Sara De Bellis

Autore: Sara

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Bisognerebbe tornare a pensare alle persone come risorse straordinarie, ripartendo dalla formazione orientata e focalizzata, specialistica, pensata per allineare competenze ed attitudini già dall’interno di un sistema che guarda dritto al futuro impiego. Metodologia, didattica, approccio, management, placement: questi i 4 cardini sui cui Giunti -nota Casa Editrice con oltre un secolo di tradizione- ha impostato la sua nuova Giunti Academy – School of Management.

Un’offerta formativa di eccellenza dedicata a neolaureati, manager e professionisti sui temi di management, arte e beni culturali, food, wine & tourism, economia, human resources, innovazione e trasformazione digitale che punta sul talento di ogni singola persona e si propone di sviluppare abilità e competenze professionali, attraverso metodi didattici innovativi, offrendo un’importante opportunità di ingresso e di crescita nel mondo del lavoro.

Giunti Academy – School of Management presenta quattro corsi di alta formazione, in partenza a Roma e Firenze tra febbraio e novembre 2019, che potranno contare sulla partecipazione in aula dei più autorevoli e competenti esperti e professionisti del settore – in grado di coniugare gli aspetti teorici con quelli pratici della vita aziendale – e sulla partnership con numerose aziende leader del mercato:

  • Master full time post laurea in Management in Food & Wine (Roma)
  • Master part time executive in Wine Management (Roma)
  • Master part time executive in Restaurant Innovation & Management (Firenze)
  • Master part time in Beer Business Management (Roma)

«La metodologia didattica adottata – ha spiegato Rossella Calabrese, Direttore Giunti Academy – è fortemente innovativa e orientata all’operatività. La docenza è affidata a specialisti del settore, manager e consulenti che assicurano un apprendimento diretto e concreto tramite esercitazioni pratiche, l’analisi e le discussioni di casi aziendali. I nostri obiettivi: valorizzare i talenti, mappare e sviluppare le competenze, rafforzare la leadership per far crescere le persone e le imprese. Frequentare un Master di Giunti Academy significa entrare a far parte di un’importante community e accedere a un servizio di lifelong placement, che attraverso lo sviluppo continuo di competenze tecniche e manageriali, permette orientarsi e raggiungere con successo i propri obiettivi professionali».

I master

Il Master full time post laurea in Management in Food & Wine intende fornire ai partecipanti tutte le conoscenze e competenze professionali e gestionali necessarie per inserirsi con successo all’interno di aziende dell’agroalimentare, con un occhio sui temi di riferimento del settore: innovazione, sostenibilità, sviluppo internazionale e nuovi format e modelli di business.

Perchè apprendere, procacciarsi nuove nozioni, cognizioni, conoscenze ed abilità attraverso lo studio, la pratica e l’esperienza diretta, formativa è fondamentale sia che si voglia gestire un ristorante, valutare un vino, una birra, occuparsi di turismo o anche “solo” per saper ripetere l’alfabeto al contrario. Uno dei modi più comuni per farlo è con l’aiuto di insegnanti o tutor. Giunti Academy con la sua offerta formativa innovativa e di eccellenza dedicata a neolaureati, manager e professionisti, vanta tra i suoi partner del Master Accademia Niko Romito, Birra del Borgo, Food&Wine Italia, Giunti Group, Grassi & Partners, Langosteria, Laurenzi Consulting, Le Baccanti, Mama Florence, Musement e Piattoforte.

Il Master di specializzazione part time in Wine Management si rivolge agli operatori del settore con tutti gli strumenti e le tecniche manageriali essenziali per lo sviluppo di un’impresa vinicola: dalla gestione economica allo sviluppo commerciale, dalle strategie di marketing alla definizione del pricing.

Il Master di specializzazione part time Restaurant Innovation & Management fornisce le competenze e gli strumenti di business management fondamentali per un restaurant manager, dall’analisi dei costi alle strategie di posizionamento commerciale, dalle attività di comunicazione integrata alla gestione della cantina e del personale.

Il Master part time in Beer Business Management nasce con l’obiettivo di formare figure professionali che intendono operare nel settore della birra analizzando l’evoluzione dello scenario italiano degli ultimi 50 anni. I partecipanti conosceranno gli elementi chiave della produzione birraria, anche attraverso esperienze sul campo, e si cimenteranno con la gestione economica di un birrificio, le politiche commerciali e il marketing.

Nel corso del 2019 saranno presentati anche i corsi dedicati al settore del turismo e dell’ospitalità, progettati per formare manager e professionisti con una visione creativa, globale e contemporanea, capaci di progettare e gestire esperienze di viaggio su misura e di alta gamma.

Dal vasto patrimonio culturale del Gruppo Giunti,  editoriale, nasce

«Giunti è l’editore italiano leader nel settore dell’enogastronomia – conferma Marco Bolasco, Direttore area enogastronomica Giunti Editore con un catalogo ricco e variegato, contraddistinto dall’autorevolezza degli autori e dall’alta qualità dei contenuti, che ha contribuito a una sistematizzazione dei saperi nell’ambito della nostra cultura materiale. L’opportunità di Giunti Academy sarà di mettere a frutto questo patrimonio per la didattica, oltre ad essere essa stessa il motore futuro per la produzione di nuovi contenuti originali, frutto dello studio sul campo degli studenti».

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Unendo le forze si moltiplicano le energie, si producono sinergie che innescano circoli virtuosi. E poi le cose accadono. Nel periodo dell’anno in cui l’inverno porta con sé i primi indizi di primavera, in Cina cade una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali, quella in cui le famiglie si riuniscono per preparare insieme le pietanze rituali (come i ravioli – 饺子 jiǎozi) tutte benaugurali e portatrici di ricchezze e tesori. Parliamo del Capodanno Cinese, sempre compreso tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Quest’anno i festeggiamenti per quella che viene appunto definita “La festa di Primavera” e che  raggiungerà il suo apice oggi 5 febbraio 2019 inaugurando l’anno del Maiale – hanno avuto un luogo ed un significato davvero speciale.

Sull’isola di Zamalek, sulle acque del generoso Nilo, presso il Roof dell’Hotel Flamenco, al Cairo, in Egitto – Tre Grandi Nazioni, Italia, Cina ed Egitto si sono unite per festeggiare il Capodanno Cinese e contestualmente aprire un varco gastronomico lungo la Via della Seta con un Progetto Interaccademico Internazionale che vuole ripercorrere le tappe del lungo viaggio che Marco Polo intraprese nel 1271.

