Sara De Bellis

Autore: Sara

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“L’ingredienTè”: una cena speciale con Domenico Stile, un viaggio nei sapori e negli abbinamenti alla scoperta dei molti legami che il tè può avere con la cucina. 

Seguendo la loro tradizione nell’ offrire corsi dinamici e creativi dedicati al mondo del tè, il 4 novembre Babingtons ospiterà: “L’Ingredientè“, una serata speciale caratterizzata da un’inedita collaborazione tra la storica tea room di Piazza di Spagnail più giovane chef di Ristorante stellato di Roma, Domenico Stile dell’Enoteca la Torre a Villa Laetitia *, 1 stella Michelin.

Lo Chef Stile preparerà un menu ad hoc di piatti gourmet dando nuovo valore ai tè di Babingtons, utilizzandoli sia in qualità di ingrediente sia abbinandoli alle pietanze in un percorso degustazione davvero unico nel suo genere.

Durante la cena i commensali avranno dunque la possibilità di assaggiare ogni tipologia di tè in purezza insieme a ciascuno dei piatti di Stile realizzati per l’occasione. Lo chef sarà inoltre a disposizione per spiegare ogni piatto e rispondere alle curiosità degli ospiti e su come utilizzare le foglie di tè in cucina.

 “È stato un piacere collaborare con un’istituzione storica come Babingtons che si dedica all’arte della preparazione del tè da oltre 125 anni – afferma Stile – è stata una vera gioia lavorare con i loro prodotti eccellenti.


Il menu sarà così composto: 

Dice Chiara Bedini, proprietaria di Babingtons insieme al cugino Rory Bruce: “Con il corso L’ingredientè abbiamo voluto illustrare e comunicare la versatilità del tè firmato Babingtons che diventa non solo un tè da sorseggiare con piacere, ma anche un vero e proprio ingrediente gourmet interpretato sapientemente da uno chef acclamato come Domenico Stile.”

Stuzzichino di benvenuto

Pan brioche tostato con burro di bufala, alici di Cetara e Moroccan Secrete

Tè abbinato: Moroccan Secret freddo

Gamberi rossi al Red Rhubarb, zucca e lemon Caviar

Tè abbinato: Red Rhubarb freddo

Ravioli di coda alla vaccinara e pistacchio su infuso di Lapsang Souchong servito in ciotola con cucchiaio da zuppa

Tè abbinato: Lapsang Souchong caldo in ciotolina bianca

Anatra Laccata al Forest Fruits e bietoline  

Tè abbinato: Forest Fruits caldo in ciotolina bianca

Crostatina meringata al finocchio e Earl Grey

Tè abbinato: Earl Grey Imperial freddo


Per info e prenotazioni: chiara.b@babingtons.net // Tel 06.678.6027

Il costo è di 40 euro a persona.

Per informazioni e prenotazioni

reservations@babingtons.com oppure telefonare al 06.6786027.

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Il 27 e il 28 Novembre torna alle Officine Farneto di Roma “Il Festival della Gastronomia” con un focus sempre più attento alla Sala, al concetto di Ricevimento; ed una principesca finale di Gala al Grand Hotel PLAZA.

Quanto conta il servizio di Sala nella ristorazione contemporanea? Molto. Rappresenta almeno il 51% del successo di un’attività nel settore della ristorazione e dell’ accoglienza. Quanto viene considerato? Ancora poco. Ma ci stiamo lavorando.

Quello del cameriere è un mestiere determinante per la riuscita di una serata, nonchè per rendere completa e coerente l’offerta ristorativa. In passato veniva tenuto in scarsa considerazione, oggi, per fortuna, vive un momento di grande attenzione e consapevolezza.

Luigi Cremona e Lorenza Vitali, ( Emergente Sala, Emergente Chef e Emergente Pizza /// porzionicremona.it / Witaly / Touring Club) da sempre talent scout di future stelle in Cucina, non potevamo non declinare la loro passione da ricercatori di promettenti professionisti anche nel mondo dell’Ospitalità e della Sala.

Luigi Cremona e Lorenza Vitali

Ormai nessuno esce più solo per mangiare ma per vivere un’esperienza: andare fuori a cena è una forma di spettacolo ed il primo e l’ultimo a salire sul palcoscenico è il cameriere. In mezzo ci sono gli attori principali, i clienti naturalmente, ma senza la regia di chi guida la scena, lo spettacolo può diventare è deprimente.


Come e quanto l’avete visto crescere questo PREMIO? Qual è la sorpresa maggiore che ti ha riservato fino ad adesso?


Abbiamo iniziato 5 anni fa, così mi racconta Lorenza Vitali organizzatrice dell’evento, fermandoci per un anno perché volevamo riflettere, studiare un format ed un regolamento preciso.

Le maggiori soddisfazioni sono arrivate da persone che si sono autocandidate, magari scrivendomi su fb, persone che non lavoravano in ristoranti stellati o alberghi di lusso ma he si sono rivelati dei professionisti di tutto punto. Fued Achaad, su tutti. Il premio è cresciuto perché il settore ne aveva bisogno, c’e tanto, tantissimo ancora da fare però. Il mio sogno è creare una versione “pop” per tutti quelli che fanno questo lavoro senza pensarci, quelli che sono ancora inconsapevoli del tesoro che hanno nelle mani, un mestiere determinante per il successo del ristorante, del bar, del pub.

Saranno quindi otto i finalisti, (3 del Nord, 2 del Centro proclamati a Siena e 3 del Sud) che si sfideranno a Roma per aggiudicarsi il titolo “EMERGENTE SALA 2019” ovvero il titolo di “Miglior Giovane Professionista di Sala under 30 d’Italia”.

La finalissima nazionale sarà ospitata dal Grand Hotel Plaza una cornice di assoluto prestigio ed eleganza che da sempre incanta gli ospiti per la sua arte e architettura e gusto del bello, che è possibile ammirare in ogni singolo dettaglio, dai soffitti affrescati agli stucchi, dalle vetrate liberty agli arredi ai tanti dettagli; e che diviene così scenografia suggestiva per un evento speciale nel mondo della ristorazione, a testimonianza del percorso e dell’impegno intrapresi dal Grand Hotel Plaza nel mondo gourmet e nel settore dell’ospitalità a seguito dell’imponente restauro conservativo avviato negli anni scorsi.

Le parole di Olivia Paladino (General Manager Grand Hotel Plaza): “Questo evento di Emergente Sala arriva in un momento di grande fermento per il Plaza. Stiamo riaffermando la sua identità spiegandone l’unicità che risiede anche nella scommessa della ristorazione come servizio centrale e non ancillare, puntando molto sui giovani”.

Durante la finalissima all’interno dei saloni trasformati trasformati in teatro di gara per la finale del premio, sono previste una prova teorica e una prova pratica dove gli sfidanti dovranno dimostrare le loro qualità, passione e professionalità, di fronte ad una giuria di professionisti ed esperti di settore.

Altra novità di quest’anno è la Prima edizione di Emergente RICEVIMENTO nella stessa giornata e la selezione è avvenuta in collaborazione con Federalberghi Roma. Le figure che accolgono il viaggiatore all’ingresso di un hotel rappresentano sovente il primo sorriso di benvenuto di
una città e l’ultimo saluto prima che l’ospite si commiati dopo aver pagato il conto. E nel corso del soggiorno? Gli addetti al Ricevimento Ricevono i complain (quando ce ne sono, s’intende) e danno informazioni di ogni tipo,
rassicurazioni e “coccole” di ogni tipo. Gli addetti al Ricevimento sono l’esatto alter ego in hotel del cameriere in un ristorante.

Lunedì 28 ottobre si torna alle Officine Farneto con un’intensa programmazione che spazierà dalla gara conclusiva degli chef finalisti e la proclamazione del vincitore del premio Emergente Chef  2019, alla parallela competizione tra i pizzaioli per la scelta del Miglior Emergente Pizza, dalla presentazione in anteprima della Guida del Touring Club Italiano “Alberghi e Ristoranti d’Italia 2020”.

Come tradizione vuole, in prima linea le gare di EMERGENTE, le competizioni attese e seguite da tanti appassionati, riservate ai giovani cuochi e pizzaioli under 30 e 35 che hanno in precedenza sbaragliato i colleghi vincendo le preselezioni e sono giunti sin qui, alle Finali Nazionali 2019.

