Sara De Bellis

Autore: Sara

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La grande bellezza della terrazza-ristorante dell’hotel FortySeven, un imprenditore illuminato, uno chef talentuoso, una barlady grintosa, uno staff affiatato: un indirizzo gourmand da evidenziare per tutti coloro che amano la cucina mediterranea, e per respirare Roma dall’alto così come non avete mai fatto.

Esistono luoghi che non si possono descrivere, vanno vissuti, respirati, mangiati. Bisogna essere lì, osservare dall’alto un panorama senza tempo, lasciare lo sguardo libero di stupirsi, dare un nuova dimensione al proprio vissuto, abbandonare le sterili corse, le nostre piccolezze, pensare meglio, farsi coccolare, assaporare il buono e il bello, sfiorando impalpabili le veloci nuvole.

Il 47 Circus Roof Garden si apre così agli occhi di chi sa guardare, di chi sa aspettare: un caleidoscopico luogo del gusto con vista sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin – che custodisce a sua volta la Bocca della Verità -, sul Foro Boario, sul Tempio di Vesta; e poco dietro gli echi del Circo Massimo e del Palatino, poi i maestosi e fieri alberi del lungotevere, che scorre lento senza mai voltarsi indietro.

Come su una ruota panoramica che vi porta in alto tra le bellezze di Roma città Eterna, per completare il piacere e sancire la perfetta identità tra l’essere e il mangiare, Chef Antonio Gentile, ha costruito un menu che omaggia la cucina mediterranea realizzata con le migliori materie e si snoda agile dall’ora dell’aperitivo – con cocktail d’autore ed estrosi apetizer – fino alla cena in un variopinto percorso che, come su una giostra, vive l’emozione di discese ardite e risalite tra fascinazione, stupore e tradizione.

Chi ha già avuto il piacere di conoscere questo giovane e talentuoso chef e di afferrare le tante angolazioni della sua cucina di mare, lo ricorderà tra le pareti essenziali del RED FISH di Ostia, dove è rimasto cinque anni, conquistando le due forchette sulla Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso.

Formatosi al fianco dei grandi Antonio Sciullo, ai tempi del George’s di via Veneto, approda al Faro di Capo d’orso con lo chef Pierfranco Ferrara, poi Londra con Heinz Beck (La Pergola***, Roma), presso il suo ristorante Apsleys, poi ancora daFrancesco Apreda (Idylio*, Divinity, Liòn, Roma), nella cucina di Imàgo* ristorante dell’Hotel Hassler, per poi scendere in costiera al ristorante Furore, del Furore Inn, con lo chef Antonio Sorrentino. Infine la chiamata di Luca Nicolotti al 47 Circus.

Capitano di un nuovo progetto, bello e vibrante quanto il suo contesto e il suo affiatato staff, Chef Gentile respira tutti gli umori di un periodo intenso, di una nuova fase di vita e di cucina, di crescita, riflessione e consapevolezza, dove sta confrontando se stesso con il tipo di cucina vuole esprimere e quella per conquistare e soddisfare i gusti e le aspettative di un’ampia clientela romana quanto internazionale.

Tavoli in ferro battuto, preziose porcellane, candide tovaglie e una mise en place raffinata, elegante ma essenziale: è qui che si poggia la cucina di Antonio Gentile. E qui che avrete il piacere di gustarla.

Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca NicolottiLa ristorazione unisce la maestria di Antonio Gentile alla competenza del nostro consulente Gabriele Enrico che ha maturato importante esperienze accanto ad Alain Ducasse e Gualtiero Marchesi.

Ma il Circus non è solo cucina. I piatti sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità, proprio come ricorda il nome stesso del locale, termine latino ma riconoscibile in tutte le lingue del mondo. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza”.

Al 47 Circus Roof Garden Chef Antonio Gentile ha portato un concept di cucina mediterranea che, oltre alla pasta -di cui è grande interprete – e al pesce – protagonista assoluto della sua ultima cucina- abbraccia anche i piaceri della carne, sempre restando fedele ai sapori di classica impronta in un menu che, su un suggestivo sfondo romano, unisce il profumo del mare al gusto inconfondibile della terra.

Per me Roma è quasi una seconda patria –spiega lo chef – la città dove mi sono formato e, negli ultimi anni, cresciuto professionalmente. Quando Luca Nicolotti mi ha lanciato la sfida di dare un’anima a questa terrazza, un luogo di bellezza assoluta, un ristorante che potesse essere ricordato e cercato, mi sono sentito onorato e ho accettato immediatamente. Qui sono circondato da cose belle, uno stimolo per la mia cucina e per creare piatti all’altezza di questa vista“.

LA CUCINA dello CHEF

Esaltare i prodotti senza far perdere loro l’identità, fare grande attenzione alla provenienza degli ingredienti, celebrare la cucina mediterranea, ripensare quella classica, imprimere la grinta campana ai piatti, giocare con le consistenze, creare illusioni ottiche e nuove dipendenze, come quella per la “Tartare di manzo, misticanza aromatica, nocciola e parmigiano reggiano“, un esercizio da equilibrista: semplice e disarmante, netta e perfetta sulla sua corda tesa di sapori compiuti.

Tra gli antipasti il Polpo, cotto alla piastra e glassato con un fondo di verdure, servito con zucchine alla scapece (citazione campana) e una crema di pomodoro confit piace molto alla clientela, mentre il Battuto di pappa al pomodoro con avocado, cipolla rossa di Tropea e cialda di olive nere di Gaeta è un omaggio al Sud e alla sua tradizione povera.

Se il mare lo consente, Chef Gentile propone anche la sua “variazione di mazzancolle, una triade “cruda, fritta e dolce” servendo e il crudo con il gazpacho di pomodoro datterino e quinoa soffiata; disorientando il fritto con una giardiniera di verdure e le sue spiccate acidità; creando con le teste una crème brûlée che è tutto in girotondo di dolcezze, sapidità e goloso caramello.

Tra i primi più richiesti i Capellini cotti in brodo di pannocchie, crema di peperoni arrosto, tartare di ricciola e un tocco di succo di yuzu. Se la presentazione qui richiama l’oriente, gli Spaghettoni in acqua di pomodoro, con vongole e crema di zucchine, sono un tributo alla cucina campana e si mostrano bianchi, mantenendo invisibile e intatto il gusto del pomodoro; immancabili i Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone “Del Monaco”, signature dish dello Chef da continuare ad ordinare ancora ed ancora.

Non sono un estremista nei gusti – spiega lo chef Gentilevoglio solo che i miei piatti siano riconoscibili e equilibrati. Tutti gli ingredienti che uso devono essere protagonisti per cui quando penso a un piatto voglio che ogni ingrediente ne risulti esaltato. Nella mia cucina gioco a rileggere un po’ i piatti della tradizione, soprattutto quelli che mi porto dietro dalle mie origini. Come il Tortello di genovese, dove il ragù di carne che di solito viene servito con della pasta, lo metto dentro al raviolo, servito con una crema di finocchi. Del resto, da bravo chef e in più napoletano, ho una grande passione per la pasta”.

Tra i secondi la Spigola al sale con lattuga, finocchi e fagiolini, brilla di luce propria per sapore e compattezza, convincendo anche i meno amanti del genere. Qui la bontà delle carni viene favorita da una cottura studiata appositamente all’interno di uno scrigno di pasta di sale, uova e farina, per mantenere la carne morbida e succosa.

