Nord della Sardegna.

Assieme a Daniele, oltre il numeroso team di sala e cucina, c’è Andrea La Caita, General Manager, e Benito Cascone, Restaurant Manager, versatile e coinvolgente con importanti esperienze in testa e tra le mani, tra cui l’ultima con Mauro Colagreco chef argentino del Mirazur di Mentone (Francia), 3 stelle Michelin e The World’s 50 Best Restaurants 2019.

Le tante esperienze gli hanno permesso di riportare diversi insegnamenti in questa dimensione romana. “Prima di tutto il rispetto per le persone che mi affiancanomi racconta Benito Cascone essere consapevole e far sapere a chi collabora con me che ho bisogno di loro. Ho lavorato con chef illustri che investivano soldi e tempo nella formazione e team building del personale di sala.

Il rispetto del cliente. Per quanto si possa essere cordiali e affettuosi con i nostri ospiti ci sono dei limiti che nn bisogna mai oltrepassare. Dar del “lei” ad un cliente ed attenersi a dei rituali di accoglienza secondo il mio punto di vista servono a dare ancora più valore all’esperienza.

Correre e non fermarsi. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone come Yannick Alleno, Mauro Colagreco, Raymond Blanc, Matteo Baronetto, chef imprenditori che viaggiano alla velocità della luce e per ogni idea messa in pratica, ce ne sono altre cento su cui discutere. La fortuna che ho avuto arrivando a Roma è stata di trovare un brillante Andrea La Caita ed un talentuoso Daniele Lippi che non pongono limiti al cambiamento.

Essere flessibili. La tecnica nel servizio è importante, talmente importante che in Francia sono stati scritte montagne di libri sul servizio e tecnica alla francese. Da Mauro ho imparato una cosa che in 16 anni di esperienze europee non avevo mai appreso: la frenetica ricerca di un servizio tecnicamente perfetto a volte grava sull’esperienza stessa dell’ospite. La perfezione purtroppo non esiste. Bisogna lavorare su come rendere l’imperfezione qualcosa di appagante.

Con Francesco Aldieri, Chef Sommelier, e Andrea Menichelli, Assistente di Benito; Cascone è un leader capace, anche se non ama definirsi tale, ha saputo costruire con piglio e intelligenza una brigata di collaboratori che lavorano, si donano e proteggono un progetto performante che stanno portando avanti tutti assieme. 

Nessuno ostacolo infatti, come l’acqua, l’Acquolina è tornata a scorrere. 

Ha trovato una diga, si è fermata. La diga si spezza, scorre di nuovo. Si è adattata, ha preso la forma del suo nuovo contenitore, ha riempito spazi e nuove stanze, ha imbandito nuove tavole. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua.

Come l’acqua, anche l’energia creativa, la voglia di ricerca e la capacità di Daniele Lippi hanno ricominciato a fluire libere, portando con sé le gioie di nuove scoperte e di nuove terre emerse.

Acquolina, 1 Stella Michelin dal 2009

Hotel The First Roma

Via del Vantaggio 14, Roma, 00186, Italia

Percorsi Degustazione: “Anabasi/Catabasi” – 9 portate 150€
“Periplo” – 7 portate 120€
“Ab origine” – 4 portate 90€

@photo di copertina / contributi fotografici – @Max Rella

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L’Italia si stringe ancora. Da ieri (10 novembre 2020) ha nuovamente aggiornato i colori delle sue regioni in base alle diverse condizioni Covid-19 e agli indici di rischio in costante aggiornamento.

Torna l’autocertificazione per gli spostamenti, da utilizzare in maniera diversa a seconda del proprio ruolo professionale: Giornalista Dipendente o Free Lance, Scarica qui i Moduli per viaggiare sereno.

Se siete giornalisti e dovete mettervi in viaggio, ovunque andiate sarà necessario avere in tasca l’autocertificazione per muoversi tra una regione e l’altra e se dovete uscire di casa dalle 22 alle 5, orario in cui è previsto scatti il coprifuoco nazionale.

Nelle zone indicate come “arancioni” e “rosse” le limitazioni agli spostamenti – sempre consentiti per “comprovati motivi di lavoro, necessità e salute” – sono ancora più stringenti.

Classificazione Regioni 

Il Dpcm 3 novembre 2020 individua tre aree, corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio, per le quali sono previste specifiche misure restrittive.

AREA ROSSA – RISCHIO ALTOProvincia di Bolzano (Ordinanza 10 novembre 2020)
Calabria (Ordinanza 4 novembre 2020)
Lombardia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Piemonte (Ordinanza 4 novembre 2020)
Valle d’Aosta (Ordinanza 4 novembre 2020)
AREA ARANCIONE – RISCHIO MEDIO/ALTOAbruzzo (Ordinanza 10 novembre 2020)
Basilicata (Ordinanza 10 novembre 2020)
Liguria (Ordinanza 10 novembre 2020)
Toscana (Ordinanza 10 novembre 2020)
Puglia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Sicilia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Umbria  (Ordinanza 10 novembre 2020)
AREA GIALLA – RISCHIO MEDIOCampania (Ordinanza 4 novembre 2020)
Emilia Romagna (Ordinanza 4 novembre 2020)
Friuli Venezia Giulia (Ordinanza 4 novembre 2020)
Lazio (Ordinanza 4 novembre 2020)
Marche (Ordinanza 4 novembre 2020)
Molise (Ordinanza 4 novembre 2020)
Provincia di Trento (Ordinanza 4 novembre 2020)
Sardegna (Ordinanza 4 novembre 2020)
Veneto (Ordinanza 4 novembre 2020)


Come già fatto in occasione del lockdown della scorsa primavera, gli uffici della Fnsi – Federazione Nazionale Stampa Italiana – hanno predisposto un modulo di autocertificazione dedicato ai giornalisti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, che hanno necessità di spostarsi dal proprio domicilio per ragioni professionali. Il documento, compilato e firmato, va esibito assieme alla tessera professionale in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Il modulo standard per gli spostamenti rilasciato dal Ministero dell’Interno è comunque in possesso degli operatori di polizia e può essere compilato anche al momento del controllo. Scarica il Modulo Standard QUI



PER APPROFONDIRE
In calce i modelli di autocertificazione per gli spostamenti professionali predisposti dagli uffici della Fnsi tenendo presenti le specifiche esigenze lavorative dei professionisti dell’informazione, siano essi lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti.