La delegazione italiana che ha organizzato e documentato la prima tappa di questo inedito e riuscito viaggio di scoperta e conoscenza senza confini è stata composta da David Abatecola (project manager), il Prof. Ruggero Andrisano Ruggieri (Università di Salerno,) Pietro Parisi (Executive Chef) e Sara De Bellis (Direttore editoriale MangiaeBevi, Curatore sezione “Viaggia”) e il prezioso contributo di Nausica Ronca (Chef di “Nonna Nannina”, Cava dè Tirreni – SA), Mariangelica Sica, Valeria Fischetti, Nicola Carrano, Cinzia Forcellino e Marco Capriotti.

Così come detto dall’Ambasciatore Cinese al Cairo Song Ai Guo in un estratto del suo intenso e centrato discorso: “Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare tutti i presenti per aver reso questo evento possibile. La via della seta è una strada di amicizia, un modo antico per condividere le nostre culture e conoscenze. La Cucina anticamente era il tipico modo per mostrare la propria cultura alle altre popolazioni. Così, questa è l’occasione non solo per divulgare la cucina cinese, ma per mostrare i risultati di una fruttuosa collaborazione tra Est ed Ovest e rafforzare questo legame.”

新年好 / 新年好 (Xīnnián hǎo)

Buon anno nuovo!

恭喜发财 / 恭喜發財 (Gōngxǐ fācái)

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“Cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e delle vie della seta di Marco Polo è il raviolo, alimento transnazionale e versatile che cambia consistenza, sapore e forma in base al luogo di invenzione/produzione. Quel fagottino di pasta ripiena che in Italia si chiama “raviolo”, in Cina  “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek”, in Turchia “Manti”, in Afghanistan Mantu è presente – in forma, impasto, ripieno e cottura diversi – in tutti i territori attraversati dalla via della seta.

Per tale motivo, durante questo evento i ravioli sono stati sempre presenti sulle tavole, per celebrare quel fil rouge culinario, quel simbolico protagonista di un vero e proprio scambio di arti. Uno scambio che riporta al principio su cui poggia la filosofia cinese, quella dello Yin e dello Yang, della due metà che, unendosi, realizzano l’interezza e di conseguenza simbolo di armonia e di interazione tra le due energie.

Durante una “unconventional masterclass” in quel del Cairo, gli Chef cinesi – Dr Xin Shiyu, Dr Li Hongchun, Dr Pei Yinggie, Dr Wang Zhang Long – hanno potuto apprendere dalle mani di Pietro Parisi come realizzare i ravioli, simbolo della pasta fresca fatta in casa e contenitori di un rito domestico carico di contenuti e senso di appartenenza lì dove farina, uovo e mattarello divengono icone di un gesto che riporta a quando la cura dell’altro passava anche e soprattutto per il cibo.

Così Pietro Parisi ha imparato dalla delegazione di chef cinesi la realizzazione dei Jiaozi ripieni di carne e verdure, che sono uno dei principali cibi consumati durante il Capodanno cinese, poichè la forma assomiglia a un Tael d’oro (moneta cinese) e simboleggia un augurio di buona fortuna per l’anno nuovo.

Rintracciare quel file rouge che lega tra loro popolazioni differenti significa porre le basi per una terra fertile di fusione e diffusione culturale su base identitaria, valorizzando materie prime comuni, apprendendo gli uni dagli altri attraverso dimostrazioni pratiche e momenti convivialità, conoscendo da vicino culture differenti quanto affascinanti, scoprendo ricette transnazionali come “i ravioli” che divengono simbolo di una ritualità alimentare carica di antiche tradizioni da custodire, tramandare e divulgare.

 

 

 

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Misterioso, affascinante, controverso: l’Egitto e la sua storia si perdono nella notte dei tempi. Culla di una delle civiltà più antiche, complesse ed enigmatiche del mondo, è oggi una terra che da una parte è saldamente ancorata alle sue tradizioni, dall’altra vuole guardare avanti anche attraverso la Cucina, che non è solo strumento con cui rivendicare la propria identità individuale, territoriale e religiosa, ma diventa terra di incontro e di scambio, di fusione e diffusione culturale.

Qui, sull’Isola di Zamalek, circondati dalle acque del generoso Nilo, l’Hotel Flamenco ha accolto la prima tappa di questo progetto interaccademico internazionale che ha visto Italia, Egitto e Cina mettere le mani nello stesso impasto.


Durante le due prime giornate Nausica Ronca, Chef di “Nonna Nannina” (Cava dè Tirreni – SA), portavoce di una cultura popolare contemporanea – con la partecipazione delle allieve della “Cuoco Contadino Academy” Valeria Fischetti e Mariangelica Sica – ha introdotto i ragazzi della “Kohl-Mubarak High Study Academy for Tourism and Hotel Management” all’arte della trasformazione della materia prima attraverso la realizzazione pratica di ravioli, tagliatelle e gnocchi, divulgando così quel rito italiano che si tramanda in famiglia, tra le pareti di casa, di generazione in generazione, quel rituale domestico di trasmissione culturale e di appartenenza su cui poggia la filosofia del cuoco contadino che “mantiene viva la tradizione della nostra terra”, così come ha ribadito con orgoglio Nausica.

Sono molte le testimonianze sui luoghi di origine della pasta fresca così come noi la conosciamo, ovvero di impasto, formato, bollitura e condimento. Nata da un semplice impasto di grano schiacciato mescolato con acqua, si è sviluppata autonomamente lungo due filoni: quello asiatico e quello mediterraneo, è diventata poi una base neutra, sulla quale sperimentare la propria creatività.

L’attenzione e l’entusiasmo dei ragazzi nell’assistere a questa piccola grande magia fatta di acqua e farina, farcia e sughi, consistenza, ruvidezza e cottura, ha riempito le stanze di energia senza bandiera. In questa prima parte del corso di formazione, volto a valorizzare e trasformare le materie prime locali in un prodotto di alta cucina e a divulgare tecniche e ricette italiane, Nausica ha spiegato passo dopo passo, come acqua, farina e uova possano diventare uno dei piatti più conosciuti e apprezzati, non solo in Italia ma in tutto il mondo.

