Sara De Bellis

Autore: Sara

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Per la Settima edizione di Divinarte, opere d’arte, vino, degustazioni, musica, danza e dibattiti si ritrovano al Castello dei Borgia di Nepi (VT) per celebrare e approfondire la conoscenza del genio dell’arte del XX secolo: Pablo Picasso.

“Mi piacciono tutti i quadri. Guardo sempre i quadri brutti e quelli belli, nei barbieri, nei negozi di mobili, negli alberghi di campagna. Sono come un ubriaco che ha bisogno di vino. Finché è vino, non importa di che vino si tratta” – Pablo Picasso

Sarà proprio l’artista spagnolo e la sua complessa, poliedrica personalità il filo conduttore di questa settima edizione di Divinarte che si svolgerà il 6-7 e 8 ottobre 2023, che prende il titolo:

“Picasso l’uomo, l’amante…l’artista. Il Minotauro ebbro di vita”,

laddove il termine “ebbro” intende non solo rimandare all’appassionata vita dell’artista, ma anche divino nettare celebrato nella storia dell’arte e da lui stesso immortalato con riferimenti simbolici o concettuali attraverso le sue opere.

La tre giorni, abbinerà performance cultural-teatrali e opere d’arte a degustazioni enologiche realizzate in collaborazione con i sommelier AIS di Viterbo curate da uno dei massimi esperti del settore, Carlo Zucchetti.
Venerdì 6 ottobre, alle 17, l’inaugurazione alla presenza del sindaco Franco Vita e la presentazione a cura della giornalista RAI Federica Marino.

La cerimonia sarà animata dalla chitarrista Adele Foffi e sarà presentata la scultura L’amore di Pablo dell’artista Carlo Scaparro che rimarrà in esposizione permanente alla Rocca dei Borgia.
Seguiranno tre giorni densi di eventi, musica, video proiezioni, danza e installazioni dei numerosi artisti presenti con le loro opere, accompagnati da tour guidati all’interno della Rocca dei Borgia con possibilità di visitare anche la torre detta “Mastio” e la suggestiva cornice del Forte che farà da sfondo ad un’esposizione collettiva di alto pregio

PROGRAMMA


VENERDI 6 ottobre
-Ore 16.30 Apertura evento
-Ore 17.00 Vernissage. Presentazione a cura della giornalista RAI Federica Marino. Saranno presenti la presidente dell’associazione AmorArte e curatrice d’arte dell’evento Simona Benedetti, il responsabile eno sommelier Maurizio Giovannetti.
Intervento dell’enogastronoma Sandra Ianni. Intervento della storica dell’arte Paola Berardi con la presentazione dell’artista Mauro Magni autore dell’opera Picatauro.
installazione site-specific creata in occasione dell’evento ed esposta all’interno della Torre “Mastio”. Ospiti il delegato Ais Viterbo Marco Isidori, l’enogastronomo con il cappello Carlo Zucchetti. Inaugurazione e presentazione della scultura L’amore di Pablo dell’artista Carlo Scaparro in esposizione permanente alla Rocca dei Borgia a cura della storica dell’arte Paola Berardi.
-Ore 18.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.30-21.30 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio”.
-Ore 21.30; 23.00 Compagnia teatrale Tetraedro: performance itinerante di teatro danza Tauromachia: “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro” P.P.
-Ore 22.00 Performance arte e musica Sulle “note” di John Cage. Il Grido Silenzioso omaggio alle donne di Picasso Simona Benedetti in collaborazione con Adele Foffi
-22.30 Performance gruppo Compañía de la Luna in Quadro Flamenco a cura di Agri Sport Village di Sutri.
-Performance musicale Leonardo Grippi Da Malaga a Mougins. Melodia sui passi di Picasso
-Intrattenimento musicale dj set Simone Bravi
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

SABATO 7 ottobre
-Ore 11.30 Apertura mostra d’arte contemporanea con la possibilità di visitare la Rocca dei Borgia
-Ore 11.30-16.30- 18.30 -21.30 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio” (ore 21.30 su prenotazione).
-Ore 18.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.00 Performance musicale DJ set e percussioni Simone Bravi
-Ore 19.00 Performance danza, narrazione e body art “Muse Divine” a cura dell’AICS di Viterbo, direzione artistica Ornella Marcucci
-Ore 19.30 Performance artistica pittura e danza Sinestesi Maurizio Rocchi e Giada Gubinelli
-Ore 21.00 Performance danza, narrazione e body art “Muse Divine” a cura dell’AICS di Viterbo, direzione artistica Ornella Marcucci
-Ore 21.20 Performance Tango per Picasso Evergreen Tango art di Cristina Concordia con la partecipazione dei maestri di tango Roberta Beccarini yJuan Manuel Acosta accompagnati dall’orchestra Firtango
-Ore 21.30 Degustazione guidata dei vini più autoctoni italiani a cura dell’enogastronomo col cappello Carlo Zucchetti in presenza dei sommelier AIS della delegazione di Viterbo e alcuni produttori vinicoli (su prenotazione o ticket al desk)
-Ore 22.00 Performance artistica sonora Minutauro, un viaggio dal mito alla storia di Stefania Romagna.
-Ore 22.30 Performance di Flamenco musica danza Evocaciòn del alma Adele Foffi e Giada Gubinelli
Ore 22.45 Performance Tango per Picasso Evergreen Tango art di Cristina Concordia con la partecipazione dei maestri di tango Roberta Beccarini yJuan Manuel Acosta
-Performance pittorica Danilo Pignataro con accompagnamento musicale di Adele Foffi Light Space
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

DOMENICA 8 ottobre
-Ore 11.00 Apertura mostra d’arte contemporanea con la possibilità di visitare la Rocca dei Borgia
-Ore 11.30-16.30-18.00-19.00 Visita guidata alla Rocca dei Borgia a cura del Museo Civico Archeologico di Nepi con possibilità di visitare la torre “Mastio”
-Ore 16.00 Apertura mostra d’arte contemporanea
-Ore 16.00 Performance musicale Simone Bravi DJ set
-Ore 17.00 Performance artistica sonora Minutauro, un viaggio dal mito alla storia di Stefania Romagna
-Ore 17.00 Apertura banchi degustazione a cura dei sommelier Ais delegazione di Viterbo
-Ore 18.30 Degustazione guidata a cura dell’AIS Lazio: “Come si degusta un vino? La figura del sommelier. Professione o semplice piacere?”, con la collaborazione del docente Ais Franco Cherubini
-Ore 18.00 Performance Picasso in the air a cura di Luci e Colori
-Ore 19.15 Finissage performance di musica e danza Dal Lbirinto alla Libertà a cura di Ara Dance Company
-Performance musicale Leonardo Grippi Da Malaga a Mougins. Melodia sui passi di Picasso
-Videoinstallazione Rose Recise progetto Kairos Eleutheria montaggio video Claudio Giglietti (salone sotterranei della Rocca dei Borgia)
-Installazione The prison of dreams (sotterranei della Rocca dei Borgia)

L’ingresso alla manifestazione è gratuito.
Per le degustazioni, con bicchiere e tracolla portabicchiere omaggio, previste due opzioni: ticket di 15 per 12 calici o 10 euro per 6 calici. Degustazione guidata € 8.00 ( info Luca 380 151 8923 Lorenzo 388 180 8217).
L’evento è organizzato da Simona Benedetti, presidente dell’associazione AmorArte, che ne cura anche la direzione artistica, Maurizio Giovannetti collabora invece per la sezione enologica, in sinergia con l’Associazione Italiana Sommelier AIS di Viterbo ed il patrocinio del Comune di Nepi.

Per info: 3398625645 Fb: DivinArte – Info visite guidate alla Rocca dei Borgia tel. 0761 570604 email: museo@comune.nepi.vt.it

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EMERGENTECHEF ed EMERGENTEPIZZA: le Selezioni del Centro-Sud all’Università dei Sapori Università di Perugia il 3 e 4 ottobre 2023

Parte oggi la selezione della nuova edizione di Emergente 2024. Dopo la Selezione Nord, che si è svolta a Villa Terzaghi (la scuola di cucina diretta da Carlo Cracco) a Milano, arriva il momento della Selezione Centro-Sud che si svolgerà presso l’Università dei Sapori a Perugia martedì 3 e mercoledì 4 ottobre 2023.

EMERGENTE è un format che prevede una serie di gare dedicate ai vari settori della ristorazione e ospitalità, comprende oltre ad EmergenteChef, EmergentePizza, anche EmergenteSala, EmergentePastry, EmergenteRicevimento. In quasi 20 anni di competizioni ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi del settore.

L’UNIVERSITA’ DEI SAPORI DI PERUGIA – Centro di Formazione e Cultura dell’Alimentazione e dell’Ospitalità che da oltre venti anni diffonde e sviluppa competenze e professionalità nel settore della ristorazione e nella distribuzione alimentare in Italia e nel mondo – ospiterà nelle sue aule la gara tra i migliori giovani talenti del Centro-Sud per selezionare i finalisti che, con i vincitori della Selezione Nord, disputeranno la Finale (inizi del 2024 ad ALMA scuola di Cucina alla Reggia di Colorno).