Tra i dolci spicca la Lemon curd con crumble al cacao, spugna alla menta e sorbetto ai frutti rossi, che regala montagne russe di sensazioni giocate sulle dolcezze e sulle punte, godibilissime, di inattesa sapidità.

Oltre ai piatti alla carta, lo chef propone anche due percorsi di degustazione: Ispirazione, con 4 portate per 60 euro e Degustazione, con 6 portate a 75 euro (bevande escluse).

IL COCKTAIL BAR

Immancabile l’aperitivo al tramonto con stuzzichini e appetizers come la focaccia fatta in casa farcita con mortadella, la caprese d’avanguardia con spugna di pomodoro, crema di mozzarella e basilico. Il tutto da accompagnare ai vini in carta, frutto di una costante ricerca di etichette, e ai cocktail signature estivi della barlady romana Beatrice Oliviero, impreziositi da salvia, timo, aneto e rosmarino del delizioso orto urbano ospitato accanto al cocktail bar della terrazza.

Gli agrumi, frutti per eccellenza del nostro Mediterraneo, sono, insieme alle 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati, anche italiani, i protagonisti di altri cocktail – spiega la barlady – come l’Orange flavour, con Grand Marnier, una punta di Campari – per un omaggio all’aperitivo italiano – succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica e tutto shakerato, per finire in coppa con un colore aranciato che ricorda il tramonto in terrazza e il colore simbolo del FortySeven.”

47 CIRCUS ROOF GARDEN & L’HOTEL FORTYSEVEN

Il palazzo, di architettura razionalista, in passato fu sede di un ufficio pubblico, oggi ospita il boutique hotel fresco di una recente e totale ristrutturazione. La struttura è gestita da Luca Nicolotti, che ha voluto imprimere un design moderno e molto personale.

Nicolotti da anni aveva un’ambizione: offrire una cucina di grande qualità sulla sua terrazza ed accogliere i suoi ospiti ciò che avrebbe desiderato essere accolto, godendo di un tramonto romano, accarezzati dal leggero ponentino che, arrivando dal mare, ne porta i profumi.

Aperto tutti i giorni dalle ore 18 per l’aperitivo, dalle ore 19 per la cena e il dopocena, con musica soft di sottofondo, il ristorante accoglie i clienti in un ambiente dall’eleganza italiana, con arredi essenziali ma ricercati, pensati per vivere comodamente all’aria aperta.

LE CAMERE e i GIRONI dei VIP

Ogni piano del FortySeven ha un tema differente ed è dedicato al mondo del cinema, della moda, della fotografia, con dieci tipologie di categoria, dalla suite, alla deluxe fino alla standard, vantando servizi articolati come una sala biliardo, un’area relax con bagno turco, una palestra, un cinema/sala polivalente, un bar, una sala da tè e un bistrot.

Le camere del quinto piano sono tutte con terrazza in legno ipè, arredata con salottini e piante della Macchia mediterranea, dal rosmarino all’ulivo, per rilassarsi in un inebriante salone a cielo aperto con una impareggiabile vista sui templi della Roma antica, sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin e sul Campidoglio. Al quarto piano, si trovano le camere dedicate ai grandi maestri della fotografia, come Helmut Newton, Elliott Erwitt e Luca Campigotto.

Il terzo piano è in onore alle icone degli anni ’60, che hanno avuto un forte legame con Roma e che sono ricordati da ritagli di giornali, oggetti personali, foto di scena e scatti d’autore: da Muhammad Ali, che brillò alle Olimpiadi di Roma, a Pelè, emblema del calcio, del quale è presente e incorniciata in una teca una maglia indossata in una partita. Solo lui fermò una grandissima Italia ai Mondiali del Messico nel 1970. Ma ci sono anche stanze che omaggiano Clint Eastwood, Audrey Hepburn, Marcello Mastroianni, Dustin Hoffman con “Il laureato” e l’allunaggio. Particolare curioso è che, in ogni stanza – dietro a delle teche – si trovano i modellini di automobili legati ad alcune di queste star, come la Citröen DS 19 che usava Audrey Hepburn a Roma o la Aston Martin di James Bond, ma con i mattoncini Lego, nella camera dedicata a Sean Connery, il primo a interpretare il ruolo dell’Agente 007. E ancora: l’Alfa Romeo Dino per “Il laureato”, la Ford Gran Torino per Clint Eastwood e la Ferrari 512 BB dedicata a lei: Brigitte Bardot.

Il secondo piano, invece, è un microcosmo legato alla moda e ai suoi grandi nomi, da Versace a Karl Lagerfeld fino a Chanel, e presto arriveranno anche le stanze intitolate ad Armani, a Valentino e a Gianfranco Ferrè.

Per informazioni e prenotazioni:

47 Circus, Via Luigi Petroselli 47, Roma.

Tel. 06 678 7816.

Sito.

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Jazz & Wine in Montalcino è il festival che dal lontano 1998 unisce e fa vivere insieme due delle passioni terrene più intime ed intense, quella per il vino e quella per la musica.

Nonostante le difficoltà e le incertezze del momento, Jazz&Wine in Montalcino, tira dritto e va avanti per la sua strada di vite, proponendo una suggestiva combinazione di musicisti e location.

Grazie all’importante e collaudato contributo dell’azienda Banfi, con la consueta e fondamentale collaborazione del Comune di Montalcino e della famiglia Rubei dell’Alexanderplatz di Roma – racconta Rodolfo Maralli, presidente della Fondazione Banfi e organizzatore della rassegna Jazz & Wine in Montalcino abbiamo messo a punto un programma di assoluto livello, con 4 grandi concerti itineranti – tra il 30 luglio ed il 2 agosto prossimi – che toccheranno alcuni dei luoghi più magici del territorio, da Poggio alle Mura all’Abbazia di Sant’Antimo, per chiudere nel salotto di Montalcino, con il concerto finale, e gratuito, in Piazza del Popolo.


Il tutto, nel pieno rispetto delle leggi vigenti e con le dovute cautele del caso, ma anche, e soprattutto, con la convinzione che c’era davvero bisogno di un gesto audace come questo, ispirato all’ottimismo, alla fiducia e al rilancio di tutte le attività produttive, economiche e culturali di questo nostro grande territorio.


Un programma ricchissimo, che conferma la statura internazionale del Jazz & Wine, un Festival nato con l’idea di far dialogare un territorio unico come la Toscana, con il suo vivo tessuto produttivo e le sue ricchezze. Un’azienda che lavora con le mani e la testa, in cui vivere esperienze poliedriche tutte tese a condividere la grande cultura del vino e quella delle sue innumerevoli connessioni.

Una produzione vitivinicola importante, una cantina moderna per mantenere sempre alto il livello qualitativo dei vini prodotti. Un calendario di concerti sempre ricco di tante sonorità, come solo il Jazz sa fare ed unire, per sigillare una passione a due voci in un unico sentire.

Per conoscere date e luoghi, cliccate qui. Buon Vino e Buon Jazz.