Come consuetudine Touring Club Italiano  –  Ente e Casa Editrice per la quale Luigi e Teresa Cremona da quasi trent’anni curano i contenuti della guida “Alberghi e Ristoranti d’Italia”  –  sarà protagonista della presentazione in anteprima dell’edizione 2020, un evento che ogni anno richiama operatori, albergatori, ristoratori, giornalisti nella quale vengono consegnati i premi speciali e gli attestati di merito alle varie strutture recensite all’interno della pubblicazione.

Info utili

Festival della Gastronomia 2019

Dove: Officine Farneto, Roma

Quando: lunedì 28 ottobre

Orario: dalle 9:30 alle 16:00

Sito

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Dall’1 al 3 novembre in scena “Le quattro stagioni del Tartufo”.
Novità 2019, il Trifola Finger Food per festeggiare lo storico anniversario e celebrare un’ annata memorabile: grandi pezzature e quantità elevata a prezzi accessibili
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Da venerdì 1 a domenica 3 novembre (dalle 10.00 alle 20.00) la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo bianco di Città di Castello festeggia il traguardo dei 40 anni con un’edizione storica ancora più ricca di iniziative e novità.

Un’autentica full immersion nel mondo dei tartufai altotiberini tra percorsi sensoriali e gastronomici sulla trifola dell’Alto Tevere umbro, arricchiti da show cooking, mostre, degustazioni di olio e vino, musica e assaggi di prodotti tipici da tutta Italia.  

Accanto ad esempio ai tradizionali Mercati dei Sapori d’Italia e ai Saloni del Vino (AIS) e dell’Olio (Confraternita dell’Olio e dell’Olio dell’Alta Valle del Tevere), farà infatti il suo debutto il Trifola Finger Food, ideato dagli organizzatori – Comune di Città di Castello, Associazione Mostra del Tartufo e Comunità Montana Alto Tevere Umbro, con gli enti pubblici locali, tra cui la Camera di Commercio di Perugia – proprio per celebrare questo importante anniversario. Un ‘super cibo’, anzi un tripudio di eccellenza e sapori, che mette insieme il celebre Tuber Magnatum Pico umbro, il Parmigiano Reggiano e la Patata De.Co. di Pietralunga per una creazione ‘limited edition’ che sarà possibile degustare e acquistare nei giorni di fiera.

TRIFOLA FINGER FOOD

Ma nella tre giorni di Città di Castello, a riprova della storica vocazione di questo territorio che vede un tartufaio ogni 10 abitanti e oltre 6mila cani in attività, tornerà a sventolare anche lo slogan “Le quattro stagioni del Tartufo” proprio per sottolineare la costante produzione lungo tutto l’anno caratterizzata, oltre che dalla trifola dell’Alto Tevere in autunno, dal nero pregiato Tuber melanosporum in inverno, dal bianchetto o marzuolo Tuber borchii in primavera e dal tartufo nero estivo o scorzone Tuber aestivum nel periodo più caldo dell’anno.

“L’edizione n.40 – dichiarano il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, l’assessore al Turismo e Commercio Riccardo Carletti, il presidente della Comunità Montana Alta Umbria Mauro Severini – sarà davvero imperdibile, non solo per questo importante anniversario che connoterà ancora di più con un clima di festa il programma del 2019, ma anche perché si preannuncia un’annata memorabile per i nostri tartufi con grandi pezzature e notevoli quantità in grado di accontentare tutte le tasche. Sulla base di questi presupposti, siamo quindi certi di poter offrire ai visitatori un fine settimana unico all’insegna del gusto e della qualità made in Umbria, senza dimenticare le straordinarie risorse enogastronomiche, artistiche e culturali che la nostra Regione è in grado di esprimere. Il Tartufo è infatti solo una delle tante eccellenze che ci contraddistingue a livello nazionale, contribuendo a rendere unica la nostra offerta turistica. E in tal senso, la tre giorni di Città di Castello rappresenta l’occasione ideale per scoprire questo immenso patrimonio e per godere, allo stesso tempo, delle numerose iniziative messe in campo per questa storica edizione”. 

Arricchito e sempre itinerante sarà dunque il cartellone di eventi sparsi per la città, compresa la gara dei cani da tartufo nel Parco A. Langer (a cura dell’Associazione Tartufai Alto Tevere), che permetterà a tutti di partecipare alla ricerca del prezioso fungo ipogeo, oppure lo spettacolo dello show man Dario Vergassola. A Piazza Matteotti, invece, torna il Mercato Sapori di Tartufo con il meglio della produzione locale raccontata da Tartufi Jimmy, Giuliano Tartufi, Penna Tartufi, Il Tartufaro, Mirko Tartufi e Tartufi Martinelli.

Largo Gildoni si trasformerà in una sorta di cucina a cielo aperto grazie agli show cooking di Parola di Chefuna serie di appuntamenti dedicati al made in Italy gastronomico di qualità, dove si alterneranno maestri dei fornelli, degustazioni, Presidi Slow Food, incontri con il Consorzio del Parmigiano Reggiano (in collaborazione con il comune di San Prospero) e perfino il primo Junior Chef Challenge con i ragazzi delle scuole medie di Città di Castello e la regia dell’istituto Patrizi Baldelli Cavallotti.

Nel frattempo, sotto il Loggiato Gildoni, insieme ai produttori locali a chilometro zero, ci saranno: l’associazione Pro-Bio Umbria per parlare di ristorazione biologica tra i banchi di scuola; Samuele Tognaccioli (FIDA) con la sua cucina narrativa; lo studioso Lorenzo Tanzi per le analisi sensoriali del tartufo trifola e uncinato; l’ASL Umbria 1 con le campagne di informazione sui funghi; il ristorante dell’istituto Cavallotti Patrizi Baldelli pronto a far conoscere saperi e sapori al tartufo; il duo Casare Lucaccioni-Chiara Filippi con la degustazione a tema ‘Chianina che passione!’.

E se, l’1 e il 2 novembre, la musica farà anche quest’anno da fil rouge con le esibizioni live nel centro storico e l’esecuzione in prima assoluta della Sinfonia per Città di Castello nell’ambito della seconda edizione di Sulle note del tartufo bianco (a cura del maestro Fabio Battistelli), sarà ancora una volta grazie al lavoro sinergico avviato dagli organizzatori e dagli enti pubblici se l’arte e la cultura animeranno l’intero fine settimana. Tra retrospettive fotografiche e altri eventi collaterali, infatti, i visitatori potranno anche accedere a tutte le strutture museali cittadine con tariffe agevolate, grazie alla Card Musei valida per la Pinacoteca Comunale, i Musei Burri, il Museo del Duomo, il Museo delle Arti Grafiche Grifani Donati, Il Laboratorio e Collezione tessile di Tela Umbria e il Polo museale di Garavelle.



Scarica QUI il programma:
http://press.mglogos.it/wp-content/uploads/2019/10/Il-Tartufo-Bianco-2019-_-Brochure-programma.pdf

Per info sulla 40^ Mostra Mercato Nazionale del Tartufo bianco di Città di Castello: www.iltartufobianco.it

Per info turistiche: www.cittadicastelloturismo.it

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Dall’idea di ricerca del benessere che parte da un rapporto privilegiato con la natura è nata l’idea, assieme a Romana Ramacciani e Paola Guerraz, di un ristorante romano che portasse la firma del famoso fitoterapista ed erborista Marc Mességué ─ figlio di Maurice Mességué, pioniere della fitoterapia.

Chi è Marc Messeguè

Marc Mességué, francese di nascita e umbro d’adozione, vanta una lunga esperienza nel campo della fitoterapia e dell’erboristica, vere e proprie tradizioni di famiglia. Da anni è impegnato nella sensibilizzazione all’importanza dell’alimentazione per migliorare la qualità della vita ristabilendo il naturale e armonico equilibrio psico-fisico. A lui si deve l’ideazione della rivoluzionaria dieta One Day Light che permette di ritrovare la forma naturale grazie a un solo giorno di dieta alla settimana. Lo studio costante e la continua ricerca lo portano a perseguire sempre nuovi percorsi volti a integrare le antiche e sapienti pratiche della medicina naturale alle terapie contemporanee.

La ricerca appassionata, lo studio costante, la tenacia nell’inseguire un’idea  hanno fatto del nome Mességué un punto di riferimento nel mondo per tutto ciò che è naturale. Questa è la preziosa eredità lasciata da mio padre, il più grande regalo che ci ha fatto: il suo nome, il nome che portiamo noi figli e che portano i miei figli, un nome che Maurice Mességué ha onorato nella sua vita professionale e che noi cerchiamo di onorare tentando di migliorare la qualità della vita” (Marc Mességué).