Come funziona?

Gli Chef Emergenti gareggeranno in due batterie, la prima il martedì 3 ottobre e la seconda il mercoledì 4 per definire i due Finalisti di ciascuna. Ogni concorrente dovrà presentare in tempi e modalità stabiliti, due ricette alla numerosa giuria di esperti (chef, operatori, giornalisti).

Mentre i Pizzaioli Emenrgenti con il loro personale impasto presenteranno la versione della classica “Margherita” e il giorno seguente una pizza a tema libero che mostri la propria idea di pizza, innestando la propria creatività su un paniere di ingredienti forniti per la gara.

I migliori 4 saranno ammessi alla Finale di ALMA, che si svolgerà nella Primavera del 2024.

I Protagonisti delle selezioni di Emergente Centro-Sud 2024

  • Andrea Apuzzo (1999), di Paradiso Relais a Vietri Sul Mare (SA);
  • Andrea Astolfi (1997), chef di CONVIVIAL a Tuscania (VT);
  • Youssef Bouafia (1994), chef di Priori Secret Garden a Perugia;
  • Francesco Maria Brunori (1999), capo partita di Reale*** Niko Romito a Castel di Sangro (AQ);
  • Pierfrancesco Calefato (1997), chef di Villa Ascosa relais sul mare a Trani (BT).
  • Salvatore Carnicelli (1997), sous chef di Luminist Bistrot a Napoli;
  • Simone Cioeta (2000), sous chef di Deste Restaurant a Porto Rotondo (SS);
  • Carlo Alberto Coppola (1995), junior sous chef di Il parco* di Villa Grey a Forte dei Marmi (LU);
  • Giuseppe D’Alessandro (1997), chef di Banco_12 (Bistrot de L’arcade*) a Porto San Giorgio (FM);
  • Gabriel Fazi (1999), sous chef di Ada Gourmet a Perugia;
  • Gianmarco Frasacco (1995), sous chef di Ineo Restaurant dell’Anantara Palazzo Naiadi a Roma;
  • Elia Migliucci (1995), junior sous chef di Ristorante Radici dell’Hotel Borgo La Chiaraci a Castel San Giorgio (TR);
  • Graziano Pascale (1993), sous chef di Torre del Saracino** a Vico Equense (NA);
  • Domenico Perna (1994), executive chef di Ristorante Pepe Rosa a Capo D’Orlando (ME);
  • Antonio Sarnataro (1996), sous chef di Giulia Restaurant a Roma;
  • Michele Spadaro (1998), chef de partie del Pasha* a Conversano (BA);
  • Davide Stella (1997), chef di Ristorante Ninò del Relais Villa San Martino*****L a Martina Franca (TA).

Partecipanti in gara di EmergentePizza Centro-Sud 2024:

  • Matteo Apollonio (1995) di Cotto & mangiato da zii Fausto ad Aradeo (LE);
  • Andrea Arcuti (1991) di Araknos ad Aradeo (LE);
  • Marco Baccaro (1991), di Baccaro a San Vito (BR);
  • Antonio Cappadocia (1995) di Pizzagnolo – Pizza & Sfizi a Firenze;
  • Maurizio Campano (2001) de I Masanielli di Sasà Martucci a Caserta;
  • Tommaso Filonzi (1997) de Il Capriccio a Monsano (AN);
  • Gabriele Ianbrenghi (1996) di Arte Bianca a Roma;
  • Matteo Lo Iacono (1991) di Dazio a Roma;
  • Giulio Piersanti (1996) di A Modo Mio di Lugnano in Teverina (TR);
  • Davide Romano (1993) di Crunch a Roma;
  • Giovanni Ruffinelli (1993) di Prisco a Cava;
  • Gherard Rumolo (2000) di Le Grotticelle Country House a Caggiano (SA);
  • Raffele Talamo (1998) di Fratelli La Bugala a Mergellina a Napoli;
  • Filippo Pompili (2000) di Fratelli La Bufala a Roma.

La Premiazione delle SELEZIONI CENTRO- SUD 2024 di CHEF&PIZZA Emergente + Emergente Umbria Day

Particolare rilievo sarà riservato alla Premiazione del 4 ottobre presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia. All’interno del Complesso Monumentale di San Pietro, verso le 16.00 prenderà forma un incontro con i giovani talenti della filiera agroalimentare umbra di realtà già affermate o che si stanno facendo notare per qualità e identità enogastronomica.

Accanto a loro, i partner dell’evento proporranno i loro prodotti in degustazione e saranno presenti i vini e le birre dei giovani produttori umbri e quelli dell’Associazione Donne del Vino.

Sarà un momento importante, una cornice festosa per fare il punto su un settore strategico, come quello della Ristorazione e dell’Ospitalità, animato da grandi prospettive e frenato dalla carenza di personale adeguato e motivato. È previsto un Talk nel quale tali giovani saranno protagonisti assoluti nell’intento di offrire loro un’occasione di networking e formazione.

Partner della Manfistazione: Agugiaro & Figna Molini, Levoni Salumi, Cantine Vite Vis, Le 5 Stagioni, Brazzale, Urbani Tartufi, Aquanaria, Antiche Essenze Mediterranee, Filicori Zecchini, Querceta, Olitalia, Consorzio Vitellone Bianco e Crochus Roma.

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Rituali, tecniche, estrazioni, tradizioni, mode, curiosità, statistiche, evoluzioni e tendenze. Dall’Etiopia ai Podcast sulle “Storie di Caffè” passando tra Cialde EcoGreen, coffee tasting e “Chicche sui Chicchi”, per celebrare la Giornata Internazionale del caffè, la nostra panoramica caffeinizzata sulle abitudini e nuove tendenze della bevanda calda più consumata e amata al mondo.

Per prima cosa Dio creò il caffè, altrimenti non ce l’avrebbe fatta a fare tutto il resto.

Anonimo

1° ottobre. Questa è la data assegnata alla Giornata Internazionale del Caffè, ovvero la bevanda calda più amata e consumata sulla Terra. Entrata di diritto nella nostra tradizione, Re della mattina, rituale quotidiano, momento di pausa, scusa o pretesto per incontrarsi, ogni giorno al mondo si consumano quasi 1,6 miliardi di tazze di caffè. Ma qual è la sua storia? E quali sono le tendenze e le novità del settore? Il Consorzio Promozione Caffè – in collaborazione con AstraRicerche e il coffee expert Andrej Godina – ci fornisce una fotografia accurata dell’universo di usi e consumi che riguardano il “nostro” caffè.

Caffè, orgoglio italiano

Il mercato mondiale del caffè torrefatto nel 2022 è valutato in circa 120 miliardi di dollari e rappresenta consumi pari a 170,8 milioni di sacchi da 60 kg, equivalenti a 3,1 miliardi di tazzine bevute ogni giorno su scala globale. In questo quadro, l’Italia riveste un ruolo di primo piano, innanzitutto come Paese consumatore: è il settimo al mondo con 5,2 milioni di sacchi annui. Secondo gli ultimi dati, infatti, circa il 73,9% dei nostri connazionali lo beve regolarmente ogni giorno. Ma nel 2023, come sono cambiate le nostre preferenze di consumo? Dove lo compriamo, dove preferiamo acquistarlo e dove amiamo consumarlo? E soprattutto, quanti di noi lo bevono, e quanti invece sanno esattamente come degustarlo?

Gli Italiani e il caffè: i dati della nuova ricerca Astra 2023

Gli usi e i costumi che ci legano a questa bevanda sono diversi: su 100 caffè, circa 40 vengono consumati a casa, seguiti dal bar (circa 14 su 100)Macchina a cialde, moka e macchina da espresso automatica restano le modalità preferite con cui gli italiani preparano il caffè (rispettivamente il 42,7%, il 28,8% e il 17,1%). Quello che è interessante è anche ciò che è emerso sul rapporto personale che abbiamo con questa bevanda, specialmente quando la consumiamo al bar. Per la maggior parte di noi il caffè è una ricarica di forza mentale ed energia fisica (42,2%), un rito personale (35,6%), e un catalizzatore di buonumore e socialità (33,7%) da condividere con gli altri.

Il coffee tasting e l’arte dell’espresso

E se la maggior parte di noi per comodità sceglie l’acquisto al supermercato (72,8%) c’è ancora una buona fetta di appassionati che amano recarsi presso le torrefazioni e scegliere la propria miscela (12%). Questo perché questa bevanda rappresenta anche un’esperienza sensoriale e renderla tale è frutto di sapienza e arte.

Come quella tramandata da Andrej Godina: una delle voci più autorevoli della scienza del “coffee tasting”.