 Autocertificazione giornalisti lavoratori autonomi – 05nov20 

Autocertificazione giornalisti lavoratori dipendenti – 05nov20

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Barolo è la prima “Città Italiana del Vino 2021” e vince il programma culturale del Comune delle Langhe.

Il riconoscimento è stato assegnato ieri, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e Montepulciano, la commissione ha riconosciuto però una menzione speciale per la validità del progetto culturale che ha sostenuto le rispettive candidature, per un anno all’insegna della cultura e dell’enoturismo.

Definito “il re dei vini e il vino dei re”, il Barolo è il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza.

In Piemontese si dice Bareu o Bareul, ed è anche un piccolo Borgo con tanto di Castello che gli ha dato il nome e che si trova nella storica regione delle Langhe, adagiato su un piccolo altopiano a forma di sperone.

Protetto dai rilievi circostanti, disposti ad anfiteatro, colpisce subito per la posizione del suo nucleo urbano rispetto ai paesi adiacenti: un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano esperta dell’uomo.

E’ Barolo la Città Italiana del Vino 2021

Una sfida culturale e ambientale per la prima “Capitale della Cultura Enologica” del Belpaese. Un nuovo concorso tra Città del Vino con uno sguardo al domani e alla ripresa economica ed enoturistica, duramente colpita dal Covid 19: per tutto l’anno mostre d’arte contemporanea nelle cantine, gemellaggi internazionali, convention, seminari e tanto altro. 

Con il Patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.

“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo -. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.

“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l’influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell’economia locale – sottolinea il Presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -.

E’ un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.

Barolo & Castles Foundation e in particolare il WiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni “Colline di Langa e del Barolo”, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte. 

Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano. Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore. 

E naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.

“Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l’anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino -. Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un’importanza centrale”.

“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell’economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.

Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fare da stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani.

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Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, cucina classica e suggestioni del mondo.

La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.

Fuori, e subito alle spalle, un ampio piazzale, popolato dal mercato ambulante del venerdì. Pittoresco, caotico, spettinato.

Stacco. La porta di MateriaPrima Osteria Contemporanea si apre.

Stacco. All’interno, il calore del legno di Rovere, venato e levigato; la vigoria della lucida pelle, l’austerità del ferro opaco, subito smentito dal sorriso di Sara, e dall’accoglienza di uno staff di sala tutto al femminile.

Siamo a Pontinia. Anno di fondazione 1934 per questa cittadina poco nota della fertile e generosa Pianura Pontina a metà strada tra monti, mare e canali, ma ancora orfana di una ristorazione ricercata che avesse il potere da attrarre i gourmand. 

Da sempre zona di agricoltori, pastori, cacciatori, pescatori, guitti, ranocchiari e boscaioli, Pontinia viene oggi caratterizzata dal Museo dell’Agro Pontino, in cui sono testimoniate le vicende storiche, antropologiche e culturali della cittadina e del vasto territorio circostante compreso fra i Lepini e Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo.

La premessa è importante quanto il racconto di questo luogo. Perché qui Sara e Fabio, bella coppia nella vita e nel lavoro, ogni giorno dall’8 marzo 2015, custodiscono e alimentano il fuoco sacro della loro piccola (grande) rivoluzione.

28 posti, per adesso e un progetto in espansione nel cassetto. All’ingresso un grande bancone; sulla destra la cucina a vista, dove si agita la numerosa indaffarata brigata; sulla sinistra la sala, le sedute in pelle, le poltrone stile Chesterfield, il camino, i dettagli post industriali, la cura del dettaglio, sui ripiani le conserve di Fabio con le etichette scritte a mano.

Un’atmosfera accogliente, materica e raffinata, che stacca in modo netto con tutto il mondo fuori ma che vuole al contempo raccontare la terra generosa di questi luoghi tramite la selezione e la scelta di materie prime e materiali vivi che si mescolano nudi e appaiono privi di intermediazioni apparenti.

Qui “contemporaneità” che non significa “vezzo modaiolo”, quanto recupero di sapori del passato riletti e aggiornati al presente tramite esperienze personali, ricerca, cucina classica e suggestioni del mondo.

Ne deriva una compagine di piatti e proposte che è una continua sorpresa, ricca di trovate e invenzioni stilistiche che poggiano su una gamma di sapori che non annovera mai più di tre o quattro ingredienti.

Scelte di sapore invitanti e calibrate che compongono il collage di una cucina di tecnica e di pancia.

E’ importante contaminarsi. Per poter fare meglio ciò che si ha in casa propria, serve a rendere attuale ciò che appartiene al passato. In fondo siamo frutto di continue contaminazioni, in un circolo ermeneutico costante e necessario, per cui un sapore può e deve essere soggetto a una gamma di variazioni che derivano ora dall’esigenza di leggerezza e salubrità, ora da una tecnica di cottura innovativa o ritrovata, ora dalla curiosità di provare emozioni nuove”, racconta lo Chef.

Materia Prima Osteria Contemporanea – La Storia

Originario di Terracina, Fabio cresce tra i buoni sapori di casa che hanno forgiato il suo palato appassionandolo alla cucina ben fatta pur senza immaginare di fare il cuoco in età adulta. La svolta arriva nel 2010 dopo una cena nel ristorante Satricvm, di Maximiliano Cotilli e Sonia Tomaselli.

