Sara De Bellis

Autore: Sara

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Vino e cibo di qualità, moda, lusso, trasporti, ristorazione, sala, ospitalità, innovazione tecnologica, narrazione, comunicazione. Il Made in Italy ha molti volti e tante sono le storie di Coraggio che si staccano dal coro e definiscono modelli di business vincenti in Italia e all’Estero. Parlarne, divulgare queste imprese, non è mai abbastanza, perchè capaci di generare forza e consapevolezza delle proprie capacità, e nuova luce e fiducia nel lungimirante sviluppo di idee e progetti. Visionari? No, Coraggiosi.

Il 17 è un numero importante della nostra storia, per tanti motivi diversi. Due anni fa nasceva la nostra Accademia dedicata alla sala perché siamo convinti che l’ospitalità non può prescindere dalla formazione. Intrecci è nata grazie al coraggio e alla perseveranza. Di coraggio però se ne parla poco, mentre questa dovrebbe essere un’epoca in cui noi tutti dovremmo avere una maggiore responsabilità nei confronti di noi stessi e dei giovani. Il coraggio va attualizzato, portato ai giorni nostri ed è per questo che oggi vogliamo raccontarvi storie di donne e uomini da cui bisogna prendere spunto” esordisce Dominga Cotarella, definita da Bruno Vespa “Miss Coraggio”.

Così, per il secondo compleanno di “INTRECCI”, Scuola di Alta Formazione di Sala  che fa riferimento alle belle e brave sorelle Dominga, Enrica e Marta Cotarella, il Convegno moderato lo scorso 17 Dicembre da Bruno Vespa presso il suggestivo Teatro Mancinelli di Orvieto, è stato tutto incentrato sul tema del “Coraggio”. Un coraggio che fa rima con visione e audacia di pensiero, ardimento, obiettivi, progettualità, abnegazione, sacrificio, resilienza. Sul palco, a tessere la trama di questo file rouge, si sono alternati i volti di chi ha messo grinta e coraggio senza sconti nella propria sfera professionale raggiungendo importanti obiettivi (di)mostrando come la quotidiana perseveranza porti al raggiungimento di grandi risultati.

La sala è il 50% del valore totale di un ristorante, perché il servizio di sala va al di là del piatto sul tavolo: noi ci dobbiamo occupare di luci, ambiente e molti altri particolari affinchè il cliente possa stare bene ” ha sottolineato il primo ospite Denis Courtiade, Direttore di Sala del Ristorante Plaza Athénée 3* Michelin, Parigi; seguiti da personalità di spicco come GIANFRANCO BATTISTI AD Ferrovie dello Stato Italiane; ELISABETTA FRANCHI Stilista e Presidente dell’omonimo marchio; STEFANO BARRESE Responsabile della Divisione Banca dei Territori; Intesa San Paolo;  FEDERICO VECCHIONI AD Bonifiche Ferraresi, LARA GILMORE, ideatrice del progetto Il Tortellante a Modena; LUCA BOCCOLI e la sua storia buia luce;  PAOLO MARCHI Giornalista enogastronomico e Fondatore Identità Golose, GENNARINO MASIELLO Vicepresidente Nazionale Coldiretti; MARCELLO NICETA Ricercatore Medico dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; ENRICO BUONOCORE Fondatore del marchio Langosteria; PADRE IBRAHIM FALTAS, della Curia Custodiale in Terra Santa; FIAMMETTA FADDA Giornalista gastronomica; e persino PEPPER, Robot di Intelligenza artificiale dell’azienda Vetrya che ha fluidamente chiacchierato con Bruno Vespa sottolineando, oltre le proprie abilità e applicazioni pratiche, gli aspetti di relazione e reciprocità umana che una macchina, seppur intelligente, non potrà mai sostituire.

Storie di Vino & INTRECCI di Sala – Marialuisa Piras

L’occhio di bue si è poi spostato sui temi della ristorazione e dell’ospitalità. Come già ribadito dalla giornalista gastronomica Fiammetta Fadda la ristorazione  contemporanea italiana necessita di valorizzare la sala, elemento fondamentale,  per troppi anni dimenticato rispetto alla ristorazione internazionale. Proprio questa criticità  porta alla nascita di Intrecci due anni fa.

Un centro di perfezionamento capace di creare una rete di conoscenza  trasversale volta a preparare giovani a un mestiere antico quanto innovativo, avvalendosi di professionisti formatasi sul campo e con tanto sacrificio.

Sono saliti sul palco del Mancinelli diversi ospiti, come esempio di coraggio e professionalità, volti ad affrontare e fornire nuovi spunti per la sala del futuro. Il dialogo si è aperto con Donatella Tesei, Presidente Regione Umbria, la quale ha espresso totale volontà di promuovere l’Umbria attraverso un lavoro sinergico tra trasporti e turismo enogastronomico.

La parola è poi passata a Anthony Rudolf, Direttore di Sala del Ristorante Per Se *** Michelin di New York che con molta spontaneità ha ricordato i valori dell’accoglienza paragonando ospitalità al cuore e il servizio alla mano.

Due elementi differenti ed essenziali che rendono la ristorazione un’esperienza indissolubile. Cristiana Romito, Direttore di Sala Ristorante Reale *** Michelin, Castel di Sangro, ha portato con umiltà il suo percorso da autodidatta, ricordando quanto il crescere insieme alla squadra sia stato necessario per creare il suo stile di Hospitality. Con Vincenzo Donatiello, Direttore di Sala Piazza Duomo *** Michelin di Alba, è emersa invece l’importanza di spronare i giovani professionisti del futuro attraverso tirocini fuori dalle proprie mura affinchè possano ritornare con una visione internazionale e innovativa.

Un esempio vivente di “Intreccio” è il caso di Stefania Giordano, Direttore di Sala Ristorante Nerua * Michelin di Bilbao, che ci ha raccontato  quanto la sua formazione farmaceutica, poco affine alla ristorazione sia comunque stata utile per studiare gli accostamenti di infusi in sostituzione agli alcolici per un pubblico astemio.

L’importanza di cogliere in pochi minuti il carattere e le necessità dell’ospite per riuscire a cucire un’esperienza unica nel ricordo del cliente, è stata espressa da Beppe Palmieri, Direttore di Sala Osteria Francescana *** Michelin e da Enrico Baronetto, Direttore del Ristorante Alain Ducasse at the Dorchester *** di Londra come monito per le future generazioni. Nel panorama internazionale legato alla formazione erano presenti Meka Kiran Reddy, Direttore AIMS INSTITUTE; Anoothi Vishal Giornalista e Docente di Intrecci Academy in India che con entusiasmo hanno presentato in nuovi progetti e il nuovo centro studi dove si terranno i corsi per promuovere l’Hospitality con la stessa mission delle sorelle Cotarella.

Note A Margine, momento di approfondimento e confronto sulla Sala del Futuro, si è poi conclusa con un pranzo conviviale presso lo storico Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto, in pieno centro storico, dove gli chef Christian Di Asmara (Generi Alimentari Da Panino di Giuseppe Palmieri a Modena) e Ciro Scamardella (Ristorante Pipero Roma) hanno deliziato il palato degli ospiti e relatori. In occasione degli auguri natalizi e dei Panettoni artigianali e al cioccolato dello chef Niko Romito.

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Il bon ton prescrive che i dolci natalizi – panettone, pandoro, panforte, e tutti i mille “pani dolci” della tradizione – vadano mangiati rigorosamente con le mani, per non toccare con il metallo delle posate quello che la simbologia cristiana ci presenta come Pane di Vita.”
(Barbara Ronchi della Rocca)

CHIOSTRO DEL BRAMANTE – 7/8 DICEMBRE

 Il 7 e l’8 dicembre, al Chiostro del Bramante, Stefano Manili -ideatore del servizio di quality delivery Cosaporto, per celebrare il Natale in arrivo organizza due giorni di degustazioni di Panettoni d’Autore in collaborazione con alcuni degli artigiani romani che hanno aderito alla sua rete di distribuzione.

Presso la Caffetteria del Chiostro, le quattro insegne d’eccellenza della pasticceria e dell’arte bianca capitolina – Pasticceria De Bellis (il 7, dalle 11 alle 16), l’Antico Forno Roscioli (sempre il 7, dalle 16 alle 19), il Panificio Bonci e la pasticceria Bompiani nella giornata di domenica, rispettivamente dalle 11 alle 16 e dalle 16 alle 19 – si avvicenderanno contestualmente alla mostra dedicata a Francis Bacon e Lucien Freud.

La degustazione è libera ed è aperta anche a chi visiterà la mostra durante questo fine settimana avendo modo di assaggiare gratuitamente una selezione di panettoni d’autore, acquistarli sul posto oppure ordinarli per riceverli direttamente a casa tramite il servizio di consegna a domicilio di Cosaporto (senza escludere l’idea di inviare un panettone regalo a parenti e amici).

PALAZZO MONTEMARTINI – 14 DICEMBRE

 A Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, nel cuore di Roma, è tutto pronto per dare il via alla stagione delle festività. Sabato 14 dicembre appuntamento “Merry Christmas” al Senses Restaurant & Lounge Bar, un pomeriggio dedicato al panettone artigianale, con una serie di appuntamenti che si susseguono fino agli aperitivi creati per l’occasione e alla cena. Alle 17.00 il via con “tea time”, infusi e tisane, accompagnati da una selezione di piccola pasticceria.