L’espresso è un’invenzione tutta italiana che dall’inizio del 1900 accompagna le nostre pause e che è in grado di offrirci un vero e proprio viaggio sensoriale da gustare con gli occhi, il palato, l’olfatto. Il caffè può essere erogato in tanti modi differenti, ma ogni tazza è un’opportunità per esplorare un mondo di aromi, sapori e profumi unici e valorizzare la sua qualità è un’avventura appassionante che aiuta ad apprezzare a pieno questa esperienza” afferma il coffee specialist. “Quando bevo il caffè, che sia estratto in espresso o moka, il mio pensiero va sempre al paese di produzione, ai farmer che l’hanno coltivato e al torrefattore che l’ha tostato. Un viaggio che mi permette di godere di quello che noi coffee specialist chiamiamo “flavore”.

La degustazione del caffè richiede infatti la capacità di riconoscere le sfumature sensoriali del Flavore, ovvero la contemporanea percezione dei gusti, degli aromi e delle sensazioni tattili quando introduciamo il caffè nel palato. Il caffè può avere tre gusti suddivisi tra acido, dolce e amaro che sono percepiti dalle papille gustative sulla lingua. Gli aromi del caffè sono moltissimi, più di 1500 e sono percepiti durante l’espirazione dai recettori olfattivi nel naso. Infine il caffè, soprattutto nella erogazione in espresso, riesce ad avere un corpo intenso e vellutato, caratteristiche che sono percepite dai recettori tattili al palato.

10 CHICCE SUI CHICCHI

  • 1. È il secondo prodotto al mondo
  • Il caffè viene consumato in quantità così grandi che è la seconda merce più scambiata al mondo, viene superato solo dal petrolio greggio. E’ la bevanda più amata al mondo dopo l’acqua e vale oltre 100 miliardi di dollari.
  • 2. Il caffè è stato scoperto da un pastore di capre. Si dice che il caffè sia stato scoperto in Etiopia da un pastore di capre nel 1500: ha visto le sue capre mangiare bacche di caffè ed ha osservato un cambiamento nel loro comportamento. Hanno guadagnato una grande energia e dormivano meno. Il pastore raccontò le sue scoperte ai monaci locali, i quali prepararono la prima tazza di caffè al mondo. Si resero conto che grazie al caffè riuscivano a pregare tutta la notte e iniziarono a condividere la scoperta con altri monaci etiopi e piano piano la notizia raggiunse anche il resto del mondo.
  • 3. Qual è l’origine della parola “Caffè”? Esistono due possibili spiegazioni:
  • Spiegazione 1
    Nel Medioevo, attorno all’anno 1000, gli arabi ricavavano dai chicchi di caffè provenienti dall’Africa una bevanda eccitante che chiamavano “qahwa”, che significa per l’appunto “eccitante”. Da qui poi i turchi iniziarono a chiamarlo “kahve” fino ad arrivare all’italiano “caffè”.
  • Spiegazione 2
    Il nome deriva da quello regione dell’Etiopia dove la pianta del caffè cresce spontaneamente. La regione si chiama “Caffa“.
  • 4. E il “Cappuccino” perché si chiama così? Il caffè arriva in Europa verso la metà del 1600 e, nella Vienna dell’imperatore Leopoldo I, giunge proprio nell’anno in cui il monaco cappuccino Marco d’Aviano si presenta alla corte dell’imperatore. Il monaco indossava il tipico cappo marrone chiaro che ricorda il colore del caffè mescolato al latte. Nasce così il neologismo “cappuccino” per indicare la bevanda a base di caffè.
  • 5. Vino d’Arabia. Nel XVII secolo il caffè in Europa era chiamato “vino d’Arabia”, poiché era la bevanda con cui, nel vicino Impero Ottomano, i musulmani sostituivano il vino proibito dall’Islam.
  • 6. Dove si beve più caffè? In Finlandia. Nel Paese scandinavo si consumano 12 kg di caffè pro capite ogni anno.
  • 7. Qual è l’orario ideale per bere caffè? Secondo la crono-farmacologia e le neuroscienze l’orario migliore della giornata per assumere caffeina sono le ore comprese tra le 9:30 e le 11:30 del mattino.
  • 8. Nel caffè decaffeinato c’è la caffeina? Sì, anche caffè decaffeinato contiene una piccola parte di caffeina. Durante il processo di decaffeinizzazione, infatti, viene sottratto fino al 98 percento di caffeina. Una percentuale di sottrazione certamente molto alta ma che comunque non è pari al cento per cento. Quindi, sì anche il caffè decaffeinato contiene un po’ di caffeina Esiste una unica variante di caffè naturalmente decaffeinato: la Coffea Charrieriana, pianta originaria del Camerun che produce drupe di 6 mm di lunghezza.
  • 9. Johann Sebastian Bach. Il noto compositore tedesco nato a Eisenach, in Turingia (terra allora parte del Sacro Romano Impero), Johann Sebastian Bach amava il caffè così tanto da dedicargli la “cantata del caffè”, il “Kaffeekantate“, eseguita a Lipsia tra il 1732 e il 1735
  • 10. Anche Beethoven adorava il caffè, così tanto da contare i chicchi da utilizzare per preparare la sua tazzina che dovevano essere esattamente 60 per avere la stessa “forza”.

Consumatori sempre più consapevoli

I consumatori di oggi sono però anche attenti alla filiera e al suo impegno. “La nostra indagine ha rivelato come quest’anno più che mai gli italiani apprezzino particolarmente il gusto e il significato del caffè, l’innovazione che caratterizza le diverse miscele disponibili sul mercato e le aziende che comunicano in modo chiaro, completo e trasparente. Inoltre, ciò che emerge è la crescente consapevolezza ambientale dei consumatori italiani: riconoscono l’impegno nella sostenibilità sia delle nuove confezioni (61,7%) sia dei nuovi processi produttivi e di trasporto (58,3%) e desiderano che questo trend venga mantenuto e incrementato sempre di più (50,3%). È importante notare anche che oggi la sostenibilità sociale, intesa come garanzia dei diritti e della giusta retribuzione dei lavoratori, passa dal 43.4% come priorità degli impegni richiesti nel 2021, al 49.7%, nel 2023, quasi pareggiando il valore di quella ambientale che è del 50,3%, sempre nel 2023”; afferma Cosimo Finzi, Presidente di AstraRicerche.

La tazzina, un piacere da gustare e da ascoltare con il podcast “Storie di Caffè”

Ma la nostra bevanda preferita ha anche il vero potere di catturare l’attenzione, innescando conversazioni che trasformano ogni tazzina nel capitolo di una storia unica. Ed è proprio da questa idea che nasce il podcast “Storie di Caffè”, realizzato dal Consorzio Promozione Caffè in collaborazione con Podcast Italia Network.  Una serie di dieci episodi, che potrete scaricare dal 1° ottobre – Giornata Internazionale del Caffè, durante i quali i protagonisti, Greta giovane barista appassionata di caffè e Alberto l’amico studente che frequenta il suo bar, ci condurranno in un viaggio appassionante alla scoperta di tutti i segreti e le curiosità legate al caffè: dalla sua filiera alla sua storia, dalle tradizioni e le usanze legate al suo mondo fino preparazioni più speciali. Non perdetevelo: sarà fruibile su tutte le principali piattaforme di ascolto (Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Spreaker…).

Gli Specialty Coffee

Il concetto di specialty coffee viene utilizzato a partire dagli anni ’70 in America, per indicare un caffè prodotto in speciali condizioni climatiche e ambientali, che gli conferiscono un particolare profilo di gusto e aroma, quindi ben selezionato e lavorato per rispettarne le caratteristiche uniche.
È un documento della SCA (la Specialty Coffee Association, appunto) a definire in maniera dettagliata che cos’è uno specialty coffee, inteso come un caffè verde di altissima qualità, tostato in modo da esprimerne al meglio il potenziale aromatico ed estratto secondo standard ben precisi. L’attenzione è posta pertanto sulle origini del caffè, sulla varietà botanica coltivata in una particolare area produttiva, ma anche su ciascun passaggio della filiera: uno specialty coffee non presenta difetti quando è crudo, viene tostato fresco per conservarne tutte le proprietà e risulta tale in tazza grazie alla professionalità del barista che lo estrae, rivelando un’identità distintiva.

Il rinnovamento del rito del caffè napoletano con la cialda pratica ed ecologica

La Giornata Internazionale del Caffè rappresenta anche un’occasione di riflessione sul ruolo sociale e culturale di questa bevanda. Come abbiamo visto, il caffè è un momento di condivisione, un autentico rito culturale che si declina in modi diversi nelle varie culture, società e tradizioni. Nel solco di questa secolare tradizione si trova sicuramente l’espresso napoletano, immutabile nell’essenza e che oggi si rinnova in un mondo in evoluzione, pur mantenendo la sua autenticità, diventando più veloce ed ecologico. Questo cambiamento si chiama cialda.

Didiesse, in questo cambiamento globale, si è affermata come un nome riconosciuto tra gli appassionati di caffè, svolgendo un ruolo chiave nella diffusione delle cialde. Infatti, è stata pioniera di questa trasformazione, puntando sin da subito su questo sistema e impegnandosi costantemente nel perfezionamento della tecnologia delle sue macchine per offrire la massima resa in tazza.