Gli stessi ragazzi hanno poi partecipato alla Conferenza Stampa, alla presenza di Ambasciatori, Autorità istituzionali, Giornalisti delle Maggiori Testate, di questo primo Grande Evento che cade durante gli attesi festeggiamenti per il Capodanno Cinese e che è stata la prima vera occasione per celebrare l’incontro tra Cina ed Italia in terra egiziana e rendendo concreta e masticabile la filosofia che sottostà alla medicina cinese, ovvero la teoria dello Yin e dello Yang, secondo la quale una parte può essere compresa solo in relazione al tutto.

Questa complementarietà degli opposti è stato il leit motiv di questo primo appuntamento lungo il percorso della via della seta che è iniziato al Cairo e che vuole attraverso le infinite strade della Cucina ripercorrere il viaggio di Marco Polo di conoscenza e scambio di abitudini alimentari, che premiano le culture ed i loro territori.

(TO BE CONTINUED…)

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Prende spunto dal leggendario viaggio di Marco Polo, mercante veneziano affamato di mondo.

E’ un Progetto di Dialogo Interaccademico ed internazionale a tema Gastronomico che, nutrito dalle acque del Nilo, prenderà forma da domani fino al 31 gennaio sull’esclusiva Isola di Zamalek, al Cairo, Egitto.

Nasce per rintracciare quel filo rosso che lega tra loro Paesi solo geograficamente lontani, promuovere attraverso la Cucina la conoscenza reciproca tra le identità culturali toccate dalla Via della Seta, valorizzare le materie prime locali tramite tecniche italiane e divulgare i principi della Dieta Mediterranea.

Il lungimirante e variegato progetto – che prevede la collaborazione tra l’Università di Salerno, l’associazione UNISAPORI, l’Università del Cairo, le Autorità Egiziane, l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo e il Centro Culturale Cinese al Cairo nonchè fortemente sostenuto dal Dipartimento di Scienze Umane Filosofiche e della Formazione (Università di Salerno) nasce infatti con lo scopo di realizzare un corso di formazione per chef sulla Dieta Mediterranea considerata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nonchè segreto di longevità, capace di tracciare un lungo comune denominatore aggregatore di stili di vita differenti tra loro.

Le attese celebrazioni per il prossimo Capodanno Cinese, unitamente all’evento “Taste of Sunshine – Una settimana di cucina cinese e italiana in armonia” – hanno aperto un varco gastronomico ed offerto la perfetta occasione per formare gli chef egiziani all’utilizzo ed alla valorizzazione di materie prime locali per la preparazione di ricette tipiche della cucina italiana.

Un team di cinque cuochi italiani capitanati da Pietro Parisi e Nausica Ronca – interpreti di una “Mediterraneità” ricca di valori etico/culinari da tramandare – lavoreranno a stretto contatto con altrettanti cuochi cinesi assistiti da cuochi e studenti egiziani, tutti insieme per apprendere i segreti delle preparazioni di ricette classiche italiane come pasta fresca, zuppe, pizza, risotti e tiramisù. Una delegazione italiana di professionisti – costituita da Ruggero Andrisano Ruggieri (Università di Salerno), Pietro Parisi, Nausica Ronca, Luca Martuscelli (UNISAPORI) ed io (Sara De Bellis – Direttore editoriale Mangia&Bevi, Curatore sezione “Viaggia”) – documenterà questo incredibile viaggio tra culture e conoscenza riattualizzato attraverso il grande potere aggregativo della Cucina.

Ambasciatori, industriali internazionali e nobiltà locale saranno stupiti e deliziati da piatti a base di ortaggi, legumi e ingredienti “poveri”: in questo modo gli chef dimostreranno come sia semplice ed ecosostenibile trasformare un piatto della tradizione in una portata memorabile.

Il progetto e lo scenario

Dalla via della seta ai giorni nostri: un breve accenno

Era il 1271 quando il giovane Marco Polo partiva da Venezia. Lungo questa rotta, nota come la via della seta, – che si spinge da Venezia fino a San Giovanni d’Acri in Terrasanta, passando per la Turchia, la Persia, l’Afghanistan e, attraversando il deserto del Gobi, fino al Catài – tanti viaggiatori, tanti volti e tanti mercanti crearono scambi di merci, idee e di conoscenze, generando contaminazioni assorbite dai cibi quotidiani. Questa ritualità alimentare oggi è diventata terreno fertile di fusione e diffusione culturale, portatrice di antiche tradizioni da non perdere.

Se è vero che da una parte lo scopo è formativo, dall’altra c’è la volontà di riscoprire di quel “cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e della Via di Marco Polo è stato infatti individuato nel Raviolo, alimento transnazionale e versatile che si fa emblema di forme e contenuti, che cambia consistenza e sapore in base al luogo di invenzione e produzione che in Italia si chiama appunto “raviolo”, in Cina  “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek”, in Turchia “Manti”, in Afghanistan “Mantu”.

Pietro Parisi Chef, il cuoco contadino – Direttore Artistico

Al centro della sua cucina spesso c’è il riutilizzo di tutto ciò che normalmente viene considerato scarto. A bucce, gambi, foglie Pietro dà una nuova vita. “Per educazione e scuola – ama ripetere – sono contrario a qualsiasi spreco, perché spesso è nelle parti meni nobili che si celano i sapori veri.” Ciò che rende Pietro davvero speciale è la ricerca dei prodotti di stagione, che seleziona personalmente dai suoi amici contadini, cercando di sostenere lavoratori e prodotti locali. L’obiettivo di Pietro è eliminare dalle cucine i grandi selezionatori e farvi rientrare i piccoli produttori del territorio, dare luce ai sacrifici di questi uomini e queste donne, diffondere la conoscenza di metodi sani di produzione, trasformazione e lavorazione del cibo, facendo riemergere le buone tradizioni che non dovrebbero mai essere privilegio per pochi.

Programma dell’evento

Le vie di Marco Polo, Italia – Cina

26 – 31 Gennaio 2019 – Hotel FLAMENCO, isola di ZAMALEK, la parte più esclusiva del Cairo.