Rimane folgorato, cambia ottica, inizia a studiare le tecniche di preparazione dei cibi e le storie dei grandi chef. Nel 2011 decide di fare il grande passo e strada scommette su se stesso, incoraggiato da Sara che lo segue.

Nel 2012 riescono a entrare nella brigata di cucina del Satricvm, Fabio in cucina, Sara in sala. Due anni dopo, nel 2014, la coppia decide dare una casa alla propria idea di cucina, sintesi di ricerca, studio, ricordi e istinto.

E’ il 2015. L’evoluzione sarà costante, così come la ricerca sul prodotto che affonda sempre più le radici nel territorio dell’Agro Pontino, nelle tradizioni di queste terre da recuperare e valorizzare.

La Cucina di Fabio Verrelli

Partiamo dalle basi. Partiamo dal pane. Fabio lavora all’arte bianca con Gabriele Bonci e Roberta Pezzella, ma non si muove solo alla ricerca delle materie prime e della lievitazione, si guarda indietro ripescando ricette antiche, come quella del Tortolo. Tradizionalmente pane povero caratterizzato dall’aroma di anice selvatico, che cresce spontaneo tra i fossati, fa ancora parte delle usanze pasquali terracinesi; Fabio decide di destagionalizzalo riproponendolo tutto l’anno ispirandosi alla consistenza e all’alveolatura del panettone, ottenendo un pane semidolce perfetto con i salumi, di cui questa zona d’Italia riserva interessanti sorprese.

La carta di MateriaPrima non osserva la classica scansione in 4 tempi, ma si pone come lunga lista di piatti da scegliere senza vincoli e distinzioni, oltre all’opzione dei tre menu degustazione: “Piccola Degustazione” di 3 portate a 45 euro, il “Degustazione” di 5 portate a 55 euro, e “La Degustazione – Territorio e Innovazione”, di 8 portate a 70 euro, ognuna con un wine pairing ad hoc suggerito dalla sommelier Sara.

L’inizio o il Benvenuto dello Chef, inatteso e vivace, è un caledoiscopico volo di scodelle e piattini in cui lo Chef ripone tutte le ispirazione del momento.

Siano queste di terra, di mare, vegetali o selvatiche è un gioco che prepara il palato al concetto di cucina di Fabio e annuncia una tavola di sostanza e divertimento, che annovera materie prime meno ordinarie, ben lavorate ed alcune intuizioni geniali, come le bacche di Mortella Montana (Mirto) realizzate di Cacio e Pepe e portate a tavola con il proprio ramo, per sottolineare questo continuo scambio tra tavola e natura.

La carne di bufalo, a tal proposito, è uno degli ingredienti più amati da chef Verrelli per i quali si affida alla storica Fattoria Lauretti di Amaseno (FR) attiva sin da fine 800 e che alleva animali allo stato brado. Nota per la bassissima concentrazione di colesterolo, per essere molto proteica e magra, senza grasso d’infiltrazione; si presenta soda e compatta, prestandosi a qualsiasi tipo di preparazione, rimanendo tenera, succosa e digeribile.

Tra le carni della zona troviamo anche il Daino. Il Parco Nazionale del Circeo ha infatti condotto una caccia selettiva per ridurre il numero dei capi e mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. Lo chef ha così potuto acquistare delle carni locali pregiate e indagarle nella sua cucina.

Daino, lampone alla brace e fondo bruno vegetale” servito con un purè di pigna marittima, ovvero patate cotte in acqua e limone e mantecate nella stessa quantità di burro e panna.

Interessante il fondo bruno vegetale, ottenuto dalla tostatura di tuberi, bulbi e ortaggi che portati a caramellizzazione estrema riescono a mantenere un livello di acidità che sostiene gli altri sapori ottenendo un risultato simile al più noto fondo di carne.

L’amore per il quinto quarto si manifesta nelle “Animelle, cipolla arrosto e distillato di funghi”, quest’ultimo lavorato in crioestrazione, omaggio al grande chef Salvatore Tassa, maestro di questa tecnica rivoluzionaria dei primissimi anni 90 – in cui primeggia anche il francese Yannick Alleno. L’animella rosolata e cotta nel burro, la cipolla sotto la cenere creano un accordo di sapori che puntano all’intensità aromatica e gusto delle consistenze.

Menzione speciale per il “Coniglio in porchetta e aria di soia”. Che è sia un omaggio alla nonna marchigiana di Osimo, sia una sfida (vinta) con le proprie origini; tra l’altro un piatto gustoso, ben realizzato e raro da trovare in carta fuori dai confini delle Marche.

La sala

Una brigata giovane, sorridente, preparata coordinata da Sara Checchelani che ha, negli anni di esperienza, maturato la sua idea di accoglienza degli ospiti che poggia sui valori di calore e massima disponibilità, gli stessi ideali che trasmette ogni giorno ai suoi collaboratori. 

Il suo amore per il vino è tutto contenuto nella sua cantina, che oggi conta 350 etichette in continua evoluzione.

La carta dei Vini segue infatti i passi avanti che sta compiendo il suo territorio: un Lazio che sta vivendo un momento felice grazie a giovani produttori che hanno scelto di dedicarsi al vino e che Sara narra ai propri clienti portandoli in viaggio per queste zone ancora poco note ai più.

E lo sguardo si allarga quindi al resto d’Italia e oltre i suoi confini in cerca di piccoli produttori con una particolare attenzione alle giovani “donne del vino”, che Sara desidera omaggiare con un capitolo tutto dedicato che troverà presto spazio nella sua personalissima carta.

Ed è quindi per questa via che Pontinia diventa un luogo su tre dimensioni.

La prima antropologica e culturale, un pozzo sempre aperto sul passato sempre cui attingere.

