Sara De Bellis

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Secondo appuntamento per la kermesse comico-culinaria “Risate&Risotti”. Dopo il successo del 7 agosto il Mercure Sunbay Park Hotel di Civitavecchia è pronto a replicare lo spettacolo di cucina e satira, venerdì 21 agosto con un duo d’eccezione: lo chef Salvo Cravero e cabarettista dialettofono Nino Taranto.

Lui Salvo Cravero è uno chef molisano d’origine, ma da sempre legato alla Tuscia. Ha lavorato in prestigiosi ristoranti tra Roma e Viterbo, come lo storico della capitale Le Sans Souciuna stella Michelin, fino all’apertura dell’ Etoile a Vetralla, punto di riferimento della ristorazione territoriale.

Presente in diverse trasmissioni di Gambero Rosso Channel, oggi si occupa di consulenze e didattica presso alcune delle migliori scuole italiane e, in collaborazione con il Gambero Rosso Spa, cura e realizza i menu per la prima classe di Alitalia Magnifica. Nel 2019 è stato nominato Ambasciatore del gusto DOC Italy per la provincia di Viterbo.

Ultimo progetto realizzato “Chef – Experience”, cene gourmet e sommelier a domicilio per la creazione eventi unici e personalizzati.

Ad aprire la serata verrà servito un aperitivo bordo piscina con i Lamponi dei monti Cimini ed una degustazione dell’olio “Frantoio Presciuttini” di Montefiascone, con le Bollicine “Villa Sandi”da Valdobbiadene.

A seguire, lo Chef Vi delizierà: 

Tartare di alici fresche, gazpacho di pomodorini gialli del Vesuvio, misticanza e uova di pesce volante

Pasta Verrigni Pquadro con burro salato, alici di Cetara e fiore di finocchio della Tuscia

Risotto Riso Maremma, con nocciole, aglio nero e sgombro al fumo

Tataki di tonno in crosta di pistacchi, teriaki di passito e cipollotto bruciato

Spuma di yogurt, frizzante terra di cacao e gel di mango

Ad accompagnare ogni pietanza i vini della cantina “Feudi Spada”, presente nel territorio umbro con cultivar e vigneti unici nel territorio: dalle storiche vigne Grenache, al Syrah, Riesling Renano e Alicante. A fine cena degustazione del Caffè Serrani a cura di Riccardo Palazzesi.

Ad allietare la serata sarà il cabarettista Nino Taranto che affronterà i temi più attuali della società moderna: le paure umane, i rapporti tra uomo e donna e i modi in cui questi soggetti affrontano le comuni angosce in modo diverso, con comicità cinica e dissacrante interpretata numerosi dialetti: siciliano, calabrese, pugliese, campano, umbro-marchigiano, toscano, romagnolo, piemontese e lombardo per un divertimento assicurato: “le donne andranno via con il mascara sulle guance, e gli uomini con la coda dell’occhio fra le gambe”.

Fino a tarda notte si ballerà con la musica di DJ Gerardo, il corner bar sarà curato da Matteo Cerasoli per Molinari Italia Spa.

“Risate&Risotti”, da quattordici anni gira l’italia: Agerola, Parma, Positano, Orvieto, Arezzo, Bergamo, Vicenza, solo alcune delle città che hanno avuto il piacere di ospitare l’evento gastro-comico ideato da Luca Puzzuoli, affiancato da Fulvio Medici e dall’associazione “Risate&Risotti”, che porta in tavola i prodotti dell’eccellenza enogastronomica italiana sapientemente cucinati da rinomati chef che, per una sera, affiancano lo staff del locale che ospita l’evento, proponendo menù di alto livello, dove “il riso”, in tutte le sue accezioni, è protagonista: sia nel piatto, che sui volti dei commensali, poiché ogni appuntamento è allietato dalla partecipazione di comici provenienti da Zelig Colorado Cafè che con le loro esilaranti interpretazioni accompagnano le squisite pietanze.

Per info e prenotazioni contattare il numero +39.335.75.92.395.

Sponsor della serata: Antico pastificio Verrigni, Lamponi dei Monti Cimini, Riso Maremma, Casolaro Hotellerie, Agnelli pentole professionali, Frantoio Presciuttini “l’olio di notte”, Villa Sandi, Cantina Feudi Spada, Molinari Italia Spa, Caffè Serrani, Associazione italiana food blogger.

Pentole Agnelli, da sempre sostenitrice di “Risate&Risotti”, omaggerà gli chef con la padella svasata Shark Skin, panno logato e manuale strumenti di cottura Saps Agnelli Cooking Lab.

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L’edizione 2020 di “Divino Etrusco”, inserita nell’ambito di “Lazio delle Meraviglie” della Regione Lazio, torna ad illuminare il centro storico di Tarquinia, splendida città etrusca, concentrato di Arte e Archeologia, dal 19 al 23 agosto.

Per la sua quattordicesima edizione, scende in piazza con tutte le necessarie garanzie di sicurezza legate ai rischi di diffusione del Covid-19, ma soprattutto sottolineare la voglia di ripartire e dimostrare che con l’opportuna organizzazione e dovuto rispetto delle norme si può tornare a vivere anche i grandi eventi.

Associando come ogni anno la produzione vinicola alle dodici città etrusche anticamente confederate nella Dodecapoli etrusca, DIVINO ETRUSCO 2020, propone un articolato programma engastronomico su cinque coinvolgenti giornate tra street food, contest, cooking show, musica, spettacoli, artisti di strada e produzioni tipiche.

Sarà un’edizione speciale in un anno difficile quella del DiVino Etrusco a Tarquinia in questa particolare estate 2020. Più estesa nei tempi, negli spazi e nel percorso la kermesse si articola 5 giornate, dal 19 al 23 agosto, per consentire una fruizione più fluida ed occuperà tutto il centro storico, sino a piazza Titta Marini dove si svolgeranno gli show cooking, la gara di cucina organizzata da Vittoria Tassoni www.vittoriaincucina.it, i laboratori di Slow Food Condotta Costa della Maremma Laziale e le degustazioni guidate da Carlo Zucchetti cui è affidata, come di consueto, anche la selezione dei vini e l’organizzazione del percorso enogastronomico.

Guidici della gara “Divin Mangiando” di cucina saranno: Anna Moroni, cuoca e personaggio televisivo; Salvo Cravero, chef e docente del Gambero Rosso, Gabriella Cinelli, archeochef e sommelier; Gérôme Bourdezeau, gestore di cinema ed esperto gastronomo; Maria Laura Nespica, agronoma, idrosommelier e assaggiatrice Onaf e Onas e Federica Ruzier, esperta di travel experience.

il concorso, dedicato ad aspiranti chef non professionisti, è curato e organizzato da Vittoria Tassoni, Presidente dell’associazione culturale tarquiniese Il Prezzomolino, in programma il 22 agosto.

La gara gastronomica vede la collaborazione di Slow Food Costa della Maremma e ha il patrocinio del Comune di Tarquinia “Ringrazio i sei giudici che hanno accettato il mio invito a essere presenti – afferma Vittoria Tassoni – amici e amiche che ho conosciuto in questi anni, organizzando con la mia associazione corsi, eventi e conferenze per promuovere la cucina tradizionale, identitaria e territoriale”.

Partecipare è semplice e gratuito; entro il 20 agosto i candidati dovranno proporre una loro ricetta. Un primo piatto originale a base di pasta fresca o secca o riso, da eseguire nel massimo di due ore, che si richiami alla cucina regionale e alla filosofia di Slow Food, sia negli ingredienti sia nella tecnica di preparazione e di presentazione. La giuria sceglierà i cinque finalisti che dovranno procedere all’esecuzione del piatto nella mattinata indicata dall’organizzazione e nel corso del Divino Etrusco.

