Ideata da Pierpaolo Roselli di DINNERATHOME.IT, “A CENA CON GLI CHEF” è la proposta di una serata davvero innovativa per vivere un’esperienza gastronomica coinvolgente, interattiva e formativa portando a casa propria prestigiosi chef della cucina italiana e preparare insieme succulenti menu tramite delle “cooking class experience” in diretta streaming.
Se avete voglia di qualcosa di nuovo, di una serata divertente, coinvolgente, avvincente, di una cena stellare/ta tra reale e virtuale, “A CENA CON GLI CHEF” ovvero le Cooking Experience – cene interattive in diretta streaming con i grandi Chef stellati, sono esattamente quello che cercate.
La dinamica è molto facile: si clicca su un link (qui), si seleziona lo Chef, il menu che più vi piace e che volete realizzare, giorno e orario, poi una Chef Box firmata ERCOLI arriverà a casa vostra con gli ingredienti e le grammature per cucinare, quindi basterà predisporre tutte le attrezzature necessarie per realizzare le ricette, seguire le indicazioni e collegarsi all’orario prestabilito sulla piattaforma web.
A questo punto prenderà il via una serata davvero unica che non solo traduce un’esperienza unica nel suo genere per gli amanti della buona cucina, ma diventa un’occasione interattiva per imparare a cucinare in famiglia o con gli amici insieme a “tu per tu” con Chef di prestigio che entreranno «virtualmente» nella vostra casa per ricreare un’insolita atmosfera conviviale ed informale, di sicuro gradimento e successo.
In questo momento storico in cui a tutti viene chiesto di restare a casa e dove il distanziamento sociale e il rispetto delle restrizioni stanno cambiando le nostre abitudini gli chef STEFANO MARZETTI (Ristorante Mirabelle – Hotel Splendide Royal), GIUSEPPE DI IORIO (Ristorante Aroma – Palazzo Manfredi) e MASSIMO VIGLIETTI (Ristorante Taki Off), hanno deciso di diventare protagonisti del nuovo format ‘A Cena con gli Chef’ per essere vicini agli italiani, portando la loro idea di cucina nelle case di chiunque vorrà partecipare – racconta Pier Paolo Roselli, ideatore del format.
“Sono bastati pochi minuti al telefono con lo chef Marzetti per condividere questa grande idea e per dare il via ad una nuova forma di ristorazione e convivialità tra chef, famiglie e amici. Saranno infatti proprio questi inarrivabili artigiani del gusto che selezioneranno gli ingredienti e le materie per la preparazione di ricette esclusivamente MADE IN ITALY, valorizzando il nostro Paese e le produzioni dei nostri territori.”
Gli eventi vedranno protagonisti diversi chef del panorama gastronomico romano:
GIUSEPPE DI IORIO – Aroma al Colosseo (Mercoledì – Venerdì)
MASSIMO VIGLIETTI – Taki Off (Lunedì – Domenica)
Nel mese di maggio gli chef saranno disponibili nei diversi giorni della settimana secondo un calendario le cui prenotazioni saranno raccolte via email a chiunque ne farà richiesta, da qualsiasi città d’Italia.
MASSIMO VIGLIETTI
STEFANO MARZETTI
GIUSEPPE DI IORIO
Un’esperienza da raccontare e vivere a casa, in famiglia, in coppia o con gruppi di amici a distanza: gli chef entrano virtualmente nelle nostre cucine guidando scrupolosamente passo dopo passo la preparazione di un menù gourmet di 3 portate e dando vita ad un’occasione unica di dialogo e interazione senza precedenti.
Tutti gli ingredienti necessari alla realizzazione delle ricette saranno stati confezionati e consegnati a domicilio tramite speciali CHEF BOX da Ercoli, la “storica bottega della gastronomia romana dal 1928”, che ha sposato la filosofia del progetto, mentre una piattaforma web collegherà in diretta streaming gli chef con le case degli italiani per insegnare a preparare in tempo reale la ricetta della serata, spiegando le caratteristiche delle materie prime e le tecniche da utilizzare.
“Abbiamo aperto Ercoli
con il preciso obiettivo di dare risalto alle tante sfumature del patrimonio
enogastronomico del nostro Paese – racconta Gino Cuminale – facendo
ricerca tra affermate aziende e piccoli produttori. Da convinti sostenitori del
Made in Italy a tavola, siamo ovviamente stati rimasti colpiti dal progetto ‘A
Cena con gli Chef’ che mette al centro sapori e aggregazione.”
A CENA CON GLI CHEF è la prima
iniziativa promossa dal nuovo portale www.dinnerathome.it e da Dimensione
Suono Soft, la radio del relax e del benessere, dedicato al
mondo delle dinner experience a casa tua. In aggiunta alle cooking
class interattive, gli amanti del gusto e dell’innovazione avranno la
possibilità di prenotare eleganti cene multi-sensoriali, con chef
stellati e live performance, ispirate al format www.immersiveshowdinner.com, oltre ad esclusivi servizi
di delivery per eventiprivati e aziendali.
Per informazioni contattare info@dinnerathome.it oppure chiamare il 344.3405038.
About ERCOLI
Ercoli nasce nella zona Prati nel 1928 come
bottega di quartiere e da allora è crocevia di romantici palati, cacciatori di
nuovi sapori, viandanti affamati, passanti curiosi e clienti affezionati.
Nel 2017 Ercoli raddoppia con il nuovo
indirizzo di viale Parioli e solidifica l’intenzione di fare ricerca nel
meraviglioso panorama enogastronomico italiano.
Due negozi dove, 7 giorni su 7, dalle 9 di
mattina all’una di notte (il venerdì e il sabato fino alle due), entrare per
fare la spesa, con una vera immersione tra piccoli e grandi produttori del
Belpaese, e alcune eccellenze come il Salmone e il Caviale – con importazione
diretta – e una importante selezione di salumi e formaggi.
La proposta di Ercoli, oltre al negozio, si completa con il ristorante e il cocktail bar.
Dimensione Suono Soft è la radio del relax e del benessere: più importanza alla musica, più importanza alle parole.
Notizie dal mondo del benessere del corpo e della mente, bellezza, ambiente, viaggi, mondo bio, sostenibilità. Una colonna sonora unica ed emozionante, che accompagna gli ascoltatori che desiderano rilassarsi, viaggiare con la mente, trovare un’isola soft lontana dallo stress della vita moderna. www.dimensioneauonosoft.it
Dalla riduzione dei consumi energetici e sprechi all’ attenzione ai temi etici e ambientali passando per l’utilizzo di energie pulite, è sempre più chiaro come il futuro dipenda dalla nostra capacità di preservare la salute nostra e del Pianeta.
Si dice che da grandi crisi nascano grandi opportunità. Vero. Basta non cadere vittima dello sconforto. Basta non lasciarsi abbattere. E questa rivoluzione forzata firmata COVID19, oltre le grandi concrete difficoltà, potrebbe rivelarsi una grande occasione per la ristorazione e la filiera agroalimentare che stanno vivendo un momento di cambiamento molto profondo.
La strada dell’innovazione, a ben vedere, era comunque già segnata e le aziende più accorte l’avevano già imboccata, mostrando quella Resilienza necessaria all’industria per adattarsi e ripartire.
Poco o nulla resterà come prima. E in questo contesto di rinnovamento molti chef e ristoratori hanno orientato la propria strategia nella direzione di un modello in grado di offrire prodotti e servizi nuovi anche grazie anche all’innovazione digitale. Non solo operazioni di marketing e digitalizzazione, ma anche inventiva, nuovi stimoli, nuovi modelli di business, nuovi modi di proporre i piatti in carta, ridefinizione dei menù, verifica della carta dei vini, riorganizzazione del servizio, compreso quello a domicilio.
Terminata l’emergenza, tutti torneranno al lavoro, anche in modalità diverse, ma tutti avranno la necessità di nutrirsi e forse ancora più voglia di comunicare la propria passione, le proprie esperienze attraverso ricette e foto di piatti via cellulare, tablets o tramite social.
Anche se crescerà il numero di coloro che lavoreranno da casa, molti lavoratori riprenderanno a mangiare fuori, a frequentare bar, paninoteche, pizzerie, trattorie che offrono pranzi veloci ed ai quali verrà sempre più richiesta la possibilità di prenotare e anche consegnare in ufficio un lunch box.
La cena continuerà ad essere vissuta come un momento conviviale importante, un “lusso” da condividere con la famiglia o gli amici, e oscillerà tra andare al ristorante o ordinare un piatto speciale a casa, magari da ultimare seguendo le direttive degli chef e sentendosi ancora più protagonisti.
Crescerà l’attenzione ai temi della salute, si sceglieranno sempre più prodotti italiani, biologici, da filiere controllate, a km zero e a basso impatto ambientale. Forse non basterà offrire ottimi piatti a un prezzo corretto, ma il lavoro della cucina dovrà tornare ad essere intrecciato alle esigenze umane, con l’accoglienza made in Italy, con la voglia di raccontare un cibo e un territorio nelle sue articolazioni identitarie, intensificandolo con proposte gastronomiche ancora più legate ai piatti locali e sviluppando il concetto di “Mangia e Bevi Italiano“.
La strada sarà forse quella di concepire un ristorante come un punto di raccordo dei nuovi concetti di “filiere”, che saranno la vetrina principale delle produzioni enogastronomiche dei territori. Questa strada passa per la sostenibilità. Termine ampio che forse varrà la pena spiegare meglio.
Sostenibilità, ambientale e sociale, oggi significa per l’azienda utilizzo efficiente delle risorse, economia circolare, tutela della biodiversità, riduzione dell’inquinamento. Con le imprese impegnate su tre fronti: investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente, introduzione di sistemi di produzione più puliti e meno energivori e comportamenti “etici”.
“Gli anni 2010 sono stati solo un’anteprima di quello che verrà” ne era convinta già agli inizi della crisi la Presidente e Chief Executive Officer di Restaurants Canada, Shanna Munro. Che aveva sottolineato non solo l’importanza di un approccio green, ma anche della capacità di reagire a eventi e cambiamenti che – anche se non della portata attuale – facevano già parte dello scenario del settore. “La ristorazione sta cambiando velocemente perché velocemente cambia il cliente. Stiamo costruendo aziende in grado di sostenere gli alti e bassi di un’industria guidata dai consumatori, dove le problematiche ambientali sono elementi chiave nelle decisioni aziendali e nell’attrarre i dipendenti. Ad esempio, stiamo assistendo a una maggiore consapevolezza delle imprese nel ridurre gli articoli usa e getta e gli sprechi alimentari”.
Da considerare anche il ruolo sempre più determinate della tecnologia “anche adottata per costruire attrezzature più rispettose dell’ambiente e attente al risparmio energetico. La nuova tecnologia nelle attrezzature riduce anche i tempi di cottura e i tempi di pulizia. Tutto ciò aiuta i ristoranti a ridurre i costi operativi, aumentare la produttività ed essere più rispettosi dell’ambiente”.