Dalle ore 18.00 è possibile assistere al cooking show dello chef Pasquale Rinaldo del Ristorante D’Amore di Capri nonché presenza fissa al programma La prova del cuoco, accompagnato da Alessandro Tognacci, sous chef del Senses Restaurant & Lounge Bar. Insieme mostreranno al pubblico come servire, decorare e abbinare un panettone artigianale. A seguire, dalle 19.00 alle 20.00, degustazione de il Panettone di Capri, il dolce artigianale firmato dallo chef Pasquale Rinaldo, accompagnato dagli abbinamenti con bollicine e passiti a cura del pluripremiato bartender Riccardo Di Dio Masa che, per l’occasione, ha ideato anche due nuovi cocktail: “American Christmas” con vermut al panettone, bitter martini riserva, bitter orange e ginger beer e “Noel Daiquiri” con marmellata d’arancia amara, bitter chocolate, rum scuro, succo di lime e cannella. L’ingresso all’evento con degustazione: € 20 euro. Per i partecipanti alla degustazione, cena con sconto del 20%.

PASQUALE RINALDO

Pasquale, “Paco” per gli amici, è di Napoli e ha poco più di 30 anni. Ha trascorso la sua infanzia a pasticciare con uova e farina. Quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Aversa (CE), si appassiona allo studio ed inizia, appena tredicenne, la sua “carriera” di giovane cuoco. La voglia di crescita professionale è il leit motiv di tutto il suo percorso. I primi approcci sono con la ristorazione tradizionale campana e la cucina delle massaie. Nel frattempo, si diploma all’alberghiero con il massimo dei voti. Dopo Viaggie confronti con le cucine estere, negli ultimi anni ha collaborato con il ristorante stellato “Sud” di Marianna Vitale, in veste di capo partita ai secondi e con il ristorante dell’Hotel “Radisson Blu” a Roma come capo partita agli antipasti. Dal 2019 è Chef di cucina presso il Ristorante D’Amore a Capri. Dal 2018 Paco è ospite alla trasmissione “La prova del cuoco” in onda su Rai Uno dove glie è stato attribuito il titolo di “Cupido dei fornelli”.

Nasce così, grazie al suo estro, la sua solarità e passione per i grandi lievitati, il primo Panettone made in Capri, un soffice inno al sole, l’aroma degli agrumi e la piacevolezza delle albicocche semisecche al posto dei canditi. IL PANETTONE DI CAPRI sarà presentato in esclusiva a Roma il 14 Dicembre con relativa possibilità di acquisto ad un prezzo speciale per gli ospiti della manifestazione.

BOSCOLO CIRCO MASSIMO – 15 DICEMEBRE

Il Natale è alle porte e tra le strade della Capitale, già addobbate a festa, si sente il profumo inebriante dei dolci lievitati tipici delle Feste. Tra torroni, pasticcini e pandori però, il re indiscusso del focolare domestico, in questo periodo dell’anno, è il panettone. 

Ed è proprio per celebrare questo meraviglioso prodotto artigianale che racchiude in sé tutto il calore della famiglia riunita intorno alla tavola per il Natale, domenica 15 dicembre – dalle 11:30 alle 19:30 – al Boscolo Circo Massimo si terrà Panettone Maximo, il 1° Festival del Panettone di Roma, organizzato dal magazine online MangiaBevi e RistorAgency.

“Panettone Maximo nasce dall’esigenza di dare un palcoscenico ai pasticceri della Capitale che producono artigianalmente il panettone. – spiega l’organizzatore Fabio Carnevali – Il panettone infatti, pur essendo nato a Milano nel ‘500, è il dolce tipico delle feste in tutta Italia e in ogni regione si produce con maestria, secondo un disciplinare che non ammette deroghe. Con questo evento vogliamo appunto dare la possibilità di far conoscere al grande pubblico il panettone prodotto dalle migliori pasticcerie romane, assaggiandolo, acquistandolo o regalandolo ai propri cari”.

Tante saranno le attività in programma per questa prima edizione della kermesse che coinvolgerà adulti e bambini alla scoperta delle migliori produzioni artigianali di Roma in materia di grandi lievitati delle Feste.  Banchi di degustazione, incontri a tu per tu con i grandi pasticceri, talk di approfondimento e un contest mozzafiato che vedrà in gara le migliori pasticcerie della Capitale. 

I Partecipanti

Un incantevole Christmas Market di alto rango con i prodotti tipici per le feste, alcune eccellenze enogastronomiche laziali e l’immancabile presenza di Babbo Natale, che sarà a disposizione dei più piccoli per le foto di rito.

Spazio anche alla beneficenza. Panettone Maximo infatti darà l’opportunità di regalare un sorriso ai pazienti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù grazie alla raccolta dei panettoni da consegnare alla casa famiglia Istituto delle Suore Francescane della Croce del Libano.

All’evento saranno presenti le più rinomate pasticcerie della Capitale con gli artisti dei dolci lievitati che presenteranno, agli ospiti e alla giuria di esperti, le loro creazioni per aggiudicarsi il titolo di “Miglior Panettone di Roma”.

Tra i partecipanti ci saranno Achilli Caffè, Antonini, Barberini, Bompiani, Casa Manfredi, D’Antoni, Gruè, Le Levain, Nero Vaniglia, Panzini (Subiaco), Patrizi (Fiumicino), Pompi e Santi Sebastiano e Valentino.

Gli Show Cooking

Non mancheranno ospiti d’eccezione ed entusiasmanti show cooking ad opera di alcuni tra i più noti pastry chef della Capitale che si cimenteranno, davanti agli occhi degli spettatori, con ricette straordinarie di dolci basate sul gusto e l’aroma inconfondibile del panettone artigianale. 

I pastry chef protagonisti degli show cooking saranno Giuseppe Amato (La Pergola), Marion Lichtle (Il Pagliaccio) e Marco Nuzzo (Imàgo).

Il Contest

Come detto, le pasticcerie presenti all’evento parteciperanno alla competizione che decreterà il “Miglior Panettone di Roma”, in due differenti categorie: panettone tradizionale (secondo disciplinare*) e panettone al cioccolato (tema libero).  

Alla giuria, composta dai più autorevoli esperti del settore, verranno sottoposti dei panettoni rigorosamente senza etichetta o segni di riconoscimento, per ciascun concorrente. Al termine degli assaggi, sarà proclamato il vincitore. 

La Location

Boscolo Circo Massimo è un Boutique Hotel con spazio eventi unico in quanto si sviluppa all’interno del Palatino e delle Mura Romane, proprio di fronte al Circo Massimo. Un vero e proprio museo a cielo aperto nel cuore del Centro Archeologico Monumentale, tra le mete preferite dai romani e dai turisti di tutto il mondo. I corridoi e le pareti della struttura, comprese quelle della Sala degli Eventi, sono patrimonio artistico e culturale del Palatino. Nella Corte principale dove si sviluppa lo spazio esterno, si trova l’abside di Santa Anastasia. La facciata, eretta nel tardo ‘600, funziona come maschera della struttura stessa, quasi un fondale scenografico: su di essa, a coronamento del motivo a oculi che caratterizza il cornicione, si trova la “mano di Cicerone” come ancora viene denominato questo calco in gesso. Il prospetto, in un gioco architettonico di pieni e vuoti, si sviluppa tra le finestre di varia geometria e le due porte laterali, tutte incorniciate a stucco con i gigli farnesiani. L’edificio fu infatti eretto come Monastero annesso alla limitrofa Chiesa di S. Anastasia.

Una location suggestiva, colma di storia, che offrirà l’opportunità a tutti i partecipanti di visitare eccezionalmente la mostra sulla storia della cucina e della gastronomia italiana ideata dal noto chef Rossano Boscolo, proprietario dell’edificio.

I Media PartnerPartner dell’evento saranno alcuni importanti media come Roma Today, MangiaeBevi, Radio Radio, Gusto Sano, Bio Magazine, So Wine So Food e Food Confidential.

Ingresso: 10 euro adulti, 5 euro bambini fino a 12 anni

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Quanto sei buona Roma? Quali sono le tue grandi promesse della ristorazione, quali le tue migliori sale e le tue cantine meritevoli di attenzione; e quali sono i tuoi migliori osti, quelli che (ancora) sorridono e tendono le braccia, dandoti la sensazione di essere tornati a casa? Giovedì 5 dicembre arriva in libreria I Cento di Roma, la guida che racconta le migliori insegne capitoline.

Sono CENTO, sono gli indirizzi Top&Pop di una Capitale in continuo movimento, che apre locali, che investe e continua a credere nel sapore; sono ristoranti e trattorie, indirizzi storici e nuove aperture fotografate per il settimo anno dalla bella guida tinta d’azzurro “I Cento Roma 2020”.

Condottiero di questa armata un serissimo “Pagliaccio”, due stelle Michelin, che ha aperto le porte al pubblico nel 2003 in via dei Banchi Vecchi, nel cuore di Roma, e che è stato capace di rinnovarsi, di aggiornarsi mutando stile, anima e cuore in un percorso contemporaneo che abbraccia sala, cucina,  tecniche  francesi  e  orientali,  materia  prima  italiana e influenze  internazionali, sempre con il tocco distintivo ed incisivo di Anthony Genovese.