Coniugare gusto e benessere grazie ad una cucina che esalta e valorizza materie prime selezionate, per far vivere un’esperienza unica basata su di un concetto semplice ma fondamentale, quello del “mangiare consapevole”. È l’ambizioso obiettivo di Romana Ramacciani e Paola Guerraz, ideatrici e proprietarie di Mamé, il ristorante che da settembre proporrà a Roma e per la prima volta in Italia un format culinario fondato sulla filosofia del benessere di Marc Mességué.

Gli spazi di via Antonio Serra 60 nel quartiere Fleming (nella zona nord della capitale) sono stati ristrutturati e pensati per dare vita ad un ambiente accogliente, raffinato, nel quale ogni singolo dettaglio è stato curato per creare un’atmosfera che possa consentire di scoprire i sapori semplici, naturali ed al tempo stesso intensi di una proposta gastronomica che esplica il concetto del mangiare sano con gusto.

Mamé non è solo un ristorante, ma un vero e proprio format che esporteremo in tutta Italia”: le parole di Romana Ramacciani, per molti anni agente di commercio, e Paola Guerraz testimoniano la qualità di un progetto che partendo da Roma vuole dimostrare che mangiare sano non significa necessariamente dover rinunciare al gusto anzi, la valorizzazione delle materie prime e l’esaltazione dei sapori sono il punto di partenza del processo creativo che ha permesso di strutturare un menu estremamente interessante.

Spinta dallo spirito imprenditoriale che ha contraddistinto altri progetti in ambito ristorativo, Romana ha ideato il progetto Mamé, ispirata dalla consolidata amicizia con Mességué, che le ha consentito nel corso degli anni di scoprire, conoscere ed abbracciare il concetto del mangiare sano. “Ho sempre avuto una naturale predisposizione per un determinato tipo di alimentazione, e con questo progetto voglio trasmettere ai nostri clienti l’importanza del mangiare sano, ma soprattutto che una cucina del benessere non esclude il gusto”. Per Romana la forza del progetto è certificata dalla qualità delle persone che hanno dato vita a Mamé: “Marc è una persona pulita, umile, sincera: non vuole parlare di dieta, ma di filosofia alimentare. Non ha mai ceduto a lusinghe commerciali perché crede fermamente nella coerenza delle proprie idee”.

Il progetto nasce quindi dalla mente di Romana, che ha successivamente coinvolto Paola Guerraz, sua amica da sempre, anch’essa da tempo conquistata dall’approccio sano al cibo e legata a Mességué da una grande amicizia. “A mio avviso non esiste a Roma un luogo come Mamé, nel quale poter mangiare sapendo cosa c’è nel piatto, quali materie prime vengono lavorate correttamente ed esaltate per dar vita ad una proposta gastronomica che possa coniugare la piacevolezza dei sapori ed il conseguente benessere per il proprio corpo”. Paola, da anni agente immobiliare, ha apportato con la sua esperienza un decisivo valore aggiunto per quel che concerne le scelte stilistiche ed arredo, che contribuiscono a rendere Mamé un luogo originale ed unico anche dal punto di vista estetico.

Marc Mességué, parigino di nascita ma italiano d’adozione, ha ereditato dal padre Maurice una grande passione per le erbe e le loro proprietà. Gli studi in erboristeria all’università di Siena e l’esperienza fitoterapica lo hanno spinto a creare vari centri benessere, e dal 2012 ha iniziato una nuova avventura a Gubbio al Park Hotel ai Cappuccini. In questa nuova sede si armonizzano perfettamente, fitoterapia, sana alimentazione, medicina ed estetica per ritrovare il miglior equilibrio psico-fisico.

La guida della cucina è affidata alla giovane chef Sara Pieretti, nata ad Assisi, e che in Umbria ha trascorso molti anni acquisendo grande competenza tecnica ed estrema conoscenza dei prodotti lavorando presso un prestigioso Relais 5 stelle ad Assisi. “La passione per la cucina nasce da quella per le materie prime, che la cucina deve esaltare, non rovinare o complicare”. Sara è reduce da un periodo trascorso in Svizzera, nel corso del quale ha potuto conoscere in prima persona alcune piccole realtà artigianali, che hanno rafforzato in lei la voglia di rendere ancora più maniacale la selezione dei prodotti. “È stato Marc a propormi il trasferimento a Roma per divenire la chef del Mamè, e cercherò di comunicare che la cucina del benessere è buona e non comporta alcun tipo di rinuncia”. 

Un progetto (quasi) tutto al femminile (le due proprietarie Romana e Paola, la chef Sara, la sous chef Francesca Maiorana, altre due ragazze in sala) coordinato in Sala da Amedeo Di Pasqua, e che darà spazio alle erbe, alle verdure, alla frutta ma anche naturalmente alla carne, al pesce, ed ai tanti prodotti che verranno preparati quotidianamente dalla brigata di cucina, quali il pane ed altri lievitati, la pasta ed i gelati. Sarà possibile gustare estratti preparati al momento con frutta e verdura di stagione, scegliere e provare i piatti presenti in menu, o magari concedersi un momento di relax grazie alla “Tisaneria”, un angolo dedicato ad erbe, infusi e tisane, uno dei cardini della filosofia di Mességué.

Accurata selezione delle materie prime, rispetto delle stesse, esaltazione dei sapori, piatti equilibrati e gustosi: la cucina del Mamé saprà sorprendere per la sua capacità d’essere originale, unica, al tempo stesso sana ed appagante, buona ed intrigante, una vera cucina del benessere, dove mangiare sano ma con gusto.

Il menù Mességué è composto da 10 proposte differenti (pranzo e cena) distribuite su altrettante giornate. Potete scegliere il menu giornaliero più adatto ai vostri gusti e adottarlo ogni settimana (52 giorni all’anno). In questo menù Mességué fornisce una serie di gustose ricette create da famosi chef. Un giorno di dieta ipocalorica ogni settimana è sufficiente ad apportare quel risparmio di circa il 10% di calorie totali introdotte rispetto ad una nutrizione libera, sufficiente ad ottenere i benefici della restrizione calorica, non solo sul mantenimento del peso ma su una sana longevità.

Info utili

Mamé – La cucina del benessere

Via Antonio Serra, 60 / 00191 – Roma

Tel. 06 5987 4308

Mail: info@mamerestaurant.it 

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Partono oggi gli eventi della #RomaWineWeeks del Gambero Rosso. Dal 14 al 28 ottobre un denso programma per rendere merito alle eccellenze vitinivinicole in primis, ma anche ai Top Italian Restaurant e agli Oli di qualità; e poi ancora focus sul Vino, sostenibilità ed Export, perché all’estero, si sa, siamo sempre più forti. 


Gambero Rosso
 presenta le Roma Wine Weeks, un nuovo format per dare ulteriore risalto all’eccellenza vitivinicola made in Italy nella città eterna. Degustazioni, convegni e approfondimenti: le numerose e qualificate iniziative si terranno in concomitanza con La Vendemmia di Roma 2019, giunta alla sua terza edizione.

Si parte oggi 15 ottobre (17-19) all’IQOS Embassy di via Margutta con The Best Evo, l’evento dedicato all’extravergine di oliva. 
Si prosegue domani 16 ottobre con The Best Wines a Palazzo Fiano di piazza San Lorenzo in Lucina (ore 19-22, fino a esaurimento posti).  
Il 22 ottobre, protagonisti saranno The Best sparkling Wines. 
La Città del gusto ospiterà, il 25 ottobre (ore 11-13, solo su invito) la tavola rotonda Vino, sostenibilità, internazionalizzazione a cura di Equalitas (di cui il Gambero Rosso è partner). 
Un’occasione per fare il punto con il vicepresidente di Federdoc Francesco Liantonio e il direttore di Equalitas Stefano Stefanucci sull’attenzione alla sostenibilità – sociale, ambientale ed economica – sempre più richiesta soprattutto sui mercati internazionali”.

Una serie di appuntamenti che coinvolgono le vie del Tridente romano, cuore pulsante della città, ma non solo e in cui boutique e insegne del lusso e della buona tavola, del fashion e dell’arte si gemellano a importanti cantine presentando in degustazioni i migliori vini d’Italia.

Ed è proprio in questa occasione che verrà presentata la prima edizione del numero speciale “Gentleman e Gambero Rosso” dedicato alla “Vendemmia” di Roma, con testi anche in inglese e cinese e con consigli, approfondimenti e segnalazioni. Lo speciale ha visto coinvolti 285 esercizi della ristorazione romana di eccellenza tra cui più di 40 delle migliori enoteche capitoline. Questo speciale romano è stato redatto in analogia con quello pubblicato a Milano per la omonima vendemmia.