  • GIORNO 26: MASTERCLASS con gli studenti dell’Università del Turismo del Cairo, aspiranti Chef: personalità accademiche, stampa egiziane; segue tasting dei prodotti della master class;
  • GIORNO 27: VIP italo – egiziani. Cena italiana servita al Tavolo, con presenza del corner cinese;
  • GIORNO 28 Upper class egiziana (imprenditori, commercianti, generali ecc.); cena italiana a buffet, con presenza del corner cinese;
  • GIORNO 29: Serata Fusion; diplomatici di tutti i paesi, con particolare riferimento alle Vie della Seta; presenza di Stampa internazionale; cena incentrata sui piatti comuni ai due paesi (raviolo, spaghetti, ecc.). Buffet Italiano da una parte e Cinese dall’altro;
  • GIORNO 30: Serata a cura del Centro Culturale Cinese; piatti cinesi con un’isola cucina italiana;
  • GIORNO 31: Vernissage di opera d’arte italiane, egiziane e cinesi presso L’Istituto di Cultura Italiana; cena cinese con corner di cucina italiana.

 

 

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In una delle piazze più intime di Roma, Largo della Fontanella di Borghese, all’interno di un palazzo del ‘700, un affascinante labirinto di 6 stanze tematiche dedicate alla culto dell’ospitalità e alla cucina orientale, interpretata in chiave fusion e contemporanea attraverso la contaminazione tra ricette della tradizione e prodotti del Mediterraneo. Apertura al pubblico il 17 dicembre

«In Giappone esiste una parola, Omotenashi, che significa “intrattenere gli ospiti con tutto il cuore”, in modo disinteressato ed amorevole. Vorremmo che Le Asiatique fosse proprio questo».

Volevo iniziare così il mio racconto di Le Asiatique, con questa frase di Stefano Calò che, assieme a Michelle Sermoneta e dopo i numerosi viaggi in Asia, rimangono talmente colpiti dal valore e dalla piacevolezza dell’ospitalità orientale da volerla riproporre in chiave fusion in una delle piazze più intime di Roma: Largo della Fontanella di Borghese.

Ad accoglierci un grande raffinato bancone con una parete di mosaico di specchi sul fondo da cui si snoda uno spazio dinamico che si muove con grande eleganza tra sale tematiche e simboliche, tavoli di mogano lucido, divani e poltrone di velluto color prugna, cuscini, grandi sedute, pareti di grandi dipinti, opere d’arte, mura sui toni del grigio. Un luogo del bello e del buono interamente e concettualmente dedicato al culto dell’Oriente attraverso un linguaggio visivo e gastronomico interculturale e contemporaneo, che mescola assieme grandi materie prime e tecniche orientali, colori, profumi e consistenze con spunti coreani, giapponesi, thailandesi, vietnamiti e cinesi.

«Al centro di tutto deve esserci il cliente», spiega Michelle, «i suoi bisogni, i suoi desideri, semplicemente la sua felicità». Questa attenzione si trasforma in un caldo benvenuto, quello della prima sala, dove un grande bancone “saluta” il cliente e lo catapulta da una piazza del centro di Roma al vivido centro della cultura orientale.

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Il progetto, che prende forma in uno spazio di 300 mq (sviluppato da Laurenzi Consulting e impreziosito dall’architetto milanese Matteo Crippa), è il risultato è un unicum nel panorama romano: all’interno di un palazzo del ‘700, un labirinto di 6 stanze che si aprono come scrigni. Ogni stanza è dominata da un simbolo della cultura asiatica: lo specchio (a mosaico, riflette e amplifica lo spazio all’infinito), lo shoji (la parete scorrevole giapponese, qui composta da grafiche orientali surrealiste), il kimono (creato con migliaia di francobolli provenienti da tutto il mondo, esposto anche al Museo di Shanghai e alla Triennale di Milano nel 2007), le due geishe e il ventaglio.   

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In questo contesto unico, si inserisce una proposta gastronomica studiata da un team di cucina dall’esperienza internazionale, guidato dallo chef Daniel Cavuoto (prima allo Sketch di Pierre Gagnaire a Londra, Avenue 31 a Monaco, Restaurant La Laja a Tenerife): l’obiettivo è quello di contaminare le ricette della tradizione orientale con i prodotti della cultura mediterranea.

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Il menu tocca quindi tutte le corde della cucina asiatica, creando piatti e combinazioni uniche ed offrire piatti come “Gyoza di anatra e foie gras con fonduta di parmigiano 36 mesi”, “Fiore di zucca in tempura con mozzarella di bufala, ponzu, mayo e riduzione di soia”, “Poke di salmone con riso, tartare di salmone selvatico, mango e uova di salmone”,  “Ramen di maiale grigio con noodles, pancetta di maiale, funghi e alga nori”,  e poi ancora “Black Cod Le Asiatique”, ovvero Merluzzo nero marinato al miso su crema di cavolfiore; “Guancia di Manzo brasata in salsa bordolese, pesto di Osaka, funghi selvatici e gel di lime”, “Wagyu Beef nella variante italiana o giapponese marinato in salsa di soia e gochujang, con gel ai frutti rossi e scorzonera”, “Astice in 3 consistenze”, “Pancia di maiale, cotta a bassa temperatura e glassata in salsa agrodolce” e, per tornare alla base “Sashimi, Nigiri, Gunkan e Crispy Rice Sushi”.

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Protagonisti assoluti i cocktail creati con spezie, liquori e ingredienti orientali. Tra questi, quattro innovative proposte Asiatique Special, drink da bere ma anche da mangiare che uniscono la parte liquida alla parte di prodotto alimentare, come l’Oriental Bloody, con Tequila, I-sakè, Bloody morgan’s mix n. 1, succo di pomodoro e gamberone marinato, oppure La Perla Nera, con Vermouth dry, gin o vodka, Morgan’s Shrub N.1, acqua d’ostrica e ostrica. 

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Accanto ai cocktail, Le Asiatique propone anche una carta di vini e bollicine con 60 etichette di provenienza prevalentemente italiana e francese, con una particolare attenzione allo champagne; una selezione di tè per pasteggiare o accompagnare la pausa del pomeriggio; una lista di sakè e oltre 100 distillati, tra cui whiskey e shochu, che completano un’offerta assolutamente internazionale, pensata per un pubblico cittadino e cosmopolita, curioso ed esigente.

Le Asiatique aprirà al pubblico sabato 17 dicembre, ore 12. Orari: tutti i giorni dalle 12 alle 24. Chiuso il lunedì.