Tonda, stesa con il mattarello, scrocchiarella – come tradizione romana vuole “A Rota” è la pizzeria romana di nuova nascita ma di grande esperienza, nata al crocevia di Tor Pignattara, Pigneto, Quadraro e Tuscolana. “Il progetto nasce dalla volontà dell’imprenditore Marco Pucciotti di realizzare una pizzeria che parli romano, anzi romanesco, nel senso più semplice e diretto del termine“. Direttore di impasti e farine è invece Sami El Sabawy, pizzaiolo 31enne allievo di Gabriele Bonci, nato a Civitavecchia da mamma italiana e papà egiziano, con un’immensa passione per la pizza romana, bassa e scrocchiarella, che vi farà proverbialmente “andare a rota” (che vuol dire “indurre una dipendenza”). Dal menu
Fritti Supplì come al telefono 1.8€, Crocchetta cacio e pepe 2€, Frittatina di pasta all’amatriciana 3€, Mozzarella in carrozza 4€ e Fiori di zucca 2.8€ Tra le Pizze Rossa 6€, Marinara 6.5€, Margherita 7€, Napoli 8€, Rossa con bufala 8.5€, Rossa con funghi 7€, Ortolana 8€, Fiori e Alici 9€, Tonno e Cipolla 9€, Boscaiola 9€, Crostino 8.5€, Diavola 8.5€, Focaccia con crudo 9€, Patate e Salsiccia 9€, Capricciosa 9.5€, Quattro formaggi 9€, Calzone Romano 8.5€ La ripiena con prosciutto crudo, stracchino e rucola 11€
a ROTA
La Gatta Mangiona
BERBERé
Antico Forno Roscioli – Campo Dè Fiori
Attivissimo sul delivery il panificio più amato di Roma, che oltre alla famosa pizza bianca e rossa consegna prodotti di pasticceria e piatti pronti di gastronomia in tutta la città (entro il GRA). Prenotabile dalle 9 alle 17 via telefono (06 6864045) o tramite Cosaporto.it .
Elettroforno Frontoni – Ostiense
Disponibile a domicilio anche una delle pizze al taglio più amate di Roma, la creativa e ben farcita dell’Elettroforno Frontoni in zona San Paolo (provate la bianca con sesamo farcita con mortadella!). Disponibile anche un kit completo con farine, olio, sesamo e lievito per ricreare le proposte dell’Elettroforno a casa. Dalle 12 alle 18 previo ordine telefonico allo 06 45619 534.
Fornace Stella – Piazza Bologna
La Fornace è torna attiva dal 5 maggio sia con la pizza che con la cucina. La pizza è realizzata solo con le migliori materie prime dopo una lenta lievitazione. La cucina invece si ispira a due principi: stagionalità e tradizione. Sarà possibile ordinare piatti, fritti, pizze, calzoni, bruschette e hamburger tutti i giorni dalle 19 alle 22.30, asporto e domicilio. Piazza Lecce, 9, 00161 Roma RM, Tel. 06 4754 9953
La Gatta Mangiona – Monteverde
Tra le iconiche mete preferite dai romani appassionati di Pizza stile napoletano, La Gatta (presidio del gusto alveolato di Giancarlo Casa) torna a sfornare delizie, pizza e fritti che arrivano con la consegna a domicilio da martedì 5 con Glovo. Inoltre ci sarà anche la possibilità di fare l’asporto direttamente dalla pizzeria, dalle 19 alle 22. Si potrà scegliere tra una carta più ridotta di pizze bianche, rosse, dolci e fritti. Il menu completo lo trovate sulla pagina Facebook cliccando qui.
TAVERNA CESTIA
ANTICO FORNO ROSCIOLI
FORNACE STELLA
Berberè – Piazza Fiume
La pizzeria gourmet dei fratelli Aloe, tutta giocata su impasti, farine integrali, farine bio macinate a pietra, 24h di fermentazione con solo pasta madre viva, guarniture stagionali e cucinate con cura, 8 fette da condividere, scelta accurata di combinazioni di sapori e topping, ha iniziato a lavorare sul delivery in tutti i propri punti vendita. Info su http://www.berberepizza.it
Spiazzo – Via del Porto Fluviale
Riapre oggi 7 maggio anche SPIAZZO, con delivery e asporto. Potrete spaziare tra ruoti, pizze spiazzanti, supplì, lingotti e calzoni dal giovedì alla domenica dalle 18 – 21.30. Per l’asporto ci sarà anche un menu dedicato. Per chi abita in zona invece può andare a ritirare a Via Antonio Pacinotti, 83, 00146 Roma RM, Tel. 375 568 3391
Taverna Cestia – Pizzeria romana
Impasto ultrasottile, pizza romana cotta a legna di vecchia scuola a due passi dalla Piramide Cestia. Tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 18 in poi, potrete ordinare capricciosa 6€, Margherita 5€, Marinara 4€, Funghi 6€, Boscaiola 7€, Vegetariana 7€ e,a richiesta, crostini e pizze con qualsiasi combinazione di sapori, disponibilità di ingredienti permettendo!
Piccola Guida romana delle Pizzerie che da oggi, e nei prossimi giorni, attiveranno il servizio di Asporto unitamente a quello di Delivery. Incluse chicche da Menu, Contatti e Orari.
SEU PIZZA ILLUMINATI – Trastevere
Giovedì 7 maggio arriva l’asporto da Seu Pizza Illuminati con un nuovo menu pensato per l’occasione dal giovedì alla domenica. Per ordinare basterà chiamare dopo le 17 in pizzeria al numero 06.5883384 e il ritiro degli ordini sarà su fasce orarie di 15 minuti dalle 19 alle 22,30.
“Iniziamo in punta di piedi, è un servizio che non abbiamo mai fatto – precisa Pier Daniele Seu – in questi giorni ho studiato un menù ad hoc e modificato il nostro impasto per garantire gli standard di qualità che da sempre ci contraddistinguono. Il nostro impegno per non deludere le attese è massimo e vogliamo riuscire in questa nuova sfida con la professionalità e serietà che da sempre ci contraddistingue. E quindi mantenendo alto lo standard di qualità e di attenzione tipico di Seu Pizza Illuminati, sempre nel rispetto delle norme vigenti”. Per iniziare i classici FRITTI, con 4 opzioni fra cui scegliere:Suppli classico, Crocchetta, Filetto di baccalà e Fiore di zucca. Poi 16 PIZZE, con uno sguardo attento alle vegane e alle lactose free. Quindi Margherita e Dop, ma anche Parmigiana, Carbonara, Assoluto di pomodoro, 3 P – patate, provola, pesto, pinoli e Romana – pomodoro, alici, Capperi, olive, origano. Per finire niente pizze dolci e Dessert di carattere. Tutto questo potrà essere accompagnato da una piccola e curata selezione di VINI e birre da asporto.
Dal 4 maggio sarà possibile ordinare e ritirare le pizze direttamente da Sbanco”, la pizzeria di Marco Pucciotti e Stefano #Callegari che nel mentre ha attivato anche la consegna a domicilio, con un menu che ogni giorni si arricchisce di prelibatezze fritte e tonde di stagione, come la pizza fritta con pollo alla cacciatora, la mozzarella in carrozza con ‘nduja e il supplì radicchio, gorgonzola e speck, oltre alle pizze più classiche e fritti importanti. Per le consegne in zona Appio e San Giovanni si può chiamare direttamente lo 06 789318, ogni giorno dalle ore 12.
Favilla – Re di Roma Per la Tonda romana ed una selezione di fritti preparati al momento, la pizzeria di recente apertura a San Giovanni ha attivato le consegne a domicilio. Dalle 19 in poi sarà possibile scegliere tra tante pizze diverse. Da accompagnare al vostro divano. C’è poi un menu del delivery più lungo per chi chiama direttamente in pizzeria allo 06/70493458.
Sforno – Cinecittà Se siete in zona Tuscolana, la pizza di Stefano Callegari arriverà veloce a casa tua. Cosa potete ordinare? Il calzone napoletano, la Matriciana, la Carbonara e tante altre opzioni tra classiche e pizze più particolare come la Scotch, con salmone scozzese, patate, fior di latte, aneto, laphroaig 10 vaporizzato.
FAVILLA
SBANCO
180gr PIZZERIA ROMANA
La Pariolina – Parioli In zona, una pizza una certezza: la Pariolina. Per soddisfare ogni palato, lasciano ai clienti la possibilità di scegliere l’impasto della propria pizza: per gli amanti del cornicione soffice c’è la napoletana, per chi la preferisce bassa e croccante c’è la romana e poi l’integrale con farine ricche di fibre e sali minerali. Per avere una pizza più leggera e digeribile scelgono il lievito madre, una lievitazione di 74/92 ore, farina bio e prodotti campani. Consegne attive tutti i giorni dalle 19 alle 22.30 chiamando il numero 06.808 6002. Così la Pariolina vi spedisce la sua pizza direttamente a casa.
180gr Pizzeria Romana – Centocelle
Presidio della Pizza romana in quel di Centocelle, lì dove un forte richiamo alla tradizione, la selezione di ingredienti genuini a filiera corta e la presenza di numerose proposte fuori menù a carattere stagionale, diegnano i contorni di un’offerta sempre allettante. Inoltre, ogni mercoledì dalle 18:30 alle 22:30 180g Pizzeria Romana si trasforma in 180° Friggitoria Romana.
Sant’Alberto – Pigneto Nel cuore del Pigneto si cucinano ancora pizze tonde, pizzette pane, bruschette, fritti, focacce ma anche alcuni piatti dalla cucina. Siccome il locale è chiuso arrivano a casa vostra di delivery e, da oggi, con l’asporto chiamando dalle 19.00 alle 22.30 il numero 06 701 3827.
Elettroforno Frontoni – San Paolo Dalle 12 alle 18 il forno di San Paolo consegna a 3 km di distanza con un ordine minimo di 10 euro chiamando al 0645619534. Potrete ordinare sia la pizza alla pala (sia intera che metà) che i fritti, che 6 tipologie diverse di pane, che alcuni panini. C’è anche la buonissima pizza al sesamo e una box per fare la pizza, con farine, olio e relative istruzioni.
Porto Fluviale – Ostiense Nel grande locale simbolo della movida dell’Ostiense resistono le pizze che vi arrivano in modo abbastanza comodo a casa con un servizio di consegna a domicilio attivo dalle 19.00 alle 22.30 chiamando il numero 06.5743199.
Angelo e Simonetta – Nomentano Da sempre punto di riferimento per il quartiere Nomentano, Angelo e Simonetta, hanno pensato una proposta per portare la loro pizza alveolata, condita e con la base croccante a domicilio e non solo, sempre dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 14.00 si possono ordinare primi piatti e pizza. A cena tutti i giorni, compresi sabato e domenica, si può avere la pizza dalle 19.00 alle 23.00. Per ordinare chiamare i numeri: 06. 87188853 / 327.6351175.
