Sara De Bellis

Autore: Sara

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Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, spalanca le porte de La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Panorami e aperitivi a bordo piscina, sottofondi musicali, deliziosi piatti che portano la firma di chef e raffinati cocktail realizzati da esperti mixologist: luoghi unici dove vivere la città eterna dall’alto, piscine e favolosi rooftop, vertici di bellezza ed accoglienza, una sfida alle vertigini compensata dall’emozione della vista e dalle comode poltrone di design, candele e luci soffuse.

Sotto cieli immensi, nei suggestivi affacci e maestosi panormani, alla vista di campanili, parchi e monumenti, ci si ferma ad osservare le sagome di tanta ed eterna bellezza, sorseggiando e sussurrando compiaciuti a se stessi “quanto sei bella Roma”.

47 Circus & Antonio Gentile

Caldissima è la notizia. Chi ha avuto il piacere di conoscere questo giovane e talentuoso chef ed assaporato la sua cucina di mare lo ricorderà tra le pareti minimal del RED FISH di Ostia. Oggi, dopo un breve passaggio a Fiumicino, eccolo tornare in àuge a capo di un nuovo progetto, bello e vibrante quanto il suo panorama.

Parliamo di Antonio Gentile, gentile di nome e di fatto, determinato e sorridente chef campano che, formatosi al fianco dei grandi Antonio Sciullo, ai tempi del George’s di via Veneto, Heinz Beck ( La Pergola***, Roma) e Francesco Apreda (Idylio, Divinity, Liòn, Roma), è pronto a prendere le redini del 47 Circus, sulla vetta del Fortyseven Boutique Hotel, da cui è possibile respirare tutta la Grande Bellezza di Roma città eterna.

Al 47 Circus Roof Garden Chef Antonio Gentile porterà un concept di cucina mediterranea che, oltre alla pasta (di cui, da buon campano, è grande interprete) e al pesce (che è stato il grande protagonista assoluto della sua ultima cucina) abbraccerà anche la carne, sempre restando fedele ai sapori della cucina tradizionale in un menu che unisce il profumo del mare al gusto inconfondibile della terra.

Con lo sguardo rivolto alle rovine sovrastate dagli ipnotici scorci romani, il momento del pranzo, dell’aperitivo o della cena diventeranno in un’esperienza sublime, lì dove la rivisitazione del classico sfocia in una presentazione di piatti innovativi, valorizzando le fresche materie prime fino a raggiungere un gusto ed un’esperienza intensi.

Calamaro farcito, ricotta di bufala e biscotto al parmigiano.

Sono qui da tre settimane – così mi racconta Antonio – mi hanno concesso la grande possibilità di esprimere. In questo periodo estivo il menu sarà orientato sul pesce, ma con l’arrivo dell’autunno avrò la possibilità di giocare finalmente con la carne e di rendere più ampio il menu sempre nella mia filosofia culinaria. A tal proposito, la mia cucina sarà sempre la stessa, sapori intensi, definiti, forti, pronti a traghettare nel piatto tutta la mia passione per questo mestiere.

Astice, wasabi, pomodoro e misticanza aromatica

Le sue creazioni gastronomiche sono e saranno frutto di un’accurata e continua ricerca di prodotti locali che gioca con la stagionalità senza mai perdere di vista i punti cardine della dieta mediterranea. La ricercatezza e la minuziosa scelta nella presentazione faranno dei piatti di Antonio un’esperienza unica, potenziata dalla vista del Tempio di Vesta, della Bocca della Verità e di Santa Maria in Cosmedin che sono proprio sotto di Voi.

Per informazioni e prenotazioni:

47 Circus, Via Luigi Petroselli 47, Roma.

Tel. 06 678 7816.

Sito.

La Terrazza Montemartini e l’aperitivo con lo chef “a vista”

Panorama mozzafiato sui tramonti romani, atmosfera accogliente e raffinata, suggestivo affaccio sulle Terme di Diocleziano: l’esclusiva Terrazza Montemartini apre le porte al pubblico all’ultimo piano di Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel.

Nell’iconica Penthouse Suite, la terrazza-salotto ideale per il relax di fine giornata o un evento speciale, all’insegna dello stile e dell’eleganza, la novità assoluta della stagione estiva 2019 è contrassegnata dalla presenza, ogni sera dalle 18.00 alle 20.00, dell’executive chef Simone Strano che diviene protagonista di uno speciale show cooking durante il quale realizza “a vista” una particolare selezione di finger food, superando così il concetto di classico aperitivo.

Simone Strano Chef

In accompagnamento, sfiziosi antipasti e snack sandwich, dal classico club sandwich al più originale carpaccio di gambero rosso, mandarino candito, stracciatella di bufala e bottarga di muggine. Infine, deliziosi dessert come ad esempio la selezione di mignon: cannolo siciliano, tartelletta alla frutta e muffin.

Patata gomitolo


A rafforzare il concetto gourmet non mancano le proposte del pluripremiato barman Riccardo Di Dio Masa, che stupisce gli ospiti con i suoi cocktail tra tradizione e innovativi: i signature cocktail “Montemartini’s Way” come il “Tobago daiquiri zen” e il “Negroni hpm 19”, cocktail a base di mojito o Martini, i grandi classici italiani dal “Milano Torino” al “Negroni sbagliato”, un’ampia selezione di gin, vodka, whisky, rhum, champagne e liquori, sparkling cocktail, cocktail analcolici, vini bianchi e rossi.

Il menù della Terrazza completa l’offerta del menù unico con formula all day long del Senses Restaurant & Lounge Bar, includendo alcuni piatti della carta e aggiungendone altri, rendendo l’ultimo piano di Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel ideale sia per l’aperitivo che per la cena e il dopocena.

Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, albergo iconico situato nel cuore di Roma, accanto alle Terme di Diocleziano e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, offre 82 eleganti camere e suite, il Senses Restaurant & Lounge Bar e Caschera Spa. Ideale per eventi speciali e riunioni, con spazi eleganti e versatili, anche per occasioni all’aperto.

Per informazioni e prenotazioni:

Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel

Largo Giovanni Montemartini, 20 – 00185 Roma

Tel. 06.45661- info.palazzomonemartini@radissoncollection.com

Sito

Sky Blue Terrace, un cocktail in piscina tra i tetti di Roma.

Molti sono gli spazi dell’Aleph Rome Hotel in grado di regalare agli ospiti esperienze indimenticabili: una piscina sul rooftop, con vista sulla città di Roma, due ristoranti – lo Sky Blue e il 1930 -, l’Onyx Bar, la Cognac Lounge. L’eccellenza gourmet, la mixology più innovativa, la possibilità di soggiornare nel cuore del centro storico di una delle città più belle e famose del mondo, una cura del sé affidata ad una Spa moderna ed efficiente.

Dopo una giornata immersi nella frenesia della città questa è il luogo ideale per rilassarsi, in una cornice moderna e scenografica, sia che ci si voglia tonificare con una  piacevole nuotata, o che si desideri crogiolarsi al sole a bordo vasca, la terrazza dell’Aleph Rome Hotel ospita una scenografica piscina a sfioro il cui azzurro dell’acqua si confonde con il blu del cielo, e si staglia protesa sull’inconfondibile skyline romano è aperta non solo agli ospiti dell’albergo, ma può essere frequentata, su prenotazione, anche da ospiti esterni che potranno trascorrere così una giornata vacanziera concedendosi un tuffo sui tetti della Città Eterna.

Per chi volesse vivere un’esperienza dal sapore mediorientale, irrinunciabile è lo Shisha corner. L’Aleph Rome Hotel offre la tradizione orientale del narghilè rivisitata in chiave contemporanea: la “Steamulation Shisha”, un’esperienza dai tratti innovativi, grazie ad una combinazione di frutta e alcool inseriti nel narghilè insieme alla miscela di tabacco, per sperimentare un sapore davvero unico. Da provare assolutamente il Romeo e Giulietta, con doppia mela, menta e l’aggiunta di cognac Hennessy Fine de Cognac.

L’atmosfera della Sky Blu Terrace è resa ancora più accogliente e chill dal bar e dalla sua lounge dove, nelle lussuose e accoglienti cabanas – dalla forte ispirazione contemporanea – e negli avvolgenti rondò, ci si può rilassare godendo del celebre ponentino romano. Questo è lo spazio perfetto per trascorrere in compagnia  degli amici un pomeriggio di relax, o per una informale riunione di affari, sorseggiando i cocktails più innovativi con un’ottima selezione di finger food e con una piacevole musica in sottofondo. Tra i più caratteristici è d’obbligo menzionare l’Onyxpress Martini – a base di Stolichnaya vodka, Kahlua, Baileys, espresso – che prende il nome dal caratteristico bar dell’albergo, e un’ampia selezione di Spritz e di cocktail tradizionali.

L’Aleph Rome Hotel, elegante proprietà nel cuore di Roma, ha riaperto le sue porte dopo un importante intervento di restauro, e si affaccia oggi nel panorama dell’hotellerie internazionale come parte dell’esclusivo brand Curio Collection by Hilton, un portfolio mondiale di hotel e resort di lusso.  

Acquisito da Al Rayyan Tourism Investment Company “ARTIC” a inizio 2015, l’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, è un albergo a cinque stelle, situato a pochi passi dalle leggendarie Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e Villa Borghese.

Per informazioni e prenotazioni:

Sky Blu Terrace, via di San Basilio 15, Roma.

Tel. 06 42 29 001

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Suggestioni, panorami, sagome di cupole e campanili, cieli stellati e nuovi angoli per ammirare Roma respirando le sere d’estate tra Aperitivi e Signature Cocktail, Cucina d’autore e guizzi internazionali.

Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura finalmente così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Incredibili Roof Top, insospettabili Roof Garden nascosti tra i tetti, giardini pensili: l’estate delle terrazze sfida le vertigini e si rilassa tra panorami e arredi design, candele e luci soffuse potenziando l’avvenenza capitolina.

Per moltiplicare la piacevolezza delle sere d’estate, si sorseggiano bollicine e signature cocktails, raffinate cucine e aperitivi, pizze e tartare, carpacci di pesce, hamburger e succulenti BBQ, ricaricando le batterie e godendo appieno delle raffinate proposte di cucina creativa e le espressioni identitarie di mixology pensate su misura per la stagione 2019 da prestigiose firme del Food System e dai professionisti del Buon Bere.

Mirabelle

Immediatamente, ci si riempie gli occhi di bellezza. E proseguendo si arriva ad abbracciare con lo sguardo il verde di Villa Borghese, il giardino di Villa Medici e, più avanti, Trinità dei Monti, San Pietro, il parco di Monte Mario. Parliamo del “Mirabelle“, ristorante in terrazza dell’Hotel Splendide Royal, albergo di lusso situato nel cuore della capitale, a due passi dalla scalinata di Piazza di Spagna, in un antico palazzo di fine Ottocento dalle linee e gli arredi che caratterizzavano i palazzi della nobiltà romana e che oggi ripropone un ideale di eleganza barocca e sofisticata. La musica al pianoforte in sottofondo, la preziosità della mise en place e l’armoniosa danza dei camerieri chiudono il cerchio.