Per scaricare il modulo di partecipazione e avere tutte le informazioni è possibile visitare il sito www.vittoriaincucina.it

La Location della Finale della gara gastronomica sarà a piazza Titta Marini, la premiazione sarà presentata da me (Sara De Bellis, Direttore di Mangia&Bevi) e Vittoria Tassoni, verso le ore 20,45.

I finalisti e il vincitore saranno premiati con prodotti del territorio dal Lions Club Tarquinia, cui va il mio ringraziamento per il sostegno e la disponibilità dimostrati anche per questa iniziativa.

Programma – Piazza Titta Marini

mercoledì 19 agosto 2020

ore 21,00 “Il Presidio Slow Food della Carne Maremmana”
                     Show Cooking con lo chef Paolo Cappelletti del Ristorante Orsola di Allumiere (Osterie d’Italia 2020)         

ore 22,00 Show Cooking con Luca Remoli di  Chef Sapere Sapori

giovedì 20 agosto 2020

ore 18,30  Laboratorio dei bambini: facciamo la pasta a cura di Vittoria Tassoni, Slow Food Condotta Costa della Maremma Laziale

ore 21,00 “Il Biodistretto della Maremma Etrusca e Monti della Tolfa”
                      Show Cooking con Vittoria Tassoni Food Blogger www.vittoriaincucina.it

ore 22,30 “I Vini del DiVino Etrusco”
                      degustazione guidata da Carlo Zucchetti l’Enogastronomo con il Cappello www.carlozucchetti.it

venerdì 21 agosto 2020 

ore 18,30  Laboratorio dei bambini:  a cura di Cristiana Curri, Food Blogger blog.giallozafferano.it/chicchecris/, collaboratrice di Cucina & Vini.

ore 21,00 ” Il pescato locale” laboratorio a cura della  Condotta Slow Food Costa della Maremma Laziale.                                                                                                     

ore 22,30 “I Vini del DiVino Etrusco”
                      degustazione guidata da Carlo Zucchetti l’Enogastronomo con il Cappello www.carlozucchetti.it

sabato 22 agosto 2020

ore 18,30  Laboratorio dei bambini: i prodotti di stagione  a cura di Debora Valentini Agronoma, Slow Food Viterbo e Tuscia

ore 20,45    Premiazione della Gara gastronomica Il Divin Mangiando
                      Show cooking del vincitore con lo chef Salvo Cravero docente Gambero Rosso Accademy,
                      presentano:
                      Sara De Bellis, giornalista enogastronomica, direttrice www.mangiaebevi.it
                      Vittoria Tassoni, Presidente dell’Associazione il Prezzemolino

domenica 23 agosto 2020

ore 18,30  Laboratorio dei bambini:   a cura di Maria Rosaria De Luca food blogger, socia  Associazione Italiana Food Blogger

ore 21,30 “I Vini del DiVino Etrusco”
                      degustazione guidata da Carlo Zucchetti l’Enogastronomo con il Cappello www.carlozucchetti.it          

Costi:
Banchi d’assaggio I Vini della Dodecapoli Etrusca
Ticket Giornaliero
€ 15,00 calice e tracolla inclusi
Tutti i vini della Dodecapoli Etrusca (oltre 60 vini in assaggio)

Ticket 3 assaggi
€ 7,00 calice e tracolla inclusi

Ticket Ricarica 3 assaggi
€ 5,00

Apertura Casse ore 19,00

Tre ingressi per indirizzare i visitatori: corso Vittorio Emanuele per ch fosse interessato soprattutto alle degustazioni, via Umberto I per vivere l’anello dei mercatini che giunge sino a via Garibaldi e, infine, via Mazzini per un percorso nell’arte e artigianato che si snoda nella parte più antica del centro storico.

A legarli, il percorso musicale, con appuntamenti nelle piazze principali. Previsto un servizio di sorveglianza agli ingressi e lungo i percorsi, segnaletica anti-covid e un maggior numero di casse per acquistare i ticket. Ogni cantina, inoltre, sarà sistemata in un gazebo con allestimenti e segnaletica per evidenziare il necessario rispetto delle distanze

Orario percorso:
Mercoledì 19; Giovedì 20; Domenica 23
20,30 – 24,00
Venerdì 21
20,30 – 00,30
Sabato 22
20,30 – 01,00
Info:
info@divinoetrusco.it
www.divinoetrusco.it

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Sapori di Ponza dal 2 Giugno del 1989. Autenticità, inventiva, visione e dedizione al lavoro contraddistinguono l’iconico ristorante “Acqua Pazza” illuminato da 14 anni dalla Stella Michelin.

La celebre insegna non smette di regalare emozioni con un tris di novità vista mare: si trasferisce sullo splendido proscenio del Porto di Ponza, apre il B&B Casa Pesce e inaugura la Caffetteria – Cocktail Bar “Bar dei Pesci”.

Quello che dal 2 giugno 1989 affascina gli avventori de L’Acqua Pazza è la capacità di Gino Pesce e di sua moglie Patrizia Ronca di stare al passo con i tempi, di accompagnare l’evoluzione dell’isola di Ponza da quando era ancora fuori dalle rotte dei vacanzieri più mondani.

Gino è stato tra “i pionieri” della ristorazione ponzese, tra coloro che hanno creduto nella vocazione di quest’isola per il turismo, e che il tempo e la costanza ha premiato.

Saldamente legati alle loro radici, il destino della coppia era già stato segnato dalle rispettive famiglie: «Sia io che mia moglie siamo figli d’arte perché i nostri genitori avevano due ristoranti sull’isola, rispettivamente ‘La Pergola’ e ‘Mimì’. La nostra famiglia ci ha tramandato questi valori e, nonostante abbia provato altre strade, come il sottufficiale dell’esercito il portavalori per le banche dell’isola, ho sempre saputo che avrei fatto il cuoco tutta la vita. Quello che a 18 anni non immaginavo era affrontare questo percorso insieme alla donna della mia vita».

È la tradizione gastronomica mediterranea il file rouge della loro cucina. Nei suoi piatti Gino Pesce ha messo tutta l’essenza dell’isola, la forte territorialità, la schiettezza e la semplicità che caratterizza la cucina ponzese, ma vuole contestualmente che si distinguano per l’equilibrio degli ingredienti pensati per valorizzare al meglio il grande pescato isolano, dai crudi all’omonima acqua pazza, passando per spaghetti, ripieni, pasta fresca e seconde portate marinare fino ai dolci rigorosamente artigianali.

Oggi, il forte legame con il mare risulta ancora più evidente grazie al cambio di sede. L’Acqua Pazza si trasferisce in una location vertiginosa, a picco sul mare in Via Dietro la Chiesa (quella di San Silverio), 3.

Dalle ampie finestre a giorno si apre una vista magnifica, in continuo mutamento per colore, riflessi e intensità di blu che diventa parte integrante dell’esperienza gastronomica.

Il nuovo esclusivo locale si articola su quattro piani terrazzati, di cui uno interamente dedicato al ristorante, mentre gli altri, versatili, ospitano un cocktail bar diffuso, nuovo fiore all’occhiello della stagione ponzese.

Nel menu, a farla da padrone è, ovviamente, il pesce esclusivamente locale e selvaggio, con tracciabilità certificata grazie alla Cooperativa di pescatori ponzesi, fedele fornitore di materia prima fresca e di stagione.

Tonni e pesce azzurro, spigole, aragoste, astici e ricci di mare, tutti pescati nelle baie di Lucia Rosa, Cala Gaetano e lungo le coste dell’isola dove le correnti sono più forti e il pesce arriva dal mare profondo. Immancabili i cavalli di battaglia di Gino Pesce come gli Spaghetti ai ricci, le Polpette di merluzzo e le Linguine alla spigola, fresche e delicate.