Lievito Pizza Pane – Eur Il locale profuma di pane e di legno, è moderno, arredato semplicemente ma con molto gusto fuori e dentro. La pizza al taglio di Francesco Arnesano adesso si può ordinare anche a casa. Ci sono i fritti, le pizze ripiene vendute al trancio, e il pane. Si può ordinare tutti i giorni dalle 9 alle 18 per il giorno successivo.
Osteria di Birra Del Borgo
Trapizzino
SEU PIZZA ILLUMINATI
LIEVITO
Celestina alla Camilluccia – Camilluccia Anche qui si può ordinare tutti i giorni dalle 19.00 alle 22.30. Ci sono le pizze con un ampio menu (quattro tipi di margherite diversi!). Si telefona allo 06.3014342 e si ordina.
Osteria di Birra del Borgo – Prati Dal menu dell’Osteria di Birra del Borgo si possono ordinare alcuni fritti e piatti dalla cucina come filetto, tagliata, galletto e polpette, tranci di pizza farcita e tranci di pizza classica base rossa. Inoltre anche tutte le birre di Birra del Borgo.
Sant’Isidoro Pizza e Bolle – Prati Supplì, fritti, montanarine, bruschette e tante pizze diverse. Sant’Isidoro consegna a casa tramite app dal giovedì alla domenica. Aperto anche per Asporto.
TRAPIZZINO
Con grande gioia da oggi anche Trapizzino torna ad essere operativo su Roma, Ladispoli e Trieste. Sarà possibile portare a casa le bontà chiuse in un fazzoletto di pizza o ordinare tramite le app di Delivery. Nel menù, oltre ai nostri classici, come il Trapizzino con Pollo alla cacciatora e polpette al sugo, anche una proposta dolce come il Tiramisù, le ciambelline al vino e il Dolce Trapizzino al triplo cioccolato, ovviamente tutti fatti a mano.
Si potrà scegliere anche una birra o un vino da abbinare, sia per l’asporto che per il delivery. Siamo felici di poter tornare, ovviamente con tutte le cure e le attenzioni necessarie in questo periodo per il bene di tutti!
Dal 4 Maggio Trapizzino Testaccio, Via Giovanni Branca, 88 – Roma Ore 18-22 / Trapizzino Risorgimento presso birreria BE.RE. Via Vespasiano, 2 Roma / APERTO ANCHE A PRANZO Ore 12-22 / Trapizzino Ladispoli, Piazza della Vittoria, 15, Ladispoli (RM) Ore 12-15 – 19/22 – Trapizzino Trieste, Via di Cavana, 10/B Trieste / Dal 5 Maggio Trapizzino Ponte Milvio, Piazzale di Ponte Milvio, 13 – Roma Ore 18-22 Delivery disponibile tutti i giorni su: Per ulteriori informazioni:info@trapizzino.it
Il documento, frutto di un confronto proficuo della Regione con le associazioni rappresentative dei pubblici esercizi e i sindacati, elenca le misure di sicurezza che dovranno rispettare, a partire da lunedì 4 maggio prossimo, gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e le attività artigianali che producono e vendono cibo.
La notizia porta la data di ieri, e capeggiava sul Messaggero di carta e di speranza, in questo caso. L’asporto per i ristoranti e bar è ormai cosa certa ed entrerà a pieno regime dal 4 maggio. La bella novità è che se fino all’11 maggio non si verificherà un’impennata di contagi, bar, ristoranti (e parrucchieri) potranno riaprire il 18 maggio su base regionale. Lo scontro però resta acceso. In Senato il Premier Giuseppe Conte bacchetta i Presidenti di Regione che hanno sfornato ordinanze in violazione del piano nazionale varato con l’ultimo Dpcm: “sono iniziative illegittime e improvvide”. ( E ne abbiamo parlato qui).
Per essere certi di fare le cose per bene meglio verificare tutte le norme espresse nel Vademecum della Regione Lazio che esplicita le otto misure di sicurezza da rispettare da parte degli esercizi commerciali del settore dell’alimentazione – come, a titolo di esempio, bar, pub, ristoranti, rosticcerie, friggitorie, gelaterie, pasticcerie, pizzerie al taglio, paninoteche, yogurterie, piadinerie ecc.
Per quanto riguarda la produzione, il confezionamento e la vendita di cibo e bevande da asporto la Regione specifica inoltre che per il servizio di asporto, come anche per il delivery, non è prevista alcuna limitazione oraria.
Il testo è frutto di un confronto proficuo tra Regione e associazioni rappresentative dei pubblici esercizi e sindacati. È stato redatto in coerenza con le vigenti disposizioni nazionali in materia igienico-sanitaria e con le indicazioni della Direzione/Assessorato Sanità della Regione Lazio.
Tra le principali disposizioni contenute al suo interno, vige l’obbligo per i clienti e per il personale degli esercizi di indossare guanti e dispositivi di protezione delle vie respiratorie, la necessità di mantenimento del distanziamento interpersonale, il dieto del consumo sul posto e la messa a disposizione per il personale e i clienti di sistemi e prodotti per l’igienizzazione delle mani.
“Questo vademecum vuole essere un altro contributo per cercare di rendere la vita di tutti un po’ più semplice in questi tempi difficili e arriva, seguendo l’esempio di quello dei giorni scorsi sull’attività delle librerie, al termine di un percorso di condivisione con le associazioni di categoria e sindacali, alle quali vanno i miei più sinceri ringraziamenti per la collaborazione – ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Ricerca, Start-up e Innovazione, Paolo Orneli – È un testo che, in modo semplice e chiaro, consentirà lo svolgersi della vendita da asporto di cibi e bevande, possibile di nuovo a partire da lunedì prossimo, nella massima sicurezza possibile per tutti: esercenti, lavoratori e clientela. Si tratta di un servizio importante per i cittadini, per il quale infatti, non a caso, l’ordinanza n.Z00037 pubblicata ieri prevede l’esenzione dall’obbligo di chiusura alle 21.30.”
Quello che segue è il testo del vademecum condiviso da Regione e associazioni di categoria che elenca le Misure di Sicurezza per la produzione, Confezionamento e Vendita di cibo e Bevande da asporto destinate agli Esercizi di Somministrazione di Alimenti, Bevande e Attività Artigianali.
È consentita ai sensi del Dpcm 26 aprile 2020 la vendita di cibo e bevande da asporto da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e delle attività artigianali quali, a titolo esemplificativo, bar, pub, ristoranti, rosticcerie, friggitorie, gelaterie, pasticcerie, pizzerie al taglio, paninoteche, yogurterie, piadinerie, con esclusione degli esercizi e delle attività localizzati in aree o spazi pubblici in cui è vietato o interdetto l’accesso, nel rispetto della normativa vigente in tema di sicurezza sanitaria, con particolare riferimento alle misure di sanificazione dei locali, dispositivi di protezione individuale per i lavoratori e distanziamento interpersonale previste dal Dpcm 26 aprile 2020 e relativi allegati;
Si raccomanda ai clienti l’ordinazione on-line o telefonica, in modo da garantire che il ritiro dei prodotti ordinati avvenga per appuntamenti dilazionati nel tempo, allo scopo di evitare assembramenti all’esterno, dove in ogni caso i clienti dovranno rispettare il distanziamento interpersonale di almeno un metro;
All’interno dei locali i clienti sono obbligati a indossare guanti e dispositivi di protezione delle vie respiratorie;
I clienti entrano uno alla volta e devono permanere all’interno dei locali per il tempo strettamente necessario al pagamento e ritiro della merce. Non è consentito per i clienti l’utilizzo dei bagni;
Fermo restando quanto già disposto dalla normativa in materia di igiene e sicurezza degli alimenti e delle bevande (Reg. (CE) 852/2004), gestore e addetti devono indossare mascherina e guanti per tutto il tempo di permanenza nei locali e mantenere, ove possibile, un distanziamento interpersonale di almeno un metro. Devono, altresì, adottare tutte le precauzioni igieniche, in particolare per le mani, per le quali è raccomandato un lavaggio frequente con acqua e sapone o altri prodotti igienizzanti;
È vietata ogni forma di consumo sul posto. I prodotti devono essere consegnati chiusi in confezioni da asporto;
Dovrà essere data ampia disponibilità e accessibilità a sistemi e prodotti per l’igienizzazione delle mani (preferibilmente a induzione automatica). In particolare, detti sistemi devono essere disponibili sia per il personale, sia per i clienti, all’ingresso del locale;
Deve essere data informazione sulle misure di sicurezza dei lavoratori come da normativa vigente; deve, altresì, essere fornita completa informazione sulle norme di comportamento dei clienti e sulle modalità di ordinazione e ritiro della merce, mediante esposizione di cartellonistica all’ingresso ed eventualmente anche sui siti internet e pagine social aziendali. Si raccomanda ai gestori di esporre in vetrina un cartello che indichi che l’attività di ristorazione è sospesa ad eccezione della ristorazione con consegna a domicilio e con asporto.
Oltre alle citate, seguono una serie di proposte e norme del buonsenso.
È ragionevole ipotizzare che la propensione a frequentare bar e ristoranti dipenderà anche dall’intensità con cui i territori e, di conseguenza, i residenti hanno vissuto l’emergenza sanitaria. Non a caso a Roma si rileva una quota più elevata (31%), rispetto a Milano (18%), di «propensi» a ritornare a frequentare i locali non appena possibile. Anche i Millennials (26-45 anni) si mostrano più fiduciosi di tornare quanto prima alla normalità, fatta anche di consumi fuori casa. 1 Italiano su 2 (45%) punterà sulla fiducia e la conoscenza personale del gestore. Più in generale, il 70% degli italiani torneranno a frequentare locali conosciuti o già frequentati in passato e 2 Italiani su 10 (20%) si dichiarano disposti a provare posti/locali nuovi, purché siano rispettate le norme di sicurezza. Dunque, questa è un’area fondamentale su cui dovranno lavorare i gestori nella Fase 2: rassicurare la clientela.
E come si rassicura una clientela? Se il plexiglass sui tavoli, le distanze, le mascherine e i numeri dei coperti non convincono, né tengono conto delle realistiche dinamiche della cucina e del servizio, né fanno rima con la grammatica della ristorazione e, soprattutto, tutto sottraggono al fascino e alla piacevolezza di un’esperienza fuori casa condivisa e senza pensieri, ecco che, per trovare una nuova via che metta d’accordo esigenze e sicurezza, l’attenzione si sposta inevitabilmente dall’interno all’esterno.
Così, ogni realtà tenta di provvedere a se stessa. Due i casi che approfondiremo qui, quello di Roma, tra attese, disattese e promesse, e quello della Calabria che sta scatenando polemiche, rivolte di alcuni comuni della regione e tanto di Governo che ha preso posizione contro l’ordinanza calabrese.