La cucina del Mirabelle è affidata alla guida dello Chef Stefano Marzetti che con grande passione e coinvolgimento lavora con la sua grande brigata da ormai 8 anni. Lo chef ha trovato il suo perfetto alter ego nel direttore del ristorante, Luca Costanzi che guida con amabile maestria la sala.

Oltre la bellezza del luogo, la filosofia di accoglienza si mostra molto friendly e che armonizza calore e leggerezza creando uno stile d’accoglienza che mette il cliente al centro di tutto.

“Fermati, assapora i momenti belli che ti sfuggono tra le dita, apprezza fino in fondo i tuoi giorni e ciò che sei”, Stefano Marzetti Excecutive Chef

Scoprire Stefano Marzetti è come aprire un libro dove ogni pagina racconta una parte di vita, dove ogni episodio può essere letto ed interpretato in tanti modi, con mille sfaccettature.

“Per me la cucina è un po’ come Roma, ci sono nato e cresciuto – racconta lo chef – ma tutt’ora quando torno a casa in bicicletta, magari di notte dopo aver lavorato, scopro sempre degli angoli che non avevo notato fino a quel momento. Ecco è proprio così la cucina, una continua sorpresa per me e anche per chi la assaggia. Il mio è uno dei lavori più belli al mondo – prosegue – faccio star bene le persone: non sono un chirurgo, non salvo vite, rendo piacevoli dei piccoli momenti e per me è una grande cosa. Regalare emozioni, unire momenti magici, momenti senza tempo, essere partecipe di quella piccola gioia per me è tutto.”

Infatti il tempo è al centro della filosofia di cucina di Stefano Marzetti. Il tempo è prezioso e dedicarlo a qualcuno o a qualcosa è un regalo inestimabile: è la ricchezza più importante che abbiamo e valorizzarlo è fondamentale nella vita di ognuno.

“Il rompere la clessidra, un gesto simbolico che indica il tempo che metto nella costruzione di un piatto, ha in sé non solo il momento della trasformazione degli ingredienti ma anche quello della ricerca, dello studio, della passione, dell’amore per far vivere al cliente l’emozione di assaggiare piatti che tocchino corde profonde, per donare sensazioni attraverso il cibo. Dedicare il tempo alla sinergia che si crea a tavola, alla convivialità, perchè tempo di chi cucina si fonde con quello di chi mangia, è fulcro del mio lavoro.”

La cucina di Stefano Marzetti è una cucina di ricerca delle materie prime che si realizza attraverso un confronto con fornitori e piccoli produttori per creare dei piatti con grandi esplosioni di gusto che coinvolgano ogni senso. Un’esperienza gourmet e creativa, che si muove agile tra Pesce di mare, pasta e fresche, specialità regionali, contaminazioni e radici mediterranee come per i “Rocher di carciofi, agretti, limone candito e cremoso di pecorino”; “Linguine di farro, ricci di mare, crema di bufala e pesto di pistacchio di Bronte”; Rigatoni Felicetti al cacio e pepe di Asakura, seppie 2.0 e polvere di zenzero” o la “Guancia di Tonno rosso Belfagò, pomodori giall, Capperi, olive taggiasche e salicornia”;Anatra “Barbarie” all’arancia con mela verde caramellata. Per chi invece volesse concedersi l’intero perscorso degustazione affidandosi allo Chef Marzetti, troverà ciò che cerca nel suo menu “Percorsi senza Tempo”.

Stefano Marzetti e Luca Costanzi

Lo staff del ristorante – racconta Luca Costanzi – è composto da 74 elementi (siamo quasi 1 a 1) e questo ci permette di avere un rapporto con il cliente a cui non solo portiamo i piatti ma siamo una guida, quasi un Virgilio che conduce l’ospite verso la cena perfetta, tra cibo e vino. Questo avviene grazie a una formazione continua della sala che si sottopone sempre a continui aggiornamenti e a un pizzico di intuito. La relazione empatica che si crea con il cliente non si può fingere – commenta Luca – ma deve essere vera, reale. Non si può fingere, non si può mai smettere di ascoltare: il rapporto con il nostro ospite è un rapporto che si costruisce sull’ascolto, non sull’imposizione di uno standard preordinato. Ogni persona che entra al Mirabelle è differente dall’altra e noi ci prendiamo cura di tutte”.

fiore all’occhiello è la nuova cantina a vista sulla sala e dentro la quale possono essere organizzate delle serate ad hoc. Verticali di barolo, raffinati champagne, meravigliosi vini di tutta Italia e dall’estero vengono scelti ogni anno dal sommerlier Fabrizio Colaianni.

“Il Mirabelle è l’accoglienza in un posto magico in cui ci si può sentire come a casa propria – spiega Luca Costanzi, 43 anni, romano, è il direttore del Mirabelle, ristorante nel quale lavora dal 2002, anno in cui entrò nel ruolo di F&B Manager. – è l’eleganza della discrezione, è la cura del dettaglio. È la scena dove io e la mia fantastica squadra ci esprimiamo come un’orchestra che suona sempre la musica giusta in base a ogni spartito, con l’amore viscerale per questo lavoro.”

Mirabelle

Via di Porta Pinciana, 14

Telefono: 06 4216 8838

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La Terrazza di Diana

1939-2019: 80 anni e non sentirli. 80 anni di storia e celebrità per l’Hotel Diana di Roma e la sua terrazza a pochi passi dal Teatro dell’Opera. Il suo roof garden  è un giardino pensile, situato all’ultimo e si chiama “l’Uliveto”. Romantico ed esclusivo, offre una vista impareggiabile sui tetti del centro storico di Roma, che spazia dai Castelli Romani alle colline di Monte Mario, passando per il palazzo del Quirinale e il cupolone di San Pietro: un perfetto scenario per intime celebrazioni e gratificazioni enogastronomiche dalle aperture internazionali.

La famiglia De Angelis, guidata da Carlo De Angelis – Managing Director dell’Hotel Diana, nonché Presidente del gruppo di Federalberghi Roma degli alberghi storici della città – insieme alla mamma Franca, alle sorelle Caterina e Stefania e alle figlie Cecilia e Marta, è ancora oggi alla guida dell’albergo e, forte del contributo delle nuove generazioni continua a nutrire lo sviluppo di questa realtà capitolina. Oltre alla sua mirabile terrazza, l’Hotel Diana di Roma, 4 stelle, offre 157 camere e suite con tutti i comfort moderni ed una caratteristica prima colazione, variegata ed abbondante, che viene servita durante la bella stagione in questo giardino a cielo aperto con vista sulla città, diventato suo fiore all’occhiello.

Roof Garden e Ristorante accolgono i propri ospiti a pranzo, cena e per memorabili aperitivi: qui potrete spaziare tra cocktails pre dinner e after dinner, seasonal spritz, come lo “strawberry & basil spritz”, signature cocktails come Diana Bellini e Diana MaiTai; a pranzo l’offerta è varia e colorata tra taglieri, fresh salads, piatti tipici della tradizione regionale italiana, pasta, pizza ed hamburger da caratterizzare con provocanti additional come cipolle caramellate, extra bacon & cheese.

A cena invece la carta si fa più elaborata e creativa ben ancorata alla tradizione come per il “Tonnarello pesto di basilico, gamberi e ricotta fresca” e “Amatriciana con pecorino sorza nera”, il “pollo alla romana” o il “filetto di spigola farcita su crema di carote allo zenzero”, una cucina schietta e raffinata, da assaporare una cena ipnotizzati dalla bellezza circostante, perchè l’Hotel Diana di Roma è un’azienda, ma soprattutto una famiglia che riconosce e valorizza il piacere dell’accoglienza nella loro grande casa.

Hotel Diana Roma

Via Principe Amedeo 4-00185 Roma

Telefono: 06.478681

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Imàgo il 6° e il 7° piano dell’ Hassler su Trinità de’ Monti

Al settimo piano dell’Hassler Roma una delle terrazze panoramiche più belle di Roma, dove solo gli ospiti dell’hotel possono ammirare una delle viste più spettacolari della Città Eterna, assaggiando drink speciali, sorseggiando un bicchiere di vino o un caffè e gustando un pasto leggero.

Se non siete clienti del lussuoso albergo, ma avete comunque voglia di mangiarvi Roma con gli occhi e di regalarvi una cena con vista memorabile in cima a Trinità de’ monti, basta scendere di un piano e sedersi all’Imàgo, spazio del gusto ideato per offrire un’esperienza sensoriale unica equamente ripartita tra la magnifica vista sulla città eterna e sulla Scalinata di Piazza di Spagna e un’esperienza gastronomica avvolgente e particolare.

L’Imàgo è un ristorante dove il mio tocco personale è sempre stato essenziale – racconta Roberto Wirth proprietario dell’ albergo è stato così nel momento in cui ho deciso di trasformare in ristorante gourmet il locale che mio padre, Oscar Wirth, decise di creare nel 1956, in occasione della totale ricostruzione della struttura dopo la guerra: il Roof Top dell’Hotel Hassler fu il primo ristorante con panorama mozzafiato sulla città, anticipando così la tendenza internazionale a utilizzare le terrazze per la ristorazione. Ed è così anche ora: Imàgo è il contenitore della nostra filosofia che si esprime attraverso un percorso gastronomico unico e originale. Il 2019  è l’anno in cui l’Hassler guarda al futuro. Nella mia storia personale, ho sempre trovato grande forza nel dare fiducia a giovani chef e professionisti emergenti e mi hanno sempre ripagato dando tutti loro stessi per costruire insieme un percorso di successo. Così, oggi, porto una nuova anima alla cucina di Imàgo, credendo nei giovani che vogliono emergere e costruire la loro storia dentro l’Hassler e per l’Hassler”.

Andrea Antonini e Roberto E. Wirth – Imago Hotel Hassler

Essere qui come chef di Imàgo è l’avventura della mia vita: grazie a Roberto Wirth ho messo insieme una brigata di giovani professionisti ed abbiamo subito trovato il punto di incontro sulla filosofia di cucina che verrà espressa da Imàgo: al centro ci sarà l’italianità con omaggi anche alla tradizione e alla stagionalità dei prodotti, che verrà sempre proposta con la visione e il gusto contemporaneo, come i miei. Qui ho trovato, inoltre, una grande brigata di sala, guidata da Marco Amato e supportata dal F&B manager Ilario Bonzani: insieme intendiamo render sempre più simbiotico il lavoro delle due squadre e far vivere all’ospite un’esperienza sempre più coinvolgente. I prodotti del territorio che arrivano giornalmente saranno la base per la creazione di un menu degustazione a sorpresa.”