Non è un’impresa facile stilare una lista dei cento migliori indirizzi di una città come Roma”, ammettono nell’introduzione gli autori della guida Federico De Cesare Viola e Luciana Squadrilli. “Non solo perché è una città enorme, popolosa e divisa in municipi grandi quanto cittadine; o per lo sterminato numero d’insegne che impone assaggi ripetuti e ragionamenti
attenti. Ma anche perché forse mai quanto nel corso degli ultimi dodici mesi sono state davvero tantissime le nuove aperture, gli avvicendamenti, i cambi di rotte e, ahinoi, anche le saracinesche abbassate. Il risultato è una guida piuttosto diversa da quello scorso anno, con cambiamenti importanti anche in cima alla classifica degli indirizzi Top
”.

COME é IMPOSTATA LA GUIDA

I 100 locali recensiti sono divisi in due sezioni: i cinquanta migliori ristoranti per le grandi occasioni – ordinati in classifica – cui seguono le recensioni di cinquanta trattorie e soste popolari adatte a chi mangia fuori tutti i giorni. Tutte le mete raccolte in questa seconda sezione hanno in comune una fascia di prezzo, al di sotto di 40 euro (prezzo medio calcolato su tre portate, bevande escluse), ma comprendono cucine molto diverse: da quella orientale alla pizzeria (di qualità), dall’osteria fino al bistrot. In questa edizione della guida si contano 24 nuovi indirizzi segnalati, 10 TOP e 14 POP.

Sezione POP – Dalla trattoria alle “stuzzicherie etniche”

In questa sezione si trovano gli indirizzi dove poter tornare ogni giorno, volendo, certi di trovare un luogo che conforta la pancia e lo spirito senza troppo impegno e con un conto che difficilmente sfora i 35-40 euro. Un insieme eterogeneo, dove si ritrovano trattorie d’antan e bistrot contemporanei, enoteche super fornite e pizzerie di tendenza, semplici ma goduriose paninoteche e ramen bar.

L’aria che spira dall’Est – profumata di zenzero, lemongrass e salsa ponzu – ha ormai conquistato del tutto la capitale”, scrive Luciana Squadrilli nell’introduzione. “Ma non per questo l’animo Pop di Roma si
limita a parlare giapponese, tutt’altro. È un viaggio attorno al mondo A/R. Da un lato la pizza, che sia quella sottile e scrocchiarella o quella soffice e gonfia, dall’altro l’amore viscerale per i sapori della tradizione che non molla di un centimetro
”.

Tre esempi per rendere l’idea: Eataly che porta dagli Usa a Ostiense il format Terra, con carne e pesce che dal banco arrivano in tavola passando dalla grande griglia a carbone; a poca distanza Marigold conquista tutti sfornando pagnotte e cinnamon bun (e molto altro) in puro stile nordico; mentre Centocelle si conferma quartiere d’avanguardia popolargastronomica con Legs, nuova avventura dedicata a pollo fritto, patatine e panini firmata dal duo di Mazzo.

Si aggiungono le altre new entry: Doozo, Enoteca La Mescita, Epiro, La Punta Expendio de Agave, Matière Bar-à-vin, Osteria del Borgo, Piatto Romano, Santi Sebastiano e Valentino, Shiroya, Trattoria Popolare L’Avvolgibile e Trattoria Verbano; le altre? Sono da scoprire sfogliando!

LE CLASSIFICA DEI 50 migliori ristoranti di ROMA 2020

l. Il Pagliaccio / 2. La Pergola – Rome Cavalieri / 3. Pascucci al Porticciolo / 4. Idylio by Apreda – The Pantheon Iconic Rome Hotel [novità 2020] / 5. Per Me – Giulio Terrinoni / 6. Metamorfosi / 7. Pipero Roma / 8. Tordomatto / 9. Glass Hostaria / 10. Aminta by Marco Bottega / 11. Enoteca LaTorre–Villa
Laetitia / 12. Retrobottega / 13. ilSanLorenzo / 14. Antonello Colonna Resort & Spa / 15. Enoteca Achilli al Parlamento / 16. Marzapane / 17. Il Tino / 18. Osteria dell’Orologio / 19. Zia Restaurant /All’Oro – The H’All Tailor Suite / 21. Il Convivio Troiani / 22. Salumeria Roscioli / 23. Imàgo –
Hotel Hassler / 24. Osteria Fernanda / 25. Adelaide – Hotel Vilòn [novità 2020] / 26. Barrique Poggio Le Volpi by Oliver Glowig [novità 2020] / 27. Giulia Restaurant / 28. Acquolina – The First Roma Arte / 29. Acciuga / 30. Marco Martini Restaurant / 31. Jacopa [novità 2020] / 32. F’orme
Osteria [novità 2020] / 33. Chinappi / 34. The Cesar – La Posta Vecchia Hotel / 35. L’Arcangelo / 36. Al Ceppo / 37. Armando al Pantheon / 38. Da Rosario all’Albos Club / 39. Livello 1 / 40. Sushisen / 41. Cu_cina Food Roots / 42. La Terrazza – Hotel Eden / 43. Da Romolo al Porto / 44. La Baia / Bistrot 64 / 46. Bunker Kitchen Club [novità 2020]/ 47. Moi [novità 2020] / 48. VyTA Enoteca
Regionale del Lazio / 49. Atlas Coelestis [novità 2020] / 50. Trattoria Sora Lella [novità 2020]

I PREMI SPECIALI

Ogni anno la guida I Cento di Roma premia il lavoro dei ristoratori, assegnando riconoscimenti a chi si è maggiormente distinto nel lavoro in cucina e in sala. Per questa edizione annuale, segnaliamo:
• il Premio “Miglior Ristorante di Roma 2020”, assegnato a Anthony Genovese e al suo Il Pagliaccio;
• il Premio Gin Mare “Cocktail & Cucina”, assegnato a Spazio Niko Romito Bar e Cucina
• il Premio Lavazza “Novità 2020”, assegnato a Idylio by Apreda
• il Premio Salvia & Limone “La dolce vita”, assegnato a All’Oro – The H’All Tailor Suite
• il Premio TartufLanghe “Una grande promessa”, assegnato a Francesco Capuzzo Dolcetta di Marzapane
• il Premio Eataly “Miglior Trattoria di Roma 2020”, assegnato a Trattoria Popolare L’Avvolgibile
• Il Premio Varvello “La cantina curiosa”, assegnato a Aminta by Marco Bottega
• il Premio Sparea “In punta di sala”, assegnato a La Pergola – Rome Cavalieri
• il Premio “Osti che sorridono”, assegnato a Trattoria Pennestri

Gli autori
Federico De Cesare Viola e Luciana Squadrilli
Insiema a loro, hanno collaborato all’edizione de I Cento di Roma 2020 anche Erica Battellani, Marco Castaldi, Salvatore Cosenza, Luca Sessa e Fabio Turchetti.

Ognuno dei cento indirizzi in guida è stato visitato, assaggiando la cucina, testando la cantina e magari chiacchierando con osti e chef (oltre che pagando il conto, naturalmente). Tutto, per cercare di rendere le pagine de I Cento di Roma un’affidabile bussola per chi vuole scoprire le mille facce dell’enogastronomia cittadina.

EDT
144 pagine | € 10,90 / In libreria dal 5 dicembre / ISBN 978-88-5925-861-2

Info e approfondimenti su
www.edt.it

Della stessa collana
I Cento di Torino 2020, di Cavallito & Lamacchia e Iaccarino, in libreria dal 21 novembre; I Cento di Milano 2020, di Cappelletti, Corazzari, Pellegri e Porro, in libreria dal 28 novembre

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Vogliamo raccontarvi l’identità del nostro territorio, lo vogliamo fare attraverso SAPERI & SAPORI: un calendario di cene a quattro mani e due pensieri di cucina a confronto, che vuole riportare sulla tavola piatti popolari di una volta e quelli riletti in chiave contemporanea; per raccontare le radici e l’evoluzione del gusto con un menu ogni volta diverso, ma sempre denso di carattere, di saperi e di sapori.

Cava Dé Tirreni, lunedì 2 dicembre 2019: è questa la data del primo appuntamento del ricco calendario di cene-evento a quattro mani che Osteria Nonna Nannina ha stilato per sottolineare il valore della cucina, i legami con la tradizione, il piacere della tavola.

Un denso menu, ogni volta diverso, ma sempre teso a valorizzare saperi e sapori nella loro espressione contemporanea, raccontando una storia di ricette moderne e popolari, e di evoluzione del gusto.

SAPERI & SAPORI sarà dunque un ricco programma di cene a quattro mani e due filosofie a confronto, un percorso immaginato dalla Chef Nausica Ronca, abile, concreta e felice interprete della grammatica della cucina, che sa sommare i sapori sulla base dei saperi creando ogni volta una cucina di nutrimento e conforto.

Nausica, ogni primo lunedì del mese, ospiterà uno Chef diverso per riportare sulla tavola due chiavi di lettura gastronomiche a confronto, piatti di una volta e piatti contemporanei, raccontando le radici del gusto con una storia di ricette d’autore dense di carattere.