Con lo spirito di continuare a diffondere la cultura della cialda, l‘azienda si prepara a partecipare ad Host, il salone internazionale dell’ospitalità, dal 13 al 17 ottobre, per presentare le innovazioni delle macchine espresso e i passi avanti in ambito green, con il simbolo più emblematico dell’accoglienza: una tazza di caffè, da sempre sinonimo di benvenuto e comfort. Le macchine da caffè Didiesse sono note per la loro capacità di erogare un caffè con aromi autentici e una pulizia gusto-olfattiva impareggiabile.

Ma c’è un altro aspetto fondamentale: l’ecologia. Le macchine Didiesse sono progettate con una particolare sensibilità ambientale poiché supportano il sistema a cialde, che è ecosostenibile in quanto smaltibile nell’umido e compostabile; inoltre, le macchine di ultima generazione registrano i consumi energetici più bassi della categoria, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale. Il team di ricerca e sviluppo continua a studiare nuovi materiali ecosostenibili, promuovendo l’uso di plastiche riciclate. L’azienda, inoltre, ha ottenuto la certificazione FSC per tutti gli imballaggi e i materiali legati ai prodotti, garantendo così la gestione responsabile delle foreste.

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Uno chef brasiliano a Nettuno. Una taverna dedicata a Bacco, dove il vino celebrato da una parete-cantina con etichette da capogiro tra travi in legno e pietra viva. Il desiderio della Famiglia Villani è quello proporre un’esperienza enogastronomica libera e creativa per “ubriacarsi di tavola e di vita”. Complice un preziosa accoglienza e una sala al femminile, Vi raccontiamo la Taverna di Bacco e la cucina di Filipe Dos Santos.

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo. […]
Bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.

Così scriveva Charles Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) nella poesia “ubriacatevi” dell’opera Lo spleen di Parigi (o Piccoli poemi in prosa), ovvero cinquanta inni alla vita eternati in riflessioni e lettere scritte fra il 1855 ed il 1864.

No, non siamo a Parigi. Siamo a Nettuno. E da La taverna di Bacco non si vede il mare. Ma lo sguardo arriva comunque lontano. Merito del sapore, che se ne va libero per le vie del mondo. Merito dell’estro del suo Chef, che scavalca muri e confini geografici facendo camminare insieme ingredienti che ancora non si conoscevano tra loro. Merito della sua vera e sorridente accoglienza, che ben predispone ad ubriacarsi dei piaceri della tavola.

In cucina c’è Filipe Dos Santos, classe ‘88, è nato in Brasile, a San Paolo, indiscussa capitale gastronomica del Brasile, universo culinario attraente, esotico e variopinto; crescendo lo hanno affascinato l’approccio netto, semplice e tagliente dell’Oriente; la voluttuosa cucina francese con le sue salse e tocchi sofisticati; ma la sua formazione è stata italiana e rigorosa, alla Corte di Alma Gualtiero Marchesi, Da Vittorio e con la grande famiglia Alajmo.

La collaborazione di Filipe Dos Santos con la Famiglia Villani, è contestuale all’apertura de La Taverna di Bacco. Una fulminante unione di intenti e di visioni enogastronomiche hanno permesso un sodalizio professionale che va efficacemente e creativamente avanti da otto anni.

Facciamo quindi un passo indietro. Anzi un passo all’ingresso. Siamo al civico 5 di Largo Luigi Trafelli, in pieno centro di Nettuno, in una zona pedonale di grande passaggio. Parcheggerete infatti nei paraggi e raggiungerete il “Bacco” a piedi. Il nome della taverna fa diretto riferimento al Dio romano dell’ebbrezza e dei misteri, della natura feconda e dell’agricoltura (Dioniso per i Greci), che avrebbe il merito di aver introdotto per primo il vino tra gli uomini. 

Il longevo e antico nettare d’uva, così caro a vivi e gaudenti – nonchè da sempre ponte di contatto tra umano e divino – viene qui celebrato da una parete-cantina d’effetto con etichette da capogiro che arreda e caratterizza l’intima taverna aperta e riscoperta nel 2015 dai Villani con il desiderio di proporre a Nettuno vini e cucina di ricerca.

Travi e pietra a vista, poltroncine di velluto, un grande tavolo conviviale di legno massello, sette tavoli e, per scelta, un tetto massimo di 20 coperti a servizio. Oltre seicento le etichette in cantina e, in sala, uno staff di donne felici e competenti. 

Assieme alla proprietaria Lucia Villani, classe ‘94, c’è infatti Francesca Catanzani, classe ‘93 (in foto di copertina assieme allo Chef). Amiche da sempre e cognate per destino, nel loro sorriso e nella loro ospitalità c’è il racconto di un’intesa umana fatta di affinità, passione lavorativa e voglia di condivisione.

Se pensavate al mare, dalle nostre vetrate si vede il centro cittadino, non abbiamo proposte tradizionali, ma piatti ricchi di visione e sostanza in parti uguali. Siamo costantemente alla ricerca del buono per renderlo anche bello, augurandoci possa essere d’aiuto per qualche ora di relax e buongusto, racconta Lucia.

Si accomoda in tavola così una cucina libera e contemporanea, che sperimenta senza la paura di farlo, che gioca con la frutta, con le acidità e le cosistenze, che vuole suscitare negli ospiti una sorpresa ricollocando ingredienti noti e materie prime rilette con personalità. E lo fa a partire dal gradito quanto insolito Aperitivo di Benevento fatto di Vermouth, scorza di limone e semi di finocchio e che arriva in un tumbler basso, sottile e raffinato, accompagnato da buon pane a lievitazione naturale e bottarga home made con un twist di lime. Se “chi ben comincia è a metà dell’opera”, siamo sulla strada giusta.

Si prosegue infatti a ritmo con gli amusebouche: Crocchetta di coda alla vaccinara; Anguilla, zucchine alla scapece e ciliegia; Pecorino, vongole e pomodoro: Bon-bon di personalità e gusto estetico giocano con le texture tra giochi sapidità e acidità.

La mia memoria è fitta di ricordi olfattivi – mi dice Filipe – in Brasile abbiamo una cucina trasversale, con tante influenze. Il ricordo della frutta succosa, della sua freschezza, quella magia che la fa essere dolce, altre volte acidula, non a caso oggi è onnipresente nei miei piatti.
Nel tempo ho imparato ad aprire le mie mappe mentali. Studiando, l’evoluzione è arrivata gradualmente, collaborando con i miei maestri, ma anche viaggiando. Non esiste l’abc degli abbinamenti per me, mi piace sperimentare.

Questa sperimentazione libera, di carattere e orientata al gusto, ben si ritrova nel bel repertorio di antipasti, nelle sapidità di terra e di mare che si incontrano nel piatto e si danno la mano: Carpaccio di tonno, peperoni e maionese alla mandorla; Gamberi rossi, brodo di prosciutto e melone; Cozze, pomodoro, vaniglia e pane carasau; Carpaccio di manzo, ricci, albicocca e fiori di zucca. 

Nel girone dei Primi troviamo lo Spaghettone, alici, albicocca, zafferano, mandorle e aneto; in quello dei Secondi il Coniglio in porchetta, bottarga e finocchio; Gamberi, babaganoush, fagiolini e yogurt; poi l’ottimo Piccione con pesca, coca cola e peverada, una salsa veneta con fegatini di pollo, acciughe e pepe; piatti che confermano le primissime buone impressioni e il curioso estro dello chef brasiliano.

Metto una proteina al centro dell’idea e sperimento due o tre combinazioni intorno. Se è il caso di parlare di processo creativo, direi che il mio possa essere sintetizzato così.

Quando gli chiedo tra Alma – Gualtiero Marchesi, Da Vittorio e Alajmo, quale sia l’ insegnamento tratto da ogni esperienza che porta con sé, mi dice: “Nell’ordine, rigore, tradizione, impresa. Tutti loro mi hanno insegnato che significa restare in cucina per ore, concentrati su di un risultato che, prima o poi, arriverà.

Nei calici: Champagne Perseval-Farge C. de Réserve; Chardonnay di Toscana IGT Al Poggio Castello di Ama 2022; Blauburgunder DOC Brunnenhof Mazzon  Riserva 2019. Perfetti per brindare alle infinite strade della vita e della cucina. 

4 chiacchiere con lo CHEF

Vista da fuori, come definiresti la “cucina italiana”? Quali sono le sue caratteristiche?

Io ne sono innamorato, è così varia, ogni regione propone una storia a sé e poi, in tutte queste storie trovi anche le mille contaminazioni che ci sono state nel tempo.

Una cucina fantasiosa, soprattutto al sud. Noi chef qui abbiamo la possibilità di fare un grande lavoro con i vegetali, ma non dimentico, per esempio, gli artigiani del settore latto-caseario.

Un Paese ricco che sa arricchire chi ha mani aperte, desiderose di prendere. Per poi restituire con rispetto, ma anche con un pizzico di creatività.

Quali sono i tratti comuni tra Italia e Brasile?