E poi i Tortelli di dentice con salsa di pomodoro fresco, dal gusto intenso e avvolgente, la Catalana e il Tonno, servito crudo e cotto. E ancora i Crudi, must dell’ Acqua Pazza, che compongono un piatto servito con crostini di pane raffermo, acqua di pomodoro, burrata fresca pugliese e gamberetti crudi; c’è poi spazio per la Tartare di merluzzo arricchita con colatura di alici e per quella di tonno condita con la senape e una spumetta bianca di acqua di mare.

Alla fine Carpaccio di ricciola, rapa rossa, capperi disidratati e goccioline di yogurt, infine Gambero e Scampo crudo. Non mancano poi le proposte vegetariane come l’antipasto uovo e zucchine, i rigatoni cacio e pepe e la parmigiana di melanzane. Tra i secondi la Seppia al gusto brace, guarnita con capperi, crema di menta e semi di papavero su una base di misticanza oppure il Carpaccio di dentice con alghe in polvere e riccio di mare fresco.

Il menu degustazione (75 euro a persona), studiato dallo chef per incantare il palato e stuzzicare le papille gustative degli ospiti, comprende due antipasti ( il carpaccio di ricciola e la seppia gusto brace con misticanza e menta), un primo piatto (tortelli di dentice con salsa di pomodoro cruda), un secondo (pesce spada marinato alla soia, cotto al forno con carote e semi di papavero) e un dessert alla nocciola.

I polivalenti spazi di questa incantevole location permetteranno di ampliare e differenziare l’accoglienza che nel suo futuro, non esclude un porticciolo privato per approdare direttamente all’Acqua Pazza.


La vivacità imprenditoriale di Gino Pesce non si è fermata qui. L’altra novità si chiama Casa Pesce, un caratteristico B&B situato a pochi minuti dal porto, curato nel dettaglio dove concedersi momenti di vero relax nell’accogliente spazio esterno o nella piccola piscina che vuole riprodurre l’acqua di una caletta con i ciottoli.

Ad avvalorare questo servizio, sempre nel centro storico dell’isola c’è il Bar dei Pesci by Acqua Pazza che oggi occupa la vecchia sede del ristorante con la nuova formula di caffetteria e cocktail bar insieme all’immancabile pasticceria di propria produzione.

L’attività, orchestrata da Ludovica, figlia di Gino appena laureata in Comunicazione, si trova in Piazza Carlo Pisacane ed è operativa tutti i giorni con orario no stop dalle 7 del mattino alle 3 di notte.

Al Bar dei Pesci la giornata inizia davanti a un croissant appena sfornato ma è anche un luogo strategico per una veloce pausa pranzo, mentre continua a ingolosire i palati grazie alla ricca vetrina dove Babà e frolle sono solo alcune delle dolci tentazioni; l’aperitivo è sincronizzato con il rientro dalle barche al porto e le calde serate estive, mitigate dalla brezza marina, continuano fino a notte fonda tra raffinati drink, buona musica, cocktail d’autore e distillati.

La carta, studiata da Silverio Migliaccio, giovane bartender con un’esperienza da Joël Robuchon, “chef francese del secolo”, dove ha assimilato una visione aperta e lungimirante in fatto di miscelazione, così alla vasta selezione di cocktail classici, affiancati da drink più concettuali, si aggiunge una fornitissima carta dei vini che conta oltre 900 referenze italiane e internazionali con l’ingresso di Pommery, Maison di Champagne di cui è stata scelta la linea Apanage.

Chef Gino Pesce

Classe ’65, Gino Pesce, insieme a sua moglie Patrizia, da oltre trenta anni si colloca al vertice di una cucina marinara, schietta e genuina, ben radicata nel territorio ma con un occhio alla contemporaneità.

Il menu del suo ristorante affacciato sulla costa di una delle più belle isole del Mediterraneo è un inno al mare, fonte inesauribile di creatività e meraviglia. Protagonisti assoluti della sua cucina sono infatti i prodotti del territorio, sia per quanto riguarda il pesce, rigorosamente selvaggio e pescato lungo le coste di Ponza, sia per quanto riguarda le verdure, provenienti dai terreni dei contadini isolani. Passione, tecnica e grande armonia tra sala e cucina hanno permesso a Gino e Patrizia di raggiungere le vette più alte dell’Olimpo della ristorazione tanto da ottenere, nel 2006, la prestigiosa stella Michelin.

ACQUA PAZZAVia Dietro la Chiesa, 3 Isola di Ponza Orari: aperto tutti i giorni dalle 19:00 alle 2:00Ristorante 077180643 | Cocktail bar 3341302548

BAR dei PESCI – Piazza Carlo Pisacane – Isola di Ponza – 340 553 901

CASA PESCE – via Dragonara 10 – Isola di Ponza – 371 349 0602

acquapazza@ponza.com www.acquapazza.com

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Massimo Viglietti e la sua metrica gastronomica, il suo estro, il suo modo personale di fare, pensare e proporre cucina, va in scena in una lunga performance nello spazio kaiten di Taki, tempio romano della fedele ristorazione orientale, in quel di Piazza Cavour.

Sganciata dagli schemi, Viglietti crea una nuova dimensione della cucina d’autore a nastro senza nastri; un laboratorio di idee da mangiare, un bancone per la sperimentazione ragionata che trascende il cibo; un luogo non luogo di stimoli per la mente in un personale percorso multisensoriale e pervadente.  

Difficile definire Massimo Viglietti, imbrigliarlo, catturare la sua personalità eclettica in una sola parola. Possa anche questa essere incredibilmente ampia come Chef o Artista, non basterebbe a descrivere la particolarità della sua visione, della sua metrica culinaria di rottura, anticonformista e introspettiva. 

Cresta, orecchino, tatuaggi (per il momento 26), passione per il rock, per il punk, per i Clash, per Corto Maltese e per le vivide espressioni dell’estro umano. Volendo parlare in termini musicali, Massimo Viglietti si avvicina più al profilo del cantautore (di scuola genovese, chiaramente) che a quello di cantante, ovvero di colui che, al di là dello share delle masse, compone attingendo dal proprio intimo cercando di trasmettere l’essenza della propria poetica o, parlando in termini artistici, al profilo dell’artista ribelle, provocatorio e ingovernabile, che sente il bisogno di osare, di sfidare menti, venti e correnti.

La sua personalità è poliedrica, per certi versi difficile. I suoi riferimenti ampi: letterari, culturali, musicali. La sua cucina di testa e di pancia, eccentrica, personale, così come l’articolato percorso che propone da Taki Labò (ne avevamo già parlato qui), sempre in divenire e mai uguale a se stesso. Un percorso dove Viglietti diventa performer dettando tempi, ritmi e musiche immaginate per suscitare immagini, ricordi, associazioni, sinestesie.

Un gioco di sensazioni che partono dal piatto, ma vogliono prescinderlo.

“Taki Labò per me è un laboratorio dove lavorare alle mie idee, per portarle dentro TAKI OFF. Gli ospiti vivranno un’esperienza immersiva, ogni sera ci sarà una performance differente, con la mia musica di sottofondo. Nei piatti troverete gli ingredienti giapponesi ma non solo, perché ho pensato a delle proposte senza frontiere: dovrete prepararvi a “The dark side of Taki”, racconta lo chef Viglietti.

La sua cucina è agile, trasgressiva, a tratti erotica, sganciata da tutti i riferimenti classici; quello che propone è un percorso dinamico, che guizza da un patè di quinto quarto in sfoglia croccante alla pepita di wagyu, dalla focaccia ai grissini al wasabi in accompagno, dall’Insalata croccante di verdure, baccalà e foie gras alla Tartare di manzo con gambero condita dagli “umori della sua testa” spremuti “a freddo” nel piatto direttamente dallo chef.