Imàgo

Piazza della Trinità dei Monti 6

Tel: 06 699 34726

Sito

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Un calendario “day by day”, un’agenda dei sapori di Vinòforum 2019 per annotare i prossimi impegni della vostra settimana enogastronomica. Sezione gusto antistress.

Si presenta così, con un nuovo vestito verde, per celebrare la sua sedicesima edizione, sotto un cielo senza cemento, in uno spazio aperto di oltre 12.000 mq, il Parco Tor di Quinto. Parliamo di Vinòforum 2019 in programma a Roma da venerdì 14 a domenica 23 giugno e che vi attende alla sua festa dalle 19 alle 24 (venerdì e sabato 19 – 01) in Via Fornaci di Tor di Quinto 10 per mostrarsi in tutta la sua ricca polivalenza enogastronomica ed offrire i suoi banchetti.

Un cast davvero eccezionale – sottolinea Emiliano De Venuti, Ceo di Vinòforum – sia per quanto riguarda gli chef che le cantine coinvolte nelle diverse iniziative di Vinòforum. Ci piace alzare l’asticella ogni anno per offrire al pubblico di appassionati e addetti ai lavori il meglio del panorama enologico e gastronomico, nazionale e internazionale. Il risultato è un programma unico.

Un format rinnovato quello targato 2019, pensato per offrire attività di natura esperenziale a partire dai grandi banchi d’assaggio – che vedranno circa 500 cantine vitivinicole dall’Italia e dal Mondo che più o meno vuol dire 2.500 etichette disponibili in degustazione – per poi proseguire con le tante occasioni che Vinòforum ha riservato ai supporters dell’abbinamento Cibo-Vino come già raccontato qui.

Tante le tavole apparecchiate in attesa dei propri ospiti, tanti gli chef che hanno pensato minuziosi menu per esprimere al meglio la propria filosofia di cucina dedicata al vino, tante le possibilità per brindare all’unione della coppia perfetta all’interno del “Temporary Restaurant”, seduti alle “Night Dinner” con le cucine stellate e le grandi etichette vinicole, nelle “Cene Ferrarelle”, nello spazio dedicato alla “Food Revolution”: conosciamole da vicino.

vinòforum

Cucine a Vista Temporary Restaurant – La selezione di Luigi Cremona

I Grandi Maestri Stellati, la Cucina di Mare, gli Chef Emergenti, la Cucina al Femminile, le Grandi Osterie. Per 10 giorni 30 ristoranti, selezionati dal famoso giornalista gastronomico Luigi Cremona, trasferiranno le loro cucine a Vinòforum. Qui è possibile provare, senza prenotazione, i piatti dei grandi chef (dai 5 ai 12 euro) e abbinali agli Champagne: Dom Pérignon, Krug, Veuve Clicquot, Moët & Chandon, Ruinart.Gli chef saranno disponibili nei temporary restaurant nel giorno prestabilito, dalle 19 a chiusura della manifestazione. Consultate la formazione qui.

Cene Ferrarelle, Cene a 4 Mani

Un ristorante sui generis dove grandi chef e maestri pizzaioli lavorano a 4 mani per creare menu per i 30 palati che vogliano sperimentare nuovi abbinamenti. Ogni cena prevede un minimo di 3 portate in abbinamento a 3 etichette. Il biglietto delle cene comprende l’ingresso alla manifestazione. Il programma completo qui.

The Night Dinner – A Cena con Grandi Chef

Cene uniche a tu per tu con i Maestri della Alta Cucina e le Grandi Cantine italiane ed internazionali. 1 tavolo e 25 posti pronti ad accogliere chi non vuole rinunciare a nulla ed è sempre pronto a nuove esperienze del gusto. Ogni cena prevede 3 portate in abbinamento a 3 etichette. Menu prelibati, studiati ad hoc per esaltare e valorizzare e valorizzarsi con le etichette di prestigiose cantine italiane e internazionali, come Altemasi, Cecchi, Banfi, Joseph Perrier, Bonaventura Maschio.

Ad aprire le danze di The Night Dinner, venerdì 14 giugno, sarà l’abilità fusion di Francesco Apreda, Idylio (Roma) in abbinamento ad Altemasi; Sabato 15 ci sarà Alba Esteve Ruiz, felice interprete dei sapori iberici in abbinamento alla cantina del Sannio e di Benevento; Domenica 16 andrà in scena la cucina di uno dei maestri della cucina italiana, Igles Corelli, di Mercerie (Roma), i cui piatti saranno spalleggiati dalle etichette della cantina Cecchi, mentre Lunedì 17 sarà presente la cucina azzurra di Alessandro Capponi, di Host (Fiumicino –RM). Martedì 18 è già sold out per l’appuntamento a tavola con Roy Caceres, Metamorfosi (Roma) e di Banfi Montalcino, mentre Mercoledì 19 scenderà ai fornelli Oliver Glowig di Barrique (Monte Porzio Catone – RM), abbinato alle etichette di Banfi Piemonte.

L’estro creativo di Massimo Viglietti, Enoteca Achilli al Parlamento (Roma), sarà il protagonista di Giovedì 20 abbinato al brio dello Champagne Joseph Perrier. Venerdì 21 sarà il turno di Andrea Viola, de Il San Giorgio (Roma), con gli abbinamenti della cantina Bonaventura Maschio che accompagnerà anche la cucina di mare di Federico Delmonte, di Acciuga (Roma) Sabato 22.Chiude la grande passerella degli Chef Domenica 23, Antonio Ziantoni, di Zia Restaurant (Roma) che sposerà la sua cucina senza confini alle espressioni vinicole del Salento e del Primitivo di Maduria. Per assicurarvi il posto a tavola ed acquistare le cene basterà cliccare su VIVATICKET.


Food Revolution, Gusto Italiano

Tra Pasta, Caviale, Tartare, Dolci, Gelato, Caffè ed Eccellenza Gastronomiche, potrete disegnare il viaggio nel gusto che più vi appartiene, scegliendo tra i piatti che più vi appassionano. Saranno presenti:

LA MOLISANA – Vinòforum dedica uno spazio alla pasta: buona, italiana, prodotta attraverso una filiera controllata. La Molisana è la storia di una Famiglia che da 4 generazioni, seleziona e macina solo i grani più pregiati per dare vita alla vera pasta italiana. Per 10 giorni gli chef cucineranno i più gustosi formati di pasta firmati La Molisana abbinandoli alle ricette della tradizione.

TARTARE BAR – CHIANCHERIA – Chiancheria Gourmet è il nuovo tempio della carne di Roma. Il suo successo si basa su tre parole chiave: allevamenti di proprietà, filiera controllata, carne di alta qualità. In occasione di Vinòforum, Chiancheria inaugura un temporary Tartare Bar dedicato a tutti gli amanti della carne quella buona.

ERCOLI 1928 – La gastronomia Ercoli è, da più di ottant’anni, il punto di riferimento per i golosi alla ricerca di prelibatezze. La selezione è attenta, per portare sugli scaffali e nelle vetrine prodotti di alta qualità, talvolta unici. A Vinòforum, Ercoli trasferisce la sua bottega di salumi e formaggi di alta qualità che accompagneranno i più appassionati in un percorso alla scoperta dell’eccellenza.

CALVISIUS CAVIAR LOUNGE – Calvisius è un caviale unico, che nasce dalla ricerca della perfezione per offrire l’autenticità del gusto. Anche per questa edizione di Vinòforum, Calvisius rinnova la sua partecipazione presentando un menu unico di piatti preparati dagli chef bravi d’Italia.

L’OSTERIA DEL GELATO – Se il gelato è il vostro pasto preferito, il vostro sogno si è appena realizzato. A Vinòforum, il giovane e innovativo gelatiere Dario Rossi proporrà un intero menu a base di gelato. Qualità e stagionalità dei prodotti, da Greed Avidi si mangia il  “gelato contadino”, perché fatto con ingredienti forniti direttamente dai contadini. Non perdete l’occasione di provare la vera rivoluzione del cibo!

L’OLIVA ALL’ASCOLANA DOP – La tradizione è sempre la tradizione. E a Vinòforum, la tradizione ha uno spazio di assoluto rilievo. Venite a provare le pregiatissime olive all’ascolana riconosciute con marchio DOP in abbinamento ai migliori vini marchigiani.

IL CATANESE – Come si fa a resistere ai migliori dolci siciliani? Impossibile! Per questo a Vinòforum i più golosi potranno provare tradizione, ricerca e qualità delle materie prime grazie ad una delle migliori pasticcerie siciliane.

CASTRONI – Il gusto del caffè e l’amore per Roma. Castroni produce il suo caffè, proveniente dalle piantagioni del Centro America, dell’Indonesia e dell’Africa, con lo stesso amore per la città in cui ha iniziato la sua attività nel 1932. Concludete il vostro viaggio nell’eccellenza enologica e gastronomica, con uno dei migliori caffè che avrete mai assaggiato.

Info utili

vinòforum

Vinòforum

Quando: 14-23 giugno 2019

Dove: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10 (ZONA PONTE MILVIO) Roma

Orari: dalle ore 19:00 alle 24:00 (fino alle 01:00 venerdì e sabato)

Biglietto di ingresso comprensivo di calice e carnet da 10 degustazioni di vino

Degustazioni, Cene e Food Show con posti limitati e prenotazione obbligatoria sul sito

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Pipero Roma – Roma – 1 Stella Michelin

Jean Anthelme Brillat-Savarin* tra le tante acute riflessioni sulla Cucina che ha lasciato a chi sia interessato a leggerne e capirne il ruolo sociale, nel suo libro la “Fisiologia del Gusto” conclude l’elenco di Aforismi del Professore (…) scrivendo queste parole: “invitare una persona è occuparsi della sua felicità durante tutto il tempo che passa sotto il nostro tetto”.

Difficile immaginare una frase che possa meglio aderire all’ospitalità che Alessandro Pipero, il Maitre più famoso della Capitale, riserva ai suoi ospiti: “cerco di essere originale ed entrare dentro la testa delle persone senza bussare, in me il fil rouge tra scherzo e serietà è innato”. Un’ospitalità favorita e completata dalla cucina istintiva, sincera, dritta ed emozionale dello Chef Ciro Scamardella, servita con la garbata confidenza di chi istintivamente punta alla perfezione ed alla cura massima del cliente, tra le eleganti pareti della nuovo Pipero Roma, dirimpettaio della Chiesa di Santa Maria in Vallicella.