Una seconda dimensione di mercato, di vivace offerta di filiere agricole e produzioni che ogni venerdì mattina convergono lì, portando sui banchi la generosa offerta dell’Agro Pontino di oggi.

La terza si chiama Materia Prima, ed è uno sguardo fiducioso verso il futuro.

Uno sguardo coraggioso e ragionato. Solido e condiviso. E proprio perché, come disse Gustav Mahler «Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri», mentre lo sguardo di Sara coordina amorevolmente il salotto di questa Osteria Contemporanea, quello di Fabio interpreta a mano libera ciò che per lui è importante, senza limiti o schemi preordinati.

Possa essere la sua terra, i rami di un arbusto, un’intuizione, il piatto della memoria, in tutti i suoi piatti c’è la stessa voglia di offrire il meglio, un “meglio” filtrato e arricchito dal proprio processo di ricerca e dalla sua passione evidente per questo sacro mestiere che spinge ad essere prima di tutto esploratori di sentieri di novità, prima per se stessi, poi per gli altri.

Foto di Copertina e Photocredits @Lido Vannucchi

Contatti

Materia Prima – Osteria Contemporanea

Via Sardegna, 8

04014 Pontinia (LT)

Tel +39 0773/86391

E-mail: info@materiaprimapontinia.it

Sito web: http://materiaprimapontinia.it

Apertura: dal martedì alla domenica, dalle 12:30 alle 18:00

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Si chiama “Cibo a Regola d’Arte”, è il food festival del Corriere della Sera che quest’anno diventa anche digital. Inizia oggi e verrà trasmesso in diretta streaming su corriere.it, ciboaregoladarte.it sulla pagina Facebook di Cook.corriere

Il 6-7-8 novembre, live da Milano, saranno tre giorni di dibattiti, performance e discussioni con chef, scrittori, produttori ed esperti sul tema 2020 della responsabilità collegata al mondo del cibo.

Che sia ambientale, sociale, culturale; perchè è arrivato decisamente il tempo di fare insieme le scelte giuste e, soprattutto, lungimiranti per garantire un futuro a questa terra che abitiamo e di cui non siamo i padroni.

3 giorni dedicati al tema della Responsabilità. Oltre 50 incontri «digilive» – in parte in presenza, in parte sul web – per ragionare sul futuro dell’alimentazione. Master show, momenti di cucina, interviste con gli chef, Food Talk, approfondimenti con esperti di settore, spazi culturali, corsi con chef, panificatori e pasticceri; chef, scrittori, produttori, esperti e i giornalisti di Corriere della Sera per fare un punto sulla responsabilità collegata al mondo del cibo, in ambito ambientale, sociale, culturale.

Tempo di scegliere” è il tema del palinsesto dell’11a edizione dell’ormai attesissimo appuntamento annuale con il food festival curato da Angela Frenda, direttrice artistica di Cibo a regola d’arte e responsabile editoriale di Cook.

Tre location milanesi e in diretta streaming su corriere.it: in Pelota, via Palermo 10, avranno sede i Mastershow, vere e proprie performance tra giornalismo, spettacolo e cucina insieme a chef stellati, esperti e ospiti d’eccezione; Sala Buzzati, in via Balzan 3, ospiterà i Talk tematici, per scoprire tradizioni e progetti legati a prodotti e imprese; Casa degli artisti, in Via Tommaso da Cazzaniga, sarà invece il set degli incontri di “Pane e parole” con scrittori e narratori, alle prese con cibo e cucina.

Quest’anno solo in diretta streaming, 25 corsi di cucina, da prenotare subito, per imparare i trucchi e le tecniche dai migliori chef e ricevere direttamente a casa, grazie alla collaborazione con My Cooking Box, gli ingredienti necessari per eseguire la ricerca.

Maestri d’eccezione dei corsi di cucina 2020 saranno: Andrea Aprea, Andrea Berton, Luigi Biasetto, Renato Bosco, Francesca Casci, i fratelli Enrico (Chicco) e Roberto (Bobo) Cerea, Carlo Cracco, Domenico Di Clemente, Nicola Di Lena, Fabrizio Fiorani, Claudio Gatti, Alfio Ghezzi, Antonia Klugmann, Ernst Knam e Frau Knam, Riccardo Gaspari, Luca Lacalamita, Davide Longoni, Valeria Messina, Alessandro Negrini, Davide Oldani, Ciro Oliva, Giancarlo Perbellini, Matteo Piffer, Fabio Pisani, Vincenzo Santoro, Elio Sironi, Aurora Zancanaro.

Su www.ciboaregoladarte.it/corsi, sono già aperte le iscrizioni agli esclusivi corsi di cucina (da 49,90 €).

Da metà ottobre, su www.ciboaregoladarte.it sarà possibile consultare il programma integrale di Cibo a regola d’arte e prenotare per gli eventi in presenza, che avverranno in conformità con le normative anti Covid attualmente in vigore.

Numerose le aziende e i consorzi che contribuiscono attivamente alla costruzione del palinsesto anche di questa edizione 2020, nella formula digilive, di Cibo a Regola d’Arte: Coop, Eni, Friuli Venezia Giulia, Pastificio Garofalo, Rovagnati (Main Partner), Consorzio Parmigiano Reggiano, Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, (Partner) Consorzio di Tutela del Prosecco Doc (Sparkling Partner), Frigo2000 (Kitchen Partner).

Clicca e Scopri Qui i Protagonisti dell’edizione 2020.

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Conte firma il nuovo Dpcm nella notte del 4 novembre e cambia il Tricolore all’Italia dividendola in Rosso, Arancione e Giallo. Il Nuovo Lockdown d’Autunno diventa operativo da domani 5 Novembre e rimarrà in vigore fino al 3 Dicembre 2020.