E poi ancora l’intenso brodo vegetale realizzato con la moka express (must dello chef ligure), che accompagna i Gyoza – omaggio diretto alla tradizione nipponica – ed è caratterizzato dal tuorlo d’uovo crudo che, lucido come un sole, amalgama a sè le note del katsuobushi (tonno essiccato) diventando un denso e squisito consommè 3.0

Nel segno del Sol levante gli Spaghetti freddi di Soba integrale con salicornia in tempura, sardine leggermente affumicata, salsa bernese, funghi ovuli e brodo di ovulo aromatizzato anticipano il sipario della cena e due dolci folli in arrivo: Banana, cioccolato bianco, frolla salata e cavialeprovocatoriamente maschilista, a detta dello chef- che esalta il concetto di piacere con ingredienti decontestualizzati e (h)arditi accostamenti, che pian piano si evolvono nel palato; chiude il Gambero Suzette, gelato al tè verde, crumble salato e yuzu che unisce la freschezza e l’amarezza del tè verde alla dolcezza del crostaceo con piacevoli picchi di sapidità.

Tra bonsai, tele di riso e fiori di ciliegio, si mangia seduti al bancone nei 15 posti pensati per garantire la distanza di sicurezza, due sono le proposte: la prima annovera dieci portate con wine pairing a 130 euro: la seconda si snoda in sei portate, sempre con abbinamento di vini e bevande, a 90 euro. “Il vino è un alimento e, come tale, devono esserne considerati gli apporti nutritivi all’interno di un menu, in cui ogni elemento ha il suo peso. Ho immaginato per questo un insieme di accostamenti con bollicine, vino, sakè, tè che creano per ogni piatto la giusta unione”.

Gli ingredienti, giapponesi o non, vengono interpretati in totale libertà nell’insegna di un cibo evocativo, che si muove tra similitudini, analogie e contrasti, costruendo un punto di vista singolare su ogni pietanza.

Una cucina performativa dunque, che coinvolge quattro elementi base: il tempo, lo spazio, il cibo che si fa medium, la relazione fra il performer – in questo caso lo chef, e il pubblico.

Il percorso, l’atmosfera, le luci, la musica cercano intenzionalmente di trascendere le dinamiche della ristorazione più classica sfidando gli ospiti a pensare in modi nuovi, a rompere le tradizioni e ad abbattere le idee convenzionali, a porsi domande su cosa sia la cucina; su quante sfaccettature esistano, su come sia sbagliato chiuderla dentro un unico contenitore, darle una sola lettura; e dove può condurre? E’ o non è una forma d’arte? E cos’è uno chef, nel senso contemporaneo della sua accezione?

Al di là dell’apprezzamento del singolo e del singolo piatto, lunicità della cucina di Viglietti sta proprio nelle riflessioni che induce a compiere durante questo lungo piano-sequenza in cui lo chef parla di sé, della sua Liguria, dei ricordi da bambino, della sua musica, dell’uomo e delle sue passioni, con quella follia a tratti oscura contenuta dalla purezza delle linee orientali.

Scelte, quelle di Viglietti, che in apparenza potrebbero sembrare un esercizio di stile autoreferenziale, ma che invece, ad una lettura più profonda, evidenziano la voglia, il bisogno di raccontarsi e lasciare all’altro lo spazio per ascoltarsi. 

Taki – Via Marianna Dionigi, 56/60

Aperto tutti i giorni 12:30/15:00 e 19:30/23:30

Taki Labo’ aperto da martedì a sabato 20:00/22:00

www.taki.it

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La grande bellezza della terrazza-ristorante dell’hotel FortySeven, un imprenditore illuminato, uno chef talentuoso, una barlady grintosa, uno staff affiatato: un indirizzo gourmand da evidenziare per tutti coloro che amano la cucina mediterranea, e per respirare Roma dall’alto così come non avete mai fatto.

Esistono luoghi che non si possono descrivere, vanno vissuti, respirati, mangiati. Bisogna essere lì, osservare dall’alto un panorama senza tempo, lasciare lo sguardo libero di stupirsi, dare un nuova dimensione al proprio vissuto, abbandonare le sterili corse, le nostre piccolezze, pensare meglio, farsi coccolare, assaporare il buono e il bello, sfiorando impalpabili le veloci nuvole.

Il 47 Circus Roof Garden si apre così agli occhi di chi sa guardare, di chi sa aspettare: un caleidoscopico luogo del gusto con vista sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin – che custodisce a sua volta la Bocca della Verità -, sul Foro Boario, sul Tempio di Vesta; e poco dietro gli echi del Circo Massimo e del Palatino, poi i maestosi e fieri alberi del lungotevere, che scorre lento senza mai voltarsi indietro.

Come su una ruota panoramica che vi porta in alto tra le bellezze di Roma città Eterna, per completare il piacere e sancire la perfetta identità tra l’essere e il mangiare, Chef Antonio Gentile, ha costruito un menu che omaggia la cucina mediterranea realizzata con le migliori materie e si snoda agile dall’ora dell’aperitivo – con cocktail d’autore ed estrosi apetizer – fino alla cena in un variopinto percorso che, come su una giostra, vive l’emozione di discese ardite e risalite tra fascinazione, stupore e tradizione.

Chi ha già avuto il piacere di conoscere questo giovane e talentuoso chef e di afferrare le tante angolazioni della sua cucina di mare, lo ricorderà tra le pareti essenziali del RED FISH di Ostia, dove è rimasto cinque anni, conquistando le due forchette sulla Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso.

Formatosi al fianco dei grandi Antonio Sciullo, ai tempi del George’s di via Veneto, approda al Faro di Capo d’orso con lo chef Pierfranco Ferrara, poi Londra con Heinz Beck (La Pergola***, Roma), presso il suo ristorante Apsleys, poi ancora daFrancesco Apreda (Idylio*, Divinity, Liòn, Roma), nella cucina di Imàgo* ristorante dell’Hotel Hassler, per poi scendere in costiera al ristorante Furore, del Furore Inn, con lo chef Antonio Sorrentino. Infine la chiamata di Luca Nicolotti al 47 Circus.

Capitano di un nuovo progetto, bello e vibrante quanto il suo contesto e il suo affiatato staff, Chef Gentile respira tutti gli umori di un periodo intenso, di una nuova fase di vita e di cucina, di crescita, riflessione e consapevolezza, dove sta confrontando se stesso con il tipo di cucina vuole esprimere e quella per conquistare e soddisfare i gusti e le aspettative di un’ampia clientela romana quanto internazionale.

Tavoli in ferro battuto, preziose porcellane, candide tovaglie e una mise en place raffinata, elegante ma essenziale: è qui che si poggia la cucina di Antonio Gentile. E qui che avrete il piacere di gustarla.

Il 47 Circus oggi è il risultato di un lungo percorso iniziato anni fa – spiega Luca NicolottiLa ristorazione unisce la maestria di Antonio Gentile alla competenza del nostro consulente Gabriele Enrico che ha maturato importante esperienze accanto ad Alain Ducasse e Gualtiero Marchesi.

Ma il Circus non è solo cucina. I piatti sono coprotagonisti di un grande momento di fascinazione, spettacolo e convivialità, proprio come ricorda il nome stesso del locale, termine latino ma riconoscibile in tutte le lingue del mondo. Qui al Circus l’esperienza è sinonimo di stupore, gaiezza, giovialità, nel grande viaggio tra il gusto e la storia che offre questa terrazza”.

Al 47 Circus Roof Garden Chef Antonio Gentile ha portato un concept di cucina mediterranea che, oltre alla pasta -di cui è grande interprete – e al pesce – protagonista assoluto della sua ultima cucina- abbraccia anche i piaceri della carne, sempre restando fedele ai sapori di classica impronta in un menu che, su un suggestivo sfondo romano, unisce il profumo del mare al gusto inconfondibile della terra.