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Tre donne. Carlotta, Alessandra e Fabrizia. Una figlia, una mamma, una zia e un solo progetto: un Tartare Bar di tendenza sulle sfumature del rosa che propone una cucina cosmopolita e moderna, molto attenta all’estetica, ai dettami del Social media marketing, e non dimentica di metterci il sapore.

Nella teoria musicale, un accordo è la risultante simultanea di tre o più suoni diversi aventi un’altezza definita. Infatti quando tre note, ognuna con la propria sonorità, si amalgamano l’una all’altra, creano un suono unico, dando vita ad “un’armonia delle differenze” nella quale tre caratteri distinti si ritrovano, appunto, ad andare d’Accordo

E’ quello che è accaduto a Rose – Tartare Bar (ne avevamo già fatto menzione qui), dove tre donne con tre età, tre personalità, tre professionalità e tre ottiche diverse sulla vita e sul mondo hanno prodotto un unico format “dreamy” fatto di gusto nell’arredamento, sapore nelle tartare e instagrammabili citazioni social.

La nota più giovane di questo “accordo romano in Rosa Maggiore” si chiama Carlotta, 26 anni, occhi intensi da orientale, diplomata all’Accademia di Costume e Moda, grande appassionata di viaggi. 

Mi dice Carlotta: “Ho sempre desiderato avere un posto mio, un locale conviviale, dove vivere la mia passione per la cucina, perchè io stessa cucino e sperimento continuamente nuove ricette. Questa propensione l’ho ereditata da mamma, che a casa ha sempre cucinato tanto pesce e crudi. Tutti i piatti del menu infatti li ho infatti decisi io e rivisti insieme agli chef che stanno facendo un grandissimo lavoro.

Barcellona, Berlino, Londra sono state le principali capitali europee che l’hanno ispirata e le hanno permesso di buttare giù i primi ideali bozzetti del suo progetto in Rosa.

Durante i miei viaggi ho potuto notare come le capitali europee abbiamo scelto il filone PINK, che ha davvero molto seguito, ed ho voluto portare a Roma questa nuova moda. 

Molto attenta alle nuove tendenze, sembra infatti che la più recente invenzione estera, approdata anche in Italia, sia quella di arredare e colorare le pareti di cafè, ristoranti e locali di rosa, la tinta più cool del momento, nonché il colore preferito dai millennials.

Nelle tante le tonalità che vanno dal pastello al rosa antico, dal cipria al coral pink, bistrot e boulangerie ispirate al concetto “dreamy” si trasformano così nei luoghi più ambiti dagli influencers e instagramers alla ricerca dello scatto perfetto in rosa confetto.

L’atmosfera di Rose Tartare Bar – dice infatti Carlotta – è “instagrammabile, perchè il marketing va a braccetto con i social; per questo abbiamo aggiunto dei punti di intrattenimento, come il cerchio con lo specchio e la parete di fiori, per i selfie e per le storie su instagram. Le persone ci trovano con instagram e vengono a farsi le foto ancor prima di mangiare”.

A dare forma, colore e design al sogno di Carlotta ci ha poi pensato la seconda nota dell’accordo, Zia Fabrizia che, in qualità di interior designer, ha completamente ristrutturato un piccolo magazzino di via Angelo Bargoni 62 in un bistrot color pastello giocato tra funzionalità del concept (prese sotto le panche e wi-fi molto veloce per favorire lo smart working) e senso estetico, definendo i contorni di un nuovo stile da lei stessa definito “floreale massimale” che, lontano dal minimal, si carica di elementi floreali che lo caratterizzano.

Il complimento che ci fanno i ragazzi di fascia 30-40 anni, e che più mi piace, è “siamo venuti perchè è bello, ma è più buono che bello”, mi racconta Fabrizia che, oltre le tendenze a Tutto Pink, ha ben pensato di spegnere le tonalità del rosa più accesse e di arredare un luogo pensato per accogliere tutti.

La grande parete di fiori con il neon che recita così “Be faithful to your dreams” sintetizza la filosofia del locale, mentre i divani a parete e poltroncine in velluto stile diner anni ‘50 color malva, creano un ambiente moderno e rilassante con piatti, supporti e ceramiche tutti sulle nuances del rosa senza essere eccessivo.

“Mamma Alessandra” chiude l’accordo con le sonorità più intense della cucina e gestendo il ritmo dell’organizzazione generale. Una donna capace, con le idee chiare, che ha creduto e investito nel sogno di sua figlia spalleggiata da sua sorella, una mamma che ha sempre cucinato per la sua famiglia, trasmettendo l’amore per le “cose buone” e proposto crudi e tartare alla tavola di casa molto prima che seducessero il mercato gastronomico e diventassero così note, nonchè belle protagoniste di concept e menu.

MENU

Nella cucina a vista lo chef Ramì Jasmeet Singh, indiano, grande conoscitore della materia prima e con un bagaglio di importanti esperienze nella ristorazione romana di pesce – come La Rosetta, Molo 10 e Chinappi – , ha qui perfezionato la preparazioni delle tartare, da quelle più semplici a quelle più stravaganti.

Le tartare di Rose si declinano in tante tipologie: servite “nude”, all’interno di tacos e bao (pane cinese al vapore) o adagiate sopra un piatto di pasta per creare un gioco di calore e consistenze.

Tartare di salmone, tonno, ricciola, orata, carne di Chianina o di Black Angus, ma anche vegana con avocado, datterino giallo e rosso, basilico con hummus di barbabietola. Tartare tropicali, fusion, mediterranee, che ruotano in base alla stagione.

Oltre alle tartare ci sono le portate principali declinate in tre primi piatti: gli spaghetti cacio e pepe con tartare di gamberi, i mezzi paccheri al profumo di limone con tartare di scampi e pistacchio o gli spaghetti aglio, olio e peperoncino con tartare di orata. 
A queste varianti servite al piatto si aggiungono i bao buns o i tacos, ma anche il burger di scottona, di salmone o vegetariano e diversi appetizer. Dal mondo anche il polpo a la gallega, il carpaccio di orata al profumo di agrumi o quello di ricciola con pomodorini, origano e basilico e il Tataki di tonno.

Una carta di vini esclusivi e di etichette di nicchia, prevalentemente bianchi e rosé, completa, chiaramente, l’offerta un’ampia gamma di Rosè.

Contatti Rose Tartare Bar – Indirizzo: Via Angelo Bargoni 62 – 00153 RomaTelefono: +39 349.2193487 Orario: Lun-Sab (pranzo dalle 11.30/15.30 – aperitivo-cena 18.00/23.30) Chiuso la Domenica

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L’appuntamento in diretta è fissato per Mercoledì 15 Luglio, alle 12 in punto, sulle Pagine Facebook e Instagram di Castelli Romani Food & Wine.

Protagonisti della lunga diretta saranno: un originale quanto scanzonato Food Contest tra Chef professionisti e Cuochi per passione alle prese con la creatività e prelibatezze del territorio, i vini di alcune delle più rappresentative Cantine aderenti all’Associazione e gli inediti abbinamenti con il Sigaro Toscano, grande eccellenza manifatturiera italiana, raccontati dalla voce esperta di Terry Nesti.

I Castelli Romani sono in grande forma, operativi, grintosi, determinati a dare il meglio di sé mostrando i tanti volti di una dimensione plurale unita da un comune denominatore di qualità e voglia di fare sempre meglio.