Le Gambero Rosso Roma Wine Weeks si concluderanno con i tre prestigiosi appuntamenti annuali: la presentazione della Guida Top Italian Restaurants sabato 26 ottobre, la Presentazione e Grande degustazione della Guida Vini d’Italia domenica 27 ottobre e la Presentazione della Guida Ristoranti d’Italia lunedì 29 ottobre.  

Gambero Rosso si conferma in prima linea per la promozione e il supporto alle eccellenze vitivinicole del nostro Paese ed anche molto attento alla città di Roma che rappresenta il più importante mercato domestico nazionale”  dichiara Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso “Grazie anche al numero speciale realizzato tra la collaborazione di Gentleman e Gambero Rosso, Roma sarà alla ribalta del mondo vitivinicolo italiano e della ristorazione  di qualità  con il 30esimo compleanno della Guida Ristoranti d’Italia 2020.

TIR, Tre Bicchieri e Tre Forchette.

Le guide del Gambero Rosso
A chiudere la prima edizione delle Roma Wine Weeks saranno i tre attesi appuntamenti annuali firmati Gambero Rosso: la presentazione della Guida Top Italian Restaurants sabato 26 ottobre (la guida digitale recensisce i migliori ristorante italiani all’estero; nel corso dell’evento, solo su invito, al Chorus Cafè, saranno consegnati gli Special Awards 2020), la presentazione e grande degustazione Tre Bicchieri della Guida Vini d’Italia domenica 27 ottobre (dalle 15 in poi, presso lo Sheraton Rome Hotel and Conference di via del Pattinaggio), e la presentazione della Guida Ristoranti d’Italia lunedì 28 ottobre (sempre allo Sheraton, per scoprire i protagonisti della 30esima edizione della guida, seguita dalla cena In punte di Tre Forchette).

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Considerazioni sostenibili tra Cucina e Futuro, Comunicazione, Ristorazione, Editoria, Giornalismo e Tempi Umani tratte da LSDM 2019 (Congresso Internazionale di Cucina / 1-2 ottobre, Paestum) perchè “Il tempo della cucina non c’entra nulla con il tempo della comunicazione. Bilanciare questi due aspetti è fondamentale per uno chef.

Tutte le strade portano a Roma” recita un vecchio detto popolare, ma se sulle strade vedete mozzarelle probabilmente vi avranno portato a Paestum, nel cuore della Piana del Sele e del golfo di Salerno, 97km a sud di Napoli, nel Parco nazionale del Cilento, Patrimonio dell’Umanità, nonché Riserva della Biosfera.

Paestum. Conosco questo luogo fin da piccola, dal tempo in cui mi ci portò mio padre. Oltre la bellezza degli scavi e l’unicità dei templi, ricordo con chiarezza lo stato di affascinata contemplazione di fronte all’affresco della “tomba del tuffatore” il quale, gettandosi oltre le colonne d’Ercole – simbolo del confine del mondo noto – si tuffava, senza timore, verso l’ignoto.

Ogni viaggio, ogni scelta, ogni bivio, con le sue incognite e le sue continue scoperte, da un certo punto di vista potrebbe essere ben rappresentato da questa immagine.

Così, con le mie piccole, e poche, consapevolezze in tasca, sono approdata a LSDM* 2019 (acronimo evolutivo e definitivo de *Le Strade Della Mozzarella) sulla strada della curiosità. Si perché questo Congresso Internazionale di Cucina -andato in scena gli scorsi martedì 1 e mercoledì 2 ottobre negli spazi del Savoy Beach Hotel di Paestum- per la sua dodicesima edizione ha deciso di cambiare anima e si è presentato al suo pubblico in una veste completamente nuova.

Sin dagli inizi di LSDM – dichiarano Barbara Guerra e Albert Sapere, ideatori e curatori della manifestazione – abbiamo cercato di uscire dai confini, seppur nobili, della cucina pura e semplice. Giunti alla 12esima edizione abbiamo deciso di imprimere un’ulteriore svolta, offrendo uno spazio importante a personaggi e temi che, pur apparendo in qualche modo solo collaterali al tema centrale, rivestono invece un ruolo assolutamente centrale nell’alta ristorazione del ventunesimo secolo”.

Una veste, dicevo, in cui i banchi d’assaggio sono stati sostituiti dai banchi di scuola; chef e pizzaioli sono saliti in cattedra senza cucinare portando ciascuno la propria visione orientata al futuro di cucina italiana, prodotto ed esperienza sostenibile; gli argomenti sollevati hanno rimbalzato dalla ristorazione alla sala passando per la pizzeria fino agli sguardi sulla ristorazione stellata all’estero, e poi tecnologia, Istituzione, Antropologia dell’alimentazione e food marketing fino agli effetti del troppo lavoro.

Le pause tra una lezione e l’altra sono state scandite da acqua, caffè, sigarette (poche) e tante considerazioni a caldo, perché il tema di questa edizione, volutamente accademica, è stato “Etica, Estetica e Sostenibilità”; argomenti quotidiani quanto ampi e controversi che toccano da vicino i ramificati aspetti della ristorazione, sempre contesa tra gusto, soddisfazione del cliente e reperimento delle materie prime, delle scelte etiche a tavola, delle stagioni, dei prodotti e dei produttori, e più in generale della natura e dei sistemi di coltivazione, ovvero delle scelte che riguardano tutti noi e il mondo in cui siamo immersi, più o meno come baccalà in oliocottura.

Molteplici le visioni, le diverse sensibilità. Ma alla fine riteniamo che davvero LSDM 2019 abbia offerto un’immagine forte della cucina, intesa anche come atto politico, per una volta nel senso più nobile del termine”, queste le parole conclusive di Albert Sapere e Barbara Guerra per LSDM 2019.

Estero, futuro, comunicazione, editoria, stress in ambito lavorativo, corretta alimentazione, farine naturali, carne si carne no, cucina circolare e dichiarata sensibilità, diffusa e vissuta a più livelli, nei confronti dei problemi etici e ambientali;

dal groviglio di opinioni, riflessioni ed angolazioni di pensiero si evince che “Sostenibilità e Stagionalità” non sono soltanto due parole buone e giuste, ma anche un trend sempre più apprezzato da un pubblico nuovo alla ricerca di esperienze autentiche, naturali ed immersive.

Sul tema Comunicazione un interessante focus su cui riflettere a lungo è stato fornito dall’incontro/confronto tra Guide e Editoria Enogastronomica con Giuseppe Cerasa, Luigi Cremona, Federico De Cesare Viola, Antonella De Santis, Paolo Marchi e Carlo Ottaviano, moderati da Guido Barendson.

Al centro del dibattito il ruolo e, soprattutto i doveri, del giornalista del XXI secolo. Per converso o assonanza di pensieri nuovamente affiora tanta (troppa?) mancanza e relativo bisogno di parlare di informazione più che di comunicazione, la necessità di assumersi la responsabilità del proprio giudizio critico, di intercettare traiettorie e tematiche vincendo conformismo e pigrizia.

Ritrovare avere il coraggio di rischiare, di uscire della comfortzone pubblicando ciò che è importante, ciò che può essere utile, non solo ciò che è d’impatto al momento ma ciò dovrebbe essere formativo a lungo rilascio, uscendo dalla logica dell’immediatezza e del comunicato stampa a tutti i costi, lontani dal giornalismo da scrivania, dai favoritismi, dal buonismo dilagante, preservando il più possibile la propria autonomia di critica e pensiero. E ancora la sostenibilità economica dell’editoria, le guide che vincono, quelle che restano, la formazione all’interno del settore, l’etica dei compensi, e più in profondità, quella lontana prospettiva di un contratto/miraggio che possa orientare scelte e vita in una società liquida.

Sulla scia spiccano le parole dense e dirette di Antonia Klugmann (L’Argine a Vencò) che, a mio avviso, ha accarezzato con grazia una tematica scottante, anch’essa preoccupante, nonché in esatta opposizione alla sostenibilità umana prima di essere ambientale. Una tematica che getta luce sull’insostenibile invisibile gabbia costruita attorno alla ristorazione che non lascia più il tempo di apprendere, consolidare la propria filosofia gastronomica, e non lascia soprattutto il tempo di sbagliare: “il tempo della cucina non c’entra nulla con il tempo della comunicazione. Bilanciare questi due aspetti è fondamentale per uno chef. Io ho cominciato in tempi diversi, ho potuto elaborare autonomamente la mia visione di cucina senza l’angoscia di dover dimostrare. Quei sei anni passati da sola con uno stagista ed un lavapiatti sono stati fondamentali. Questo correre così veloce non ci appartiene”.