Per me Roma è quasi una seconda patria –spiega lo chef – la città dove mi sono formato e, negli ultimi anni, cresciuto professionalmente. Quando Luca Nicolotti mi ha lanciato la sfida di dare un’anima a questa terrazza, un luogo di bellezza assoluta, un ristorante che potesse essere ricordato e cercato, mi sono sentito onorato e ho accettato immediatamente. Qui sono circondato da cose belle, uno stimolo per la mia cucina e per creare piatti all’altezza di questa vista“.

LA CUCINA dello CHEF

Esaltare i prodotti senza far perdere loro l’identità, fare grande attenzione alla provenienza degli ingredienti, celebrare la cucina mediterranea, ripensare quella classica, imprimere la grinta campana ai piatti, giocare con le consistenze, creare illusioni ottiche e nuove dipendenze, come quella per la “Tartare di manzo, misticanza aromatica, nocciola e parmigiano reggiano“, un esercizio da equilibrista: semplice e disarmante, netta e perfetta sulla sua corda tesa di sapori compiuti.

Tra gli antipasti il Polpo, cotto alla piastra e glassato con un fondo di verdure, servito con zucchine alla scapece (citazione campana) e una crema di pomodoro confit piace molto alla clientela, mentre il Battuto di pappa al pomodoro con avocado, cipolla rossa di Tropea e cialda di olive nere di Gaeta è un omaggio al Sud e alla sua tradizione povera.

Se il mare lo consente, Chef Gentile propone anche la sua “variazione di mazzancolle, una triade “cruda, fritta e dolce” servendo e il crudo con il gazpacho di pomodoro datterino e quinoa soffiata; disorientando il fritto con una giardiniera di verdure e le sue spiccate acidità; creando con le teste una crème brûlée che è tutto in girotondo di dolcezze, sapidità e goloso caramello.

Tra i primi più richiesti i Capellini cotti in brodo di pannocchie, crema di peperoni arrosto, tartare di ricciola e un tocco di succo di yuzu. Se la presentazione qui richiama l’oriente, gli Spaghettoni in acqua di pomodoro, con vongole e crema di zucchine, sono un tributo alla cucina campana e si mostrano bianchi, mantenendo invisibile e intatto il gusto del pomodoro; immancabili i Tortelli di genovese di manzo, finocchi e provolone “Del Monaco”, signature dish dello Chef da continuare ad ordinare ancora ed ancora.

Non sono un estremista nei gusti – spiega lo chef Gentilevoglio solo che i miei piatti siano riconoscibili e equilibrati. Tutti gli ingredienti che uso devono essere protagonisti per cui quando penso a un piatto voglio che ogni ingrediente ne risulti esaltato. Nella mia cucina gioco a rileggere un po’ i piatti della tradizione, soprattutto quelli che mi porto dietro dalle mie origini. Come il Tortello di genovese, dove il ragù di carne che di solito viene servito con della pasta, lo metto dentro al raviolo, servito con una crema di finocchi. Del resto, da bravo chef e in più napoletano, ho una grande passione per la pasta”.

Tra i secondi la Spigola al sale con lattuga, finocchi e fagiolini, brilla di luce propria per sapore e compattezza, convincendo anche i meno amanti del genere. Qui la bontà delle carni viene favorita da una cottura studiata appositamente all’interno di uno scrigno di pasta di sale, uova e farina, per mantenere la carne morbida e succosa.

Tra i dolci spicca la Lemon curd con crumble al cacao, spugna alla menta e sorbetto ai frutti rossi, che regala montagne russe di sensazioni giocate sulle dolcezze e sulle punte, godibilissime, di inattesa sapidità.

Oltre ai piatti alla carta, lo chef propone anche due percorsi di degustazione: Ispirazione, con 4 portate per 60 euro e Degustazione, con 6 portate a 75 euro (bevande escluse).

IL COCKTAIL BAR

Immancabile l’aperitivo al tramonto con stuzzichini e appetizers come la focaccia fatta in casa farcita con mortadella, la caprese d’avanguardia con spugna di pomodoro, crema di mozzarella e basilico. Il tutto da accompagnare ai vini in carta, frutto di una costante ricerca di etichette, e ai cocktail signature estivi della barlady romana Beatrice Oliviero, impreziositi da salvia, timo, aneto e rosmarino del delizioso orto urbano ospitato accanto al cocktail bar della terrazza.

Gli agrumi, frutti per eccellenza del nostro Mediterraneo, sono, insieme alle 47 etichette di gin, tra dry e aromatizzati, anche italiani, i protagonisti di altri cocktail – spiega la barlady – come l’Orange flavour, con Grand Marnier, una punta di Campari – per un omaggio all’aperitivo italiano – succo d’arancia e di limone spremuti freschi, marmellata di arancia biologica e tutto shakerato, per finire in coppa con un colore aranciato che ricorda il tramonto in terrazza e il colore simbolo del FortySeven.”

47 CIRCUS ROOF GARDEN & L’HOTEL FORTYSEVEN

Il palazzo, di architettura razionalista, in passato fu sede di un ufficio pubblico, oggi ospita il boutique hotel fresco di una recente e totale ristrutturazione. La struttura è gestita da Luca Nicolotti, che ha voluto imprimere un design moderno e molto personale.

Nicolotti da anni aveva un’ambizione: offrire una cucina di grande qualità sulla sua terrazza ed accogliere i suoi ospiti ciò che avrebbe desiderato essere accolto, godendo di un tramonto romano, accarezzati dal leggero ponentino che, arrivando dal mare, ne porta i profumi.

Aperto tutti i giorni dalle ore 18 per l’aperitivo, dalle ore 19 per la cena e il dopocena, con musica soft di sottofondo, il ristorante accoglie i clienti in un ambiente dall’eleganza italiana, con arredi essenziali ma ricercati, pensati per vivere comodamente all’aria aperta.

LE CAMERE e i GIRONI dei VIP

Ogni piano del FortySeven ha un tema differente ed è dedicato al mondo del cinema, della moda, della fotografia, con dieci tipologie di categoria, dalla suite, alla deluxe fino alla standard, vantando servizi articolati come una sala biliardo, un’area relax con bagno turco, una palestra, un cinema/sala polivalente, un bar, una sala da tè e un bistrot.

Le camere del quinto piano sono tutte con terrazza in legno ipè, arredata con salottini e piante della Macchia mediterranea, dal rosmarino all’ulivo, per rilassarsi in un inebriante salone a cielo aperto con una impareggiabile vista sui templi della Roma antica, sulla Basilica di Santa Maria in Cosmedin e sul Campidoglio. Al quarto piano, si trovano le camere dedicate ai grandi maestri della fotografia, come Helmut Newton, Elliott Erwitt e Luca Campigotto.

Il terzo piano è in onore alle icone degli anni ’60, che hanno avuto un forte legame con Roma e che sono ricordati da ritagli di giornali, oggetti personali, foto di scena e scatti d’autore: da Muhammad Ali, che brillò alle Olimpiadi di Roma, a Pelè, emblema del calcio, del quale è presente e incorniciata in una teca una maglia indossata in una partita. Solo lui fermò una grandissima Italia ai Mondiali del Messico nel 1970. Ma ci sono anche stanze che omaggiano Clint Eastwood, Audrey Hepburn, Marcello Mastroianni, Dustin Hoffman con “Il laureato” e l’allunaggio. Particolare curioso è che, in ogni stanza – dietro a delle teche – si trovano i modellini di automobili legati ad alcune di queste star, come la Citröen DS 19 che usava Audrey Hepburn a Roma o la Aston Martin di James Bond, ma con i mattoncini Lego, nella camera dedicata a Sean Connery, il primo a interpretare il ruolo dell’Agente 007. E ancora: l’Alfa Romeo Dino per “Il laureato”, la Ford Gran Torino per Clint Eastwood e la Ferrari 512 BB dedicata a lei: Brigitte Bardot.

Il secondo piano, invece, è un microcosmo legato alla moda e ai suoi grandi nomi, da Versace a Karl Lagerfeld fino a Chanel, e presto arriveranno anche le stanze intitolate ad Armani, a Valentino e a Gianfranco Ferrè.