Con questo spirito hanno inventato un FoodContest dai contorni "sfumati" davvero particolari: 5 coraggiosi sfidanti ai fornelli, 
5 ricette inedite ispirate al Sigaro Toscano, 
5 vini abbinati e una lunga diretta Facebook e Instagram 
per coinvolgere il maggior numero di persone 
e condividere i saperi delle grandi eccellenze italiane. 

La vittoria, decretata da una giuria di esperti del settore e giornalisti enogastronomici, sarà di chi avrà indovinato il miglior abbinamento per il sigaro TOSCANO® Garibaldi, particolarmente intenso e ricco di un dolce aroma, maturato e stagionato per circa 6 mesi.

I manager e gli operai, gli industriali e i contadini, gli impiegati e gli artisti, gli artigiani e i filosofi lo fumano – raccontava Oliviero Toscani in un’intervista – e quando si incrociano per strada il Toscano® diventa come un occhiolino, un AMMICCAMENTO DI COMPLICITÀ allegra. Possiamo allora dire che il Toscano è il trait d’union di una tribù che si sparpaglia in modo confuso sulla Terra, individui che hanno la fortuna di riconoscersi in un attimo quando si incontrano. E in quel momento i confini geografici ed economici vengono abbattuti”.

Gli artisti in questione per noi sono gli artigiani, i produttori, i vignaioli, gli Chef e Cuochi per Passione che tutti i giorni lavorano insieme per dare nuovo lustro ad un territorio incredibile, colmo di ricchezze di ogni sorta, da quelle paesaggistiche a quelle agroalimentari, passando per quelle vitivinicole.

Protagonisti di un Contest di Cibo e Vino tra i “FUMI della CUCINA” saranno quindi: ALBERTO MEREU – Agriturismo Tenuta Santi Apostoli; ELEONORA MASELLA – Ristorante la Credenza”; PAOLO CACCIANI – Ristorante Cacciani; RENATO BERNARDI – Chef Consultant e GIUSEPPE GAROZZO ZANNINI QUIRINI – Ex MasterChef.

Le Cantine in abbinamento: Tenuta Santi Apostoli – Villa Simone – Merumalia Wine Resort – Gabriele Magno – Casale Mattia.

Durante la diretta Facebook grazie alla collaborazione con Frascati Scienza, assisteremo alla realizzazione del gelato espresso con azoto liquido del Gelatiere Dario Rossi di Greed Avidi di Gelato.

I piatti e le ricette dell’evento – che si svolgerà all’aperto negli spazi di ampio respiro dell’Agriturismo Tenuta Santi Apostoli seguendo tutte le norme di sicurezza del momento – verrano realizzati con prodotti e materie prime fornite dalle Aziende del territorio che fanno orgogliosamente parte dell’Associazione Castelli Romani Food&Wine: Il Norcino Vitaliano Bernabei, Azienda Agricola Depau, Pasta fresca artigianale “Le Gallinelle”, il Pane del Gran Fornaio di Genzano di Marco Bocchini e lo Zafferano del Castelli Romani.

Sempre operativi, affidabili e competenti Sponsor tecnici dell’Evento Circuito da lavoro e Fialco srl per Electrolux.

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In copertina MST – MANIFATTURE SIGARO TOSCANO – produzione Sigaro

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“Dubito che ci sia al mondo una sorpresa più sconvolgente della prima volta che si assaggia un gelato”, così scriveva Heywood Campbell Broun, giornalista americano, ed è questa la sensazione che si prova nell’assaporare l’avvolgente gelato al cioccolato monorigine del Belize di Grué in Viale Regina Margherita a Roma, lì dove qualità e artigianalità hanno preso stabilmente residenza.

Pensati da Marta Boccanera e Felice Venanzi – pasticceri e patron per vocazione – i gelati di Grué sono un inno al sapore, alla scioglievolezza fatta di grandi materie prime, basi naturali, procedimenti bilanciati e meticolosi.

Tra i gusti da non perdere lo Zabaione al Marsala “Terre Arse – Florio” invecchiato 15 anni, il Mango brasiliano Alphonso, la Vaniglia della Polinesia, il Lampone con pralinato di cocco, gli evergreen Noisette e Grué – ispirati alle torte più richieste – e le nuove “COPPE dei PITTORI” con tanto di golosi complementi di Pasticceria.

La loro è un’evoluzione qualitativa che non accenna a fermarsi, una costante crescita che parte da un inatteso cambio di vita, passa per la condivisione di un sogno a due e abbraccia con ambizione un progetto fortemente voluto; un disegno di vita e professione volto a creare una nuova raffinata dimensione capitolina, costruita artigianalmente sui piaceri e profumi di una sofisticata – quanto apprezzata – Pasticceria, e che amalgama a sé quelli della migliore Gelateria.

Un lungo percorso formativo alle spalle, grandi nomi e grandi lezioni (anche di vita) imparate nelle notti tra croissant e zucchero a velo. Tanta determinazione, voglia di resistere e quella (sana) di emergere. Un cammino che ha fortificato la coppia, illuminato gli obiettivi comuni e non smette di dare, nella continua ricerca, sempre nuovi risultati.

Abbiamo deciso di fare il gelato sin dalla nostra apertura perché crediamo che il gelato esprima gioia, felicità, genuinità. Se immagino di mangiare un gelato al pistacchio, devo vivere un piccolo viaggio, per esempio ritrovarmi in Sicilia. Io amo molto questo gusto, così come la nocciola. Due sapori che qui da Grué hanno un valore aggiunto perché li elaboriamo partendo da una “pasta” che prepariamo noi stessi – spiega soddisfatto Felice Venanzicon pistacchi siciliani di alta qualità e le nocciole “Gentile del Piemonte” (la migliore anche secondo Marta), trilobata, intensa e piacevole al palato.

Nella lavorazione del gelato cerchiamo di estrarre al massimo tutti i profumi e tutti gli aromi. Facciamo riposare le basi 24 ore, poi le mantechiamo il giorno dopo. In pochi a Roma lo fanno, noi ci riusciamo anche grazie agli spazi e alla tecnologia che abbiamo a disposizione. Questo passaggio, per chi ha un palato sopraffino, è un tratto riconoscibile e, in generale, segno di pura eccellenza.

Equidistanti dal concetto di gelateria iperconservatrive, che deprime il cambiamento, o da quello modernista a tutti i costi, che esaspera i tecnicismi, Marta e Felice hanno elaborato un prodotto di grande gusto partendo da materie prime di grande qualità, come il latte e la panna, e dalle eccellenze territoriali italiane fino a scovare frutta e delizie che arrivano dal mondo intero per il piacere di mettere in campo una qualità a tutto tondo, sapori netti e consistenze avvolgenti in un’ ingredientistica “semplice e pulita”, che non dimentica di ideare nuove isole di gusto come le deliziose “COPPE DEI PITTORI” con tanto complementi di pasticceria come lingue di gatto, sbriciolate e brownies.

Ma come deve essere l’identikit del gelato perfetto?