La fantasia, il calore. Non ho avuto difficoltà nell’approccio professionale ed umano.

Nel tuo percorso di ricerca e studio, qual è stato l’ingrediente-scoperta di questa stagione?

Mi piace molto giocare con i sapori, puntellare di spezie un piatto per il gusto di creare un sapore nuovo, ma sempre riconoscibile. È stata l’estate delle albicocche, mi ci sono davvero divertito.

Come si è evoluta nel tempo e qual è oggi l’obiettivo della tua cucina?

Per me un piatto deve avere pochi ingredienti, leggibili e sapori intensi. Ognuno di noi fa il proprio percorso, credo sia normale assimilare il più possibile per poi iniziare a sottrarre il superfluo.

Ho ancora tanta strada davanti, per fortuna, ma oggi mi sento sicuramente centrato e, devo dirlo, vengo lasciato libero di esprimermi da una proprietà che crede in me. Siamo una famiglia.

La Taverna di Bacco

Largo Luigi Trafelli, 5

Nettuno (Roma)

+393669053795

Prezzo medio: 60 euro vini esclusi

Chiuso domenica, aperto solo la sera

(Per l’immagine di copertina e quelle nel testo senza menzione, date la colpa a Sara De Bellis)

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Tra i tanti contenuti e succulenti del Festival “I Primi d’Italia” – giunto alla sua XXIV Edizione e dedicato al Popolo dei “pasta lovers” tra focus e ricette regionali, chef, laboratori e intrattenimentoanche il Convegno “Sicurezza Alimentare e Qualità” aperto al pubblico per consumatori più consapevoli e informati.

La XXIV edizione del più grande festival nazionale dedicato alla pasta e ai primi piatti, in programma a Foligno (Pg) dal 28 Settembre al 01 Ottobre 2023, si appresta a prendere il via con l’obiettivo di fare cultura alimentare su uno dei simboli del Made in Italy, raccontando e facendo degustare al pubblico ricette di primi piatti provenienti da tutta Italia. Promosso e organizzato da EPTA Confcommercio Umbria, l’evento curato da Aldo Amoni è cresciuto di anno in anno, diventando oggi un vero punto di riferimento ed un evento di caratura nazionale.

I FOCUS DELLA MANIFESTAZIONE

Dopo un’anteprima nazionale – presso la sede dei Consorzi di Tutela della Ricotta e della Mozzarella di Bufala Campana Dop, per suggellare il forte legame tra la pasta e le eccellenze agroalimentari DOP e IGP simbolo indiscusso del patrimonio alimentare italiano – quella attesa è una vera maratona di gusto, con attività per tutta la famiglia, intrattenimento, aziende di settore per scoprire le novità del mercato, momenti di approfondimento sul mondo della pasta e dei primi piatti e tanto divertimento.

  • 13 Villaggi del Gusto dislocati per il centro storico di Foligno per un itinerario gastronomico tra i primi piatti regionali italiani
  • 1 Villaggio Gluten Free
  • 1 Villaggio Solidale “Caritas”
  • 12 food experience con chef e food blogger
  • 3 convegni tematici, di cui uno sulla sicurezza alimentare in chiave giuridica
  • 4 serate “A Tavola con le Stelle” con gli chef stellati Maurizio e Sandro Serva, Silvia Baracchi, Nikita Sergeev, Enrico Mazzaroni e gli abbinamenti delle cantine della Strada del Sagrantino, della Strada del Cantico e quelle delle Donne del Vino Umbria.
  • 3 Laboratori di pasta fresca con gli chef APCI
  • 12 Cooking Show con volti noti
  • I Primi d’Italia Junior con i laboratori per i più piccoli.

E nella Boutique della Pasta, tanti tipi di pasta e di formati, ognuno espressione identitaria di tradizioni regionali, che saranno presentati dai migliori pastifici artigianali italiani di qualità.
Info su orari e programmi della manifestazione, sul sito ufficiale
https://www.iprimiditalia.it/

Qualità e Sicurezza Alimentare – Il Convegno

Con il termine sicurezza alimentare in riferimento alla qualità dei prodotti, si intende la sicurezza realizzata dall’insieme delle azioni messe in atto per garantire un elevato standard igienico-sanitario degli alimenti destinati al consumo. Tali azioni abracciano l’intero arco della filiera alimentare a partire dalla produzione, passando per la distribuzione, fino alla vendita e somministrazione degli alimenti.

Se ne parla a Foligno al Festival Nazionale “I Primi d’Italia” con l’ Ordine degli Avvocati e la Fondazione Forense di Perugia perchè la sicurezza alimentare e la qualità sono due temi fondamentali per la tutela della salute dei consumatori e per il progresso del settore agroalimentare.

Il concetto della sicurezza alimentare rappresenta un principio cardine per garantire che gli alimenti che raggiungono le tavole dei consumatori siano sicuri, salubri e privi di rischi per la salute umana.

Ma è il concetto di qualità ad andare oltre la sicurezza, includendo aspetti come il sapore, la consistenza e i valori nutrizionali. Un’attenzione accurata a questi fattori non solo protegge i consumatori, ma contribuisce anche alla reputazione e alla competitività dell’industria agroalimentare italiana, in Italia e anche all’estero. Una tutela quindi nei confronti dei singoli privati consumatori, del mercato e di uno degli asset più importati dell’economia del paese.

Il convegno “Sicurezza Alimentare e Qualità” si terrà venerdì 29 settembre,

presso la Sala Rossa di Palazzo Trinci a Foligno, dalle ore 15:30 alle 18:30

Il Convegno ospiterà interventi di esperti del settore eno/agroalimentare e personalità autorevoli in materia tra cui:

  • Il Dott. Sergio Sottani, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Perugia, che discuterà del “Diritto penale del cibo e responsabilità amministrativa degli enti”;
  • Il Maggiore Sergio Riccardi, Comandante del NAS dei Carabinieri dell’Umbria, che affronterà la tematica della “Tutela della salute nel settore agroalimentare”;
  • L’Avv. Giuseppina Ivone, già Presidente di Consorzi Agrari Italiani S.p.A., parlerà dell'”Esigenza di sicurezza alimentare e la politica agricola comunitaria”;
  • Il Dott. Marco Caprai, CEO Arnaldo Caprai S.p.A., esplorerà il “Sistema di etichettatura Nutriscore: quale impatto sui prodotti italiani?”;
  • Il Dott. Mauro Cozzari, Direttore Amministrativo di Fondazione per l’Istruzione Agraria di Perugia, tratterà della “Tracciabilità dei processi, sicurezza e trasparenza dei prodotti agricoli nell’agricoltura e catena del valore”;
  • Il Sig. Giorgio Barchiesi, noto come Giorgione, che analizzerà “La sicurezza alimentare e qualità del prodotto: approvvigionamento, scelta della materia prima e sua trasformazione”.

In occasione di questo importante evento vi saranno i saluti istituzionali da parte dell’Avv. Stefano Zuccarini, Sindaco di Foligno insieme all’Avv. Carlo Orlando, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Perugia e della Fondazione Forense di Perugia e all’Avv. Pietro Morichelli, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Spoleto e, infine, Aldo Amoni, Presidente Epta Confcommercio Umbria.

Il Convegno sarà moderato dall’Avv. Giovanni Picuti, Componente della Commissione Cultura dell’Ordine degli Avvocati di Perugia.

L’evento, aperto al pubblico e gratuito, rappresenta una grande opportunità per approfondire le tematiche legate alla sicurezza alimentare e alla qualità, coinvolgendo esperti, professionisti e rappresentanti istituzionali.

L’ EVENTO IN TASCA

In copertina Illustrazione di ALE GIORGINI per Grani D’Autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla– campagna 2021 di illustrazioni d’autore incentrata sulla valorizzazione della filiera agricola italiana.

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“Acquacoltura e Ristorazione” al centro dell’attenzione mercoledì 27 settembre al Porto di Piombino (LI). Promosso da Isnart e Agroittica Toscana in collaborazione con API, FIC e l’Unione Regionale Cuochi Toscani l’evento, riservato agli chef, sarà un importante momento immersivo e info-formativo sulle opportunità dell’acquacoltura sostenibile per il mondo della ristorazione. Clicca per conoscere il programma e partecipare!

Come far fronte alla richiesta dei ristoratori di pesce fresco, sicuro e di alto livello qualitativo? Una possibile risposta alla necessità emergente della ristorazione italiana può arrivare dal mondo dell’acquacoltura. In un contesto internazionale sempre più caratterizzato dalla costante compressione degli stock ittici naturali, conseguenza del sovrasfruttamento delle risorse di pesce su scala globale, la tecnica dell’acquacoltura, che comprende la piscicoltura e la molluschicoltura, è in grado di garantire l’approvvigionamento di un prodotto controllato, sostenibile e dall’elevato standard di qualità.