Per informazioni e prenotazioni:

47 Circus, Via Luigi Petroselli 47, Roma.

Tel. 06 678 7816.

Sito.

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Jazz & Wine in Montalcino è il festival che dal lontano 1998 unisce e fa vivere insieme due delle passioni terrene più intime ed intense, quella per il vino e quella per la musica.

Nonostante le difficoltà e le incertezze del momento, Jazz&Wine in Montalcino, tira dritto e va avanti per la sua strada di vite, proponendo una suggestiva combinazione di musicisti e location.

Grazie all’importante e collaudato contributo dell’azienda Banfi, con la consueta e fondamentale collaborazione del Comune di Montalcino e della famiglia Rubei dell’Alexanderplatz di Roma – racconta Rodolfo Maralli, presidente della Fondazione Banfi e organizzatore della rassegna Jazz & Wine in Montalcino abbiamo messo a punto un programma di assoluto livello, con 4 grandi concerti itineranti – tra il 30 luglio ed il 2 agosto prossimi – che toccheranno alcuni dei luoghi più magici del territorio, da Poggio alle Mura all’Abbazia di Sant’Antimo, per chiudere nel salotto di Montalcino, con il concerto finale, e gratuito, in Piazza del Popolo.


Il tutto, nel pieno rispetto delle leggi vigenti e con le dovute cautele del caso, ma anche, e soprattutto, con la convinzione che c’era davvero bisogno di un gesto audace come questo, ispirato all’ottimismo, alla fiducia e al rilancio di tutte le attività produttive, economiche e culturali di questo nostro grande territorio.


Un programma ricchissimo, che conferma la statura internazionale del Jazz & Wine, un Festival nato con l’idea di far dialogare un territorio unico come la Toscana, con il suo vivo tessuto produttivo e le sue ricchezze. Un’azienda che lavora con le mani e la testa, in cui vivere esperienze poliedriche tutte tese a condividere la grande cultura del vino e quella delle sue innumerevoli connessioni.

Una produzione vitivinicola importante, una cantina moderna per mantenere sempre alto il livello qualitativo dei vini prodotti. Un calendario di concerti sempre ricco di tante sonorità, come solo il Jazz sa fare ed unire, per sigillare una passione a due voci in un unico sentire.

Per conoscere date e luoghi, cliccate qui. Buon Vino e Buon Jazz.

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Tre donne. Carlotta, Alessandra e Fabrizia. Una figlia, una mamma, una zia e un solo progetto: un Tartare Bar di tendenza sulle sfumature del rosa che propone una cucina cosmopolita e moderna, molto attenta all’estetica, ai dettami del Social media marketing, e non dimentica di metterci il sapore.

Nella teoria musicale, un accordo è la risultante simultanea di tre o più suoni diversi aventi un’altezza definita. Infatti quando tre note, ognuna con la propria sonorità, si amalgamano l’una all’altra, creano un suono unico, dando vita ad “un’armonia delle differenze” nella quale tre caratteri distinti si ritrovano, appunto, ad andare d’Accordo

E’ quello che è accaduto a Rose – Tartare Bar (ne avevamo già fatto menzione qui), dove tre donne con tre età, tre personalità, tre professionalità e tre ottiche diverse sulla vita e sul mondo hanno prodotto un unico format “dreamy” fatto di gusto nell’arredamento, sapore nelle tartare e instagrammabili citazioni social.

La nota più giovane di questo “accordo romano in Rosa Maggiore” si chiama Carlotta, 26 anni, occhi intensi da orientale, diplomata all’Accademia di Costume e Moda, grande appassionata di viaggi. 

Mi dice Carlotta: “Ho sempre desiderato avere un posto mio, un locale conviviale, dove vivere la mia passione per la cucina, perchè io stessa cucino e sperimento continuamente nuove ricette. Questa propensione l’ho ereditata da mamma, che a casa ha sempre cucinato tanto pesce e crudi. Tutti i piatti del menu infatti li ho infatti decisi io e rivisti insieme agli chef che stanno facendo un grandissimo lavoro.

Barcellona, Berlino, Londra sono state le principali capitali europee che l’hanno ispirata e le hanno permesso di buttare giù i primi ideali bozzetti del suo progetto in Rosa.

Durante i miei viaggi ho potuto notare come le capitali europee abbiamo scelto il filone PINK, che ha davvero molto seguito, ed ho voluto portare a Roma questa nuova moda. 

Molto attenta alle nuove tendenze, sembra infatti che la più recente invenzione estera, approdata anche in Italia, sia quella di arredare e colorare le pareti di cafè, ristoranti e locali di rosa, la tinta più cool del momento, nonché il colore preferito dai millennials.

Nelle tante le tonalità che vanno dal pastello al rosa antico, dal cipria al coral pink, bistrot e boulangerie ispirate al concetto “dreamy” si trasformano così nei luoghi più ambiti dagli influencers e instagramers alla ricerca dello scatto perfetto in rosa confetto.

L’atmosfera di Rose Tartare Bar – dice infatti Carlotta – è “instagrammabile, perchè il marketing va a braccetto con i social; per questo abbiamo aggiunto dei punti di intrattenimento, come il cerchio con lo specchio e la parete di fiori, per i selfie e per le storie su instagram. Le persone ci trovano con instagram e vengono a farsi le foto ancor prima di mangiare”.

A dare forma, colore e design al sogno di Carlotta ci ha poi pensato la seconda nota dell’accordo, Zia Fabrizia che, in qualità di interior designer, ha completamente ristrutturato un piccolo magazzino di via Angelo Bargoni 62 in un bistrot color pastello giocato tra funzionalità del concept (prese sotto le panche e wi-fi molto veloce per favorire lo smart working) e senso estetico, definendo i contorni di un nuovo stile da lei stessa definito “floreale massimale” che, lontano dal minimal, si carica di elementi floreali che lo caratterizzano.

Il complimento che ci fanno i ragazzi di fascia 30-40 anni, e che più mi piace, è “siamo venuti perchè è bello, ma è più buono che bello”, mi racconta Fabrizia che, oltre le tendenze a Tutto Pink, ha ben pensato di spegnere le tonalità del rosa più accesse e di arredare un luogo pensato per accogliere tutti.

La grande parete di fiori con il neon che recita così “Be faithful to your dreams” sintetizza la filosofia del locale, mentre i divani a parete e poltroncine in velluto stile diner anni ‘50 color malva, creano un ambiente moderno e rilassante con piatti, supporti e ceramiche tutti sulle nuances del rosa senza essere eccessivo.

“Mamma Alessandra” chiude l’accordo con le sonorità più intense della cucina e gestendo il ritmo dell’organizzazione generale. Una donna capace, con le idee chiare, che ha creduto e investito nel sogno di sua figlia spalleggiata da sua sorella, una mamma che ha sempre cucinato per la sua famiglia, trasmettendo l’amore per le “cose buone” e proposto crudi e tartare alla tavola di casa molto prima che seducessero il mercato gastronomico e diventassero così note, nonchè belle protagoniste di concept e menu.

MENU

Nella cucina a vista lo chef Ramì Jasmeet Singh, indiano, grande conoscitore della materia prima e con un bagaglio di importanti esperienze nella ristorazione romana di pesce – come La Rosetta, Molo 10 e Chinappi – , ha qui perfezionato la preparazioni delle tartare, da quelle più semplici a quelle più stravaganti.

Le tartare di Rose si declinano in tante tipologie: servite “nude”, all’interno di tacos e bao (pane cinese al vapore) o adagiate sopra un piatto di pasta per creare un gioco di calore e consistenze.

Tartare di salmone, tonno, ricciola, orata, carne di Chianina o di Black Angus, ma anche vegana con avocado, datterino giallo e rosso, basilico con hummus di barbabietola. Tartare tropicali, fusion, mediterranee, che ruotano in base alla stagione.