Soprattutto equilibrato, ricco ma fresco, non troppo leggero, altrimenti sa di poco. Se è eccessivamente grasso, è un prodotto che va più verso una mousse e quindi sa più di dolce di pasticceria. Il nostro gelato si basa sui due bilanciamenti dello zucchero e dell’acqua, calcolando la parte di grassi – spiega Marta – la cosa migliore, soprattutto in una città col clima di Roma, è farne una versione che sia mediamente grassa con dei prodotti di alta qualità e senza troppi zuccheri. Questa è la nostra filosofia.

Il risultato? Davvero performante e che garantisce un prodotto buono e genuino, ben strutturato e capace di supportare in modo sano i mille volti delle nuove frontiere del gelato artigianale.

Infatti, che sia cono o coppetta, da Grué il viaggio nel gusto comincia dal primo assaggio: lo zabaione è con un Marsala Florio invecchiato 15 ann; mentre il cioccolato, su base acqua per esaltarne il sapore e quindi perfetto anche agli intolleranti al lattosio, è preparato con i monorigine, in particolare il Tulakalum del Belize al 75%, forte ma armonioso al contempo.

Poi c’è caffè Kavè, anche questo a base acqua, usato da Grué per i chicchi carnosi e pieni di aroma, e il particolare e insolito Basilico e Lime, quasi un sorbetto a basso contenuto di zuccheri che potrebbe perfino sostituire i piaceri della granita al limone.

Il “Gusto dell’anno” è invece il lampone, realizzato con del pralinato di cocco fatto “in casa” con mandorla, cocco e latte per ottenere una consistenza più cremosa. Alphonso, per chi non lo conoscesse, è una tipologia di mango dal color arancione deciso, amato nel gelato, nei mignon, così come nelle torte di Grué. Per Mela e cannella Gruè utilizza un mix di Annurca e Renetta che vengono lavorate con una cottura lenta in forno, per far sì che evapori l’acqua ma rimanga dentro tutto il gusto del frutto. Per la bella stagione vengono proposti poi il Melone e la Fragola e, solo se il gusto è intenso, Pesca e Albicocca.

Sulla frutta estiva – prosegue Marta – c’è una selezione particolare perché in questo caso devi riuscire a trovare un frutto che sia abbastanza maturo ma non troppo. Se è acerba, infatti, il gelato non sa di nulla e noi non utilizziamo nessun tipo di aroma che vada a “spingere il gusto”, né stabilizzanti (neutri) pronti, che sostituiamo con prodotti naturali come semi di guar e di carruba.

Da Grué i gelati si ispirano anche alla pasticceria e alle sue torte più richieste: se il Noisette è un pralinato freddo di cereali con all’interno una mousse di cioccolato fondente Caribe e una bavarese di nocciola Piemonte, il Grué è realizzato con cioccolato fondente monorigine con infusione di grue di cacao per rendere più persistente il gusto. Al suo interno c’è invece la vaniglia Bora Bora della Polinesia del Nord, la migliore al mondo. Infine, per lo yogurt gelato, si usa il greco, cremoso e dal gusto ricco.

GLI ABBINAMENTI: LE COPPE DEI PITTORI

Marta e Felice in più propongono una serie di abbinamenti che esaltano al meglio gli stessi gusti, in un piccolo percorso che delizia il palato: nascono così le coppe gelato di Grué ispirate a pittori come Dalì, Gauguin, Matisse, Mirò e Chagall.

Tra impressionismo e surrealismo, il gioco prende forma tra pasticceria e gelateria, in cui gli elementi della prima armonizzano e completano la seconda. Nella coppa Chagall i cubetti di pan di spagna Noisette al cioccolato completano la dolcezza del gelato allo zabaione, caffè e gruè di cacao. Nella coppa Mirò protagonista è il cioccolato: gelato al cioccolato fondente monorigine del Belize “Tulakalum” 75%, crema e nocciola con una fragrante sfoglia sbriciolata che dona croccantezza.

La coppa Dalì racconta in modo tutto nuovo, come era solito fare il celebre artista spagnolo, un accoppiamento classico come quello limone e fragola: un fresco sorbetto ai limoni di Sorrento è presentato insieme a un gelato alla fragola con fragole fresche, con un topping di gelatina agli agrumi e lingue di gatto, elementi che smorzano la punta di acidità della composizione. 

Gauguin racconta i mari del sud e la meraviglia della Polinesia ed è l’ideale rappresentante per esaltare i sapori esotici del cocco e del mango che qui mostra tutte le sue sfumature: unisce gelato al lampone con pralinato di cocco, gelato al mango Alphonso (che è la varietà più dolce e profumata), sorbetto al basilico e lime, meringhette e lingue di gatto a creare un gioco di consistenze.

Infine, Matisse viene chiamato a rappresentare le impressioni, le sensazioni e le emozioni più immediate: nasce così un gioco di dolcezze e sapidità di differente corposità che si esprime attraverso l’abbinamento di gelato al pistacchio di Sicilia, gelato Noisette, gelato al caramello salato, polvere di noci Pecan caramellate e le sempre deliziose lingue di gatto. 

Chiudono l’offerta le torte gelato, proposte sia d’estate che d’inverno, tutte realizzate con una base di savoiardo con farina di riso, senza glutine all’interno.

Doverosa citazione finale per il “Pangrué” che cambia ogni settimana e d’estate viene proposto in abbinamento al gelato, con frutta di stagione candita al posto dell’uvetta. PS: Se volete provarlo, vi conviene ordinarlo, anche d’estate.

Photocredits to Stefano Mileto

GruéPasticceria • GelateriaViale Regina Margherita, 95 | 00198 Roma RM Tel. 06.8412220 www.gruepasticceria.it

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Noci, Bari – Mercoledì 8 luglio da SFORNO l’eccellenza italiana della pizza incontra l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva pugliese Mimì, designato come miglior olio extravergine di oliva biologico al mondo.

L’appuntamento è speciale, da prendere al volo. E’ quello con Stefano Callegari e l’Olio Mimì. Lo chef accoglierà infatti gli ospiti nel presidio pugliese del buon impasto, della ricerca della qualità a tutto tondo raccontando il “progetto Sforno”, le ricette, le creazioni, gli aneddoti nascosti dietro il nuovo menù, per riallacciare le fila di un lungo suggestivo discorso attorno alla tanto amata pizza e su come da simbolo per antonomasia del Made in Italy sia diventata per Sforno un pretesto per sperimentare e scoprire ingredienti e ricette da ogni parte del mondo.

Stefano Callegari delizierà gli ospiti con una speciale pizza creata appositamente per la serata, realizzata con il pregiato e inconfondibile Olio Mimì.

Se abitate nei dintorni, non vi resta che prenotare il vostro fortunato tavolo allo 080 512 7430

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L’obiettivo è ben chiaro dall’apertura: rompere gli schemi, giocare con una semplicità sperimentale, dare spazio alle intuizioni, disegnare ogni giorno i confini di una cucina creativa e dai sapori intensi.

Loro sono Davide Lombardi e Valerio Chiacchierini e il loro progetto si chiama CENTO Gourmet. Due Chef, entrambi con esperienze blasonate alle spalle, che decidono di puntare su Centocelle, nuova meta gastronomica dell’hinterland capitolino, per aprire la propria idea ristorante alternandosi vicendevolmente, e senza gelosie, tra sala e cucina.