Un tema molto attuale sul quale Isnart, l’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, è molto impegnato e che è stato il protagonista di un convegno tenutosi ieri nel capoluogo lombardo presso la sede del CAPAC, Politecnico del Commercio e del Turismo. Il momento di approfondimento dal titolo “Acquacoltura sostenibile. Ristorazione e acquacoltura: mercato, qualità, salute” ha messo in evidenza i benefici che l’acquacoltura può apportare per lo sviluppo del comparto della ristorazione italiana. Dalla certezza di acquistare un prodotto di origine sicura e verificata, fresco, di grande varietà e frutto di un allevamento, di un trattamento e di una lavorazione sostenibili, proveniente da un sistema di filiere corte che garantisce occupazione continuativa alla popolazione locale.

“Siamo il primo Ministero dell’Agricoltura in Europa ad aver avuto la certificazione per l’acquacoltura sostenibile, un settore strategico per l’Italia, che vogliamo sostenere e valorizzare per aprire nuove possibilità di crescita”, Così il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida ha definito l’apporto dell’acquacoltura nel corso di una fiera gastronomica nel Lazio.

Al convegno sono intervenuti Carlo Squeri, Segretario Associazione Pubblici Esercizi Milano, Alessandra Arcese, Coordinatrice Area Qualificazione di Isnart, Andrea Fabris, Direttore di A.P.I. Associazione Piscicoltori Italiani, Eraldo Rambaldi, Direttore di A.M.A Associazione Mediterranea Acquacoltori, Matteo Scibilia, Consigliere EPAM/FIPE Milano con delega alla tradizione del territorio e John Giovannini, Direttore Commerciale e socio Italian Caviar Srl (Agroittica Lombarda Group).

L’evento in calendario il 27 a Piombino (LI) e che si terrà nell’ambito di un’iniziativa promossa dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e da Unioncamere, intende dare risalto al carattere innovativo dell’acquacoltura sostenibile e all’evoluzione della produzione ittica da piscicoltura, mettendo in luce gli elementi positivi e i vantaggi del sostegno di una filiera corta e strutturata, capace di soddisfare la domanda attuale del mondo della ristorazione, sempre più professionalizzato ed esigente quanto alle scelte di fornitura degli alimenti e delle proposte gastronomiche rivolte al pubblico.

“Testimoniare il valore aggiunto che l’acquacoltura può rappresentare per i nostri ristoratori e quindi per la nostra economia e per la tutela degli ecosistemi significa evidenziare i benefici che possono derivare dalla scelta di prodotti ittici provenienti dall’itticoltura. Un modello di produzione che assicura e certifica la sicurezza, la qualità e la sostenibilità dei pesci e dei mitili allevati a garanzia degli esercenti e dei consumatori”, ha commentato Loretta Credaro, Presidente di Isnart.

Acquacoltura sostenibile, una risorsa certificata e di qualità per la ristorazione

Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, promuove così un evento di approfondimento sui vantaggi dell’itticoltura e un’esperienza immersiva nel mondo della piscicoltura dedicata agli chef italiani che permetterà di inquadrare le evoluzioni della produzione ittica da acquacoltura, evidenziando i vantaggi della creazione di una filiera corta a beneficio del settore della ristorazione che può ricevere un prodotto di alta qualità, sostenibile, fresco e controllato fin dalla nascita, a garanzia della sicurezza dei propri clienti e della tenuta degli standard della propria offerta gastronomica.

Promosso da ISNART e Agroittica Toscana, in collaborazione con l’API – Associazione Piscicoltori Italianai, FIC – Federazione Italiana Cuochi e L’unione Cuochi Toscani, l’evento è RISERVATO gli CHEF e prevederà la visita presso l’allevamento in mare aperto dell’Azienda AgroitticaToscana, tra le maggiori del Paese, seguito da un focus tecnico scientifico a cura di biologi e operatori specializzati che illustreranno le varie tecniche di allevamento in mare.

Ambiente e sicurezza alimentare. Il progetto Acquacoltura Sostenibile

Acquacoltura Sostenibile, una certificazione a tutela degli ecosistemi marini e del consumatore. La metà dei prodotti ittici che consumiamo vengono dall’acquacoltura, una realtà che a livello europeo è oggi un punto di riferimento per sostenibilità, qualità dei prodotti e rispetto dell’ambiente. L’allevamento ittico ha conosciuto negli anni recenti una rapida evoluzione anche in Italia grazie all’ampia biodiversità e diversificazione delle specie di pesci allevate e sul versante legislativo nazionale, a garanzia della produzione e del consumo costituendo un quadro normativo tra i più evoluti.

Nasce da qui nel 2020 “Acquacoltura Sostenibile”, il sistema di certificazione riconosciuto dall’UE e vigilato dal MASAF, un riconoscimento di natura istituzionale e pubblica che attesta la qualità e la sostenibilità del prodotto ittico allevato lungo tutto il ciclo di produzione e trasformazione. Questo marchio, parte del Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica, consiste in un’etichettatura conferita ai prodotti che soddisfano i requisiti definiti dal relativo disciplinare e attesta quindi la tracciabilità, la qualità dei pesci e dei molluschi allevati così come il rilievo etico grazie al rispetto delle performance ambientali e sociali da parte delle aziende della filiera.

Grazie al progetto Acquacultura Sostenibile, per i professionisti e gli esercenti della ristorazione è possibile acquistare specie ittiche da imprese di acquacoltura certificate, da cui approvvigionarsi in maniera sostenibile, potendo disporre durante tutto l’anno del pescato da inserire nelle proprie proposte di menù.

Cuochi e ristoratori sono invitati a farsi promotori di nuove scelte di consumo presso i propri contatti professionali e i clienti contribuendo a testimoniare la qualità del pesce allevato rispetto a quello selvatico, in linea con i gusti e le tendenze dei consumatori di oggi che sempre più percepiscono il pesce d’allevamento come più sostenibile e in grado di garantire il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed occupazionale.

La dimensione dell’acquacoltura in Italia

Il comparto dell’acquacoltura nel nostro Paese costituisce oggi un’esperienza di eccellenza in Europa in termini di qualità complessiva e sicurezza alimentare del prodotto e per la solida realtà di filiera corta. In Italia sono attivi circa 800 impianti di acquacoltura che producono 140 mila tonnellate l’anno di prodotto contribuendo a circa il 40% della produzione ittica nazionale e al 30% della domanda di prodotti ittici freschi, occupando circa 7.500 lavoratori.

in copertina Seaspiracy’ è bene che si rivolga l’obiettivo sulla fauna acquatica, tradizionalmente sfruttata in maniera intensiva, bisogna però farlo con il massimo rigore, affinché la discussione sia davvero proficua.

in copertina Seaspiracy, il documentario di NETFLIX sulla fauna acquatica, tradizionalmente sfruttata in maniera intensiva.

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La marinatura è una tecnica antica e versatile che può trasformare un alimento – carne, pesce o verdure – in un’esperienza culinaria memorabile. Ma qual è la sua storia? Quali sono i benefici? Quante le tipologie? Quali gli ingredienti chiave? E come si combinano sapientemente per ottenere il risultato migliore? Scopriamolo insieme!

La marinatura è dunque una tecnica culinaria estremamente versatile e preziosa la quale, grazie all’utilizzo di ingredienti di qualità e al rispetto delle proporzioni e dei tempi adeguati, permette di sperimentare diverse combinazioni di sapori e consistenze, ottenendo risultati sdeliziosi. Questo processo serve ad ammorbidire le fibre e donare spiccate caratteristiche alle carni e pesce, nonchè aggiungere profondità gustative alle verdure. La marinatura può essere sia a secco che umida, a seconda degli ingredienti utilizzati e dei gusti personali.

Un pò di Storia – Cos’è la marinatura e da quale barile arriva

Doveroso è fare qualche passo indietro, perchè la marinatura è una tecnica antichissima, già utilizzata in Cina più di duemila anni fa.

Le marinature nascono dal genio popolare che dovendo conservare il cibo con mezzi di fortuna e in condizioni igieniche spesso precarie ha inventato una tecnica infallibile, o quasi. La madre di tutte le marinate è quella del pesce che serviva per sfamare i marinai durante le lunghe navigazioni. Prima fritto, poi conciato con aceto e aromi per essere stivato nei barili e consumato un po’ alla volta. Due procedimenti per bloccare i processi fisiologici di alterazione e creare una difesa contro i batteri killer, temibili allora come ora. 

La marinatura come tecnica di cucina si diffonde in Italia, durante il Rinascimento, la parola deriva dall’espressione “acqua marina” perché si usava mettere gli alimenti nell’acqua di mare, così da refrigerare e marinare insieme, ritardando la proliferazione batterica e quindi “allungando” la vita dell’alimento.