Oltre alle tartare ci sono le portate principali declinate in tre primi piatti: gli spaghetti cacio e pepe con tartare di gamberi, i mezzi paccheri al profumo di limone con tartare di scampi e pistacchio o gli spaghetti aglio, olio e peperoncino con tartare di orata. 
A queste varianti servite al piatto si aggiungono i bao buns o i tacos, ma anche il burger di scottona, di salmone o vegetariano e diversi appetizer. Dal mondo anche il polpo a la gallega, il carpaccio di orata al profumo di agrumi o quello di ricciola con pomodorini, origano e basilico e il Tataki di tonno.

Una carta di vini esclusivi e di etichette di nicchia, prevalentemente bianchi e rosé, completa, chiaramente, l’offerta un’ampia gamma di Rosè.

Contatti Rose Tartare Bar – Indirizzo: Via Angelo Bargoni 62 – 00153 RomaTelefono: +39 349.2193487 Orario: Lun-Sab (pranzo dalle 11.30/15.30 – aperitivo-cena 18.00/23.30) Chiuso la Domenica

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L’appuntamento in diretta è fissato per Mercoledì 15 Luglio, alle 12 in punto, sulle Pagine Facebook e Instagram di Castelli Romani Food & Wine.

Protagonisti della lunga diretta saranno: un originale quanto scanzonato Food Contest tra Chef professionisti e Cuochi per passione alle prese con la creatività e prelibatezze del territorio, i vini di alcune delle più rappresentative Cantine aderenti all’Associazione e gli inediti abbinamenti con il Sigaro Toscano, grande eccellenza manifatturiera italiana, raccontati dalla voce esperta di Terry Nesti.

I Castelli Romani sono in grande forma, operativi, grintosi, determinati a dare il meglio di sé mostrando i tanti volti di una dimensione plurale unita da un comune denominatore di qualità e voglia di fare sempre meglio.

Con questo spirito hanno inventato un FoodContest dai contorni "sfumati" davvero particolari: 5 coraggiosi sfidanti ai fornelli, 
5 ricette inedite ispirate al Sigaro Toscano, 
5 vini abbinati e una lunga diretta Facebook e Instagram 
per coinvolgere il maggior numero di persone 
e condividere i saperi delle grandi eccellenze italiane. 

La vittoria, decretata da una giuria di esperti del settore e giornalisti enogastronomici, sarà di chi avrà indovinato il miglior abbinamento per il sigaro TOSCANO® Garibaldi, particolarmente intenso e ricco di un dolce aroma, maturato e stagionato per circa 6 mesi.

I manager e gli operai, gli industriali e i contadini, gli impiegati e gli artisti, gli artigiani e i filosofi lo fumano – raccontava Oliviero Toscani in un’intervista – e quando si incrociano per strada il Toscano® diventa come un occhiolino, un AMMICCAMENTO DI COMPLICITÀ allegra. Possiamo allora dire che il Toscano è il trait d’union di una tribù che si sparpaglia in modo confuso sulla Terra, individui che hanno la fortuna di riconoscersi in un attimo quando si incontrano. E in quel momento i confini geografici ed economici vengono abbattuti”.

Gli artisti in questione per noi sono gli artigiani, i produttori, i vignaioli, gli Chef e Cuochi per Passione che tutti i giorni lavorano insieme per dare nuovo lustro ad un territorio incredibile, colmo di ricchezze di ogni sorta, da quelle paesaggistiche a quelle agroalimentari, passando per quelle vitivinicole.

Protagonisti di un Contest di Cibo e Vino tra i “FUMI della CUCINA” saranno quindi: ALBERTO MEREU – Agriturismo Tenuta Santi Apostoli; ELEONORA MASELLA – Ristorante la Credenza”; PAOLO CACCIANI – Ristorante Cacciani; RENATO BERNARDI – Chef Consultant e GIUSEPPE GAROZZO ZANNINI QUIRINI – Ex MasterChef.

Le Cantine in abbinamento: Tenuta Santi Apostoli – Villa Simone – Merumalia Wine Resort – Gabriele Magno – Casale Mattia.

Durante la diretta Facebook grazie alla collaborazione con Frascati Scienza, assisteremo alla realizzazione del gelato espresso con azoto liquido del Gelatiere Dario Rossi di Greed Avidi di Gelato.

I piatti e le ricette dell’evento – che si svolgerà all’aperto negli spazi di ampio respiro dell’Agriturismo Tenuta Santi Apostoli seguendo tutte le norme di sicurezza del momento – verrano realizzati con prodotti e materie prime fornite dalle Aziende del territorio che fanno orgogliosamente parte dell’Associazione Castelli Romani Food&Wine: Il Norcino Vitaliano Bernabei, Azienda Agricola Depau, Pasta fresca artigianale “Le Gallinelle”, il Pane del Gran Fornaio di Genzano di Marco Bocchini e lo Zafferano del Castelli Romani.

Sempre operativi, affidabili e competenti Sponsor tecnici dell’Evento Circuito da lavoro e Fialco srl per Electrolux.

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In copertina MST – MANIFATTURE SIGARO TOSCANO – produzione Sigaro

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“Dubito che ci sia al mondo una sorpresa più sconvolgente della prima volta che si assaggia un gelato”, così scriveva Heywood Campbell Broun, giornalista americano, ed è questa la sensazione che si prova nell’assaporare l’avvolgente gelato al cioccolato monorigine del Belize di Grué in Viale Regina Margherita a Roma, lì dove qualità e artigianalità hanno preso stabilmente residenza.

Pensati da Marta Boccanera e Felice Venanzi – pasticceri e patron per vocazione – i gelati di Grué sono un inno al sapore, alla scioglievolezza fatta di grandi materie prime, basi naturali, procedimenti bilanciati e meticolosi.

Tra i gusti da non perdere lo Zabaione al Marsala “Terre Arse – Florio” invecchiato 15 anni, il Mango brasiliano Alphonso, la Vaniglia della Polinesia, il Lampone con pralinato di cocco, gli evergreen Noisette e Grué – ispirati alle torte più richieste – e le nuove “COPPE dei PITTORI” con tanto di golosi complementi di Pasticceria.

La loro è un’evoluzione qualitativa che non accenna a fermarsi, una costante crescita che parte da un inatteso cambio di vita, passa per la condivisione di un sogno a due e abbraccia con ambizione un progetto fortemente voluto; un disegno di vita e professione volto a creare una nuova raffinata dimensione capitolina, costruita artigianalmente sui piaceri e profumi di una sofisticata – quanto apprezzata – Pasticceria, e che amalgama a sé quelli della migliore Gelateria.

Un lungo percorso formativo alle spalle, grandi nomi e grandi lezioni (anche di vita) imparate nelle notti tra croissant e zucchero a velo. Tanta determinazione, voglia di resistere e quella (sana) di emergere. Un cammino che ha fortificato la coppia, illuminato gli obiettivi comuni e non smette di dare, nella continua ricerca, sempre nuovi risultati.

Abbiamo deciso di fare il gelato sin dalla nostra apertura perché crediamo che il gelato esprima gioia, felicità, genuinità. Se immagino di mangiare un gelato al pistacchio, devo vivere un piccolo viaggio, per esempio ritrovarmi in Sicilia. Io amo molto questo gusto, così come la nocciola. Due sapori che qui da Grué hanno un valore aggiunto perché li elaboriamo partendo da una “pasta” che prepariamo noi stessi – spiega soddisfatto Felice Venanzicon pistacchi siciliani di alta qualità e le nocciole “Gentile del Piemonte” (la migliore anche secondo Marta), trilobata, intensa e piacevole al palato.