In collaborazione con importanti Gallerie d’Arte Pipero Roma sostiene ed ospita periodicamente le opere di artisti contemporanei. In corso i quadri di Francesco Mernini, “Sbarco sulla Terra” e “Sbarco su Juppiter”

Una storia nuova la loro, innervata su fiuto e fiducia, quella che Pipero ha rimesso nelle mani di Scamardella e quella che lo stesso Ciro ha riposto nelle parole di Alessandro, dando vita ad un binomio fatto di complementarietà, intesa, stimoli reciproci e comuni obiettivi.

Alessandro Pipero è l’ istrionico padrone di casa, patron, maitre, sommelier, oste, colui che cura sotto ogni aspetto, ogni dettaglio della vita di Pipero Roma e che, grazie alla sua indomabile ambizione, cordialità, simpatia, professionalità, al suo desiderio di dare spazio ai giovani di grande talento, è riuscito a creare un team solido e coeso, in cui ognuno veste con orgoglio il proprio ruolo con unico obiettivo, quello di lasciare una piacevole indelebile melodia nel ricordo dei suoi ospiti, perchè, come dice Alessandro,“da Pipero esiste solo il massimo, punto.”

Ciro Scamardella, classe 1988, ha lavorato con chef di calibro come Paolo Barrale (Marennà – 1 stella Michelin), Antonio Cannavacciulo (Villa Crespi – 2 stelle Michelin), Martin Barasategui (Martin Barasategui – 3 stelle Michelin), Anthony Genovese (Il Pagliaccio – 2 stelle Michelin) e Roy Caceres (Metamorfosi – 1 stella Michelin), per poi approdare, come un navigatore in solitario, da Pipero (Pipero Roma – 1 Stella Michelin) di cui oggi è il promettente Executive Chef: sono fortunato – mi dice Ciro sorridendo – ho lavorato con importanti chef, ma soprattutto uomini per i quali nutro una grandissima stima.

La sua è una cucina di sapori intensi e mediterranei, legata agli ingredienti della sua terra spesso sublimati da giochi di una tecnica mai fine se stessa: piatti capaci di traghettare emozioni e memorie della mamma, lì dove si è accesa la sua passione per questo lavoro. Una passione, nonostante la giovane età, vissuta con grande serietà e con l’importante consapevolezza che senza un bagaglio di solide esperienze non si possa raggiungere una maturità creativa, né una propria identità stilistica.

Genovese di polpo in raviolo
Fonte: https://reportergourmet.com/scheda_ricetta/genovese-di-polpo-in-raviolo-ciro-scamardella

Cosa significa lavorare ed emergere accanto ad una personalità così forte come quella di Alessandro Pipero?

“Con Alessandro è stato amore a prima vista. Ogni giorno ci confrontiamo, discutiamo, ma entrambi uniti da un unico obiettivo, che è quello di fare sempre meglio, in cucina ed in sala”.

Cosa ammiri maggiormente di lui?

“La sua costante voglia di apportare novità nel nostro lavoro e l’attenzione che dedica ogni giorno a consolidare la squadra.

Qual è il tuo modo di pensare la cucina all’interno della sua sala?

“La mia cucina è fatta dalle mie esperienze. Rendere felici le persone con il cibo, vedere il cliente soddisfatto, è la nostra più importante gratificazione”.

Hai una tua cifra stilistica, qual è la particolarità che rende riconoscibili i tuoi piatti?

“La voglia di lasciare un ricordo nell’ospite è la mia prerogativa. Per cui abbiamo fatto un lavoro nel menù non solo di prodotto, ma estetico e soprattutto esperenziale”.

Excecutive Chef Ciro Scamardella e Achille Sardiello, chef sommelier e restaurant manager: raffinatezza, stile e memoria visiva, questo è Achille. Un abile uomo di sala, nonché esperto sommelier, che conosce il mestiere come pochi e guida il team con caparbietà e passione.
Alessandro Pipero & la squadra di PIPERO ROMA

*Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826) magistrato, diplomatico, musicista. Rifugiatosi a Losanna, e poi a New York, nel 1794, rientrò due anni dopo in Francia e venne nominato Consigliere alla Corte di Cassazione. Scrisse saggi di carattere giuridico ed economico, ma la sua notorietà è legata alla Fisiologia del gusto, pubblicato nel 1825.

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Suggestioni, panorami, sagome di cupole e campanili, cieli stellati e nuovi angoli per ammirare Roma respirando l’estate tra Aperitivi, Mocktails, Green Mixology & Signature Dish, Pizza d’autore e Tartare, sorprendenti Thook e BBQ con vista.

Estate, dopo tanta attesa, arriva senza bussare. Si infila nel vento del mattino, fa arrossire le giornate, addolcisce le serate, ed inaugura finalmente così La Stagione delle Terrazze di Roma la quale, sovrana di bellezza, riserva ancora tante insospettabili angolazioni per farsi ammirare.

Incredibili Roof Top, insospettabili Roof Garden nascosti tra i tetti, l’estate delle terrazze sfida le vertigini e si rilassa tra panorami e arredi design, candele e luci soffuse potenziando l’avvenenza capitolina, asservando le sagome delle sue tante cupole, i suoi campanili e monumenti, sotto cieli immensi.

Per moltiplicare la piacevolezza, sorseggia disinvolta bollicine e signature cocktails, mocktails, drinks ispirati alla spicy mixology; poi assapora pizze d’autore e tartare, carpacci di pesce, fusion thook e succulenti BBQ, godendosi appieno le raffinate proposte di cucina creativa e le espressioni identitarie di mixology pensate su misura per la stagione 2019 da prestigiose firme del Food System e dai professionisti del Buon Bere.

Divinity – Chef Francesco Apreda

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

È Francesco Apreda, chef campano dalle multietniche vocazioni, a curare l’innovativa proposta del Divinity, rooftop Lounge Bar & Restaurant del The Pantheon / Iconic Rome Hotel, prestigioso 5 stelle sito nel cuore antico dell’Urbe, a solo pochi passi dal Pantheon (in via di S. Chiara 4/A).

La vista che offre il Divinity è un colpo d’occhio a 360 gradi sulle bellezze di Roma e sui suoi suggestivi tetti, con ben sette cupole a recitare un ruolo da protagonista. All’interno pavimenti in marmo bianco, pareti in ottone, cantina a vista, elegante bancone bar: elementi topici di un design esclusivo, capace di integrarsi alla perfezione con il panorama circostante, caratterizzando la raffinata sala interna e l’ampio dehors.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com
Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Il format è innovativo e sintetizza la filosofia culinaria di chef Apreda, napoletano d’origine, romano d’adozione e cittadino del mondo grazie alle esperienze acquisite tra Londra, Tokyo, Mumbai e New Delhi. Ed ecco quindi apparire in carta la Spezial Pizza tonda di semola a spicchi o quadra integrale al taglio i versione Margherita Speziale, Marinara Black Garlic & Black Lime, Melanzane, Provola Affumicata e Curry Giallo o Pomodorini e Ricotta, Rucola e Masala; le Paste Conviviali, con golose interpretazioni di Amatriciana, Carbonara, Cacio e Pepe, Puttanesca e Scoglio; il Thook – omaggio all’India, ovvero uno spiedo con cottura tandoori e i prodotti del territorio italiana che strizzano l’occhio all’Oriente e propone Pollo Red Tandoori all’Astice al Curry Verde, Maiale all’Eucalipto e Capperi e le Seppioline al Limone Selvatico ed Erbe.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Nel Kore Food Bar invece (altra commistione, anche linguistica, tra il “cuore” napoletano e la spinta internazionale) sono protagonisti i Carpacci di Pesce e la Mozzarella di Bufala. Quest’ultima è declinata alla maniera di Apreda, e quindi in versione “38°” o in una Caprese…Tiepida, Liquida e Affumicata. Mentre di Mediterraneo e luoghi esotici parlano i carpacci: gli Scampi, Mango e Limone, la Spigola, Alghe e Yuzu, o i Gamberi Rossi, Avocado e Cedro, solo. Non mancano altre proposte sfiziose e divertenti come il Variegato di Pomodori e Basilico e il Sedano, Olive di Gaeta e Fumo di Rosmarino.

Alberto Blasetti Ph. www.albertoblasetti.com

Il capitolo dessert è affidato all’estro della giovane Pastry Chef Edvige Simoncelli, una curata e ghiotta selezione di piccola pasticceria da scegliere direttamente dalla vetrina. In abbinamento alla “fantasia” di Apreda, tante bollicine, Champagne in primis e spumanti italiani di gran pregio proposte da Fabrizio Gismondi, restaurant manager e sommelier del Divinity, mentre  an Mirko Zaccaria è affidata la mixology con cocktail studiati dai grandi classici alla linea signature, dedicata alle divinità della mitologia romana.

Via S. Chiara 4, Roma

Tel: 06 87807070

Mail: divinityrestaurant@thepantheonhotel.com

Orari: aperto tutti i giorni dalle 12:00 alle 14:30 e dalle 19:00 alle 23:00

Diana’s Place – Chef Andrea Fusco

«Diana’s place rappresenta per me una nuova sfida. La mia proposta sarà ovviamente raffinata, ma non la definirei gourmet. Presenteremo un menù che si adatti al contesto, seguendo la mia idea di cucina e unendo uno stile più glamour e meno impegnativo». È infatti il noto chef romano Andrea Fusco – già stella Michelin in passato al ristorante Giuda Ballerino – il nuovo Executive Chef  di Diana’s Place esclusiva terrazza dell’Hotel The Tribune in Via Campania, 45, la cui specialità e ambizione è di offrire un’esperienza nuova e autentica a tutti gli amanti della gastronomia italiana d’eccellenza, dei grandi vini e degli Champagne.

Un format innovativo che offre la possibilità di bere un grande vino attingendo tra oltre mille etichette – alcune esclusive a Roma, altre addirittura in Italia – abbinandolo a prodotti altamente selezionati e le proposte di una cucina che elabora le tradizioni del territori italiani con i giusti ingredienti e con tecniche di cottura più moderne.


Potrete così assaporare “Manzo, tartufo nero, acciughe, senape di meaux, uovo poche bio”,  “Tartare di gambero rosa di Anzio, ricotta di pecora, gel di limone di Capri”; Mozzarella di bufala con “pomodori secchi, capperi di salina, origano siciliano, olive taggiasche, misticanza” o con “Zucchine alla scapece, menta e polvere di cozze di Gaeta” fino all’ Ostrica con guacamole e aria di cioccolato bianco e assenzio e il celebre spiedino di gamberi in pasta fillo da intingere nella spuma di mortadella.

Via Campania 45, Roma

Tel: 06 8781 8000

Sito

Verve – chef Adriano Magnoli / pastry chef Antonella Mascolo

All’ ultimo piano dell’Hotel D.O.M, sulla bella via Giulia, nascosta tra i tetti di Roma, c’è una terrazza luminosa, senza verande per vivere il fiume Tevere che andava lento lento, si chiama Verve.