Pasquale Rinaldo – Chef del Ristorante D’Amore a Capri – nonché spesso ospite della trasmissione televisiva “La prova del cuoco” di Rai Uno – sarà il primo a tessere con Nausica la trama gastronomica di questa prima grande tela di Saperi e Sapori. 

10 portate, un lungo luculliano menu che annovera alcuni dei must degli chef, dalla “Polpetta della nonna” di Nausica Ronca alla “Caprese sbagliata” di Pasquale Rinaldo, dalla “Carbonara agli agrumi” allo “Stinco di maiale su crema di ceci di Cicerale e cicoria piccante scottata”, per poi chiudere, già godendo delle feste, con “Il Panettone di Capri*” e la “Zeppolina fritta ripiena di ricotta di  bufala e torrone di mandorle al concierto”.

Il percorso degustazione di questa prima cena-evento è così composto:

  • Petalo di carciofo e mousse di ricotta al limone  – Chef Pasquale Rinaldo
  •  Cannellone ripieno di verza e patate su crema di fagioli di Controne e sbriciolata di pomodorini secchi  – Chef Nausica Ronc
  • La caprese sbagliata  – Chef Pasquale Rinaldo
  • La polpetta della nonna  – Chef Nausica Ronca
  • Carbonara agli agrumi  – un must dello Chef Pasquale Rinaldo
  • Risotto mantecato al blue di Jersey e radicchio – Chef Nausica Ronca
  • Guancia di bufala e friarielli al forte – Chef Pasquale Rinaldo
  • Stinco di maiale su crema di ceci di cicerale e cicoria piccante scottata Chef Nausica Ronca
  • Il panettone di Capri – Chef Pasquale Rinaldo
  • Zeppolina fritta ripiena di ricotta di bufala e torrone di mandorle al concierto – Chef Nausica Ronca

Durante la serata sarà possibile acquistare in esclusiva il “Panettone di Capri” ad un prezzo Riservato agli Ospiti

Posti limitati

Il Costo del menu è di 50,00 euro comprensivo di percorso degustazione con i Vini dell’Azienda Vitivinicola Verrone.

INFO E PRENOTAZIONI 089341190

Via Pietro Formosa , 14 – Cava de’ Tirreni (SA)

In allegato Press kit: Cs, Foto e Locandina

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Il BVLGARI HOTEL Pechino conquista la prima Stella Michelin nella Guida PECHINO 2020, presentata ieri 28 novembre.

La prima volta volta non si scorda mai, è per questo grande l’orgoglio di Bvlgari Hotels & Resorts di annunciare che  Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino, è stato premiato con una stella Michelin durante la cerimonia di presentazione della Guida Michelin che svolta ieri a Pechino, 28 Novembre.

La stella Michelin a Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino segue la stella Michelin conquistata a settembre da Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai che aveva già ottenuto il riconoscimento l’anno precedente a soli tre mesi dall’apertura del Bvlgari Hotel.

Niko Romito è uno dei pochi chef in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento dalla guida Michelin sia nel suo paese che a livello internazionale. Silvio Ursini, Bvlgari Group Executive Vice President,  ha commentato: “Siamo contenti di ricevere questo importante riconoscimento dalla Guida Michelin che ha premiato non solo le competenze del nostro team a Pechino, ma anche l’innovativa  partnership tra il brand Bvlgari e Niko Romito, con il quale condividiamo la stessa filosofia e lo stesso approcio all’hospitality di lusso.

Niko Romito. La sua storia è affascinante e d’ispirazione per molti. Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, in soli 7 anni ha
conquistato 3 stelle Michelin.
Ha cominciato a Rivisondoli, nell’ex pasticceria di famiglia,
divenuta trattoria, e nel 2011 ha trasferito il Reale a “Casadonna”, in un ex monastero del ’500 a Castel di Sangro che gestisce con la sorella Cristiana Romito ed un appassionato Team.
Attraverso una ricerca incessante e con uno spiccato approccio imprenditoriale, Romito percorre la strada dell’essenzialità, dell’equilibrio
e del gusto.
In poco tempo ha saputo creare un linguaggio gastronomico incisivo e personale, fortemente identitario, inserendolo in un sistema complesso
in cui coesistono alta cucina, format di ristorazione diffusa, formazione superiore e prodotti per il consumo domestico.

Chef Niko Romito, entusiasta di questo prestigioso risultato,
ha dichiarato: “Questo è uno straordinario risultato per l’intero gruppo e premia il lavoro che stiamo facendo a Pechino e in Cina, ma soprattutto è il riconoscimento e il consolidamento del progetto globale  iniziato con Bvlgari nel 2017 per portare l’autentica cucina italiana nel mondo. La stella Michelin de Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai, a soli pochi mesi dall’apertura, insieme alla stella che da oggi brilla su Il Ristorante – Niko Romito a Pechino, testimoniano che la cucina italiana affascina e sorprende a tutte le latitudini. Questa è la mia più grande soddisfazione e lo affermo come uomo e come cuoco profondamente italiano”.

Il menù speciale, fedele alla filosofia dello chef, improntato alla semplicità, sintesi e ricerca del gusto, stabilisce un vero e proprio “codice” della cucina italiana contemporanea che esprime al massimo la cultura, l’eleganza e lo spirito vitale del ‘Made in Italy’.


A partire dalle ricette tradizionali, il menù approda a una reinterpretazione aggiornata e al contempo fedele dell’autentica tradizione italiana.
L’Executive Chef al Bvlgari Hotel Pechino è Marco Veneruso, al timone della brigata dal 2018. Prima di trasferirsi in Cina lo chef ha dedicato la sua vita a studiare e a perfezionare la cucina della sua terra lavorando con alcuni dei più talentuosi chef stellati in Italia.

La collaborazione tra Bvlgari Hotels & Resorts e Niko Romito è iniziata due anni fa in occasione dall’apertura del Bvlgari Hotel Pechino,
il 27 Settembre 2017. Con questo riconoscimento la collezione Bvlgari Hotels & Resorts arriva a un totale di 4 stelle Michelin per i ristoranti a Pechino, a Shanghai, con entrambi i ristoranti, Il Ristorante – Niko Romito e il Ristorante Bao Li Xuan, e a  Tokyo con Il Ristorante – Luca Fantin.

“Il Ristorante – Niko Romito”, rappresenta una collaborazione unica tra Bvlgari Hotels & Resorts e lo chef tre stelle Michelin per il suo ristorante Reale in Abruzzo. Il Ristorante – Niko Romito è attualmente presente
nelle proprietà di Dubai, Pechino, Shanghai e Milano e si caratterizza per un nuovo concetto gastronomico studiato ad hoc per Bvlgari Hotels & Resorts.

Bvlgari Hotels & Resorts Location straordinarie immerse armoniosamente nelle aree in cui sorgono, design contemporaneo creato dallo studio di architettura Antonio Citterio Patricia Viel e un servizio impeccabile sono gli elementi chiave che caratterizzano la collezione Bvlgari Hotels & Resorts.Ogni albergo è concepito come un tributo all’eleganza, il design Italiano
è declinato nel rispetto della cultura locale e la cura dei dettagli è di primaria importanza.La collezione Bvlgari Hotels & Resorts rispecchia lo stile italiano Bvlgari in ogni suo aspetto: il design unico, la filosofia di cucina contemporanea e sofisticata e l’approccio esclusivo al benessere convogliano in ogni proprietà il glamour senza tempo e la grande eredità del brand.
La collezione Bvlgari Hotels & Resorts comprende tre alberghi nelle
destinazioni iconiche di Milano, Londra e Bali e si è recentemente arricchita con le proprietà di Pechino e di Dubai. Il Bvlgari Hotel Shanghai è il sesto gioiello della collezione mentre altri tre sanno aperti tra il 2020 e il 2022 a Mosca, Parigi e Tokyo.
Bvlgari Bvlgari nasce come gioielleria nel 1884 a Roma. La sua fama d’eccellenza Made in Italy, di maestria artigianale e magnificenza orafa cresce ben presto, sino ad oltrepassare i confini nazionali. Oggi, il successo internazionale dell’azienda ha raggiunto nuovi traguardi e Bvlgari è
all’avanguardia globale nel fornire un’ampia gamma di prodotti e servizi di lusso che vanno dall’alta gioielleria e gli orologi agli accessori, ai profumi e agli hotel, con una vasta rete di boutique nelle zone più esclusive al mondo.
Dal 2011,  Bvlgari fa parte del Gruppo LVMH.

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Lo definirei un “secret place in vetrina” dal sapore newyorkese quello proposto dal giovane ed intraprendente chef Gianfranco “Anko” Cancelli.

In questo nuovo spazio non convenzionale su Viale Regina Margherita (Roma) niente pane a tavola, nessun menu, solo una busta con la ceralacca e un lungo percorso degustazione figlio dell’estro dello chef che intreccia e riformula piatti e sapori ispirati all’Oriente.

Ne deriva una cucina estrosa, istintiva, audace, una proposta gastronomica in continuo mutamento, sperimentale, che prende spunto dal vissuto di Gianfranco, messa a punto con tecnica e conoscenza delle materie prime; nota di merito alla cottura di pesci e molluschi.