Nella lavorazione del gelato cerchiamo di estrarre al massimo tutti i profumi e tutti gli aromi. Facciamo riposare le basi 24 ore, poi le mantechiamo il giorno dopo. In pochi a Roma lo fanno, noi ci riusciamo anche grazie agli spazi e alla tecnologia che abbiamo a disposizione. Questo passaggio, per chi ha un palato sopraffino, è un tratto riconoscibile e, in generale, segno di pura eccellenza.

Equidistanti dal concetto di gelateria iperconservatrive, che deprime il cambiamento, o da quello modernista a tutti i costi, che esaspera i tecnicismi, Marta e Felice hanno elaborato un prodotto di grande gusto partendo da materie prime di grande qualità, come il latte e la panna, e dalle eccellenze territoriali italiane fino a scovare frutta e delizie che arrivano dal mondo intero per il piacere di mettere in campo una qualità a tutto tondo, sapori netti e consistenze avvolgenti in un’ ingredientistica “semplice e pulita”, che non dimentica di ideare nuove isole di gusto come le deliziose “COPPE DEI PITTORI” con tanto complementi di pasticceria come lingue di gatto, sbriciolate e brownies.

Ma come deve essere l’identikit del gelato perfetto?

Soprattutto equilibrato, ricco ma fresco, non troppo leggero, altrimenti sa di poco. Se è eccessivamente grasso, è un prodotto che va più verso una mousse e quindi sa più di dolce di pasticceria. Il nostro gelato si basa sui due bilanciamenti dello zucchero e dell’acqua, calcolando la parte di grassi – spiega Marta – la cosa migliore, soprattutto in una città col clima di Roma, è farne una versione che sia mediamente grassa con dei prodotti di alta qualità e senza troppi zuccheri. Questa è la nostra filosofia.

Il risultato? Davvero performante e che garantisce un prodotto buono e genuino, ben strutturato e capace di supportare in modo sano i mille volti delle nuove frontiere del gelato artigianale.

Infatti, che sia cono o coppetta, da Grué il viaggio nel gusto comincia dal primo assaggio: lo zabaione è con un Marsala Florio invecchiato 15 ann; mentre il cioccolato, su base acqua per esaltarne il sapore e quindi perfetto anche agli intolleranti al lattosio, è preparato con i monorigine, in particolare il Tulakalum del Belize al 75%, forte ma armonioso al contempo.

Poi c’è caffè Kavè, anche questo a base acqua, usato da Grué per i chicchi carnosi e pieni di aroma, e il particolare e insolito Basilico e Lime, quasi un sorbetto a basso contenuto di zuccheri che potrebbe perfino sostituire i piaceri della granita al limone.

Il “Gusto dell’anno” è invece il lampone, realizzato con del pralinato di cocco fatto “in casa” con mandorla, cocco e latte per ottenere una consistenza più cremosa. Alphonso, per chi non lo conoscesse, è una tipologia di mango dal color arancione deciso, amato nel gelato, nei mignon, così come nelle torte di Grué. Per Mela e cannella Gruè utilizza un mix di Annurca e Renetta che vengono lavorate con una cottura lenta in forno, per far sì che evapori l’acqua ma rimanga dentro tutto il gusto del frutto. Per la bella stagione vengono proposti poi il Melone e la Fragola e, solo se il gusto è intenso, Pesca e Albicocca.

Sulla frutta estiva – prosegue Marta – c’è una selezione particolare perché in questo caso devi riuscire a trovare un frutto che sia abbastanza maturo ma non troppo. Se è acerba, infatti, il gelato non sa di nulla e noi non utilizziamo nessun tipo di aroma che vada a “spingere il gusto”, né stabilizzanti (neutri) pronti, che sostituiamo con prodotti naturali come semi di guar e di carruba.

Da Grué i gelati si ispirano anche alla pasticceria e alle sue torte più richieste: se il Noisette è un pralinato freddo di cereali con all’interno una mousse di cioccolato fondente Caribe e una bavarese di nocciola Piemonte, il Grué è realizzato con cioccolato fondente monorigine con infusione di grue di cacao per rendere più persistente il gusto. Al suo interno c’è invece la vaniglia Bora Bora della Polinesia del Nord, la migliore al mondo. Infine, per lo yogurt gelato, si usa il greco, cremoso e dal gusto ricco.

GLI ABBINAMENTI: LE COPPE DEI PITTORI

Marta e Felice in più propongono una serie di abbinamenti che esaltano al meglio gli stessi gusti, in un piccolo percorso che delizia il palato: nascono così le coppe gelato di Grué ispirate a pittori come Dalì, Gauguin, Matisse, Mirò e Chagall.

Tra impressionismo e surrealismo, il gioco prende forma tra pasticceria e gelateria, in cui gli elementi della prima armonizzano e completano la seconda. Nella coppa Chagall i cubetti di pan di spagna Noisette al cioccolato completano la dolcezza del gelato allo zabaione, caffè e gruè di cacao. Nella coppa Mirò protagonista è il cioccolato: gelato al cioccolato fondente monorigine del Belize “Tulakalum” 75%, crema e nocciola con una fragrante sfoglia sbriciolata che dona croccantezza.

La coppa Dalì racconta in modo tutto nuovo, come era solito fare il celebre artista spagnolo, un accoppiamento classico come quello limone e fragola: un fresco sorbetto ai limoni di Sorrento è presentato insieme a un gelato alla fragola con fragole fresche, con un topping di gelatina agli agrumi e lingue di gatto, elementi che smorzano la punta di acidità della composizione. 

Gauguin racconta i mari del sud e la meraviglia della Polinesia ed è l’ideale rappresentante per esaltare i sapori esotici del cocco e del mango che qui mostra tutte le sue sfumature: unisce gelato al lampone con pralinato di cocco, gelato al mango Alphonso (che è la varietà più dolce e profumata), sorbetto al basilico e lime, meringhette e lingue di gatto a creare un gioco di consistenze.

Infine, Matisse viene chiamato a rappresentare le impressioni, le sensazioni e le emozioni più immediate: nasce così un gioco di dolcezze e sapidità di differente corposità che si esprime attraverso l’abbinamento di gelato al pistacchio di Sicilia, gelato Noisette, gelato al caramello salato, polvere di noci Pecan caramellate e le sempre deliziose lingue di gatto. 

Chiudono l’offerta le torte gelato, proposte sia d’estate che d’inverno, tutte realizzate con una base di savoiardo con farina di riso, senza glutine all’interno.

Doverosa citazione finale per il “Pangrué” che cambia ogni settimana e d’estate viene proposto in abbinamento al gelato, con frutta di stagione candita al posto dell’uvetta. PS: Se volete provarlo, vi conviene ordinarlo, anche d’estate.

Photocredits to Stefano Mileto

GruéPasticceria • GelateriaViale Regina Margherita, 95 | 00198 Roma RM Tel. 06.8412220 www.gruepasticceria.it

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Noci, Bari – Mercoledì 8 luglio da SFORNO l’eccellenza italiana della pizza incontra l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva pugliese Mimì, designato come miglior olio extravergine di oliva biologico al mondo.

L’appuntamento è speciale, da prendere al volo. E’ quello con Stefano Callegari e l’Olio Mimì. Lo chef accoglierà infatti gli ospiti nel presidio pugliese del buon impasto, della ricerca della qualità a tutto tondo raccontando il “progetto Sforno”, le ricette, le creazioni, gli aneddoti nascosti dietro il nuovo menù, per riallacciare le fila di un lungo suggestivo discorso attorno alla tanto amata pizza e su come da simbolo per antonomasia del Made in Italy sia diventata per Sforno un pretesto per sperimentare e scoprire ingredienti e ricette da ogni parte del mondo.

Stefano Callegari delizierà gli ospiti con una speciale pizza creata appositamente per la serata, realizzata con il pregiato e inconfondibile Olio Mimì.

Se abitate nei dintorni, non vi resta che prenotare il vostro fortunato tavolo allo 080 512 7430

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