Il rischio infatti è dietro l’angolo ed è rappresentato dal fatto che in questa corsa senza traguardo fisso sempre più cucine siano copie di copie altro aspetto sottolineato da Salvatore Tassa (Le Colline Ciociare) che si è schierato contro le distribuzioni di prodotti che creano omologazione e che, lontani da territorio e sostenibilità, sempre più menu vengano fatti sui cataloghi in netta opposizione alla viva necessità e rinnovata consapevolezza di una figura del cuoco che sappia interpretare e dare sapore ai cambiamenti che investono l’ambiente e la società.

Consapevolezza ambientale che va farcita di creatività secondo Alain Passard (L’Arpège) al quale è stato affidato la chiusura del Congresso e che ha regalato un momento poetico e carico di prospettive. Lui, pioniere in tempi non sospetti di un movimento attento alle problematiche dell’ambiente, che ha operato scelte drastiche e che, una volta conosciuta e studiata bene la materia prima, getta luce su quanto sia importante, fondamentale, essere creativi ai fornelli: “Il più bel libro di cucina è stato scritto dalla natura, dobbiamo ritrovare quello che ha scritto con le sue stagioni. Un pomodoro impiega 5 mesi per crescere naturalmente e, arrivata la sua stagione, dovremmo ritrovare il gusto di mangiare quel pomodoro. Ho tolto quasi totalmente la carne dal mio menu. Abbiamo perso molti clienti, ma non sono tornato indietro. In questo genere d’avventure bisogna sempre guardare avanti”.

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Dal 20 al 22 settembre la città ospita la quarta edizione dell’appuntamento enogastronomico dedicato alle eccellenze dei Castelli Romani

Per gli italiani il cibo non è solo fonte di nutrimento, è molto di più. Racchiude una vera e propria esperienza condivisa e personale, rituale e familiare, concreta e sensoriale. I Castelli Romani, che nell’immaginario collettivo capitolino hanno sempre rappresentato una meta di gusto e spensieratezza, stanno attualizzando la proposta tradizionale per rilanciare e valorizzare un territorio che poeti, letterati e pittori hanno contribuito a far grande con il Grand Tour. E lo stanno facendo con mezzi e idee innovative, per portare i Castelli Romani nel XXI secolo anche attraverso un nuovo concetto di accoglienza e promozione turistica. Sarà quindi Frascati, Regina dell’enogastronomia d’Autunno a trasformarsi per tre giorni in un salone del gusto a cielo aperto dove le eccellenze enogastronomiche del territorio saranno protagoniste così come le proposte dei ristoratori locali che in occasione della bella manifestazione presenteranno piatti che raccontano l’evoluzione di questa bella porzione di mondo.

Oltre l’Area Degustazioni e il Mercato della Terra (come raccontato qui) , sarà allestita un’area Esperienze Winelounge a cura di ONAV – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino e AIS – Associazione Italiana Sommelier, dove si terranno degustazioni e mini corsi di avvicinamento al vino.

Sono inoltre previsti anche cookingshow e laboratori di cucina, a cura dell’Associazione Castelli Romani Food & Wine, che riunisce ristoratori, aziende gastronomiche, agroalimentari, vinicole dei Castelli, con la partecipazione di chef importanti e ristoratori. Saranno, poi, organizzate visite guidate nel centro storico della città, tra piazze, borghi e monumenti, accompagnati dalle guide Iperico e GAL – Latium Vetus. Verranno inoltre organizzati dei laboratori di dedicati alla tematica del cibo e del vino: cultura e risorsa di un intero territorio, per ascoltare le storie e degustare i prodotti della tradizione enogastronomica dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, a cura della Condotta di Slow Food Frascati e Terre Tuscolane e della Rete di impresa di Terra Ospitali.

La manifestazione ospiterà, inoltre, la lezione del celebre chef Fabio Campoli, che da oltre trent’anni reinventa l’approccio a una cucina “semplicemente differente” (domenica 22 settembre, ore 19), e i laboratori scientifici per bambini organizzati da Frascati ScienzaLa fisica del freddo e l’applicazione del …. Gelato” e “Animali Golosi”.

Anche quest’anno sarà un grande piacere prender parte a questa nuova edizione, dal momento che considero la Fiera dei Sapori un momento molto importante per ricordare a tutti che, mentre la grande metropoli cambia costantemente volto nel tempo, i Castelli Romani si dimostrano sempre più ancorati alle proprie radici, dando vita tutt’oggi ad un micro-mondo dove il folklore, l’allegria e la tradizione dell’accoglienza fanno parte del DNA di chi vi abita. – ha commentato con entusiasmo lo chef Fabio CampoliÈ proprio per questo sentimento di “ritorno alle origini” che anche il mio cooking show quest’anno verterà sull’approfondimento di un ingrediente di base, ovvero le patate, che rappresentano anche il tema del primo corso di Club Academy (www.clubacademy.it), tra i miei nuovi progetti di scuola di cucina online alla portata di tutti.”

I Cooking Show della Fiera dei Sapori

Venerdì 20 Settembre

Sabato 21 Settembre

Domenica 22 Settembre

Ricordiamo che quest’anno i Cooking Show saranno a pagamento al costo di 5€.

A conclusione dell’evento, domenica 22 settembre, si terrà la cena gourmet, il cui menù sarà a cura de La Galleria di Sopra, membro dell’Associazione Castelli Romani Food & Wine, mentre la selezione dei vini sarà affidata alle aziende vinicole Tenuta Santi Apostoli e Villa Simone, anch’esse facenti parte della stessa Associazione.

Il menù della cena prevede: Foglie spontanee, tuorlo farcito e aceto balsamico tradizionale, accompagnate da Atreo Vermentino IGT Lazio ‘18 Tenuta Santi Apostoli; Tagliatelle funghi porcini noci e tartufo, accompagnate da Tieste, Malvasia puntinata IGT Lazio ‘18 Tenuta Santi Apostoli; Saltimbocca alla romana in quel di Frascati, salsa di pesche e vino, cavolo nero accompagnati da Sangiovese non filtrato IGT Lazio ‘17 Tenuta Santi Apostoli, e, per finire, dessert espresso accompagnato da Cannellino Azienda Agricola Villa Simone.

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Estate, dopo tanta attesa si prepara al tramonto, ma settembre si mostra generoso, così come ottobre, celebre a Roma per il suo clima mite e la sua piacevole brezza. La “Stagione delle Terrazze” non accenna dunque a terminare continuando a dare ancora sfoggio di sé per offrire insospettabili angolazioni per ammirare la Capitale in tutta la sua grandezza, bellezza e bontà.

Casina Valadier e la Cucina di Massimo D’innocenti

Duecentodue anni e non sentirli. Parliamo di Casina Valadier, il gioiello architettonico del Pincio (Collis Hortulorum) situato nel cuore di Villa Borghese dove, sin dall’antichità, numerose ed importanti famiglie dell’Antica Roma scelsero qui di edificare ville e scolpire principeschi giardini.

Un po’ di storia

Costruita dal noto architetto ed urbanista romano Giuseppe Valadier tra il 1816 ed il 1837 (all’epoca impegnato nella risistemazione del Pincio e di Piazza del Popolo) Valadier rielaborò in stile neoclassico il Casino Della Rota, un fabbricato seicentesco costruito a sua volta sui resti di un’antica cisterna romana modellando il corpo cubico cui era addossata un’esedra con colonnato ionico. All’interno si trovano stanze straordinariamente decorate ed affrescate in stile pompeiano, recentemente restaurate e riportate al loro originale splendore a tutto tondo.

La Casina fu pensata per ospitare un luogo di ristoro sul modello dei bistrot francesi divenendo, nel periodo che spazia dal Regno d’Italia alla fine dell’Ottocento sino al primo dopoguerra, un locale tra i più frequentati a Roma da esponenti del mondo della cultura, dell’arte e della politica. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio fu utilizzato dai militari tedeschi prima e dall’esercito inglese, poi ne fecero un circolo per i loro ufficiali. Nel secondo dopoguerra, Casina Valadier conobbe ancora un altro periodo di intensa frequentazione e celebrità. Dagli inizi degli anni 2000 venne completamente restaurata e, con grande meraviglia, fu riconsegnata al pubblico una favolosa struttura immutata nel fascino e dallo stile eterno.