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E’ la prima web radio italiana interamente dedicata al food, con un palinsesto variegato che vede protagonisti chef stellati, nutrizionisti e giornalisti di settore. Programmi dedicati a notizie, ricette, vino, salute, segreti in cucina e offerte di lavoro. Con la musica (di oggi e degli anni ’90) a fare da sottofondo

Una location esclusiva, un Campus, classi a numero chiuso, docenti professionisti, chef, accademici ed esperti altamente qualificati, spazi equipaggiati di attrezzature all’avanguardia, bio-orto naturale ed uno spazio dedicato alle erbe aromatiche, laboratori e seminari di completamento formativo, test settimanali di verifica dell’apprendimento, tirocinio formativo sull’intero territorio nazionale, formazione linguistica in italiano ed inglese, un attestato finale riconosciuto da Ente di Formazione Professionale Italiano (accreditato presso Ministero Istruzione Università e Ricerca) e da poco anche una web radio esclusivamente dedicata al food.

Infatti l’esperienza, le competenze e la fitta rete di contatti sviluppata nel corso degli anni da Italian Chef Academy ha permesso all’Accademia di aprirsi al campo dell’informazione culinaria, innovando e sondando un terreno non ancora praticato: la radio.

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Nasce così Radio Italian Chef Academy, un intrattenimento che scorre tra hits musicali ed informazione, vivace, veloce, interessante e sempre di alto profilo grazie agli interventi di esperti in materia: chef stellati, nutrizionisti, giornalisti di settore. Ad unire tutto questo c’è la musica, con i grandi successi degli anni ‘90 e le novità discografiche più programmate del momento.

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Pillole, rubriche, programmi dinamici ed efficaci: da “Food news”, per soddisfare le curiosità dei palati più raffinati con notizie spot da tutto il mondo dell’enogastronomia, a “Chef’s secrets”, per chi vuole esplorare sapori proibiti e conoscere i piccoli grandi segreti degli Chef in cucina, da “Healthy food , rubrica dedicata al mangiar sano e al mondo vegan, a “Food and wine” con i consigli per gli abbinamenti tra cibo e vino passando per le Storie di grandi chef come Roy Caceres, Francesco Apreda, Gianfranco Pascucci raccontate da loro stessi, approfondimenti sulle materie prime, focus ad hoc su piatti tipici delle festività, le nuove tendenze in fatto di tecniche culinarie fino alle panoramiche sugli eventi enogastronomici da non perdere.

Una programmazione ampia, versatile e ricca di contenuti che non manca di praticità. Infatti, Radio Italian Chef Academy, dedica uno spazio alle offerte di lavoro per Chef, Pasticceri e Professionisti del settore con “ICA Job for you”, in onda ogni giorno in diverse fasce orarie su www.radioitalianchefacademy.it.

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Attraverso le App gratuite per Apple, Android, nonchè dalle piattaforme di ITunes e Tune-In è possibile rimanere costantemente connessi con Radio ICA in qualsiasi momento della giornata e da ogni parte del mondo.

Stay tuned!

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Dal 21 al 26 novembre all’Istituto Culturale Coreano di Roma (ingresso gratuito)

Si inizia, come di buona norma, dalla cucina. Perché è qui che si condensano cultura, ritualità e piacevolezza. Si procede con approfondimenti, laboratori, workshop, make-up e musica. Incontri ad ingresso gratuito che spalancano la possibilità di conoscere da vicino una delle più antiche ed ininterrotte civiltà del mondo, con più di 5.000 anni di storia alle spalle. La prestigiosa location è l’Istituto Culturale Coreano, aperto da poco più di mese, in via Nomentana, con stanze tematiche e spazi per approfondire una cultura affascinante pregna di suggestioni. Di seguito l’interessante programma.

K-FOOD (lunedì 21 novembre, 19.00)

Alle ore 19.00, presso la sala multifunzionale (terzo piano) avrà inizio il Cooking Show ‘Taste Korea’ con degustazione della cucina coreana, in collaborazione con il Gambero Rosso. Yumi Seo, chef del ristorante coreano Gin Mi di Milano e Daniel Kim chef del ristorante coreano Galbi di Roma, insieme ai due chef del Gambero Rosso Academy (Mario Piccioni e Gianni Catani) condurranno un Cooking Show presentando alcuni piatti, che verranno serviti ai partecipanti. Un ottima occasione per sperimentare sapori nuovi e imparare ricette tradizionali coreane e alcune ricette rivisitate.

L’incontro è a numero chiuso fino a raggiungimento del numero massimo di posti disponibili. Iscrizione via mail a info@culturacorea.it

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K-BEAUTY (martedì 22 novembre, 19.00)

Giorno dedicato al Make-up Coreano, divenuto famoso in tutto il mondo in particolare per il rituale di bellezza dello Skin-Care. Ospite d’onore la rinomata Make-up Artist Seo Su jin, truccatrice delle più famose star coreane, che condurrà una lezione di Make up!

19.00 Make up Show con gara di trucco: 5 candidati, precedentemente iscritti tramite il bando lanciato online, si esibiranno in una gara di trucco davanti al pubblico. Il vincitore verrà premiato a fine serata

20.00 Lezione della make up artist coreana Seo Su Jin,

21.00 Performance di K-POP cover dance, premiazione

*nella stessa giornata dalle ore 14 alle 16 la prima lezione di artigianato con carta Hanji, che anticipa la giornata K-Paper del 23 novembre (richiesta iscrizione)

K-PAPER (mercoledì 23 novembre, 19.00)

Una giornata dedicata alla carta coreana Hanji. la carta Hanji, viene prodotta manualmente con la macerazione delle fibre estratte dalla parte interna della corteccia del gelso, ed è riconosciuta a livello internazionale per la sua consistenza che permette la conservazione dei manufatti cartacei ed il restauro. Durante la giornata presenteremo la bellezza di questa carta tramite una mostra allestita nella sala esposizione (Piano 1, aperta dal 22 novembre al 3 dicembre). Si potrà sperimentare la praticità di questa carta nei prodotti di artigianato, acquistabili all’interno di un mini market allestito vicino alla mostra, e durante le lezioni di artigianato (a numero chiuso, iscrizione via mail a info@culturacorea.it . In fine, per stupire la capitale della moda, verranno presentati abiti in fibra di carta tramite la Hanji Fashion Show dalle ore 19.00, presso la Sala Multifunzionale dell’Istituto.

ore 10 – 12 lezione di artigianato con carta Hanji 2, mercato dell’Hanji (richiesta iscrizione)

ore 14 – 16 lezione di artigianato con carta Hanji 3, mercato dell’Hanji (richiesta iscrizione)

ore 18.30 evento pre-apertura Hanji Fashion Show

ore 19.00 cerimonia d’apertura

ore 19.30 Hanji Fashion Show seguita da un leggero ricevimento (cocktail)