Pensato partendo dall’amore per il buon cibo e per la convivialità haute couture, il termine Verve, che si pronuncia nello stesso modo in più idiomi, ci parla di entusiasmo e brillantezza, parole che ben riassumono il desiderio di costruire un luogo avvolgente, di fascino ed eleganza, dove la ricerca, l’attenzione al prodotto e alla sua filiera, il rigore nelle preparazioni si uniscono al brio e slancio creativo del giovane chef Adriano Magnoli e della pastry chef Antonella Mascolo.

Tra preziosi velluti bordeaux, luci soffuse, legni pregiati e opere d’arte e le sedute bianche e divani tortora all’esterno, la giovane filosofia di cucina che i due chef esprimono è legata alla valorizzazione dei prodotti del territorio volta a mantenere una grande integrità dei sapori. Ne deriva una cucina essenziale che, nella continua ricerca di piccoli produttori locali, rende il menu sempre vario, a seconda della disponibilità del contadino o del piccolo produttore.

Molto particolari i due menu degustazione, Fate Vobis e Famo Nobis. Il primo permette al cliente di scegliere dalla carta 4 portate a sua scelta mentre il secondo lascia allo chef la libertà di condurre l’ospite in un percorso di gusto secondo la sua visione della cucina, composto da 7 portate.

Il Pane, protagonista della buona tavola, viene fatto in casa, i grissini sono tirati tutti a mano. La mozzarella in carrozza viene ripensata come fosse piccola crocchetta accompagnata da calamaro e lattuga.

Tra i primi piatti troviamo lo Spaghettone aio e oio, friggitelli e bianchetti, la Fettuccella cacio e pepe con carciofi e animelle, fatta a mano, arrotolata e croccante sotto. Immancabile il Pollo con i peperoni in versioneun saccottino con un cuore di crema di peperoni; e Agnello cacio e ovo con erbette di campagna.

Tra i dolci, anche loro un richiamo alla romanità che in questo menù è un omaggio alla città, i Sampietrini di Roma dove cubetti croccanti ripieni di ricotta e miele e panpepato si alternano a una frolla di visciole che ci riporta a un altro grande classico, la crostata di visciole e la colazione degli antichi romani.

Via Giulia, 131 – Roma

Tel. 06.31.07.68.28 – info@ververestaurant.it

Aperto tutte le sere – Chiuso il Lunedì

La rubrica “La Stagione delle Terrazze”, è on line ogni venerdì con nuovi indirizzi tutti da scovare, sempre su Mangia e Bevi.

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Ispirazione creativa, accostamenti arditi, tecnica intelligente, impatto visivo, texture, sapore a tinte forti e poi la terra, tanta terra. Questo è l’approccio “dritto al piatto” di Davide Del Duca, Chef di “Osteria Fernanda”, bistrot contemporaneo in quel di Porta Portese a Roma

“Sedano rapa dimenticato nel whisky, senape fermentata e dragoncello. Risotto, estratto di erbe, conciato di San Vittore, timo e miso. Spaghetti, melanzana bruciata, gambero rosso e pistacchi. Lingua, topinambur, tarassaco e caramello d’aglio. Anguilla, riso acido, rape al bitter, spuma di aglio nero, birra e tuberi. La mia cucina è sostanzialmente terra, radici, prodotti di alta qualità, tecnica e passione”.

Faraona, salsa di fieno greco e goji servita con polvere acetosella e tartufo nero

I suoi maestri sono stati Enzo Frassanito al Convivio Troiani* (RM), Graziano Ballerano al Veste di Tivoli (RM), Cristina Bowerman al Glass Hostaria* (RM) e  Adriano Baldassarre al Tordomatto di Zagarolo (RM).

Da ognuno di loro ha appreso qualcosa: “da Enzo la tecnica e la capacità di saper gestire qualità e rapidità di servizio, da Cristina la creatività che guarda all’estero, da Ballerano, toscano e grande conoscitore della materia prima, le tecniche e le fermentazioni, da Adriano il concetto che la creatività possa legarsi alla tradizione tramite il gesto tecnico”.

Oggi è Salvatore Tassa (Colline Ciociare, Acuto – FR) ad incarnare il suo ideale di cucina, parlandone in questi termini: “Tassa riesce ad esprimere un concetto di terra, creativo e concreto allo stesso tempo. Partendo da materie prime povere riesce e creare un piatto identitario, solo suo, che non può essere riconducibile a nessun’ altro stile. L’espressione dell’essere umano e la sensibilità è talmente accentuata in lui, che si legge chiaramente in ogni suo piatto”.

Davide, come celebri “la terra” nella tua cucina?

All’estremo. Stiamo cuocendo dentro la terra, con tutte le dovute cautele, ovvio, ci cuociamo la carne, le verdure e lavoriamo molto il sottosuolo come radici, sia fermentate che fresche. Il sedano rapa è di per sé un piatto che rappresenta il nostro stile, che subisce una metamorfosi nella consistenza, nel sapore, nelle componenti aromatiche, nel colore, fino a diventare quasi carne. Quindi lo rosticciamo e poi assembliamo gli elementi fermentati, che è una nostra cifra stilistica, entrata nella nostra cucina circa 4 anni fa”.

Secondo te, in una società liquida come la nostra, cosa cerca il cliente a tavola?

“Il cliente si è stancato di fare da cavia per esperimenti impossibili pagando conti molto salati e passando delle seratacce. Se tu proponi al cliente una cucina concreta, tradizionale e creativa, che valorizza le materie prime e le rende riconoscibili, il cliente non fa questioni di prezzo ed esce appagato”.

@photocredit https://www.scattidigusto.it/notizie/roma-isola-open-kitchen-scuola-trastevere/

Quali sono le caratteristiche dello chef contemporaneo?

“La figura del cuoco si sta evolvendo, lo Chef è sempre più imprenditore rispetto al passato; l’altra faccia della medaglia è che è uno chef che sta poco in cucina e tante cucine, per questo, sono “ferme”.

Cosa pensi del sistema mediatico applicato alla ristorazione? E della parola “chef”, decisamente inflazionata?

“C’è troppa corsa al voler raccontare per primi delle realtà che invece devono avere il tempo di crescere.

Oltre la gerarchia stabilita dalla capacità di ognuno, sentirsi chiamare “chef” a 23, 25 anni significa non conoscere tutto il duro percorso, i procedimenti, tutti processi che ci sono dietro. Vedo tante realtà che non sanno utilizzare i prodotti e che li maltrattano, con accostamenti forzati e poco rispetto della materia prima”.

Tanta Terra ma anche Mare nel menu di Primavera 2019 di Davide Del Duca, come nella sua “IMPEPATA”: spuma di acqua di cozze pelose, maionese di bottarga, granita di salicornia, rosmarino e finocchietto di mare, acqua di ostriche e meringa salata di panko

Cosa pensi della “corsa alle stelle”? Quanta differenza fa la Stella rossa fuori la porta?

“La Michelin fa ancora oggi la differenza. La stella per un cuoco è molto importante, è quasi un premio alla carriera. Se indossi la giacca da chef la stella la vuoi, però ci sono troppi cuochi che lavorano per la stella e pochi che lavorano per il cliente, e se lavori per la stella il ristorante ce l’hai vuoto, se lavori per il cliente il ristorante ce l’hai pieno”.

Quanto “costa” una Stella?

Tanto, come investimento, come ore di lavoro, come risorse umane, come materie prime”.

Lo Staff di Osteria Fernanda, l’accoglienza di Manuela Mengoni (in basso a destra) e la competenza di Andrea Marini per la selezione delle etichette (in basso a sinistra)

Guardando questo mondo enogastronomico con gli “occhi di Chef” quali sono in Italia gli eventi che funzionano?

“Gli unici eventi che hanno un senso sono quelli che riescono a coinvolgere l’utente finale, ovvero il pubblico interessato. A Roma si fa poco, a Milano Identità Golose funziona, al sud LSDM; sono tutti eventi che vogliono trasmettere qualcosa, un contenuto”.

In cosa credi siano utili?

“Pluralità di contatti, confronto di cucina, crescita. Io ricordo una bella esperienza con Lele Usai durante un cooking show a 4 mani. Io avevo creato una piadina senza farina e uova, con le proteine della cozza; lui mi insegnò i bilanciamenti sottovuoto per cambiare la consistenza al tonno: in quel momento c’è stata fusione. Ecco, se vai agli eventi con quella testa, serve. Quella per me è stata crescita. Ho imparato da lui una tecnica che mi porto dietro e che è mi è servita nel tempo”.

Raviolo liquido, piatto storico di Osteria Fernanda, rivisitato nel menu 2019 e servito assieme alla tartare di carne, spuma di parmigiano e porro fermentato.

Sei geloso delle tue scoperte in cucina?

“Non serve a niente essere gelosi di scambio tecnico e di conoscenze, non serve a niente perchè qualcuno ce le ha insegnate”.

Esiste una “scuola di pensiero di cucina contemporanea” in cui uno “chef creativo” possa identificarsi o attingere?

“Non ancora. Con la tradizione importante che c’è in Italia, se i cuochi fossero meno prime donne e riuscissero a fare gruppo, non ci fermerebbe nessuno. Così come ha fatto la Spagna, che su Ferran Adrià ha creato un sistema di cucina che detta legge ancora oggi in materia di sperimentazione”.

Ristorazione si, ma anche tanti progetti paralleli che ti vedono chef associato JRE-Jeunes Restaurateurs Italia dal 2017, membro dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, docente, consulente e adesso socio, assieme a Bruno Settimi e Susanna Sipione, di un progetto che punta sulla sperimentazione e sulla qualità, dimmi di più.

“Si, ISOLA – OPEN KITCHEN, è il primo spazio polifunzionale all’interno di showroom di cucina a via Mameli (Trastevere) nato con lo scopo di contribuire allo sviluppo delle future tendenze del mondo Food attraverso un’interpretazione innovativa che risponda alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione senza tuttavia rinunciare al fascino della tradizione e al desiderio di vivere la grande cucina italiana in modo autentico. ISOLA, è infatti uno spazio di design e di grande valore tecnologico, un propulsore di idee da mettere in moto tramite workshop, show-cooking, corsi di cucina amatoriali, ma è anche un luogo adatto a cene private, piccoli eventi e degustazioni. In qualità di consulente invece “Vinea” e “Voia” sono due progetti diversi e definiti che mi stanno portando tanta soddisfazione: il primo è un piccolo bistrot a vocazione gourmet a Montesacro, l’altro un polo gastronomico a 360° aperto dall’aperitivo del pranzo al dopocena, passando per il banqueting. Poi tanti altri progetti, ma tutti in fase di costruzione. “

Quale dei tuoi piatti in menu rappresenta di più questa primavera 2019?