Un luogo energico, dinamico, estroso ma che punta dritto al contenuto baloccando con le tradizioni romane e le citazioni cinematografiche. Tra le atmosfere musicali, e quelle anni ’80, per tutta l’estate il grande protagonista sarà il Tonno di Calabria pescato all’amo e reinventato in un menu degustazione con porzioni da carta.

La componente commerciale e quella dell’entertainment legato alla ristorazione sono elementi essenziali per la valorizzazione economica, sociale e morfologica di un contesto urbano, soprattutto nelle grandi città dove in centro tende ad allargarsi e ad amalgamare a sé nuove porzioni di città. In questo caso specifico Roma si spinge ben oltre, fino ad abbracciare anche le sponde mediterranee.

L’idea di questo menu è nata dalla materia prima stessa. Ci hanno portato questi ottimi Tonni, sui 180/200Kg, pescati all’amo nel Mar di Calabria.

Valerio Chiacchierini e Davide Lombardi, chef/patron di CENTO, hanno così cucito una proposta tesa a valorizzare questa ottima carne di mare ripensando grandi ricette della tradizione romana/italiana.

Il menu degustazione prevede 3 portate principali (+entrèe e dessert) con le porzioni da “portate vere” – ci tengono a sottolineare gli chef – a 35€. Stessi piatti che sarà anche possibile trovare in carta in alternativa ai loro piatti forti come la Millefoglie di patate e baccalà con bagnacauda e tartufo, la Parmigiana di melanzane alici e mozzarella di Bufala; il Polp Fiction (Polpo cotto in brodo di spirulina, la sua majonese e patate viola della Tuscia); Maccheroncini di Campofilone, burro di panna, alici del Cantabrico e perlage di tartufo nero; le Pappardelle “aio e oio” ripiena di salsa al nero, seppioline, pan croccante alla bottarga e limone e Cocktail di Gamberi.

A Tutto Tonno, il menu degustazione per tutta l’Estate 2020, suonerà invece così:

Focaccia home made tonno e fichi. Il piatto fa direttamente riferimento al noto quanto delizioso abbinamento nato dalle merende popolari di fine estate. Qui al prosciutto viene sostituito il tonno leggermente disidratato, sapido e leggermente ferroso, che fissa il suo nuovo patto con la purea di fichi all’ombra di focaccia fatta in casa.

Pizzaiola di tonno: ventresca di tonno con rapa rossa e origano. Sorprendente quanto scioglievole la precisa intuizione/interpretazione dello chef Davide Lombardi, che sostituisce al pomodoro la rapa rossa, con origano e vino, reinventando un grande classico della tradizione da una parte e addolcendo dall’altra tutta la forza di una materia prima di grande livello pescata all’amo nelle acque calabresi.

Pacchero alla puttanesca di tonno: acqua di pomodoro, fiore di capperi di Salina e olive taggiasche. Bella e al chiodo (come si dice a Roma) la struttura del pacchero artigianale di Gragnano che fa da terra di mezzo alla doppia cottura/non cottura del tonno cotto sotto e crudo sopra. I paccheri vengono invece mantecati all’acqua di pomodoro, rosso protagonista della classica puttanesca, che qui diviene presente senza esserci e, insieme a olive e capperi, chiude il piatto in un “girotonno” di sapori, consistenze e temperature.

Tonno scottato ed affumicato al faggio. Affumicato direttamente in sala con legno di Faggio, è un piatto che vuole giocare con le suggestioni e restituire tutta l’emozione della carne alla brace. Convincete il risultato.

Quindi, ricapitolando, gli “amanti del mare” avranno tonno per i loro denti; a chi invece avesse la fortuna di abitare a centocelle ma poca voglia di uscire di casa, ricordiamo che i piatti di CENTO e il menu #ATuttoTonno saranno disponibili anche su ECCO!, il Food Delivery Ecostonebile.

CENTO GOURMET – 06 8760 8000 – Via Giovanni arcangeli 8/10 Roma centogourmet@gmail.com www.centogourmet.it

#ABOUT ECCO!

ECCO! è un delivery di rete con mezzi ecologici
La prima base, Centocelle, zona notoriamente scoperta da ogni tipo di car & scooter sharing, non decurta nessuna percentuale sugli ordini (a differenza delle piattaforme delivery).


ECCO sostiene i locali aderenti garantendo guadagni netti sugli ordini e fornisce pubblicità tramite un ufficio stampa dedicato.

ECCO fornisce rider selezionati tra i giovani inoccupati del quartiere, che ad ogni ordine forniranno al cliente brochure su antispreco , gestione rifiuti e cucina circolare.

ECCO è un delivery in condivisione tra esercenti, a salvaguardia dell’ambiente e può essere sfruttato anche da chi già utilizza altre piattaforme.

MISSION: Migliorare il rapporto col pianeta e lasciarci alle spalle il vecchio modello. Rispettare temi primari legati all’economia circolare, all’efficienza energetica, alla gestione dei rifiuti ed alla riduzione delle emissioni: un servizio etico che premia commercianti e consumatori e rispetta il lavoratore.

A chi è dedicato: Attività ristorative attive o meno con le consegne a domicilio
Aziende food & beverage
Aziende green
Piccoli produttori
Consumatori attenti all’ambiente che intendono effettuare ordini direttamente dai locali, garantendosi così un servizio etico e packaging esclusivamente ecologico.

PARTNER logistici: Il servizio avverrà grazie alla collaborazione di un’azienda leader di mezzi ecologici e 2 ruote

UTILIZZO: Oltre alle classiche consegne, il servizio sarà a disposizione (su prenotazione) anche per la consegna di merci tra piccole botteghe/produttori e locali aderenti, a supporto del km. zero o quasi, ritiro oli esausti, consegna materiale green.

Ulteriori info: eccodeliveryeco@gmail.com

Sito web : eccodelivery.it Canali social: instagram.com/ecco_delivery

facebook.com/ECCOdelivery

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La Puglia è giustamente annoverata tra le regioni più belle del mondo. I pugliesi ne vanno fermamente orgogliosi ma, oltre le bellezze di uno straordinario territorio, c’è ancora molto da fare e in tante direzioni per continuare a promuovere e valorizzare le rarità agroalimentari e paesaggistiche che lo rendono unico. Tra le tante iniziative, una start up davvero innovativa che fa bene al cuore e alla terra.

Bisogna reinventarsi, giocare con i propri sogni, credere, rimboccarsi le maniche, agire. Un pò come hanno fatto Antonio Vaccariello e Lucia Delvecchio, vincitori del Bando PIN 2020 (dedicato a tutti i pugliesi innovativi e con piglio imprenditoriale) promosso dalla Regione Puglia.

Il loro progetto si chiama Adopt Me, una start up innovativa, che nasce dalla necessità di valorizzare la filiera corta, accorciare le distanze tra il produttore e il consumatore, affinché la qualità non resti un miraggio ma una missione fattibile, alla portata di tutti, e comprendere che basta solo usare gli strumenti giusti.

Adopt Me sarà questo tra le mani degli utenti, una chiave diversa che aprirà orizzonti nuovi, che permetterà ai consumatori di adottare alberi di ulivo, di conoscere da vicino il produttore, di seguire attraverso una piattaforma on line le fasi di lavorazione dell’ulivo, di imparare a conoscere le tecniche di lavorazione e le fasi di produzione sino alla raccolta, per poi degustare sulle proprie tavole un prodotto ricercato, di qualità, attendibile alla fonte.