Proprio da oggi infatti, 30 aprile 2020, in Calabria viene “consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”, così come prevede l’ordinanza per la fase 2 del Presidente di Regione Jole Santelli.
La regione è nella parte bassa della classifica nazionale dei contagi per il Covid-19, con 1.102 persone positive, cinque in più nelle ultime 24 ore, e 86 vittime dall’inizio dell’emergenza. “Poiché in queste settimane – spiega Santelli – i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del governo“.
Si tratta di una misura unica nel panorama nazionale in vista della ripresa delle attività e che – spiega la presidente della Regione – “parla il linguaggio della fiducia“. Il documento dispone una serie di riaperture tra cui anche il commercio di generi alimentari nei mercati all’aperto, inclusa la vendita ambulante anche fuori dal proprio Comune, fermo restando il rispetto delle distanze interpersonali e l’uso delle mascherine e guanti. Sarà consentito anche il commercio al dettaglio di fiori, piante, semi e fertilizzanti.
Riprendono le attività di ristoranti, pizzerie, rosticcerie per la vendite d’asporto, ma questi stessi locali – bar compresi – potranno anche somministrare sul posto e solo attraverso tavoli all’aperto.
Come era prevedibile, il governo si avvia alla diffida dell’ordinanza della Regione Calabria che dispone l’apertura di bar, ristoranti e pasticcerie.
La diffida è il passo che precede l’impugnativa. Si tratta, in estrema sintesi, di una lettera con cui si invita il governatore a rimuovere le parti incoerenti dell’ordinanza rispetto al Dpcm varato dal premier Conte. Se le modifiche al Dpcm sul lockdown in vigore fino al 3 maggio non verranno apportate, il governo potrà a quel punto decidere di ricorrere al Tar o alla Consulta e impugnarla.
Oltre al Governo anche Comuni della Calabria che sono scesi in rivolta contro l’ordinanza firmata dalla governatrice Jole Santelli: a Carlopoli, nel Catanzarese, il sindaco Mario Talarico in un avviso contesta l’atto e aggiunge che si atterrà a quanto previsto dai Dpcm del 10 e 26 aprile. Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, annuncia la non applicazione mentre il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, si riserva di impugnare il provvedimento.
Virginia Raggi
Jole Santelli
E Roma che dice? La notizia è di circa un mese fa, non ha fatto grande eco, ma guarda con fiducia alla ripresa. La sindaca ne ha dato l’annuncio prima sul profilo Facebook e poi nel corso della prima Assemblea capitolina totalmente in streaming – cioè con tutti i consiglieri collegati da casa -, spiegando che «questo potrà contribuire a far ripartire un settore particolarmente penalizzato» a causa delle misure anti-contagio imposte dal governo.
«Niente tassa di occupazione del suolo pubblico nel 2020». Così, una volta rientrata l’emergenza coronavirus, bar, ristoranti e locali romani potranno recuperare cassa ri-allestendo tavolini e dehors all’aperto con «un costo in meno da sostenere», dice Virginia Raggi.
Dopo il differimento al 30 settembre della Tari (la prima rata era in scadenza il 30 giugno), ecco lo slittamento al 2021 della Cosap – sigla della tassa per l’occupazione del suolo pubblico: 90 milioni di euro l’anno nelle casse del Comune – che si accompagna ad una rimodulazione fiscale per i mercati all’aperto: «Lì il 65% di questa tassa viene usata per gli interventi di manutenzione, così il Comune rinuncerà al 35% di sua spettanza», ha specificato la sindaca (che ha pure confermato il lavoro dell’Istituto di previdenza per i dipendenti capitolini, l’Ipa, sul «Covid Impact», un’assicurazione calibrata sugli eventuali danni da coronavirus).
Sono invece molto più fresche le sue ultime dichiarazioni. “Per ripartire bisogna sostenere bar, ristoranti, negozi e tutte le piccole imprese di Roma che costituiscono una parte fondamentale dell’economia della città. È quanto ho ribadito a una delegazione di ristoratori che ho incontrato in piazza del Campidoglio.
Con un gesto simbolico mi hanno consegnato una chiave, chiedendomi di custodirla e di riconsegnarla loro quando saranno in grado di riaprire i loro locali. L’ho accettata volentieri, perché credo che sia compito dell’Amministrazione pubblica farsi carico delle difficoltà dei propri cittadini e ascoltare le loro istanze.
Allo stesso modo ho accolto la richiesta di farmi portavoce presso il Governo delle loro esigenze economiche. Noi, come Roma Capitale, stiamo facendo il massimo per alleviare la crisi provocata dall’emergenza coronavirus e rendere meno difficile la riapertura degli esercizi commerciali: abbiamo sospeso le tasse locali, a partire dal canone di occupazione di suolo pubblico per gli spazi esterni di ristoranti e bar, e abbiamo creato il fondo #RomaRiapre destinato a sostenere proprio negozi e piccoli imprenditori.
Intendiamo continuare a essere al loro fianco, perché solo insieme riusciremo a superare questa fase. Solo insieme riusciremo a ripartire.”
Speriamo bene. Nel frattempo per chi volesse aderire prosegue #RomaRiapre, la raccolta fondi per piccole imprese e negozi. L’iniziativa vuole contribuire concretamente a sostenere la ripresa delle attività. Le donazioni potranno essere effettuate mediante bonifico. Info su: comune.roma.it . #RomaInforma
Pomodoro, Carota, Anguria sono 3 esempi del lungo e attento lavoro di selezioni agroalimentari che nel tempo ha dato nuovo colore agli alimenti concentrando proprietà nutritive da un lato e attraendo lo sguardo dall’altra.
La vista è un senso dominante, ci permette di relazionarci agli oggetti che ci circondano, di scegliere in base all’aspetto estetico e/o cromatico predisponendoci o meno al consumo di un alimento, fornendoci informazioni istintive sulla qualità e la freschezza del prodotto.
Frutta e verdura contengono dei pigmenti fitonutrienti (flavonoidi, fenoli, terpeni, fitati, isotiocianati, indoli) che, esercitando una naturale funzione visivo-attrattiva sulle nostre scelte alimentari, producono effetti benefici sul nostro l’organismo e svolgono funzioni importanti per la salute del corpo.
E’ stato inoltre provato scientificamente che il nostro cervello associa al colore dei cibi sensazioni positive o negative secondo un “pregresso mentale” che ci lega a sensazioni gradevoli o spiacevoli vissute nel passato; quando un alimento si presenta di un colore diverso da quello a cui siamo abituati subito veniamo investiti da una sensazione di diffidenza.
Il rossoha una forza stimolante che potrebbe sviluppare anche l’appetito, in altri soggetti, invece, lo stesso colore stimola anche le aree del pericolo e dell’attenzione trasmettendo un diverso influsso.
Il blu-violetto, grazie alle sue virtù calmanti, calma la fame: queste sono le tinte dell’equilibrio: i cibi che vanno dal viola all’indaco sono particolarmente ricchi di magnesio e di altri elementi fondamentali per le funzioni cerebrali, inoltre sono considerati i migliori antidoti alla fame nervosa, svolgono una benefica azione sul sistema nervoso, sul cervello e sulle facoltà intellettive superiori;
Chi mangia troppo velocemente dovrebbe consumare molti cibi verdi. Il verde, infatti, riporta alla stabilità ed è un buon colore antivoracità, tutta la verdura a foglia verde contiene clorofilla, luteina, carotenoidi, magnesio, folati (o vitamina B9) e vitamina C utili nel prevenire malattie del cuore e tumori e preziosi per sistema nervoso, vista e pressione sanguigna. Chi ha problemi di digestione dovrebbe orientarsi sull’arancione, colore energetico che favorisce l’assimilazione del cibo, e sul giallo, che agevola la produzione di succhi gastrici e riduce i gonfiori addominali. Il giallo sembra essere il colore preferito dai golosi. Trasmette energia, allegria, senso di benessere, estroversione e lucidità cosciente. Il bianco, il colore della semplicità e della depurazione, ci riporta a cibi basici come latte e riso. Finocchio, cipolla, e cavolo bianco, sedano rapa, indivia belga, mela, pera e banana contengono tra gli altri flavonoidi, vitamina C e selenio utili al cuore ed alle ossa. Il nero, ricco di mistero, ha una forte valenza erotica, nonostante il nero simbolicamente sia il colore che assorbe ed annulla l’energia. Negli ultimi anni i cibi di colore nero o comunque molto scuro sono stati riconosciuti come salutari.
Tenendo presente queste coordinate psico-cromatiche, quali sono gli alimenti che nel corso del tempo hanno dovuto modificare il loro colore naturale per mostrare maggiore appeal?
Primo tra tutti sua maestà il POMODORO. Già il suo nome dovrebbe fornirci delle indicazioni, basta scomporre la parola “pomodoro” in “pomo d’oro“. I pomodori infatti anticamente erano di colore giallo e hanno mantenuto il lusinghiero paragone con l’oro almeno nel nome, il riferimento alla bellezza del frutto non è casuale: si tratta di un nome coniato in Francia nel diciottesimo secolo, quando i pomodori erano utilizzati come specie ornamentale.
Se le selezioni varietali nei secoli lo hanno reso di colore rosso, garantendone la popolarità per la sua capacità di vivacizzare le vivande sulle quali viene utilizzato, è ormai accertato che il suo successo sia anche dovuto alla principale sostanza colorante contenuta nel pomodoro rosso (licopene) che svolge un’ azione positiva sulla nostra salute (è antiossidante, cioè agisce contro i radicali liberi) e quindi i selezionatori hanno lavorato e stanno ancora lavorando per ottenere delle varietà con elevato contenuto di questa sostanza.
Con il tempo i pomodori rossi sono diventati prevalenti rispetto a quelli gialli, che rappresentano oggi però tornano alla ribalta come “TREND FOOD”.
Non è l’unico ortaggio ad aver cambiato radicalmente tinta: le carote originariamente erano viola.
Le carote viola risalgono al 2000 a.C. Furono i commercianti arabi a esportarle in diversi paesi nei secoli. Si dice che le carote avessero anche diversi colori. In base alla zona in cui venivano coltivate, le carote assumevano colore diverso: bianche, gialle e addirittura color porpora, nere.
Le classiche carote arancioni comparvero nei Paesi Bassi durante il XVII secolo. In effetti, si tratta di un ibrido, cioè una combinazione fatta dagli agricoltori olandesi che vollero omaggiare la casa reale olandese (gli Orange).
L’anguria (per i botanici cucumis citrullus o citrullus vulgaris) è uno dei frutti più apprezzati nelle calde e assolate giornate estive. Oltre a questo nome, con cui è conosciuta nell’Italia settentrionale, troviamo il toscano cocomero, il napoletano melone d’acqua e poi le versioni dialettali: pateca in Liguria e zipangulu in Calabria. Se ci spostiamo oltreconfine troviamo: watermelon, wassermelon, melon d’eau e sandia.
