Sara De Bellis

Autore: Sara

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Il legame tra Antonio Canova, Roma, la Gastronomia e l’Arte: questi gli ingredienti per l’iniziativa ideata dall’Hotel Diana di Roma insieme all’Associazione I Percorsi delle Muse per sabato 25 gennaio.

L’appuntamento è alle ore 17 a Palazzo Braschi, con ingresso da Piazza Navona 2, per la visita guidata della grande mostra dedicata a Canova, Eterna Bellezza in programma questi giorni.

Una mostra-evento incentrata sul legame tra Antonio Canova e la città di Roma, con oltre 170 opere e prestigiosi prestiti da importanti Musei e collezioni italiane e straniere incorniciate all’interno di un allestimento di grande impatto visivo.

L’esposizione racconta in 13 sezioni l’arte canoviana e il contesto che lo scultore trovò giungendo nell’Urbe nel 1779 attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche. Lungo il percorso espositivo è stata rievocata la calda atmosfera a lume di torcia con cui l’artista, a fine Settecento, mostrava le proprie opere agli ospiti, di notte, nell’atelier di via delle Colonnette.

Per chi volesse prolungare il piacere con il gusto a tutto tonfo, il Roof Garden l’Uliveto sito al 7° piano dell’Hotel Diana, in via Principe Amedeo a pochi passi dal Teatro dell’Opera, ha pensato ad una cena tematica con menu dedicato con contorno di antiche favole del mito raccontate dagli storici dell’arte presenti.

Lo speciale menù ideato per l’occasione e dedicato alle maggiori divinità dell’Olimpo: cocktail di benvenuto con “Nettare & Ambrosia”, antipasto con “Nascita di Venere”, a seguire, risotto “Saetta di Giove“, arrosto “Diana cacciatrice” con contorno di funghi e patate, mousse al cioccolato di Cupido. Il tutto accompagnato da un buon vino della terra di Sicilia e dai racconti dei miti di Diana ed Endimione e di Amore e Psiche.

La nostra città offre tante possibilità dedicate alla scoperta dell’arte” – ha dichiarato Caterina De Angelis, responsabile degli  eventi speciali dell’Hotel Diana e fautrice di queste iniziative – “Il nostro desiderio è quello di coinvolgere i nostri ospiti ma soprattutto gli amici che sono a Roma, alla scoperta di questi tesori.

Le iniziative culturali si susseguono, poi, nel corso dell’anno, dalle passeggiate culturali dedicate quest’anno alla scoperta di alcuni degli alberghi romani ricchi di arte, a partire dal prossimo 8 febbraio, alla cena con Raffaello in programma il 3 aprile, fino a convegni ed eventi di intrattenimento dedicati alla fede e alle donne.

Aperto tutto l’anno, il Roof Garden l’Uliveto è un vero e proprio guardino sui tetti di Roma, da cui godere di una vista sulla città, sorseggiando un the o un drink o anche degustando i piatti della tradizione per pranzo e per cena.

L’Hotel Diana di Roma, che ha appena celebrato gli 80 anni di attività con la stessa famiglia De Angelis ancora oggi alla guida, capitanata dall’Amministratore Carlo De Angelis, deve la sua storia alla lungimiranza del suo fondatore Benedetto De Angelis, noto anche per aver portato per primo i turisti con il “torpedone” in giro per la città e in gite fuori porta fino a spingersi a Pompei, Sorrento e Capri, meritando la cittadinanza onoraria di Sorrento.

Per info e prenotazioni:

Tel. 338 8324983 / €22 solo mostra, €47 mostra e cena, €28 solo cena, più €5 tessera associazione

Hotel Diana Roma www.hoteldianaroma.com 06.478681Via Principe Amedeo 4-00185 Roma

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Latta è l’avventura di chi ha deciso di sfruttare con intelligenza le conoscenze acquisite nel proprio personalissimo percorso per inventare un luogo che sa di buono sulle note della trasformazione e della fermentazione.

La LATTA mi ha sempre riportato alla mente uno dei personaggi principali del Mago di Oz, il celebre romanzo di L. Frank Baum in cui tutti cercano qualcosa: lo spaventapasseri vuole un cervello, il leone desidera il coraggio, Dorothy vuole tornare a casal’uomo di latta cerca un cuore.

Un cuore. Non semplicemente un organo fatto per pompare sangue e ossigenare il cervello, ma lo scrigno in cui vivono e sopravvivono le emozioni, in cui risiede la vera identità di ciascuno. Senza il cuore non resta che ferro soggetto all’erosione del tempo, alla ruggine, all’immobilismo. E’ così che l’uomo di latta rimane nell’immaginario fantastico il simbolo di chi non si rassegna, di chi non si arrende e lotta, oltre i limiti preordinati, per avverare il proprio sogno.

Probabilmente è questo lo spirito con cui Leonardo Di Vincenzo, Paolo Bertani e la compagine del Jerry Thomas Project, si sono approcciati gli spazi del suggestivo complesso industriale degli ex Mulini Biondi del quartiere Ostiense, decidendo di dare un cuore nuovo ad una scatola di latta in un moderno progetto di 250 mq ispirato ai soda bar americani degli anni ’50.

Arredi ed elementi in vetro e metallo, tavoli in alluminio e contenitori geometrici per erbe, aromi, spezie, profumi e miscele, ispirati alle opere dell’artista statunitense Donald Judd. Muri in tufo, volte in mattoni e quattro ampie arcate che ospiteranno la cucina, la sala, il bar con bancone e spine e la sala.

“Ci ha subito affascinati l’idea di creare uno spazio nuovo e fruibile in cui far ritrovare le persone, tra gli spazi ristrutturati di un mulino industriale. Poi abbiamo cercato la sostenibilità e ci è venuta in mente la lattina. Latta richiama il contenitore in cui i fermentati saranno prodotti.” Alessandro Procoli e Paolo Bertani hanno spiegato così l’idea da cui nasce il locale.

LATTA, in via Pacinotti 83, propone fermentati, miscele, sidri, birra e vini naturali alla spina e fermentati in lattina, da consumare sul posto e a casa. LATTA lavorerà infatti sulla fermentazione in un piccolo laboratorio dedicato che consentirà di studiarla e approfondirla controllandone la qualità. L’evoluzione sarà continua e farà “risuonare” nelle latte storie di miscelati, di birra e anche di vino.

A Leonardo Di Vincenzo, Roberto Artusio e Michele Garofalo è chiaro cosa succederà nel laboratorio che ha preso forma tra gli arredi in metallo e le architetture industriali custodi del nuovo tempio dei fermentati. “Ci siamo entusiasmati all’idea di fare il giro del mondo con bevande fermentate diverse da birra e vino e di ricreare il flavor dei cocktail classici attraverso le fermentazioni. Sei saranno le materie prime utilizzate per ottenere una fonte zuccherina: zucchero di canna, riso, sciroppo d’agave, mele o frutta, miele e malto di cereali. La combinazione di queste materie prime tra loro o la selezione di una soltanto sarà la base sulla quale costruire la nostra bevanda. Le ispirazioni vanno dall’idromele al sidro, dal makgeolli coreano al pulque o tepache messicani. Mentre le aromatizzazioni saranno ispirate al mondo dei cocktail, ai profumi evocativi di un gin sour, un aviation oppure un paloma e così via. Per ottenere le aromatizzazioni utilizzeremo infatti erbe e spezie che si ritrovano nel gin, nei bitter, nei vermut o comunque utilizzate nella miscelazione. L’obiettivo è ottenere delle bevande intriganti, affascinanti, ma allo stesso tempo equilibrate e facili da bere. Poi ci saranno i fermentati non alcolici, su quelli regna la kombucha, ci divertiremo a creare la “mojito kombucha”, a base di menta e zucchero di canna, per chi desidera un mojito senza alcol.”

Ben oltre la fermentazione, da LATTA dovrete sporcarvi le mani per assaggiare le proposte golose, veloci e facili da consumare, pensate anche in accompagnamento ai drink: in carta tredici proposte tra cui hot-dog di wurstel artigianali serviti con salse fatte in casa, pastrami club sandwich, saccottino al cacao ripieno di coda alla vaccinara, tacos con porchetta e puntarelle, bun alla lingua tonnata, assieme alle proposte fermentate di Marco Moroni.