* la lezione di artigianato sarà disponibile sia anche il 22 novembre alle ore 14, e il 24 novembre alle ore 10. (iscrizione richiesta)

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K-PAPER (giovedì 24, 25 novembre, 19.00)

Due giorni dedicati alla musica Jazz, l’appuntamento è sempre alle 19.00 presso la sala multifunzionale (piano 3). nella giornata di giovedì 24 vedremo esibirsi il gruppo Eungmin Cho Quartet, giovane formazione riunita intorno alla figura del chitarrista EungMin Cho, un mix di musica tradizionale coreana e ritmi e melodie jazz, che rendono particolarissima la musica di questa band, vincitrice fra l’altro con l’album Oriental Fairy del 2015 del Korean Music Award. Il 25 novembre invece appuntamento con il Jazz ‘Asian Scholars, gruppo che utilizza strumenti tradizionali coreani (piri, Samul set) insieme al basso e alla chitarra creando suggestive sonorità fra il jazz, il pop e il folk richiami musicali.

sala

K-TAEKWONDO (venerdì 25 novembre ore 17.00)

Unico appuntamento alle ore 17.00, per permettere anche al pubblico più piccolo di partecipare alla spettacolare performance di arte marziale coreana. Lo sport nazionale coreano, Taekwondo, nato negli anni ’40 e ’50, unisce tecniche di combattimento, volte alla difesa personale, alla pratica agonistica come sport olimpico, e viene praticato in numerose palestre italian. Durante l’evento sarà possibile vedere la dimostrazione di questo sport, presentato da 5 atleti, in collaborazione con FITA, Federazione Italiana Taekwondo.

K-OPERA (sabato 26 novembre ore 19.00)

L’Associazione “Musicisti coreani in Italia”, recentemente esibitesi al Teatro Italia per la rassegna Voci coreane in concerto, alla migliore tradizione lirica italiana – molto amata in Corea – si esibirà con 6 giovani cantanti e un pianista, con le più celebri arie tratte dalla Boheme di Puccini nella trascrizione per voce e pianoforte. Momento particolarmente significativo alla chiusura della Korea Week, dove si potrà vedere come possono creare sinergia la cultura italiana e quella coreana.

Korea Week Roma. Istituto Culturale Coreano, via Nomentana 12. info@culturacorea.it | www.culturacorea.it

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La Fortezza di Gongsanseong, Gongju

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La sala Injeongjeon nel palazzo di Changdeokgung. Era utilizzata per importanti eventi di stato come l’incoronazione dei re, le udienze reali e i ricevimenti formali di inviati stranieri

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È una delle manifestazioni più seguite ed attese del panorama nazionale. Richiama migliaia di visitatori, coinvolge chef sopraffini, celebri marchi e grandi produttori. Alla base di questo grande successo c’è un’idea semplice e affascinante: offrire a prezzi contenuti le portate speciali della ristorazione di qualità. Un approccio informale con l’alta cucina, che ogni anno si arricchisce di laboratori e salotti. E che, ancora una volta, sceglie l’Auditorium Parco della Musica di Roma come cornice per accogliere dal 15 al 18 settembre l’edizione capitolina della kermesse

“A Taste of Roma si parte per un viaggio alla scoperta di nuovi sapori e diversi stili di cucina – spiega Mauro Dorigo, organizzatore della manifestazione insieme alla sorella Silvia – che raccontano esperienze vissute nel mondo dagli chef protagonisti dell’evento. E allora sarà facile sperimentare abbinamenti che mai si potrebbero immaginare, difficili a volte da credere e da raccontare ma non da gustare. Per far vivere un’esperienza unica al visitatore poniamo massima cura in ogni dettaglio. I Taste Festivals, del resto, si propongono di far avvicinare il grande pubblico non solo all’alta cucina ma unendolo attraverso la condivisione di una passione”.

Non a caso Dorigo parla di festival, perché di “Taste Festivals” ne organizza ben tre. “Dopo Taste of Milano, tenutosi dal 19 al 22 maggio al The Mall, toccherà prima a Roma, dal 15 al 18 settembre e, successivamente, a Bologna per Taste of Christmas dal 25 al 27 novembre presso il Palazzo Re Enzo”, precisa Mauro.

Scontata la conferma della sede di Taste of Roma, che si terrà di nuovo presso l’Auditorium Parco della Musica. “I giardini pensili sono uno spettacolo per gli occhi e ci fanno avvicinare quanto più al concept da cui nascono i Taste Festivals, ossia una grande festa in cui si creano piatti di alta cucina nel verde”.

Tra i partner della nuova edizione, oltre ad Electrolux, Etihad, Esselunga e Molino Vigevano, troviamo Caffè Musetti e Trimani, celebre dinastia di vinai, attiva nella Capitale dal 1821, che cureranno il beverage. Non è stata ancora resa nota, invece, la lista definitiva degli chef e dei ristoranti che prenderanno parte alla manifestazione.

“La stiamo ultimando, ma soprattutto su Roma la squadra di chef è unica e ben assortita – rimarca Mauro – Ogni anno selezioniamo le migliori realtà cittadine (e non solo) cercando di andare incontro ai gusti del pubblico e stando attenti alle nuove aperture come pure ai rilanci”.

Tante le novità di questa nuova edizione romana che in tre giorni stupirà il pubblico di gourmet con effetti davvero speciali. Oltre alla degustazione di squisiti piatti “stellati” sono infatti molti gli eventi “collaterali“ previsti: Electrolux Chefs’ Secrets, Electrolux Taste Bakery, Electrolux Hospitality, Il Laboratorio con Molino Vigevano, il Charity Restaurant, le Invasioni al Caffè by Musetti e l’Area Kids. “Come sempre nell’Area Kids ci saranno laboratori gestiti da partner e collaboratori – riprende Dorigo – Uno spazio interamente arredato e ideato appositamente per tutti i bimbi dai 3 ai 10 anni nel quale potranno imparare, impastare, disegnare e giocare. Non mancheranno ovviamente il pranzo, la merenda, la cena”.