Per quanto riguarda l’origine del nome abbiamo diverse spiegazioni: cocomero farebbe riferimento al colore del cetriolo mentre anguria avrebbe una derivazione bizantina (angouri, cioè frutto immaturo). Watermelon e melon d’eau, invece, si riferiscono all’elevato contenuto di acqua di questo frutto.
Ma questo frutto nel 17esimo secolo era decisamente diverso, come dimostra il quadro di Giovanni Stanchi detto “Dei Fiori”, che è stato pittore di stampo caravaggesco e naturalista dal decorativismo palesemente Barocco o baroccheggiante.
Le angurie di Stanchi, che sono state dipinte intorno al 1645-1672, ci permettono d’intravedere un tempo, prima che la coltivazione sistematica cambiasse i frutti per sempre.
Le angurie originariamente provenivano dall’Africa, ma dopo l’addomesticazione sono prosperate nei climi caldi del Medio Oriente e dell’Europa del sud. Divenne probabilmente coltura comune nei giardini e nei mercati attorno al 1600. I vecchi cocomeri, come quello dipinto dallo Stanchi, presumibilmente erano molto gustosi e il grado di zuccheri contenuto nel frutto avrebbe dovuto essere ragionevolmente alto dato che questi stessi meloni venivano consumati freschi e talvolta fermentati nel vino, eppure sembrano così diversi dal nostro attuale cocomero e questo perché nel tempo abbiamo cominciato a coltivarlo con l’intento d’ottenere quel rosso intenso che gli riconosciamo oggi.
Quella carnosa parte interna del frutto in realtà è la placenta che contiene i semi del cocomero il quale prima che fosse definitivamente addomesticato difettava, sempre nella medesima placenta, di quell’alta concentrazione di licopene che pigmenta del suo caratteristico rosso acceso gli stessi frutti così come li conosciamo noi oggi. Attraverso centinaia d’anni di domesticazione abbiamo modificato dei piccoli cocomeri la cui placenta era bianca, in frutti più grossi e carichi di licopene come nella versione che troviamo oggi.
Di certo non abbiamo solo cambiato il colore dei cocomeri, per esempio le Banane, coltivate già 7.000 anni fa, apparivano molto diverse rispetto ad oggi. Erano infatti ricche di semi di grandi dimensioni. Oggi invece la polpa è compatta e il sapore è più ricco.
Anche le Melanzane, provenienti dalla Cina, erano di molti forme e colori, come bianco, azzurro, viola o giallo. Avevano spine nel punto in cui il gambo era collegato ai fiori. Oggi non c’è traccia delle spine e le dimensioni sono maggiori, così come il colore dominante è il viola.
Mezz’ora o poco più. L’Italia incollata davanti allo schermo. Tante le domande, troppe le concrete preoccupazioni di un settore che non viene ascoltato, che non riceve coordinate precise, che se le riceve sono così lontane dalle logiche e ancor più dalle logistiche, dai meccanismi interni della ristorazione, che davvero non riesce più a capire come aprire i battenti, a parte “rimboccarsi le maniche”, nuovo imperativo categorico per tutti (ma questo era piuttosto ovvio).
“Se ami l’Italia, mantieni le distanze!”, dice il Premier Conte nella Conferenza stampa di ieri 26 Aprile 2020, e questo lo stiamo facendo. “Sarà fondamentale il comportamento responsabile di ciascuno di noi: Non bisogna mai avvicinarsi, al distanza di sicurezza deve essere di almeno un metro. Se non rispettiamo le precauzioni la curva risalirà, aumenteranno i morti e avremmo danni irreversibili per la nostra economia.”
“La fase 2 che scatta dal 4 maggio sarà comunque adattata all’andamento della curva dei contagi”, sottolinea. Nel frattempo tra mascherine e parenti, si allungano le date per la ristorazione, con una “semi-apertura” concessa tramite l’Asporto, a metà strada tra un “contentino” una “mezza misura” per il contenimento del Virus e per qualcosa che suona come “stiamo a vedere che succede”.
Dal 4 maggio via libera (?) al Cibo da asporto. Bar e ristoranti rimangono chiusi ma sarà possibile acquistare cibo da asporto «da consumare a casa o in ufficio», entrando uno alla volta evitando di stazionare davanti ai locali.
L’avvertimento è forte e chiaro: «Non è un libera tutti. Non sono consentiti party privati e ritrovi di famiglia, lo dico ai giovani e agli adulti». E quando si va a trovare i familiari «bisogna mantenere la distanza». Le aspettative di pieno ritorno alla normalità sono andate deluse. Il piano del governo «per convivere con il virus» è riaprire gradualmente, in modo da tenere sotto controllo la curva dei contagi e scongiurare che le terapie intensive possano tornare sotto pressione. «Per non ammalarsi» il premier spiega che è stata inserita nel Dpcm «una regola più stringente» per chi ha sintomi e febbre a 37,5: «Rimanere a casa, evitare contatti e avvertire il medico».
Per quanto riguarda le aperture, queste le nuove scadenze: 4 maggio le aziende, 18 maggio negozi, musei e cantieri privati, dal 1 giugno parrucchieri, centri estetici e, dopo la lunga attesa, potranno riaprire bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie.
In base all’ampiezza dei locali e agli spazi disponibili i ristoranti perderanno la metà dei posti a sedere a causa delle regole di distanziamento: due metri tra un tavolo e l’altro. I camerieri indosseranno guanti e mascherine. Ma al tavolo bisogna arrivarci, e magari, per educazione e pulizia, si va persino al bagno a lavarsi le mani, Come passo in mezzo ai tavoli? E se mi casca il tovagliolo e mi faccio indietro con la sedia annullando la distanza tra me e chi mi è dietro, o al gentile ospite del tavolo accanto? E le cucine piccole? I locali con pochi coperti? E i camerieri? Come verranno gestite le ordinazioni? E gli affitti? Il personale? I Costi fissi? I dipendenti? Le forniture? Tanti tantissimi i punti di domanda. Nel frattempo capiamo cosa si potrà fare da oggi.
Le aziende Le aziende strategiche, industriali e produttive, che esportano all’estero e rischiano di perdere altre quote di mercato, possono riaprire presentando un’autocertificazione e passando al vaglio dei prefetti.
I cantieri Riparte anche l’edilizia carceraria, scolastica e per il contrasto del dissesto idrogeologico.
Che cosa si può fare dal 4 maggio 2020
Spostamenti Saranno consentiti «solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute» ma si «considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento e vengano utilizzate le mascherine». E dunque ci si potrà muovere all’interno della propria Regione di residenza ma soltanto per questi motivi. Per andare in un’altra Regione bisognerà invece avere «comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute».
Visite ai parenti La novità è la possibilità di spostarsi per visite «mirate» ai congiunti e qui il presidente del Consiglio Conte fa riferimento alle «famiglie che sono state separate dal lockdown: genitori e figli, nonni e nipoti». Ma il divieto di assembramento rimane e gli incontri devono avvenire sempre «nel rispetto delle distanze e con le mascherine».
Autocertificazione Il modulo cartaceo con nome, cognome, indirizzo e destinazione dello spostamento è stato uno dei temi più dibattuti da ministri e scienziati. Alla fine, poche ore prima della conferenza stampa del premier, la linea del rigore ha vinto. L’autocertificazione resta per almeno due settimane. La scelta è motivata dal timore che gli italiani percepiscano l’allentamento delle misure come il ritorno alla vita di prima, uno stato d’animo che potrebbe ripercuotersi drammaticamente sulla curva dei contagi. «L’autocertificazione è fondamentale», si è battuto il ministro della Salute, Roberto Speranza. In sostanza alle tre motivazioni che consentono gli spostamenti (lavoro, salute, stato di necessità) se ne aggiunge una quarta: incontro con i congiunti.
Dispositivi di protezione Nei luoghi chiusi la mascherina diventa obbligatoria. E quindi dentro i negozi, negli uffici, nelle fabbriche, sugli autobus, sulla metropolitana, nei treni e a bordo degli aerei bisognerà coprirsi naso e bocca. Il tema è stato uno dei più dibattuti, per le difficoltà di approvvigionamento e per i costi. Finché ieri, durante la riunione della cabina di regia, si è trovato un accordo anche con Regioni e Comuni e si è deciso di emanare una circolare per fissa il prezzo massimo delle mascherine chirurgiche, così da evitare abusi e speculazioni di mercato.
Parchi e sport all’aperto Un altro pezzetto di libertà riconquistata è la possibilità di passeggiare anche lontano dalla propria abitazione, purché a distanza dagli altri. Parchi, ville e giardini pubblici riapriranno su tutto il territorio nazionale, ma gli ingressi nelle aree riservate ai bambini potranno essere «contingentati», e i sindaci potranno attuare restrizioni, sempre seguendo la curva dei contagi. Le forze dell’ordine controlleranno il rispetto delle norme. Sarà possibile fare jogging, praticare sport all’aperto e riprendere gli allenamenti individuali. La distanza di sicurezza sarà di minimo due metri anche per gli atleti professionisti, che però dovranno allenarsi da soli.
Mare e montagna Si potrà andare al mare per nuotare e fare passeggiate in montagna: attività motorie da soli o al massimo in due, ma non ci si potrà trasferire nelle seconde case.
Messe e funerali La Chiesa da settimane prova a convincere il governo a far celebrare la Santa messa, ma per gli scienziati è ancora troppo rischioso. Sul fronte delle cerimonie religiose si potranno soltanto celebrare i funerali, purché alla funzione non prendano parte più di quindici persone con mascherine e rimanendo a distanza. Le persone ammesse alla funzioni dovranno essere soltanto i familiari più stretti.
Cibo da asporto Bar e ristoranti rimangono chiusi ma sarà possibile acquistare cibo da asporto «da consumare a casa o in ufficio» e non rimanendo davanti ai locali.
Aziende Si rimettono in moto le industrie manifatturiere, le costruzioni e il commercio all’ingrosso relativo a queste filiere.
Ristrutturazioni private Anche i cantieri privati potranno riprendere a lavorare, perché l’Inail stima che il settore presenta un indice di rischio tra i più bassi. In tutte le riunioni il premier ha raccomandato il rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza.
Che cosa si può fare dal 18 maggio 2020
Negozi Potranno riaprire i negozi di abbigliamento e di calzature, le gioiellerie e tutti gli altri esercizi commerciali di vendita al dettaglio rispettando le regole sugli ingressi contingentati, il distanziamento di un metro e l’uso delle mascherine.
Mostre e musei Gli scienziati hanno chiesto al governo grandissima cautela sulla riapertura dei luoghi di aggregazione. Cinema, teatri e sale da concerto resteranno chiuse, come i pub e le discoteche. «Sono sospese le manifestazioni organizzate, gli eventi e gli spettacoli con la presenza di pubblico», non è possibile organizzare feste pubbliche e private, anche nelle case. Riaprono invece i musei e si potranno visitare le mostre a ingressi contingentati, rispettando le distanze e indossando le mascherine.