La Casina Valadier oggi

È l’Executive Chef Massimo D’innocenti a curarne oggi l’offerta ristorativa pensata per i diversi momenti della giornata.

Sono un romano doc, e per me è un orgoglio e un vanto essere lo chef di Casina Valadier che da circa 200 anni la terrazza della Casina regala dalla terrazza un punto di vista unico. La posizione è sicuramente privilegiata, io la ritengo la migliore di Roma, con la vista sul Cupolone, su Piazza del Popolo e le bellezze che ci sono intono. Il compito non è affatto facile per me, per distogliere lo sguardo dal panorama e concentrare la l’attenzione degli ospiti sul piatto, ma questo ci motiva a fare sempre meglio attirando l’attenzione dei miei clienti con semplicità, qualità e un pizzico di follia, cercando di non essere mai banale“.

Piatti rappresentativi e tipologia di cucina

Una cucina diretta quella di Chef Massimo D’Innocenti, di stampo mediterraneo e tradizionale al contempo creativa per la scelta degli ingredienti con qualche concessione esotica ma che non si distacca mai troppo dalle radici, e soprattutto non propone una creatività autoreferenziale e fine a se stessa. 

Dal Menu estivo annoveriamo la Tartare di ricciola con granita al passion fruit, antipasto fresco e creativo, il Fiore di zucchina farcito con la parmigiana, che rappresenta la rielaborazione della tradizione anche nella  presentazione; i Tortiglioni con guanciale croccante e pomodorino datterino e pecorino bottaiolo, esempio di tradizione ben eseguita, e la Ventresca di tonno alla puttanesca con insalata tiepida.

Oltre alla linea del ristorante Chef Massimo D’innocenti e la sua brigata si occupano anche della linea del caffè, con tutti i prodotti “fatti in casina” e la linea degli aperitivi che comprende stuzzichini dalla cucina freddi e caldi, sempre diversi e creativi che annoverano Verdure e cruditè, canapè di salmone e caviale, Polpettine di melanzane e provola di bufala o il Fritto di calamari con salsa tartara che accompagnano di slancio le proposte del Chill Bar di Casina Valadier, nuovo punto di riferimento della Capitale per rilassarsi sorseggiando sofisticati cocktail, vini ricercati e pregiati champagne da assaporare avvolti dalle calde nuance dei tramonti romani più incantevoli.

Casina Valadier

Piazza Bucarest, Villa Borghese

Sito

Settimo, Villa Borghese e Chef Giuseppe D’Alessio

Da poco riprogettatata dall’architetto e interior designer contemporaneo, Jean-Philippe Nuel, questa struttura è stata trasformata partendo da un’elegante dimora romana dove oggi la Dolce Vita si unisce alla moderna Art De Vivre francese. Da ex residenza nobiliare del XIX secolo, l’hotel boutique di lusso inaugura così le nuovissime 78 camere e suite, un moderno centro fitness, un programma dedicato al benessere, tre sale per eventi e meeting e un ristorante panoramico progettato dal famoso architetto francese.

Situato in una strada tranquilla nel cuore pulsante di Roma, questo antico palazzo romano si trova a pochi passi da alcuni dei più famosi monumenti e luoghi culturali della città, tra cui la Fontana di Trevi, Villa Medici e Piazza di Spagna.

Sul Rooftop della nuova struttura spicca Settimo: l’elegante ristorante panoramico che offre una vista mozzafiato sui pittoreschi giardini di Villa Borghese e sulla Basilica di San Pietro. Dal design eclettico, caratterizzato da interni verdi lussureggianti, Settimo è la location perfetta per una fuga botanica ad alta quota. L’offerta culinaria è firmata dall’anima creativa dell’Executive chef Giuseppe D’Alessio e prevede piatti d’autore contemporanei che prendono spunto dalla “cucina povera” romana e da quella “Tripolina”.

Per Settimo abbiamo pensato a piatti che ci piace definire signatureracconta Chef Giuseppe D’Alessio – che seguono i dettami di presentazione e di bontà, capaci di magnetizzare lo sguardo degli ospiti distogliendoli dalle bellezze intorno.

Abbiamo puntato su un menu locale dove gli ingredienti non devono fare migliaia di chilometri e devono essere biologici. Per questo selezioniamo fornitori che a loro volta hanno investito su scelte etiche a 360 C°. Abbiamo un programma interno al gruppo per gestire il food wasting, ecc; Sono tante le azioni che facciamo, le accortezze che abbiamo, siamo, come ttutto il Gruppo Accor, molto sensibile al tema sostenibilità.

Cosa non deve mai mancare in un piatto? Oltre alla scelta di ingredienti eccellenti, in un piatto non deve mai mancare un ingrediente importante, “la nostra storia, la nostra cultura”, perché dietro ad ogni piatto della nostra cultura romana e italiana, c’è una storia, ci sono state delle persone che hanno contribuito a far si che diventasse tradizione.

Sofitel Rome Villa Borghese, la struttura

Qui gli ospiti hanno la sensazione di essere a casa grazie all’attenzione personalizzata che si manifesta attraverso sorprese e servizi pensati ad hoc. L’hotel è caratterizzato da un’istallazione di candele che traggono ispirazione dall’illuminazione delle strade di Parigi durante il regno di Luigi XIV, che regalano un senso di accoglienza e sicurezza. Al tramonto, la struttura si illumina come per magia attraverso le gigantesche candele poste all’esterno lungo l’ingresso, per accogliere gli ospiti dalle loro serate, accompagnati da musica suggestiva.

L’ingresso dell’hotel, caratterizzato invece da un display iconico composto da punti cromatici e colori vivaci, conferisce all’area lounge uno stile moderno e fresco con un tocco classico. Le camere degli ospiti inoltre, vantano un’installazione sul soffitto: un capolavoro iridescente che crea l’illusione di un cielo luminoso sopra di sé.

Sentirsi “a casa anche lontano da casa” sarà ancora più facile grazie all’offerta fitness e wellness, che prevede per gli ospiti trattamenti personalizzati con il programma benessere SofitelFIT e il Sofitel MyBed Sleep Menu: quest’ultimo, un servizio in camera esclusivo che trasforma la propria sala da bagno in una lussuosa oasi privata di relax.

Gli ospiti possono scegliere tra due bagni in omaggio – un bagno terapeutico lenitivo con oli essenziali rilassanti, o un Bubble Bath, per un’esperienza energizzante e speciale -. Inoltre, Sofitel Rome Villa Borghese propone ai clienti il servizio di personalizzazione di asciugamani e accappatoi per esaltare la natura tailor made dell’experience.

Settimo

Via Lombardia 47

Sito

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36 ore di intense emozioni mediterranee e piacevolezze enogastronomiche etnee

L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […], la purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra; chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”. Johann Wolfgang von Goethe; Viaggio in Italia (Italienische Reise, 1816/1817)

Sicilia, terra intensa di sole e di lava, briciola di terra nel mondo e generoso pane; il mio viaggio verso Te, verso i tuoi spigoli e le tue dolcezze, verso il tuo paradiso conteso tra principesca accoglienza e violenta prepotenza, porta sempre con sé la stessa eterna emozione dei primi occhi che ti videro emergere dal blu. 

Per questo ho comprato un biglietto aereo di mattina presto, per raggiungere le tue sponde e godere appieno del tuo abbraccio, pur nel mio poco tempo a disposizione. 

Assonnata ma vibrante d’attesa, quella propria di chi già pregusta qualcosa di succulento, atterro presto a Catania. Sono le 8:30, sono sveglia dalle 4. Guido (nomen omen), il mio gentile autista, mi attende all’uscita con un foglio con scritto “De Bellis”, e penso che è bello avere qualcuno che ti sta aspettando, anche se non ti conosce. 

La strada corre veloce, arriviamo a Taormina dove l’aria si è cominciata a scaldare e il sole ad illuminare i turisti in calzoncini che, seduti ai tavolini, iniziano a popolare le pasticcerie dove abbondano brioche “col tuppo” calde e pronte per essere affogate in ottime granite, o da farcire con densi e scioglievoli gelati; oltre ai cannoli, ines, cassate, arancini, pizzette, calzoni ed ogni ben di Dio. Mentre penso visualizzo, e sento il primo crampo di fame sicula.

Arrivo a La Plage Resort del Gruppo Ragosta Hotels Collection con il mio fedele bagaglio a mano, un borsone grigio che ne ha viste di cotte e di crude, sempre lo stesso, da almeno 12 anni. 