“La Dark Citron potrebbe essere il piatto simbolo di questa primavera nera che tarda ad arrivare. E’ una rivisitazione della “Dark citron” classica, con un pò di tecnica in più: oltre al biscotto nero, il nome DARK deriva infatti dai limoni che abbiamo fatto fermentare per un mese ottenendo limoni neri con un gusto e un’acidità diversi dal solito.”

Info utili

Osteria Fernanda

Via Crescenzo del Monte 18/24, Roma

Tel: 06 5894333 // +39 347 445 9593

Mail: osteriafernanda@libero.it

Sito

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L’Istituto di Cultura Coreana, dal 22 al 25 maggio, ospiterà Jeong Kwan, cuoca e monaca buddista interprete del suggestivo legame tra cucina vegana coreana e filosofia buddista

È l’insolita protagonista della terza stagione televisiva ‘Chef’s Table’ su Netflix, è una monaca buddista di Seon, nella Corea del Sud; vive nell’eremo di Chunjinam nel Tempio Baegyangsa dove cucina per altri monaci e per i visitatori occasionali, non possiede un ristorante e non ha una formazione culinaria formale ma con il suo stile di cucina è riuscita ad influenzare chef dal calibro di René Redzepi, del Noma di Copenhagen, nonostante ciò continua a definirsi un’esecutrice e non una chef: per chi (ancora) non la conosce, il suo nome è Jeong Kwan che, ospite dell’Istituto Culturale Coreano, dal 22 al 25 maggio 2019, farà conoscere i segreti della cucina buddista attraverso una serie di appuntamenti romani rivolti al pubblico.

Cucinare – nelle parole della religiosa Jeong Kwan- è un atto di nuova creazione che si svolge secondo la propria energia e capacità, è il creare qualcosa dal nulla. Il cibo, una volta mangiato ed entrato al mio interno perde la sua forma ma ne ritrova un’altra. Durante questo momento se tutti danno il proprio meglio e cercano di svuotare la propria anima riescono a creare un collegamento fra loro e riescono a dialogare”.

https://www.eater.com/2017/2/18/14653382/jeong-kwan-buddhist-nun-chefs-table
https://www.nytimes.com/2015/10/16/t-magazine/jeong-kwan-the-philosopher-chef.html

Jeong Kwan è cresciuta in una fattoria e ha imparato a fare le tagliatelle a mano all’età di 7 anni. È scappata di casa a 17 anni e due anni dopo si è unita a un ordine di suore Zen, dove ha scoperto la sua chiamata a diffondere il Dharnma o buddhadharma (dharma del Buddha, cioè il suo insegnamento) attraverso la cucina.

Fondamentale per i buddisti, è infatti il “Baru-Gongyang”, ossia il “mangiare meditativo” tipico dei luoghi monastici il cui nome deriva dalle quattro ciotole di legno di diversa grandezza denominate baru utilizzate per accogliere il cibo.

Quando monaci e monache sentono i tre rintocchi di jukbi (uno strumento di bambù) giungono le mani e inclinano il capo. È il momento di preparare le baru per ricevere il cibo nel seguente ordine: acqua, riso, brodo e verdure e di intonare i canti che accompagnano ogni stadio del pasto, lì dove “mangiarenon è solo nutrirsi ma un modo per riflettere sull’origine del cibo, di essere grati alla natura nonché, alla terra, e alle persone che la lavorano secondo i suoi dettami.

https://www.tsingapore.com/article/life-after-netflix-buddhist-chef-table-jeong-kwan

La cucina templare di Jeong Kwan si basa in primis sul cibo rituale consumato con i monaci più anziani la prima volta che si fa ingresso al tempio, poi, sui prodotti che lei stessa reperisce con mani nel suo orto; poi ancora su quelli codificati dalla capacità di favorire riflessione e crescita spirituale.

Per le sue ricette usa melanzane, pomodori, prugne, arance, zucca, tofu, basilico, peperoncino e altre verdure seguendo i ritmi delle stagioni e portando avanti la millenaria cultura culinaria dei templi buddhisti in Corea nonché i dettami della cucina contadina tradizionale.

Oltre ad essere squisitamente vegane, tutte le preparazioni omettono aglio e cipolla, ingredienti che alcuni buddisti credono possano suscitare la libido e/o distrarre dalla meditazione, ma non solo per questa ragione. Il cibo del tempio fa infatti riferimento alla dieta che aiuta i monaci nelle loro pratiche di ascetismo, basate, secondo gli insegnamenti del Buddha, sull’astinenza da ingredienti specifici come per esempio da cinque vegetali acidi (aglio, scalogno, erba cipollina, cipolla e porri) e dalla carne, da sostituire con ingredienti naturali di stagione. È infatti noto che piatti a base di alimenti conservati e fermentati, che possono essere consumati per un lungo periodo di tempo, come il kimchi, lascino un senso di saggezza e benessere.

https://www.nytimes.com/2015/10/16/t-magazine/jeong-kwan-the-philosopher-chef.html

Promuovere la cultura coreana in Italia è il prezioso intento dell’Istituto Culturale Coreano e la Cucina rappresenta da sempre un accesso privilegiato per conoscere da vicino nuove culture, questa volta attraverso una serie di appuntamenti unici che si pongono l’obiettivo di portare alla ribalta la cucina templare di Jeong Kwan, considerata tra i migliori chef vegani e zen al mondo.

Gli appuntamenti con la monaca Jeong Kwan organizzati dall’Istituto Culturale Coreano

Per il pubblico

In occasione dell’arrivo della chef monaca Jeong Kwan, l’Istituto Culturale Coreano ha programmato il “Temple Stay”, una serie di appuntamenti rivolti al pubblico. Il primo incontro, dal nome ‘Temple Food’, è previsto per mercoledì 22 maggio dalle 18.30 alle 20.30 (prenotazione obbligatorio scrivendo a info@culturacorea.it) presso l’aula di Cucina dell’Istituto Culturale Coreano in via Nomentana 12 a Roma, sarà possibile partecipare a una lezione speciale di cucina dei templi buddisti. Prima delle lezioni di cucina, dalle 14 alle 18, si potrà prendere parte a dei piccoli laboratori artigianali (non necessita di prenotazione, fino ad esaurimento kit) per realizzare fiori di loto in carta, uno dei simboli più iconici del Buddismo, e stampe di incisioni di simboli e iscrizioni buddisti.

La Cerimonia Barugongyang è l’altro appuntamento fissato per venerdì 24 maggio dalle ore 12.00 alle ore 14.00 (prenotazione obbligatoria scrivendo a info@culturacorea.it) al Grand Hotel Palace di Roma (via Vittorio Veneto 70). Jeong Kwan guiderà i partecipanti nell’esperienza del “Barugongyang”, il rituale sacro con cui si mangia con gratitudine nei templi buddisti.

I posti per entrambe le attività sono limitati, per informazioni è possibile consultare il sito.

PS: Barugongyang è un pasto monastico formale in cui le persone mangiano da a “baru” (una ciotola di legno). Riso, zuppa, contorno e acqua sono collocati in una serie di quattro ciotole in diverse dimensioni con la giusta quantità di cibo che può essere mangiato fino alla fine. La chiave per il baru-pasto è “prendere solo ciò di cui si ha bisogno”.  Il pasto di Baru è uno dei modi di mangiare più rispettosi dell’ambiente perché lo fa senza produrre alcun residuo dannoso per l’ambiente. Anche l’acqua che tutti si lavano via le ciotole con sono pulite. Non c’è spazio per i batteri perché crescono le ciotole Le ciotole e gli altri utensili vengono lavati immediatamente dopo ogni pasto ed asciugati al sole. I pasti dei monastici buddisti sono un parte importante della pratica monastica. Il significato contenuto nel barugongyang è  ben rappresentato nei versi cantati in ogni fase del pasto.

ISTITUTO CULTURALE COREANO

Inaugurato nella Capitale nell’ottobre del 2016, sito in via Nomentana 12, l’Istituto Culturale Coreano di Roma – il più grande in Europa – si occupa di rafforzare i rapporti e la cooperazione tra la Corea e l’Italia. Tra le tante iniziative in programma dall’Istituto nel corso dell’anno, la più nota è la Korea Week realizzata in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia. Una settimana dedicata alla Corea, nel corso della quale artisti, esperti di cultura e celebri personaggi della penisola coreana arrivano in Italia per approfondire ogni giorno un tema diverso e diffondere così la conoscenza, gli usi e i costumi della Corea.

Info utili

Istituto Culturale Coreano

Via Nomentana 12, Roma

Sito internet

Email: info@culturacorea.it

Pagina Facebook

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Dodici anni di All’Oro e una nuova fiabesca residenza per Tailor Suites & Tailor Cuisine

24 aprile 2007 – 24 aprile 2019: All’Oro Restaurant ha da poco compiuto 12 anni. 12 anni vissuti intensamente tra esclusive location, intuizioni, piatti memorabili e format collaterali realizzati con passione quotidiana. Loro sono Riccardo Di Giacinto e Ramona Anello, coppia nella vita e sul lavoro, un binomio vincente che tiene ben salde le redini di Cucina, Sala e Famiglia.

Riccardo di Giacinto e Ramona Anello

Una famiglia con una visione lucida delle cose, complementare e lungimirante, con un obiettivo a cinque stelle che ha preso residenza in un signorile palazzetto a pochi minuti di Piazza del Popolo (Roma), il quale, dopo 15 mesi di minuzioso lavoro, ospita oggi al suo interno un Boutique Hotel davvero esclusivo: il The H’All Tailor Suite.

The H’All Taylor Suite – Facciata

Tailor, da sarto in inglese, sartoriale appunto, perchè immaginato nei minimi dettagli per soddisfare esigenze e capricci di ogni fortunato ospite delle quattordici spaziose suite tutte differenti l’una dall’altra ed impreziosite da artigiani ed artisti, con arredi di pregio, comfort innovativi, letti e vasche King Size, e persino una “Carta dei Cuscini”.

Ma il The H’All è anche, e soprattutto, la nuova “casa” di All’Oro, un progetto culinario performante che mette a fuoco i dettagli nel piatto con la stessa cura riposta ai dettagli dell’albergo, perchè al centro dell’immaginario c’è sempre e comunque il cliente da coccolare, al quale Chef Di Giacinto, Ramona e lo staff propongono un’ampia gamma di occasioni di gioia e gratificazione, dalla Colazione fino al contemplativo Rhum & Sigaro, chiaramente, attraverso una cucina con la “C” maiuscola, da cui lasciarsi conquistare.