Allenamenti di squadra Gli atleti che praticano sport di squadra potranno tornare ad allenarsi sempre mantenendo le distanze.
Che cosa si può fare dall’1 giugno 2020
Bar e ristoranti Dopo la lunga attesa potranno riaprire bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie. In base all’ampiezza dei locali e agli spazi disponibili i ristoranti perderanno la metà dei posti a sedere a causa delle regole di distanziamento: due metri tra un tavolo e l’altro. I camerieri indosseranno guanti e mascherine.
Estetiste e parrucchieri Si potrà andare su appuntamento perché bisognerà rispettare il rapporto di un lavoratore per un cliente. Poiché non è possibile mantenere la distanza, entrambi dovranno indossare la mascherina e i guanti.
Che cosa si può fare il 17 giugno 2020
Esame di maturità I ragazzi potranno rientrare a scuola e sostenere l’esame di maturità.
Come si rimetterà in piedi la Ristorazione italiana? Come reagirà? E come ottimizzerà le tante possibilità di una crisi che, letta al contrario, potrebbe essere un’occasione più unica che rara per cambiare il mondo in meglio recuperando i valori tradizionali e di stagionalità in cucina come nella vita? Cosa dicono, cosa ne pensano i nostri Chef, Pizzaioli, Ristoratori, Imprenditori, Produttori, Albergatori, Psicologi e Giornalisti? Ogni settimana rispondono i Protagonisti e gli Intellettuali del Settore sul tema “Ristorazione e Futuro”.
L’Italia ha bisogno di guardare avanti, di avere risposte chiare e di rimettersi in moto il prima possibile. Tornare a lavorare è una necessità primaria che dovrà tenere necessariamente conto delle nuove disposizioni di legge dovute alle attuali circostanze di contenimento di questa prima post emergenza.
Alla luce dei cambiamenti e degli stravolgimenti, è davvero possibile riprogettare la riapertura delle attività commerciali, ristorative e turistiche, tenendo conto delle misure di sicurezza e distanziamento sociale? Le diverse soluzioni – pratiche ed ingegnose quanto discutibili – tra cui le barriere di plexiglass tra i commensali, saranno sufficienti a garantire la sicurezza della clientela, a garantire la serenità degli ospiti, senza però dover rinunciare ai coperti a fronte dei tanti costi fissi?
Come si andrà quindi a riconfigurare l’enogastronomia italiana e il turismo? Come reagirà il mondo gourmet? Come cambieranno i consumi, la percezione del benessere, i comportamenti e le tendenze dei cittadini italiani contesi tra la voglia di riprendersi la propria vita e le capacità economiche decisamente modificate dal contesto?
Gino Sorbillo, PizzaChef e Imprenditore – Antica Pizza fritta Zia Esterina, Sorbillo Lievito a madre a mare, Pizzeria Gino Sorbillo, Napoli, Milano, New York
I consumi cambieranno perchè sicuramente ci sarà un ridimensionamento sia della domanda sia dell’offerta. Si tornerà alla pizza tradizionale, alla cucina tradizionale, non ci sarà la possibilità, almeno per i primi tempi, di andare per il sottile, anche gli chef forse dovranno fare un passo indietro, proponendo una cucina più accessibile, anche dal punto di vista economico.Il mondo guormet di sicuro diventerà più tradizionale, con una rivisitazione delle proposte, più identitario e semplice da percepire.
Le persone si concederanno qualche coccola, ma molto meno rispetto al passato. Ci saranno restrizioni, la frequentazione dei locali. Le persone saranno più attente, più scrupolose, più oculate nelle loro scelte, cercando comunque di riprendersi la propria vita, stando attenti alle spese superflue.
L’enogastronomia si andrà riconfigurare verso una maggiore semplicità, saranno più importanti i rapporti umani, le produzioni locali, meno viaggi, meno spostamenti e forse le persone riscopriranno luoghi e sapori della propria terra che fino a poco tempo fa snobbavano, perchè resiste sempre quella “cattiva abitudine” di credere che il meglio sia lontano da noi.
Questa condizione rimane comunque uno shock, molti usciranno con le ossa rotte. Noi stavamo vivendo un momento d’oro. Ognuno di noi stava esprimendo una cucina e una pizza di territorio, concetti diversi ma tutti importanti. Questa pausa ci ha dato modo di riflettere un pò di più. Ma secondo me servirà a tutti e tutti torneremo più forti di prima.
Barriere di Plexiglass? Se dovessero imporle le accetteremo e le abbelliremo, di certo perderemo coperti, ma non dobbiamo farne un dramma, se serve alla salute di tutti, va bene così.
Gino Sorbillo
Pietro Parisi
Angelo Troiani
Angelo Troiani, Chef Patron – Il Convivio Troiani, Roma – 1 Stella Michelin
Quanto sarebbe bello se potessimo risolvere con il plexiglas o con il box o forse suggerirei ancor meglio con una libertà graduale dove oggi escono i mancini e i biondi e domani i destri di ed i mori … così da prevenire gli assembramenti già dall’ascensore o dal garage. Purtroppo credo che se la questione la vediamo così continuiamo a giocare a rosso o nero e a bluffare spudoratamente con noi e con il tempo che può essere tiranno o Galantuomo a secondo di come vogliamo vederlo.
Per la sanità, ad esempio, il tempo è galantuomo, ovvero più aspettiamo e più siamo assicurati che il virus venga debellato, così non corriamo il rischio di rivivere il dramma umano ed economico di un mese fa, mentre per il sistema produttivo il tempo è tiranno perché ogni giorno che passa il conto da pagare cresce.
Sino ad ora se tutto questo fosse un gioco virtuale (ma non lo è) abbiamo bluffato spudoratamente, perché le mascherine non servivano ( perché non c erano ) ed oggi sono l’unica cura efficace, oppure il contagio passava attraverso chi faceva sport (come se fossero impollinati ) mentre solo poi scopriamo che gli operatori sanitari, i dottori, i medici, e gli infermieri sono stati i maggiori fuochisti pagando con la loro vita un conto amarissimo, anche perché non c erano tamponi disponibili.
Ora è la mano della vita economica e stiamo per “ribluffare” spudoratamente con carte false. Se Apriamo le aziende con pexiglass e distanziatori, orari brevi e quindi con una capacità produttiva dimezzata (volendo essere ottimisti ), con costi ed oneri che rimangono invariati e quindi, in sostanza, raddoppiati (almeno sicuramente quelli fissi), porteranno le aziende a produrre solo maggiori indebitamenti per poi, inevitabilmente, far sopperire una buona parte delle realtà ristorative e mettendo per strada milioni di disoccupati.
Solo poi, guardandosi indietro, si capirà che questa scelta è stata fatta diffondere una responsabilità collettiva e non per risolvere la situazione al meglio, altrimenti si discuterebbe, ad esempio, di come far partecipare economicamente l’intero apparato statale e publico, e non lasciare “la patata bollente” unicamente in mano all’imprenditoria privata . Tradotto taglio degli stipendi x finanziare L imprenditoria privata
Dove voglio arrivare? È che se non vogliamo continuare a bluffare, l’Italia dovremo reggerla e finanziarla un po’ tutti, sino al giorno in cui potremo davvero tutti uscire di casa e tornare tutti a lavorare duramente, così come siamo abituati per far girare una economia seppur povera ma REALE! Altrimenti è come pescare il cerino più corto.
Oggi è toccato a noi ma visto che siamo noi che sosteniamo davvero lo Stato e la finanza italiana con le tasse, saremo solo i primi della lista lista.
Pietro Parisi, Executive Chef – Le Cose Buone di Nannina, San Gennaro Vesuviano (NA)
Credo che questo momento sia il peggiore che l’Italia abbia affrontato dal 1920. Ovviamente ritornerà quel benessere e quella normalità che avevamo conosciuto, ma fino a che non avremo certezza di essere al sicuro la gente si muoverà con diffidenza. Io penso che in questo momento mette a dura prova la nostra creatività, ma dobbiamo trovare nuove forme ed offerte di ristorazione.
Il mondo gourmet credo che sia quello che subirà più colpi, proprio essendo luoghi per esperienze totali, uniche ed impegnative a livello economico che non trova appeal tra plexiglass e distanze sociali. Tornare a lavoro sarà dura per tutti e i costi fissi saranno da ridurre. Bisogna dimenticarsi dove eravamo arrivati, ripartire da capo, sporcarsi nuovamente il grembiule. Non è più il momento delle prime donne, è il momento di tornare in cucina.
Il Delivery? In Campania ne stiamo parlando tanto. Credo che vada fatto, così come è importante tornare ad una cucina semplice, ma fatta di grandi emozioni.Una cosa che mi ha molto colpito di questo momento storico è anche la riflessione su me stesso,che avevo raggiunto i miei obiettivi e la mia posizione. Sto ripartendo da zero, con la trattoria, la pizzeria, così come ero partito 15 anni fa. Ma la cosa non mi rattrista, anzi. Nella vita non bisogna mai fermarsi, bisogna ripartire e mettere in campo le proprie forze e capacità.
Marco D’Amore
Antonio Ziantoni e Ida Proietti
Ruggero Andrisano Ruggieri
Giuseppe Garozzo Zannini Quirini
Marco D’Amore, Ristoratore – Ristorante D’Amore, Capri (NA)
La stagione turistica è sicuramente compromessa, soprattutto per le attività stagionali come quelle che operano a Capri. L’isola, più di altre destinazioni, soffrirà, in quanto la percentuale di turisti straniera supera in genere il 70%, e più della metà proviene dagli Stati Uniti, che sicuramente non verrà prima del 2021.
Senza pensare al disastro umano che non ci farà stare insieme ad amici e propri cari, per cui ci sarà un problema economico ma soprattutto sociale su tutto il territorio. Molto probabilmente alcune attività non apriranno, altre invece opteranno per iniziare con uno staff ridotto con fortissime ripercussioni per il tessuto sociale attraverso l’incremento della disoccupazione. Importante sarà capire le limitazioni che saranno attuate. Infatti se saranno eccessivamente restrittive, la possibilità di rendere le strutture economicamente autosufficienti saranno minime e per questo molti ristoranti non rischieranno con l’apertura: perché se i posti a sedere saranno ridotti di due terzi, se i camerieri saranno vestiti come gli agenti del R.I.S., se fra un commensale e l’altro ci saranno metri di distanza, sarà dura. Infatti bisogna provare a tutelare in qualche modo la convivialità della cena e la leggerezza della serata fuori casa, altrimenti penso sia difficile che a qualcuno possa venire voglia di andare a cena fuori in condizioni del genere. Al ristorante non si va per riempirsi la pancia!