All’ingresso mi accoglie il sorridente Direttore, Gianluca Taglialegne, che gentilmente mi offre il primo caffè fronte Isola Bella, che se ne sta lì davanti ai miei occhi, bellissima e misteriosa, talmente vicina da poterla toccare con un dito. 

Con Gianluca, siciliano nel cuore e che qui ha voluto mettere nuove radici, concordo un itinerario di massima per ottimizzare le mie 36 ore siciliane, che iniziano con un giro in barca alla scoperta dei segreti del tratto di costa taorminese, con le sue tipiche forme irregolari e i monti Peloritani che si gettano bruscamente nel mare creando suggestive insenature e punti panoramici che hanno fatto la storia VIP di questo tratto di mondo; prosegue poi con un light lunch, un giro a Taormina, un aperitivo a la Plage Beach Club, una Cena Fusion Gourmet, una bella colazione abbondante e luminosa, qualche ora di lettino, un bagno e, prima dell’aeroporto, una veloce visita in una grotta lavica ed un articolato giro in Cantina vitivinicola sulle vulcaniche pendici del grande ETNA.

Prima della barca raggiungo e scopro la mia camera. Ho detto “camera” e non posso sorvolare, perchè La Plage Resort, struttura da sempre attenta all’ambiente, viene caratterizzata dai sorprendenti comfort delle 61 camere, comprese suite da capogiro con giardini privati e bungalow con Jacuzzi esterna con idromassaggio; tutte sistemazioni pensate e progettate per generare il minimo impatto sulla natura circostante della Riserva Naturale di Isola Bella e per vivere una dimensione paradisiaca immersi nella quiete di una pineta secolare fronte mare.

Adagiato sulla spiaggia, perfettamente integrato nella natura, senza strappi, La Plage mi appare infatti come un Boutique Resort, particolarissimo, di dimensioni raccolte, che ha tutto e non ti fa mancare nulla, inclusi i percorsi rigeneranti della Expure Spa, che uniscono i benefici dell’acqua a bagni di calore e massaggi esclusivi.

Ma torniamo alla barca. Passo per la reception e mi vengono incontro con una glacette ricolma di frutta, flûte e Prosecco (Cusumano) penso: “beh, ci saranno altri”. Invece no, è solo per me, che viaggio sola, e che in verità non lo sono mai.

Quindi, mi lancio in barca e Peppe, Pescatore e Skipper di stagione, mi fa da “Cicerone-Tritone” per un ampio giro della costa di Taormina. Da terra la prima cosa è la grotta a forma di cuore, spesso utilizzata dalle giovani coppie siciliane per le “fuitine” e che sembra essere benaugurale per le giovani coppie in attesa di fare famiglia. Il tour procede tra sacro e profano, aneddoti, storie, immagini di vecchi e nuovi lustri. 

L’isola Bella (isula Bedda in siciliano) sarà di certo nota ai cinefili per la celebre scena di Marcello Mastroianni in “Divorzio all’Italiana” mentre cerca sua moglie per vendicare il suo (indotto) tradimento. Ecco, quella che fu sede di amore e passione cinematografica, un tempo fu anche e soprattutto il presidio marino di Florence Trevelyan che la acquistò nel 1890 costruendo tra le sue rocce una casa-castello che oggi è museo (ingresso 4€) raggiungibile con una breve passeggiata grazie all’esigua distanza che a volte per via delle maree, si annulla.

Torno a terra ed è l’ora del pranzo. Mi preparo al mio impatto con la cucina dell’Executive chef Mario Casu (in copertina), abile inventore di connubi di stampo tradizionale in cerca di evoluzione, e che sta portando avanti il concetto di Alta Cucina Siciliana fondendo ingredienti locali, profumi mediterranei ed influenze internazionali. Lui, come detto, lo ha definito un “light lunch”, io l’ho guardato con sospetto anche perchè credo che le parole Light e Sicilia siano un ossimoro e non possano stare nella stessa frase senza stridere, e così è stato.

Si inizia leggeri, in una finta sordina, con un’ insalata di mare di notevole pregio per la qualità e la consistenza della materia prima, freschissima, che dal mare, in effetti, potrebbe saltarti dal mare direttamente nel piatto; si prosegue con una bruschetta con dentice marinato, pomodorino appassito e arancia candita, su una pane compatto di grano duro: ottima. Se ci fosse anche del formaggio primo sale, potrei pensare ad una sublimazione del Pane Cunzatu, ma questa è “un’altra sponda”.

A sottolineare le premesse/promesse light arriva poi il turno della parmigiana di melanzane, eseguita magistralmente con grande manico e sapienza casalinga e popolare. Poi lo chef esaudisce un mio desiderio, “le sarde alla beccafico”, tra i miei piatti preferiti, ed arrivano avvolte da una panatura dorata e croccante che protegge un tenero ripieno dolce e sapido con tutta la Sicilia dentro, poi arriva il turno della grigliata di mare e del tonno, che qui e in questo periodo dicono sia buonissimo, e così è stato.

Chiude il primo valzer siciliano un fresco sorbetto al limone, e sono praticamente le 16:30. Molto bene.

Verso le 5 ho appuntamento con gentilissima e sicilianissima Laura Mandalà – Front Office Manager, e con lei mi preparo alla ri/scoperta di Taormina. 

Sara ( io) e Laura – Front Office Manager

E’ lunedì pomeriggio, il corso è pieno come se fosse il sabato del villaggio, la luce si infila nei vicoli, illumina la grande strada, le chiese, i monumenti, le piazze, si riflette tra i capelli sciolti delle ragazze che passeggiano.

Se chiedi ad un taorminese dove mangiare un arancino, una granita e un cannolo, tutti risponderanno “BamBar“ per le granite, “Da Cristina“ per gli arancini e “Pasticceria d’amore” per i cannoli, cassate e simili. Quindi non rimane che farsi forza e provare provare provare. 

Avrei mangiato tutto e a cuor leggero se non mi fossi trovata tra i due fuochi (e molte più padelle) nonché solo a metà di una staffetta gastronomica che, dopo il tour a di Taormina con Laura – concluso con un salto da “Sisilì”, ristopub dal sapore londinese con terrazza panoramica dove gustare grigliate di carne di cavallo a pochi passi dal centro – mi vede tornare presso La Plage dove mi attende Mario Grasso, F&B manager sommelier e barman, che sarà anche il mio compagno di aperitivo e cena, e che, per introdurre la cena mi fa assaporare un ottimo cocktail, un Dama Etnea per la precisione, preparato con Gin Etneus, Solerno, Etna Bitter, Spremuta pompelmo rosa e tonica fever tree.

Ecco cosa vuol dire accoglienza, vuol dire prendersi cura dell’altro, anzi, prendersi carico del benessere di qualcuno cercando sempre di offrire il massimo senza farlo pesare, da ogni punto di vista, grammature comprese!

Sono ormai le 22, sono pronta per affrontare la cena, un percorso degustazione fusion pensato dallo chef Mario Casu, lui che ha scoperto l’amore per la cucina nel panificio e laboratorio di gastronomia di famiglia ed ha avviato un percorso professionale lavorando in ristoranti di livello in Inghilterra e Germania, per poi tornare nella sua bella terra. 

il suo motto “dalla natura al piatto” sintetizza la sua cucina fresca e naturale e attenta ai prodotti stagionali, con particolare attenzione al territorio e alla riscoperta delle origini e che mi mostra così, partendo dal pane di tuminia impreziosito da olio EVO, prosegue con Fiori di zucca fritti e stracciatella, Carpaccio di pesce spada e frutti rossi, Polpo rosticciato, Gnocchi di pistacchio con crema di burrata polvere d’arancio, Spaghettoni ai ricci di mare, Tonno rosso caponata e hummus, per chiudere con Ananas, cocco e fragoline, e la piccola pasticceria con cannolini e cassatine annessi.

Torno in camera sazia e appagata. Mi sveglio all’alba. Sono le 5 sono già in piedi, sento il suono del mare, mi arriva persino il suo profumo spinto dalla melodia costante delle onde, non riesco a dormire, percepisco la bellezza del mondo fuori dalle mie mura, devo uscire. Devo vedere l’alba. Sulla spiaggia non c’è nessuno. giusto qualche gabbiano e il cielo, che si fa via via più chiaro, più luminoso.

Mi riempio gli occhi sempre affamati di bellezza e di verità; nel frattempo sono le 6, che faccio? La risposta è lì davanti a me, si chiama ALBA.