Una cucina comunicativa e comunicata, interessante dal punto di vista delle premesse, che deve ancora trovare la centratura sull’intensità del sapore di alcune portate, ma che ci ha lasciato con buone promesse soprattutto per i richiami artistici e contemporanei, che ispirano impiattamenti che giocano con “cibo in scatola”, ipad, street food e packaging in cartone per la pizza da asporto che contiene, citando il surrealismo di Renè Magritte (“Ceci n’est pas une pipe”), “una pizza che non è una pizza”.

Lontani dalle ridondanze e dalle sovrastrutture architettoniche, il carattere di Anko si esprime attraverso linee essenziali e scelte stilistiche ben studiate, pensate e volute da GianfrancoRiccardo Di Salvo, già proprietario e padrone di casa del SambaMaki, insegna nippobrasiliana, con cui Anko divide spazi e locali.

Il civico 168 di Viale Regina Margherita diviene quindi la porta d’accesso di un ambiente che racchiude in sé più anime unite dalle tinte scure delle pareti, legno chiaro per i tavoli, neon fluorescenti, pentole di rame e nude mise en place.

Il pensiero di “cucina” è di Gianfranco, 25 anni, originario di Sora ma “gitano nell’animo” che, animato dalla grande passione della cucina, ha viaggiato in vari paesi del mondo per apprenderne tecniche e tradizioni.

Torino e la Sardegna le sue prime tappe, poi a 19 anni un periodo trascorso a Londra “a sfilettare migliaia di tonni rossi del Mediterraneo”. Quindi Milano, la Russia e ancora Roma, l’interessante esperienza in Tunisia con le sue aste del pesce, Capri, e l’ultima significativa tappa in Giappone per seguire i corsi dell’Accademia Culinaria TSA (Tokyo Sushi Academy).

Il risultato di questo giro del mondo?

Nei miei piatti c’è un pensiero fisso, la volontà di non essere classico. Ho una certezza che mi guida nel processo creativo: so bene cosa non voglio essere! Darò sempre la priorità all’istinto, guidato dalla mia curiosità”.

Gianfranco ha scelto una brigata affiatata che lavora con gesti così sicuri da aver reso la cucina un luogo silenzioso. Anko non segue schemi classici, né in cucina né in Sala. Anko deve essere vissuto senza condizionamenti perché non ha regole, è smart, frizzante, irriverente. Anko è il suo tavolo sociale dalla forma quasi circolare per essere ancora più sociale: la cucina è a vista, il servizio veloce, la successione ogni volta nuovi.

Anko – A New Kitchen Order

Viale Regina Margherita, 168 – Roma

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“Pepe in grani”, a Caiazzo (Caserta), è una scatola magica staccata dal tempo, un luogo antico, moderno, di viva bellezza, memorabili sapori vestiti dal piacere dell’accoglienza a tutto tondo. A questo antico palazzo in pietra del ‘700, oggi consacrato alle filosofie della pizza, si accede da uno stretto e scosceso vicolo.

E’ domenica. Piove. Sono le 16. Mentre scendo i gradini, scivolando, mi faccio largo tra un fiume di persone che, come salmoni controcorrente, continuano a risalire piano verso il Corso principale. Varco la soglia . Franco Pepe è impegnato a discutere di nuovi progetti sostenibili. Instancabile maestro artigiano, dopo avermi abbracciato, mi invita a sedermi a tavola; mi porta un “calzone alla scarola” fumante, mi versa lacqua, la conversazione prende un altro ritmo: computer e macchina fotografica ora sono spenti; come lui ha deciso. Quei segnali per me sono chiari. Esplicitano una voglia di umanità, un racconto conviviale dell’uomo prima ancora del Maestro Pizzaiolo.  

Da lì in poi è stato tutto un crescendo, un lungo e articolato racconto che ha toccato tutte le tappe di un’escalation di fama (e fame) di calibro mondiale, passando agilmente tra le considerazioni tinte d’amaro sulla moderna comunicazione, svoltando per la lucida edificazione di un “concetto di pizza” e per la stratificazione, anche strutturale, di un’offerta sempre più dettagliata e pensata per l’ospite, non per il cliente.

Un pensiero, quello di Franco sulla pizza, sempre più evolutivo e volto al benessere, un pizza che è ricerca e accoglienza, sempre più forma e contenuto, ambasciatrice di territori, di qualità senza compromessi e di scioglievoli emozioni impastate a mano.

Alle 18 andavo via, pioveva ancora.
 

La prima domanda la fa lui a me, in contropiede: “Come viene percepita la mia immagine fuori?”

Penso e rispondo. “La tua è un’immagine seria e solida. Io ti definirei il Professore o il Pensatore della Pizza. Perchè con te il “Concetto Pizza”, lo sguardo sulla pizza, ha trovato un’altra via di espressione, più intellettuale, più pensata, l’hai come nobilitata, senza sfarzi o forzature. Hai poi costruito questa casa per la pizza, hai destinato un luogo a ogni cosa, pensando all’occhio di chi sarà ospitato, al sapore che proverà chi avrà assaggiato, al panorama di chi guarda, ai materiali, alla musica, ai dettagli per chi osserva; hai pensato a ricreare una nuova comunità avvolgendola tra le mura di pietra viva di questo piccolo borgo. Una scommessa sul futuro.”

Ai Pizza Awards Italia 2019, assegnati al centro congressi La Nuvola di Roma lo scorso 11 novembre da una giuria di 200 giornalisti gastronomici, il tuo “Pepe in Grani” si conferma al vertice del movimento pizzaiolo italiano conquistando ben 4 premi. Sei Ambasciatore del Gusto, primo al mondo sulla guida Where to Eat Pizza nel 2016, e per i successivi tre anni al vertice della 50 Top Pizza, e la lista di riconoscimenti è ancora lunga: chi è oggi Franco Pepe? Il successo ti ha cambiato?

“Io non mi aspettavo quello che è successo. Quello che esce fuori è il lavoro che faccio, ma io sono rimasto Franco Pepe che hai conosciuto sette anni fa. L’evoluzione del prodotto è cambiata, le idee di Franco Pepe sono cambiate, ma Franco Pepe è rimasto lo stesso. Per esempio, a Caiazzo ogni mercoledì c’è il mercato e c’è un banco dove andavo a comprare quando non avevo molti soldi; ecco, ogni mercoledì io ancora oggi vado a comprare qualcosa da quei ragazzi, ci prendiamo il caffè. E’ un gesto che mi riporta indietro, e ritrovo me stesso. Ho bisogno di quei momenti, dei profumi di una volta.”

(Si ferma e riprende) “A volte faccio fatica, la comunicazione ha svolto un ruolo forte nell’evoluzione del prodotto pizza, ma non deve essere tutto. Io, quando lavoravo con papà, ricordo che nessuno faceva recensioni sulle pizzerie. Tutto questo non esisteva. Ancora oggi preferisco che sia il cliente a dirmi cosa pensa della mia pizza prima o dopo aver pagato il conto.” 

Cos’è successo poi?

“Il primo a parlare di me fu Veronelli per le Cantine Terre del Principe, mi chiese una pizza da abbinare e io decisi per il calzone alla scarola, il calzone di papà (qui la sua voce flette emotivamente). Dopo 20 giorni mi chiamarono da Verona (si riferisce al Vinitaly) perchè c’erano 3 pagine su di me. Da lì è iniziato il mio percorso.

Melizzano con Cortese e i pizzaioli, 2014 Jonathan Gold (Premio Pulitzer al giornalismo gastronomico nel 2007, leggendario food writer, recentemente scomparso) che stava seduto lì (e indica un angolo). Mi chiama Faith e mi dice che è un Premio Pulitzer. Lui ha scritto per 3 giorni, un tipo chiuso, se ne stava lì, ordinava e scriveva, ha pagato, è andato via, poi scrisse: “forse ho mangiato la miglior pizza del mondo”; da lì sono arrivati gli americani. E poi Daniel Young. Io venivo da un evento con Nino Di Costanzo, ed ero con Luciano Furia. Lo incontrammo tardi. Mi disse, “abbiamo fatto a 1100 esperti la stessa domanda, tu sei stato il più votato, la tua è la migliore pizza del mondo”. 

Cito, per onore di cronaca; tratto da Where To Eat Pizza (Daniel Young, Phaidon, Aprile 2016): “Franco Pepe is the great artisan of Italian pizza. His hands give life to a fluffy, spongy and light dough. The texture is a real work of art and the ingredients are of the highest quality. It results in a perfect pizza that’s tasty and easy to digest.

Si sono accesi riflettori. E innescate tutte le conseguenze.

“Si è creata una crisi. Dopo questi anni oggi noto una cosa. Nell’ambiente pizza si è modificata, si è perso qualcosa. Non ci si chiama più per dirsi andiamo a provare un pomodoro. La pizza è stata scippata al pizzaiolo, la comunicazione è pressante. Nessuno è più libero di sbagliare. La pretesa è altissima. Io non mi posso permettere di sbagliare una pizza. Io non voglio essere né primo né secondo. Io voglio essere il pizzaiolo dei miei ospiti. Sono arrivato perchè ho lavorato, abbiamo lavorato, e siamo stati ripagati io, i miei figli. Non ho mai pagato nessuno per un articolo, questa è la mia casa, la offro a chi voglio, agli amici. Le mie parole sono nei piatti. I tributi alla mia margherita sbagliata mi arrivano da tutto il mondo ed è bellissimo. Oggi manca la vera condivisione tra noi pizzaioli campani. Questo per me è un gran dispiacere.