Latta Fermenti e Miscele

via Antonio Pacinotti, 83 (Roma)

‎+39 06 8892 3791

comunicazione@latta-roma.it

Martedì – Domenica dale 18:00 alle 02:00

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L’Umbria è un mondo intero, un continente, non una piccola regione d’Italia. Qui il tempo ha un ritmo differente perché tutti gli orologi segnano anche l’eterno e l’inutile. (Vittorino Andreoli (Verona, 19 aprile 1940) psichiatra, scrittore e poeta italiano)

Verde, mistica, francescana. L’Umbria che se ne sta proprio al centro dell’Italia, stretta e protetta dalle altre regioni, vive di una bellezza talmente densa tra colline, torri, campanili, basiliche, monasteri, rocce, uliveti e limpidi tramonti, da non far sentire l’assenza del mare, quasi non le servisse, quasi non aggiungesse nulla.

Dal punto di vista gastronomico è molto interessante anche per questa ragione, annoverando piatti non sempre poveri o popolari, ma con frequente uso di carni, legumi e cereali. Le radici della cucina umbra sono infatti molto antiche e affondano nella civiltà degli Umbri e dei Romani .

Poco influenzata dalle regioni vicine, si basa essenzialmente su prodotti della terra, lavorazioni in genere non troppo elaborate, che esaltano in modo netto i sapori delle materie prime, e grandi tradizioni norcine. Tipica di tutto il territorio è infatti la lavorazione di carni suine e la produzione di salumi tra cui sono particolarmente rinomati quelli della zona di Norcia, da cui il termine italiano “norcino“, che per antonomasia designa il produttore e venditore di salumi.

Altri ingredienti “nobili” che ricorrono nei sapori umbri sono il tartufo, autentico emblema di questa gastronomia, nonché l’olio extravergine di oliva, indispensabile nella quasi totalità delle pietanze.

Qui, a Civitella del Lago, affacciato sullo spettacolare Lago di Corbara, da oltre 50 anni la famiglia Trippini si occupa di ristorazione e accoglienza. Prima Giulia e Giuseppe Trippini, poi Adolfo, ed oggi Paolo, amante della cucina e grato per poter fare il mestiere più bello del mondo (ipse dixit).

La storia narra che nel 1973 Adolfo Trippini, figlio di Giulia e Peppe, titolari della prima trattoria chiamata “da Peppe se Pappa”, a soli 25 anni , scelse di prendere in mano le redini della trattoria con sua moglie Angela. I coniugi negli anni, hanno ampliato e rinnovato l’attività. Grazie alla loro grande capacita e dedizione, sono riusciti a far riconoscere le qualità del ristorante anche attraverso le piu note guide gastronomiche. Nel 1979 Adolfo decide di cambiare il nome del locale, perché non più rappresentativo della sua cucina, ormai rinnovata: per mantenere la memoria di famiglia lo rinomina semplicemente ‘Trippini’. Nel 2006, dopo un percorso formativo importante Paolo, figlio di Alfonso decide di prendere in gestione il ristorante di famiglia, consacrandolo definitivamente a ristorante di alta qualità.

L’amore per la cucina e per il proprio territorio, la rinnovata tradizione della terza generazione di una famiglia di ristoratori e la ricercata creatività dei suoi piatti.  All’ attività di Civitella del Lago, ristorante storico di famiglia dove lo spettacolare panorama sul Lago di Corbara fa da sfondo a un’esperienza culinaria indimenticabile legata alla tradizione.

Tanta storia, tanta cucina, tanta tradizione alle vostre spalle. Qual è il vostro approccio alla cucina oggi e per trasmettere cosa?

La nostra è una convinta cucina umbra, molto legata al territorio e che esprime la voglia di valorizzare ingredienti umbri con creatività e contenuto nel piatto. Così come è per il “Bosco Umbro” che rende perfettamente l’idea del nostro approccio alla cucina, e che è un piatto in continuo mutamento perché accoglie, a seconda della stagione, i sapori e i profumi del bosco.

Dove risiede la motivazione di tanto attaccamento alla terra?

Nella nostra storia di famiglia. Una tradizione alla terza generazione: è quella che ci mantiene vivi e con i piedi per terra.

Terra, Mare, Lago: quali sono le “scelte di campo” e quali quelle per accontentare gli ospiti?

Fin dall’apertura in carta abbiamo sempre avuto qualche proposta di mare, poi dal 2006, ovvero da quando ho preso le redini del ristorante, per qualche tempo h tenuto le pietanze di mare, poi ho tolto tutto. Adesso abbiamo solo pesce di lago, anguille e gamberi di Fiume; raramente il baccalà, unica eccezione. Poi tanta, tanta Carne, Cacciagione e prodotti del Bosco.

Quali sono i tuoi Cavalli di battaglia in cucina?

Bosco Umbro è il mio piatto più noto, ma ho una grande passione per i Risotti e per le Paste ripiene che prepariamo in casa partendo dalla sfoglia grazie a lavoro della brigata e di Francesca Matassa, Sous Chef, con la quale realizziamo dal pane ai dolci.

Propositi per il 2020?

Cucinare, stare bene e portare l’Umbria in alto. Poi gli anni si succedono, le stagioni cambiano, la testa pure, ma questo territorio ci ispira continuamente: è lui il vero protagonista di ogni piatto.

Perchè arrivare a Civitella de Lago?

Perchè da queste vetrate si gode un panorama meraviglioso, che va dal Monte Amiata ai Cimini e tutto intono; e poi per quello che faccio io cucina: tanto territorio, preparazioni tipiche, contenuto e sapore.

Ristorante Trippini: Via Italia, 14
05023- Civitella del Lago (TR)
Italy Tel. e Fax:+39 (0)744 – 950316

Email: info@paolotrippini.it
Sito Internet: www.paolotrippini.it



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Non è napoletana, non è romana, non è un canotto, non è una ruota di carretto: è la pura pizza di Luca Mastracci, in arte “Pupillo”; una pizza che viene dal pane e che porta con con sè il companatico della pianura pontina e della valle dell’Amaseno.

Nel descrivere un personaggio, nell’inquadrare una storia da raccontare, non è possibile, nella sua introduzione, limitarsi alla descrizione fisica o ai tratti che ci hanno più colpito; si deve rimanere fedeli all’identità della personalità in questione, al suo luogo di appartenenza, scegliendo le giuste parole che facciano rima con il tempo e con lo spazio che lo circondano, nonché, argomento forse più importante, quelli da cui proviene e che hanno posto le prime tessere del suo articolato e dinamico puzzle professionale e di vita.

Così, con queste idee tra i capelli, in un tardo pomeriggio d’inverno, mi trovo davanti due occhi neri e fulgidi; uno sguardo intenso e sorridente in un volto da ragazzo; mani agili e capaci che spesso utilizza per sottolineare concetti non banali che albergano nella mente vivace di un sognatore/imprenditore di talento che, insieme ai soci Mauro Reali e Pierantonio Palluzzi, sta realizzando un grande sogno.

Un sogno nato nel 2017 da un piccolo laboratorio di Priverno (LT) con la voglia e la prospettiva di generare il nuovo appeal ad un intero territorio, ad un’intera provincia, attraverso la pizza che profuma di pane, materie prime di grande qualità e citazioni di cucina casereccia senza tempo.

La nostra volontà era quella di creare un brand forte a partire dalla provincia, ragion per cui abbiamo lavorato da subito sul territorio, con piccoli produttori e realtà autentiche – inizia così la nostra chiacchierata, seduti al tavolo di Pupillo Pura Pizza, forte del suo concept fortemente local e della sua abilità ha fatto centro aprendo due locali in due anni che hanno fatto la differenza – a Frosinone abbiamo creato un concept sulla Ciociaria, che poi abbiamo unito a quello di Priverno, dalle Bufale al Territorio dell’Amaseno.

Andiamo per gradi, perchè si chiama PUPILLO?

Pupillo è il mio soprannome da quando sono bambino, ero il “pupillo”, il più piccolo del gruppo, qualcuno da crescere e proteggere; chiamarlo PUPILLO è venuto naturale.

Perchè PURA PIZZA?