Per la prima volta a “Taste of Roma” il “Charity Restaurant”. “Il Ristorante sarà parte integrante del parterre dei ristoranti protagonisti – illustra ancora Dorigo e proporrà quattro piatti firmati da quattro fuoriclasse della cucina italiana, con piatti indicativamente a 6 sesterzi e uno a 10. L’iniziativa è supportata da un main partner d’eccezione, che sarà al fianco dei Taste Festivals italiani per tutto il 2016 e il 2017: Esselunga, la catena della grande distribuzione, presente soprattutto nel nord Italia con 154 punti vendita, che a breve entrerà nel mercato romano. Esselunga sarà quindi Official Food Partner, in quanto fornirà tutte le materie prime necessarie per la preparazione dei piatti e co-promotore dell’iniziativa benefica. Gli incassi di ciascuna delle quattro serate saranno devoluti ad alcune associazioni di beneficienza.”

Nelle cucine saranno presenti gli chef:
• Adriano Baldassarre (tordomatto)
• Alba Esteve Ruiz (Marzapane Roma)
 Alessandro Narducci (Acquolina Hostaria in Roma)
• Andrea Fusco (Giuda Ballerino – Roof Restaurant Hotel Bernini Bristol)
• Angelo Troiani (Il Convivio – Troiani)
• Cristina Bowerman (Glass Hostaria)
Daniele Usai (Ristorante Il Tino)
• Davide del Duca (Osteria Fernanda)
• Francesco Apreda (Imàgo all’Hassler)
• Giulio Terrinoni (Per Me Giulio Terrinoni)
• Heinz Beck (Ristorante La Pergola Rome Cavalieri)
• Roy Caceres (Metamorfosi restaurant)
• Stefano Marzetti (Mirabelle, Hotel Splendide Royal).

Caratteristica di Taste of Roma e dei Taste Festival in generale è il sistema di pagamento. L’unica valuta ammessa con cui pagare presso i ristoranti e i Wine Bar è infatti il “sesterzio”, corrispondente ad 1 euro. La formula per gustare l’alta cucina resterà invece invariata: 3 portate in formato degustazione realizzate da ogni ristorante con prezzi variabili tra i 5 e i 7 sesterzi , mentre per la quarta portata, che in questa edizione rappresenterà l’icona di ogni chef, il costo fisso sarà di 10 euro. Per accedere al menù, come ormai da prassi consolidata, basterà ricaricare la propria Card Sesterzi (consegnata all’ingresso) e usarla per pagare i piatti preparati dai grandi chef, i calici di vino presso i wine bar, il caffè e altre bevande. La Card Sesterzi è uno strumento ricaricabile a multipli di 5 sesterzi presso la cassa centrale all’entrata del festival e presso tutti i Wine Bar Trimani, posizionati a fianco dei ristoranti. Il biglietto di ingresso per accedere all’evento e partecipare a gran parte delle attrazioni è di 16,00 euro a persona (consumazioni escluse), con riduzioni per i più piccoli. È possibile acquistare i biglietti in prevendita su www.tasteofroma.it o su tutti i canali Ticketone.it.

 

GIORNI E ORARI

GIOVEDÌ 19:00 – 24:00
VENERDÌ 12:30 – 15:30 su invito e 19:00 – 24:00
SABATO 12:30 – 16:30 e 19:00 – 24:00
DOMENICA 12:30 – 16:30 e 19:00 – 24:00

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Intervista alla direttrice di Gustolab, una università dove si studiano e progettano nuovi modelli, servizi, prodotti e sistemi per le culture alimentari in continua evoluzione e per comportamenti più sostenibili

di Sara De Bellis (sara@mangiaebevi.it)

E’ giovane, brillante, spigliata, capace. Una donna forte ed indipendente, ottimista quanto basta per progettare e credere in un futuro migliore. Parliamo di Sonia Massari, Direttore Accademico dell’University of Illinois Urbana-Champaign Food Studies Programs, direttore di Gustolab International Institute for Food Studies, consulente scientifico per la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition. Nel 2012 ha vinto il premio internazionale “Le Tecnovisionarie WomenTech: Women Innovation” destinato a donne impegnate nell’innovazione in cibo e nutrizione e nel 2014 il NAFSA TLS KC’s Innovative Research in International Education Award. È stata poi Ambassador di WE Women for Expo2015. Ha un dottorato in Food Systems e Interaction Design, ha lavorato con diverse agenzie di educazione e comunicazione, con centri di ricerca direttamente collegati alla Commissione Europea, come ricercatrice, valutatrice e professore. Tra il 2005 e il 2007 è stata Visiting Professor a Montclair State University (NJ), ha insegnato a CUNY (NY) ed oggi la troviamo come docente alla “Scuola Politecnica di Design”, al “Master Food Design” e all’ “ISIA Design School” di Roma. Insomma un curriculum davvero niente male per Sonia, sempre più attiva come imprenditrice, educatrice e creatrice di nuovi network. Conosciamola da vicino.

 

Come nasce la tua passione per il design?

Dopo la laurea a Siena in Interaction Design ho deciso di lavorare nel campo della progettazione, della ricerca e della formazione e poi del marketing di prodotto. Ma l’interesse per la ricerca e quello che riguarda la parte cognitiva dei processi del design creativo, è rimasto. Così ho continuato a seguire progetti e ad ideare concept visionari. Con uno di questi ho vinto una borsa di studio ed ho avuto l’occasione di insegnare design presso una università negli Stati Uniti. Dopo questa magnifica esperienza di 2 anni, ho deciso di tornare in Italia e mi sono avvicinata al mondo del cibo, quasi per caso.

 

Come è avvenuto il passaggio da Design a Food Design?

In quel frangente mi stavo occupando di programmi per studenti statunitensi, quando ho conosciuto una organizzazione che stava nascendo a Roma e che aveva come obiettivo quello di unire la passione per il cibo degli studenti stranieri, con un tipo di ristorazione alternativa, fortemente legata alla qualità e al territorio. Ho iniziato a fare consulenze per loro – soprattutto per la comunicazione – e ho iniziato a studiare il cibo, in tutta la sua complessità. In quel periodo ho anche deciso di iniziare un dottorato in Ingegneria e Società dell’Informazione, per studiare come le nuove tecnologie digitali possono modificare il nostro rapporto col cibo e quindi influenzare i comportamenti alimentari. Studiando il cibo, lungo tutta la filiera, mi sono accorta di quante cose non sappiamo e di quanti cambiamenti stanno avvenendo nel mondo della produzione, distribuzione, ristorazione e della sostenibilità. Da consulente sono passata ad essere il direttore del primo centro per studi accademici dedicati al cibo in Italia. Un ambito di ricerca e studio perfetto in cui un designer può progettare e immaginare sempre nuovi scenari. Ho deciso quindi di applicare le mie conoscenze nel campo del design al mondo dell’agroalimentare. Non mi definisco una food designer, ma sono una ricercatrice nel campo del food e del design. Non mi sono mai fermata nel fare ricerca e la mia passione si è trasformata in un mestiere.