Come ti difendi?

“Devi sapere che dopo le premiazioni, per far sì che nessuno potesse dire che le classifiche aumentino il fatturato, ho diminuito di 100 unità le prenotazioni. Io ho iniziato con 7 ragazzi, oggi ne ho 42 solo qui. Lavoro sul mio blend di farine anche di domenica. Ho chiesto quanti coperti devo fare?, poi ho tirato una linea perché devo salvaguardare me stesso. E pensare all’ospite. E continuare a creare, a studiare.”

Ci alziamo e mi porta in tour. Il nuovo dehor è una compenetrazione tra esterno e interno. Si ha la sensazione di mangiare all’aperto, con la grande vetrata verso le valli caiatine. Poi ancora su, salendo, la nuova Sala Belvedere, per la bella stagione o per un chiaro di luna. Le camere, l’arredamento caldo ed essenziale, la Sala Degustazione e “il Tavolo vista forno, il più gettonato”; circolare, con un vetro nel centro che guarda dritto la bocca del forno. Poi l’ultima stella, Authentica

Ricavata nell’ultimo ambiente a disposizione del palazzetto, si presenta con un unico tavolo per 8 persone, un banco di lavoro per il pizzaiolo e un forno. Uno schermo, oggetti personali e vari, ognuno con una storia, e una grande foto in bianco e nero in pizzeria con papà. Parte Diana Krall in sottofondo. Parlami di lei.

“Qui c’è Tutto quello che può servire in una pizzeria di 8 persone. Io voglio far passare questo concetto. E non è quello che di trasformare la pizzeria in una pizzeria “stellata” authentica, è che questo è un luogo di Franco. Dove racconto me stesso. E vivo l’evoluzione di un’offerta al cliente che va dalla pizza al libretto, passa per le degustazioni, e arriva fino ad Authentica e alle collaborazioni con le stelle della cucina. L’offerta, l’ esperienza è diversa, l’impasto è lo stesso per tutti: è questa l’evoluzione.”

Come si può essere uno degli otto? Che succede durante la serata? 

“Il cliente ci manda le sue preferenze, poi siamo noi che assembliamo il tavolo di Authentica che è un vero tavolo autentico, io qui mi spoglio di tutto, qui c’è il vero pizzaiolo Franco Pepe, quando tu ti alzerai di lì conoscerai Franco Pepe. Sono tre ore in cui io mi racconto. Oggi esiste tanta comunicazione superflua, qui non esistono mediazioni, esisto solo io, un forno, la pizza e loro. Questo è un tavolo vero. In cui io mi racconto senza filtri. E’ una grande sfida, non so mai chi siederà al mio tavolo e quali sono le domande che mi faranno.”

Comunicare la completezza di un progetto attraverso se stessi e gli altri. E Authentica Stellata è lo step successivo?

“Authentica Stellata è un progetto che ho ideato e fortemente voluto per vivere e raccontare l’arte della pizza in modo inedito, esclusivo. Da quando è nata, nel dicembre 2017, Authentica ha catturato l’attenzione dei miei amici chef.  La prima serata sarà il 30 Novembre con Nino Di Costanzo, pura creatività e divertimento, preludio di una lunga serie indimenticabili serate. Da questo fine novembre 2019 infatti arriveranno in Authentica i più importanti amici chef italiani e internazionali, che si alterneranno con me al banco della pizzeria più piccola del mondo per un’esperienza unica. Ci saranno Chicco Cerea, Antonino Cannavacciuolo, Heinz Beck, Pino Cuttaia, Moreno Cedroni, Don Alfonso Iaccarino; la lista è lunghissima (qui per conoscerla).

La tua ricerca e voglia di sperimentare non si ferma. Ho letto del menu funzionale, in cosa consiste e da dove parte lo studio?

Offerta e ricerca. Ho lavorato in team con una biologa nutrizionista, la Dott.ssa Michelina Petrazzuoli. Il menu funzionale è a disposizione di ogni cliente, è basato sulla dieta mediterranea e sul concetto che una pizza non si possa mangiare più di una volta a settimana senza problemi. Quindi abbiamo fatto una selezione, scomposto la pizza, esaminato ogni aspetto nutrizionale e nutritivo. Abbiamo ridotto i carboidrati del panetto, bilanciandoli con lipidi e proteine e rapporti nutraceutici, calcolando anche che il calore della pizza riduce i valori nutrizionali delle erbe spontanee dei condimenti. Abbiamo riportato le tabella dei valori, gli apporti calorici, gli allergeni e gli abbinamenti consigliati. Tutti i miei studi sono nei miei piatti di tutti i miei clienti. La pizzeria è un luogo per tutti.

E il cornicione?

“Ecco. Cornicione, canotto sì, canotto no, io mi sono messo in discussione guardando il problema da un’altra angolazione, e facendo una riflessione: il cornicione sono solo carboidrati con il rischio dell’innalzamento dell’indice glicemico, spesso vengono lasciati nel piatto, come possiamo diminuire i cornicioni buttati? Quindi abbiamo creato un dressing nostrano che va a riequilibrare i carboidrati del cornicione. E scompaiono i cornicioni!” 

Cornicione funzionale. L’evoluzione della scarpetta legittimata dalle regole stesse dell’alimentazione. Geniale. Dico io. “Questo è un valore aggiunto a tutto il percorso che ho fatto con la pizza.” Dice Lui.

Parliamo di sperimentazione sul sapore. Nel segno del fusion, del multiculturalismo gastronomico e del gourmet tutto è permesso, purché si rispettino i canoni della qualità e del sapore. Pollo, ananas, fantascienza per i puristi del genere, c’è una pizza che ti sei stupito di fare e pensare?

“Pollo e patate”. Che è una pizza per me, che non metterò in menu. Mi piace il pollo al forno con le patate. L’ho pensata per riportarne il sapore e piacevolezza sulla pizza. Una base di crema di cipolle di Alife, quenelle fredda di pollo al forno disossato, un pizzico di peperoncino, patate croccanti e rosmarino fresco.

Suprema. Io adoro il pollo. E l’ananas? 

“Quella è stata una sfida, ci ho pensato, riflettuto, ho cercato di capire come potesse esistere su una pizza, magari giocando sulle acidità. Poi l’ho fatta ma non te la dico, la devi tornare ad assaggiare.”

To be continued…

PEPE IN GRANI – Vico S. Giovanni Battista, 3 | 81013 Caiazzo (CE) Italia
Coordinate GPS 41°10’38.0°N 14°21’56.6°E
Telefono +39 0823 862718 – info@pepeingrani.it

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Roma accoglie tre nuovi Brunch domenicali (combinazione Breakfast e Lunch) per prolungare il piacere del lento risveglio: Da quello principesco nei saloni del ristorante Sorelle Fontana del Grand Hotel Plaza, a quello freestyle dal sapore londinese del Blid Pig a San Giovanni, passando per i pancakes e le idee strapazzate di Iacopa Caffè a Trastevere.

Tre nuove occasioni a tavola o al bancone, da condividere in coppia o con gli amici, prendendosi un momento per raccontarsi la settimana trascorsa e progettare quella futura.

Parliamo del Brunch della Domenica, Ibrido gastronomico di derivazione anglosassone, che porta con sé l’idea (o la bella illusione) che si possa prolungare il tempo del risveglio attraverso il gusto, con una tavola imbandita e libera, che passa agilmente, lontana da latte e cornetto, dalle gioie di soffici pancakes con sciroppo d’acero alle uova strapazzate e bacon fino alle zuppe, i primi, i secondi arrosto, gli hamburger e i bagel con il salmone interpretati con guizzo da #chef. E poi ancora frutta e dolci, fiumi di caffè, estratti detox, succhi di frutta e freschi cocktails d’autore.

Grand Hotel Plaza di Roma in via del Corso

Al Grand Hotel Plaza di Roma è in arrivo un calendario ricco di appuntamenti e novità per gli ospiti e per il pubblico romano e internazionale che inizia oggi, Domenica 24 novembre, con il brunch, dalle 13.00 alle 16.00, nel Salone Mascagni, aperto agli ospiti e al pubblico tutte le domeniche, sino alla fine del mese di marzo.

Lo chef Umberto Vezzoli, oltre ai piatti tipici del brunch domenicale come il salmone affumicato con insalatina di rucola e uova strapazzate o le omelette cucinate sul momento con verdure ripassate, proporrà un’esperienza di benessere per uno stile di vita sano conquistato attraverso le radici ricche di proprietà benefiche, provenienti da varie parti del mondo.

Non mancherà l’angolo del pasticcere con proposte che vanno dal crème caramel alla mousse di cioccolato e lamponi. (€66 a persona). Inoltre, sarà possibile ordinare un primo e un secondo piatto a scelta dalla cucina e, in accompagnamento, la selezione della cantina e le centrifughe detox.