Per fa capire che parliamo semplicemente di Pizza e che non ci siamo inventati niente di nuovo, se non il fatto che in qualunque scelta decidiamo di credere, lo facciamo sempre con la stessa etica di onestà e coerenza, sostenibilità locale e piccoli produttori, dal caffè all’olio evo per condire, passando per vini e farine selezionate.

Priverno e Frosinone, 2 province, 25 minuti di distanza, realtà molto diverse. Quali sono le differenze, i tributi e i riferimenti al territorio?

L’impasto è rigorosamente uguale, così come deve e dovrà essere, cambiano alcuni condimenti che raccontano dove siamo. Le farine sono tutte “Polselli”, un piccolo mulino della provincia di Frosinone cresciuto negli anni. Le carni per PUPILLO a Frosinone arrivano dalla “Fattoria Lauretti” che lavora maiale pesante, mentre per PUPILLO a Priverno abbiamo un giovane ragazzo che dopo la laurea si è dedicato all’antica arte norcina; per il fiordilatte abbiamo un unico prodotto: “Alveti e Camusi” di Latina. I topping, come zucca, broccoletti e le creme stagionali, vengono tutti prodotti nel laboratorio di Priverno che poi serviamo anche a Frosinone.

Dove hai imparato a mangiare e come costruisci il sapore delle tue pizze?

Mia nonna non sapeva cucinare, ma ho sempre girato per trattorie con mio nonno, tra Priverno, Sezze e Cucine casarecce come Santuccio, Barbitto. Cibo rustico, così come le mie pizze, che non sono mai troppo sosfisticate ma raccontano me, la mia storia.

Quante pizze hai in menu?

25 pizze tra classica, tradizionale e twist.

Qual è la pizza del momento?

TUTTABUFALA, che è una  4 formaggi di bufala, ed è quella che mi sta dando più soddisfazioni; poi La SAGRA, tributo alla “sagra di paese”, con cicorietta selvatica, ragù di bufalo e marzolina.

Qual è la strada che ti ha portato alla Pizzeria?

Ho iniziato il mio lavoro per caso una sera a San Felice Circeo, dopo aver frequentato un corso amatoriale. Avevano bisogno di un aiuo pizzaiolo e mi sono presentato. Ho passato tutta la sera a mettere una foglia di basilico su ogni pizza margherita sfornata. Poi, il giorno di Pasquetta, il pizzaiolo non si presenta ed io sono rimasto da solo, faccia a faccia con il forno. Quel giorno feci 90 pizze, adesso non so dire se fossero bruciate sotto o meno, ma è andato tutto bene, crampi a parte. (ride) Dopo quell’esperienza ho inziato a leggere, a studiare, cercando di capire attraverso i commenti e le considerazioni dei grandi maestri come Ciro Salvo, Gabriele Bonci, Massimo Bosco. Poi sono partito per una consulenza a Dublino, quando era ancora terreno fertile, ho aperto CIRILLOS, che tutt’ora va alla grande. Dopo Dublino ho raggiunto Massimo Bosco in Sardegna con un obiettivo ben preciso: arrivare ad un impasto pizza partendo dal pane, e così ho fatto. Poi, altra esperienza fondamentale, Stazione Centrale con Pier Daniele Seu; poi PUPILLO a Priverno, ottobre 2017, un successo inatteso e immediato; dopo un anno Frosinone per confrontarsi con una realtà più grande.

Come definisci la tua pizza? Quale stile rispecchia?

Oltre il dibattito sul canotto, sul cornicione, sulla ruota di carro, credo che la pizza debba essere buona e, soprattutto, personale. Ognuno dovrebbe proporre la sua senza criticare quella degli altri. La mia pizza viene dal Pane. Cuoce in 90 secondi, anche di più, la asciugo molto, deriva da un impasto con prefermento e lievito madre, ha un sapore deciso, un impasto che rimane fermo, teso, a prescindere dal condimento.

Il mondo pizza ha subito qualche contrazione, le classifiche, i premi, la comunicazione, stanno modificando animi, voglia di confronti e di crescita collettiva, tu cosa ne pensi?

Io ho molti amici pizzaioli, e cerco sempre di legarmi a persone con cui posso confrontarmi e condividere, come Iacopo Mercuro o Luca Pezzetta, che è un grande professionista, che studia continuamente, ed applica la sua creatività agli impasti.

Dove sta andando la pizza italiana?

Secondo me i pizzaioli dovrebbero tornare agli impasti: dovrebbero prima preoccuparsi dell’impasto, poi giocare con i topping. La pizzeria sta tornando alle origini. Troppi giochi sulla pizza, troppi sapori messi per stupire, si rischia l’implosione.

L’evoluzione della tua pizza?

Io sto studiando gli impasti. Con il mulino stiamo creando un blend di grani del centro sud per una farina ottimizzata. Sono in una fase di ricerca e di evoluzione continua sul sapore, sulla scioglievolezza e sulla croccantezza, ma il mio tipo di pizza è sempre lo stesso, e nei condimenti c’è tutto il mio territorio, per esempio le alici: no Cantabrico, no Cetara, ma Alici di Terracina. Il Pomodoro? Per la margherita bruciata sto lavorando con un “Principe di Perino” dalla piana di Sperlonga, un pomodoro antico. Ecco il mio sogno: chiudere una filiera di territorio.

Mi fai la TOP delle 5 pizze più vendute?

Margherita con bufala (circa 4000 pizze al mese), margherita, la stagionale (adesso zucca, provola e pancetta); la Pupillo e la classica con twist Salsiccia e Patate, un grande classico.

La pizza che ti ha dato più soddisfazione?

LA SAGRA, sembra di fare una grande scarpetta.

Quella che oltre la sua bontà non è andata?

Ero entusiasta di questa ricetta: Fegato marinato di bufala, spinacino fresco e zeste di limone, è stato un autentico flop!

Come ti vedi tra 10 anni?

Io già non credevo di arrivare a questo livello a 28 anni. Anche adesso, per me è ancora come se fosse un sogno. Quando la sera vedo la fila fuori per me è una soddisfazione ed emozione immensa. Come mi vedo? Spero di diventare un punto di riferimento, di poter trasferire quello che ho imparato, e spronare gli altri realizzare la propria idea di pizza.

Obiettivi a 5 e 10 ANNI?

Aprire altri PUPILLO, almeno 6 per essere presente un giorno alla settimana in tutti i locali; e coprire tutta la provincia di Latina. Anche se è tanta la voglia di entrare su Roma. Milano non è facile per una questione di distanza e di freschezza della materia prima. Preferisco muovermi vicino perchè voglio essere presente, voglio che la gente si ricordi la faccia di Luca.

Come lavori con la sala?

Per me la Sala è fondamentale. Lavoro con gli auricolari e controllo continuamente tutti i tavoli per capire se i clienti abbiano bisogno di qualcosa. I miei ragazzi sono tutti formati e facciamo riunioni continue per confrontarci e risolvere le criticità. Ognuno di loro sa come deve funzionare il suo servizio e conosce i prodotti che deve proporre.

Come formi il tuo staff di pizzaioli?

La formazione è continua, e l’idea è quella in un futuro prossimo di fare una scuola. Ogni pizzaiolo che lavora qui esegue alla perfezione tutti i passaggi, dalla preparazione alla cottura, che fa la vera differenza nella mia pizza.

Info Utili

PUPILLO PURA PIZZA FROSINONE – Viale Giuseppe Mazzini, 220, 03100 Frosinone FR

PUPILLO PURA PIZZA – Via Giacomo Matteotti, 29, 04015 Priverno LT

Sito web: pupillopurapizza.it

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Dario Loison e Sonia Pilla rappresentano la terza generazione della Loison. Hanno affrontato insieme un cammino professionale mescolando le proprie passioni. Dario è il genio imprenditoriale, radici nella famiglia, testa nel futuro; Sonia è l’anima artistica e nostalgica, colei che ha creato l’inconfondibile Stile Loison.

Dario Loison si descrive con due semplici parole: genialità ed imprevedibilità. Una mente in continuo fermento sempre alla ricerca di un nuovo limite da superare. Disinvolto passa dai mercatini d’antiquariato alla ricerca di nuovi cimeli per il suo museo, eventi e viaggi in cerca di nuove ispirazioni: ecco perché è sempre capace di stupire.