E che in principio questa tecnica di conservazione sia stata inventata proprio per il pesce lo testimonia anche il fatto che una sua variante molto diffusa come il carpione prende il nome dalla carpa, quella creatura d’acqua dolce dal sapore un po’ fangoso che viene tradizionalmente miracolata dalla frittura in olio e dalla successiva aromatizzazione con aceto di vino bianco, alloro, salvia e grani di pepe. Servito rigorosamente freddo, il carpione diventa un buon antipasto o un piatto di magro. Nel territorio dell’antica Repubblica di Venezia lo stesso trattamento viene riservato alle sarde, con l’aggiunta di uva sultanina, pinoli e abbondantissima cipolla. E va sotto il nome di saor. Letteralmente sapore. Un piatto agrodolce come le commedie di Goldoni. Un must per la festa del Redentore, quando lo sfolgorio dei fuochi pirotecnici illumina a giorno la notte malinconica della laguna. Piatto popolare per definizione, il saor è un connubio felice tra pesci di piccola taglia e un antisettico spontaneo come la cipolla, che ha finito per diventare un emblema della cucina alla veneziana. La versione povera dello sposalizio col mare dei Dogi. 

In realtà il gusto ad alta definizione delle marinature è presente in tutte le cucine del Mediterraneo, spesso sotto forma di scapece, dallo spagnolo escabeche, dove la severità profonda delle spezie usate nei paesi del Nord viene sostituita dalla fragranza estiva della menta fresca, dell’aglio crudo, dell’origano e del basilico. E dove spesso alla forza spiritosa dell’aceto viene preferito il gusto esperideo del limone. Aspro e dolce allo stesso tempo, soprattutto se si tratta del citrus di Amalfi e di Sorrento. 

Oggi però molti cuochi preferiscono le marinature non violente, magari per osmosi, mettendo gli alimenti e le spezie sottovuoto. Così la polpa del pesce o della carne diventa una sola cosa con gli aromi. Una transustanziazione di essenze e consistenze, odori e sapori, che ha qualcosa della sinestesia, quanto basta dell’alchimia. E una buona dose di fantasia. 

A cosa serve la Marinatura?

La marinatura ammorbidisce e insaporisce la carne, rendendola tenera e succulenta. Al pesce conferisce sapore e consistenza, aiutando a mantenere la sua forma durante la cottura, ma va marinato per un periodo di tempo più breve rispetto alla carne. Il sapore naturale delle verdure viene esaltato con la marinatura che risulta essere ideale per le verdure grigliate o arrostite.

tagli di manzo che si prestano con gioia alla causa della marinatura sono le costine, la spalla, la bavetta, lo spezzatino, mentre per il maiale si può scegliere anche la lonza, per il pollo invece le sovracosce e le cosce sono perfette per essere marinate.

I pesci ideali per la marinatura sono branzino, orata, merluzzo, cernia, sgombro, acciuga, sardina, ma anche salmone, tonno, pesce spada e frutti di mare come gamberi, calamari, seppie.


Funzioni principali della marinatura per gli alimenti

La marinatura riveste diverse funzioni fondamentali, che concorrono a migliorare la qualità degli alimenti sia dal punto di vista gustativo che dal punto di vista della conservabilità. La marinatura, in particolare quella realizzata con l’impiego di sostanze acide, permette di ammorbidire le fibre muscolari degli alimenti, rendendo, ad esempio, carne e pesce più teneri e facili da masticare.  Questo effetto si ottiene grazie all’azione degli acidi, che agiscono sulle proteine degli alimenti, sciogliendo parzialmente le fibre muscolari e facilitando la penetrazione degli aromi. Grazie all’azione combinata degli ingredienti liquidi e degli elementi aromatizzanti, la marinatura contribuisce a insaporire gli alimenti, conferendo loro sapori e profumi intensi e caratteristici.
Il tempo di marinatura varia a seconda della tipologia di alimento e della marinata utilizzata, ma in genere è necessario lasciare riposare gli ingredienti per un periodo che può andare da alcune ore a diversi giorni, affinché possano assorbire i gusti e gli aromi desiderati.

Un ulteriore aspetto della marinatura riguarda la capacità di prolungare la conservabilità degli alimenti. L’azione degli acidi e degli oli presenti nella marinata, infatti, contribuisce a rallentare lo sviluppo di microrganismi responsabili del deterioramento degli alimenti, favorendo una conservazione più lunga e sicura. La marinatura è dunque una tecnica culinaria estremamente versatile e preziosa e, grazie all’utilizzo di ingredienti di qualità e al rispetto delle proporzioni e dei tempi adeguati, è possibile sperimentare con diverse combinazioni di sapori e consistenze, ottenendo risultati deliziosi.

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La storica stazione di servizio Eni in viale America all’EUR cambia volto apre oggi al pubblico. Si chiama ALT – Stazione del Gusto; è il flagship della nuova collaborazione tra Romito e Enilive; è vicinissimo alla Fermata Eur Fermi della Metro B; è un format per rendere accessibile a viaggiatori e residenti una ristorazione di “fast Good” a partire dalla Bomba!

Già Castel di Sangro e a Montesilvano in Abruzzo portavano in sé il primo tratto di questa evoluzione/rivoluzione che fa capo al piglio imprenditoriale dello Chef Niko Romito (Reale-Casadonna 3 Stelle Michelin) che, con il suo team di Accademia ed Enilive – brand di Eni Sustainable Mobility, apriranno 100 “stazioni di carburante gastronomico di qualità” nelle grandi città, sulle statali italiane e oltre. Ne avevamo parlato QUI.

https://www.mangiaebevi.it/alt-niko-riparte-con-eni-e-le-nuove-stazioni-di-carburante-gastronomico/

La standardizzazione non abbassa la qualità ma migliora l’offerta per un pubblico più ampio.

Niko Romito

Questo uno dei concetti chiave del nuovo format che ripensa le stazioni di rifornimento sostenuto da un grande lavoro di ingegnerizzazione e replicabilità dei processi. Tutti i prodotti sono studiati in ogni fase produttiva e di servizio, così da poter arrivare al punto vendita con un protocollo di rigenerazione del prodotto che consente a chi è in cucina un logaritmo di lavorazione, quasi annulla il margine di errore (perchè errare è umano) e soprattutto azzera lo dello spreco perchè il cibo viene rigenerato solo se ordinato.

Un esempio su tutti è la “BOMBA” – ha detto Niko Romito – un prodotto iconico di ALT. L’abbiamo realizzata facendo una scelta che difficilmente un artigiano può fare. Prima di tutto abbiamo deciso che doveva essere vegetale, senza grassi animali, uscendo fuori dalla tradizione. Quindi abbiamo studiato e realizzato un prodotto usando un olio ideale per i grandi numeri.

Io nasco come cuoco in una piccola cucina ma quando sono entrato nell’industria mi sono reso conto c’era la necessità di realizzare prodotti in quantità ma di altissima qualità. Con le bombe mi sono reso conto che si può fare utilizzando l’olio di prima frittura e mantenendo comunque un prezzo basso. Ogni bomba da ALT – come da BOMBA – è fritta in olio nuovo alto oleico.”

La Bomba realizzata da Niko Romito è infatti la rivisitazione di un classico della pasticceria italiana elaborato in chiave moderna. La produzione è affidata a un laboratorio centrale dove le bombe sono prodotte, fritte e surgelate, poi trasportate nel singolo punto vendita dove sono rigenerate, farcite al momento e servite calde.

Semplice nella modalità di fruizione ma ricercato nel gusto e nella lavorazione, è un pasto semplice, veloce e insieme molto gustoso.

IL MENU di ALT- STAZIONE DEL GUSTO

Bomba è la rivisitazione di un classico della pasticceria italiana elaborato in chiave moderna. E fa parte del Menu pensato per ALT Stazione del Gusto che tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22 propone un’ offerta di ristorazione pensataper le persone in movimento e che non fanno sconti sul gusto. Pasti semplici, veloce e gustosi, un’offerta che copre l’intera giornata. Un format versatile, con un modello di servizio snello e veloce.

Il Menu – fotografico e intuitivo – propone: Pollo fritto intero (marinato con spezie, cotto a vapore e fritto), patate croccanti, toast, focacce al pomodoro e quelle con la mortadella, polpette, zuppe, insalate, pane buono con mantecato di baccalà e le super bombe di Niko (delle quali parleremo meglio più avanti) in versione dolce e salata, e ancora torte, biscotti e gelati soft con caramello e noccioline.

Da oggi il rifornimento del gusto passa da ALT – Stazione del Gusto

ALT Stazione del Gusto

viale America 270, Roma

Apertura al pubblico da mercoledì 20 settembre 2023

Orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22

Per informazioni: sito web ALT Stazione del GustoFacebookInstagram

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Borgo Santa Cecilia presenta: “Il Borgo Selvaggio”, un’immersione fisica e sensoriale nei sapori del bosco umbro. Da settembre a novembre, 3 le date del nuovo format ideato dal Borgo e les Collectionneurs, per vivere a 360° la cucina selvaggia e le sue interpretazioni d’autore in una scenografia forestale.

Nate dalla collaborazione tra Borgo Santa Cecilia e gli chef di les Collectionneurs, i pranzi-evento di Borgo Santa Cecilia, nei pressi di Gubbio, puntano alla valorizzazione della selvaggina e alle carni da allevamento brado. I tre appuntamenti – 20 settembre SINTESI | 25 ottobre – MARENNà | 22 Novembre IL TINO – vedranno come protagonisti i boschi della Tenuta insieme alle “4 mani” dello chef resident del Borgo Alessio Pierini e dei tre chef che lo accompagneranno negli appuntamenti, per l’occasione nella veste di veri domatori di fuoco.