Quindi molto dipenderà dall’evolversi del virus e dai disciplinari che dovremmo attuare in materia di sicurezza sanitaria. Già noi ci stiamo muovendo per quanto concerne la sicurezza analizzando le varie opzioni di sanificazione e capendo quali sono le varie possibilità per il nostro settore nel rispetto dell’HACCP. Cambierà anche l’allestimento della sala: oltre a seguire il distanziamento sociale ci vorrà una forte attenzione a ridisegnare la “mise en place” per dare quanta più sicurezza all’ospite. Sperimenteremo sicuramente l’asporto e il “food delivery”, in modo da soddisfare quel segmento di clientela che privilegerà la tranquillità della propria casa ma con un menu diverso, più divertente invece della propria cucina domestica. Infatti immagino che ci sarà anche voglia di provare delle pietanze particolari dopo mesi di cucina casalinga.
I punti di forza saranno sicuramente: comunicare la sicurezza con una sanificazione professionale, seria e costante degli ambienti, delle attrezzature e degli utensili, oltre a procedure trasparenti nella manipolazione dei cibi; ritornare ad utilizzare i prodotti del territorio e sperimentare nel rispetto della tradizione.
Antonio Ziantoni, Chef Patron – Zia Restaurant, Roma
Ci siamo trovati All’inizio un po’ spaesati, poi ti assale la consapevolezza di dovere affrontare le cose andando a fondo, cercando di prevedere scenari futuri che abbiano un minimo di tangibilità.
Ci saranno dei cambiamenti è inevitabile ma l’importante è rimanere lucidi la nostra offerta rimarrà la stessa anzi cercheremo di fare meglio.
Credo che probabilmente ci sarà un periodo più o meno lungo di assestamento, dovremo concentrarci sulle reali esigenze del cliente in questo momento storico, sempre con l’attenzione a non perdere la propria identità.
Ruggero Andrisano Ruggieri, Docente di Psicologia dell’Università di Salerno, Presidente dell’Associazione e Coordinatore del Corso di Cucina “Cuoco Contadino”
Io credo che bisogna immaginare due fasi, una di “convivenza” con il virus, l’altra di “assenza”, alla luce di un vaccino efficace che metta tutti in sicurezza, e lì bisognerà vedere cosa sarà rimasto del nostro vecchio modo di vivere.
Questa fase attuale molto delicata di “convivenza”, che non sappiamo quanto durerà, reimposta le coordinate della ristorazione. E questo vuol dire che tutte quelle piccole realtà di quartiere dove diventa impossibile garantire le distanze di sicurezza – penso alle mini cucine, alle micro situazioni – avranno grandi difficoltà a mettere in pratica le norme igienico-santarie.
Anche la ristorazione dei grandi numeri avrà problemi, lì dove la tenuta del business si gioca sul numero di coperti e il numero dei giri del tavolo stesso, mentre il distanziamento sociale dimezzerà la capacità di accoglienza. L’altro aspetto che cambia è legato al servizio, stiamo infatti assistendo al fenomeno del Delivery. Quindi la ristorazione andrà ripensata tutta.
Io credo che ci saranno due possibilità, una alla “bimby”, tipo self service, con un sistema automatizzato dove gli chef non esistono e il tuo piatto esce già pronto senza che ci sia intercessione umana, così come stavano già sperimentando in Germania e Stati Uniti per le grandi catene;
come contraltare invece, una micro ristorazione basata sulla conduzione familiare, anche perchè il nucleo familiare rimane l’unico nucleo dove il distanziamento sociale non esiste. Quindi il Family Business rimarrà l’unica ristorazione operativa possibile, oltre al fenomeno degli “chef a domicilio”.
Avremo poi il problema delle forniture e della stagionalità. Importiamo tanto, ci hanno abituato ad avere tutto, per esempio le patate tutto l’anno, le melanzane, le zucchine, la carne dall’Argentina, le verdure dall’Egitto, la frutta dalla Spagna e via dicendo: anche l’offera del cibo cambierà, i confini chiusi ridisegneranno le importazioni da tutte quei Paesi in cui la diffusione del virus è controllata da sistemi sanitari che non sono molto forti.
Quindi stagionalità, italianità e conduzione familiare nell’offerta ristorativa, perchè dovremo abituarci all’idea di fare i conti con i limiti, di tutte le tipologie.
Giuseppe Garozzo Zannini Quirini, Sommelier e giornalista enogastronomico – James Magazine, Agrodolce
Queste ultime settimane hanno lasciato un segno estremamente profondo nella vita della ristorazione di questo Paese. L’incertezza e la lunga e forzata chiusura degli esercizi hanno messo in grandissima difficoltà uno dei settori dell’imprenditoria italiana che meglio racconta della capacità del nostro popolo di creare, evolvere, di saper affrontare dinamiche sempre nuove.
Ed è proprio attraverso questo innato spirito di “sapersi
arrangiare” che molti hanno elaborato nuove strategie, dal delivery alle
cooking class interattive, dai menù pronti per le festività alle video ricette
anche in diretta streaming. Ma tutto questo serve a poco se non si troveranno
soluzioni capaci di sopportare i profondi mutamenti che seguiranno la pandemia.
I locali si dovranno attrezzare per rispondere alle rigide
imposizioni normative. Questo comporterà un aumento dei costi, una sensibile
diminuzione degli spazi d’accoglienza e una complessa modalità di gestione del
personale ante crisi.
Probabilmente tali difficoltà saranno meno cogenti per i
grandi stellati o per quei locali cosiddetti “gourmet” che già avevano
orientato il proprio stile verso una qualità dell’offerta sempre maggiore, a
tutto tondo.
Sono moltissime le idee che sento circolare in questi giorni,
tutte valide o comunque percorribili, ma estremamente legate, a mio avviso, a
una serietà e a un senso di responsabilità che dovrà necessariamente crescere
all’interno del settore soprattutto sotto l’aspetto dell’accoglienza.
Ahimè (e l’ho sempre detto) dovremo lasciare definitivamente
quell’approssimazione tipica del passato per trovare nella formazione del
personale, nella qualità del cibo e del servizio il quid giusto che potrà
bilanciare le difficoltà proiettando il settore verso un futuro migliore e più
sereno.
Parola chiave? Qualità sotto ogni sfaccettatura. Sarà assolutamente necessario fare in modo che i tantissimi sacrifici di questi giorni e dei giorni che verranno fino alla soluzione dell’emergenza non si perdano ma risultino solide fondamenta per un nuovo corso. Esorterei i tantissimi, seri, capaci e tenaci imprenditori a non mollare, a non cercare scorciatoie. Conoscono benissimo il sacrificio e da esso potranno tirar fuori nuove e migliori idee. Li esorterei anche a tener conto che nelle loro mani ci sono le vite di tanti uomini, di tante famiglie che meritano rispetto e considerazione. Dall’altra, ovviamente, esorterei i dipendenti, tutti, a rimboccarsi le maniche per costruire insieme ai loro datori di lavoro una nuova offerta, un nuovo modello che si ispiri sempre più alla serietà e alla professionalità. Sta qui secondo me la chiave di svolta. Non snaturiamo la gioia di un buon caffè, la meravigliosa sensazione di rimanere folgorati davanti alla vetrina di una pasticceria o la magia di una sera speciale al ristorante. Facciamo in modo che tutto torni ad essere speciale e che questo momento difficile si trasformi in una opportunità da non perdere. Vorrei tanto che la creativa intelligenza italiana dimostrasse che la nostra ristorazione è fatta di persone veramente speciali!
L’indagine si è svolta tra martedì 14 aprile a sabato 18 aprile 2020 ed ha coinvolto un campione di 1000 persone. L’obiettivo è stato quello di fotografare il comportamento e i desideri della clientela nei confronti della ristorazione e dei servizi di delivery proiettati nell’attesa Fase2.
Per arginare e combattere il Coronavirus, chiudere al Pubblico Ristoranti, Trattorie, Pizzerie e Bar, è stata una delle prime misure decise per il contenimento dell’epidemia nel nostro Paese. Poi, i tempi si sono dilatati diventando preoccupanti ed insostenibili; e quando è diventato chiaro che i tempi per la riapertura sarebbero stati ancora lunghi, molti locali dedicati alla ristorazione classica hanno deciso di abbracciare, per la prima volta e non senza tentennamenti, il dinamico mondo delle consegne a domicilio, cambiando volto alla ristorazione classica, ripensando offerte gourmet e menu.
Sulla scia di questa rivoluzione (momentanea?) Lavinia Martini e Andrea Di Lorenzo hanno redatto uno studio che fotografa lo stato della ristorazione e del delivery durante l’emergenza Covid-19 perchè, tenendo sempre sottocchio il “fattore imprevedibilità” di un dato mercato, essere comunque in grado di leggere i segnali dell’andamento è un elemento chiave di ogni strategia di Marketing.
L’obiettivo del rapporto è infatti quello di fotografare il comportamento e i desideri della clientela nei confronti della ristorazione e dei servizi di delivery in questo momento. Tramite alcune domande più specifiche, viene richiesto ai clienti come intendono comportarsi durante la fase 2 e nei mesi a seguire, all’indomani della riapertura dei ristoranti.
Questa ricerca è stata redatta sulla base di un questionario di facile esecuzione (tempo di compilazione: 5/10 minuti) accessibile digitalmente con 23 domande, sia a risposta aperta che chiusa, singola e multipla.
DESCRIZIONE DEL CAMPIONE
Il campione preso in esame coinvolge una popolazione statistica di 1000 persone, residenti in Italia, principalmente nel Lazio (è il 65%) e in Lombardia (15%), con una prevalenza di donne (62% contro il 37% degli uomini) e un’età distribuita soprattutto nella fascia 30–39 anni (40%) e 21–29 anni (25%). Questo campione ha dimostrato una buona propensione alla frequentazione di attività di ristorazione anche prima dell’emergenza: il 35% ha dichiarato di andare a pranzo o cena fuori tra le 2 e le 3 volte a settimana, un altro 35% almeno una 1 volta a settimana. Per il 52% del campione la spesa media è compresa tra i 20 e i 35 euro e avviene soprattutto in pizzeria (58%) e in ristoranti di cucina italiana (56%).
LA RISTORAZIONE
Dalle risposte emerge un desiderio impellente di tornare nei ristoranti dopo la fine dell’emergenza. Di fronte alla domanda “Quanto ti manca andare a pranzo/cena fuori?” il 47% del campione risponde “Molto” e il 38% “Abbastanza”. Dell’esperienza di andare a pranzo o cena fuori, i clienti sentono maggiormente la mancanza in termini di “Convivialità” (747 preferenze), a seguire viene il “Cibo”, (377 preferenze) e il “Desiderio di fare nuove esperienze” (349 preferenze).