Se da un lato propone il tradizionale Panettone in molteplici varianti di gusto (ultima novità il Panettone liquirizia e zafferano) dall’altra lo trasforma e, con la collaborazione degli amici chef, lo porta in tavola tutto l’anno, diventando un ingrediente base per primi piatti, nobili carni e raffinati pesci. Ecco quindi che Dario è stato capace di portare il nome Loison in tutto il mondo, sdoganando il Panettone dai vincoli tradizionali.

Sonia Pilla è l’anima romantica e nostalgica, colei che ha creato lo Stile Loison. Responsabile dell’immagine del brand, ha il compito di tradurre materialmente i sentimenti che fanno della Loison un’azienda fuori dal comune, proiettata verso traguardi sempre più ambiziosi, ma allo stesso tempo fedele alla tradizione familiare ed al proprio territorio.

Tutto ciò si coglie immediatamente dal packaging che lei immagina, progetta e disegna. Nel suo stile nessun dettaglio è lasciato al caso. Eleganza, precisione, bellezza. Ispirazioni di modisti cappellai, artigiani orologiai, fabbricanti di bottoni e di ventagli, mastri profumieri. Confezioni pensate come un omaggio al nostro quotidiano oltre la festività, cui dona una giusta dose di poeticità color pastello. La continua ricerca di materie prime eccellenti (Buono), la maniacale cura del dettaglio nel packaging (Bello) e il secondo destino della confezione (Utile) si aggiunge una sensibilità che si convoglia e si ammira anche nelle Maison di Casa Loison; ambienti e allestimenti capaci di far sognare anche le menti più realistiche.

L’ Eccellenza di casa Loison si distingue per la scelta di ingredienti pregiati. Certificazioni di origine controllata, uova fresche di allevamenti sicuri, latte, burro e panna di montagna, fior di farina, zucchero italiano di prima scelta e Sale Marino Integrale di Cervia.

E per gli aromi, Prosecco di Valdobbiadene, i canditi delle Arance di Sicilia o del Cedro di Diamante di Calabria o quelli esclusivi del Mandarino Tardivo di Ciaculli*, del Fico di Calabria e del Chinotto di Savona*, fino a quelli più esotici come la morbida Uvetta Sultanina della Turchia, il più pregiato Cacao del Sud America, l’aromatica e unica Vaniglia Mananara del Madagascar*, protagonisti di un lento processo di lavorazione. Attori pronti a diventare storie di sapori e consistenze ogni volta sapienti, antiche e moderne.

Dolci a pasta morbida, setosa, umida, che incorpora la dolce fragranza dei forni artigianali, la lenta lievitazione, il naturale raffreddamento, la paziente attesa. E tre generazioni di passione che, ognuna col proprio ardore e con le proprie intuizioni, hanno realizzato il sogno di una vera azienda familiare di successo.

Oggi è Dario a guidarla. Portando avanti 75 anni di esperienze e di progressi e traendo forza dalle sue radici. Oggi il successo internazionale della sua pasticceria sta nel coniugare arte e qualità, creatività e spirito di impresa, esperienza e innovazione, tradizione e web, celebrando con l’alta pasticceria ogni festività da portare in tavola tutto l’anno, fin dove non l’aspetteresti.

Il pandoro al caramello salato, la novità del Natale 2019.

Gli appassionati del dolce della tradizione veronese, celebre per la sua burrosa sofficità non ha eguali sia in versione classica che in quella farcita, a cui quest’anno si è aggiunta la ghiotta novità della crema al “Caramello salato”.

Sulla scia del grande successo che ha travolto il panettone Nerosale, novità 2018 con gocce di cioccolato fondente, Dario Loison ha ben pensato di restituire ulteriore gioia anche per gli amanti del pandoro. La crema di caramello salato che farcisce il Pandoro è 100% Made in Loison. La ricetta, firmata Dario Loison, che sapientemente bilanciato il dosaggio tra dolce e salato.

Per il packaging di questa collezione Sonia ha voluto rafforzare il forte legame col territorio Veneto attraverso un omaggio all’Architetto Andrea Palladio.

Ha infatti inserito la rivisitazione delle colonne Corinzie riportate in forma delicatamente stilizzata in sequenza sull’elegante incarto, poi fermato dal caratteristico fiocco piatto, che si ispira a quelli che usava indossare Audrey Hepburn.
Per sigillo una preziosa barretta in metallo dorato su cui è inciso il marchio: che trattiene l’etichetta esplicativa. Quest’ultima riporta un particolare non indifferente: l’anno di nascita del gusto del Pandoro.

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Vino e cibo di qualità, moda, lusso, trasporti, ristorazione, sala, ospitalità, innovazione tecnologica, narrazione, comunicazione. Il Made in Italy ha molti volti e tante sono le storie di Coraggio che si staccano dal coro e definiscono modelli di business vincenti in Italia e all’Estero. Parlarne, divulgare queste imprese, non è mai abbastanza, perchè capaci di generare forza e consapevolezza delle proprie capacità, e nuova luce e fiducia nel lungimirante sviluppo di idee e progetti. Visionari? No, Coraggiosi.

Il 17 è un numero importante della nostra storia, per tanti motivi diversi. Due anni fa nasceva la nostra Accademia dedicata alla sala perché siamo convinti che l’ospitalità non può prescindere dalla formazione. Intrecci è nata grazie al coraggio e alla perseveranza. Di coraggio però se ne parla poco, mentre questa dovrebbe essere un’epoca in cui noi tutti dovremmo avere una maggiore responsabilità nei confronti di noi stessi e dei giovani. Il coraggio va attualizzato, portato ai giorni nostri ed è per questo che oggi vogliamo raccontarvi storie di donne e uomini da cui bisogna prendere spunto” esordisce Dominga Cotarella, definita da Bruno Vespa “Miss Coraggio”.

Così, per il secondo compleanno di “INTRECCI”, Scuola di Alta Formazione di Sala  che fa riferimento alle belle e brave sorelle Dominga, Enrica e Marta Cotarella, il Convegno moderato lo scorso 17 Dicembre da Bruno Vespa presso il suggestivo Teatro Mancinelli di Orvieto, è stato tutto incentrato sul tema del “Coraggio”. Un coraggio che fa rima con visione e audacia di pensiero, ardimento, obiettivi, progettualità, abnegazione, sacrificio, resilienza. Sul palco, a tessere la trama di questo file rouge, si sono alternati i volti di chi ha messo grinta e coraggio senza sconti nella propria sfera professionale raggiungendo importanti obiettivi (di)mostrando come la quotidiana perseveranza porti al raggiungimento di grandi risultati.

La sala è il 50% del valore totale di un ristorante, perché il servizio di sala va al di là del piatto sul tavolo: noi ci dobbiamo occupare di luci, ambiente e molti altri particolari affinchè il cliente possa stare bene ” ha sottolineato il primo ospite Denis Courtiade, Direttore di Sala del Ristorante Plaza Athénée 3* Michelin, Parigi; seguiti da personalità di spicco come GIANFRANCO BATTISTI AD Ferrovie dello Stato Italiane; ELISABETTA FRANCHI Stilista e Presidente dell’omonimo marchio; STEFANO BARRESE Responsabile della Divisione Banca dei Territori; Intesa San Paolo;  FEDERICO VECCHIONI AD Bonifiche Ferraresi, LARA GILMORE, ideatrice del progetto Il Tortellante a Modena; LUCA BOCCOLI e la sua storia buia luce;  PAOLO MARCHI Giornalista enogastronomico e Fondatore Identità Golose, GENNARINO MASIELLO Vicepresidente Nazionale Coldiretti; MARCELLO NICETA Ricercatore Medico dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; ENRICO BUONOCORE Fondatore del marchio Langosteria; PADRE IBRAHIM FALTAS, della Curia Custodiale in Terra Santa; FIAMMETTA FADDA Giornalista gastronomica; e persino PEPPER, Robot di Intelligenza artificiale dell’azienda Vetrya che ha fluidamente chiacchierato con Bruno Vespa sottolineando, oltre le proprie abilità e applicazioni pratiche, gli aspetti di relazione e reciprocità umana che una macchina, seppur intelligente, non potrà mai sostituire.