GLI APPUNTAMENTI

  • Mercoledì 20 settembre: pranzo nel bosco con gli chef Sara Scarsella e Matteo Compagnucci – SINTESI* (Ariccia RM) – 1 stella Michelin
  • Mercoledì 25 ottobre: pranzo nel bosco con lo chef Roberto Allocca – MARENNA’ – Borgo San Gregorio – Feudi San Gregorio (Sorbo Serpico AV)
  • Mercoledì 22 novembre: pranzo nel bosco/cena in ristorante con lo chef Daniele Usai – IL TINO* (Fiumicino RM) – 1 stella Michelin

IL FORMAT

L’idea nasce dallo spirito che anima la community di les Collectionneurs, di cui Borgo Santa Cecilia fa parte, che vede nella collaborazione tra le diverse realtà un suo punto di forza. Potenziano l’unicità delle occasioni un contesto ricco di suggestione, il territorio nel quale sorge Il Borgo Santa Cecilia, una tenuta di oltre 300 ettari, habitat ideale per cinghiali, caprioli, cervi, lepri, starne, fagiani, beccacce e pernici.

“Il Borgo Selvaggio” è quindi un’immersione nella cultura gastronomica “wild” e nella natura lussureggiante di questo angolo di Umbria grazie all’allestimento dei pranzi direttamente all’interno dei boschi che circondano la struttura. Gli ospiti avranno modo di assaggiare i prodotti del borgo, vere eccellenze della tradizione norcina e della famiglia Onorato e, dopo un’affascinante passeggiata nella vegetazione, saranno accolti tra gli alberi per un pranzo d’eccezione. Qui, intorno a un’unica tavolata conviviale, si degusteranno i piatti selvaggi realizzati a 4 mani dagli chef les Collectionneurs, cucinati direttamente in loco “solo con fuoco vivo”, in quegli stessi luoghi dai quali provengono la maggior parte delle materie prime che li compongono, immersi in una sinestesia di suoni, luci e odori nella natura più selvaggia.

Nella prima immagine lo staff del Borgo: Giuseppe Onorato, Serena Sebastiani e lo Chef Alessio Pierini 

Borgo Santa Cecilia

Un antico Borgo immerso nei boschi ristrutturato e trasformato in un vero Resort, a due passi dal Santuario di Santa Cecilia e vicino alla città di Gubbio. Immerso in una Tenuta Faunistico Venatoria di 320 ettari, 200 di bosco e 120 coltivabili, dove assaporare i profumi e i sapori della natura grazie alla cucina autentica e ricercata del ristorante e all’accoglienza del resort per vivere a 360° la natura di questo luogo incontaminato in un’ottica fortemente ecosostenibile. Protagonista assieme ad altre 18 imprese della rete “Umbria Selvatica” una filiera umbra per favorire la corretta gestione delle carni di selvaggina, per un proodtto di qualità, salubre e sostenibile per contrastare la crescita numerica delle popolazioni di ungulati selvatici.

Les Collectionneurs

Les Collectionneurs è una community di ristoratori, albergatori e viaggiatori accomunati dal gusto per il viaggio, che vanta come Brand President Alain Ducasse. Nel 2023 sono 540 gli indirizzi di alberghi e ristoranti in 11 Paesi d’Europa e del mondo. Ristoranti e alberghi selezionati che condividono i valori della community e la promessa di offrire esperienze all’insegna del bien-dormir e bien-manger in “case” a misura d’uomo che favoriscono l’incontro. Che siano dimore di campagna o boutique hotel cittadini, ristoranti gastronomici o bistrot gourmet, in ogni indirizzo è possibile vivere un’esperienza unica. www.lescollectionneurs.com/it/

Per Info e Prenotazioni

Borgo Santa Cecilia info@borgosantacecilia.com www.borgosantacecilia.com

075 925 2157

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Sulla passeggiata di Frascati (RM) arriva la Fiera dei Sapori d’Italia. Dal 21 al 24 Settembre più di 50 specialità gastronomiche e oltre 100 vini della tradizione regionale italiana insieme a masterclass, showcooking, spettacoli teatrali e laboratori per bambini. Scopri come funziona l’evento gli orari, i gettoni e gli sconti per i viaggiatori!

Sarà un viaggio nel Gusto che attraversa l’Italia quello che da giovedì 21 settembre a domenica 24 settembre popolerà di prelibatezze italiane Viale Vittorio Veneto, Piazza Roma e Piazza San Pietro, per la gioia degli amanti della cucina e del buon vino perchè quest’anno la “Fiera dei Sapori d’Italia” regalerà ai suoi avventori un’esperienza enogastronomica a 360° all’insegna dei migliori sapori della Penisola.

L’evento -. patrocinato dal Comune di Frascati e da Sistema Castelli e organizzato da Valica, in collaborazione con Regione Lazio, “ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio” e Trenitalia – porterà infatti nella bella Frascati più di 50 specialità iconiche della cucina regionale italiana tra cui primi, secondi, sfizi e dolci, e 100 etichette di vini nazionali.

Qualche esempio? Canederli del Trentino Alto Adige, cannoli siciliani, orecchiette pugliesi e strangozzi al tartufo dell’Umbria accompagnati una vasta selezione di etichette DOC e DOCG provenienti da diverse regioni d’Italia quali Barolo, Amarone, Chianti Classico, Frascati, Primitivo, solo per citarne alcuni.

Ma la Fiera dei Sapori d’Italia sarà anche un momento di approfondimento, cultura e scoperta di tutto ciò che è legato al mondo dell’enogastronomia. Nel corso di questi quattro giorni sono anche previste masterclass, showcooking guidati da grandi ospiti, laboratori per bambini e tante altre attività che possono essere prenotate sul sito web della manifestazione.

Lo spirito della Fiera dei Sapori è quello di ribadire il valore delle eccellenze italiane premiando l’impegno delle aziende dei vari territori, tramite dei percorsi degustativi di vini e prodotti tipici guidati dai produttori che si snoderanno nel centro della nostra città, ha dichiarato il Sindaco di Frascati Francesca Sbardella.

Sarà un’occasione di incontro per tutta la cittadinanza e un momento per sottolineare e ribadire l’impegno dei produttori del settore nella valorizzazione delle eccellenze e dei cibi della tradizione, non perdendo mai di vista l’obiettivo di mantenere alta la qualità che contraddistingue i prodotti della nostra nazione.

Come funziona l’evento: orari, gettoni e sconti per i viaggiatori

L’evento si svolgerà da Giovedì 21 settembre a Domenica 24 Settembre tra Viale Vittorio Veneto, Piazza Roma e Piazza San Pietro.

Orari:

● Giovedì 21 settembre: h 18-24
● Venerdì 22 settembre: h 18-24
● Sabato 23 settembre: h 12-24
● Domenica 24 settembre: h 12-22

L’evento è libero e non è richiesto nessun ticket di entrata. Per le degustazioni gastronomiche e per i vini, possono essere acquistati carnet o gettoni presso le casse presenti all’evento o in prevendita sul sito. Ogni gettone ha un valore di €1. È previsto uno sconto del 10% sull’acquisto del primo carnet degustazione del valore minimo di €10 per i passeggeri del regionale Trenitalia che raggiungeranno Frascati in treno. Per ottenere lo sconto è necessario esibire il biglietto singolo del treno in cassa.

Fiera dei Sapori è un evento ambizioso che si pone come obiettivo quello di riunire in un unico luogo (Frascati, alle porte di Roma) tutti i piatti più rappresentativi della cucina regionale italiana. Un’offerta varia e completa, capace di racchiudere i sapori iconici, fatti di ricette, prodotti tipici e vini – dichiara Luca Cotichini, Marketing Manager di Valica e ideatore dell’evento Fiera dei Sapori d’Italia – perché l’enogastronomia è a tutti gli effetti un valore attrattivo delle varie destinazioni italiane che, insieme alle bellezze del paesaggio, all’arte e alla cultura, concorre all’esperienza turistica e alla scelta delle vacanze. Fiera dei Sapori vuole celebrare questo patrimonio nelle sue espressioni territoriali principali”.

Informazioni utili

Per info e dettagli anche sul menù consultare www.fieradeisaporiditalia.ito scrivere su Whatsapp al numero +39 349 597 1079.

Gli organizzatori

Valica s.p.a è la prima società in Italia per “suggerimenti” turistici ed enogastronomici. Un vero Travel & Food data developer, con oltre 60 siti che compongono un network di 10 milioni di utenti unici, 25 milioni di pagine viste ogni mese, 4 milioni di follower sui social e 4,5 milioni di contatti diretti. Da 15 anni Valica è in continua espansione, in termini di business e di relazioni e si propone come “tourism market company” leader sul mercato italiano.

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