La cucina di All’Oro infatti si accomoda e viene servita abilmente dallo staff di sala ai bei tavoli di due ricercate stanze: una di contemporaneo design, giocata sui toni dorati dell’ottone con le lampade sottili, le sedute di velluto blu petrolio, le pareti nude e satinate; l’altra sala volutamente più intima, con il camino e un’atmosfera di salotto english, poggiaborse a scomparsa, luce regolabile per quantità ed angolazione che definiscono un ambiente regale nella sua essenzialità.

Qui la tanta attenzione alla forma coincide, fortunatamente, con tanta sostanza, che va dai grandi classici alle derive innovative fino ai menu completamente vegani e piatti gourmet per celiaci che lasciano l’ospite libero di spaziare e decidere in autonomia il proprio percorso degustazione

Rocher di coda alla vaccinara con gelee di sedano

Piatto simbolo di questo percorso è sicuramente il Rocher di coda alla vaccinara con gelee di sedano, inossidabile e richiestissima signature dish dello Chef Di Giacinto: “Amo creare nuovi piatti, la mia testa non riposa mai, ogni mese cambio qualcosa dal menu, ma il Rocher non esce mai dalla carta, da ben 12 anni.”

Di cosa si nutre uno Chef, Patron e adesso pure Albergatore?

“Di feedback positivi, di sorrisi, complimenti, di una clientela affezionata che ti dice “grazie”: ci nutriamo di questo”.

Grande esperienze estere al fianco di celebri cuochi come Ferran Adrià e Marco Pierre White, quattro anni in Inghilterra, quattro in Spagna, uno in Cina e tanta Italia: la lezione di cucina più importante da chi l’hai ricevuta?

“Da tutte le esperienze ho imparato qualcosa. Nelle cucine di El Bulli con Ferran Adrià per esempio ho appreso le grandi tecniche, a Londra, da Marco Pierre White, ho imparato la gestione, l’organizzazione della cucina, la disciplina e il sistema di lavoro. Oppure dall’esperienza fatta con la famiglia Iaccarino ho portato via i profumi della cucina campana e la bellezza di un grande ristorante gestito da tutta la famiglia e poi, un’esperienza che tengo stretta nel cuore è quella nel Ristorante San Rocco a Monterotondo, il mio paese di origine”.

La Cantina

Passione, pazienza e tenacia; qual è l’ingrediente segreto per la costruzione di un progetto vincente?

“Tutti noi possiamo fare grandi progetti ma per ottenere grandi risultati è necessario rimanere sempre in prima linea per un rilascio continuo di stimoli, per dare l’esempio e trasmettere tutta la passione. Non so se esiste l’ingrediente segreto credo più in una combinazione vincente di ingredienti. Alla passione, alla pazienza e alla tenacia aggiungerei i sacrifici, l’umiltà e il lavoro di squadra. L’equilibrio di tutti questi “ingredienti” è il segreto per un progetto vincente”.

Qual è il perno attorno cui ruota la tua cucina?

“Rispetto del Gusto (RDG è “Rispetto Del Gusto”, oltre che Riccardo Di Giacinto) è la mia filosofia perché io non mi accontento e cerco sempre di trovare un senso dietro al piatto anche nel suo aspetto ludico. E poi concentrazione del sapore, pulizia del gusto, non cuciniamo per stupire però, se riusciamo ad emozionare con una cosa buona, la sera andiamo a letto felici”.

Come celebri la Primavera nel tuo nuovo menu?

“Celebriamo tutte le stagioni, con la primavera nella fattispecie abbiamo un trionfo della “vigna” e dell’orto e quindi cerchiamo di usare e esaltare i prodotti di questa stagione”.

Ho avuto il piacere di notare una sala protagonista, il ritorno del carrello, il piatto finito ed impiattato dal cameriere: quanto conta la Sala in un Ristorante e perché la cucina non cede alla sala quanto potrebbe?

Responsabilità e protagonismo: al centro dell’attenzione c’è il cameriere che si sostituisce allo Chef. Facciamo tanti discorsi per riportare la sala in auge, ma se noi cuochi continuiamo a fare tutto in cucina è normale che alla sala rimane il ruolo minore. Deve essere invece un lavoro complementare e parallelo, anche perché, oltre ai piatti che possono essere finiti in sala, una cucina che fa ricerca ti permette di arrivare con orgoglio dal cliente”.

La tua è una cucina protagonista, ricca di invenzioni stilistiche, in cui non si smette di sperimentare piatti nuovi ma si mantiene fede ai cavalli di battaglia come il Rocher di Coda alla Vaccinara, il Lamb’urger, il Susci, il Tiramisù di Baccalà e Patate con Lardo di Cinta Senese, quali sono i tuoi piatti 2019?

“Passione soffritto: sedano, carota, cipolla la base della cucina italiana, tutti gli ingredienti proposti in varie consistenze a cui aggiungo un tocco di freschezza, una nota esotica con l’utilizzo del passion fruit”.

“Un altro piatto è il “Bottone al Blu del Monviso, Trombette della Morte e Cioccolato Bianco” che rispecchia la mia personalità con un gioco di contrasti e gusti molto decisi”.

A novembre del 2010 “All’Oro” conquista una stella Michelin, da gennaio 2011 fai parte dei Jeunes Restaurateurs d’Europe; quale di queste due tappe ti rappresenta di più?

“Sono due obiettivi completamente differenti. La conquista della Stella Michelin è stato il primo grande riconoscimento, il primo grande successo paragonabile un po’ agli oscar nel mondo dello spettacolo. E’ un premio che porta visibilità e riconoscibilità a livello internazionale”.

“Entrare a far parte della famiglia JRE è stato un altro grande traguardo, un obiettivo che ci inorgoglisce in egual modo soprattutto perché l’ingresso nell’associazione dei giovani ristoratori d’europa è dettata dal giudizio dei colleghi cuochi e non da giornalisti o ispettori del settore. Anche esser parte di questa famiglia porta visibilità e riconoscibilità ma più a livello nazionale ed europeo”.

A distanza di nove anni dalla prima stella, cosa pensi del metodo di valutazione della Guida Michelin?

“Non ho mai lavorato per le medaglie, stelle, cappelli, forchette e guide, lavoro per il tavolo, per far star bene le persone. Lavoro per creare un ambiente in cucina e in sala armonioso. Per me è importante avere il ristorante pieno, pagare gli stipendi a fine mese e che i conti tornino, poi se la seconda stella arriva brinderemo, in cantina qualche bottiglia buona credo di averla”.

Foto di Copertina: Stefano Segati // @photocredits Andrea Di Lorenzo

Info utili

The H’all Tailor Suite

Via Giuseppe Pisanelli 23/25

Tel: +39 0632110128

Fax: +39 063235501

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E-Mail: info@thehallroma.com

Ristorante All’Oro

Tel: +39 069799 6907

E-mail: info@ristorantealloro.it

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Dolcetti e dorayaki salati, ricercati tè, birre artigianali e sakè tradizionali, debuttano domani nel quartiere Ostiense in formato take away per la gioia di tutti i “Golosi di Giappone”

Sono tra i dessert Giapponesi più amati, sono preparati come due piccoli pancake uniti tra loro dall’anko, una purea di fagioli rossi azuki; in Italia sono diventati popolari tra le generazioni targate ‘80 grazie al manga Doraemon (l’azzurro gatto spaziale con un “Ciusky sempre in tasca”) che ne mangiava in quantità, ma la leggenda, quella vera, narra che siano stati inventati da un umile contadino il quale, ispirato da un gong dimenticato nella sua dimora da un Samurai, preparò un dolcetto tondo arricchendolo con ciò che aveva in casa; sono i DORAYAKY.

Dorayaki Roma
https://www.grandchef.net/magazine/dorayaki-giapponesi

Pur trattandosi di una preparazione antichissima, la forma attuale a doppio disco farcito fu definita in seguito dal pasticciere Ueno Usagiya nel 1914, così come il suo nome, “Dorayaki”, che deriva proprio dal gong, strumento musicale che in lingua giapponese è chiamato “dora” e da “yaki” significa invece “cucinare”, e che solitamente individua i cibi cucinati su piastra.

Dorayaki, la cottura su piastra

Ma è grazie a Kayoko Tokumoto (nell’immagine di copertina) imprenditrice ed appassionata di cucina che i Dorayaki beduttano domani a Roma in versione dolce originale, salata e fusion, pronti a conquistare i palati capitolini a colpi di fantasiose farciture e gusti. Kayoko infatti, che li prepara fedelmente da dieci anni nella sua pasticceria artistica Mme Kiki (nella regione di Kobe), con il sostegno ed amicizia di Akira Yoshida (di Akira Ramen Bar e Leo’s Gyoza Factory), è riuscita a ricreare un angolo di Giappone nel quartiere Ostiense, rosa come i caratteristici fiori di ciliegio, portando con sé le suggestioni della pasticceria e della gastronomica nipponica.


Domani, 11 Maggio 2019, dalle 12 alle 20, Dorayaki aprirà dunque le porte del suo piccolo laboratorio di prelibatezze giapponesi da portare con sè o da mangiare sul posto inVia del Porto Fluviale 3E. Ci sforziamo di essere migliori ogni giorno perchè ogni scelta che facciamo influisce sulla salute del pianeta, tutto è connesso”, così dice Kayoko la quale, nel rispetto della sostenibilità e per poter far conoscere ed apprezzare i suoi Dorayaki da tutti, ha deciso di prepararli con farina di riso BIO, senza glutine e senza grassi, scegliendo solo ingredienti naturali e di primissima qualità.

Ma la verà novità consiste nella Carta dei Dorayaki che, oltre alle proposte dolci con i tradizionali Azuky o gelato al Tè matcha, Ricotta e Yuzu, Tiramisù e Gocce di cioccolato, annovera il Dorayaky Sandwich: l’unico e primo DORAYAKI salato al mondo. La selezione e le ricette inventate per farcire questi due dischi di soffice pasta (simile ai più noti pancakes) è piuttosto curiosa e va dallo TSUNAMAYO, con tonno, mais, formaggio, insalata, maionese e sesamo bianco al POTESALAMI, con un’insalata giapponese di patate, carote e cipolle, salame e pomodoro; dal VEGGY ETNICO con broccolo, carote, insalata mista e salsa sweet chili all’AVOCADO MISO con Avocado, Miso, philadelphia e edamame; dal ROMANO con prosciutto cotto, scamorza, pomodoro secco ed insalata fino al più tipico KARAAGE con il tradizionale pollo marinato in salsa di soya impanato e fritto, cavolo, pomodoro, maionese, shichimi (anche noto come peperoncino dei sette sapori, ovvero una miscela di spezie tipica delle cucina giapponese).

L’offerta è ampia per questo punto vendita strategico in una delle zone più pop di Roma che, oltre ai dolcetti, tutti monoporzionati in packaging compostabili, offre birre artigianali e sakè tradizionali, cocktail di sakè e ricercati tè: “la coltivazione del nostro tè “CHAKIKI” si concentra nel territorio di Nara – continua K. – una regione in cui la storia e la cultura sono profondamente intrecciata alle foglie di tè che vengono lavorate con metodo naturale”.