 

Puoi darci una definizione di “food design” e delle sue declinazioni?

Il food design è uno degli strumenti che vengono usati per definire il nuovo equilibrio tra cultura e territorio, produzione e consumo. Difficile dare una definizione univoca. Personalmente, invece di escludere alcune forme di design applicato al cibo dicendo “questo non è food design” preferisco sempre includere, cercando all’interno dei vari prodotti, servizi e sistemi, una cultura di progetto. Come ho spiegato durante il mio intervento a BeWizard (www.be-wizard.com) il food design non è solo la forma della pasta o il packaging di un prodotto. È un processo, una modalità di studio e ricerca, uno strumento per poter innovare. L’approccio che il design nell’agroalimentare utilizza è quello transdisciplinare e attraverso i progetti di design è possibile esaltare le creatività.

 

Quanto è importante il design nel food?

Il designer che progetta per l’agroalimentare deve ripensare alla complessità delle produzione lungo tutta la filiera e produrre una sostenibilità ambientale, economica, sociale e anche sensoriale. Oggi la sfida per un food designer è permettere all’uomo di riappropriarsi di un rapporto con il cibo. Ricondurlo alla sua dimensione culturale. Saper progettare vuol dire basarsi sulle persone e sui valori umani. Per questo motivo si dice che il design utilizza metodi di ricerca sempre più “human value centered” per rispondere alle esigenze e fornire proposte e soluzioni.

 

Dove è orientata la nuova “progettazione del cibo”?

Il design oggi non è chiamato solo a progettare interazioni e a supportare esperienze, ma sempre più spesso deve risolvere le crisi di identità culturale, provocate dall’incertezza e dalla continua ricerca di valori in cui viviamo. Le comunità di consumatori di domani hanno bisogno di nuove mediazioni culturali, flessibili e diverse. Lo stesso vale per i ristoratori che nel futuro prossimo dovranno rivedere i propri sistemi di produzione, distribuzione e comunicazione del mondo occidentale. Senza contare quello che il design potrebbe fare nelle situazioni di emergenza e di “problematiche legate al cibo”. Le potenzialità del design sono innumerevoli e senza dubbio potrebbero risolvere molti di quelli che oggi chiamiamo paradossi del cibo (malnutrizione, sistemi di produzione sostenibili, spreco alimentare e accesso al cibo).

 

Il food design ha anche una vocazione formativa ed educativa?

Assolutamente sì. Non c’è un manuale di food design. Per applicare il design al mondo del cibo, è necessario fare tanta ricerca e cercare di studiare gli scenari e i contesti utilizzando lenti diverse, che provengono dalle diverse discipline. Credo nelle forme di co-design e nel design collaborativo (gruppi eterogenei e con diversi background possono lavorare assieme e fornire i risultati migliori). L’interesse per il cibo è aumentato e sono comparse le prime scuole dedicate ad esso. Venti anni fa a New York nascevano i Food Studies, alla facoltà di nutrizione di NYU. Per la prima volta si inserirono dei corsi di cultura e storia, all’interno di curricula di nutrizione. Poi più avanti vennero aggiunti corsi di agricoltura, di comunicazione, ecc. Oggi quasi tutti le università statunitensi hanno un dipartimento o un corso di food studies. E questo trend sta arrivando anche in Europa.

 

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Parlami di Gustolab.

Gustolab International Institute for Food Studies è nato quasi 10 anni fa, nel 2007, ed è stato il primo centro di studi accademici e di ricerca sui temi del cibo in Italia e a Roma (Food Studies), dedicato a studenti stranieri. I nostri corsi di studio coprono in maniera allargata i Food Studies: dalla storia del cibo alla chimica dei processi di produzione, dall’analisi critica dei sistemi del cibo allo studio delle culture alimentari, dall’agricoltura sostenibile all’architettura degli spazi legati all’alimentazione, dalla nutrizione alla psicologia, dalla comunicazione al design e la progettazione dei sistemi cibo, solo per citarne alcuni. Gustolab International Institute for Food Studies offre una formazione universitaria sui temi legati all’alimentazione, promuove il pensiero critico e il sapere transdisciplinare e multiculturale. Dal 2008
ad oggi ho progettato e sviluppato oltre 40 programmi di studio, con oltre 1000 studenti coinvolti. Gustolab rappresenta l’Università di Illinois at Urbana-Champaign e Hobart and William Smith Colleges in Italia. Collaboriamo attivamente con più di dieci Università internazionali, per lo più statunitensi.

 

A chi è diretto Gustolab?

Partecipano studenti stranieri – per lo più dal Nord America – che stanno svolgendo un percorso di studio sui food studies. Ma in realtà ospitiamo spesso anche “Scholars”, esperti e professori che vogliono fare ricerca.

 

Come sono strutturati i corsi?

I corsi sono molto pratici. A seconda della materia includono sempre una serie di lezioni in classe, ma soprattutto visite, laboratori sensoriali, classi di cucine tematiche, laboratori di produzione, sessioni dedicate all’agricoltura
e al design. Gli studenti hanno la possibilità di lavorare con i professionisti del settore e di conoscere la cultura italiana enogastronomica attraverso diverse discipline ed esperti. Roma e il territorio italiano sono il nostro laboratorio di ricerca e studio.

 

Quali opportunità offre il mondo del lavoro in questo settore?

I nostri studenti saranno i futuri esperti del cibo. Potranno lavorare nelle aziende, nelle municipalità, nella ristorazione, nel marketing o nella produzione (sia agricola che industriale). Noi insegniamo loro ad acquisire un approccio critico verso il cibo. Ci aspettiamo da loro una trasformazione in action, in grado di poter migliorare quelle che sono oggi le condizioni dell’agroalimentare. I nostri studenti saranno i futuri giornalisti, i futuri policy makers, i produttori e manager del cibo. Ci aspettiamo da loro che manterranno e miglioreranno i metodi di ricerca che noi gli insegniamo. Loro stessi saranno a loro volta degli educatori, speriamo, motivati e consapevoli.

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