Nella ricerca è decisiva la risposta alla domanda “Una volta riaperte le attività, tornerai subito a pranzo/cena fuori?”. Il 52% degli intervistati ha risposto “Si”, mentre il 15% ha risposto “No”. Decisivo il 33% degli intervistati che ha risposto “Forse” e che potrebbe orientare, attraverso le sue scelte, l’andamento del mercato ristorativo nei prossimi mesi.
Cosa impedisce ai clienti di tornare nelle attività di ristorazione? Su un totale di 501 risposte, il 53% dei clienti ha “Paura del contagio”. Il 44% dichiara poi di “Avere timore che le attività non rispettino le norme igieniche” che verranno imposte dai futuri decreti. Il 28% afferma di non avere voglia di vivere un’esperienza inficiata dalla presenza di troppi limiti.
Cosa potrebbe incentivare i clienti a tornare nelle attività di ristorazione o a scoprirne di nuove? Gli intervistati affermano di ricercare nei ristoranti la massima attenzione nel rispetto delle norme igieniche (61%) e nella corretta gestione degli spazi e del distanziamento tra tavoli (51%). Anche la previsione di spesa economica può incidere sulla futura esperienza: il 24% degli intervistati afferma di essere incentivato da sconti e promozioni, il 14% dalla revisione dei prezzi più in generale.
Dove sognano di andare a pranzo/cena fuori gli italiani al termine dell’emergenza? Coerentemente con i dati che riguardavano le abitudini prima della pandemia, gli Italiani affermano di volersi recare soprattutto in un ristorante di cucina italiana (24%), in pizzeria (21%) e in ristoranti di cucina internazionale/straniera (14%), una delle cucine che al momento è più difficile replicare all’interno delle mura domestiche. Il 52% degli intervistati afferma di voler frequentare di persona le attività dalle quali attualmente sta ordinando in delivery.
IL DELIVERY
La fetta delle persone che attualmente sta ordinando in delivery è il 57% degli intervistati.
Di questi, il 55% afferma di ordinare meno di 1 volta a settimana e il 36% almeno una volta a settimana. Si distribuisce abbastanza equamente il campione tra quelli che ordinano tramite piattaforma di delivery (36%), direttamente dalle attività dalla quali vogliono acquistare prodotti (36%) oppure tramite entrambi i canali (28%).
Dalle risposte ricevute, il 43% degli intervistati ha conosciuto le attività dalle quali ordina in delivery tramite Social Network, il 35% attraverso le piattaforme di delivery, il 24% tramite i canali ufficiali delle attività, come sito, social etc. Tra le piattaforme di Food delivery, la più utilizzata è Just Eat (la utilizza il 62%), seguita da Deliveroo (38%) e da Glovo (37%).
Il 65% degli intervistati utilizzava il delivery anche prima dell’insorgere dell’emergenza, a fronte del 35% che dichiara di non averlo fatto. Il 74% afferma inoltre che frequentava già le attività dalle quali sta ordinando. Il 59% continuerà ad utilizzare il delivery anche dopo la fine dell’emergenza (con una fetta consistente, il 26%, che afferma di essere in dubbio se continuare o meno).
I cibi più ordinati a domicilio sono pizza (la ordina il 75,5% degli intervistati), cibo straniero (42%), spesa da supermercati/alimentari/box miste (37%), hamburger o panini (36,5%), confermando in parte i consumi dei pasti fuori casa e quelli desiderati alla riapertura delle attività dopo la fine dell’emergenza Covid-19.
COME VORRESTI CHE CAMBIASSE LA RISTORAZIONE DOPO LA FINE DELL’EMERGENZA?
Da questa domanda aperta traiamo alcune considerazioni molto interessanti per comprendere le intenzioni di comportamento dei clienti. Gli intervistati hanno dimostrato una grande reattività alla domanda non obbligatoria, producendo 582 riscontri. Ma cosa chiedono, in sostanza, i clienti ai ristoratori?
Massimo rispetto delle norme igieniche (vengono citati: distanziamento dei tavoli, tavoli all’aperto, cucine a vista, obbligo di prenotazione, utilizzo dei dispositivi di sicurezza, pulizia dei bagni, trasparenza, maggior numero di controlli. Nel caso specifico del mancato distanziamento dei tavoli, viene citato come un fattore negativo anche prima dell’emergenza);
Che non cambi nulla nell’esperienza ristorativa (un esempio sono risposte come: niente, perché dovrebbe cambiare qualcosa?, normalità, a me va bene com’era, va bene così, etc.);
Una revisione dei prezzi, soprattutto in rapporto alla qualità offerta (prezzi ridimensionati, pacchetti sconto, prezzi visibili sul sito web per evitare sorprese, miglior rapporto qualità prezzo);
Maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e della filiera (prodotti italiani, più materie prime del territorio, connessioni con aziende locali, km0, maggiore scelta anche per nicchie di consumatori, come per intolleranti e vegani);
Si richiede poi un’attenzione maggiore alla sostenibilità sia dal punto di vista sociale che ambientale delle aziende ristorative (minore utilizzo della plastica, assenza del lavoro in nero, rispetto dei collaboratori, utilizzo di strategie antispreco, attenzione ai cambiamenti climatici, stagionalità, presenza di donne in cucina);
Un allargamento dei servizi di delivery (copertura anche di zone fuori città, creazione di servizi di delivery gestiti direttamente dalle attività, servizi di asporto, consegne a domicilio anche dopo la fine dell’emergenza).
CONSIDERAZIONI GENERALI
1) La fetta di clienti decisamente sfavorevole al ritorno nei ristoranti si aggira intorno al 15%. Ampia invece quella che testimonia un desiderio di ritorno alla convivialità (52%), ma che allo stesso tempo ha timore che il ristorante possa rivelarsi un luogo preposto a veicolare il contagio. Sugli incerti si gioca moltissimo la sorte delle attività nei mesi a venire. Sono il 33%. Se infatti si spostassero sul sì, si otterrebbe una percentuale determinante di avventori, mentre se si posizionassero sul no, la clientela verrebbe ridotta in modo drastico. Fattori di spostamento potrebbero essere l’aumento dei contagi o la loro diminuzione, oltre all’adempimento, da parte delle attività, delle norme sanitarie che verranno emanate.
2) I clienti richiedono ai ristoratori grande trasparenza nel rispetto delle future normative, come il distanziamento tra i tavoli oppure la presenza di cartelli informativi, più in generale l’osservanza delle norme igieniche (61%). E’ possibile ritenere che riusciranno a reagire meglio alla fase di riapertura le attività che si adegueranno più velocemente ai cambiamenti. Nonché quelle che per gestione delle risorse e degli spazi possono garantire minore promiscuità, come attività all’aperto o attività che prevedono ampio spazio tra una seduta e l’altra. In contrasto il dato sugli ordini in delivery: in questo caso il cliente non può osservare o testimoniare che le norme igieniche siano rispettate in modo puntuale. Tuttavia il pubblico che ordina è una fetta molto considerevole.
3) I clienti che dichiarano di essere trattenuti dalla paura del contagio sono il 53%. Questo testimonia che i ristoranti vengono considerati un luogo dove il contagio è altamente probabile. Diverso è se avessimo richiesto al campione cosa li tratterrà dall’andare a fare una passeggiata con il cane o una vacanza all’aria aperta. Allo stesso modo, quello che manca di più dell’esperienza ristorativa è proprio la convivialità (lo dice il 73%), uno degli elementi sui quali si dovrà intervenire maggiormente proprio per evitare i contagi.
CasaCoppelle_ @photo Andrea Di Lorenzo
4) Le risposte che riguardano l’utilizzo del delivery sono coerenti con i dati già noti su questo mercato. Il 57% afferma di ordinare prodotti con consegna a domicilio. Si confermano quindi i dati di crescita già evidenziati da altri studi: quello di Altroconsumo (1) che afferma che su un campione di intervistati, il 49% ha ordinato in 3 mesi tra le 2 e le 3 volte in delivery; quello dell’Osservatorio di Just Eat (2) che riporta che la pizza è il cibo più ordinato a domicilio; quello dell’ Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e di Netcomm (3) che testimonia che il Food Delivery nel 2019 è cresciuto fino ad arrivare ad un fatturato di 556 milioni di euro, superando quello del 2018 del 56%; quello della Fipe del 2019 (4) che testimoniava che il 30% degli italiani ordina cibo in delivery; quello di Glovo (5) in cui si testimonia una crescita di ordini del 247% nel 2019 sul 2018. In buona sostanza, chi ritiene che il Delivery sia una moda passeggera o una trovata dell’ultima ora, lo afferma senza nessuna consapevolezza dei dati, che dimostrano un uso già estremamente radicato nei clienti italiani dello strumento, in rapidissima crescita e destinato a trovare ancora maggior peso nelle abitudini quotidiane, anche in seguito all’emergenza Covid-19. Inoltre, i clienti dichiarano di essere propensi a frequentare di persona gli stessi ristoranti dai quali ordinano in delivery, sintomo del fatto che le attività ristorative che consegnano oggi stanno anche fidelizzando il loro pubblico per il domani.
5)Le abitudini di scelta dei clienti rimangono piuttosto simili prima, durante e dopo l’emergenza. Tra i ristoranti più citati per andare a pranzo/cena fuori prima dell’emergenza ci sono sia i ristoranti di cucina italiana che le pizzerie. Ugualmente si esprimono i clienti sulle attività che vorranno frequentare dopo la fine dell’emergenza. Per quanto riguarda il delivery, al primo posto tra i cibi ordinati c’è proprio la pizza.
6) L’utilizzo massiccio di app delle piattaforme di delivery, quello dei social network per conoscere le attività da cui stanno ordinando i clienti insieme ai loro canali ufficiali (principalmente digitali, quindi sito e social), testimonia una forte esigenza delle attività di farsi conoscere attraverso l’uso consapevole degli strumenti di comunicazione. In mancanza della possibilità di acquisto d’impulso e attività di passaggio, il cliente si affida ai messaggi veicolati dalle attività per entrarvi in contatto. Così la digitalizzazione delle attività, se fatta in modo corretto, può essere uno degli elementi chiave della ripresa, nonché strumento per comunicare in modo puntuale l’adeguamento alle nuove norme sanitarie che i clienti ricercano con tanta insistenza.
Nota per la lettura dell’indagine: la ricerca ha l’obiettivo di registrare non solo dati di tipo quantitativo ma anche il sentimento dei clienti nei confronti di uno specifico settore. L’approccio seguito è quello scientifico (trasparenza, riproducibilità, massima accessibilità delle informazioni), tuttavia i dati riportati non hanno semplicemente valore numerico ma hanno anche lo scopo di evidenziare gli aspetti psicologici ed emotivi del campione rispetto a domande che prevedono più risposte. Per una maggiore affidabilità dei risultati, gli autori hanno cercato di rivolgere il questionario solo ai potenziali clienti, escludendo gli imprenditori della ristorazione, che avrebbero potuto inquinare il risultato fornendo delle risposte non oggettive.
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