Conferma la chiusura di bar e ristoranti alle 18, concede il Delivery fino alle 22, conferma il Pranzo della domenica, ma spegne tutte le luci dei musei, dei cinema e dei teatri. Impone restrizioni per le scuole e quelle (necessarie) per il trasporto pubblico locale.

Ci sono voluti più giorni del previsto. Giorni infiniti e un’attesa snervante scandita da vertici, conflitti interni, incontri, scontri di opinioni e proteste, alcune (tante) valse a nulla. Il verdetto (per il momento) è chiaro, divide l’Italia in tre (nuovi) colori e tuona così:

Un livello nazionale, gialloUn livello arancione, con le restrizioni che scattano per le Regioni con «scenario di elevata gravità e livello di alto rischio». Un livello rosso, per quei territori dove lo scenario è di «massima gravità» e dove scatta il lockdown sulla base del documento scientifico di «Prevenzione e risposta a Covid-19» concordato con le Regioni: vietato spostarsi anche all’interno del proprio Comune, se non per motivi di lavoro, salute, urgenza o per accompagnare i figli a scuola.

Oggi sarà reso noto l’elenco delle regioni più a rischio, che secondo le indiscrezioni della vigilia sono Piemonte, Lombardia, Calabria e provincia di Bolzano. Misure più attenuate potrebbero scattare per Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Val d’Aosta.

Lockdown e Direttive nazionali

  • A livello nazionale è il coprifuoco previsto dalle 22 alle 5 su tutto il territorio nazionale;
  • Resterà la possibilità di uscire solamente per motivi di lavoro e di salute; viene chiaramente raccomandato a tutti i cittadini di non spostarsi durante la giornata se non per le stesse esigenze.
  • Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, fatta eccezione per le farmacie, i supermercati, i tabacchi e le edicole al loro interno;
  • Riduzione della capienza per il trasporto pubblico locale e il trasporto ferroviario regionale: non si potrà andare oltre il 50% dei posti occupati. Misura che non vale per gli scuolabus.
  • Obbligo di smart working nella misura più elevata possibile nella pubblica amministrazione, con la forte raccomandazione che riguarda anche i privati. Sospese le crociere.

Ristorazione, Cultura e Sport

  • Sospese le attività della ristorazione: chiusura, quindi, per bar e ristoranti dalle 18 alle 5;
  • Consentita la consegna a domicilio (Delivery) nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto fino alle ore 22,00 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze;
  • Sospese le attività commerciali al dettaglio, così come vengono chiusi i mercati, fatta eccezione per i banchi alimentari;
  • L’attività motoria viene permessa vicino alla propria abitazione rispettando le distanze e indossando le mascherine. L’attività sportiva si può svolgere solo all’aperto e in forma individuale.

Scuola, Didattica e Concorsi

  • Didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori, con le lezioni di presenza per le elementari e le medie, così come per i servizi per l’infanzia. Unica eccezione le aree rosse, dove la didattica a distanza partirà già dalla seconda media;
  • Nelle scuole elementari e medie sarà obbligatorio indossare le mascherine anche al banco;
  • Vengono sospesi i concorsi, a partire da quello straordinario per la scuola.

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Stabilisce l’erogazione di nuovi contributi a fondo perduto alle aziende colpite dalle misure di contenimento sanitario per Covid19.

Si chiama “Decreto Ristori”, l’ultimo nato di Casa Governo. A beneficiare maggiormente del bonus saranno le attività connesse alla ristorazione e alla cultura del benessere.

Di seguito riportiamo fedelmente le informazioni riguardo il Fondo perduto per Ristoranti e Bar, Gelaterie, Pasticcerie; Agriturismi e Alberghi; Organizzazioni Convegni e Fiere. Incluso il Bonus Affitto e “Allegato 1”.

Bonus Affitti

Allegato 1

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Un italiano su due beve vino. Per potenziare le proprie conoscenze sull’argomento e bere in modo consapevole WineoWine presenta la sua “Guida alla degustazione del vino”.

Saranno sei i punti fondamentali – il bicchiere, il colore, il profumo, il gusto, la persistenza e la temperatura – per diventare dei perfetti degustatori, con una sorpresa finale per tutti i nuovi utenti dell’e-commerce.

La passione degli italiani per il Vino e la cultura stessa del vino in Italia è una costante inattaccabile, in continua crescita, e non potrebbe essere altrimenti per il Paese che è da anni il primo produttore di vino al mondo.

Secondo i dati ISTAT, infatti, il consumo di vino tra gli italiani nel 2019 ha riguardato ben il 54% della popolazione (ben 29,5 milioni di persone), soprattutto nella fascia di età 55-59 e 60-64 anni.  Ma sono molti i giovani che, rispetto agli scorsi anni, iniziano ad approcciare il vino in maniera più attenta, scegliendo di bere in maniera responsabile e consapevole, dalla scelta del prodotto finale sino ai corsi di degustazione. La fascia 20-24 anni ha visto un aumento del consumo di vino del 7%, mentre anche tra 18 e 19 anni c’è un aumento del 4%. Significa che il vino, dopo anni di predominio della birra, è tornato a essere la bevanda alcolica più interessante per un momento di convivialità o per accompagnare i pasti.

A dimostrarlo ci sono anche i dati di vendita di Wineowine, l’e-commerce dedicata ai grandi vini di piccole cantine. Una scelta commerciale che vuole aiutare ad emergere quelle realtà del territorio italiano dove il vino è una tradizione, magari tramandata di generazione in generazione, e che ai grandi volumi di produzione preferisce favorire una altissima qualità.

Il catalogo vini di Wineowine varia a seconda dei periodi dell’anno e delle proposte che arrivano dai partner. L’obiettivo è quello di diventare l’enoteca online di fiducia per chi vuole bere bene e portare sulla propria tavola vini scelti con consapevolezza e che esaltano le caratteristiche del territorio di produzione. 