Storie di Vino & INTRECCI di Sala – Marialuisa Piras

L’occhio di bue si è poi spostato sui temi della ristorazione e dell’ospitalità. Come già ribadito dalla giornalista gastronomica Fiammetta Fadda la ristorazione  contemporanea italiana necessita di valorizzare la sala, elemento fondamentale,  per troppi anni dimenticato rispetto alla ristorazione internazionale. Proprio questa criticità  porta alla nascita di Intrecci due anni fa.

Un centro di perfezionamento capace di creare una rete di conoscenza  trasversale volta a preparare giovani a un mestiere antico quanto innovativo, avvalendosi di professionisti formatasi sul campo e con tanto sacrificio.

Sono saliti sul palco del Mancinelli diversi ospiti, come esempio di coraggio e professionalità, volti ad affrontare e fornire nuovi spunti per la sala del futuro. Il dialogo si è aperto con Donatella Tesei, Presidente Regione Umbria, la quale ha espresso totale volontà di promuovere l’Umbria attraverso un lavoro sinergico tra trasporti e turismo enogastronomico.

La parola è poi passata a Anthony Rudolf, Direttore di Sala del Ristorante Per Se *** Michelin di New York che con molta spontaneità ha ricordato i valori dell’accoglienza paragonando ospitalità al cuore e il servizio alla mano.

Due elementi differenti ed essenziali che rendono la ristorazione un’esperienza indissolubile. Cristiana Romito, Direttore di Sala Ristorante Reale *** Michelin, Castel di Sangro, ha portato con umiltà il suo percorso da autodidatta, ricordando quanto il crescere insieme alla squadra sia stato necessario per creare il suo stile di Hospitality. Con Vincenzo Donatiello, Direttore di Sala Piazza Duomo *** Michelin di Alba, è emersa invece l’importanza di spronare i giovani professionisti del futuro attraverso tirocini fuori dalle proprie mura affinchè possano ritornare con una visione internazionale e innovativa.

Un esempio vivente di “Intreccio” è il caso di Stefania Giordano, Direttore di Sala Ristorante Nerua * Michelin di Bilbao, che ci ha raccontato  quanto la sua formazione farmaceutica, poco affine alla ristorazione sia comunque stata utile per studiare gli accostamenti di infusi in sostituzione agli alcolici per un pubblico astemio.

L’importanza di cogliere in pochi minuti il carattere e le necessità dell’ospite per riuscire a cucire un’esperienza unica nel ricordo del cliente, è stata espressa da Beppe Palmieri, Direttore di Sala Osteria Francescana *** Michelin e da Enrico Baronetto, Direttore del Ristorante Alain Ducasse at the Dorchester *** di Londra come monito per le future generazioni. Nel panorama internazionale legato alla formazione erano presenti Meka Kiran Reddy, Direttore AIMS INSTITUTE; Anoothi Vishal Giornalista e Docente di Intrecci Academy in India che con entusiasmo hanno presentato in nuovi progetti e il nuovo centro studi dove si terranno i corsi per promuovere l’Hospitality con la stessa mission delle sorelle Cotarella.

Note A Margine, momento di approfondimento e confronto sulla Sala del Futuro, si è poi conclusa con un pranzo conviviale presso lo storico Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto, in pieno centro storico, dove gli chef Christian Di Asmara (Generi Alimentari Da Panino di Giuseppe Palmieri a Modena) e Ciro Scamardella (Ristorante Pipero Roma) hanno deliziato il palato degli ospiti e relatori. In occasione degli auguri natalizi e dei Panettoni artigianali e al cioccolato dello chef Niko Romito.

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Il bon ton prescrive che i dolci natalizi – panettone, pandoro, panforte, e tutti i mille “pani dolci” della tradizione – vadano mangiati rigorosamente con le mani, per non toccare con il metallo delle posate quello che la simbologia cristiana ci presenta come Pane di Vita.”
(Barbara Ronchi della Rocca)

CHIOSTRO DEL BRAMANTE – 7/8 DICEMBRE

 Il 7 e l’8 dicembre, al Chiostro del Bramante, Stefano Manili -ideatore del servizio di quality delivery Cosaporto, per celebrare il Natale in arrivo organizza due giorni di degustazioni di Panettoni d’Autore in collaborazione con alcuni degli artigiani romani che hanno aderito alla sua rete di distribuzione.

Presso la Caffetteria del Chiostro, le quattro insegne d’eccellenza della pasticceria e dell’arte bianca capitolina – Pasticceria De Bellis (il 7, dalle 11 alle 16), l’Antico Forno Roscioli (sempre il 7, dalle 16 alle 19), il Panificio Bonci e la pasticceria Bompiani nella giornata di domenica, rispettivamente dalle 11 alle 16 e dalle 16 alle 19 – si avvicenderanno contestualmente alla mostra dedicata a Francis Bacon e Lucien Freud.

La degustazione è libera ed è aperta anche a chi visiterà la mostra durante questo fine settimana avendo modo di assaggiare gratuitamente una selezione di panettoni d’autore, acquistarli sul posto oppure ordinarli per riceverli direttamente a casa tramite il servizio di consegna a domicilio di Cosaporto (senza escludere l’idea di inviare un panettone regalo a parenti e amici).

PALAZZO MONTEMARTINI – 14 DICEMBRE

 A Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, nel cuore di Roma, è tutto pronto per dare il via alla stagione delle festività. Sabato 14 dicembre appuntamento “Merry Christmas” al Senses Restaurant & Lounge Bar, un pomeriggio dedicato al panettone artigianale, con una serie di appuntamenti che si susseguono fino agli aperitivi creati per l’occasione e alla cena. Alle 17.00 il via con “tea time”, infusi e tisane, accompagnati da una selezione di piccola pasticceria.

Dalle ore 18.00 è possibile assistere al cooking show dello chef Pasquale Rinaldo del Ristorante D’Amore di Capri nonché presenza fissa al programma La prova del cuoco, accompagnato da Alessandro Tognacci, sous chef del Senses Restaurant & Lounge Bar. Insieme mostreranno al pubblico come servire, decorare e abbinare un panettone artigianale. A seguire, dalle 19.00 alle 20.00, degustazione de il Panettone di Capri, il dolce artigianale firmato dallo chef Pasquale Rinaldo, accompagnato dagli abbinamenti con bollicine e passiti a cura del pluripremiato bartender Riccardo Di Dio Masa che, per l’occasione, ha ideato anche due nuovi cocktail: “American Christmas” con vermut al panettone, bitter martini riserva, bitter orange e ginger beer e “Noel Daiquiri” con marmellata d’arancia amara, bitter chocolate, rum scuro, succo di lime e cannella. L’ingresso all’evento con degustazione: € 20 euro. Per i partecipanti alla degustazione, cena con sconto del 20%.

PASQUALE RINALDO

Pasquale, “Paco” per gli amici, è di Napoli e ha poco più di 30 anni. Ha trascorso la sua infanzia a pasticciare con uova e farina. Quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Aversa (CE), si appassiona allo studio ed inizia, appena tredicenne, la sua “carriera” di giovane cuoco. La voglia di crescita professionale è il leit motiv di tutto il suo percorso. I primi approcci sono con la ristorazione tradizionale campana e la cucina delle massaie. Nel frattempo, si diploma all’alberghiero con il massimo dei voti. Dopo Viaggie confronti con le cucine estere, negli ultimi anni ha collaborato con il ristorante stellato “Sud” di Marianna Vitale, in veste di capo partita ai secondi e con il ristorante dell’Hotel “Radisson Blu” a Roma come capo partita agli antipasti. Dal 2019 è Chef di cucina presso il Ristorante D’Amore a Capri. Dal 2018 Paco è ospite alla trasmissione “La prova del cuoco” in onda su Rai Uno dove glie è stato attribuito il titolo di “Cupido dei fornelli”.

Nasce così, grazie al suo estro, la sua solarità e passione per i grandi lievitati, il primo Panettone made in Capri, un soffice inno al sole, l’aroma degli agrumi e la piacevolezza delle albicocche semisecche al posto dei canditi. IL PANETTONE DI CAPRI sarà presentato in esclusiva a Roma il 14 Dicembre con relativa possibilità di acquisto ad un prezzo speciale per gli ospiti della manifestazione.