Adopt Me ha avviato una campagna di crowfinding, attraverso cui i produttori di olio del territorio pugliese potranno proporsi come sostenitori del progetto ed innescare il meccanismo della vendita di un prodotto di qualità, unendo così alla tradizione l’innovativa modalità di ricerca e consumo del prodotto sano.

La salute prima di tutto, ecco perché oggi giorno siamo sempre più comodi nella necessità di dover seguire un corretto stile di vita e sana alimentazione. Adopt Me ha pensato anche a questo, offrendo al consumatore di assicurarsi la qualità anche fuori casa, coinvolgendo un terzo attore sulla scena, ovvero la ristorazione.

Le attività commerciali del food che sposeranno il progetto Adopt Me, non solo svilupperanno un interscambio simmetrico tra le parti ma piantando i semi, raccoglieranno consensi nel consumo di un prodotto sano, genuino, che proviene dalla terra, dalla fatica, dalle leggi dettate da natura e clima, per assaporare infine un olio sano, la cui produzione è stata mossa da una comunione di intenti e visione fino a centrare un obiettivo di possibilità sostenibile.

Adopt Me è anche sui canali social, attraverso cui settimanalmente si terrano dirette con produttori e operatori del settore per svelarci caratteristiche e curiosità sull’olio, raccontando da vicino le storie dei produttori, volti che avranno una storia da raccontare e condividere.

Adotta anche tu un Ulivo, scegli la tua qualità quotidiana.

Tutte le informazioni su http://www.adoptmeitaly.it/ https://www.facebook.com/AdoptmeItaly/

About #PIN

PIN è l’iniziativa della Regione Puglia che si rivolge a tutti i giovani che hanno un’idea imprenditoriale e vogliono provare a metterla in pratica, con:

  • un finanziamento a fondo perduto tra 10.000 € e 30.000 €;
  • un set di servizi di accompagnamento e rafforzamento delle competenze.

L’accesso è completamente on-line, a partire dal 01/09/2016 e fino ad esaurimento dei fondi disponibili. Scopri tutti i dettagli dell’iniziativa e leggi il bando.

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Roma torna a brindare e lo farà giovedì 2 luglio negli spazi del Radisson Blu Es. Hotel durante “BereRosa 2020” (ne abbiamo già parlato qui), la manifestazione dedicata alle etichette Rosè nelle loro evoluzioni ferme o perlate.

Tante le novità per questa ottava edizione post Covid: tavoli e sedute a debita distanza, wine tasting a numero chiuso, tovagliato sempre nuovo per ogni session, 30 etichette di rosè in degustazione accompagnate da selezioni di salumi e formaggi, e ancora di più le aziende presenti virtualmente che innescano una nuova modalità di interazione e fruizione dei contenuti disegnando i contorni di una festa più intima ma irrinunciabile, che ogni anno brinda all’inizio della bella stagione.

La genesi della Speciale Edizione 2020, la messa in opera di un evento ripensato seguendo nuove regole e facendo di necessità virtù ce la racconta Valentina Venturato, Responsabile Marketing e organizzatrice insieme a Francesco D’Agostino, Direttore di “Cucina e Vini” – rivista di settore ideatrice della manifestazione e di un progetto rivolto concretamente al futuro che sta dimostrando al mondo dell’enogastronomia (e non solo) che volere è potere.

BereRosa 2020, durante la pandemia, sembrava un miraggio. Credo siamo stati tra i primi ad agire in questo senso cancellando le manifestazioni previste in calendario come Lazio Prezioso.

A prescindere dalla modalità, tra marzo e aprile, le cose si erano messe molto male per tutti, la pandemia ci aveva schiacciato sotto tanti aspetti, personale, lavorativo, economico, nazionale, mondiale. Avevamo ben pensato di seguire la filosofia del “Qui e Ora”, senza fare troppi programmi.

Verso la fine di maggio abbiamo cominciato a capire che qualcosa si poteva fare, non nella versione classica certo, ma che si potesse comunque realizzare un progetto all’altezza delle precedenti edizioni.

La prima cosa che abbiamo fatto, ancor prima di cercare la location dove allestire la manifestazione, è stata sondare il terreno con i produttori, con quelle aziende che negli anni ci hanno sempre seguito, sia con BereRosa che con Sparkle, e devo dire che la risposta, inattesa ma sperata, è stata da subito entusiasta e molto propositiva.

Lì abbiamo capito che non potevamo saltare l’Edizione 2020 di BereRosa, una manifestazione alla quale siamo particolarmente legati e chi ci ha regalato emozioni a prescindere dall’aspetto professionale in sé, perchè Bere Rosa è sempre stata una grande occasione di incontro e motivo di gioia condivisa.

Giovedì 2 luglio, saranno 3 i blocchi di ingressi e degustazione: alle 16, alle 18, alle 20. In ogni blocco sarà consentito l’ingresso ad un massimo per 40 persone.

Oltre la piacevolezza della manifestazione, credo soprattutto che sia un bel segnale, per il mondo del vino e dell’enogastronomia romana e italiana tutta. Perchè continuare a pensare, a proporre, ad organizzare eventi rispettando le regole non è solo un segnale di ripresa consapevole, ma uno sguardo proiettato concretamente verso il futuro.

Ma la vera novità, figlia del Covid, di questa edizione 2020 è un progetto che corre parallelo e si sta sviluppando: l’ingresso del Web come protagonista.

Mentre negli anni passati il sito è stato un supporto per veicolare messaggi come “date dell’evento, numero delle aziende presenti, l’acquisto dei biglietti”, quest’anno è stato ripensato come struttura a sè per supportare un’altra sezione della manifestazione, che è proprio BereRosaDigital.

Oltre alle aziende fisicamente presenti, ce ne saranno altre presenti virtualmente. Mi spiego, il panel di degustazione, guidato da Francesco D’Agostino – Direttore di Cucina e Vini, (e che si occupa tutta la parte tecnica e della Guida), ha degustato e selezionato in redazione più di 60 etichette; per ogni di queste aziende selezionate è stata creata una pagina ad hoc dove si può leggere la scheda di degustazione del vino e guardare un video di un minuto in cui il produttore racconta la sua “creatura in rosa.

Il Covid, devo riconoscere, ci ha spinti più in là, a dover riformulare un format ormai consolidato, trovando il modo di abbracciare e potenziare una modalità di racconto anche virtuale.”

Una modalità fino ad quel momento sopita, che ha posto le coordinate per creare un utile vademecum per gli appassionati del “drink pink”, con racconto dell’assaggio e un breve video di presentazione a cura delle stesse cantine inserendo un particolare fondamentale per il pubblico: la possibilità di acquistare le etichette preferite collegandosi con l’e-shop delle aziende vinicole o con delle piattaforme commerciali da queste scelte.

Una sfida – conclude Valentina Venturato – che ha ricevuto subito grande consenso e che chiarisce che il mondo del vino, oltre alla produzione e alla distribuzione – le quali hanno subito un grande contraccolpo su tutta la filiera -, non si è mai fermato, ed è sempre pronto ad essere presente e a voler comunicare al meglio se stesso.”