Wineowine promuove una consapevolezza del buon bere. Ecco perché ha appena lanciato la sua Guida alla degustazione del vino, uno strumento gratuito che permetterà a ogni persona di imparare a riconoscere caratteristiche, proprietà e specificità dei vini che assaggia.

Si tratta di una guida in PDF, disponibile al download previa registrazione, che vuole dare a tutti le conoscenze essenziali in fatto di degustazioni. 

Nella guida troverete sei elementi cardine di ogni buona degustazione: il bicchiere, il colore, il profumo, il gusto, la persistenza e la temperatura.

La scelta del bicchiere è fondamentale per valorizzare al meglio i vini, e attraverso la guida capirete come utilizzare quello giusto.

Gli elementi organolettici del vino, colore e profumo, sono raccontati attraverso immagini e contenuti facili da capire: le sfumature di colore e l’aroma sono fondamentali per capire la bontà e il vero valore di un bianco o di un rosso.

Nessuna degustazione sarebbe completa senza il gusto, e la guida vi aiuterà a capire come “sentire” il vino in bocca, anche attraverso la persistenza, ovvero il tempo per il quale il sapore del vino permane all’interno della bocca. Il tutto, senza dimenticare la temperatura: servire un vino troppo freddo o troppo caldo, infatti, può rovinare del tutto la degustazione. Uno sbaglio da evitare a ogni costo.

La Guida alla degustazione del vino è uno strumento da avere sempre a disposizione, soprattutto quando i vini arrivano a casa. A tutti i nuovi iscritti che scaricheranno la guida, infatti, Wineowine offre sconto di 30 euro sul primo ordine. Meglio approfittarne, no? 

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Tutto ancora tace. Dal Governo non è arrivata ancora una replica alla proposta del Grande Chef italiano (Osteria Francescana – 3 stelle Michelin), pubblicata, condivisa e commentata da un’ importante schiera di giornalisti, ristoratori, imprenditori dell’enogastronomia, cuochi, osti e chef di alta cucina, che, insieme, cercano di opporre resistenza con il lavoro rimasto, di trovare una luce in uno dei momenti più bui della storia della Ristorazione.

“L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità. (…) Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione. Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli.” Queste e tante altre le parole di Bottura nella lettera aperta scritta al Conte, che riportiamo integralmente.

“Io mi domando: Ma noi chi siamo? Io credo che oggi un ristorante, in Italia, valga una bottega rinascimentale: facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria “umanistica” che coinvolge il sociale.

L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità. Negli ultimi cinque anni a Modena, grazie ad un micro ristorante come l’Osteria Francescana, sono nati oltre 80 b&b. È nato il turismo gastronomico dove migliaia di famiglie, coppie, amici, passano due o tre giorni, in giro per l’Emilia, a scoprire e celebrare i territori e i loro eroi: contadini, casari, artigiani, e pescatori. Focalizzandoci sulla ristorazione in pochi oggi hanno liquidità, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli.

Abbiamo chiuso a marzo e ci avete chiesto di riaprire dopo tre mesi rispettando le regole. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati.

Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. La speranza è quella che ci mantiene in una condizione attiva e propositiva. La fiducia è credere nelle potenzialità personali e degli altri. La forza principale che ci ha sempre sostenuto è il sogno, non il guadagno. Oggi, senza liquidità, perché in tanti continuano a sognare con l’incasso giornaliero, molti non ce la faranno e il paese perderà una delle colonne portanti della sua identità.

La mancanza di contante porta prima di tutto al mancato pagamento degli stipendi, poi dei fornitori, le rate dei mutui e infine gli affitti. Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione.
Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli. Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli.

In concreto abbiamo bisogno:
1) Della chiusura serale almeno alle 23.00;
2) Di liquidità in parametro ai fatturati;
3) Della cassa integrazione almeno fino alla stabilizzazione del turismo europeo;
4) Della decontribuzione 2021 visto che per il 2020 abbiamo già adempito in pieno;
5) Dell’abbassamento dell’aliquota iva al 4% per il prossimo anno.

La politica è fatta di coraggio e di sogni.
È simile alla poesia. È fatta di immaginazione e di futuro.
La politica deve rendere visibile l’invisibile”.

Massimo Bottura

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Perchè limitare chi già si era autolimitato? Perchè danneggiare chi aveva già investito, adeguato, sanificato, tagliato, dimezzato, reinventato? Perchè colpire la ristorazione, oltre ai cinema e ai teatri, che hanno dimostrato essere luoghi sicuri, dove esistono il quantitativo maggiore di procedure e controlli a garanzia della salute dei lavoratori e dei clienti?

Perchè si continua ad ignorare la vera problematica che sta nei trasporti pubblici locali, affollati e mal gestiti, e nella gestione malsana di quella che chiamano “sanità”?

Perchè glissare su quelle decisioni/precauzioni sbagliate prese da un governo che già sapeva che ad ottobre saremmo stati investiti da una nuova ondata di contagi, ma ha ugualmente concesso la riapertura, ad esempio, delle Discoteche la scorsa estate?

Perchè adesso imporre agli italiani la rinuncia alla “normalità con mascherina”, il divieto di uno stile di vita sano e di qualità, su cui tutti in altri tempi, hanno fatto leva per enfatizzare, quando serviva, il “Made In Italy”?

Perchè chiudere i luoghi della cultura che si fa a tavola e che adesso minaccia di crollare con effetti devastanti, senza neanche lasciare il tempo di trovare soluzioni alternative, sconvolgendo ritmi di vita ed abitudini senza accendere una luce alla fine del tunnel?

Dietro le imprese non ci sono solo uomini e donne, c’è la dignità di sentirsi risolti attraverso il lavoro e di poter guardare al domani con fiducia.