Per informazioni e/o prenotazioni: Grand Hotel Plaza www.grandhotelplaza.com tel. 06.67495 mail: Fbmanager@grandhotelplaza.com Via del Corso 126, 00186 Roma

Blind Pig a San Giovanni

Ritrovarsi a Londra in una domenica romana. Avere voglia di atmosfera e di Brunch, quello di Blind Pig. Aprire un portone verde scuro e respirare la cura nell’arredo della nuova generazione speakeasy. Pavimento a tappeto, disegni romboidali, rivestimenti in caramica diamantata, boiserie perimetrali e una carta da parati by Versace vi accolgono in un’atmosfera particolare e raffinata.

Una lunga bottigliera corre lungo tutto il bancone e rappresenta la vera anima del locale: un cocktail bar basato sull’Old English Style ben rappresentato dall’ insuale portone di ingresso verde. Qualità nel bicchiere, sempre, di notte e di giorno; a cura dei Bartender Mattia Ria e Egidio Fidanza; lunghe sedute per ordinare quesadillas, insalate, club sandwich e crostini, bagel e formaggi.

Il Gioco è facile. E’ domenica, sono le 12 e fino alle 16 è possibile scegliere tra Tre formule al costo di 13 euro:

  • Soft Brunch: bagel al salmone, crostini al formaggio fresco con avocado, uova e formaggio, funghetti trifolati insalata mediterranea;
  • Ciccio Brunch: Blind burger, insalata di cavolo, toast uova e bacon, funghetti trifolati, patatine fritte, selezione di formaggi;
  • Veggie Brunch: quesadillas veg, insalata greca, crostini, caprese di bufala, funghetti trifolati, cipolla caramellata, quinoa.

C’è anche un Bimbi brunch (13 euro) con un menu che varia ogni domenica.

Se proprio non volete farvi mancare nulla, sarà inoltre possibile ordinare nuggets di pollo, veg mix e patatine fritte (da 4 a 6 euro); dolci del giorno (5 euro); ed, ovviamente, i drink da 4 a 8 euro a scelta fra soft drink (4), birra (5) vino calice (5), cocktail (6/8).

Blind Pig, via La Spezia 72 Roma. Tel. 06 8775 0714

Jacopa Caffé a Trastevere

Il Brunch di Jacopa Caffè è un’idea divertente e curata, con proposte con materie prime per lo più bio o provenienti da artigiani che prediligono un lavoro etico e sostenibile.

La domenica, dalle 11.30 alle 14.30 nel neo nato spin off di Jacopa Trastevere è possibile scegliere fra piatti dolci e salati pensati anche in chiave vegetariana che variano in base alle stagioni.

Il Pane è di Bonci; il burro e le confetture di Jacopa, lo Yogurt di Pecora, cereali e miele; ci sono anche i Pancakes con al frutta di stagione e lo sciroppo d’ acero. E poi due variazioni di uova, come l’Uovo morbido, funghi e spuma di parmigiano e le Uova strapazzate con formaggio e erba cipollina, con pancetta croccante, a doverosa richiesta.

Poi una pasta, una zuppa e un secondo e tre diverse insalate che vanno incontro a tutte le esigenze alimentari. Una carta di Bloody Mary è stata creata ad hoc per il Brunch. Chiudono i dolci e, per gli amanti degli Specialty Coffee, i caffè d’autore del Modbar della Marzocco.

https://www.jacopa.it/ – Via Jacopa de’ Settesoli, 7, 00153 Roma RM

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L’Alleanza Slow Food dei Cuochi compie 10 anni e si pone come nuovo obiettivo diventare motore del cambiamento contro la crisi climatica. Una sfida che va dal sostegno alla biodiversità locale a quella dei piccoli produttori, passando per un nuovo attivismo del cuoco.

E’ ancora possibile giocare un ruolo cruciale contro l’attuale crisi
climatica, sensibilizzando gli avventori della propria osteria o ristorante attraverso l’esperienza diretta? Facendo gustare ai propri ospiti il piacere di un buon piatto che non pesi sull’ambiente e che ripaghi il lavoro di chi ne ha prodotto gli ingredienti?

E’ questa la nuova sfida dei cuochi dell’ Allenanza Slow Food che, in ogni angolo del mondo hanno l’occasione quotidiana di raccontare concretamente, cucinando con passione e ragione, che piccole scelte possono davvero portare a grandi mutamenti. 

E così si sono riuniti a Bologna, presso FICO Eataly World, oltre 100 protagonisti italiani dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi, il progetto nato 10 anni fa per sostenere i produttori di piccola scala custodi della biodiversità. L’Alleanza riunisce circa 1.100 cuochi di osterie, ristoranti, bistrot in 25 Paesi del mondo, che si impegnano a utilizzare ogni giorno nelle loro cucine i prodotti dei Presìdi Slow Food, dell’Arca del Gusto e dei loro territori. I rappresentanti della rete italiana (che conta oltre 500 cuochi in tutta la penisola) insieme ad alcuni esponenti da Francia, Sudafrica e Bielorussia, accolti da Francesco Sottile del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia e da Massimo Macchitella, Responsabile Small Business UniCredit, si sono confrontati sugli ingredienti di quella che potremmo definire la ricetta per il cambiamento (ambientale e climatico) secondo Slow Food.

Questi i Punti:

  • impatto della ristorazione sul clima e sostenibilità delle scelte di approvvigionamento a partire dalle filiere più impattanti, ovvero quelle della carne e dei latticini;
  • sostegno ai produttori locali di piccola scala, dei Presìdi Slow Food e dei prodotti dell’Arca del Gusto del territorio;
  • consapevolezza del ruolo centrale del cuoco come educatore e attore protagonista di una comunità locale che ruota intorno ai produttori/fornitori e ai cittadini/clienti;

«Ogni giorno incontriamo centinaia di persone e grazie ai nostri piatti abbiamo la possibilità di piantare un piccolo seme di consapevolezza e cura nei confronti della nostra salute e del nostro Pianeta. È di fatto un’attività di divulgazione e di educazione rivoluzionaria che il cuoco svolge naturalmente, semplicemente spiegando le proprie scelte a partire dal gusto e dalla convivialità» ha raccontato Gabriella Cinelli, del ristorante Villa Adriana di Tivoli, Rm, che grazie alle attività di formazione per gli studenti e i suoi clienti, ha unito la tradizione della sua famiglia con la passione per l’insegnamento.

A sostenere la testimonianza di Gabriella anche Christian Borchi, della Locanda Antica Porta di Levante di Vicchio, Fi, per cui nel supportare i produttori di piccola scala del proprio territorio va oltre la fornitura: «I cuochi sono un collante del territorio, facendo rete tra di loro e con i produttori, aiutandoli nella logistica e nel miglioramento dei prodotti, da un punto di vista della tecnica di trasformazione e della qualità organolettica, ma anche per migliorare il vissuto quotidiano di contadini, allevatori e artigiani, tra i quali moltissimi sono giovani e hanno voglia di sperimentare». A fargli eco anche Juri Chiotti, giovane chef stellato nel suo locale a Cuneo che per riconnettersi con le sue origini ha realizzato Reis, ristorante a Frassino, Cn, intorno al quale ha costruito una Comunità Slow Food insieme ai produttori della Val Varaita: «Il ristorante è il punto di riferimento di un percorso di avvicinamento tra cucina, agricoltura e allevamento che coinvolge i produttori delle borgate, quelli storici e quelli che come me stanno sposando questo progetto».

Il clima è servito.

Qual è il ruolo del cuoco nei confronti della crisi climatica e
quali azioni può mettere in atto per ridurre l’impatto ambientale
della propria attività?
A queste domande ha risposto Indaco2, società di consulenza composta da esperti in sostenibilità e comunicazione ambientale, ha condotto
mettendo a confronto l’impatto del ristorante Les Résistants,
nel quartiere République di Parigi con una realtà che propone un
menù “climate-friendly”, con un ipotetico locale che propone un menù identico ma che opera scelte di acquisto convenzionali.
«I risultati sono sorprendenti» hanno raccontato Elena Neri e
Riccardo Pulselli, di Indaco2. «Nel confronto con il ristorante che propone lo stesso menù, l‘impatto di chi sceglie fornitori sostenibili è inferiore del 50% rispetto a quello di chi fa ristorazione rifornendosi presso produttori convenzionali. Il confronto è poi schiacciante (impatto 4,5 volte minore) se viene effettuato con un ristorante che propone un menù diverso da quello de Les Résistants, più ricco di piatti a base di carne e latticini e che non presta attenzione a evitare sprechi in cucina e in sala».
«Il mio obiettivo era creare un’impresa sostenibile, attenta a ristabilire un giusto rapporto tra campagna e città, che rispettasse e valorizzasse il
lavoro degli agricoltori. Volevo anche proporre piatti buoni e raggiungere una soddisfacente performance economica
» ha raccontato 
Florent Piard de Les Résistants alla platea. «Sono sempre stato attratto dai contadini e dalle campagne; prima di aprire il mio ristorante ho
studiato a fondo, andando a visitare ogni tipo di fattoria per oltre un
anno. Ho studiato i prodotti e le filiere per acquistare il meglio dalle varie regioni della Francia e ottimizzare la logistica. Ognuno di voi può
prendere spunto dallo studio di Indaco2 per adattare il modello de Les Résistants alla propria attività e quindi ridurre l’impatto sull’ambiente e sul clima, proteggendo al tempo stesso il mondo dell’agricoltura di piccola scala e sostenibile
».
 