BOSCOLO CIRCO MASSIMO – 15 DICEMEBRE

Il Natale è alle porte e tra le strade della Capitale, già addobbate a festa, si sente il profumo inebriante dei dolci lievitati tipici delle Feste. Tra torroni, pasticcini e pandori però, il re indiscusso del focolare domestico, in questo periodo dell’anno, è il panettone. 

Ed è proprio per celebrare questo meraviglioso prodotto artigianale che racchiude in sé tutto il calore della famiglia riunita intorno alla tavola per il Natale, domenica 15 dicembre – dalle 11:30 alle 19:30 – al Boscolo Circo Massimo si terrà Panettone Maximo, il 1° Festival del Panettone di Roma, organizzato dal magazine online MangiaBevi e RistorAgency.

“Panettone Maximo nasce dall’esigenza di dare un palcoscenico ai pasticceri della Capitale che producono artigianalmente il panettone. – spiega l’organizzatore Fabio Carnevali – Il panettone infatti, pur essendo nato a Milano nel ‘500, è il dolce tipico delle feste in tutta Italia e in ogni regione si produce con maestria, secondo un disciplinare che non ammette deroghe. Con questo evento vogliamo appunto dare la possibilità di far conoscere al grande pubblico il panettone prodotto dalle migliori pasticcerie romane, assaggiandolo, acquistandolo o regalandolo ai propri cari”.

Tante saranno le attività in programma per questa prima edizione della kermesse che coinvolgerà adulti e bambini alla scoperta delle migliori produzioni artigianali di Roma in materia di grandi lievitati delle Feste.  Banchi di degustazione, incontri a tu per tu con i grandi pasticceri, talk di approfondimento e un contest mozzafiato che vedrà in gara le migliori pasticcerie della Capitale. 

I Partecipanti

Un incantevole Christmas Market di alto rango con i prodotti tipici per le feste, alcune eccellenze enogastronomiche laziali e l’immancabile presenza di Babbo Natale, che sarà a disposizione dei più piccoli per le foto di rito.

Spazio anche alla beneficenza. Panettone Maximo infatti darà l’opportunità di regalare un sorriso ai pazienti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù grazie alla raccolta dei panettoni da consegnare alla casa famiglia Istituto delle Suore Francescane della Croce del Libano.

All’evento saranno presenti le più rinomate pasticcerie della Capitale con gli artisti dei dolci lievitati che presenteranno, agli ospiti e alla giuria di esperti, le loro creazioni per aggiudicarsi il titolo di “Miglior Panettone di Roma”.

Tra i partecipanti ci saranno Achilli Caffè, Antonini, Barberini, Bompiani, Casa Manfredi, D’Antoni, Gruè, Le Levain, Nero Vaniglia, Panzini (Subiaco), Patrizi (Fiumicino), Pompi e Santi Sebastiano e Valentino.

Gli Show Cooking

Non mancheranno ospiti d’eccezione ed entusiasmanti show cooking ad opera di alcuni tra i più noti pastry chef della Capitale che si cimenteranno, davanti agli occhi degli spettatori, con ricette straordinarie di dolci basate sul gusto e l’aroma inconfondibile del panettone artigianale. 

I pastry chef protagonisti degli show cooking saranno Giuseppe Amato (La Pergola), Marion Lichtle (Il Pagliaccio) e Marco Nuzzo (Imàgo).

Il Contest

Come detto, le pasticcerie presenti all’evento parteciperanno alla competizione che decreterà il “Miglior Panettone di Roma”, in due differenti categorie: panettone tradizionale (secondo disciplinare*) e panettone al cioccolato (tema libero).  

Alla giuria, composta dai più autorevoli esperti del settore, verranno sottoposti dei panettoni rigorosamente senza etichetta o segni di riconoscimento, per ciascun concorrente. Al termine degli assaggi, sarà proclamato il vincitore. 

La Location

Boscolo Circo Massimo è un Boutique Hotel con spazio eventi unico in quanto si sviluppa all’interno del Palatino e delle Mura Romane, proprio di fronte al Circo Massimo. Un vero e proprio museo a cielo aperto nel cuore del Centro Archeologico Monumentale, tra le mete preferite dai romani e dai turisti di tutto il mondo. I corridoi e le pareti della struttura, comprese quelle della Sala degli Eventi, sono patrimonio artistico e culturale del Palatino. Nella Corte principale dove si sviluppa lo spazio esterno, si trova l’abside di Santa Anastasia. La facciata, eretta nel tardo ‘600, funziona come maschera della struttura stessa, quasi un fondale scenografico: su di essa, a coronamento del motivo a oculi che caratterizza il cornicione, si trova la “mano di Cicerone” come ancora viene denominato questo calco in gesso. Il prospetto, in un gioco architettonico di pieni e vuoti, si sviluppa tra le finestre di varia geometria e le due porte laterali, tutte incorniciate a stucco con i gigli farnesiani. L’edificio fu infatti eretto come Monastero annesso alla limitrofa Chiesa di S. Anastasia.

Una location suggestiva, colma di storia, che offrirà l’opportunità a tutti i partecipanti di visitare eccezionalmente la mostra sulla storia della cucina e della gastronomia italiana ideata dal noto chef Rossano Boscolo, proprietario dell’edificio.

I Media PartnerPartner dell’evento saranno alcuni importanti media come Roma Today, MangiaeBevi, Radio Radio, Gusto Sano, Bio Magazine, So Wine So Food e Food Confidential.

Ingresso: 10 euro adulti, 5 euro bambini fino a 12 anni

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Quanto sei buona Roma? Quali sono le tue grandi promesse della ristorazione, quali le tue migliori sale e le tue cantine meritevoli di attenzione; e quali sono i tuoi migliori osti, quelli che (ancora) sorridono e tendono le braccia, dandoti la sensazione di essere tornati a casa? Giovedì 5 dicembre arriva in libreria I Cento di Roma, la guida che racconta le migliori insegne capitoline.

Sono CENTO, sono gli indirizzi Top&Pop di una Capitale in continuo movimento, che apre locali, che investe e continua a credere nel sapore; sono ristoranti e trattorie, indirizzi storici e nuove aperture fotografate per il settimo anno dalla bella guida tinta d’azzurro “I Cento Roma 2020”.

Condottiero di questa armata un serissimo “Pagliaccio”, due stelle Michelin, che ha aperto le porte al pubblico nel 2003 in via dei Banchi Vecchi, nel cuore di Roma, e che è stato capace di rinnovarsi, di aggiornarsi mutando stile, anima e cuore in un percorso contemporaneo che abbraccia sala, cucina,  tecniche  francesi  e  orientali,  materia  prima  italiana e influenze  internazionali, sempre con il tocco distintivo ed incisivo di Anthony Genovese.

Non è un’impresa facile stilare una lista dei cento migliori indirizzi di una città come Roma”, ammettono nell’introduzione gli autori della guida Federico De Cesare Viola e Luciana Squadrilli. “Non solo perché è una città enorme, popolosa e divisa in municipi grandi quanto cittadine; o per lo sterminato numero d’insegne che impone assaggi ripetuti e ragionamenti
attenti. Ma anche perché forse mai quanto nel corso degli ultimi dodici mesi sono state davvero tantissime le nuove aperture, gli avvicendamenti, i cambi di rotte e, ahinoi, anche le saracinesche abbassate. Il risultato è una guida piuttosto diversa da quello scorso anno, con cambiamenti importanti anche in cima alla classifica degli indirizzi Top
”.

COME é IMPOSTATA LA GUIDA

I 100 locali recensiti sono divisi in due sezioni: i cinquanta migliori ristoranti per le grandi occasioni – ordinati in classifica – cui seguono le recensioni di cinquanta trattorie e soste popolari adatte a chi mangia fuori tutti i giorni. Tutte le mete raccolte in questa seconda sezione hanno in comune una fascia di prezzo, al di sotto di 40 euro (prezzo medio calcolato su tre portate, bevande escluse), ma comprendono cucine molto diverse: da quella orientale alla pizzeria (di qualità), dall’osteria fino al bistrot. In questa edizione della guida si contano 24 nuovi indirizzi segnalati, 10 TOP e 14 POP.