Il sacro lavoro, quello che nobilita l’uomo e che, fino a qualche tempo fa sembrava fosse il Primo Fondamentale Principio della nostra Costituzione. A chi non lo ricorda, rammentiamo che recita così:

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Tante le domande che affliggono gli italiani, soprattutto quelli appartenenti alle categorie più minate da un inspiegato quanto inspiegabile Decreto che colpisce al cuore la parte sana, bella, buona e pulsante della nostra Italia, lasciando invece irrisolti molti nodi cruciali della battaglia al Covid 19.

Tanti gli sfoghi, le reazioni via via, giustamente, crescenti. Di seguito, e per i prossimi giorni la raccolta di quella che abbiamo definito una “Black Eat Parade” che riporta gli sfoghi sui social, le riflessioni, le ipotesi di sopravvivenza dei protagonisti del settore della grande ristorazione italiana, e di alcuni personaggi noti del mondo dello spettacolo.

Michelle Hunziker – conduttrice televisiva, attrice

Oggi mi sono svegliata pensierosa… penso a tutti coloro che devono richiudere le loro attività… era già faticoso riprendersi, ma si sono tutti rimboccati le maniche e con determinazione e senza lamentarsi, si sono messi a lavorare… molti con il sorriso… l’ho visto io!
Sono un assidua frequentatrice di ristoranti, li amo, li promuovo anche molto sui miei social perché amo le eccellenze italiane 🇮🇹 e non ho MAI smesso di andarci proprio perché credo che stando attenti e rispettando tutte le procedure igieniche si possa serenamente godere di tutte le meraviglie culinarie del nostro paese.
I nostri bar che tanto ci contraddistinguono e ci invidiano da tutto il mondo e tutte le altre attività che ora si ritrovano a dover chiudere dalle 18.00 o del tutto… sono in estrema difficoltà.
Capisco che non sia facile la gestione di questo virus e capisco anche che per salvaguardare la nostra salute non si possa accontentare tutti, ma con FORZA chiedo anch’io al nostro governo di sostenere le famiglie e le attività in difficoltà in questo momento, nel cercare di contenere il virus, non bisogna però morire di fame.

Niko Romito Chef/ Patron – Reale Casadonna – 3 Stelle Michelin

Tanti di noi non avranno la forza di reggere alla scelta del governo di far chiudere bar e ristoranti alle 18 e di costringere un intero settore a rinunciare per un periodo di tempo probabilmente indeterminato a ben più del 50% del proprio fatturato. Non sarà sufficiente per molti di noi il “cospicuo sostegno” promesso dal governo per poter affrontare questa seconda traversata nel deserto nel giro di neanche otto mesi. La ristorazione italiana con questa decisione subirà un colpo letale. Tanti amici, ma anche ristoratori che non conosco in queste ore stanno valutando il da farsi: restare aperti per un solo turno e decidere come gestire il carico di lavoro fra i dipendenti o chiudere? Dopo la fine del lockdown la gran parte degli imprenditori del nostro settore ha riaperto investendo in termini di procedure, protocolli e strumentazioni per garantire ai propri clienti un’esperienza in piena sicurezza. Allo stesso modo abbiamo fatto per i nostri dipendenti: test settimanali di controllo, precauzioni, massima attenzione nella vita quotidiana fuori dal luogo di lavoro. Tutto questo non è stato sufficiente per instillare nei decisori pubblici l’idea che il nostro settore potesse garantire standard di sicurezza adeguati. I bar e i ristoranti scontano il pregiudizio di essere luoghi ad alto rischio di contagio. Non lo sono le fabbriche o altri luoghi che potranno continuare ad operare per sostenere l’economia del Paese. Noi no.

Non voglio criticare la decisione del governo, comprendo che il momento non sia facile e che le scelte da prendere possano produrre scontento e incomprensione. Non voglio sostenere che forse era meglio chiudere tutto un’altra volta, perché così appare una scelta parziale a punitiva solo per alcune categorie. Sento solo il dovere di condividere l’amarezza di questo momento perché tanti colleghi vedono in noi chef stellati un punto di riferimento, un modello, a volte una fonte di ispirazione.

C’è rammarico, certo. Ma allo stesso tempo cresce il desiderio di fare la nostra parte di cittadini e imprenditori, la nostra parte di membri della comunità. Io lo farò al meglio delle mie possibilità, come sempre fatto in questi vent’anni di attività insieme a mia sorella Cristiana. Non sarà semplice, ma non è il momento di cedere allo sconforto. I nostri ristoranti resteranno aperti rispettando le indicazioni del decreto del governo.
Continueremo ad accogliere in sicurezza i nostri clienti e tutti coloro che per necessità o piacere ci verranno a trovare.

Ciccio Sultano – Chef/ Patron – 2 stelle Michelin

Alle 18, di solito, apriamo per le pulizie. Sono senza parole, di fronte alla prospettiva che dovremo chiudere alle sei del pomeriggio. Tanta vale aprire solo per il pranzo o non aprire proprio. È inaccettabile che, invece, di assumerci tutti una fetta di responsabilità, si decida per la legge del taglione.
Posso dire che, dal momento della riapertura a oggi, il mio Ristorante come chiunque si sia attenuto e abbia fatto rispettare le regole, ha rappresentato una sorta di presidio medico. Nel mare magnum della ristorazione, le situazioni e i comportamenti non sono sempre gli stessi. Fare di tutta l’erba un fascio, di solito, denota un fondo di paura o di incomprensione della realtà.

Franco Pepe – Maestro Pizzaiolo – Pepe in Grani

Abbiamo lavorato tanto per garantire la sicurezza dei nostri ospiti e la nostra. Nonostante questo ci rimettono in #attesa di miglioramenti ai quali non possiamo contribuire. Si spengono le luci, anche questa volta. Data la posizione periferica del nostro locale garantire l’asporto sarebbe impossibile. Ci faremo carico dell’emergenza sociale restando in attesa, ma non smetteremo di sostenerci a vicenda, lasciando nei nostri forni accesa almeno una fiamma, quella della #speranza!