Ma a cosa si deve l’impatto ambientale di un ristorante?
E quali sono le buone pratiche suggerite da Indaco2
sulla base del modello de Les Résistants?
Lo studio rileva che la sostenibilità è molto condizionata dalla
scelta di materie prime prodotte secondo pratiche agricole e zootecniche virtuose più che dalle distanze percorse dai singoli prodotti
acquistati: i concetti di filiera corta e chilometro zero, soprattutto nel contesto delle grandi città, hanno infatti una valenza relativa.

Anche la loro politica di zero-spreco incide fortemente nel limitare il loro impatto ambientale. 

Ecco il menù climate friendly proposto da Slow Food

Meat the Change: ovvero meno carne e di migliore qualità per il bene nostro e del Pianeta.

Per raccontare l’esperienza dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi rispetto al tema del consumo di carne, è intervenuta la sudafricana Caroline McCann: «I cuochi dell’Alleanza Slow Food locale hanno rilanciato le campagne di sensibilizzazione proposte da Slow Food in questi anni, invitando i loro clienti a mangiare meno carne ma scegliendola meglio, acquistandola direttamente da produttori in grado di allevare in modo sostenibile o da macellai di fiducia che conoscono gli allevamenti, e imparando a utilizzare tutti i tagli, anche quelli ritenuti meno pregiati. Questi allevatori esistono e hanno bisogno di noi per continuare ad allevare con rispetto per gli animali e per la terra». 

In questo senso va anche la nuova campagna di Slow Food Meat the Change, realizzata con il contributo del Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che aiuta a comprendere l’impatto del consumo di carne e degli allevamenti intensivi sulla crisi climatica, partendo da un piccolo quiz che fa riflettere sulle abitudini quotidiane. 
 

Naturale è possibile.

Un tema centrale intorno al quale il mondo dell’agroalimentare di qualità si sta già interrogando è quello della produzione naturale, come ha evidenziato Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus: «Si tratta di una concezione strategica per il nostro futuro, non una visione nostalgica dei prodotti tipici tradizionali. È quello che del resto sta già avvenendo, e lo abbiamo visto lo scorso settembre a Cheese a Bra, con i formaggi senza fermenti selezionati e i salumi senza nitriti e nitrati, ma anche i vini senza lieviti selezionati e i pani a lievitazione naturale che rappresentano movimenti già affermati. E ne è la prova il grande lavoro di ricerca e sviluppo che le grandi aziende più accorte e i produttori di piccola scala stanno svolgendo per sperimentare le alternative già oggi praticabili, aprendo la strada a consumi più razionali, sani, equilibrati e sostenibili, ed è questo il sentiero che molti cuochi stanno già percorrendo nei propri territori». 


Proprio da Cheese, con il supporto del Consorzio Parmigiano Reggiano,
formaggio naturale per eccellenza e
Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, l’associazione ha avviato una serie di incontri di formazione sulle tecniche di produzione dei formaggi naturali e dei fermenti autoprodotti, rivolti ai produttori della manifestazione. Questi incontri proseguiranno in tutta Italia e avranno come focus i formaggi dei Presìdi Slow Food. 

L’incontro nazionale dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi è stato ospitato a Bologna presso FICO Eataly World ed è stato realizzato grazie al sostegno degli Official partner UniCredit e Consorzio Parmigiano Reggiano e del Partner tecnico Cantina Santi del Gruppo Italiano Vini.
FOTO CREDITS: Tiziana Favi e Tiziana Tacchi (Italia) Adele Stiehler Van Der Westhuizen (Sudafrica) Anton Kalenik (Bielorussia) @Oliver Migliore @Marco Del Comune
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Stefano Marzetti, Executive Chef del ristorante Mirabelle dell’Hotel Splendid Royal di Roma, prende il volo e sbarca in Iran in occasione di una tra le più autorevoli manifestazioni internazionali volte a valorizzare e diffondere la Cucina Italiana nel Mondo.

“Educazione Alimentare: Cultura del Gusto” è questo il tema della quarta Settimana della Cucina Italiana nel Mondo che si terrà dal 18 al 24 novembre 2019. L’iniziativa, che è dedicata a promuovere all’estero la cucina italiana di qualità e i nostri prodotti agroalimentari, si sta sempre più affermando come un appuntamento di grande rilevanza attraverso una fitta rete diplomatico-consolare e gli Istituti Italiani di Cultura impegnati a proporre un gran numero di eventi in tutto il mondo: seminari e conferenze, incontri con gli chef e corsi di cucina, degustazioni e cene, che accompagnano le attività di promozione commerciale.

La cucina italiana verrà raccontata anche attraverso la sua proiezione nell’arte, con film, concerti e mostre fotografiche. E non mancheranno momenti di approfondimento su temi di grande attualità, quali il rapporto fra il cibo e la sostenibilità ambientale, la cultura del cibo sano, la sicurezza alimentare, il diritto al cibo, l’educazione alimentare, le identità dei territori e la biodiversità, nel solco dell’eredità di Expo Milano 2015.

Gli assi portanti.

  •          La Dieta Mediterranea quale stile di vita sano e modello di alimentazione equilibrato alla portata di tutti.
  •          I prodotti a denominazione protetta e controllata, e il contrasto al fenomeno dell’Italian sounding.
  •          I vini italiani e i loro territori: l’inserimento delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
  •          Gli itinerari enogastronomici e turistici regionali, e la riscoperta dei borghi italiani e dei loro prodotti culinari tipici.
  •          L’internazionalizzazione dell’offerta formativa italiana nel settore della cucina e dell’ospitalità.
  •          Attività culturali legate alle celebrazioni per il 500° anniversario della morte di Leonardo da Vinci, ideatore di svariate invenzioni innovative per la cucina.

Chi, dove e quando.

Dal 17 al 22 novembre anche a Teheran andrà in scena un evento unico organizzato dall’Ambasciata Italiana e finalizzato alla promozione del patrimonio gastronomico del nostro paese.
Protagonisti assoluti, nonchè privilegiati ambasciatori della cucina italiana nel mondo, insieme a Stefano Marzetti, ci saranno molti volti noti della ristorazione italiana come Giuseppe Peluso della Federazione Italiana della Pizza, Giuseppe Di Iorio, Executive Chef del ristorante stellato Aroma insieme a Daniele De Santi, giovane e talentuoso Pastry Chef.


A Teheran, oltre alla masterclass in programma martedì 19 novembre alle ore 16:00 negli spazi dell’Illio Cafè, Stefano Marzetti, il 21 novembre, prenderà parte alla cena a 4 mani insieme a Di Iorio per regalare agli ospiti una grande serata di sapori Made in Italy.

Dall’Iran alla Turchia.

Dal 22 novembre, infatti, Chef Marzetti volerà in una tra le più note cittadine balneari turche, nota per le sue acque cristalline e per le infinite bellezze naturali, per prendere parte a “Gastro Antalya 2019“, il festival dedicato alla presentazione e alla valorizzazione della cucina turca, e che include panoramiche dalle sue origini ottomane alle sue influenze più moderne, fino alle tecnologie e alle nuove frontiere del gusto.

Gastro Antalya, organizzata da Méditéa International e Méditéa Turchia, giunta alla sua terza edizione, sarà una tre giorni unica tra esibizioni gastronomiche, cene, workshop, laboratori e degustazioni in compagnia di oltre 60 rinomati chef, anche stellati, provenienti da diversi paesi del mondo.

Presenti all’evento, oltre a Stefano Marzetti, saranno infatti Rachid Maftouh, chef e allenatore del team di Bocuse d’Or Marocco, Dina Nikolaou, Patron del ristorante Evi Evane a Parigi e stella della cucina greca, Christophe Chiavola, Executive Chef del ristorante del Hotel Le Hameau des Baux e del ristorante stellato Cicada.

Ogni Chef avrà la possibilità di presentare una o più ricette, tradizionali o innovative, inerenti al tema scelto per questa edizione di Gastro Antalya 2019: gli agrumi.

Méditéa è una comunità d’interesse finalizzata a promuovere e trasmettere il patrimonio culinario e riunisce influencer, chef, esperti di ristorazione e nutrizione ma anche opinion leader.

LA SETTIMANA DI CUCINA ITALIANA NEL MODO – IL PROGETTO

Il progetto, ideato e coordinato dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, è stato sviluppato all’interno di un gruppo di lavoro che coinvolge il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, nonché tutti i principali Enti, Associazioni ed Istituzioni che rappresentano la cucina italiana e l’Italia nel mondo: Regioni, Agenzia ICE, Agenzia ENIT, università, sistema camerale, associazioni di categoria, scuole di cucina, reti dei ristoranti italiani certificati e operatori del settore enogastronomico.

Le oltre 1000 attività programmate dalle quasi 300 sedi diplomatico-consolari e degli Istituti Italiani di Cultura consentono all’iniziativa di coprire in maniera diffusa tutte le regioni geografiche, in sinergia con l’azione di tutela della tradizione culinaria italiana e di promozione di uno stile di vita sano attraverso la Dieta mediterranea.

L’iniziativa si inserisce nel piano “Vivere ALL’Italiana”, lanciato dal MAECI per coinvolgere attivamente attori pubblici e privati in un’azione di promozione integrata del nostro Paese.

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