Sezione POP – Dalla trattoria alle “stuzzicherie etniche”

In questa sezione si trovano gli indirizzi dove poter tornare ogni giorno, volendo, certi di trovare un luogo che conforta la pancia e lo spirito senza troppo impegno e con un conto che difficilmente sfora i 35-40 euro. Un insieme eterogeneo, dove si ritrovano trattorie d’antan e bistrot contemporanei, enoteche super fornite e pizzerie di tendenza, semplici ma goduriose paninoteche e ramen bar.

L’aria che spira dall’Est – profumata di zenzero, lemongrass e salsa ponzu – ha ormai conquistato del tutto la capitale”, scrive Luciana Squadrilli nell’introduzione. “Ma non per questo l’animo Pop di Roma si
limita a parlare giapponese, tutt’altro. È un viaggio attorno al mondo A/R. Da un lato la pizza, che sia quella sottile e scrocchiarella o quella soffice e gonfia, dall’altro l’amore viscerale per i sapori della tradizione che non molla di un centimetro
”.

Tre esempi per rendere l’idea: Eataly che porta dagli Usa a Ostiense il format Terra, con carne e pesce che dal banco arrivano in tavola passando dalla grande griglia a carbone; a poca distanza Marigold conquista tutti sfornando pagnotte e cinnamon bun (e molto altro) in puro stile nordico; mentre Centocelle si conferma quartiere d’avanguardia popolargastronomica con Legs, nuova avventura dedicata a pollo fritto, patatine e panini firmata dal duo di Mazzo.

Si aggiungono le altre new entry: Doozo, Enoteca La Mescita, Epiro, La Punta Expendio de Agave, Matière Bar-à-vin, Osteria del Borgo, Piatto Romano, Santi Sebastiano e Valentino, Shiroya, Trattoria Popolare L’Avvolgibile e Trattoria Verbano; le altre? Sono da scoprire sfogliando!

LE CLASSIFICA DEI 50 migliori ristoranti di ROMA 2020

l. Il Pagliaccio / 2. La Pergola – Rome Cavalieri / 3. Pascucci al Porticciolo / 4. Idylio by Apreda – The Pantheon Iconic Rome Hotel [novità 2020] / 5. Per Me – Giulio Terrinoni / 6. Metamorfosi / 7. Pipero Roma / 8. Tordomatto / 9. Glass Hostaria / 10. Aminta by Marco Bottega / 11. Enoteca LaTorre–Villa
Laetitia / 12. Retrobottega / 13. ilSanLorenzo / 14. Antonello Colonna Resort & Spa / 15. Enoteca Achilli al Parlamento / 16. Marzapane / 17. Il Tino / 18. Osteria dell’Orologio / 19. Zia Restaurant /All’Oro – The H’All Tailor Suite / 21. Il Convivio Troiani / 22. Salumeria Roscioli / 23. Imàgo –
Hotel Hassler / 24. Osteria Fernanda / 25. Adelaide – Hotel Vilòn [novità 2020] / 26. Barrique Poggio Le Volpi by Oliver Glowig [novità 2020] / 27. Giulia Restaurant / 28. Acquolina – The First Roma Arte / 29. Acciuga / 30. Marco Martini Restaurant / 31. Jacopa [novità 2020] / 32. F’orme
Osteria [novità 2020] / 33. Chinappi / 34. The Cesar – La Posta Vecchia Hotel / 35. L’Arcangelo / 36. Al Ceppo / 37. Armando al Pantheon / 38. Da Rosario all’Albos Club / 39. Livello 1 / 40. Sushisen / 41. Cu_cina Food Roots / 42. La Terrazza – Hotel Eden / 43. Da Romolo al Porto / 44. La Baia / Bistrot 64 / 46. Bunker Kitchen Club [novità 2020]/ 47. Moi [novità 2020] / 48. VyTA Enoteca
Regionale del Lazio / 49. Atlas Coelestis [novità 2020] / 50. Trattoria Sora Lella [novità 2020]

I PREMI SPECIALI

Ogni anno la guida I Cento di Roma premia il lavoro dei ristoratori, assegnando riconoscimenti a chi si è maggiormente distinto nel lavoro in cucina e in sala. Per questa edizione annuale, segnaliamo:
• il Premio “Miglior Ristorante di Roma 2020”, assegnato a Anthony Genovese e al suo Il Pagliaccio;
• il Premio Gin Mare “Cocktail & Cucina”, assegnato a Spazio Niko Romito Bar e Cucina
• il Premio Lavazza “Novità 2020”, assegnato a Idylio by Apreda
• il Premio Salvia & Limone “La dolce vita”, assegnato a All’Oro – The H’All Tailor Suite
• il Premio TartufLanghe “Una grande promessa”, assegnato a Francesco Capuzzo Dolcetta di Marzapane
• il Premio Eataly “Miglior Trattoria di Roma 2020”, assegnato a Trattoria Popolare L’Avvolgibile
• Il Premio Varvello “La cantina curiosa”, assegnato a Aminta by Marco Bottega
• il Premio Sparea “In punta di sala”, assegnato a La Pergola – Rome Cavalieri
• il Premio “Osti che sorridono”, assegnato a Trattoria Pennestri

Gli autori
Federico De Cesare Viola e Luciana Squadrilli
Insiema a loro, hanno collaborato all’edizione de I Cento di Roma 2020 anche Erica Battellani, Marco Castaldi, Salvatore Cosenza, Luca Sessa e Fabio Turchetti.

Ognuno dei cento indirizzi in guida è stato visitato, assaggiando la cucina, testando la cantina e magari chiacchierando con osti e chef (oltre che pagando il conto, naturalmente). Tutto, per cercare di rendere le pagine de I Cento di Roma un’affidabile bussola per chi vuole scoprire le mille facce dell’enogastronomia cittadina.

EDT
144 pagine | € 10,90 / In libreria dal 5 dicembre / ISBN 978-88-5925-861-2

Info e approfondimenti su
www.edt.it

Della stessa collana
I Cento di Torino 2020, di Cavallito & Lamacchia e Iaccarino, in libreria dal 21 novembre; I Cento di Milano 2020, di Cappelletti, Corazzari, Pellegri e Porro, in libreria dal 28 novembre

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Vogliamo raccontarvi l’identità del nostro territorio, lo vogliamo fare attraverso SAPERI & SAPORI: un calendario di cene a quattro mani e due pensieri di cucina a confronto, che vuole riportare sulla tavola piatti popolari di una volta e quelli riletti in chiave contemporanea; per raccontare le radici e l’evoluzione del gusto con un menu ogni volta diverso, ma sempre denso di carattere, di saperi e di sapori.

Cava Dé Tirreni, lunedì 2 dicembre 2019: è questa la data del primo appuntamento del ricco calendario di cene-evento a quattro mani che Osteria Nonna Nannina ha stilato per sottolineare il valore della cucina, i legami con la tradizione, il piacere della tavola.

Un denso menu, ogni volta diverso, ma sempre teso a valorizzare saperi e sapori nella loro espressione contemporanea, raccontando una storia di ricette moderne e popolari, e di evoluzione del gusto.

SAPERI & SAPORI sarà dunque un ricco programma di cene a quattro mani e due filosofie a confronto, un percorso immaginato dalla Chef Nausica Ronca, abile, concreta e felice interprete della grammatica della cucina, che sa sommare i sapori sulla base dei saperi creando ogni volta una cucina di nutrimento e conforto.

Nausica, ogni primo lunedì del mese, ospiterà uno Chef diverso per riportare sulla tavola due chiavi di lettura gastronomiche a confronto, piatti di una volta e piatti contemporanei, raccontando le radici del gusto con una storia di ricette d’autore dense di carattere.

Pasquale Rinaldo – Chef del Ristorante D’Amore a Capri – nonché spesso ospite della trasmissione televisiva “La prova del cuoco” di Rai Uno – sarà il primo a tessere con Nausica la trama gastronomica di questa prima grande tela di Saperi e Sapori. 