Alle 7:30, pronta e sorridente, faccio il mio trionfale ingresso nella sala colazioni, che è scenografica, con i tavoli ricolmi per esaudire ogni voglia di prima mattina.

Abbondano frutta, torte ed assaggi di pasticceria, i formaggi freschi e stagionati, caponata, salumi e salmone affumicato, pani di ogni tipo, yogurt nei vasetti di vetro , le spremute e cesti di agrumi e, soprattutto, la cordialità dello staff, né quella di circostanza né quella dovuta, ma quella sincera, spontanea. Mi alzo soddisfatta, finalmente mi attende la spiaggia, tempo per leggere, scrivere, tradurre i pensieri, dar loro un nome ed una cornice.

Per le giornate in spiaggia infatti, il Beach Club, è uno dei punto di forza del resort. Tra l’azzurro del mare e il verde del parco, gli ospiti possono trascorrere giornate in relax, coccolati dallo staff con tutti i servizi dedicati, dagli ombrelloni con lettini – con un’area anche per chi non soggiorna in albergo – all’elegante beach bar, arredato con salotti e tavoli, per degustare piccole chicche di gastronomia siciliana e cocktail fino ai piacevolissimi aperitivi in musica. 

Rifiutando, a fatica, ogni arancino ed ogni forma di cibaria proposta, opto per la soluzione “digiuno” fino al prossimo impegno enogstronomico, ovvero una degustazione di vini vulcanici sulle pendici del potente Etna.

Guido infatti, prima di riportarmi in Aeroporto, mi porta prima alla scoperta di una grotta lavica, poi all’ Azienda Vitivinicola Gambino, un’impresa di famiglia sulle pendici dell’Etna, dove il rapporto con il territorio, la vigna, il prodotto e il rapporto con gli ospiti è rigorosamente all’insegna dell’autenticità e del calore mediterraneo. Situata tra i 500 e i 1400 metri di altitudine,  tra i boschi del Parco Nazionale e di fronte alla riviera taorminese qui si trovano le località a più spiccata vocazione vitivinicola, e i vigneti più rappresentativi dell’enologia etnea d’alta quota. Sono stati tra i primi a scommettere sulle imprevedibili possibilità di questa nera terra, riuscendo ad interpretarla e valorizzarla, raccogliendo a mano perché la pianta come la terra ha bisogno di tempo e silenzio. La cantina si trova a undici metri sotto il suolo, scavata nella roccia vulcanica per un controllo naturale della temperatura. 

Una volta in aereo, con la cintura allacciata ( a fatica) e nelle scarpe ancora i lapilli come sassolini, ripenso alle ore appena trascorse, a La Plage Resort, a tutto il suo staff, a tutta la cura e la premura riservata ad una viaggiatrice solitaria.

Lascio la Sicilia piena di una riconoscenza che non si può tradurre in parole e lascia spazio solo al desiderio di tornare presto. Fatelo anche voi.

La Plage Resort è parte del gruppo Ragosta Hotels Collection (www.ragostahotels.com) ed è collegato al centro di Taormina tramite un panoramicissima funivia.


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Antichi Saperi e Sapori non è solo una festa. E’ il sogno fatto realtà di una giornata in cui giovani, adulti ed anziani del paese rivivono insieme le tradizioni del territorio dando nuova vita ad antiche maestranze attraverso la realizzazione dei piatti tipici, pane, ricotta e formaggio, erbe spontanee, balli e musiche popolari.

Quel che crolla non sempre abbatte. Quel che addolora non sempre accieca. La vera Forza risiede nella capacità di superare le avversità, di rinascere ogni volta, di trasformare la natura delle cose, di tramutare la rabbia in amore, la delusione in fiducia.

Perchè le crisi profonde ti costringono a guardare le cose con occhi diversi e possono diventare occasione di nuovi ed intelligenti progetti. E’ questo il caso di Amatrice e del suo territorio, realtà profondamente scosse da un sisma che non è stato però sufficiente a sconfortare i suoi abitanti ma anzi li ha spinti a puntare sulla trasmissione di valori, di saperi e di sapori.

Da 40 anni infatti l’Associazione Configno di Amatrice, associazione apolitica, senza fini di lucro, composta da ragazzi giovanissimi e da “personaggi storici” del paese, svolge attività di promozione sociale e organizzazione sportiva, culturale e ricreativa. L’Associazione Configno è molto attiva e realizza eventi e progetti nel territorio di Amatrice e non solo. Dal sisma del 24 agosto 2016, le iniziative vengono principalmente indirizzate verso attività rivolte a ricostituire la comunità amatriciana, a mantenere salde le radici e fortificare il legame tra le generazioni.

L’ impegno dell’Associazione e dei paesani tutti, sta fronteggiando le conseguenze devastanti del sisma attraverso stupefacenti progetti, uno su tutti, la costruzione di un Villaggio di 26 casette prefabbricate per riportare nel territorio i non residenti al fine di ristabilire il tessuto sociale ed economico del paese.

Da pochi giorni Configno ha raggiunto un altro insperato traguardo riqualificando una vecchia stalla e facendone uno spazio sociale d’aggregazione a disposizione di tutto il paese. Il locale è corredato di lavatrici, cucina e di circa 100 posti per effettuare cene sociali e altri eventi. Il Comitato di Rinascita di Configno si è occupato della ricerca di finanziamenti e realizzazione del progetto. Tutto ciò grazie alla straordinaria generosità di una famiglia del paese che ha messo a disposizione il terreno e il locale/stalla.

Un altro grande evento che l’Associazione Configno sta portando avanti, nonostante le difficoltà dovute al sisma, è La Festa degli antichi Saperi e Sapori, arrivata quest’anno alla quinta edizione.

Non si tratta solo di una festa. È una giornata di sogno in cui giovani e meno giovani con forza ed esperienza fanno riapparire d’incanto la tradizione. Si ritorna, di colpo, a vivere quelle sensazioni, conservate nei nostri ricordi d’infanzia trascorsa in questa amata terra.

• realizzazione e degustazione dei piatti tipici della conca amatriciana, con ben 7 postazioni gastronomiche;
• cantine di vino e di birra che rallegrano la gola e il palato;
• balli e musiche popolari che attraversano tutta la giornata;
• poeti a braccio e stornellatori in dialetto.

I giovanissimi del paese hanno riabbracciato l’uso degli strumenti tradizionali come l’organetto, la tamburella e le ciarammelle e accompagnano l’immancabile ballo della Saltarella Amatriciana.

Ad impreziosire la giornata di Festa ben 3 laboratori riporteranno in vita i saperi: il corso di panificazione con grani pregiati ed “antichi”presentato da Tularù, splendida realtà agricola reatina; il corso di preparazione di formaggio e ricotta, presentato da Antonio Aureli, titolare della Az. agricola biologica della frazione di Amatrice di Pinaco-Arafranca; il corso di riconoscimento erbe spontanee, presentato da una confignara doc, Arianna Salvi, che condurrà i partecipanti, attraverso l’Oasi Orie Terme di Configno, alla ricerca di erbe aromatiche e ne racconterà degli utilizzi e benefici.

Un altro importante salto nel passato dei saperi antichi si potrà fare visitando il bellissimo Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Configno che documenta la storia della comunità locale e il suo rapporto con il territorio con diverse collezioni legate all’agricoltura, alle attività artigianali, al mondo domestico. Al piano superiore sono ricostruiti dei veri e propri ambienti: l’aula scolastica, l’osteria, la stanza della tessitura e altri ancora.

Altro evento della giornata è il mercatino delle pulci, quest’anno alcuni negozianti di Amatrice arricchiranno l’offerta con i loro prodotti.

La giornata si chiuderà con lo storico e pirotecnico ballo della Pupazza,
e la quadriglia da ballare tutti insieme, ultimo atto della festa confignara.

photocredits Gemma Evans

La festa dell’Associazione Configno si snoda lungo il paese nella sua nuova conformazione fuori dalla zona rossa ndr e vi farà andare via più ricchi sia nell’arte della cucina che nella conoscenza del territorio.

Con un contributo di 5,00 € si possono finanziare le attività dell’associazione, partecipare ai laboratori, alle visite guidate e bere a volontà (ma vi invitiamo a farlo con moderazione!)

Grande novità di quest’anno, l’ evento sarà totalmente PLASTIC FREE a sottolineare il rispetto che i confignari hanno per questa meravigliosa terra!

Info utili

La Festa degli antichi Saperi e Sapori

Quando: domenica 18 agosto 2019

Orari: dalle 10:00 alle 24:00

Dove: Configno di Amatrice

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