Patrick Pistolesi – Bartender

VOI NON MI MERITATE! Per colpa del pregiudizio ed inadeguatezza governativa, da oggi saremo chiusi fino a data da destinarsi.
Nn è detto che ci inventiamo qualcosa, ma per ora questa è la storia!
Questo mestiere mi ha dato tutto, è tutta la mia vita, mutevole e dinamico come solo la notte Sa essere, per questo ripeto gli ho dato tutto, la mia gioventù, la mia vita privata, la mia salute, i miei sogni, tutto per la notte di cui mi sono innamorato da ragazzo.
Nn mollate mai , nn molleremo mai, torneremo a fabbricare sogni, conoscere nuovi amici, ad essere aristocratici all’occorenza o proletari, a creare coppie, a lenire giornatacce, a svoltare serate, ad alleviare stress, a creare sorrisi e discorsi brillanti, ad ispirare artisti, ad essere oasi felici e ultime spiagge, a togliere di dosso la severità del giorno, essere un lume acceso nella notte per chi proprio di dormire nn ne vuole sapere, a chiamare l’ultimo giro che alla fine nn è mai l’ultimo…a suonarla un’altra volta Sam!
NOI ESISTIAMO PER FAVI STARE BENE! SIAMO OSPITALITÀ!
L’abbiamo inventata noi italiani, terra di mezzo di imperi e tratte commerciali, culla della civiltà e di ciò che è buono.
Io per questo pago le tasse, altissime ed ingiuste, nella speranza di un cambiamento, di un’Italia migliore, io rimarrò sempre quel ragazzo che con mille errori e sacrifici ha sempre sperato di farcela.
Gente come noi non la meritate!
Da oggi Kong è “CHIUSO PER LUTTO” . Seguite Sempre il vostro istinto!
Specialmente ora / Be Kong!

Simone Cozzi – Founder & Managing Director presso High Quality Food

È molto difficile che io esprima il mio pensiero sui social ma questa volta mi sento di farlo. Sto leggendo tanti messaggi di rabbia e sgomento; alcuni pacati altri meno. Non è facile; già non lo era prima; è tutta la filiera al servizio di un settore da sempre produttivo, che subisce un danno.

Sono un imprenditore e so bene che portare avanti una visione comporta sacrifici che spesso sono sottovalutati; ma solo chi fa impresa in Italia sa cosa vuol dire avere una passione; senza passione non si assumono rischi che in Italia, nel nostro settore, vanno ben oltre quello economico; intrinseco nel concetto di impresa; noi rischiamo penalmente per garantire la giusta sicurezza del lavoro ai nostri collaboratori; noi rischiamo penalmente se omettiamo regole spesso incomprensibili e quindi confutabili dallo stesso legislatore; noi rischiamo civilmente ogni giorno solo nel complicatissimo e serio tentativo di rispettare tutte le regole che rendono la nostra burocrazia non paragonabile a nessun altro posto al mondo (ho tre filiali nel mondo e so di cosa parlo). Anche in questo caso il settore (tutto) ha, con la voglia di riemergere, investito per adeguarsi a nuove regole, norme, disposizioni; il tutto per portare avanti la propria attività cercando di garantire alla stessa e alle persone che ci lavorano un futuro. Non è bastato; e allora al settore che per volume di affari e quindi gettito, è secondo solo all automotive, viene afflitta una ennesima nuova decisione che sembra non tener conto di una realtà… ma forse e dico forse, viene presa da un esecutivo incompetente, sulle orme di un luogo comune.

Si troppo spesso il mercato della ristorazione viene considerato come una categoria produttiva non alla stregua di tante altre; il ristoratore (e la categoria) è colui che fa nero, evade le tasse, non rispetta ecc ecc; un brutto luogo comune che fa della grande maggioranza dei partecipanti alla categoria dei martiri!

Mi unisco chiaramente allo sgomento di chi, al di là di tutto, da domani dovrà capire come sostenere gli impegni di ogni genere: affitti! La cassa integrazione da anticipare (e si perché non c’è lo chiede nessuno e Forse gli stessi collaboratori lo danno per scontato, ma come si fa a lasciare senza stipendio per mesi un collaboratore che ti permette di portare avanti il tuo progetto imprenditoriale) e tutti gli impegni che dovranno essere di nuovo oggetto di imbarazzanti negoziazioni (posticipare pagamenti per effetto di quel che sarà un lock down finanziario del nostro cash flow). Ma non c’è tempo per lamentarci (giustamente); è come se per l ennesima volta una classe dirigente incompetente (seriamente incompetente) si rimettesse nelle mani del popolo del fare! Non cadiamo nel tranello delle disparità sociali (stipendi garantiti), non mostriamo il fianco alle giuste lamentele! Facciamo ciò che abbiamo sempre fatto; produrre; generare valore a nostro beneficio e a beneficio della collettività!

È come se fra le righe ci dicessero: “regà pensateci voi che noi non sappiamo che pesci prendere!” E noi questo dobbiamo fare; quello che facciamo da sempre; senza creazione di valore non si risolvono i problemi; quindi pensiamo solo a trovare nuove idee e come rendere più efficiente le nostre aziende; questo il nostro incarico; cerchiamo di farlo con rinnovato entusiasmo e passione senza il quale non si può far succedere le cose.

Io per quanto presuntuoso potrò sembrare, la vivrò nel mio piccolo così; come se mi avessero per l’ennesima volta messo alla prova e mi avessero chiesto una mano; perché da sempre la nostra categoria anche se bistrattata ha dimostrato di rialzarsi; forse non c’è n erano altre su cui contare in egual misura.

Quindi amici tutti; dormiamoci su e da domani diamo vita alla nostra spinta! Non diamola vinta a nessuno. Che la forza sia con noi Eroi

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