10 portate, un lungo luculliano menu che annovera alcuni dei must degli chef, dalla “Polpetta della nonna” di Nausica Ronca alla “Caprese sbagliata” di Pasquale Rinaldo, dalla “Carbonara agli agrumi” allo “Stinco di maiale su crema di ceci di Cicerale e cicoria piccante scottata”, per poi chiudere, già godendo delle feste, con “Il Panettone di Capri*” e la “Zeppolina fritta ripiena di ricotta di  bufala e torrone di mandorle al concierto”.

Il percorso degustazione di questa prima cena-evento è così composto:

  • Petalo di carciofo e mousse di ricotta al limone  – Chef Pasquale Rinaldo
  •  Cannellone ripieno di verza e patate su crema di fagioli di Controne e sbriciolata di pomodorini secchi  – Chef Nausica Ronc
  • La caprese sbagliata  – Chef Pasquale Rinaldo
  • La polpetta della nonna  – Chef Nausica Ronca
  • Carbonara agli agrumi  – un must dello Chef Pasquale Rinaldo
  • Risotto mantecato al blue di Jersey e radicchio – Chef Nausica Ronca
  • Guancia di bufala e friarielli al forte – Chef Pasquale Rinaldo
  • Stinco di maiale su crema di ceci di cicerale e cicoria piccante scottata Chef Nausica Ronca
  • Il panettone di Capri – Chef Pasquale Rinaldo
  • Zeppolina fritta ripiena di ricotta di bufala e torrone di mandorle al concierto – Chef Nausica Ronca

Durante la serata sarà possibile acquistare in esclusiva il “Panettone di Capri” ad un prezzo Riservato agli Ospiti

Posti limitati

Il Costo del menu è di 50,00 euro comprensivo di percorso degustazione con i Vini dell’Azienda Vitivinicola Verrone.

INFO E PRENOTAZIONI 089341190

Via Pietro Formosa , 14 – Cava de’ Tirreni (SA)

In allegato Press kit: Cs, Foto e Locandina

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Il BVLGARI HOTEL Pechino conquista la prima Stella Michelin nella Guida PECHINO 2020, presentata ieri 28 novembre.

La prima volta volta non si scorda mai, è per questo grande l’orgoglio di Bvlgari Hotels & Resorts di annunciare che  Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino, è stato premiato con una stella Michelin durante la cerimonia di presentazione della Guida Michelin che svolta ieri a Pechino, 28 Novembre.

La stella Michelin a Il Ristorante – Niko Romito del Bvlgari Hotel Pechino segue la stella Michelin conquistata a settembre da Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai che aveva già ottenuto il riconoscimento l’anno precedente a soli tre mesi dall’apertura del Bvlgari Hotel.

Niko Romito è uno dei pochi chef in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento dalla guida Michelin sia nel suo paese che a livello internazionale. Silvio Ursini, Bvlgari Group Executive Vice President,  ha commentato: “Siamo contenti di ricevere questo importante riconoscimento dalla Guida Michelin che ha premiato non solo le competenze del nostro team a Pechino, ma anche l’innovativa  partnership tra il brand Bvlgari e Niko Romito, con il quale condividiamo la stessa filosofia e lo stesso approcio all’hospitality di lusso.

Niko Romito. La sua storia è affascinante e d’ispirazione per molti. Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, in soli 7 anni ha
conquistato 3 stelle Michelin.
Ha cominciato a Rivisondoli, nell’ex pasticceria di famiglia,
divenuta trattoria, e nel 2011 ha trasferito il Reale a “Casadonna”, in un ex monastero del ’500 a Castel di Sangro che gestisce con la sorella Cristiana Romito ed un appassionato Team.
Attraverso una ricerca incessante e con uno spiccato approccio imprenditoriale, Romito percorre la strada dell’essenzialità, dell’equilibrio
e del gusto.
In poco tempo ha saputo creare un linguaggio gastronomico incisivo e personale, fortemente identitario, inserendolo in un sistema complesso
in cui coesistono alta cucina, format di ristorazione diffusa, formazione superiore e prodotti per il consumo domestico.

Chef Niko Romito, entusiasta di questo prestigioso risultato,
ha dichiarato: “Questo è uno straordinario risultato per l’intero gruppo e premia il lavoro che stiamo facendo a Pechino e in Cina, ma soprattutto è il riconoscimento e il consolidamento del progetto globale  iniziato con Bvlgari nel 2017 per portare l’autentica cucina italiana nel mondo. La stella Michelin de Il Ristorante – Niko Romito a Shanghai, a soli pochi mesi dall’apertura, insieme alla stella che da oggi brilla su Il Ristorante – Niko Romito a Pechino, testimoniano che la cucina italiana affascina e sorprende a tutte le latitudini. Questa è la mia più grande soddisfazione e lo affermo come uomo e come cuoco profondamente italiano”.

Il menù speciale, fedele alla filosofia dello chef, improntato alla semplicità, sintesi e ricerca del gusto, stabilisce un vero e proprio “codice” della cucina italiana contemporanea che esprime al massimo la cultura, l’eleganza e lo spirito vitale del ‘Made in Italy’.


A partire dalle ricette tradizionali, il menù approda a una reinterpretazione aggiornata e al contempo fedele dell’autentica tradizione italiana.
L’Executive Chef al Bvlgari Hotel Pechino è Marco Veneruso, al timone della brigata dal 2018. Prima di trasferirsi in Cina lo chef ha dedicato la sua vita a studiare e a perfezionare la cucina della sua terra lavorando con alcuni dei più talentuosi chef stellati in Italia.

La collaborazione tra Bvlgari Hotels & Resorts e Niko Romito è iniziata due anni fa in occasione dall’apertura del Bvlgari Hotel Pechino,
il 27 Settembre 2017. Con questo riconoscimento la collezione Bvlgari Hotels & Resorts arriva a un totale di 4 stelle Michelin per i ristoranti a Pechino, a Shanghai, con entrambi i ristoranti, Il Ristorante – Niko Romito e il Ristorante Bao Li Xuan, e a  Tokyo con Il Ristorante – Luca Fantin.

“Il Ristorante – Niko Romito”, rappresenta una collaborazione unica tra Bvlgari Hotels & Resorts e lo chef tre stelle Michelin per il suo ristorante Reale in Abruzzo. Il Ristorante – Niko Romito è attualmente presente
nelle proprietà di Dubai, Pechino, Shanghai e Milano e si caratterizza per un nuovo concetto gastronomico studiato ad hoc per Bvlgari Hotels & Resorts.

Bvlgari Hotels & Resorts Location straordinarie immerse armoniosamente nelle aree in cui sorgono, design contemporaneo creato dallo studio di architettura Antonio Citterio Patricia Viel e un servizio impeccabile sono gli elementi chiave che caratterizzano la collezione Bvlgari Hotels & Resorts.Ogni albergo è concepito come un tributo all’eleganza, il design Italiano
è declinato nel rispetto della cultura locale e la cura dei dettagli è di primaria importanza.La collezione Bvlgari Hotels & Resorts rispecchia lo stile italiano Bvlgari in ogni suo aspetto: il design unico, la filosofia di cucina contemporanea e sofisticata e l’approccio esclusivo al benessere convogliano in ogni proprietà il glamour senza tempo e la grande eredità del brand.
La collezione Bvlgari Hotels & Resorts comprende tre alberghi nelle
destinazioni iconiche di Milano, Londra e Bali e si è recentemente arricchita con le proprietà di Pechino e di Dubai. Il Bvlgari Hotel Shanghai è il sesto gioiello della collezione mentre altri tre sanno aperti tra il 2020 e il 2022 a Mosca, Parigi e Tokyo.
Bvlgari Bvlgari nasce come gioielleria nel 1884 a Roma. La sua fama d’eccellenza Made in Italy, di maestria artigianale e magnificenza orafa cresce ben presto, sino ad oltrepassare i confini nazionali. Oggi, il successo internazionale dell’azienda ha raggiunto nuovi traguardi e Bvlgari è
all’avanguardia globale nel fornire un’ampia gamma di prodotti e servizi di lusso che vanno dall’alta gioielleria e gli orologi agli accessori, ai profumi e agli hotel, con una vasta rete di boutique nelle zone più esclusive al mondo.
Dal 2011,  Bvlgari fa parte del Gruppo LVMH.

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