BereRosa 2020 sarà dunque un’edizione extra-ordinaria, più intima ma comunque coinvolgente e ricca di valore tecnico e qualitativo, sia per le cantine, sia per le selezioni gastronomiche. L’entusiasmo c’è, la risposta del pubblico pure, non aspettiamo altro di incontrarci a Via Filippo Turati 171 il 2 luglio per vivere e degustare una formula diversa ma sicuramente di grandissimo impatto. Di seguito le info utili, Noi ci vediamo lì!

Info utili

BereRosa 2020

Quando: giovedì 2 luglio

Dove: Radisson Blu, Via Filippo Turati 171, Roma

Orari: 16:00 – 18:00 – 20:00

Ingresso: 20 euro

Biglietti

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Il 18 giugno si festeggia l’International #Sushi #Day. Pietanza giapponese entrata a pieno titolo nei vezzi gastronomici degli italiani, viene fedelmente proposto o reinterpretato secondo le diverse inclinazioni di cuochi, format e contaminazioni culinarie rimanendo sempre un ottimo modo per nutrirsi apprezzando cucine diverse dalla nostra. Se poi impariamo anche qualche trucco per farlo a casa con la ricetta dello chef Giuseppe Milana di Umami Trattoria Giapponese, è ancora meglio.

LA STORIA del SUSHI

La sua nascita è legata alla conservazione del pesce crudo che, eviscerato e salato, veniva collocato in grandi contenitori alternato a strati di riso cotto, pressato e conservato per molti mesi (narezushi): il pesce veniva avvolto in un riso salato dove sarebbe rimasto commestibile per mesi grazie alla sua stessa fermentazione. Il riso veniva quindi gettato e veniva consumato solo il pesce.

Nel periodo Muromachi (1333-1573) divenne poi popolare il namanare, ovvero il pesce consumato quasi crudo insieme al riso, in una fase di semi-fermentazione. Nel periodo Edo (1603-1868) si diffuse invece il cosiddetto sushi veloce, hayazushi, caratterizzato dall’aggiunta di aceto di riso che gli conferiva quel tipico sapore acidulo.

Questo fu il passaggio fondamentale, da qui cominciò ad essere considerato non più solo come tecnica di conservazione ma come un alimento da gustare insieme al pesce, in un unico boccone.

Nel 1829 nasceva così il nigiri zushi (nigiri significa “tenere in mano”), il sushi realizzato e modellato a mano, diventato oggi perfino un’icona.

Oggi, reinterpretato, contaminato e declinato sulla base delle diverse culture dei cuochi che lo preparano, è presente ormai in tutto il mondo.

Come celebrare la Giornata internazionale del sushi

Il sushi non è solo pesce e può contenere qualsiasi numero di ingredienti e spesso include porzioni cotte, come nel caso del sushi di granchio. A volte il sushi non contiene affatto proteine ​​della carne ma è invece costituito da una miscela puramente vegetale. La Giornata internazionale del sushi è la tua occasione per esplorare questa cucina e tutto ciò che ha da offrire, e forse scoprire che hai un nuovo cibo preferito preferito!

Prenotare il proprio ristorante di sushi potrebbe essere un buon modo per celebrare l’International Sushi Day, per esempio da UMAMI – Trattoria Giapponese.

Il ristorante propone nella capitale le pietanze tipiche della cucina del Kanto, l’area geografica del centro del Giappone nella quale si trovano Tokyo e Yokohama, rileggendole alla luce delle esigenze del palato italiano e facendo attenzione alla leggerezza e al gusto.

Una scelta precisa che collega le due culture gastronomiche anche nel nome: umami, infatti, la parola giapponese usata per indicare il quinto gusto, quello che in italiano potrebbe essere tradotto con “sapido”, “saporito”.

Come nella più antica tradizione gastronomica del Sol Levante, da Umami tutto fatto in casa, ne sono un esempio i noodles, realizzati dal pastificio del maestro Mauro Secondi secondo una ricetta dello chef Milana e che sono uno dei piatti forti del ristorante, declinati sempre secondo i prodotti stagionali. 

Nascono ispirandosi agli hirata-bun, i tipici paninetti della tradizione culinaria giapponese, i bun ripieni di verdure o maiale e di cui lo chef, oltre a curare il ripieno, prepara anche il pane. Immancabili in ogni stagione i takoyaki, sfere di pastella con cuore di polpo, che risultano incredibilmente saporiti e croccanti. 

Tra le varie proposte di Umami, che comprende anche pietanze più complesse come lo shabu-shabu, l’hibachi japanese bbq – che consente al cliente di cuocere al tavola differenti tagli di carni da gustare con verdure marinate e riso, un cenno particolare va rivolto ai dolci tipici giapponesi come i dorayaki e i mochi.

Umami è un viaggio gastronomico nella cucina popolare del Giappone di ogni giorno. Umami – Trattoria Giapponese, è nata nel 2018, dalla volontà  dell’imprenditore Marco Pucciotti, dello chef Giuseppe Milana e del direttore di sala Davide Frattali

Prepara il tuo ONIGIRI con la ricetta di Giuseppe Milana

Forse non verrà perfettamente a quello che potrebbe realizzare lo chef, ma è sempre divertente provare.

Ingredienti per 4 persone:

    ⁃       300g Riso per sushi o arborio

       ⁃        330g di acqua

       ⁃        50g di sushi su (10g mirin, 20g di aceto di riso, 20g di zucchero e un pezzo di 10 cm di alga kombu in infusione)

       ⁃        100g di salmone fresco

       ⁃        20g di olio di sesamo

       ⁃        qb sale

       ⁃        qb erba cipollina

       ⁃        qb shichimi togarashi

       ⁃        4 strisce di alga Nori 2,5cm per  8cm

Procedimento:

Per prima cosa eliminiamo l’amido in eccesso dal riso sciacquandolo in abbondante acqua corrente per almeno 20 minuti.

Una volta sciacquato il riso, scoliamolo e versiamolo in una pentola antiaderente con l’acqua e mettiamo sul fuoco a minimo di fiamma coperto da un coperchio. Il riso cuocerà per assorbimento e dopo 20 minuti sarà cotto, successivamente facciamolo riposare per 10 minuti col coperchio.

Passati i 10 minuti, rovesciamo il riso su un piano o all’interno di una teglia, facendo attenzione a non versare le parti esterne più bruscate. Quando è ancora caldo versiamoci sopra il sushi su e amalgamiamo bene il composto fino a raffreddamento.

Adesso passiamo al ripieno. Prediamo il salmone e facciamo una tartare grossolana in modo da sentire la texture del pesce e condiamola con sale, shichimi, olio di sesamo ed erba cipollina tritata finemente.

Non ci resta che comporre il nostro Onigiri. Bagnandoci le mani con acqua leggermente salata prendendo all’incirca 60g di riso ricavandone una palla dove al centro creeremo una conca, come per gli arancini siciliani, inserendo il ripieno di salmone e coprendo con altro riso,  chiudendo il nostro Onigiri.

A questo punto lo finiamo dando la tipica forma triangolare e applicando il nastro di alga Nori alla base.

Abbiamo proposto il Nostro Onigiri al salmone ma, essendo molto duttile lo potete provare con altri ripieni sia crudi che cotti.

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