Aperto dalla mattina alla sera DORAYAKY vi aspetta anche per un aperitivo con piccolo buffet di insalate, edamame, karaage. Per gli Otaku di turno (appassionati di manga e anime), sappiate che è anche l’unico punto vendita in tutta Europa abilitato ad utilizzare il disegno originale di  DORAEMON per caratterizzare i suoi / vostri Dorayaki. Non vi resta che chiamare gli amici (otaku, semi-otaku o non) e, da domani, andare a provare.

Info utili

DORAYAKI- DOLCEZZE GIAPPONESI

Via Del Porto Fluviale 3E – Roma Ostiense

Telefono: 3208403404

Mail: dorayakisrl.italy@gmail.com

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Il Raito di Vietri: un rifugio di costiera tra limonaie, azzurri panorami e cucina mediterranea haute couture

Viaggio consigliato: 2/3 Giorni

Maggio. L’aria si fa indulgente e, capace di perdonare ogni anno l’inverno, porta con sé il profumo del mare, quello del vento, la voglia di sabbia sotto le dita, di cieli tersi e di sole abbagliante. Allora si controlla il calendario, si individuano quei due-tre giorni strategici che possano fare da ponte tra noi e l’estate (ancora lontana, ma non troppo) e si impostano le coordinate per assaporare nuovi panorami.

Raito Vietri sul Mare Suite

Scorgere la Costiera (Patrimonio UNESCO dal 1997), precisamente da Vietri sul Mare, prima perla di questa lunga terrazza sull’infinito blu, è sempre un’emozione scenografica; avvistare d’improvviso il profilo della bruna terra che stipula il suo patto di bellezza con l’acqua mediterranea potrebbe provocare ai sensibili una pausa compensatoria del cuore. Per fortuna ci pensa l’Autostrada a guidarci (A3 – uscita Vietri sul Mare), a condurci per mano lungo la collina che, scendendo, guarda la Baia di Salerno degradando fino a toccare il suo mare.

Nella bella Vietri, è possibile ritrovare tutto il fascino di un borgo marinaro che, oltre alla sua piccola Marina, porta avanti un’antica tradizione di inconfondibili ceramiche.

Sovrastata dalla forza del Monte San Liberatore e dominata dalla bella cupola maiolicata della Chiesa madre di San Giovanni Battista, di impianto seicentesco, la bella Vietri annovera tra le frazioni Molina, Albori e Raito affacciate anche loro come balconi sul golfo tra limonaie, macchie di colore, inattese fonti e sentieri nel verde lussureggiante, vallate, promontori, insenature scavate nella meravigliosa cornice dei monti Lattari che accoglie ulivi e vigneti aggrappati alla vulcanica terra.

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Proprio qui l’Hotel Raito – Wellness & SPA, del gruppo Ragosta Hotels Collection (www.ragostahotels.com), Vi attende per regalarvi una pausa fuori da tempo con il suo design ricercato e moderno, le sue camere e suite panoramiche, i suoi ristoranti per ogni porzione del giorno per abbandonarsi alle gioie del palato e della vista. E poi SPA, saloni esterni e divani, piscine all’aperto e solarium, trionfi di glicini ed agrumeti: il Raito rappresenta davvero la meta perfetta per un soggiorno all’insegna del benessere e, “a ragion veduta”, location ideale per ricevimenti, eventi privati e sottolineature a tu per tu con l’eccellenza made in Italy.

Qui la cucina completa perfettamente la gamma delle ricercatezze grazie alla creatività e precisione d’esecuzione dell’Executive Chef Francesco Russo, classe ’79, originario della provincia di Salerno e amante della sua rigogliosa terra.

Nei suoi undici anni di fedele esperienza chef Russo ha cucito un’offerta gastronomica che vuole farsi moderna interprete di tradizioni del territorio partendo dalla rilettura di ricette tipiche campane in modo energico ed emozionale tramite l’utilizzo di materie ottime prime di questo fortunato tratto di mondo e tecniche volte a portare in tavola la memorabile intensità dei sapori orientati a sud.

Da piccolo non giocavo in cucina, ho imparato a mangiare a casa e ho maturato nel tempo la passione per questa professione spinto dalla mia famiglia che scorgeva in me del potenziale. Io volevo fare l’orafo, perchè mi piacciono la preziosità delle piccole cose, i dettagli, e questa attenzione la riporto nei miei piatti”. Si racconta così chef Russo che, attingendo alle sue passioni di musica e di arte, interpreta i piatti più famosi della tradizione campana con uno sguardo sempre attento alla bellezza cromatica della portata.

Come sei approdato al Raito?

“Dopo l’Istituto Alberghiero la mia gavetta è stata lunga. Ho cominciato con le stagioni estive partendo dal basso, pelando le patate. Nel mio percorso sono state due le tappe fondamentali: lo stage al San Domenico di Imola, 2 stelle Michelin, con lo Chef Valentino Marcattilii, e quello alla Certosa di San Giacomo (Lauro, AV) che in quel periodo aveva la consulenza di Gianfranco Vissani, dal quale ho imparato a conoscere approfonditamente la materia prima, a trattarla, a fissare i parametri di una cucina fatta di tradizione, fondi e cotture lente, per poi farne bagaglio. Qui sono arrivato tramite una concatenazione di eventi, colpito da questo spettacolo ho preso le redini di un progetto performante che si è rivelato un idillio che dura da 11 anni”.

In questi 11 anni come è cambiata la tua cucina?

Lo dico sempre: io sono uno “chef delle 2 T”, ovvero Tradizione e Territorio. Nella mia “Sfogliatella”, per capirci, è racchiuso un cuore di Parmigiana di Melanzane preparata seguendo la ricetta tradizionale al forno, come a casa. La “Sfogliatella” è un viaggio a ritroso nei sapori antichi che diventano contemporanei in abbinamento al pesce, alla zuppetta di moscardini alla Luciana in questo caso, e che rappresenta l’essenza della mia visione culinaria, la quale si è fatta via via più raffinata seguendo la mission della struttura e ritagliata su una clientela italiana attenta quanto su quella curiosa ed internazionale. 

Francesco Russo nel suo menù propone piatti icona come “Sfogliatella salata farcita di parmigiana di melanzane su ragu di moscardini alla Luciana” dove sigilla in una sola portata tre diverse tradizioni e dove la generosa bontà di ciascuna delle componenti del piatto – la croccantezza della sfogliatella, la scioglievolezza del ripieno di parmigiana, la densità della zuppetta e la consistenza dei moscardini – fa rimpiangere la possibilità di non poter assaporare una realizzazione alla volta.

Il “Risotto al Pomo d‘Oro” è un vero e proprio elogio ai pomodori Corbarino e San Marzano, peculiari coltivazioni del Sud Italia. Dall’acqua, nella quale cuoce il risotto, alla polvere di pomodoro, passando per la foglia d’oro (citazione marchesiana), questa è una portata protagonista nella sua semplicità, raffinata nel suo gioco di sapori e amidi, dolcezza e acidità, sapori netti e carichi di ricordi, capaci di far tornare indietro con la memoria alla tavola di casa e di veleggiare tra le potenzialità del rosso frutto che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere e di intendere la cucina italiana.


Nella terra della pasta, come mai proponi un risotto per celebrare la tua regione?

Nonostante non ci sia una grande tradizione di risotti al sud, io spesso lo propongo nei miei menù. Il “Risotto al Pomo d’Oro” è un piatto sul quale abbiamo riflettuto tanto, perchè volevamo concentrare l’essenza del pomodoro Corbarino e del San Marzano. Il risultato? L’esclusività dei sapori antichi. Il riso, del quale sono un grande estimatore, mi affascina per le sue potenzialità tanto da inserirlo nella triade di ingredienti che caratterizzano la mia cucina assieme ai crostacei, crudi o cotti, e Sua Maestà olio EVO.

Il mio aglio olio e peperoncino”, molto ben realizzato, è infatti un altro piatto di chef Russo. Oltre alla sua semplice descrizione, annovera tarallo grattugiato e colatura di alici di Cetara che arricchiscono di molto la gamma dei sapori. Sempre sul tema EVO il “baccalà in oliocottura con scarola riccia e salsa di papaccelle” si confronta con uno dei sovrani della cucina di queste parti, il baccalà, cotto in olio a 85°C per esaltare tutta la piacevolezza delle carni bianche e guarnito con la tradizionale, qui sublimata, “insalata di rinforzo”, disponendo cromaticamente qua e là petali di patata viola, riccioli di carote, ciuffi di scarola riccia e gocce di un’intensa crema di papaccelle (la papaccella napoletana è un peperone dolce di piccole dimensioni, dai frutti schiacciati e costoluti).

Chiude la Delizia al Limone destrutturata, reinventata e chiusa in una bolla di zucchero. Buona l’offerta di vini del territorio, bollicine e champagne che annovera le migliori cantine della zona. Degni di nota anche i cocktail e aperitivi serviti sia nei saloni interni ed esterni con vista senza fiato, sia al ristorante “Il Golfo” sia all“ExLounge Bar & Grill”, dove di sovente si organizzano impeccabili matrimoni ed eventi speciali in un’ambientazione con avanzati supporti hi-tech e la preziosa supervisione e presenza del direttore Massimiliano Longhitano, siciliano, sorridente e perfetto nel suo ruolo.


Completa l’offerta di lusso e gusto il centro benessere ExPure SPA lingresso con percorso SPA ha un costo di 35€ per gli ospiti esterni – che annovera una piscina coperta riscaldata, una sauna, un bagno turco, lettini sensoriali, idromassaggio, area relax, solarium, parrucchiere e cabine massaggi per trattamenti personalizzati e programmi ad hoc realizzati da uno staff specializzato. Dal Raito è facile visitare l’intera Costiera e raggiungere luoghi d’interesse turistico, storico e archeologico come Amalfi, Positano, Pompei ed Ercolano.

Ragosta Hotels Collection, oltre al Raito Wellness&SPA, offre 4 prestigiose strutture a 5 stelle in Italia: Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel a Roma, 82 camere e suite accanto alle Terme di Diocleziano, La Plage Resort a Taormina, 59 camere e suite proprio di fronte all’Isola Bella, l’Hotel Raito, 77 camere, e il Relais Paradiso, 22 camere, entrambi in Costiera Amalfitana, rappresentano realtà affermate nel settore, con uno stile unico ed un design contemporaneo.

Info utili

Hotel Raito

Via Nuova Raito 9 – 84019 Vietri sul Mare (SA)

Tel: 089.7634 111

Sito

Mail: info@hotelraito.it, reservations@hotelraito.it

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