Si chiama Ievgen Klopotenko, ha 35 anni, è lo chef del Ristorante “100 rokiv tomu vpered” di Kiev, è stato il vincitore di MasterChef Ucraina, ed è l’unico ucraino nella lista “50 Next”, ma non ha esitato un attimo a trasformare il suo ristorante in un rifugio per militari e a lanciare un appello internazionale ai cuochi per sentire e stimolare sostegno e vicinanza: «Make Bortsch not War».
Per i primi tre giorni abbiamo utilizzato gli ingredienti stoccati nelle celle frigo, ora sono i fornitori che ci aiutano con quello che possono. Un giorno pollo, un altro orate congelate, a volte solo verdure… Non sappiamo cosa cucineremo domani, dipende da quello che ci viene fornito. I negozi sono quasi vuoti e il poco che si trova è destinato alla popolazione. È già un problema trovare farina e cereali, perché sono i primi prodotti che tutta la gente ha accumulato in dispensa all’inizio degli attacchi. Il ministro dell’agricoltura sta cercando di ripristinare le forniture.
Così racconta lo Chef Yevgeniy Klopotenko unico ucraino nella lista ’50 Next’, i talenti del futuro prossimo in cucina, patron del ristorante “100 Rokiv Tomu Vpered”, tradotto dall’ucraino “100 anni fa nel futuro”, che distingueva la sua cucina con aggiornamenti moderni sui piatti tradizionali ucraini e che, anche negli arredi, seguiva il tema della “creazione di una connessione tra il passato storico e il presente innovativo dell’Ucraina”.
Abbiamo dovuto adattare il nostro modo di cucinare alle grandi quantità. Eravamo abituati alla cucina fine dining, menu creativi per poche persone ogni sera. Ora cuciniamo per migliaia di persone, i piatti devono essere gustosi e nutrienti, e devono restare caldi e buoni anche dovendoli trasportare. Vorrei che la comunità internazionale capisca chi siamo, che l’Ucraina esiste, che non siamo parte della Russia, abbiamo la nostra cultura, anche gastronomica. Quando tutto questo finirà, vorrei invitare tutti a vedere chi siamo, un Paese che non ha paura, che ha combattuto per difendere la propria libertà.
Il ristorante è suddiviso su due livelli. Una sala da pranzo, un bancone bar, una sala banchetti utilizzata per feste private e masterclass tenuti dallo chef Klopotenko, mentre una sala da pranzo più piccola e una cucina si trovano al primo piano, dove, grandi finestre facevano entrare la luce del futuro. Adesso ci sono circa 30 persone, la metà per proteggersi dalle bombe, mentre gli altri cucinano per i militari. Poi dipende dai giorni, quando suonano le sirene il numero aumenta.
L’appello: «Make Bortsch not War»
Sto chiedendo a tutti i cuochi internazionali di cucinare il Bortsch e di servirlo nel proprio ristorante, di postarlo sui social, perché è un piatto Ucraino. A volte basta poco, “Make Bortsch not War” ci aiuterebbe a sentirci meno soli – sottolinea infine Klopotenko – e ci farebbe sentire il sostegno dei nostri colleghi nel mondo.
Ora il presente è (purtroppo) molto diverso da come lo si poteva immaginare. Un presente strappato al presente stesso. Con un futuro da ricostruire partendo e ripartendo dalla propria identità forte e fiera, dalla propria cultura, dalle proprie radici che, quando sono profonde, non gelano mai.
Photodredits interior design @Yevhenii Avramenko
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